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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.890, 24 maggio

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LECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE ,'IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno \V!11 - Voi. XIII

Domenica 24 Maggio 1891

N. 890

LE C0NTRADD1ZI0II DEL UIKTERO SULLA POLITICA D0GA1ALE

Il Ministro di agricoltura industria e commercio ha tenuto a Milano un discorso nell’ occasione che visitava quel Circolo industriale agricolo e commer­ ciale. Il discorso principalmente trattò della questione dei nostri rapporti commerciali internazionali ; argo­ mento quant’ altro mai interessante in questo mo­ mento nel quale ogni mese possiamo vedere dalle statistiche doganali I’ enorme insuccesso della tanda doganale 1887, insuccesso sotto tutti gli aspetti, per­ chè diminuì la importazione senza raggiungere lo sviluppo delle industrie; diminuì la esportazione con danno di tutta la economia del paese; diminuì le entrate doganali, con grave perdita per il bilancio. A dir vero sull’ argomento degli scambi interna­ zionali il Governo aveva parlato per bocca del Pre­ sidente del Consiglio, il quale si era dichiarato libero scambista, e per bocca del Ministro del Tesoro che aveva riconosciuti gli errori che si erano com­ messi nel passato e sembrava che le parole dei due Ministri stessero a correttivo e correzione di idee contrarie manifestate dall’ on. Chimiri in Se­ nato. Ma l’esperienza insegna pur troppo che i governi moderni non hanno nella coerenza la loro migliore qualità, per cui molti desideravano una nuova oc­ casione nella quale potessero esprimere il loro parere due dei membri del Governo, l’on. Cbimirri e l’ono- rev. Lucca, i quali nel passato si erano dichiarati protezionisti ed i quali, per ili più, sono tra i più fermi ed i più tenaci uomini politici che conti la Camera. E r aspettazione non era senza motivo, perchè nel non lungo discorso pronunciato a Milano I’ onore­ vole Cbimirri, ebbe modo di mantenersi in completa contraddizione colle idee su tale argomento già ma­ nifestate e dall’on. Di Rudinì e dall'on. Luzzatti.

E veramente l’ on. Presidente del Consiglio, con­ fermando quanto aveva affermato nel discorso pro­ nunciato a Verona qualche mese fa, si era dichiarato libero-scambista iu teoria ed in pratica e convinto an­ che che 1’ Italia avesse bisogno di approfittare di tutti mezzi dignitosi per concludere trattati di commercio colle nazioni vicine. L ’on. Luzzatti dal canto suo, ve­ dute le cose dal banco dei ministri, e considerato lo stato veramente miserrimo in cui è caduta la economia nazionale, non ha nascosto che in questo momento I’ Italia ha un solo bisogno, quello d i venderà più

che sia possibile all’estero la sua produzione.

Tutti conosciamo le difficoltà che presenta in questo momento la politica degli Stati più potenti e più forti per far credere che sia agevole cosa stringere nuovi trat­

tati; ma tutti anche riconoscono che se l’Italia abbando­ nasse le sue ubbie di essero annoverata anche econo­ micamente tra le principali nazioni essa sarebbe nella posizione di poter più facilmente ottenere buoni ac­ cordi ; perchè, mentre senza pericolo di soffocare le poche industrie che ha, rinunciando alla pretesa sem­ pre costosissima di farne nascere e prosperare arti­ ficialmente di nuove, può offrire agli altri un mer­ cato, non ricco di denaro, ma esteso di 30 milioni di a b ita n ti,-in compenso di tali concessioni può otte­ nere che gli sieno aperti i mercati esteri per quella sola produzione che l’ Italia può avere abbondante ed a buon mercato, cioè la produzione agricola ; be­ stiame, olio, vino, grano, legumi, ortaggi, zolfo, marmo, ec. ec.

Ma per conseguire questo intento, diretto a ripa­ rare i gravi danni che la politica doganale del 1880 ci ha dati, occorre cambiare anche il linguaggio, sia per apparecchiare le popolazioni a questo nuovo indi­ rizzo, sia per cattivarci le altrui simpatie, in parte scosse dal nostro contegno del 1887, quando crede­ vamo possibile di trattare economicamente da pari a pari con chi ha un commercio cinque o sei volte mag­ giore del nostro e quasi insensibile ai danni che le nostre tariffo e le nostre rappresaglie possono tentare.

Invece, ci duole il dirlo, ecco fon. Chimirri par­ lare a Milano di politica doganale ed esporre con­ cetti che sono in perfetta contraddizione con quelli dall’on. di Rudinì e dall’on. Luzzatti manifestati.

Lasciamo stare il giuoco di parole — non degno veramente di una mente elevata e larga quale è quella del Ministro di Agricoltura — quando disse che il Governo non vuole nè protezionismo, nè libero scambio ma tu te la ; la illustrazione che egli stesso ha voluto fare di questa parola, dimostra che non è diverso il significato dal protezionism o dell’on. El- lena, dalla d ifesa del lavoro dell’on. Rossi, nessuno dei quali ha negato che si debbano stringere trattati di commercio, ma alTincirca affermarono, come l’on. Chimirri, che vanno stipulati con m olta p ru den za.

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« per il momento, come ad una specola, indagando, « raccogliendo tutti gli elementi necessari perchè il « Governo possa prendere delle deliberazioni con- « crete ».

Ma c’ è ancora di più ! L’on. Chimirri volle far sapere in modo solenne il suo distacco dalle idee dei suoi Colleghi del Gabinetto, e dopo aver inneggiato all’Ungheria, dove il Governo è diventato assaggia­

tore d i vino, si abbandona ad una vera e propria

professione di fede protezionista e di socialismo di Stato.

« Ad ottenere 1* indipendenza economica d’ Italia, « occorre rimaneggiare le tariffe economiche, valen- « dosi delle facoltà delle vigenti convenzioni.

« — Ho visitato Milano nelle sue industrie, per « la prima volta ieri come ministro, ma già cono- « scevo benissimo come italiano la potenzialità di « questo centro importantissimo dell’ attività , del « commercio. Ebbene, ieri io mi sono riconfermato « nell’idea che Milano può, deve servire di esempio « a tutta Italia per bastare a sé stessa !

« E su questo tem a, che una nazione deve ba- « stare a sé stessa, il ministro si dilungò sempre « con foga irruente, ascoltatissimo sempre.

« _ Togliete — egli disse fra altro, togliete tutto « ciò che ha di selvaggio il protezionismo ameri- « cano ; toglietene le esagerazioni, e dovrete conve- « nire che gli americani non hanno torto quando « colla loro attività, coll’ intelligenza, ed i mezzi di « cui dispongono, vogliono, prima di tutto bastare « a sé stessi I

« — Ho trovato - egli concluse - sviluppate indù- « strie, nella vostra Milano, per le quali una volta « dipendevamo dall’estero ; e tutto ciò pur troppo, e « con tanto maggior merito, senza incoraggiamenti « da parte del Governo. »

Tranne la eloquenza, che l’on. Chimirri ha certa­ mente notevole, il brano riportato può sembrare pronunziato dall' on. Alessandro Rossi.

Ora noi ci domandiamo se questo contegno del Governo sia serio. Non sono che poche settimane che l’ on. Luzzatti, con una compiacenza legittima, otteneva gli applausi dal Senato per una carica a fondo contro le teorie dell’ on. Rossi, ed ecco che un altro ministro del Governo va a Milano e di­ strugge tutte le idee, i concetti, le promesse del suo Collega.

Noi abbiamo molta stima per il carattere e l’ in­ gegno dei due uomini, e crediamo che l’uno e l’al­ tro non abbiano accettato il portafoglio per perso­ nale ambizione, ma con l’ intendimento di far del bene al paese, noi ci rivolgiamo pertanto alla serietà dei due uomini politici e diciamo loro :

Fra poco dovrete tutti e due insieme decidere non più con discorsi, ma con leggi, negoziati e stipula­ zioni intorno alla politica doganale del paese; — le vostre idee sono assolutamente agli antipodi ; — siete quindi l’uno all’altro incompatibile; — uno di voi bisogna che ceda il posto. Se ciò non avvenisse e presto, sembrerà al paese che il Governo abbia due faccie.

LA RIFORMA BANCARIA

e la abolizione della riscontrata

Dopo tanta discussione e dopo tanti lamenti av­ viene ancora che la riscon trata dei biglietti tra le Banche di emissione sia trattata da alcuno con cosi scarsa cognizione dell’argomento da far credere che si tratti di un fatto complesso ed astruso. — Infatti vediamo in alcuni giornali che viene attribuito al Governo P intendimento di abolire la riscontrata, istituendo il biglietto unico. E questo concetto viene esposto come se si trattasse della cosa più semplice del mondo. Si dice : — giacché P on. Luzzatti ha in animo di far rivivere il Consorzio delle Banche, ad essa dia il diritto di distribuire i biglietti ai di­ versi Istituti; in tal modo, esistendo il biglietto unico, non sarà possibile distinguere quelli di una Banca da quelli dell’ altra e perciò la riscontrata rimarrà abolita.

Equivarrebbe a dire che sei individui di patri­ monio, solvibilità e fama diversi, ottenessero da un settimo ente, il consorzio, la carta per sottoscrivere cambiali, avessero una firma eguale per tutti e poi tutti e ciascuno fossero obbligati di pagare alla scadenza. — È troppo chiaro che il pubblico, il quale da tanti anni sente la Banca Romana, nelle sue relazioni e negli articoli dei giornali che la di­ fendono, dichiararsi incapace di cambiare i biglietti che emette, e lamentare di non poter far fronte agli obblighi che colla emissione (la quale non è obbli­ gatoria) contrae, — il pubblico se domani fosse li­ bero di accettare o no i biglietti della Banca Ro­ mana, cercherebbe di evitarli, per non essere per avventura chiamato a tenere sei milioni giacenti nelle sue casse senza frutto, come, per generosa con­ discendenza, ha accettato di fare la Banca Nazionale. Immaginiamoci che specie di confusione nascerebbe nel pubblico se domani, istituito il biglietto unico, con facoltà di accettarlo o no, ed anche con facoltà di barattarlo o no, non si sapesse per quali biglietti e per quanti fosse responsabile la Banca Romana e per quali e quanti le altre Banche I —

Alcuni dicono: ma sieno tutti collettivamente re­ sponsabili gli Istituti che accettano la emissione. Ma allora si ammetterebbe che la Banca Toscana di Credito, la quale non ha nè sofferenze, uè Mongiana, nè Marmifera, nè Tiberina, nè immobilizzazioni d’altro genere, dovesse essere responsabile col pro­ prio portafoglio di primo ordine, delle colpe, o delle generosità, o delle leggerezze, o delle sottomissioni delle altre Banche.

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24 maggio 1891 L ' E C O N O M I S T A 323

il p ortafog lio ; ma allora si avrebbe appunto la Banca

unica mantenendo solo i sei Direttori generali. L’abolizione della riscontrata può e dev’essere da tutti accettata, quando per riscontrata si intenda una concessione speciale e di favore accordata dalla legge alle Banche che eccedono nella circolazione al di là di quello che dalla fiducia del pubblico o dalla costituzione dell’Istituto sarebbe concesso; concessione per la quale possono, anziché ad ogni istante, ogni dieci giorni soltanto essere chiamati a barattare i biglietti. Ma abolendo la riscontrata si intenda di ritornare al diritto comune, per il quale ogni Banca ha come i privali, il diritto di farsi barattare dalle altre i biglietti che avesse nelle mani.

Se il Governo avesse intenzione nella legge di proroga che, si afferma stia per presentare, di mo­ dificare i termini della riscontrata aggravandoli a danno degli Istituti, che sono impacciati nelle loro operazioni da quegli altri Istituti che emettono carta senza avere i mezzi di barattarla, — se tale, dicia­ mo, fosse la intenzione del Governo, anche in que­ sto argomento noi dovremmo con nostro rammarico schierarci contro le sue proposte. Oggi al Ministero del Tesoro vi è, non un uomo politico come era 1’ on. Grimaldi, od un uomo debole, come era negli ultimi anni I’ on. Magliani, od un uomo non riso­ luto come si mostrò 1’ on. Giolitti, ma al Ministero del Tesoro vi è l’ on. Luzzatti, il quale ha acqui­ stata fama di competentissimo in simili materie e che non può segnare il suo passaggio al potere man­ tenendo o peggio ribadendo gli errori dei suoi an­ tecessori. Qualunque possa essere il pensiero della maggioranza della Camera, sulla quale influiscono, oltreché la scarsa competenza tecnica, i sentimenti particolari, l’on. Luzzatti deve nei suoi progetti di legge far sentire tutto il peso della sua proclamata dottrina, e della sua lunga esperienza. Se egli adat­ tasse i suoi progetti agli umori probabili della mag­ gioranza, si creerebbe in breve tempo una posizione insostenibile, poiché affatto contraria alla aspettativa generale.

Ed in questo argomento della riscontrata, il quale è essenzialmente tecnico, noi dobbiamo credere che 1’ on. Luzzatti sia convinto della necessità di rego­ larla in modo che serva d i fren o agli Istituti che, senza averne i mezzi, eccedono nella emissione sino al punto da perdere la fiducia del pubblico.

Perciò, se un consiglio mai potesse darsi in tale proposito, noi vorremmo esporlo nei seguenti termini:

Se la legge di proroga deve mantenere la circo­ lazione nei limiti della legge 1874, sia pur detto che gli Istituti di emissione godono del beneficio della riscontrata ogni dieci giorni e per una somma non maggiore di una data porzione del capitale, ma que­ sto vantaggio non lo godano se non quando riman­ gono nei limiti della circolazione normale, cioè il triplo del capitale. Quando eccedono questo lim ile,

allora subentri il d iritto comune la riscon trata possa essere a d ogni istante e senea lim iti d i som me.

Una tale disposizione di legge farebbe distinguere gli Istituti di buona volontà da quegli altri.

E giustamente osserva la R ivista E conom ica a questo proposito, che forzando gli Istituti meglio ordinati ad assumere la responsabilità per gli altri, si mette capo ad una immoralità, quella di chiedere il baratto per mezzo di terze persone, sconvolgendo così ogni sano criterio della circolazione.

LA CRISE PORTOGHESE

/ —

---L ’ azione dannosa che hanno esercitato sul mer­ cato finanziario internazionale i recentiI avvenimenti del Portogallo ci consigliano di tornare sull’ argo­ mento per dare maggiori ragguagli ai nostri lettori sugli antecedenti di quella che fu detta la crise por­ toghese. Le condizioni economiche e finanziarie del Portogallo non sono generalmente, specie in Italia, molto note, nè a dire il vero la stampa anche estera e finanziaria ha abbondato di notizie e di dati in­ torno alle condizioni di quel paese, perciò non pos­ siamo dare contezza dei fatti accaduti con quella larghezza che sarebbe necessaria.

E bene avvertire anzitutto che la crise è scop­ piata proprio l’ indomani di una operazione di cre­ dito, motivata dalla riforma nel regime dei tabacchi e dai bisogni delle finanze dello Stato. La politica finanziaria del Portogallo da un pezzo è la meno sod­ disfacente che si possa immaginare. Il Governo por­ toghese ha fatto ricorso ai debiti per coprire i disa­ vanzi persistenti. D’onde la formazione di un grosso debito fluttuante che il Governo da ultimo si era pro­ posto di consolidare, e a questo-scopo sino dall’anno passato cercò di emettere un prestito, ma le condi­ zioni generali del mercato non glielo consentirono. Nel dicembre, astrettovi dai bisogni della finanza, il Governo portoghese prese a prestito dai banchieri francesi 75 milioni circa di franchi contro rendita 3 0[o al corso di 46 colla garanzia generale sui pro­ venti dei tabacchi. Questo era un espediente provvi­ sorio e nulla più ; ad ogni modo richiedeva l’approva­ zione del Parlamento. Le Cortes portoghesi sono state convocate il 4 marzo scorso e per prima cosa venne loro chiesto di sanzionare la creazione del monopolio dei tabacchi in virtù del quale il Governo sperava di poter conchiudere un prestito di 250 milioni di franchi coi quali restituire i 75 milioni avuti a prestito nel dicembre scorso e ridurre o consolidare il de­ bito fluttuante. Ma questo prestito che non potè essere emesso a Londra, in seguito alla nota controversia per l’Africa meridionale, non trovò buona accoglienza, nè nel Portogallo, nè fuori. In Francia soltanto, a quanto dicesi, pare che la parte del prestito riser­ vata al gruppo francese sia stata collocata ; ma le altre due parti riservate ai gruppo tedesco e al gruppo portoghese non poterono essere compieta- mente assorbite dal mercato. Sopratutto il gruppo portoghese si è trovato in seri imbarazzi. Le banche portoghesi, assuntrici di una parte del prestito e de­ bitrici per ciò stesso di parecchie diecine di mi­ lioni verso il Tesoro, si trovarono nella impossibilità di far fronte ai propri impegni. Questo creò natu­ ralmente altri imbarazzi, specie ai Governo e tutto il complesso di cose generò il panico, cosicché i ritiri dei depositi da parte dei privati non tardarono ad assumere il carattere di un vero run. La Banca del Portogallo, il B anco L u sitan o e altri Istituti di credito si trovarono seriamente minacciati. Allora il D iario dell’ I l corrente stabilì la sospensione generale dei pagamenti per 60 giorni e di questa facoltà la Banca del Portogallo si valse solo al- l’ incasso dei propri biglietti, mentre il B an co L u ­

sitan o se ne valse sotto ogni riguardo. E ciò per­

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che non riusciva a smaltire, tanto che dovette ricor­ rere al riporto e cercare i riportatori in Francia. Ma questi a un certo punto non vollero continuare la operazione, sicché il B anco Lusitano, si trovò a un tempo sulle braccia e un grosso riporto da rimbor­ sare e la parte del recente prestito che il pubblico si era ben guardato dal prendere. Per ciò dovette chiedere la moratoria, la quale venne appunto estesa agli altri stabilimenti quantunque questi fossero in condizioni ben differenti. E infatti, come nel 1876, il B an co Lusitano è stato il solo che ha tratto par­ tito dalla moratoria, perchè le altre banche hanno continuato a far fronte ai loro impegni. Ma le con­ seguenze di tutto ciò sono state gravi pel credito del Portoga lo e per le borse di Parigi e di Londra.

L’effetto sui corsi dei titoli portoghesi è stato, come è facile immaginare, un ribasso considere­ vole. Il 3 0|0 esterno che il 30 novembre 1889 era quotato a Londra a 65 1|2, il 29 dicembre 1890 a 58 e il 28 aprile di quest’anno a 52 3|i, il 12 maggio scendeva a 39 ; da quest’ ultimo corso si è poi lievemente rialzato. Potrò il sindacato assuntore dell’ ultimo prestito ottenere il danaro che il pub­ blico si è rifiutato finora di dare? Se si, esso sarà tosto in grado di vincere la crise, non appena tra- •scorsi i due mesi della moratoria; se il sindacato non potrà procurarsi il danaro occorrente allora la situazione potrebbe imporre una nuova moratoria.

In qualsiasi caso non v’ ha dubbio che il rista­ bilimento della finanza portoghese sopra una base solida richiederà tempo e sacrifizi non lievi. Il de­ bito del Portogallo, inclusovi quello fluttuante, è aumentato in misura notevole dal 1875 ad oggi, da 2 miliardi di franchi sarebbe salito a circa 3 mi­ liardi e mezzo. Una parte di questo aumento deriva è vero dalla costruzione di strade ferrale, ma la maggior parte di esso non può essere assegnata a opere riproduttive. Inoltre è da notarsi che la metà della spesa ordinaria del Portogallo è assorbita dal servizio del debito, e che i bilanci da parecchi anni si chiudono in disavanzo. Pel corrente esercizio senza tener conto delle spese straordinarie il disavanzo sa­ rebbe di 10 milioni e nel 1888-89 era di 50 milioni. Ciò che il Portogallo deve cercare di ottenere per uscire dagli imbarazzi odierni è adunque, anzitutto, l’equilibrio tra le entrate e le spese, allo scopo di cessale dal far ricorso continuamente al credito. Del resto, è da credersi che ora i banchieri assuntori dell’ultimo prestilo faranno ogui sforzo per scaricarsi dei titoli che ancora detengono, e il pubblico, par­ liamo s’ intende di quello straniero, farà bene a stare all’erta e a domandare di veder chiaro nelle finanze del Portogallo. I suoi creditori, in altri mo­ menti, hanno fatto una triste esperienza, auguriamo che non abbia a ripetersi ai nostri giorni.

IL COMMERCIO ITALIANO

nel 1° trim estre del 1891

Non è certo il caso di rimanere soddisfatti dai ri­ sultati che ci offrono le statistiche doganali del nostro commercio internazionale; continua, e sempre molto sensibile, il movimento di diminuzione. Nel mese di

gennaio, tra entrata ed uscita, abbiamo perduto 4 6 milioni, nel febbraio 21, nel marzo 20 ; in totale del trimestre oltre 60 milioni.

Di questi 60 milioni 52 appartengono alla im­ portazione ed 8 alla esportazione; della differenza di queste cifre si consolino i nostri protezionisti, noi ci rammarichiamo in ogni modo della diminu­ zione dei traffici, giacché sosteniamo che, tanto com­ perando, come vendendo, il commercio italiano gua­ dagnava.

Così siamo scesi ad una cifra nel primo trime- meslre, che non è certamente il meno ricco di af­ fari, tanto da lasciar dedurre che, se anche i traffici internazionali si mantenessero nelle stesse propor­ zioni, si avrebbe un totale alla fine d’anno che non arriverebbe ai due miliardi, importazione ed espor­ tazione riunite; bisogna risalire al 1870 per trovare una cifra cosi bassa.

Ma è opportuna un’altra riflessione. Nel 1° trime­ stre 1891 la importazione giunge a L. 281,943,053, la esportazione a L 206,670,197; mantenendo que- | ste stesse proporzioni si avrebbe per tutto l’ anno I una importazione di 1,140 milioni, una esportazione di 826 milioni ; una importazione simile si è avuta nel 1888, nel 1880, e molte volte dal 1878 in su ; ma una esportazione così bassa non si sarebbe mai avuta prima del 1870. La differenza tra la impor­ tazione e la esportazione si eleverebbe, supposte le predette cifre, a 314 milioni e toltigli anni 1885-87 e 1889-90, mai si è avuta una simile eccedenza della importazione.

In quanto al movimento monetario e dei metalli preziosi ecco le cifre del 1.“ trimestre:

oro argento totale

importazione 2,754,400 8,519,800 11,274,200

esportazione 2,645,200 11,861,600 14,506,800

differenza .. - f 109,200 - 3,341,800 - 3,232,600 Diamo ora un breve sguardo alle singole catego­ rie notando le voci principalissime :

Nella prima categoria la importazione è ridotta a 8 milioni con una diminuzione di quasi un milione e mezzo sull’ anno precedente: è diminuita special­ mente la entrata dello spirilo puro in botti, dell’ olio di cotone, degli oli pesanti ; ed è leggermente aumen­ tata I’ entrata dell’olio di oliva e degli oli volatili. La esportazione è aumentata di quasi 11 milioni di lire, di cui 3 il vino in botti, ed 8.3 l’olio di oliva.

Nella seconda categoria, generi coloniali, droghe e tabacchi, le variazioni delle cifre totali sono mi­ nime cosi all’entrata come alla uscita, ma ad ogni modo notiamo diminuita la entrata del caffè, della cicoria, dello zucchero (oltre un milione) mentre è aumentata l’ entrata del tabacco in foglie per un milione e mezzo.

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Alla quarta categoria — colori e generi per tinta e per concia — vi è una diminuzione di quasi due milioni alla quale contribuiscono T indaco, i colori derivati dal catrame, le vernici ece. L ’ esportazione che è di appena 2 milioni e mezzo diminuisce di 550 mila lire, specialmente legni e radiche ecc. per

tinta e vernice.

La quinta categoria — canapa, lino, juta e c c .— dà 609 mila lire di minore importazione, 2.5 milioni di minore esportazione. Si incontra qualche leggero aumento di entrata nelle materie prime, e qualche diminuzione nei filati e nei tessuti. La diminuzione della esportazione è dovuta per 1.8 milione alla ca­ napa greggia, il rimanente ai pizzi e tulli.

La sesta categoria — cotone — ci dà una dimi­ nuzione di 7.6 milioni nella importazione, dovuta quasi interamente al cotone in bioccoli o in massa per 5.6 milioni ; ed una leggera diminuzione alla esportazione.

La settima categoria — lana, crino e peli — non dà complessivamente variazioni cospicue, invece nella ottava categoria seta, non varia la importazione che si aggira sui 18 milioni, ma scema di 6 milioni e mezzo la esportazione principalmente per la seta tratta, greggia, addoppiata o torta, e per i cascami di seta.

Nella nona categoria — legno e paglia — dimi­ nuisce la esportazione di 1.2 milione, specie per le treccie ed i cappelli di paglia. Così pure nella de­ cima categoria — carta e libri — rimane quasi inalterata la importazione e diminuisce di un mi­ lione e mezzo la esportazione per gli stracci, la carta bianca, le stampe, i lavori di carta e di cartone.

Nella decima prima categoria — pelli — è ap­ pena sensibile la variazione, mentre è più cospicua della decima seconda — minerali, metalli e loro lavori — che dà quasi 16 milioni di minore im­ portazione ed infatti diminuisce la entrata dei rot­ tami, scaglie e limatura di ferro, ghisa ed acciaio, della ghisa in pani, del ferro ed acciaio laminato, ed in lamiera, e fucinato, del rame, ottone e bronzo in pani e spranghe, delle macchine, dei veicoli da ferrovia.

La decimaterza categoria — pietre, terre, vasel­ lami, vetri e cristalli — diminuisce di 4 milioni alla importazione specialmente per il carbone fossi­ le, e di quasi 3 milioni alla esportazione special- mente per lo zolfo.

Nella categoria decima quarta — cereali, farine e pa­ ste — la variazione in meno è di 16 milioni alla en­ trata, e sono IO milioni il grano, 3 milioni il grano tur­ co, mezzo milione il riso ecc. La esportazione aumen­ ta per il granoturco, per i legumi secchi, il riso senza lolla (3 milioni), i semi non oleosi, e dimi­ nuisce per quasi tre milioni per gli aranci e limoni. Nel complesso si ha il pareggio.

La decima quinta categoria — animali, prodotti e spoglie di animali — segna una minore impor­ tazione di 3 milioni, di cui due per gli equini e bovini, e poi per i pesci secchi ed affumicati, per il formaggio, le candele steariche ecc. La esporta­ zione diminuisce di oltre un milione e mezzo spe­ cialmente per i porci ed il corallo lavorato.

Finalmente l’ ultima categoria — oggetti diversi — offre una diminuzione di poco più di un milione nella importazione, ed aumenta di quasi mezzo mi­ lione nella esportazione, alle quali differenze con­ tribuiscono quasi tutte le voci.

Ed ecco ora il solito prospetto delle categorie:

IMPORTAZIONE

CA TEG O R IE secondo la tariffa doganale«

Valore dello merci im portate n e i prim i tre mesi n e ll’ anno 1891 D ifferenza col 1890 I. S p iriti, bevande ed o l i i ... 7,998,474 - 1,450,391

I I . G eneri colon., droghe e tabacchi. 20,626,363 -f- 5,467 II I. Prodotti chini, generi m edicinali,

resine e profum erie... 9,614,333 -+- 772,034 IV . Colori e generi per tin ta e per

c o n c ia ... 5,043,493 - 1,988,928 V. Canapa, lino, j u t a ed a ltri vege­

ta li filam entosi esci, il cotone. 5,994,973 - 609,899 VI. Cotone... 55,441.984 - 7,663,315 V II. Lana, crino e p e li... 22,533,133 -+- 23,809 V i l i . S e t a ... 18,279,936 -+- 154,151

I X . Legno e p aglia... 8,156,9501- 271,280

X . C arta e l i b r i ... 2.586,315 - 287,229 X I. P e lli... 10,243,170 1 - 657,385 - 15,981,582

X I I . M inerali, m etalli e loro la v o ri.. 29,644,794 X III . P ie tre, te rre , v a se lla m i, v e tri e

c ris ta lli... 32,253,351 - 4,033,309 XIV. C ereali, fa r., paste e prodotti ve-

get.,n o n compresi in a ltrecateg . 34,005,146 - 16,221,208 XV. A nim ali,prodotti e spoglie di a n i­

m ali non compresi in a ltre cat. 19,044,491 - 3,091,499 XVI. Oggetti d iv ersi... 3,477,147 — 1,131,965 Totale delle prim e 16 categorie 284,943,053 - 62,432,520 X V II. M etalli p re z io si... 11,274,200 -+• 5,127,600 T otale g e n e ra le .. . . 296,217,253 - 47,304,920

ESPORTAZIONE

C A TEG O R IE secondo la tariffa doganale

Valore delle merci esportate n ei prim i tre mesi n e ll’anno 1891 D ifferenza col 1890 I. S p iriti, bevande ed o l i i . . . . ... 33,921,944 4- 10,982,682

I I . G eneri colon, droghe e tabacchi. 981,934 — 446,130

I I I . P ro d o tti ch im .,g en eri m edicinali,

resine e p ro fu m erie ... 9,180,201

__

1,952,998 IV . Colori e generi per tin ta e per

concia... 2,309,359

_

350,569 V. C anapa, lino, j u t a ed a ltri vege­

ta li filamentosi, esol. il cotone. 9,411,910

_

2,556,905 VI. C otone... 8,114,360— 230,710

V II. L an a, crino o peli... 2,100.005— 761,955 V i l i . S e ta ... 60,640.496 8,448,400 — 6,459,184 IX . Legno e p a g lia ... — 1,217.098 X. C arta e l i b r i ... 1,839,083 1,467,885 XI. P e l l i ... 5,384,440 4- 32,175 473,678 X II. M inerali, m etalli e loro lav o ri.. 6,382,801!-+-X III . P ietre, te r r e , vasellam i, v etri e

c ris ta lli... 11,662,995 2,945,491 XIV. C ereali, fa r , paste e prodotti

ve-getali, non com pr. in a ltre cat. 21,344,173 13,141

XV. A nim ali, prodotti e spoglie di a n i­

m ali, non compr. in a ltre categ. 22,464,150

2,483,646 1,651,959

XVI. Oggetti d iv e rs i... -h 451,420 Totale delle prim e 16 c ateg o rie.. 206,670,197 — 8,114,070 X V II. M etalli p re z io s i... 14,506,800 — 2,670,400 T o tale g e n e r a le .... 221,176,997 — 10,784,470

Ed ecco il solito prospetto degli introiti doganali:

Titoli di riscossione 1891 1890 Differenza Dazi d’importazione 55,025,119 63.026,278 - 8,001 159 Dazi di Esportazione 1,406,106 1,809,177 — 403,071 Sopratasse di fabbri­ cazione... 870,661 2,248,892 - 1,378231

Diritti di bollo. . . 323,064 357,04U — 33 976

Diritti marittimi . . 1,382.465 1,547.654 — 165,189

Proventi diversi . . 338,021 284,345 -t- 53,676

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Rivista Bibliografica

George Howell. — Tracie Unionism. — New and Old. — London, Méthuen and Co., 1891, pag. XV-235.

L’Autore di questo libro è già noto per un’opera assai pregiata sui Conflitti tra il capitale e il lavoro, (v. L' Econom ista N. S o l), ed ha una competenza indiscutibile in fatto di associazioni operaie inglesi

( T rades Vnions). È facile quindi comprendere quale

interesse debba presentare questo suo nuovo studio Sul T ra d e Unionism, specie quando si rifletta che in questi ultimi tre anni è sorto un movimento unio­ nista anche tra quegli operai che parevano refrattari a qualsiasi organizzazione seria e forte. 11 sig. Howell si oceupa infatti non solo delle associazioni operaie che esistono in Inghilterra già da molti anni, ma anche di quelle sorte di recente e specialmente dopo gli scioperi dei dockers di Londra.

L ’Autore esamina anzitutto la organizzazione del lavoro- secondo il sistema delle gilde, dove trova i germi del moderno tra d e unionism, e le prime ori­ gini del governo locale ; passa poi a considerare l’organizzazione del lavoro sotto gli eccessi del con­ trollo dello Stato, ossia nel periodo della più inva­ dente legislazione. È un periodo della storia inglese assai istruttivo e che i fautori dell’ intervento dello Stato nelle relazioni economiche farebbero bene a studiare minutamente o accuratamente. Il sig. Howell, autorità non sospetta, perchè è nota la sua costante opera a beneficio della causa operaia, riassume la propria opinione sugli effetti delle restrizioni e dei regolamenti, ricordando che essi quasi uccisero 1' in­ dustria e immiserirono il popolo. Dimostra succes­ sivamente come sorsero e si svilupparono le coali­ zioni di operai e le lotte ch'esse ebbero a sostenere contro lo Stato, ed entra subito dopo nel vero ar­ gomento del libro che è appunto quello delle asso­ ciazioni operaie. Distingue il vecchio unionism o dal nuovo; e dèi primo indica la costituzione e la di­ rezione, nonché gli scopi, i quali come è noto, ri­ guardano o la previdenza o la malattia e la morte o gli scioperi.

Ma la parte del libro che presenta maggior inte­ resse è senza dubbio quella che tratta del nuovo

tr a d e unionism, di quelle associazioni operaie fon­

date di recente, specie a Londra, per opera di John Burns, di Tom Mann, e d’altri noti capi del movi­ mento operaio inglese. Qui il sig. Howell mette in luce con molta abilità e competenza il cattivo indi­ rizzo di quelle nuove associazioni, le quali guardano con una certa indifferenza, per non dire con un certo disprezzo le vecchie associazioni. Queste sono ora assai moderate e prima di dichiarare lo sciopero ci pensano bene e tentano ogni mezzo per evitarlo ; le nuove associazioni invece intendono principalmente a migliorare la sorte dei loro affigliati e ricorrono vo­ lentieri allo sciopero. Queste conseguentemente pen­ sano ben poco agli scopi relativi alla previdenza, mentre Iq prime vi attribuiscono una importanza sempre crescente. E questo indirizzo contrario si spiega certo con la condizione ben differente nella quale si tro­ vano le classi lavoratrici che formano le vecchie e le nuove associazioni ; il nuovo unionism o è formato principalmente dagli operai unskilled, ossia da quelli

comuni, che non hanno un’ abilità tècnica speciale; mentre il vecchio unionismo è composto della parte migliore tecnicamente e intellettualmente.

Il sig. Howell esamina lungamente tutti i vari aspetti di quel recente movimento, ne indica i lati deboli, e discute le varie domande messe innanzi dal nuovo unionism o in fatto di intervento delio Stato, tratta specialmente di quella relativa alle otto ore di lavoro.

Nel penultimo capitolo l’Autore presenta le forze ma­ teriali e i mezzi pecuniari delle trades unione, discute la loro forza e la loro debolezza, i successi e gl’insuc­ cessi e chiude con un breve cenno sulle aspirazioni delle trades unions, s’intende di quelle vecchie che il sig. Howell giudica molto favorevolmente. L’im­ parzialità dell’Autore la sua completa cognizione del­ l’argomento, l’abbondanza dei dati che fornisce fanno sì che il suo libro è indispensabile a chiunque vo­ glia conoscere le ultime fasi del movimento unio­ nista inglese, le sue varie correnti e i problemi che esso cerca di risolvere. Questo volume fa parte di una collezione di opere su argomenti sociali del giorno, intitolata S ocial Questione o f to day ed è edita dal sig. H. de B. Gibbings del quale abbiamo apprezzata altra volta la sua S toria induetriale

dell’ In ghilterra (vedi V E conom ieta N. 868).

L. L. Price. — A short history o f P oliticai Economy

in E ngland frorn Adam Smith to A rnold Toynbee.

— London, Methuen and Co. 1891, pag. X I-201. È superfluo rammentare ai lettori l’importanza che presenta lo svolgimento storico dell’ economia poli­ tica in Inghilterra da Smith ai nostri giorni. Se non tutta, certo una gran parte della storia della scienza economica vuol essere necessariamente svolta da chi si proponga di presentare il quadro dei progressi che in Inghilterra l’economia politica ha potuto com­ piere nell’ultimo secolo. E non esitiamo a dire che, a nostro avviso, come il tema è attraente e bello cosi è anche arduo e complesso, perchè l’economia politica in Inghilterra ha preso indirizzi vari pur seguendo la via maestra segnata da Smith. Scrittori insigni hanno dopo di lui approfondito molte teorie, studiato nuovi fatti, chiarite nuove leggi, così che la storia della scienza è indispensabile per ben inten­ dere lo stato odierno della scienza medesima. Me­ rita quindi lode il sig. Price per aver fatto il tenta­ tivo di tracciare una breve storia della economia in Inghilterra da Smith a Toynbee, tentativo imperfetto in alcune parti, incompleto in altre; ma tenuto conto delle difficoltà nè poche, nè lievi del soggetto e della mole discreta del libro, noi crediamo che il sig. Price abbia scritto un libro utile e raccomandabile sotto ogni riguardo. L’Autore ha cercato di far cenno di tutti gli economisti di qualche importanza , ma ha creduto conveniente di scegliere e di considerare a parte in capitoli speciali quegli scrittori che colle loro opere hanno esercitato una vera influenza sul progresso della scienza. Senza trascurare affatto le vicende principali della loro vita e le circostanze nelle quali si sono formate le idee di quegli eco­ nomisti, il sig. Price si è fermato a considerare in modo speciale le dottrine da essi esposte, indican­ done gli antecedenti, riassumendone, il più spesso colle parole degli stessi scrittori, le idee e dandone un breve ma sufficiente giudizio.

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24 maggio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 327

divisione del lavoro, al quale seguono Malthus e il principio di popolazione, Ricardo e la teoria della ren­ dita, Stuart Miti eia teoria del valore, Cairnes e GlifTe Leslie e il metodo economico, Bagehol e il mercato monetario, Stanley Jevons e la statistica, Fawcett e Toynbee e la riforma sociale. Ma non deve credersi che il Price consideri i detti scrittori soltanto in relazione alle teorie economiche che sono intimamente con­ nesse col loro nome. Cosi ad esempio, parlando di Smith esamina tutta l’opera sua e le relazioni inter­ cedenti tra il suo principio fondamentale della divi­ sione del lavoro con le altre dottrine, e lo stesso è a dirsi degli altri capitoli sulla popolazione , sulla rendila, ecc. Nei suoi giudizi l’Autore ci pare sem­ pre equanime, e alieno da certe esagerazioni oggi assai comuni, nelle lodi o nelle censure a seconda che le dottrine di questo o quel economista si adat­ tano o no col proprio modo di vedere. Per ciò que­ sta B reve storia delVeconomia p o litic a in Inghilterra, senza pretendere di esaurire l’argomento e pur la­ sciando campo libero ad altre opere più estese e complete può essere di molta utilità. .Essa fa parte di una nuova collezione ( University Extension Series) scritto di un movimento universitario per la diffu­ sione della coltura letteraria economica e scientifica. Emilio Lepetit. — Del Socialismo — Saggio — Mi­

lano, Ulrico Hoepli, 1891, pag. 195.

Non è da fare le meraviglie se i giovani del no­ stro tempo sono portati allo studio del sociali­ smo. È anzi naturale che ciò avvenga, perchè la gioventù ama la novità, non solo; è anche bene che essi sentano palpitare dentro di sè il deside­ rio di una condizione di cose migliore di quella presente, che essi sperino in un avvenire economico nel quale chi lavora e produce possa trovarsi al ri­ paro dalla miseria. È utile che i giovani siano messi in contatto col movimento contemporaneo delle idee, affinchè le discutano e imparino a sceverare il lato positivo di certe dottrine da quello fantastico, e si abituino a guardare in faccia certi sistemi economici che il più spesso traggono la loro forza dal non essere ben noti alla generalità. Diamo quindi lode sincera all’egregio signor Lepetit per aver rivolto il suo pensiero e i suoi studi al socialismo e per avere cercato di farsene un’ idea completa ed esatta. In­ vero il giovane Autore, allo scopo di preparare la tesi da presentare al R. Istituto di Scienze Sociali « Cesare Alfieri » di Firenze, si è recato in Germania per conoscere intimamente 1’ organizzazione, il pro­ gramma, le idee, tutto il movimento insomma di quella Democrazia socialista che è oggi a capo della riforma sociale. In questo modo egli potè formarsi un concetto chiaro dell’ argomento da lui trattato in sette capitoli, nei quali dopo una breve introdu­ zione si occupa della definizione del Socialismo, della sua funzione, del socialismo e del diritto, della organizzazione collettiva della produzione e della produzione capitalista.

Non diremo che questo lavoro del sig. Lepetit sia in tutto sufficiente per chi vuol conoscere l’essenza del socialismo ; ma ci pare di poter dire senza la menoma esagerazione che il suo Saggio da un’ idea abbastanza precisa di quel complesso di dottrine che propugnano di trasformare il sistema di produzione della ricchezza da individualistico in collettivistico per giungere così a una radicale modificazione nella distribuzione.

Un difetto di questo lavoro, e difetto grave è quello della sua unilateralità. Il Lepetit ha letto e studiato ¡‘ socialisti, sopra tutto i tedeschi, non ha trascurato gli scritti socialisti anche di poca importanza, ma pare non abbia reputato necessario di conoscere le critiche che sono state fatte al collettivismo. L ’illustre Schaffle ha scritto nel 1874 la Quintessenza del Socialism o ma l’ha fatta seguire nel 1884, sia pure con un intervallo troppo lungo, da tre lettere a un uomo di Stato sulla A ussichtslosigkeit d er S ocialdem okratie, ossia sulla inapplicabilità della Democrazia sociale. L ’egregio Lepetit ha forse dimenticato quell’ opera dello Schàffle, come ne ha dimenticate altre dello stesso genere, e in ciò non lo possiamo lodare, per­ chè tenendo conto delle critiche avrebbe potuto fare uno studio più completo e perciò stesso più utile. Aggiungiamo però subito che se l’Autore non in­ traprende un vero e proprio esame critico del col­ lettivismo muove ad esso vari appunti e ne ricono­ sce i vizi organici.

Il sig. Lepetit dà prova in questo suo primo Sag­ gio di saper trattare le questioni economiche con acume e dottrina ; auguriamo che ci dia altri frutti dei suoi studi ispirati dal solo desiderio di cercare il vero.

R. D. V.

Rivista (Economica

Il congresso delle cooperative Inglesi e lo sviluppo della cooperazione in InghilterraL'Enciclica pontificia sulla questione socialeIl congresso postale di ViennaLa riunione delle Camere di Commercio e le costruzioni navali.

Il congresso delle cooperative inglesi e lo svi­ luppo della cooperazione in Inghilterra. - Il 18 cor­

rente si è radunato a Lincoln il 23° congresso delle cooperative inglesi, scozzesi e irlandesi. II discorso inaugurale del signor Acland, dopo menzionati i no­ tevoli progressi che continua a fare la cooperazione nel Regno Unito, trattò estesamente delle difficoltà eh’ essa incontra nel campo della produzione. È noto infatti come la cooperazione di consumo siasi larga­ mente diffusa in molti paesi e come invece la coo­ perazione applicata alla produzione abbia subito in Francia, in Inghilterra e si può dire ovunque è stata sperimentata, gravi insuccessi. Qualche parziale ap­ plicazione ha avuto anche recentemente nell’agricol­ tura, nella produz’one dei latticini e simili, ma è ancora ben poco, per non dire che è niente, rispetto al campo immenso che le si apre dinanzi. Qui adunque, cioè nell’applicazione del principio cooperativo alla produzione, sta la grande difficoltà che il tempo solo potrà dire se è invincibile o meno.

Intanto prendiamo nota della situazione presente della cooperazione in Inghilterra. Dal rapporto del

Central B o a r d si rileva che il numero delle società

che pubblicano i loro conti era l’anno passato di 1554 contro 1515 nel 1 8 8 9 ; il numero dei membri è 1 ,1 1 7 ,0 5 5 contro 1 ,0 5 4 ,9 9 6 ; il capitale era di 1 2 ,2 6 1 ,9 5 2 sterline contro 1 1 ,1 9 9 ,9 3 4 ; le vendite fatte nell’ anno ammontarono a 4 3 ,2 0 0 ,3 1 9 sterline contro 4 0 ,2 2 5 ,4 0 6 e i guadagni a 4 ,1 7 0 ,0 3 8 ster­ line contro 3 ,7 7 5 ,4 6 5 . La Cooperativa all’ ingrosso

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941 membri, aveva il capitale in azioni di 634,017 sterline, al quale può aggiungersi il capitale preso a prestito ( loan c a p ita i) di 803,119 sterline. Le vendite della cooperativa all’ ingrosso ammontarono a 7,429,073 e i guadagni netti a 126,979 sterline.

L ’altra cooperativa all’ingrosso, che è quella della Scozia ( The Scottish W holesale) contava 261 soci, aveva il capitale di 81,454 sterline, più il capitale preso a prestito di 437,985 steri., le vendite ammon­ tarono a 2,475,338 e i guadagni netti a 80,414 steri. Queste cifre sono tutte superiori a quelle dell’anno precedente. Le cooperative di produzione furono pure in progresso. Il dipartimento bancario della Wholesale o cooperativa all’ingrosso incassò per 12,440,739 e pagò per 12,205,782 sterline. La Wholesale possiede sei bastimenti contro cinque l’anno prima. Anche la

Cooperative In su ran ce Company continuò a pro­

gredire, essa ha il capitale nominale di 50000 ster­ line quasi tutto sottoscritto.

Come vedesi i dati più importanti si riferiscono alla cooperazione applicata al consumo; è questa che in cinquanl’anui ha fatto progressi notevolissimi; le altre forme di cooperazione procedono molto meno rapidamente. Ciò non vale a scoraggiare i coopera­ tori inglesi, i quali anzi si sforzano di superare le difficoltà che loro si parano davanti, ma questa stessa esperienza che fornisce l’Inghilterra deve dimo­ strare quanto siano premature certe fiducie e anche certe speranze sull’ azione che la cooperazione può avere nella evoluzione economica.

L ’Enciclica pontificia sulla questione sociale. —

Preannunziata già da parecchio tempo è stata pubbli­ cata finalmente I’ enciclica papale sulla questione so­ ciale. Non ne conosciamo ancora il testo completo, ma crediamo utile di riportare nel nostro giornale il sunto che ne ha dato V Osservatore Rom ano, riservandoci di esaminare in altro momento l'importante docu­ mento. Aggiungiamo soltanto che secondo una corri­ spondenza da Roma del giornale il Temps « Leone X III ha avuto l’ idea di compilare questa enciclica nel 1888, sicché vi ha lavorato per tre anni, in modo intermit­ tente di certo, ma senza mai perderla di vista. Gli economisti di maggiore grido, di passaggio per Roma, sono stati consultati direttamente dal santo Padre. Quelli che non sono venuti qui sono stati discreta­ mente interrogati da Nunzi, da Vescovi o da perso­ naggi importanti del partito cattolico, che si sono fatti un dovere di mandare al Vaticano il resoconto delle loro conferenze.

« Leone X III ha voluto circondarsi di tutte le ri­ cerche, di tutti gli studi fatti su questa grave que­ stione. 1 cardinali Manning, Gibbons, Langénieux, sano stati consultati parecchie volte. Si potrebbe for­ mare una piccola biblioteca con tutti i manoscritti che sono stati mandati al Vaticano e che il Papa, aiutato dai monsignori Angeli, Boccali e Volpini, ha esaminato con cura, spogliandoli pagina per pagina, prendendo appunti, appropriandosene le idee, ecc. » Ecco la Nota dell’ Osservatore Rom ano che rias­ sume I’ Enciclica Pontificia sulla questione sociale : « Fu già pubblicato qualche sunto dell’ Enciclica sulla questione operaia, che dovrà quanto prima veder la luce. Quei sunti, per lo più generici od inesatti, non danno una giusta idea del nuovo documento pon­ tificio. Abbiamo invece ragione di ritenere pienamente esatto il sunto seguente.

« Dopo una breve introduzione in cui si tocca dei- fi importanza e della difficoltà della questione e della

necessità di prontamente risolverla, I’ Enciclica con­ futa in prima la soluzione socialistica, che vorrebbe abolire la proprietà privata, creandone una comune e collettiva. Quindi entra a parlare della soluzione quale discende dall’ insegnamento cristiano.

« Ammette che, in conformità di tale insegnamento, diversi principii ed elementi debbano concorrere alla soluzione; ma che primo e principalissimo è la Chiesa, senza la quale gli altri sarebbero inefficaci.

« L’ Enciclica a questo riguardo, richiama gl’ in­ segnamenti del Vangelo, secondo i quali padroni ed operai non sono fatti per combattersi, ma per vivere d’ accordo, mercè l’ adempimento dei reciproci do­ veri di giustizia; più che sono fatti per aiutarsi e per vivere in unione amichevole anzi fraterna, come membri gli uni e gli altri di una sola famiglia. Questi insegnamenti la Chiesa non si contenta di ricordarli, ma fa di tutto perchè si traducano in azione; come pure è tutta impegno per apportare ai proletari tutti i soccorsi morali e materiali che la carità di Gesù Cristo, sempre vivente nella Chiesa, sa ritrovare a loro vantaggio.

« Quindi passa l’ Enciclica a parlare dell’azione che può competere allo Stato in questa materia.

« Ed ammette prima, in maniera generale, che lo Stato debba concorrere al bene della classe operaia, poi, in particolare, che lo Stato può e deve interve­ nire quando la tutela, che ad esso incombe, del bene comune e dei diritti delle parti, lo richiede. E qui fi Enciclica considera a parte i punti principali che esigono l’ azione tutrice dello Stato, quali sono le private proprietà, la tranquillità pubblica, i beni stessi degli operai, sia dell’animo sia del corpo. E nel trattar questi punti si parla delle varie questioni che toc­ cano il riposo festivo, gli scioperi, il salario, la du­ rata del lavoro in rapporto alla qualità del medesimo, al sesso e all’ età di chi lavora.

« L’ ultima parte dell’ Enciclica riguarda gli stessi operai e in modo speciale le istituzioni ed associa­ zioni operaie, quali sono le Società di mutua assi­ stenza, le assicurazioni pei casi d’ infortunio, di ma­ lattia, di inabilità ec. ; le varie forme di patronato sia per la gioventù e gli adulti; i sindacati, special- mente misti, e innanzi a tutto le corporazioni adat­ tate alle mutate condizioni dei tempi, che lo Stato deve favorire, incoraggiare, sostenere, lasciando però la dovuta libertà. — Di queste società operaie e della maniera di organizzarle si parla a lungo, dandone le norme fondamentali ed inculcando specialmente che siano imbevute dello spirito cristiano. — Si riconosce e si loda quanto è stato fatto di buono in questa ma­ teria; si domanda che si faccia di più; e si termina con parole di viva esortazione a quanti sono interes­ sati nella questione , perchè ciascuno si decida a compiere con alacrità e senza indugio la parte che gli spetta. »

11 Congresso Postale di Vienna. — A Vienna,

si è adunato il quarto Congresso postale interna­ zionale.

Come è noto, l’ Italia è rappresentata nel nuovo Congresso da un deputato al Parlamento, l’on. Chia­ radia, dal comm. Comin e dal comm. Salivetto, fun­ zionario del Ministero.

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24 maggio 1891 L ’ E C O N O M I S T A

ranno risoluzioni e proposta vantaggiose o degne di studio.

Già si sa che il Congresso è chiamato a rivedere e perfezionare gli atti dell’ Unione postale, la quale ora comprende quasi tutti i paesi civili del mondo, e le deliberazioni del Congresso daranno sempre

maggiore efficacia pratica all'opera dell’Unione. Il Governo francese, secondo le informazioni dei giornali parigini, proporrà la creazione di libretti di ricognizione pei viaggiatori, che avranno, in ogni paese, il beneficio che in Italia si ha, all’ interno, coi libretti di riconoscimento.

Anche per la spedizione dei pacchi postali interna­ zionali si proporranno miglioramenti e perfeziona­ menti, e si spera nell’adesione che tutte le proposte utili avranno dai rappresentanti dell’ Italia.

La riunione delle Camere di Commercio e le costruzioni navali. — I rappresentanti delle Ca­

mere di commercio italiane riunitisi in questi giorni a Roma nella sede della Camera di commercio per occuparsi delle convenzioni pei servizi marittimi, hanno preso una importante deliberazione.

Venuto in discussione se il Governo debba im­ porre alle compagnie sovvenzionate o protette dallo

Stato, l’obbligo assoluto di costrurre e riparare il

proprio materiale in paese, il Congresso ha delibe­ rato ad unanim ità di far voti presso il Governo perchè quest’obbligo assoluto e ben definito venga imposto.

I rappresentanti delle Camere di commercio sono partiti, per venire a tale conclusione, da queste con­ siderazioni :

a) che tutti i sodalizi, persone competenti e

tutte le Commissioni per i servizi marittimi nomi­ nate dal Governo, ritennero tale obbligo un dovere ed una necessità e fra queste si ricordò la Com­ missione del 1875, presieduta dall’attuale presidente del Consiglio marchese Di Rudinì, che giustamente affermava il Governo avere l’obbligo di tutelare non solo, ma di incoraggiare con ogni mezzo a sua di­ sposizione codeste industrie e che ciò facendo, l’Ita­ lia ne avrebbe un suprem o vantaggio sia dal lato della ricchezza che rim arrebbe in paese, sia per l’affrancamento di questa industria dall’ estero;

b) che tutte le persone competenti della mate­

ria, e anche l’ inchiesta sulla marina mercantile, ritennero che le due questioni della navigazione e delle costruzioni dovevano procedere di pari passo, non potendosi avere una grande marina senza grandi cantieri ;

e) che tale obbligo è imposto da tempo tassa­ tivamente dalle altre nazioni con ottimi risultati.

IL MOVIMENTO DEI METALLI PREZIOSI IN ITALIA NEL 1891

Dalla statistica pubblicata dal Ministero ai agri­ coltura e commercio sul movimento dei metalli pre­ ziosi fra l’Italia e l’estero durante il 1890 si rileva che quel movimento ascese a L. 160,906,089, la qual somma si divide fra l’oro e l'argento nelle seguenti proporzioni :

Oro greggio in verghe, polvere, rot­

tami, e m o n e t e ...L. 47,366,395 Argento in monete . . . 113,539,694

Totale . . . . L. 160,906,089

329

In questa somma di L. 160,906,089 l’ importa­ zione è rappresentata da L. 61,739,161 e l’esporta­ zione da L. 99,166,925. Vi è stata pertanto nel 1890 nn eccedenza della esportazione sulla importazione per i valori di L. 37,127,761, eccedenza alquanto ragguardevole, quantunque dal confronto delle varie situazioni mensili resulti, che essa è andata gradata- mente diminuendo, giacché mentre nei 5 mesi era arrivata a oltre 27 milioni, negli ultimi sette mesi non ammontava che di circa 10 milioni e mezzo di lire.

Il seguente specchietto riepiloga la misura del movimento di importazione e di esportazione dei metalli preziosi coi principali paesi esteri, con i quali avvennero gli scambi monetari.

Importazione Esportazione Francia... L. 48,038,399 61,017,252 Svizzera... » 1,256,653 21,597,890 Austria Ungheria... » 9,223,697 12,646,997 Germania ... » 2,143,246 5,431,390 Gran B re tta g n a ... » 10,255 5,859,608 B elgio... » 210,649 2,234,264 A frica... » 787,785 1,138,900 Da questo prospetto resulta che la maggior parte degli scambi si è operato con la Francia (77,50 al­ l’importazione e 55,07 all’ esportazione). Vengono poi la Svizzera (2,02 e e 19,19) ; l’Austria Ungheria (11,87 e 1 1 ,1 2 ): Germania (3,15 e 4 ,9 0 ) ; Gran Brettagna (0,02 e 5,29) ecc. ecc.

LA S I T U A Z I O N E D E L T E S O R O

al 30 aprile 1891

Il conto del Tesoro al 30 aprile 1891, cioè a dire alla fine dei primi 10 mesi dell’ esercizio finan­ ziario 1890-91, dava i seguenti resultati:

A t t i v o :

Fondi di Cassa alla chiusura del­

l’esercizio 1 8 8 9 - 9 0 ....,...L. 205,132,750.52 Incassi dal 1° luglio 1890 a tutto

apr. 1891 (Entrata ordinaria). » 1,301,019,090.33 Id. (Entrata straordinaria).. . . » 42,113,664.22 Per debiti e crediti di Tesoreria » 1,803,926,007.19 Totale attivo. L. 3,352,191,512. 26

Passivo :

Pagamenti dal 1° luglio 1890 a

tutto aprile 1891... L. 1,366,082,773.97 Per debiti e crediti di Tesoreria » 1,731,610,270.59 Fondi di Cassa al 30 apr. 1891 » 254,498,467.70

Totale passivo. L. 3,352,191,512. 26 Il seguente specchietto riepiloga la situazione dei debili e crediti di Tesoreria.

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Gli incassi nei primi 10 mesi dell’esercizio 1890-91 riunendo insieme entrata ordinaria e straordinaria, ascendono a Lire 1 ,3 4 3 ,1 3 2 ,7 3 4 .5 5 contro L i­ re 1,507,105,617.15 e quindi nel 1890-91 una mi­ nore entrata di L. 163,972,862.90, la qual diminu­ zione spetta quasi per intero all’entrata straordinaria, giacché l’ entrata ordinaria è diminuita che di Li­ re 697,884.77.

Nell'entrata ordinaria aumentarono l’imposta fon­ diaria (L . 3,987,794) ; l’imposta sulla ricchezza mo­ bile (Lire 3 ,8 6 6 ,2 9 7 ); le tasse di fabbricazione (Lire 4,752,814) il dazio consumo di Roma (Li­ re 5,868,586) ; il lotto (L. 8,043,861.02), i rimborsi e concorsi nelle spese (L. 5,219,796) ed altri cespiti per somme minori. Diminuirono invece le tasse in amministrazione del Ministero delle finanze (L i­ re (4,730,559), le dogane e i diritti marittimi (L. 31,326,875) ed altri cespiti per somme minori.

Nell’entrata straordinaria le costruzioni di ferro­ vie dettero un minore introito di L. 149,039,591.01 in confronto dell’esercizio precedente.

I pagamenti nello stesso periodo di tempo ascesero a L. 1,366,082,773.97 contro L. 1,428,462,504.76 nell’esercizio precedente, e cosi nei primi 10 mesi dell’esercizio in corso si ebbe una minore spesa di L. 62,379,730.79. Le minori spese si ebbero nel Ministèro della guerra per L. 34,220,939 ; nella marina per L. 7,464,161 e nei lavori pubblici per L. 6,459,664.

II seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi nei primi 10 mesi dell’esercizio 1890-91 in confronto all’ ugual periodo dell’ esercizio prece - dente :

Entrata ordinaria

Rendite patrtmon. dello Stato L. Imposta a ut fondi rustici e sul fa b b r ica ti... Imposta sul redd. di rlcch. mobile Tasse in amministrazione del Ministero delle Finanze... Tassa sul prodotto del movimento

a grande e piccola velocità sulle ferrovie... Diritti delle Legaz. e dei Con­

solati a ll’ estero. . . ... Tassa sulla fabbricazione degli

spiriti, birra, eco... Dogane e diritti marittimi . .. Dazi interni di consumo . . . . Dazio consumo di Rom a, .... Tabaoohi . . . . . . . S a li... : . . . ... Multe e pene peouniarle relative

alla rlsooss. delle imposte. . . . Lotto... ... Poste... ... . T elegrafi... Servizi diversi ... ... .. Rimborsi e cono, nelle sp e se ... Entrate diverse... Partite d i .g i r o ... ...

Totale Entrata ordinaria.. L.

Entrata straordinaria

Entrate effettive... Movimento di capitali... Costruzione di strade ferrate.. • Capitoli aggiunti per residui att.

Totale Entrata straordinaria. L.

Totale generale In ca ssi. . . . h .

Incassi luglio-aprile 1890-91 Differenza col luglio-aprile 1889-90 73,304,915.38 - 1,191,941.30 151,534,321.67 171,187,995 19+ 3,987,794 89 + 3,866,297.81 164,671,015.89 - 4,730,559.73 15,043,436.63 - 80,582.01 559,173 66 a- 98,500.87 22,230,897.49 200,974.035.26 66,680,762.22 5,868,586.71 155,826,912.46 51,827,475.04 + 4,752,814.07 -91,926,876.05 - 765,597.02 -H 5,868,586.71 a- 1,850.504 59 a - 286,391.90 13,907.30 67,997,404.12 39,267,042.46 11,828,218. 11 11,736,293 39 81,523,015.29 4,706,605.26 64,236,476.80 — 4,179.02 + 8,013.861.02 -f- 878,719.25 a - 24 318.06 a- 6, 012.21 a- 6,219,796.78 - 2,265,109.02 + 4,813.460.22 1301,019,090.33 - 697,884.77 14,841,150.85 23,192,694.73 3,956,204.26 123 614 38 - 4,647,051.15 - 9,575,720.71 -149,039,151.01 - 12,565.26 42,113,664.22 -163,274,978.18 1,343,132,754.55 -163,972,862.90

Ecco adesso ¡1 prospetto della spesa :

Pagamenti Pagamenti da luglio 1890 a tutto agosto 1891 Differenza col luglio-aprile 1889-90 Ministero del T e s o r o ...L. 498,151,595.82 - 31,016,459.75 170,578,504-26!+ 12,636,452.02 28,152,940.84+ 206,891.72 8,997,288.63 4- 1,385,238.61 36,695,836.74+ 997,448.46 61,995,572.95— 1,302,319.22 157,118,425.70- 6,469,664.07 46,236,380.37+ 1,909,037.38 249,070,761.73 - 34,220,939.57 105.971.314.02— 7.464.161 26 Id. di grazia e giustizia .

Id. degli affari es t eri . . . » Id. dell'isti uzlone pubb.. Id. dei lavori pubblici . . . Id. poste e telegrafi...

Id. di agrlc.iudus. e oomm.

Totale pagamenti di bilancio.. L.

14,114,152.91 + 948,744.89

1,366,082,773.97 - 62,379,730.79

Confrontando finalmente l’ entrata con la spesa resulta che nei primi 10 mesi dell’esercizio 1890-91 le entrate furono inferiori alle spese di L. 22,950,019.42 mentre che nei primi 10 mesi dell'esercizio prece­ dente l’entrata era stata superiore di L. 78,643,112.69.

Camera di Commercio di Firenze.

— Nella se­ duta del 15 maggio il signor Presidente cominciò col fare alla Camera alcune comunicazioni, e fra le altre quella che, sulla domanda dell’ on. Brugisser, e valendosi del disposto della Legge del 1862 che per­ mette la convocazione di determinate categorie di elettori in adunanza generale, egli aveva indetta pel 19 corr. una riunione di fabbricanti e commercianti di cappelli e treccie di paglia della provincia, per discutere, ed accordarsi, intorno al metraggio uni­ forme delle treccie ed altri prodotti di quella in­ dustria.

Dipoi la Camera, dietro relazione presentata dal segretario avv. Pier Luigi Barzelletti, approvò le Liste elettorali commerciali dei Comuni della P ro­ vincia per l’ anno 1891.

11 Co d s. Brogi propose, e la Camera approvò, che

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