( i A / / E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA. COMMERCIO, BANCHI. FE R R O V IE , IN T ER E S S I P R IV A T I
RED A ZIO N E: M. J . d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l e o n i
, ^ . rt(1 , m n* a ( FIR E N Z K : 31. V ia d e lla P e rg o la ». n i AH A n n o X LI - V o i. XLV F i r e n z e — R O I T I 4 O t t o b r e 1 9 1 4 J ROM A: 56, V ia G regoriana 2 1 0 9
S O M M A R I O : Le nuove provvisioni per le moratorie. — Questioni economiche del giorno: Emissioni bancarie e moratorie. — Il problema delle abitazioni a buon mercato in Italia e In Francia: Sunto della relazione del comm. clott. Magateli alla conferenza di Lione. — NOTE B IB L IO G R A F IC H E : Industrie e statistiche industriali. Classificazione decimale delle industrie. Dir. Gen. della Statistica — Il contributo militare delle colonie all’Inghilterra. — Gli Istituti cooperativi di credito e la crisi economica. — Cento milioni di prestiti alle Provincie e ai Comuni per le opere pub-
bì¡che. — Decreto sulle operazioni di borsa. — I depositi delle Casse di Risparmio. — N O TIZIE F IN A N Z IA R IE :
Chiarimento al decreto solle operazioni di borsa. - Decreto sul ritiro ilei depositi in Francia. — La moratoria in Austria p ro r o g a ta .— I pagamenti della rendita austriaca. — Prestilo di IO milioni di ste.iine al Belgio. — Decreto per le nuove tasso di successione. — I biglietti di Staio da 1 a IO lire. — Cambi. — PROSPETTO QUOTAZIONI. CAM BI, SCONTI, VALORI, E SITU A ZIO N I BANCARIE.
le moratorie.
Non crediamo di an d are.errati affermando che la nuova m oratoria, sta b ilita dal Reale decreto del 27 settem bre u. s,, e che è già sta ta defi nita, con fine sapore di sarcasmo. « una agonia », risponde assai più ad mi severo ordine di con siderazioni politiche che non ad una reale neces sità del mercato. Certo non è una soluzione.
Abbiamo già mostrato nei precedenti fascicoli come, se poteva spiegarsi una certa occorrenza di s o ttra rre i depositi fiduciari per qualche tempo ancora al panico tesoreggiatore dei privati, esu lava però ogni evidente e sentito bisogno di ul teriori proroghe ai pagamenti degli effetti cam biari. Al riguardo di questi anzi non abbiamo mancato di accennare come, in una certa, misura, colla m oratoria si peggiorassero le condizioni abituali, le quali perm ettevano ad una buona parte del contingente di titoli di rinnovarsi senza o quasi senza alcun versam ento, pel consenso degli istitu ti bancari che ne erano possessori, mentre coi decreti di m oratoria, vengono a rendersi, se non obbligatori, per lo meno più facilmente r i petibili dagli istitu ti stessi, i parziali versam enti, contem plati dai decreti stessi.
La vicenda dei titoli cam biari pel mese di agosto, esposta con chiara evidenza nel comu nicato della Banca d ’ Italia da noi riprodotto nel fascicolo scorso stava inoltre a dissipare ogni dubbio sulla potenzialità del mercato di tollerare e superare l’abolizione di ogni m oratoria.
Perciò adunque ripetiam o che non in una neces sità economica va cercata la ragione della provvi sione che prolunga ancora per tu tto il corrente anno la rateazione dei rimborsi dei depositi fi duciari e dei pagam enti degli affetti cambi ri, bensì in una ragione di prudenza politica.
Ti Governo nel considerare la sistem azione delle due im portanti funzioni economiche, deve
Le nuove provvisioni per
pure aver tenuto presente che il beneficio della n eu tralità di cui può godere il paese attualm ente è però tu tto ra p re c a rio s presenta tu tti i rischi inerenti al perm anere di una situazione interna zionale delle più gravi, delle più incerte, delle più gravide di sorprese insospettabili ; benché anim ato dallo intento di conservare la attitudine assunta col consenso della m aggioranza del paese e di perseverarvi, il Governo non ha forse cre duto di poter dare al commercio un intero e com pleto affidamento di sicurezza, col ritorno imme diato alle condizioni normali degli strum enti di credito ; da ciò la prudente m isura che prolunga lo stato di eccezione, in modo che se dovesse, per ragioni oggi im prevedibili, essere d ’un subito superata l’attitu d in e neutrale, non si avrebbe a ricom inciare da capo collo sconvolgere to tal mente gli assetti resisi necessari fin dal prin cipio della condizione anorm ale. In q u alità di previsione prudenziale quindi possiamo quasi ac cettare « l’agonia » di nuovi decimi, pur riaffer mando che soluzioni più vaste e più complete im pongono le necessità del mercato.Passiamo pertanto ad esam inare brevem ente il contenuto sostanziale del decreto 27 settem bre che più avanti riproduciam o testualm ente.
Una innovazione utile e di efficacia positiva è quella contenuta nella disposizione intesa a creare una compensazione fra i crediti ed i de biti di un correntista o depositario di una stessa Banca o Gassa. Ciò perm ette che un debito cam biario, il quale è generalm ente affetto da un in te resse alto, sia compensato da un credito per de posito a risparm io, di solito ad interesse assai inferiore dal primo, che lo stesso tito lare abbia presso la stessa Banca.
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atte a completare questa funzione di compenso che potrebbe lasciare utili tracce anche nel r i torno ai tempi normali.
La limitazione al rimborso dei depositi fidu ciari con tre ulteriori percentuali del 10 % men sili fino al 31 dicembre, è congegnata, in ac cordo colle eccezioni fattesi per alcune specie di pagam enti (mercedi, m aterie prim^, sementi, concimi, imposte, ecc. eco.), in modo da rattenere nelle casse degli istitu ti di credito soltanto una parte dei depositi dei risparm iatori privati, di coloro cioè che meno o quasi niente vengono a soffrire dalla lim itazione imposta. Questi tu t tav ia potranno disporre, prim a della fine del l’anno del 45 % dei loro depositi, e probabil mente avremo modo di osservare ad epoca op portuna che non si saranno neppure valsi di questa facoltà.
Infine il decreto in esame, regolando il p ag a mento degli interessi sulle operazioni di borsa, omette di ripetere quello che non esitammo a chiam are un grave errore, e cioè la riduzione del debito (stabilito nel precedente decreto a,l 2 */a per cento) nell’acquisto del titolo. E ’ stata invece opportunamente sostituita la facoltà nel compratore del titolo di rid u rre il debito di alme no il 10 % ciascun mese fino al 2 dicembre, con diritto ad avere in consegna una frazione r i spondente dei titoli comprati od impegnati.
Le necessità, che riconosciamo perfettam ente valide, di m antenere tu tto ra chiusele Borse, giu stifica del resto la provvisione sopra accennata, essendo le operazioni di borsa strettam ente connesse alla libera contrattazione dei titoli.
In sostanza quindi il nuovo decreto risponde meno im perfettam ente dei precedenti ai concetti che il Governo h a creduto di adottare per il nostro paese nella presente situazione, ma vo gliamo sperare che, tranquillate queste imme diate urgenze si m aturi un programma di vera efficenza per l ’avvenire del paese.
QUESTIONI ECONOMICHE DEL GIORNO
Emissioni bancarie e moratorie.
Pubblichiam o alcune osservazioni del dot tore G iovanni N ic c tra a d u n articolo del p rof. A ttilio Cablati pubblicato s u ll’ Economista
d’Italia. L a questione che si dibatte m e rita
certa m en te dì essere esa m in a ta con tu tta se rietà, anche e specialm ente perche, tra coloro che h a nno in to rn o a d essa idee, direm o così, troppo a u d a ci, e coloro che si m ostrano, in vece, fo r s e esa g era ta m en te tim idi, v ’è il g ra n pubblico il quale, non avendo a lcu n a idea sua, è disposto a p ig lia re a prestito quelle ohe g li fa n n o , o crede che gli facciano, p iu comodo.
E l'id ea che, in g en era le, ha p iu fo r tu n a n ella fo lla e quella che p ro p u g n a la m aggior circolazione d i biglietti d i banca senza lim ite n è fre n o , e non im p o rta come g a ra n titi. E qui è, a n o stro modo di vedere, il pericolo ; p e r i colo g ra v e che bisogna evita re facendo a rg in e a g li ultra-espansionisti.
Detto ciò, osserviam o che non è esatto che,
co n tra ria m en te a q u anto è avvenuto n eg li a ltr i paesi, non si sia am ilo in Italia; un aum ento considerevole delle o perazioni degli Is titu ti di em issione e u n corrispondente a lla rg a m en to della loro circolazione. D al 2 0 luglio decorso al 20 settem bre la B a n c a d 'Ita lia ha a u m e n tato da L . 5 2 5 .2 0 0 .0 0 0 a L. 9 8 3 .4 0 0 .0 0 0 la som m a dei suoi im pieghi in sconti e a n ti cipazioni, e ha allargalo la sua circolazione da L. 1 .6 6 1 .1 0 0 .0 0 0 a L . 2 .0 9 9 .3 0 0 .0 0 0 .
E d ecco l’articolo del dott. N icotra.
L’aumento di emissione è in questo momento in Italia « un formidale errore » il quale cerca per di più « di conquistare con facili alle tta menti l’opinione pubblica ».
Così il prof. Attilio Cablati che si fa dalle colonne dell’ E conom ista d ’Ita lia autorevole in- terpetre e vessillifero dei sostenitori dello statu
quo in m ateria di circolazione cartacea.
Prem etto alcune verità in forma assiom atica : vietato aum ento di circolazione vale prolunga mento della m oratoria; prolungam ento della mo ra to ria vale vuotam ente progressivo ma sicuro degli Istitu ti raccoglitori di depositi e conse guente inaridirsi del credito nelle sue radici. L ’una e l’a ltra cosa insieme: vietato aumento di circolazione e prolungam ento della m oratoria, valgono strozzamento della vita economica na zionale.
Non dim ostrerò direttam ente la v erità di que ste proposizioni. Essa sarà meglio chiara a ttra verso la critica delle' idee del prof. Cabiati.
* # *
Faccio grazia al lettore delle parole grosse: 1 eresia, il formidabile errore, ecc. Esse non con feriscono alla polemica e non spostano dall’altra i term ini del ragionam ento.
I fatti. Lo sconvolgimento dell’economia mon diale causato dalla g u erra si è ripercosso nel nostro paese importando, specie attraverso la m oratoria:
a) enorme restrizione del credito con con
seguente diminuzione della circolazione degli ef fetti, e in genere delle forme rappresentative della m oneta;
b) necessità di soddisfai’e in contante molti
rapporti di credito e debito che si sarebbero di versam ente sistem ati ;
c) tesoreggiamento.
Ora, se non circolano più, o circolano molto meno ¡ mezzi rappresentativi della m oneta; se questa è teso reg g iata; se occorre saldare in con tan ti molte transazioni che si sarebbero a ltri menti ridotte in giri compensativi è evidente che, pur rimanendo eguale la massa degli scambi, è necessaria una m aggiore quantità di medio circolante.
Dice: la massa degli scambi è dim inuita. Il vero è che è dim inuita in un certo senso: tra f fico internazionale quasi sospeso, consumi ridotti ; ma deve aum entare in un certo altro.
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E ciò per varie ragioni che si possono così riassum ere :
1° necessità di evitare con l’arresto della produzione una distruzione di ricchezza; specie per l’ industrie che ricavano la m ateria prim a dall’agricoltura;
2" convenienza di produrre a più basso costo oggi, data l’offerta aum entata in mano d’opera, per vendere domani a migliori condizioni;
3° necessità di non interrom pere le produ zioni agricole.
Ora se tu tto ciò è vero, se è economicamente utile produrre e risparm iare merci in vista dei consumi futuri, non sarà egualm ente vero che solo una circolazione aum entata può soddisfare ai bisogni nuovi del mezzo economico?
Come provvede a tali necessità il prof. Ca- b ia ti? Ignorandole.
Egli conosce in compenso Parca santa <\e\YAtto
di Peel dell’anno di grazia 1844, la Bibbia del B u ltio n R eport dell’anno di g razia 1840, nonché
l’ordinamento del mercato monetario inglese. Vogliamo guardare un po’ più ai fatti anziché ai libri, e a ogni modo ricordare che la Banca d’In g h ilterra come banchiere del mondo ha com piti e funzioni speciali non applicabili a ltro v e * 1? E sarà lecito, parlando dell’ In g h ilterra quasi passare sotto silenzio quella enorme rivoluzione dei principi economici — molto maggior rivolu zione che non un sagace e giustificato aumento di circolazione — che è la garenzia dello Stato alle cambiali accettate dalla, Banca?
« E’ un dato di fatto che non si può concepire nessuna m isura la quale abbia la possibilità di rinvigorire e tanto meno restitu ire in integro lo stato normale degli affari fino a quando la guerra non sarà finita, d ’accordo. Ma sarà que sta una ragione per lasciare insodisfatti i bisogni nuovi creati dalla guerra? E, ad ogni modo, è meglio conforme ai sacri principii dell’economia liberale volere il perpetuarsi, attraverso la mo ratoria, di uno stato di cose quanto mai a rtifi
ciale, dovuto a ll’ intervento statale? O non rien tra meglio nei confini della scienza un eventuale allargam ento di circolazione?
« Le Banche non possono im pedire il restrin gersi dei consumi e il troncarsi delle ordina zioni ». Ma non dovranno esse consentire a re n dere possibile la produzione di oggi per i consumi di domani : dell' Italia e del mondo, non dovranno esse consentire la mobilizzazione di ta li valori con il seguente temporaneo risparm io dei pro dotti? E quale circolazione meglio g a ra n tita di quésta?
Vero è che a un certo punto il prof. Cabiati sente quasi senza volere la fallacia della sua tesi e la restringe in più modesti confini. Abbandona il principio e fa questione di quantità. Mancan doci, egli dice, il cambio in oro a causa del corso forzoso è impossibile accertare la q uantità di carta occorrente al commercio sano.
Già, im possibilità di accertare il q u a n to non vale necessità di non provvedere in qualche modo. Ma, anche indipendentem ente dalle condizioni straordinarie a ttu ali, sa dirmi il prof. Cabiati in che m aniera è possibile mai accertare il fab bisogno di moneta per un paese? Cito un clas sico. Jevons scrive: «Nessuno può dire quanta m oneta sia necessaria ad una nazione.... Il voler accertare di quanto denaro una nazione ha b i sogno è un problema che implica molti dati che noi non abbiamo e perciò è impossibile trovarne una soluzione soddisfacente ».
Ed ecco infine il grido d’allarm e: Se l’ Ita lia dovesse entrare in campagna.... Ma o io m’in ganno assai, o l’unico affidamento in questo caso è riposto nell’ incasso metallico dei nostri Istitu ti.
Nè d’a ltra parte l’ Italia sarebbe sola in que sta via. Il cambio dei b iglietti in oro è lim itato attualm ente all’ In g h ilterra, ma tu tti gli Stati, belligeranti o no, tendono ad accrescere rem is sione.
Ecco alcune cifre eloquenti:
B anca d ’Inghilterra .
Banca Im periale Tedesca .
Banca dì Russia . . . .
B anca di Olanda . . . .
Banche Assoc. di Neiv Yorh
Istitu ti Ita lia n i di Emissione
Riserva metallica 29 luglio 9 settembre
23 luglio 31 agosto 8/21 luglio 16/29 agosto 25 luglio 5 settembre 1 agosto 5 settembre 31 luglio 31 agosto
M ilio n i d i lire ita lia n e
961,7 = 100 — 1198,2 = 124,59 2132,9= 100 — 2074,1 = 97,24 4587,3 = 4501,8 = 100 — 98,14 358 - = 100 — 3 4 4 , 2 = 96,15 1832,9 = 100 - 1594,4 = 86,99 1 4 9 2 ,7 = 100 — 1 4 5 8 ,8 = 97,73 Circolazione 7 4 9 , 2 = 100 — 888,3 = 118,56 ( 2384,4 = 100 — } 5340,2 = 223,96 ( 4 1 2 1 , 2 = 100 - / 6132 - = 148,79 ( 652 - = 100 — \ 935,7 = 143,41 \ 209,7 = 100 — ) 576,8 = 275,04 2 3 1 9 , 5 = 100 — 2 7 3 9 , 9 = 118,12
L’aum ento è notevole ovunque fuori che in Italia. Provvedim enti di allargam ento si impon gono. Più che di aumento di circolazione, si tra tta di aumento di emissione. Esso è soprat tu tto necessario per togliere il paese da quello stato di preoccupazione senza uscita che è ca u sato d alla m oratoria, per rid are nuova vita ai congegni economici già a rre sta ti ed ora lan
guenti, per m ettere l’ Italia in condizioni di su perare vittoriosam ente la crisi attuale.
Gi o v a n n i Ni c o t r a.
628 V ECONOMISTA 4 ottobre 1914
Il p r o l » ! delle abitazioni a buon menato
i n I t a l i a e i n F r a n c i a .La Società Francese di Abitazioni a buon mercato ha tenuto in Lione nei giorni 13 e 14 giugno decorso la sua annuale Assemblea Gene rale e 1’ V ili Conferenza Nazionale, nella quale furono tra tta ti i seguenti tem i : 1° Dei mezzi da adottare per perm ettere alle Società Coopera tive di ottenere le anticipazioni dallo Stato al 2 per 100; 2° Il compito dei Comuni nel miglio ram ento degli alloggi operai; 3° Le C ittà-giar- diuo, la loro portata sociale, il loro carattere, la loro organizzazione. Del primo tem a fu rela tore il Signor Louis Lesureur, Presidente della Federazione Nazionale delle Società Coopera tive di abitazioni a buon m ercato; del secondo il Sig. A. Deslandres, Professore di diritto nella Facoltà di Digione; del terzo il Sig. Maurice Dufourmantelle, V ice-Presidente della Società Francese delle A bitazioni a buon mercato.
L a F rancia possiede già una legislazione suf ficientemente evoluta in m ateria di abitazioni a buon mercato. L a prim a legge del 14 maggio 1896, dovuta al Sigfrid, Presidente della Società predetta, fu seguita dalla legge 12 aprile 1906, da quella del 10 aprile 1908 e dall’ ultim a del 23 dicembre 1912. E tu tte queste leggi hanno 10 scopo di rendere sempre più agevole lo svi luppo delle abitazioni a buon mercato. Notevole quella del 1912 che reca im portanti modifica zioni alla legge del 1906. F ra le quali preval gono: l’elevazione del valore locativo che le abi tazioni non debbano sorpassare per conservare 11 carattere di abitazioni a buon mercato; il più abbondante concorso finanziario degli Uffici di beneficenza, gli Ospizi, i Comuni, i Dipartimenti e le Casse di risparm io per l’opera delle abita zioni a buon m ercato; il diritto nei Comuni di assum ere la costruzione di abitazioni a buon mercato, senza passare per l’interm ediario delle Società costituite a questo scopo, sia per mezzo di organismi nuovi chiam ati Uffici pubblici di
a bitazioni a buon m ercato, sia direttam ente.
Quegli uffici, che hanno una qualche somiglianza con i nostri Istitu ti autonomi creati con la legge sulle case popolari, hanno per oggetto di costruire e di am m inistrare edifici contenenti abitazioni a buon mercato, di risanare abitazioni esistenti, di im piantare città-giardino e giardini operai. At tingono le risorse alle dotazioni municipali o dei Consigli generali, doni e legati, ai prestiti fatti dai Comuni e dai D ipartim enti.
Si vuole andare oltre nel cammino intrapreso, che ha dato sinora, come vedremo, risu ltati sod disfacenti. Quindi la proposta di recare modifi cazioni alla legge del 1912, per le ragioni che sonò am piam ente esplicate nella relazione del L esureur e che furono discusse nella Conferenza
di Lione.
L a legge del 1912 negli articoli 28 e 29 ha voluto dare sodisfazione alle Società cooperative di abitazioni a buon mercato, almeno in una certa m isura. Con l ’articolo 29 autorizza la Società di credito im m obiliare a fare ad esse, sotto deter m inate condizioni e in casi determ inati, prestiti collettivi alla ragione massima del 2 ’/a per 100,
L’articolo 28 poi am m ette che lo Stato possa concedere alle Società cooperative di abitazioni a buon mercato direttam ente anticipazioni alle stesse condizioni e allo stesso saggio che alle Società di credito im m obiliare, e cioè al 2 °; purché g aran tite da una cauzione o dal Comune o dal Dipartimento.
Le società cooperative di abitazioni a buon mercato non rim asero paghe di quelle conces sioni, reputando dannoso l’ intervento delle so cietà di credito im m obiliare e non necessarie e difficimente ottenibili le garanzie richieste. Esse vogliono essere tra tta te alla medesima stregua delle società di credito im m obiliare ed ottenere direttam ente dallo Stato i prestiti al 2 °/0. Il loro voto fu presentato alla VII Conferenza Na zionale di Parigi nel 1913; riprodotto e votato nella V ili Conferenza di Lione. E si riassume nel sollecitare l'approvazione di un nuovo a r ti colo 28 della legge del 1912, opportunamente emendato, già preparato da una Commissione senatoriale.
Sul tem a del compito dei Comuni nel miglio ram ento dell’alloggio operaio, il relatore Deslan dres, esam ina l’azione che i Comuni possono in vari modi esplicare, secondo le leggi sulle ab i tazioni a buon mercato, per favorire la costru zione di queste e viene sulla desolante conclu sione che quell’azione sinora è stata pressoché nulla. Egli enum era le cause di tale fenomeno e propone i rim edi che sono concretati in un ordine del giorno contenente diversi voti che fu discusso ed approvato dalla Conferenza. I Comuni possono sottoscrivere le azioni delle so cietà di abitazioni a buon mercato; ma sono rilu tta n ti a far ciò perchè non hanno alcuna rappresentanza nell’Amministrazione di quella società. Quindi il voto che quella rappresentanza sia resa possibile da una disposizione legisla tiv a che sia una deroga a quanto prescrive la legge sulle società.
Altro voto contenuto nell’ordine del giorno quello che fossero votate più presto possibile dal Parlam ento le leggi in preparazione sull’ob- bligo delle città di preparare piani edilizi di estensione e sulla esproprazione per causa di in salu b rità; e che in conformità al disegno di legge presentato al Parlam ento Belga, le so cietà autorizzate potessero proseguire l’espro priazione degli immobili insalubri.
E finalmente il voto che le m unicipalità favo rissero l’opera di miglioramento degli allogggi operai, sia con la preparazione di nuovi quar tieri sia, con l’acquisto anticipato in quei quartieri delle aree occorrenti che così sarebbero sottratte alla speculazione degli accaparratori.
4 ottobre 1914 L’ ECONOMISTA 629
L’ Italia presenta soltanto il tipo di città-giar dino nel Mila-nino, a sette chilom etri da Milano, dovuto alla infaticabile a ttiv ità di Luigi Bui- foli, presidente della Unione Cooperativa di Mi lano.
In Francia non si è ancora bene fissato il con cetto sociale, economico, finanziario e giuridico de,Ile città-g iard in o e vanno im propriam ente sotto questo nome agglom erazioni o colonie di case-giardino, alcune dovute ad azione padro nale, le più ad opera di Società cooperative. M erita però speciale menzione la città-giardino di Draveil sorta a 18 chilom etri da Parigi, nel Dipartimento Seine-et-O ise, per opera della So cietà cooperativa di abitazioni a buon mercato denom inata « Paris jard in ».
Questa città-g iard in o sorge nel parco di Dre- veil ed ha una estensione di 62 e tta ri acqui stati al prezzo di 85 centesimi il metro qu a drato. La Società vende poi ai soci, in lotti che hanno una estensione da 500 a 1500 m etri qu a drati, il terreno occorrente a L. 2 il mq. Nel parco è un castello, dei boschi, dei corsi d’acqua, che rimangono proprietà collettiva sociale as sieme alle strade e alle piazze.
Le esperienze forestiere e francesi in m ateria di città-giardino dànno argomento al relatore di tra rre insegnamenti e di dettare norme rego latrici. Egli opina innanzi tutto che m erita ogni incoraggiam ento il movimento per la fondazione delle città-giardino. E poi avverte che, oltre alle condizioni di igiene, di salu b rità di gaiezza, la città-giardino deve essere uria organizzazione di indole economica a vantaggio delle classi meno agiate che .sono più specialm ente minacciate dalle condizioni ordinarie della abitazione u r bana.
Quindi la città-g iard in o deve realizzare le condizioni di abitazioni sane, aggradevoli ed a buon mercato, in modo durevole, mettendo, «per via di combinazioni giuridiche appropriate, l’a l loggio al coperto da tu tte le cause anorm ali di rincaram ento, specialmente al coperto da qual siasi speculazione. Essa deve essere, in una p a rola, una agglom erazione nella quale il mercato dell’abitazione è regolato e stabilito entro lim iti normali.
Gli esempi inglesi insegnano che la stru ttu ra giuridica della città-g iard in o deve riposare sopra due organismi ben d istin ti: l’ im presa fondiaria che si occupa dell’acqnisto, della quotizzazione e delibala:(am ento del terreno: l’ im presa di co struzione, Ciò, bene inteso, non si applica alle città-giardino di iniziativa padronale.
Un ultimo insegnamento scaturisce dalle espe rienze fatte ed è che la città-g iard in o deve es sere aperta a tu tte le categorie sociali che, a causa delle loro modèste risorse, non possono sostenere l’onere delle alte pigioni nella città. E quindi devono potere fruire della c ittà -g ia r dino gli operai propriam ente detti, gl’ impie gati, le piccole classi medie, le quali m eritano I speciali riguardi.
i risu ltati sinora ottenuti in F r a u d a dalle | leggi sulle abitazioni a buon mercato sono espo sti in u na relazione presen tata al Congresso In ternazionale dell’Aja nel settem bre 1913 dal signor F errand, membro del Consiglio d’Ammi- !
lustrazione della Società Francese di abitazioni a buon mercato. Il dicembre 1912 le Casse di risparm io avevano speso per costruzioni e per prestiti la somma di franchi 14.824.645. L’Assi stenza pubblica di Parigi ha im piegato nelle abitazioni a buon mercato, sia costruendo d iret tam ente sia facendo prestiti a società, la somma di Ir. 16.725.700. La Cassa di depositi e consegne ha fatto prestiti a società anonime e coopera tive per fr. 24.919.100 al 3 e 3,25 °/0; e la Cassa Nazionale di pensioni ha prestato fr. 525.500 sui fondi delle pensioni operaie al 3,75% e fr. 6.919.500 per conto dello Stato al 2 % .
Alcuni Comuni e D ipartim enti hanno acqui stato azioni di società per abitazioni a buon m ercato; alcuni altri hanno ceduto terren i a m età prezzo; il Comune di P a rig i è stato au to rizzato a contrarre un prestito di 200 milioni di franchi per costruzioni di case operaie. Esi stono in F rancia delle società di abitazioni a buon mercato, di cui 228 Cooperative con un capitale di fr. 52.306.969.
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Noi abbiamo in Italia due serie d ile g g i; la prim a di quelle che si occupano esclusivamente di case popolari, la seconda di altre che per via in d iretta o per determ inate località ne favori scono la costruzione. La prim a legge sulle case popolari, dovuta alla iniziativa parlam entare dell'on. L uzzatti, reca la d ata 31 maggio 1903, seguirono le leggi modificative, recanti m aggiori benefìzi, dei 17 luglio 1907 e 2 g ein aio 1908, tu tte raccolte e coordinate in un testo unico ap provato con R. Decreto 27 febbraio 1908.
Fu elaborato e presentato un nuovo disegno di legge che, facendo un passo più ardito, favo riv a assai più efficacemente la formazione di qnesto demanio popolare; ma, giunto allo stato di relazione parlam entare decadde per lo scio glimento della Cam era dei d ep u tati; nè si co noscono ancora, m algrado voti espressi e rip e tu ti da Congressi e da organizzazioni economiche, quale sia il pensiero dell’attu ale M inistero so pra questo citato argomento.
La seconda serie di leggi comprende alcune leggi per la città di Roma, per le quali sono a ttrib u iti mezzi copiosi ad enti speciali per la costruzione di case economiche; le leggi che pongono a disposizione delle Ferrovie dello Stato la somma di 80 milioni di lire, prelev ata dai fondi degli Istitu ti di previdenza ferroviari per la costruzione nel Regno di abitazioni per gli agenti ferroviari aventi uno stipendio non su periore a lire 3600 annue, le leggi per il te r remoto di Messina e Reggio C alabria che danno fondi per la costruzione di case economiche e di case per gl’ im piegati dello Stato.
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e 25 Comuni che avevano assunto direttam ente la costruzione di case per le classi meno agiate della popolazione. Si hanno i dati di 281 istitu zioni per case popolari relativ i al capitale da esse posseduto e la somma ammonta a lire 28 milioni 297.437.
11 numero dei soci è di 31,695; il valore dei .te r r e n i edilizi posseduti è di lire 8.650.508; il valore delle case costruite è di lire 62.924.013, e la spesa occorsa è in gran parte a ttin ta al credito. Se si avessero i dati di tutte le istitu zioni che intendono alla costruzione di case po polari o economiche, le cifre qui riportate cer tam ente raddoppierebbero.
Siamo però assai lontani dalla risoluzione del grave problema di dare agli umili abitazioni sane e a buon mercato, di risanare i quartieri insalubri, concorrendo cosi nel modo più efficace ad intensificare la lotta contro la tubercolosi.
Anche nella occasione della Conferenza di Lione il comm. M agaldi fu invitato dalia Società fran cese di abitazioni a buon mercato di tener finivi una conferenza sulla azione dei Comuni d’ Ita lia nei riguardi delle abitazioni a buon mercato. E’ uno degli aspetti non meno im portante degli altri del problema e il comm. Magaldi lo ha il lustrato convenientemente e noi daremo un breve riassunto di quella conferenza, che fu molto ap plaudita ed inserita negli a tti della Società francese.
La relazione del comm. doli. Magaldi alla conferenza di Lione.
L ’Ita lia possiede, nel testo unico in data d’a gosto 1907, una delle leggi più perfette e più complete che esistano in tem a di sanità pub blica. L ’a r t . '71 di questa legge obbliga i Comuni a redigere un regolamento d’ igiene per la salu brità degli alloggi e i più notevoli, su tale ar gomento, sono quelli di Milano, Torino e Roma, che m eritano veram ente di essere designati alla riconoscenza dei cittadini. Le leggi italiane mancano veram ente di disposizioni sull’espro priazione per causa di risanam ento; ma vi sup pliscono, invece, quelle per ragioni di u tilità pubblica, che il rispetto al diritto dei proprie tari rende, tu tta v ia , abbastanza difficili ad ap plicare, per ragione di indole economica. Inoltre, quando nel 1884 Napoli fu devastata dal colera, si constatò la necessità di una legge contenente speciali disposizioni di risanam ento, e di tale provvedimento potettero giovarsi in seguito i Comuni che ne fecero domanda.L’ Italia, rid iv en tata nazione libera e forte, ha sentito il bisogno di viver meglio e di porsi, specialmente nelle sue principali città, piene di superbe e gloriose tradizioni, al livello dei gran di centri stranieri, ed infatti la trasformazione edilizia, esplicatasi in un tempo relativam ente breve, è sorprendente, tantoché rende alcuni centri quasi totalm ente irriconoscibili a chiunque Labbia potuti visitare non più di 50 anni or sono.
Un risultato lusinghiero si è avuto così nella diminuzione generale della m ortalità, la quale, in venti anni, è discesa dal 27 al 20 °/0 e nella diminuzione della m ortalità per tubercolosi che sembra, invece, aum entare altrove. D isgraziata mente resta però ancora insoluto il problema del risanam ento delle abitazioni e quello delle {
case igieniche ed economiche che vi è intim a mente connesso.
Il fenomeno della superpopolazione si verifica in Ita lia come altrove, ed anzi è gravissimo nei grandi centri, dove non si possono evitare ag- glomeramenti dannosi a ll’igiene e alla m orale; è da sperare, afferma il dott. Magaldi, dunque, che opportune, urgenti disposizioni possano met tere i Comuni in grado di provvedere di alloggi tanti esseri che vivono, attualm ente in condi zioni miserabilissime.
Il dott. M agaldi tra tta quindi diffusamente della legge Luzzatti e dei risu ltati per essa o t tenuti nei diversi Comuni ita lia n i; cita l’opera esplicat i dalle Amministrazioni comunali di Ve rona, Vicenza, Mantova, Sestri Ponente, Savona e F oggia; spiega, con vivida chiarezza, i diversi sistemi adottati per la costruzione di Case Po polari ed espone, con abbondanza di dati e di cifre, quanto si è fatto, finora, nei grandi cen tri come Bologna, Napoli, Roma, Milano, Ge nova e Modena.
Dalla preziosa relazione si rileva che, se molto è stato compiuto in favore delle esigenze della piccola borghesia e degli operai ben salariati, moltissimo resta ancora da fare per le classi più umili, che sono necessariam ente ridotte a vivere nelle -.vecchie abitazioni abbandonate da quelli che — più fortunati — potettero profit tare delle nuove case costruite dai Comuni. Al tri provvedimenti, dunque, e più radicali, occor rono per porre rimedio a tale stato di cose. E’ questo un dovere al quale nessuno Stato può sottrarsi, afferma il relatore, per com battere il triste flagello della tubercolosi e distruggere l’attrazione m alsana delle bettole in cui gli umili operai chiedono a ll’ebrezza l’oblìo della loro mi seria. Ed è appunto per questo dovere sociale che si trova legittim o il concorso del Tesòro pubblico — nelle diverse forme sperim entate in Ita lia e altrove — affinchè alloggi sani ed eco nomici possano darsi a quei m iserabili che, ai nostri tempi ancora e in qualche contrada della nostra bella Italia, vivono la vita dei trogloditi.
II chiarissimo dott. Magaldi conclude la sua dotta ed interessante conferenza con l’augurio di poter m ostrare ai presenti, nel prossimo Con gresso Internazionale delle Case Popolari, che si terrà nel 1916 a Roma, tutto ciò che l’ Italia av rà saputo fare per risolvere questo im portante problema, che preoccupa così profondamente la mente ed il cuore dei filantropi e dei legislatori.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
Industrie e statistiche industriali. (*)
Per l’ordine della trattazione, per la copiosità dei dati, per la perspicacia ed acutezza nell’esame dei molteplici problemi considerati, si può, con coscienza, di questa breve ma dotta monografia dire quello che il Buckle, ricordato dall’A., disse nell’ H istoire de la civilisation a n g la is e di certi libri, che cioè rendono il gran servigio di ser vire di deposito nel quale le condizioni rig u a r danti determ inati argom enti sono in sicurezza e
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dove si può facilm ente trovarli. Anzi, questo studio noti è soltanto deposito di notizie, ma guida preziosa per chiunque vorrà studiare a fondo il grandioso problema dell’industria mi n eraria sarda.
Precede la pubblicazione del censimento in d u striale cui abbiam o, al principio di queste note accennato, un lavoro im portantissim o della Dire zione Generale della Statistica e del Lavoro sulla classificazione delle industrie, che è stata anche usata con successo nell’elaborazione dei dati di detto censimento (D irezio n e G en erale d ella S ta tistic a e Lavoro - C lassificazion e d ecim ale d elle in d u str ie . — Roma, Officina poligrafica italiana. 1914). — Classificare le for me di a ttiv ità economica um ana è necessario per un gran numero di scopi, quali principalm ente: per il censimento, per la statistica industriale, per la raccolta di denunzie di d itte commerciali e stabilim enti industriali, per la statistica degli infortuni sul lavoro, per le statistiche delle or ganizzazioni operaie, degli operai soggetti alle leggi lim itatrici o protettrici del lavoro, degli scioperi, per la raccolta degli a tti e dei bilanci delle società anonime, ecc.... Le classificazioni usate per questi scopi, fino ad ora erano varie e discordanti; alcune classificavano, più che le industrie, le professioni ed i m estieri degli in dividui che vi erano addetti, ed anche quelle prettam ente industriali, classificavano spesso le industrie come forme teoriche dell’a ttiv ità pro duttrice, piuttosto che le singole aziende in d u striali quali si incontrano di fatto nei nostro paese. Quanto sia necessario procedere invece secondo un concetto possibilm ente unico non ha bisogno di essere dimostrato. A tale scopo l ’ Uf ficio del Lavoro iniziò lo studio delle varie clas sificazioni usate fino ad oggi e la ricerca dei punti di concordanza tra di esse per tra rn e una classificazione delle industrie che potesse servire all’elaborazione statistica di qualunque elemento osservato dell’economia industriale.
I risu lta ti di questo lavoro grandioso, conse guiti attraverso una lunga e paziente opera di completamento ed affinamento, sono raccolti nella pubblicazione che testé ha visto la luce.
La classificazione proposta si chiam a classifica
zione decim ale perchè raggruppa in dieci grandi
gruppi tu tte le varie forme di a ttiv ità produt tiva, e si ispira a due crite ri: ad un criterio
tecnico, che tiene conto dei mezzi di lavorazione,
dell’organizzazione del lavoro (quello che i tec nici chiamano d ia g ra m m a di lavorazione, e cioè le varie operazioni che si eseguiscono in una azienda con l ’indicazione dell’ordine secondo il quale ta li operazioni si succedono) e dell’ in fluenza che questi due elem enti esercitano sulla composizione e sui caratteri delle m aestranze; e ad un criterio econom ico-giuridico che può indurre a ritenere un’ im presa a sé una lavo razione tecnicamente distinta. Esistono infatti aziende complesse che non rispondono troppo alle esigenze della tecnologia, poiché raggruppano più ram i di produzione per ragioni economiche (ad es., per sfru ttare completamente una forza motrice), o giuridiche (proprietà comune).
Deliberato di proporre una classificazione de cimale di tu tte le forme di a ttiv ità produttiva,
fu discusso subito sulla scelta dei dieci grandi gruppi di aziende produttive. Fu deciso di la sciarne quattro alle industiie propriam ente dette, più uno ai trasp o rti e alle imprese in genere che soddisfano bisogni collettivi; uno alle indu strie estrattiv e del suolo (compresevi la caccia e la pesca) e uno a quelle del sottosuolo; ed in fine di riservare un gruppo al commercio ed uno ai servizi ed alle professioni.
I due primi grandi gruppi sono tradizionali: (1) industrie estrattiv e del suolo (agricol tu ra , caccia e pesca);
(2) industrie estrattiv e del sottosuolo, e non occorre certo dim ostrare la loro ragione di essere. Dei seguenti, dedicati alle industrie m anifatturiere, è elemento caratteristico la m a te ria prim a adoperata per
(4) industrie che elaborano ed utilizzano i m etalli;
(5) industrie della lavorazione dei minerali (esclusi i m etalli),
e lo è ancora con m aggiore specificazione, data l’im portanza economica e tecn ica;
(6) industrie delia lavorazioe e utilizzazione delle fibre tessili.
Resta, dominato dal criterio della m ateria prim a;
(3) industrie che elaborano e utilizzano i pro dotti dell'agricoltnra, della caccia e della pesca, escluse naturalm ente le fibre tessili, che è re a l mente un gruppo eterogeneo.
Ai processi chimici (nel senso moderno della parola), è fatto un posto speciale;
(7) elaborazione dei prodotti organici ed inorganici con processi prevalentem ente chimici e loro successiva utilizzazione. Un gruppo poi;
(8) industrie e servizi corrispondenti ai bi sogni collettivi e generali,
comprende quelle a ttiv ità che soddisfano a tali bisogni in una forma tecnicam ente definibile come industriale: e sostanzialm ente i trasporti, la produzione e distribuzione accentrata di ener gia, e le industrie sanitarie.
I gruppi seguenti sono disposti in ordine de crescente di m aterialità :
(9) commercio;
(0) servigi e professioni.
T utte le forme dell’ a ttiv ità um ana quindi sono state raggruppate in 10 gruppi (prim i nu meri : il n. 10 è sostituito dallo 0) ; ciascun gruppo è stato suddiviso in 10 classi (secondi num eri): ciascuna classe fu suddivisa in 10 ca tegorie (terzi numeri) ; ed infine ogni categoria è sta ta suddivisa in 10 voci (quarti num eri); ogni gruppo dovrebbe risu ltare composto di 1000 voci, e quindi la in tera classificazione di 10.000 voci ; effettivam ente inveee risu lta composta di un numero minore di voci, 1490 circa, perchè non furono utilizzate tu tte le suddivisioni disponibili.
E ’ stato convenuto di scrivere un numero che compete ad una classe, alla destra di quello spe cificante il rispettivo gruppo, e così per le .cate gorie e le voci.
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la classe, la terza la categoria, e la q u arta la voce.
Esempio. — li n. 3723 indica che le fabbriche di cellulose per cartiere (alle quali corrisponde appunto il li. 3723) sono la terza voce della ca tegoria 2a (stabilim enti che elaborano materie prime per le fabbriche di carta e cartoni) che alla sua volta appartiene alla classe 7a (indu strie-delia carta), del gruppo 3° (industrie che elaborano ed utilizzano i prodotti dail’agricol- tu ra, della caccia e della pesca).
Appare chiaro che il numero delle voci onde si compone la classificazione decimale è d eter minato dalle condizioni attu ali dell’ industria italian a ; e poiché tali condizioni sono in con tinua trasform azione, si comprende anche come la classifica dovrà necessariamente seguire que sta trasform azione.
Gli ispettori del lavoro che hanno preparata tale classifica si sono preoccupati della possibi lità di introdurre nuove voci nella classifica stessa, in considerazione specialmente di una tendenza che si m anifesta nei paesi industriali più progrediti, che in Ita lia si è già iniziata e che si intensificherà sempre più : la tendenza cioè della specializzazione, per effetto della quale dalle aziende industriali più complesse se ne se parano delle altre che si specializzano nella fab bricazione di determ inato prodotto, in queste aziende certi fenomeni, comuni a tu tte lè aziende industriali, si presentano più semplici, più defi niti e quindi si prestano ad essere studiati con m aggior facilità. Inoltre il latto stesso del na scere di stabilim enti specializzati in determ inate lavorazioni costituisce un indice del progredire, del perfezionarsi dell’ industria italiana e la clas sifica decimale, registrando con facilità il va riare di questo indice, compie autom aticam ente un lavoro di una utilità indiscutibile.
Se dopo un quarto numero si scrive una vir gola, il numero dopo questa virgola individua una categoria professionale fondamentale degli operai occupati nell’azienda specificata nel quarto num ero; il 2° numero dopo la virgola individua ! la professione, l’occupazione di un operaio.
Esempio. — Il n. 6221 indica uno stabilim ento per la filatura del cotone ; il n. 6221,4 indica ! la categoria degli operai addetti alla card atu ra; il n. 6221,41 indica il capo-cardatore ; il 6221,42 un operaio cardatore etc...
La nuova classificazione, insomma, include ; una somma m assim a di conoscenze e di espe rienza ed è anche un notevole aiuto per la co noscenza delle singole industrie, perchè ana lizzando le industrie, e partendo dalla m ateria j prim a e seguendo poi la lavorazione attraverso j le fasi diverse dalla cultura o dall’estrazione . a ll’elaborazione o utilizzazione, viene tracciando I o seguendo il diagram m a di lavorazione delle ! diverse industrie.
D’altra parte, la classificazione , decimale ha dalla sua florida ramificazione di voci un pregio intrinseco notevole, quello cioè di segnare da sola lo stato attu ale delle industrie e della loro organizzazione in Italia. Quando, passato il pe riodo attu ale di depressione, le industrie nostre riprenderanno il loro sviluppo, e con esso si de term inerà una specializzazione maggiore, le
ca-te'gorie e le voci dovranno essere variate, ed una nuova edizione della presente pubblicazione sarà un documento del progresso industriale e commerciale della Nazione.
A trarne il vantaggio maggiore, intanto, non resta che applicare la classificazione eseguita non solo in tu tti i lavori di statistica ufficiale, ma anche in quelli privati che si propongono di far conoscere al pubblicò ed agli studiosi i pro gressi delle nostre industrie.
La n f r a n c o Ma iio t.
il
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M
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m i t e delle colente all'Inghilterra.
Con pieno spirito di solidarietà le grandi co lonie britanniche non hanno esitato un sol mo mento ad offrire il loro appoggio al Regno Unito, non appena èbbero notizia delia dichiarazione di guerra contro la G erm ania.-Le offerte fatte sono state reg istrate ad in ter valli d i giornali ina soltanto ora mediante la pubblicazione di mi W hite Paper, fatta dal Mi nistro delle Colonie, si può averne un’ idea ge nerale e completa.
F ra le grandi colonie autonome di razza bianca il Canada è senza dubbio quello che offerto mag giori aiuti alla madre patria.
11 Governo canadese si è infatti assunto di organizzare, arm are ed equipaggiare, per poi m andarla in Europa a disposizione del Governo inglese, una divisione completa di ventitrem ila uomini. Intanto ha già messo a disposizione del Governo britannico tu tte ie navi da g uerra che il Canadá possiede. Inoltre vari stuti provin ciali canadesi, come il Manitoba, il New Bruns wick, il Calgary, ecc. hanno deciso di organiz zare ognuno, per proprio conto ed a proprie spese, un battaglione di mille uomini da aggiun gersi alla divisione promessa dal Governo fe derale.
Si calcola che complessivamente il Canadá m anderà in Europa trentaduem ila uomini com pletam ente equipaggiati é sosterrà la spesa del loro mantenimento fino al term ine della guerra.
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Il contributo m ilitare dell’A ustralia compren derà ventimila uomini di fanteria ed artiglieria, ottom ila uomini di cavalleria, ed ottom ila uo mini componenti una b rig ata di fanteria mon tata. In complesso trent-aseimila uomini.
Come il Canada l’A ustralia m ette a disposi zione del Governo inglese le proprie navi da guerra.
La Nuova Zelanda invierà un corpo di spe dizione di circa dodicimiid uomini; inoltre m an derà duem ila Maoris a prendere il posto di uguale \
numero di truppe regolari in Egitto.
L’ Unione Sud-Africana non solo perm ette che j tu tte le truppe regolari inglesi che stanziano colà lascino il paese e ritornino in Inghilterra, ma ha pure intrapreso la conquista delle colonie te desche colle quali l ’Unione confina. Cosi il gene rale Rothe ha già in v iata una forte divisióne di
j
boeri e di inglesi alla conquista dei territori te deschi dell’Africa Occidentale, ed ora sta orga nizzando una spedizione contro la colonia tede sca dell’Africa Orientale.L’ Isola, di T erranuova ha inviato cinquecento m arinai che servono a bordo delle navi da guerra inglesi e prepara una riserv a di mille uomini.
Il contributo dell’India è già reso noto, in tu tti i suoi dettagli, e consiste di un corpo di spedizione di settantam ila uomini, che verrà g ra datam ente aum entato a centomila. L’ India man da in Europa i reggim enti derivanti dalle più bellicose tribù e nazionalità del vasto impero.
Le coloni ; minori contribuiscono alla guerra con larghe donazioni di denaro e con prodotti n a tu rili, come per esempio zucchero, burro, carne conservata, frutta,grano, granturco e biade d’og'rii genere.
Gli Istituti cooperativi di credito
e la c ris i econom ica.
Si è radunato in questi giorni a Milano il Comitato perm anente fra gli Istitu ti Coopera tivi di Credito alio scopo di esam inare la situ a zione creala alle Banche Popolari Cooperative Federate, dalla attu ale depressione economica e per avvistare i mezzi piu adatti a ripararvi.
Ecco intanto, integralm ente, i’ im portante or dine del giorno votato dal congresso, che ci è stato cortesemente favorito dal vicepresidente della Federazione comm. Giorgio Minotti, di rettore della locale Banca Popolare di Credito.
Il Comitato,
preso otto dei risu lta ti dell’inchiesta effet tu ata presso le consorelle federate e dei voli espressi dalle medesime :
premesso che ogni parere sulla situazione presente deve essere subordinato alla conoscenza di fattori politici, la cui valutazione può essere nota soltato al G overno;
ritenuto che le eccezionali condizioni p re senti, e più ancora il Decreto 4 agosto u. s., hanno avuto nelle diverse località ripercussioni differenti, determ inate da speciali contingenze e da particolari bisogni ;
che le Banche cooperative furono però Una nimi nel rilev are la grande fiducia dei loro de positanti, i quali non avevano mai dato il mi nimo turbam ento fino a notizia del Decreto di m oratoria 4 agosto ir. s., ed miche successiva mente non dimostrarono soverchia inqnietitudine; che, tu ttav ia, mentre parecchie Banche fe derate hanno espresso il desiderio che coi 30 set tem bre sia affatto tolto ogni vincolo sui depò siti, la maggioranza di esse, per ragioni di p ru denza, e per evitare* eventuali ripercussioni, de term inate dalla naturale tim idezza iu cui è ca duto il risparm io, ha ritenuto che non convenga passare d’un tra tto alla libera disponibilità dei depositi medesimi;
considerando infine, la necessità è l’urgenza, di ria ttiv a re al più presto possibile il movi mento industriale, agricolo e commerciale, e quindi lo sconto e. risconto, che rinnovandosi la m oratoria verrebbe ostacolato dal sovrapporsi delle esposizioni cam biarie dei rischi ;
fa voti :
1) che sia. accordato un nuovo periodo di m oratoria al rimborso dei depositi, esprimendo 1 avviso, che i provvedimenti da emanarsi con cedano ai depositanti qualche maggiore la r ghezza nei prelevam enti e siano intesi a ra g giungere ai piii presto la cessazione del presente stato anorm ale di cose;
2) cha ai depositi eseguiti posteriormente al 4 u. s., agosto ; sia data con apposita dispo sizione del nuovo decreto, espressa ed assòluta garanzia che in qualunque contingenza essi sa ranno esenti dalle lim itazioni di ogni fu lù rà m o rato ria ;
3) che con opportuna disposizione, sia cliia- riio quali siano i depositanti ammessi a godere i benefici e le percentuali piii alte, stabilite nel- 1 ari. 3 del Decreto 16 agosto n. s., e ciò allo scopo di dirim ere le varie difficoltà e vertenze verificatesi nell’ applicazione di quelle disposi zioni e dim inuire, per quanto è possibile, le di sparità di trattam ento che già si verificarono a cagione delle disformi disposizioni regolam en ta ri delle Banche ;
4) che le agevolezze, di cui al citato a r ticolo 3, non possano essere invocate da presen tatori di libretti al portatore, intestate a terze persone, se prim a non abbiano dim ostrato di avere acquistata la proprietà del libretto in epoca anteriore al Decreto 16 agosto u. s., e Siano parim enti dettate norme dirette ad impe dire che il depositante approfitti del beneficio contemporaneamente presso diversi Istituti ;
5) che, ferm i, restando 1’ esclusione s ta bilita per le cam biali, con data 4 agosto ed ol tre, nessun altro beneficio sia accordato agli ef fetti che già hanno fruito delle more contem plate nei Decreti 4 e 16 agosto p. p., e quanto agli a ltri, dato che si riten g a opportuno conce dere una dilazione, sia applicata una decurta zione superiore a quella attualm ente in vigore;
fa voti altresì che sia fatta viva raccoman dazione agli istitu ti di em issione:
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migliore del portafoglio senza di che i predetti Istituti di emissione, non potrebbero presumere di avere aiutato efficacemente le Banche mede sime, nel loro compito di Istituti locali ed in term ediarii al quale sono state ognora invitate di attenersi ;
b) che non vengano imposte limitazioni alla
brevità del foglio, in quanto che deve ritenersi che agli Istituti di emissione competono funzioni eccedenti ogni considerazione di semplice con venienza ; f
c) che, almeno per tu tto il periodo delle mo
ratorie, non vengano in alcun modo ridotte le valutazioni a ttrib u ite ai titoli depositati in an ticipazione presso di loro e, siano conseguente mente g a ra n titi ai depositanti le disponibilità ed il prelievo delle somme corrispondenti;
rf) che il tasso applicato dagli Istitu ti di emissione, tanto alle operazioni di anticipazione, quanto a quello di risconto sia determ inato in m isura equamente inferiore all’ attu ale saggio ufficiale; avuto considerazione specialmente al fatto che t ile interesse è presentemente iden tico e reso obbligatorio per le cambiali in mo n ito ria e non lascia margine alcuno alle Banche, lo quali, per contro, sopportano tu tti i rischi re lativi alle operazioni ;
e) che siano prorogate a tutto il 31 dicen»
bre p. v. le facilitazioni che provvidam ente, fu rono concesse per le anticipaziani sui buoni del Tesoro di ultim a emissione, e ciò anche in con siderazione del fatto che le Banche partecipanti, hanno dovuto saldare l ’importo delle rispettive sottoscrizioni proprio nel momento in cui si de term inava la grave crisi attuale.
Questo ordine del giorno acquista uno spe ciale valore in quanto è imminente il nuovo decreto di m oratoria le cui condizioni di mas sima sono già state pressoché definitivamente fissate. Secondo notizie attendibili il Decreto ac coglierebbe parecchi dei desiderata della Fede razione fra gli Istituti Cooperativi di Credito.
CENTO MILIONI DI PRESTITI
alle Provincie e ai Comuni per le opere pubbliche.
Foco il testo del Decreto legge 22 cori', per la sommi nistrazione di prestiti alle Provincie e ai Comuni per opere pubbliche sino alla somma complessiva di 100 milioni:
Considerato che per la pronta esecuzione di opere pubbliche deliberate dalle Provincie e dai Comuni, per le quali ì mutui da concedere alla Cassa dei de positi e prestiti non sono, in virtù <11 leggi generali o speciali, esenti in . tutto o in parte dal carico degli interessi, sia opportuno che il Governo avvisi ai mezzi necessari per rendere non solo possibile la conces sione dei p restiti. stessi, ma anche meno sensibile l'o nere selativo per i m u tu atari;
Ritenuta la necessità di destinare, in aggiunta alle ordinarie concessioni, la somma di L. 100 milioni per attuare questa più vigorosa politica del lavoro me diante concessioni al mite saggio (l’interesse del 2 per centc, di mutui alle Provincie e ai Comuni per la esecuzione di lavori nei quali sia prevalente l’impiego della mano (l’opera e sia possibile iniziarli e compierli prontamente ;
Considerato che, a questo intento, è indispensabile nei riguardi dei lavori preaccennati, semplificare la procedura per la concessione dei relativi speciali mu tui e per la somministrazione del denaro;
Visto l’art. 69 del libro secondo, parte prima, del testo unico , delle leggi approvate con R. I). 2 gen naio 1913, n. 453, che prescrive doversi i fondi della Cassa dei depositi e prestili, provenienti dal risp ar mio postale é dai depositi volontari, impiegare per non meno di u na metà in titoli di Stato o garantiti dallo Stato e pel resto in prestiti alle Provincie, ai Comuni ed ai Consorzi ;
Risultando dal rendiconto dell’anno 1918 della Cassa depositi e prestiti, approvato dal suo Consiglio permanente di amministrazione, che al 31 dicembre 1913 l ’importo dei depositi del risparmio postale era d i ... L. 2,091.537.475,61 e quello dei depositi volontari
d i ... » 9,698.504,65
e in telale di . . . L. 2.101.235.980,26
e che la metà da investirsi in
titoli risulta d i ... !.. 1.050.617.999,13 mentre il capitale dei titoli pos
seduti dalla Cassa al 31 dicem
bre 1913 era di . . . . . . » 1.395.026.715,85
per cui si ha un eccesso di im
piego di titoli d i ... L. 334.408.725,75
Considerala la opportunità di provvedere che an che questa disponibilità della Cassa dei depositi e pre si ili venga per quella parte che non si ravvisi n e cessaria a mantenere elestiea la gestione della Cassa destinala alla concessione di mutui alle Province e ai Comuni, per metterli in grado sia di eseguire pron tamente le opere atte a procurare lavoro ai disoccu pati, sia per intensificare i lavori per opere di p u b blica utilità già iniziate sollecitare l'esecuzione di quelle reclamate dai bisogni delle popolazioni e dei pubblici servizi;
Considerando che all’uopo occorre ail'argare la facoltà consentita daU'art. 67 del predetto testo unico, di chiedere anticipazioni contro garanzia su titoli agli istituti di credito nazionali ed esteri;
Sulla proposta del Nostro Ministro, Segretario ili Stato per M Tesoro, di concerto col Nostro Ministro Segretatio di Stato per P Interno, Presidente del Con siglio dei Ministri e col Nostro Ministro, Segretario di S'ato per i Lavori pubblici;
Sentito il Consiglio dei 'Ministri : Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1. — Il Ministro del Tesoro è autorizzato a chiede alla Banca d ’ Italia indipendentemente dalie anticipazioni previste dall'al t. 3 della legge 29 dicem bre 1912, n. 1346, dal II. D. 18 agosto 1914, n. 827, una somministrazione di biglietti per la somma com plessiva di lire 100 milioni.
La somministrazione predetta sarà gradatamente fornita dalla Banca d'Italia in corrispondenze per il servizio dei mutui a Provincie e a Comuni, contem plati nelle disposizioni seg u en ti:
Art. 2. — I mutui di cui al precedente articolo s a ranno accordati, ir» più delle normali concessioni alle Provincie ed ai Comuni per opere pubbliche da ese guire, al saggio d’ interesse del 2 per cento, purché per tali opere non siano già previsti, da leggi gene rali o speciali, mutui senza interessi, o con interessi a saggio di favore.
11 servizio dei mutui sar à gestito dalla Cassa dei depositi e prestiti, e sulle somme che le verranno som- ministrate a questo scopo, la Cassa corrisponderà al tesoro dello Stato l’ interesse dell" 1 per cento.
po-■1 ottobre 1914 L’ ECONOMISTA 635
tranne ottenere dalla Cassa dei depositi e prestiti mutui corrispondenti alla differenza tra la spesa ac- j cartata dai progetti tecnici vistati dal genio civile e I 1' importo dei sussidi e concorsi consentiti, ai termini della vigente legislazione, sul bilancio del Ministero dei Lavori Pubblici, e, in difelto di essi, a tutta la spesa.
Tali prestiti saranno concessi a preferenza agli enti che si trov ino in disagiate condizioni finanziane e con maggiore disoccupazione operaia, accertata nel loro territorio, e per le opere di sollecita esecuzione.
I mutui saranno concessi con le modalità e con la garanzia stabilite negli articoli 74 a SI, 85, 86 e 88 del testo unico approvato con Reale decreto 2 gennaio 1913, n. 453 (libro II parte Ia) all’ interesse del 2 per cento e con ammortamento non superiore ai 35 anni.
Art. 4. — Le domande di mutui dovranno essere trasmesse, per mezzo della Prefettura al Ministero dei Lavori Pubblici, corredate con i seguenti documenti : 1° copia legale di deliberazioni in unica lettura del Consiglio comunale prese col volo favorevole della maggioranza dei consiglieri in carica, oppure del Con siglio Provinciale, e con la quale s ’ indichi l'oggetto e l’ammontare del prestito, il periodo di am morta mento e la garanzia e si autorizzi il Sindaco ovvero il Presidente della Deputazione provinciale a rilasciare le necessarie delegazioni senza obbligo di accettazione del prestito, per la somma e la durata che saran no definitivamente stabilite dalla Cassa mutuante in s e guito alle comunicazioni del Ministero dei Lavori pubblici.
Alle delegazioni rilasciate in tal modo si applicano tutte le norme sancite dagli articoli 75 a 81 del ci tato testo unico 2 gennaio 1913, n. 453, e degli arti coli 15 a 29 del regolamento 5 luglio 1908, n. 471, in quanto non siano modificati da questo decreto.
Per i Comuni nei quali non funzioni l ’ordinaria ani- ministrasione, la deliberazione di contrattazione del mutuo sar à presa, in luogo e vece del Consiglio co munale, dal R. Commissario straordinario oppure dal Commissario prefettizio e sar à approvata dalla Giunta provinciale amministrativa e le delegazioni saranno rilasciate dal R. Commissario straordinario oppure dal Commissario prefettizio:
2. la copia legale della decisione della Giunta pro vinciale amministrativa approvante la deliberazióne del Consiglio comunale. Ove per gara ntire il prestito occorra l’eccedenza della sovrimposta al limite legale la Giunta provinciale amministrativa nella decisione di cui sopra autorizzerà tale eccedei.za. Agli effetti della legge 6 luglio 1912, n. 767, v e rr à pubblicata sol tanto la decisione tutoria ed il termine per il ricorso alla quinta sezione del Consiglio di Stato sarà ridotto a giorni 15;
3. l’attestazione prefettizia sulla consistenza della sovrimposta comunale opp ure provinciale e sulla con sistenza degli altri cespiti in garan zia;
4. copia del bilancio comunale per l'anno in corso,
5. una breve memoria del prefetto sulle ragioni di preferenza di cui al secondo comma dell art. 3;
6. 11 progetto tecnica visitato dal genio civile. Ai mutui previsti in questo decreto non è appli cabile l’art. 179 della vigente legge comunale e pro vinciale, testo unico 24 maggio 1908, n. 269.
Quando il prestito sia domandato da un Consorzio di Comuni, ciascun Comune deve deliberare il mutuo per la parte di spesa o suo carico e ciascuna stanza deve essere documentata in conformità al presente articolo, trarrne per quanlo concerne il progetto tec nico che dovrà essere complessivo e dovrà contenere la ripartizione della spesa tra i vari enti consorziati.
Art. 5. — li Ministero dei Lavori Pubblici, compiuti gli adempimenti di propria competenza, e provveduto all’approvazione del progetto dei lavori comunicherà alla Cassa dei depositi e prestiti gli atti amministra tivi dei mutui col proprio parere e con l'indicazione
deH'ammontare del sussidio o concorso eventualmente concesso e della somma che rimane a carico nell'ente.
Gli anzidelti sussidi o concorsi saranno concessi con decreti Ministeriali senza che occorra il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici o del Con siglio di Stato. Soltanto per le opere di un importo superiore alle L. 200.000, il Ministero dei Lavori Pub ] blici sentirà anche l’avviso dell’ispeltore comparti-
j mentale del genio civile,
Questo comma non è applicabile alle opere marit tirile, di bonifica e ferroviarie.
L’approvazione da parte del Ministero dei Lavori Pubblici dei progetti delle opere di cui ali’art. 2 di questo decreto, equivale nei riguardi delle espropia- zioni, a dichiarazione di pubblica utilità, normalmente competente. 1 termini di pubblicazione -li cui alla legge 25 giugno 1865, n. 2359 potranno essere ridotti dal prefeito con ordinanza motivata.
Sulla opposizione o sui reclami decide il Ministero dei lavori pubblici.
Art. 6. — In base agli atti amministrativi dei pre stiti e alle dichiarazioni del Ministero dei Lavori pub blici, la Cassa depositi e prestiti promuoverà il Reale decreto di concessione. Indi' la Cassa medesima invi terà i mutuatari a rilasciare le prescritte delegazioni. I presti saranno somministrati agli enti mutuatari a seconda del bisogno, col concorso e la vigilanza del prefetto ed in base ad ordinativi prefettizi rilasciati sugli stati di avanzamento dei lavori vistati dal genio civile.
Agli ordinativi non occorre unire gli stati di avan zamento.
I Comuni e In Provincie che non abbiano iniziati i lavori entro il 31 marzo 1915 decadono dalla conces sione dei mutui concessi per l'esecuzione dei lavori stessi.
Art. 7. — Oltre alla somministrazione di biglietti di cui al precedente art. L, destinata alla esecuzione delle 0 |e r e pubbliche predette, il Ministero del Te soro è autorizzato a chiedere ai tr e Istituti di emis sione altre somministrazioni per la somma comples siva di lire 200 milioni, il cui reparto, tenendo conto della preindicata somministrazione autorizzata tra la Ranca il Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia da comunicarsi al Ministro del Tesoro.
La delta somma di 200 milioni sarà versata in un conto corrente speciale fra il Tesoro dello Stato e In Cassa dei depositi e prestiti, la quale ne preleverà le somme necessarie per i propri bisogni di ordinaria gestione.
Su tali prelevamenti la Cassa depositi e prestiti corrisponderà al Tesoro l’ interesse del 3 % .
Art. 9. — Le somministrazioni di biglietti, di cui al presente decreto saranno garaniile mediante appo sito vincolo sino alla concorrenza di 300 milioni, sulla rendila annua di lire 14 milioni corrispondente al capitale nominale di 400 milioni inscritta al n. 698.995 ilei Gran Libro del consolidalo 3,50 per cento e in testata alla Cassa dei depositi e prestiti.
La circolazione del biglietti medesimi sarà ridona annualmente sino a completamento di una somma di biglietti corrispondente alle quote di capitale che ai 31 dicembre di ciascun anno risulteranno dai rendi conti della Cassa dei depositi e prestiti rimborsate dai mutuatari sui corrispondenti prestiti loro concessi e la rendita consolidala di cui al presente articolo sarà proporzionalmente svincolata.