L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno II - Voi. XV
Domenica 31 Agosto 1881
N. 539
L’ INDUSTRIA NAZIONALE
E L E C O N V E N Z IO N I F E R R O V I A R I E
Tutti ricordano die l’on. Baccarini qualche anno fa, con quella veemenza che egli suol mettere cosi nell’ attacco come nella difesa, ha proclamato in pien Parlamento non solo di essere seguace di quelle dottrine economiche, che si chiamano protezionismo, ma anzi di volere che le ferrovie, tanto in mano dello Stato che in mano di private società, servis sero come di mezzo efficace e potente a creare ed alimentare alcune industrie.
Derivarono da questa politica economica, inaugu rata e seguita ad un tratto dall’on. Baccarini, i suoi discorsi molto vivaci contro la Società delle ferrovie Meridionali ; furono conseguenza di quelle stesse idee le larghe promesse colle quali ottenne applausi visitando opifici e cantieri; e finalmente è in omag gio di questo stesso concetto che l’onorevole Bacca rini volle introdurre nel suo progetto di legge sul- l’esercizio delle ferrovie delle massime che valessero, secondo il suo convincimento, ad assicurare la pro tezione alla industria nazionale, in ciò che riguarda le provviste di materiale mobile.
È naturale che, date queste premesse, dovesse sentirsi l’ influenza delle idee così vivamente pro pugnate dall’ on. Baccarini anche nel più recente stadio della questione ferroviaria, nell’ esame cioè che la Giunta Parlamentare , di cui l’on. Baccarini è membro, ha ultimato sulle convenzioni stipulate dall’on. Genala.
Come è noto l’ on. Genala aveva compreso nel capitolato un articolo, il quale diceva che sulle prov viste di materiale mobile l’industria nazionale dovesse essere preferita a parità di condizioni ; e chiariva che si dovesse intendere parità di condizioni quando, dedotto il dazio, la merce estera si offrisse ad un prezzo del 5 0[0 inferiore a quello della merce na zionale.
Noi avremmo amato che in omaggio ai sani e retti principi di economia, i quali rappresentano sempre e in tutti i casi i veri e reali interessi dello Stato e del paese, si fosse lasciata piena libertà ai cotraenti di provvedersi dove e meglio credevano; tanto più che il costringerli a servirsi più di questo che di quel mercato, poteva rappresentare un danno, che, in fin dei conti, per la natura stessa del contratto, si sarebbe riversato sull’ erario pubblico e quindi sui contribuenti. Molte volte abbiamo dimostrato che una protezione artificiale accordata ad una industria, è
un errore dal lato economico ; è una ingiustizia dal lato della eguaglianza dei cittadini davanti alia legge; può diventare un danno, in date circostanze, per quelle classi stesse a cui colla protezione si vuol gio vare. Alle chiare ed indiscutibili ragioni che la scienza espone, ¡ protezionisti, che oggi si battezzano col nóme di difensori del lavoro nazionale, oppon gono argomenti speciosi, dai quali però emerge con una evidenza palese, che tutta la loro dottrina con siste nell’accontentarsi oggi di un effimero vantaggio alla economia nazionale, non curando se questo stesso vantaggio può diventare e diventa danno molto mag giore in un volger di tempo non lungo. ,
Per ciò appunto una clausola del contratto la quale obblighi le Società, assuntrici dell’esercizio ferroviario a fornirsi in un luogo piuttosto che in un altro, ci pareva in alcuni casi oziosa, in altri contraria alla logica ed alla retta amministrazione. Infatti se il mer cato obbligatorio offre i prezzi più bassi, 1’ obbligo contrattuale è ozioso, in quantochè nessuno può ra gionevolmente pensare che un imprenditore comperi la merce, di cui ha bisogno, dove è più cara ; quindi il contratto lo obbligherebbe inutilmente a fare quello che egli già spontaneamente farebbe e fa indubbia mente. Se invece il mercato obbligatorio offre prezzi più alti, l’ obbligo si riduce per l’ imprenditore ad una maggiore spesa, delia quale egli deve necessaria mente trovare il compenso in altre clausole del con tratto, poiché nessuno può certamente pensare che un assuntore possa esporsi ad una certa perdita, per motivi che non entrano nè nello scopo, nè nella na tura delia sua intrapesa.
E tanto è vero che questa verità si impone nel modo più patente, che coloro stessi, i quali, buono o malgrado, hanno voluto o dovuto accettare questo principio protezionista, furono poi costretti ad am mettere un limite al principio stesso, il quale limite, come tutti i limiti, non è e non può essere razionale.
Riconosciamo però noi stessi che nelle presenti circostanze economiche politiche l’esclusione com pleta di una formula che accennasse alla industria nazionale non sarebbe stata possibile, senza com promettere le sorti della questione ferroviaria. Pur troppo il protezionismo o « la difesa del lavoro nazionale »> è argomento che si presta con grande fa cilità ad impressionare gli animi degli uni, a servire come strumento di impressione per gli altri. E nel nostro paese, come nel nostro Parlamento, vi sono quelli che si lasciano commuovere da siffatti argo menti, come vi sono quelli che a così comodo stru mento non vogliono rinunciare a nessun costo.
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valesse a soddisfare in qualche modo gli eccitati de sideri, era ed è evidente; nè noi la combatteremo, appunto perchè lasciamo volentieri il meno per otte nere il più.
Ma, come avviene in quest’ordine di fatti, i desideri non sanno troppo facilmente moderarsi, e l’aver in trodotta una condizione che valesse a mettere al coperto l’ industria nazionale da ingiuste preferenze, molto problematiche, ha contribuito a lasciar scorgere fino a qual punto i protezionisti vorrebbero spingere le loro esigenze. Infatti a suo tempo i giornali ci hanno in formato che nella Commissione Parlamentare, esami nando le Convenzioni Cenala, venne proposto di mutare il significato del suo articolo 21 il quale diceva :
« Per le provviste del materiale fisso e mobile sarà preferita, a parità di condizioni, l’ industria na zionale.
« Le condizioni si intenderanno pari, quando la differenza fra il prezzo del materiale nazionale e quello del materiale estero, franco dalle spese di dogana e di trasporto al luogo di consegna, non ecceda il 5 per cento.
« In caso di provviste di materiale mobile al l’estero dovrà il concessionario darne in tempo preav viso al Governo con la relativa giustificazione. »
Mentrg con questa disposizione non era ammessa la preferenza all’ industria nazionale che a parità di condizioni accertate, si vorrebbe, a quanto la T ri buna a suo tempo ci informò, che fosse fatto ob bligo agli assuntori di servirsi della industria nazio nale; meno i casi nei quali risultasse essere più cara dell’ 8 per cento dell’ industria estera.
Bisogna dire che agli effetti di questa nuova dot trina i proponenti non abbiano pensato con sufficente serietà d’esarne, che altrimenti noi crediamo non si sarebbero lasciali sfuggire un’ arme così impor tante, colla quale può essere dimostrato quanto poco abbiano riflettuto alle conseguenze, che potevano de rivare dalla loro opposizione a qualunque costo. Già le teorie dell’on. Baccarini hanno, quando furono esposte alla Camera, meravigliati molti, anche dei meno teneri sostenitori del libero scambio. E lo stesso on. Luzzatti, che non può essere certo so spettato di soverchia inclinazione verso le dottrine liberali della economia, ebbe una frase che mostra come non intendesse seguire l’on. Baccarini sino al punto in cui voleva andare ; — il diritto divino del mercato nazionale, non lo vogliamo, disse l’ono revole Luzzatti. Ed ha ragione. Una libertà politica accompagnata da una tirannia economica, non si può comprendere; quando nella coscienza del po polo vogliamo far penetrare le fede della libertà e la convinzione che da questa libertà possa risultare il maggior benefizio sociale, come mai potremmo trattenere o limitare o diminuire la libertà econo mica, se questa è, per la grande maggioranza del popolo, più necessaria, più evidente, più palpabile nei suoi effetti della libertà politica?
Comunque siasi, a proposito di queste restrizioni che si vorrebbero introdotte in questa parte dei con tratti per l’esercizio ferroviario, noi vorremmo che si pensasse ad una questione pregiudiziale; ed è que sta. — Numerosissime sono le provviste che lo Stato deve fare per i propri bisogni ; — forniture per la nutrizione e l’ armamento dell’esercito; — forni ture per l’armata ; — forniture per gli stronfienti adatti agli studi; un complesso di molti milioni di
lire. Malgrado ciò nè le leggi organiche, nè le leggi speciali contengono alcuna disposizione che limiti la facoltà del Governo di servirsi là dove crede di trovare maggiore interesse. Si comperano i grani, il caffè, lo zucchero, il vino, le vesti, i cannoni, le macchine per l’ esercito e per la marina, gli ¡strumenti ottici di precisione e, in genere, scientifici, senza che sia pre scritto nè dove, nè presso chi le singole ammini strazioni debbono cercare questi prodotti ; appunto perchè una serie di ragionamenti di economia libe rale, e in conseguenza economia vera, ci inducono a non mettere restrizioni verso lo Stato al più im portante dei diritti acquistati dai cittadini, quello di comperare o di vendere dove e con chi meglio lo consiglino i suoi interessi.
Ora è egli possibile intendere che uno Stato, il quale nella sua amministrazione dovrebbe essere retto da principi uniformi, possa avere una economia diversa da quella delle altre parti della sua azienda, solo perchè si tratta di ferrovie? — E peggio ancora. È egli lo gicamente e onestamente ammissibile che lo Stato approfitti della circostanza nella quale sta stipulando contratti di grande rilevanza, per imporre alle So cietà private un indirizzo economico che egli non segue negli altri rami della sua amministrazione e che non seguiva neppure in quello che ora si de termina a cedere ?
Può darsi benissimo che qualche ministro, troppo tenero della facile popolarità, che si acquista spen dendo male i denari dello Stato, abbia comperati, ad esempio, dei vagoni dalla industria nazionale spen dendo 100, mentre con 90 poteva averli all’estero; ma, a parte la gratitudine che verso di lui possono sentire i contribuenti, questi atti saranno giudicati come cattivi o colpevoli rispetto a quel ministro, mentre il principio giuridico-economico rimaneva inalterato poiché nessuna legge l’obbligava a com mettere 1’ errore. Nel caso concreto invece trattasi di obblighi dei terzi coi quali il Governo entra in importanti rapporti a compiere degli atti che pos sono essere di cattiva amministrazione, e ciò al solo scopo che 1’ altro contraente, il Governo, ne ri tragga degli apparenti e non lodevoli benefizi morali; — si tratta di approvare mediante una legge, un nuovo indirizzo economico che può riuscire fatale allo stesso paese, poiché, dato questo primo principio, ve dremo sorgere ben altre pressioni e ben altre eri- genze onde sia più largamente ed in altri fatti a p plicato. Ed allora assisteremo allo spettacolo tutt’ altro che edificante di una rigorosa legge di contabilità, la quale mette come cardine fondamentale in ogni acquisto dello Stato, la concorrenza, ed altre leggi che tenderanno a stabilire il monopolio escludendo la concorrenza stessa.
Egli è per questo che in nome della logica noi domandiamo che si mantenga integra per le ferrovie quella stessa libertà, che si lascia alle altre provviste di cui lo Stato ha bisogno, quella stessa libertà che lo Stato fin qui, almeno nella espressione della legge, ha tenuta ferma anche in fatto di ferrovie.
Se non che, anche escludendo questa questione pre giudiziale, la quale però a nostro avviso ha peso no tevolissimo ed è Concludente, ci pare che le mutazioni che si Vorrebbero portare all’articolo formulalo dal- l’on. Genala presentino molti altri inconvenienti.
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sparmia alcune spese che sono inevitabili quando la casa fornitrice sia all’estero; ci pare già che il 5 per cento sia un aumento più che bastante a rappresen tare non solo questa spesa, ma anche una protezione, non trascurabile, concessa all’industria nazionale. Ma sarebbe senza dubbio ingiustificato, enorme anzi, in - nalzare di più questa differenza quando non si voglia proprio entrare in un regime di protezionismo, al'quale fortunatamente fino ad ora la nazione non pare di sposta di sottomettersi.
Inconcepibile poi ci pare il criterio di dare a questa disposizione una forma assoluta nel senso che le prov viste delle società ferroviarie debbano per massima essere fatte presso l’industria nazionale e solamente per eccezione possa essere preferita la industria estera, quando il prezzo di questa sia inferiore di un tanto per cento. È chiaro che posto quest’obbligo alle Società esse non troveranno iu nessun caso una casa estera ri- spettabile, la quale accorra ad un incanto pel solo gusto di far constare la differenza tra il suo prezzo e quello che fanno le case italiane. Davanti al mercato estero invero si farebbe là ben strana figura concedendogli di servire di comodo alla presentazione delle offerte che le case italiane sono disposte a fare.
E d’altra parte hanno pensato questi così teneri difensori del lavoro nazionale alle conseguenze che una politica di tal genere può eventualmente pro durre ? — Non abbiamo noi fuori d’ Italia migliaia dei nostri operai che vivono all’estero e vi trovano lavoro ? Se la Francia, se la Germania, a puro spirito di imitazione, facessero verso di loro quello che vien proposto di fare qui verso l’industria estera? — E, badisi bene, la Francia ha già minacciato di farlo; in quella Assemblea legislativa parecchie voci si sono alzate per « la difesa delle braccia nazionali » contro la concorrenza delle braccia italiane!
Ci pare vi sia argomento a seria meditazione e sa remmo ben contenti che il Governo resistesse a queste perniciose tendenze colla maggiore energia.
IL CREDITO AGRICOLO
La legge del 21 Giugno 1869 autorizzava la for mazione di Società ed Istituti di credito agrario, aventi per oggetto di fare o agevolare colla loro garanzia agli agricoltori ed ai proprietari di beni stabilì lo sconto e la negoziazione di promesse di pagamento, cambiali, biglietti all’ordine, polizze di derrate, certificati di deposito ed altri recapiti aventi una scadenza non maggiore di novanta giorni, da potere, mediante rinnuovo, essere prolungata ad un anno — di prestare o aprire crediti a conto cor rente per un termine non maggiore di un anno su pegni facilmente realizzabili, costituiti da cartelle di credito fondiario, da prodqtti agrari depositati in magazzini generali o presso persone solvibili e re sponsabili — di emettere in rappresentanza delle dette operazioni buoni agrari pagabili a vista — di emettere biglietti all’ordine nominativi per qualun que somma trasmissibili per via di gira, pagabili a vista — di ricevere somme in deposito in conto corrente, rilasciando corrispondenti chèques — di promuovere la istituzione di magazzini di deposito
e vendita di derrate e fare anticipazioni sul valore delle medesimo — di assumere con solide garanzie il pagamento delle pubbliche imposte dovute dai proprietari e dai (ìttaiuoli.
Lasciando da parte i particolari in cui entrava la legge per fissare le norme atte ad applicare quelle disposizioni, non vi ha dubbio che lo scopo da essa propostosi fosse eccellente, per quanto non sia stato raggiunto. La utilità di promuovere il credito agri colo non pare a noi discutibile. Quand’anche la isti tuzione del credito fondiario avesse ottenuti i risul tati che non ha potuto conseguire, essa non ci potrebbe dispensare dal cercare la diffusione del credito agricolo, poiché queste due forme di credito sono per loro natura diverse e rispondono a diffe renti bisogni. Infatti mentre il credito fondiario ha per fine di venire in aiuto alla possidenza e non è in fondo altro che un credito ipotecario diretto ad estinguere gradualmente il debito mediante l’ammor tamento, il credito agricolo ha per oggetto di aiu tare ed alimentare le industrie agrarie e per la sua indole si avvicina molto più al credito commerciale.
Se non che era facile prevedere che le buone intenzioni del legislatore dovevano restare molto pla toniche. Col deficit enorme, coll’ impiego vantaggioso che- offriva la rendita pubblica, colle complicanze create dal corso forzato, per cui il buono agrario non avrebbe saputo ispirare troppa fiducia, lo svi luppo del credito agricolo doveva diventare un pio desiderio. E per vero sorsero pochi istituti di cre dito agricolo, alcuni dei quali sparirono presto, e quelli che sopravvissero menarono vita stentata senza- chè l’agricoltura ne risentisse alcun benefizio. Non sappiamo se tutti, ma certo alcuni fra quegli Istituti, accordavano lo sconto a chiunque, negoziante, non commerciante senza essere agricoltore, compievano insomma le operazioni ordinarie delle altre banche.
L’on. Luzzatti notò già che il difetto della legge organica del 1869 stava nell’ avere imprigionata" la banca agraria nelle sue operazioni con gli agricol tori. E questo perchè il giro degli affari tra gli agri coltori è di sua natura lento e richiede lunghe sca denze per rimborsi dei prestiti, onde un istituto, la cui clientela è limitata alla sola classe agricola, si trova impacciato ne’suoi movimenti. Le Banche po polari colla loro clientela mista servono invece allo scopo.
Si comprende che l’amore di padre faccia scor gere all’on. Luzzatti la via di salute nelle sole Banche popolari. Se non che noi abbiamo or ora osservato che almeno taluni Istituti, per quel che sapevamo noi, avevano fatte operazioni estranee ai loro fini, e potremmo aggiungere, senza salvarsi qualche volta dàlia rovina. E questa affermazione troviamo con fortata da acconcie considerazioni in un libro sul credito agricolo che ha testé veduto la luce, dovuto ad un uomo competente nella materia, il Sig. Ma- nassei, il quale pensa che, se mai, il difetto della legge del 1869 sta nell’avere modellati gl’istituti di cre dito agricolo sulle Banche popolari, che spesso, egli dice, nella loro gestione per la rilevanza dei depo siti che assumono e dei grossi sconti che eseguiscono divengono spiccatamente borghesi e commerciali.
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colo esistenti, risulterebbe che in luogo dell’ impri gionamento dei capitali lamentato dall’ on. Luzzatti avvenne piuttosto « il loro divagamento in opera zioni assai remotamente riferibili all’agricoltura e più spesso a favore di quel ceto di persone, che per abi
tudine e posizione sociale hanno minor ritrosia a for mare recapiti a scadenza non maggiore di 90 giorni, e sono in grado di smaltire i buoni agrari più che noi siano i proprietari e gli agricoltori. »
L’on. Luzzatti si fa, a nostro credere, delle illusioni, che, per quanto generose, non cessano di esser tali. Ad esempio, egli parla sempre delle Banche popolari come di Istituti destinati a sollevare il proletariato dalle sue miserie, e francamente chi conosce una Ban ca sul sistema Luzzatti deve confessare che si tratta di istituti utilissimi bensì, ma specialmente pe’ piccoli commercianti ed esercenti la piccola industria. Tanto è ciò vero che si ò sentito il bisogno di introdurre il prestito sull’onore, tentativo degno di lode, che col tempo potrà estendersi, ma che almeno per lungo tempo non costituirà che una minima parte delle ope razioni delle Banche mutue. Nello stesso modo l’òno- revole Luzzatti crede che esse potranno risolvere il problema del credito agricolo, e noi non neghiamo che anche in questo senso del bene ne abbiano fatto e ne potranno fare, ma non ci si può dissimulare che in questi Istituti per la stessa loro indole la parte com merciale avrà sempre il disopra.
Colle quali osservazioni non vogliamo menomare i meriti deH’on. Luzzatti, instancabile promotore delle Banche popolari; ma vogliamo solamente porre il pubblico in guardia da certe esagerazioni. Gli effetti conseguiti da quegli Istituti sono di per sè già suf ficienti per dare la meritata lode a coloro che se ne fecero iniziatori nelle diverse parti della penisola e particolarmente all’on. Luzzatti.
Se non che non bisogna dimenticare quella che è pura verità, che cioè il credito all’agricoltura esige speciali qualità, e quindi è da augurarsi che pos sano sorgere e prosperare istituti speciali, fondati e governati da proprietari e agricoltori, che dell’agri coltura conoscono meglio i bisogni e conoscono del pari le esigenze delle varie località. A noi non ha mai piaciuto quello che altra volta chiamammo il furore della simmetria, e se ammettiamo che una legge possa fissare certi criteri generali, crediamo che ogni istituto debba adattarsi alle circostanze di tempo e di luogo. Poco importa che gl’ Istituti agri coli siano dapprima pochi ed operino con capitali ristretti. Noi abbiamo anzi più fede nelle istituzioni che cominciano da umili principii e vanno mano a mano estendendosi che in quelle a cui si potrebbe applicare il verso del poeta : « Lunga promessa col- l’attender corto. » La storia delle istituzioni coopè- rative e, per amor di giustizia, anche delle Banche promosse dall’on. Luzzatti, ne è un prova eloquen tissima.
È fuori di dubbio che nell’ agricoltura occorre tempo prima che si veda il frutto del capitale im piegato, e quindi la scadenza a 90 giorni non pro rogabile in ogni caso ai di là di un anno, costituisce un termine troppo breve. Negli statuti del credito agricolo di Francia questo termine è portato a tre anni. 11 sig. Manassei osserva inoltre che il ceto dei proprietari e degli agricoltori è molto diffidente e che il dare a piccoli Istituti la facoltà di fabbrica re della carta-moneta non giova a spingere quelli a comprarne le azioni. I nostri lettori sanno che
cosa abbiamo sostenuto a proposito della emissione dei biglietti ; un nostro egregio collaboratore ed amico ne trattò espressamente, dimostrando la ra gionevolezza del sistema della Banca Unica. Ora noi non sapremmo fare una eccezione per gl’ Istituti di credito agricolo, i cui buoni difficilmente potrebbero circolare oltre una certa sfera, ma di cui potrebbesi pure esagerare la emissione, mentre si tratta di ban chi che devono offrire la più perfetta garanzia di solidità, tanto da escludere ogni sospetto che si lan cino nel campo della speculazione.
Oggi che le condizioni economiche e finanziarie del nostro paese sono tanto migliorate da quello che erano nel 1869, sarebbe desiderabile che la pubblica opinione si volgesse con occhio favorevole agli Isti tuti di credito agricolo. Mentre una buona legge non basta a creare istituzioni utili, queste possono sorgere malgrado una legge cattiva ; e del resto se 1’ augurato movimento si verificasse, se ora che la rendita pubblica non offre più il lauto impiego di un tempo, una parte del capitale nazionale si vol gesse a un impiego che potrebbe essere così utile e fruttuoso, il legislatore potrebbe portare alla legge vigente opportune modificazioni.
Tali modificazioni sarebbero degne di studio. Più volte nelle nostre colonne abbiamo toccato dì alcuni punti riflettenti il credito agricolo, ed oggi additiamo all’ attenzione dei lettori il libro del sig. Manassei. Quanto a noi, abbiamo per ora voluto solamente in sistere sulla importanza del problema ed esporre alcune considerazioni, che non ci apparivano del tutto inutili.
1 1» Pi
amare
ramni
(C o n tin u azio n e, v e d i n u m e ro 538)
Lusingato dall’attenzione accordata al mio lavoro, ripresi in esame il mio primo concetto, parendomi che, anche modificandolo per ovviare all’impossibilità delle 'sovvenzioni, si sarebbe potuto trovare un modo di aumentare le esportazioni, sempre più efficace, perchè più pratico di quello che siano le Camere di Commercio all’ interno e all’estero e i Bollettini di Notizie Commerciali pubblicati per cura del Mi nistero di Agricoltura Industria e Commercio.
Che alcune Camere di Commercio adempiano util mente al loro ufficio, i giornali e i lavori di alcune di esse lo provano; lo prova il fatto delle numerose proposte raccolte per essere discusse al Congresso delle Camere di commercio a Torino. Ma la loro azione consiste nel farsi l’organo di trasmissione delle idee e dei bisogni del commercio al Governo; esse sono una guida, non un mezzo d’ esecuzione.
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pronunziare il suo voto il Consiglio delle Industrie e del Commercio nella Sessione a cui fu rimandato per la sospensiva votata nella tornata 29 aprile 1885 1). È triste a dirsi, ma il movente delle azioni umane è in generale il tornaconto, e disgraziatamente vien fatto a stento quanto riguarda l’interesse di tutti.
Temo quindi, che anche le Camere di Commercio all’ estero, approderanno a resultati molto limitati a meno che non vengano composte esclusivamente d’im portatori, che vedano il loro vantaggio personale nel procurare all’Italia sbocchi nelle località dove ver ranno stabilite.
Non potranno neppure essere in gran numero, ma ristrette alle località ove sono le più importanti riu nioni d’italiani. Lo stesso Comm. Ellena nella sua re lazione al Consiglio dell’Industria e del Commercio, convenne delle difficoltà a fondarle in numero con siderevole, e degli ostacoli a costituirle anche una per una 2).
Voglio sperare che i miei timori sieno infondati, quantunque di ciò mi faccia dubitare il fatto che ò dal 1873 che si paria di istituire all’estero Camere di Commercio, e fin’ adesso si costituirono solo quelle di Montevideo, e d’Alessandria d’Egitto 3).
I Bollettini d i Notizie Commerciali se saranno conformi a quanto è stabilito dal decreto 12 mag gio 1884 si potranno considerare molto migliorati. Questa modificazione e la loro diffusione, contribui ranno a render familiari alcune nozioni necessarie al l’esportatore; ma qualche cosa occorrerebbe cbe fosse più alla portata di tutti.
Son necessarie notizie che rendano possibile al com merciante o al produttore, di sapere se può sperare in un buon’affare, o in un seguito di operazioni; no tizie che facciano conoscere a chi si può ricorrere per mandar fuori prodotti, dove e come meglio con venga mandale ; a quali spese si vada incontro, quali speranze si possono avere sui profitti dell’invio. Oc correrebbe qualche cosa come i giornali d’ esporta zione americani (quali thè American Exporter; thè American Manifacturer and Ivon Wored e molti altri, la cognizione dei quali devo alla gentilezza del Console degli Stati Uniti a Livorno) ma resi anche più pratici tanto, quanto dobbiamo riconoscerci in feriori agli intraprendenti sudditi dell’Unione.
Oltre di cbe se vogliamo che l’esportazione sii» se riamente facilitata , bisogna sormontare le difficoltà provenienti dall’applicazione delle tariffe speciali solo alla spedizione di carri completi.
Nè vi potrà mai essere in alcuna tariffa, tanta fa cilitazione, sia per le frazioni di carico che per le merci spedite a vari destinatari, o mandate in transito di continuazione, quanta ne offrirebbero dei centri di spedizione nati non per l’accordo degli speditori, dai fatti provato difficile, ma in forza dell’andamento na turale delle cose.
Uomini di vaglia, hanno tentato e tentano di co stituire delle associazioni cooperative per l’ esporta
') Atti del Consiglio dellTndustrie e del Commercio — Sezione ordinaria 1883 — Seduta 29 aprile 1883 — Annali dellTndustria e del Commercio, pag. 292.
2) Atti del Consiglio dell’Industria e del Commer cio — Sezione ordinaria 1883, Seduta 29 aprile 1883 — Annali dellTndustria e del Comm., pag. 172 e seg. 3) Bollettino di Notizie Commerciali, Voi. I, N. 5, pag. 126, N. 4, pag. 171.
zione, ma non riescono per ora nei loro sforzi per la difficoltà del principiare.
E anche da questo lato mi sembra che la mia pro posta dovrebbe spianare la strada, perchè nelle con dizioni in cui si troverebbero le Agenzie, appena riunito un piccolo capitale e costituito un comitato provvisorio, potrebbe il lavoro non cominciato anche in microscopiche proporzioni, e se ben diretto e fatto conoscere in tutte le sue particolarità sarebbe d’in centivo a intraprese di questo genere.
Non dubito che le Agenzie da me proposte diver rebbero un buon’ affare per chi le trovasse iniziate, per chi non avesse che correggere, modificare o co piare una cosa esistente. Solo credo che la parte dura, spinosa e punto lucrosa, sarebbe quella di chi si mettesse all’impegno di organizzare la prima Agen zia, la quale dovrebbe dare a raccogliere alle altre i frutti del suo lavoro. Nondimeno ecco come pro pongo s’inizino queste istituzioni :
Se lo Stato per gli accennati motivi, non può sussi diare le Agenzie regionali, incoraggisca il sorgere di una prima Agenzia, cui in correspettivo del suo favore e del suo appoggio dia l’incarico:
di organizzare quanto può occorrere all’effettua zione del commercio coll’estero;
di creare tante diramazioni quante sono neces sarie a raggiungere un funzionamento attivo, allar gando il campo delle operazioni ad ogni specie d’espor tazione, giacche le sole derrate alimentari non baste rebbero a dar profitti, che tenessero luogo della sov venzione governativa.
E siccome create queste diramazioni e dato svi luppo agli affari di esse, si verrebbe a verificare una concorrenza fra le une e le altre, e difficile sarebbe regolare tal concorrenza, l’ Agenzia nata col favore del Governo abbia l’obbligo di aggruppare le dira mazioni in Agenzie autonome, le quali restino in vo lontari rapporti di utilità comune colle altre, ma non vedano nella loro sfera d'azione menomati i loro pro fitti da partecipazione obbligatoria delle loro con correnti.
In tal modo la prima Agenzia non sarebbe una speculazione privata della quale il Governo non po tesse occuparsi, ma un principio di effettuazione, un modello da copiarsi, modificarsi o correggersi, una istituzione nata per il bene generale del commercio d’esportazione, un mezzo di più, oltre quelli adottati a questo fine.
Tal carattere legittimerebbe la cooperazione dello Stato alla nascita e alio sviluppo di essa ; e la coo perazione vorrei consistesse nell’assicurare la vita di un Bollettino, e a concedere all’ Agenzia l’appoggio morale e gli aiuti che senza violazione di leggi o di regolamenti possono esser concessi.
Perchè il Bollettino si meritasse il concorso gover nativo, dovrebbe essere un repertorio di quanto può occorrere di sapersi dall’esportatore.
Dovrebbe quindi contenere :
le relazioni e comunicazioni dei Consoli; quelle dei corrispondenti ;
la indicazione dei loro nomi, di quelli dei conse gnatari, ricevitori, spedizionieri incaricati delle opera zioni di continuazione e di sdaziamento ;
le tariffe d’ogni modo d’ invio ;
la indicazione dei mezzi di trasporto più econo mici per terra e per mare ;
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la indicazione del calo delle merci desunto dalle operazioni eseguite ;
i corsi delle monete estere in rapporto alla mo neta italiana;
le tariffe di ciascuna operazione di cui s’incarichi l’Agenzia;
le indicazioni relative a imballaggi, e condizio natura secondo l’articolo e le destinazioni ;
annunzi, avvisi, manifesti di quanto può interes sare l’esportazione, dei servizii di trasporlo a giorni fissi e destinazione fissa ;
le relazioni delle Sezioni e delle Agenzie create ; l’elenco di esse, le loro modificazioni
le statistiche delle operazioni per prodotti, per luogo di partenza e destinazione ;
annunzi, stati mensili, bimestrali o trimestrali delle Società coòpe'ralive nate per iniziativa dell’Agen zia e le relazioni delle loro operazioni.
Ad animare l’esistenza di un Bollettino di tal ge nere, potrebbe servire un conto corrente limitato ad una data somma e destinato a cuoprire la perdita cbe eventualmente si verificasse nei primi tempi della pub blicazione; o quando tal sistema non volesse o po tesse adottarsi l’assunzione per parte dello Stato di tanti abbonamenti per altrettante copie da mandarsi gratuitamente alle Camere di Commercio all’interno e all’estero, ai Comizi Agrari e ai nostri Consoli, do vrebbe esser sufficiente.
Questo per la vita materiale dell’Agenzia. Ma per chè essa approdasse subito a buoni resultati, sarebbe necessario che il Governo la patrocinasse seriamente.
Nata sotto la protezione del Ministero di Agricol tura Industria e Commercio, avrebbe bisogno che il Ministero per gli Affari Esteri le concedesse 1’ ap poggio dei Consoli.
Non si creda che con questo domandi che i Consoli di S. M. il Re d’Italia, si pongano ai servigi del l’Agenzia, o che debbano servire d’ intermediari a collocare merci per conto di essa.
Noi non abbiamo un personale Consolare Commer ciale come gli Americani, ma un personale diplo matico , mi sembra quindi non si possa a questo do mandare quanto gli Stati Uniti domandano al loro )• Ai nostri Consoli si chiedono dal Ministero per gli Affari Esteri, delle relazioni commerciali, e il Bol lettino Consolore ne contiene delle pregevoli. Delle relazioni vorrei io pure fossero loro domandate per essere inserite nei primi numeri del Bollettino del l’Agenzia, onde dare a questo un carattere più digni toso, raccomandarlo all’attenzione del pubblico e met terlo al disopra dei giornali nati per spirito di lucro. Ma soprattutto, l’ appoggio che i Consoli potreb bero dare, sarebbe quello di procurare corrispondenti
') Vedansi a questo proposito l’opere già citate Sei Sig. Egisto Rossi Gli Stati Uniti e la concorrenza Americana, pag. 39 e seg.
A dimostrare fino a qual punto i Consoli Ameri cani favoriscono lo sviluppo del commercio d’espor tazione, citerò il rapporto del sig. Dutch, Vice Con sole a Rio grande do Sol, nel quale dopo aver con sigliato agli industriali americani d’ intraprendere il commercio in quelle regioni principalmente in tessuti di cotone stampati, indicando perfino i colori, aggiunge che il Vice Console Sig. Van Riet s incaricherà della collocazione sicura delle merci se gli verranno rimesse le polizze di carico in bianco. — The American Expor ten, Nov. 1883.
all’ Agenzia, facendo pratiche presso i principali ne gozianti delle località in cui risiedono, onde con esse si ponessero in carteggio e rapporti commerciali.
Questo è a mio credere il punto fondamentale della cooperazione governativa perchè soltanto a mezzo di corrispondenti raccomandati si può effettuare 1 e- sportazione.
Senza corrispondenti non vi ha commercio, e 1 ot tenere un buon Agente in una località, può essere la sorgente di grandi profitti. E siccome le cifre non sono opinioni valendomi di fonti ufficiali del Bol lettino Consolare, Voi. XX, fase. I, pag. 185, tolgo l’esempio che Tessersi stabilito a Bombay un Agente della Casa di De Angelis di Venezia fece aumentare la importazione di prodotti italiani per la somma di Roupie 100,000 nel 1885, e che Tesservi una sede della Casa Henfrey di Pertusola dette un grande in cremento alla importazione del piombo.
Senza corrispondenti non vi ha commercio diretto, e i prodotti italiani debbono entrare di seconda, di terza mano , di rimbalzo con grande aumento nel prezzo (e quindi minor facilità di vendita) e senza accrescimento di profitti nel produttore 1).
Occorrono corrispondenti che per la loro speciale cognizione di un dato commercio nel quale hanno lavorato e lavorano, possono insegnare quanto deve esser fatto, e come deve esser fntto perchè le merci italiane entrino nel loro paese. Ma questi corrispon denti, questi commercianti esperti bisogna conoscerli, sapere fra chi scegliere e il modo più rapido per ar rivare a ciò è quello d’interessare i Consoli a for nire queste indicazioni, salvo bene inteso a stabilire il sistema co! quale questi raccomandati dovrebbero dar referenze onde i rappresentanti del nostro Go verno non avessero mai ad incorrere in alcuna specie di responsabilità per la condotta dei presentati.
I Consoli non avrebbero che a delineare i nomi delle Case Commerciali più considerevoli e con siderate, indicando la specialità dei rami d’affari di cui si occupano, e far premure presso di esse onde si ponessero in corrispondenza e rapporto coll’Agenzia.
Noi non siamo in condizioni di potere ¡gravemente aspettare che il commercio si sviluppi per la forza del suo andamento. Bisogna forzarne l’accrescimento, come l’ arte c’ insegna e forzare i prodotti della na tura per trarne maggior profitto.
Guai a noi se lasceremo passare il tempo senza agire energicamente, e se non prenderemo posto nei mercati stranieri avanti che altre nazioni se ne im possessino o che modificazioni doganali ce ne chiu dano l’accesso 2).
') Relazione del Sig. D. E. Tauhelle, Reggente prov visorio il Consolato — Pilippopoli, Bollettino Cons., Voi. XX, pag. 883.
Il rapportò del Sig. Churchill Console di S. M. Bri tannica a Palermo, costata che i francesi comprano vino in Sicilia per mandarlo e venderlo come vino francese in Inghilterra e altrove dopo averlo mani polato, e consiglia i suoi concittadini a_ acquistar di rettamente e risparmiare cosi Tintermediario. — The engliscli and eolonial Merchant, 9 apr. 1884.
31 agosto 1884
L’ E C O N O MI S T A
563Dobbiamo agire perchè è tempo.
Del resto quanto propongo non mi sembra una de roga alle attribuzioni, o alla dignità dei Consoli. Se il rappresentante del nostro Governo a Nuova Orleans può occuparsi a trovar lavoro nelle pianta gioni di zuccheri agli emigrati italiani ’). Se uno dei nostri Consoli può aver fornito ad una Casa ita liana gli schiarimenti opportuni all’ impianto di una casa di vendita di corallo al Senegai * I 2). Se il nostro Agente Consolare a Yeracrnz può nel suo Rapporto raccomandare una Casa importatrice di prodotti ita liani, 3) se infine in un un altro rapporto questo me desimo funzionario può dichiarare che gli sarà sempre gratissimo di fornire ai nostri industriali tutte quelle indicazioni che possono desiderare per accrescere le loro relazioni commerciali, 4) mi sembra che il Mi nistero per gli Affari Esteri potrebbe richiedere ai suoi subordinati di fare ufficialmente una volta per l’Agenzia, stabilita per vantaggio generale, quello che per gentilezza farebbero per chi a loro ricorre, e di cercare ogni modo perchè fra i principali commer cianti e questa si stabiliscano utili rapporti.
La mia prima proposta aveva in mira l’incremento dell’industria agricola nelle provincie toscane. _La ne cessità di trovare elementi di profitto sufficienti a far vivere le Agenzie, mi portò a proporre l’allar gamento delle speculazioni ad ogni specie d’ espor tazione. Ciò non mi sembra debba minorare l’interes samento dello Stato al sorgere di tali istituzioni, se credule utili, giacché di esse dovrebbero avvantag giarsi le industrie italiane che danno una rilevante cifra di tasse all’Erario, e che _ pare debbano in gran parte fornire di che colmare il vuoto prodotto dal l’abolizione della tassa sul macinato.
La necessità di creare guadagni ad una classe sem pre crescente di persone che acquistano bisogni di spese non proporzionate ai loro mezzi pecuniari, l^au1 mento del costo della vita di tutti i giorni per l’au mento di bisogni fittizi dell’uomo e che conduce al l’impoverimento, l’emigrazione sempre crescente e la triste condizione degli emigrati 3) che potrebbero trovar facile occupazione in Italia se il commercio prendesse maggiore incremento, sono motivi sufficienti a decidere lo Stato a tentare di ottenere nuovi mercati e acquistare importanza in essi e in quelli ove le no stre relazioni mercantili sono ancora incipienti.
Le altre nazioni non stanno inoperose: la Germania col suo regime doganale protettore ci chiude le sue porte 6), la Francia incomincia col limitarci la
in-troduzione dei bestiami coll aumento dei dazi d en trata : la sua produzione di vini comincia a ripren dere della perduta importanza ’) e sarà forse cagione di domande minori che pel passato, s) m Inghilterra si accenna a cercare il modo di carpire il commercio dei vini con tasse o sottoporlo a licenze difficili ad ottenersi, s) la Spagna negli ultimi 4 anni ha au mentato di 30 ° / 0 4) il suo movimento commerciale.
E noi dobbiamo stare aspettando?
Ci metta in guardia la produzione dei cereali cre scente negli Siati Uniti 5) e nell’ India ) c insegni l’esempio dell’America che ha saputo colla sua pro duzione manifatturiera togliere all’Inghilterra il mo nopolio dei mercati della China e del Giappone, che a Minneapolis vinse la concorrenza dei mulini di Buda
') Boll. Cons., Voi. NX, fase. 3, pag. 426.
2j » » » » » 508.
» » » » » 429, 430.
i) „ » » 7 » 118.
5) Gli emigrati italiani in America furono nel 1882 29 436, e i rapporti del nostro Console a Nuova York fanno la pittura la più desolante della loro con dizione. — Boll. Cons., "V ol. XX, fase. I, pag. 11, 29, 39, 51 a 53, fase. Ili, pag. 449, 488.
6) Ecco uno specchio delle importazioni in Ger mania prima e dopo la tariffa protettrice :
1874 milioni di marchi 12,403 1875 » 10,279 1876 » 13,606 1877 « 11,017 1878 » 8,062 1879 » 10.713 D opo l a n u o v a ta r if f a 1880 milioni di marchi 2,230 1881 » 498 1882 » ,293
Bollettino Cons. Voi. XX, fase. 7, pag. 22. Prese a considerare le importazioni d Italia a ©tet tino del 1863 al 1883, quest’ultima è la 19“ per quan tità, 15“ per valore in ordine decrescente e interiore alla media di 52 % per quantità, 29 % per valore
Se prèndiamo poi la media del periodo antecedente alla tariffa protettrice e quella del periodo susseguente, troviamo che questa presenta di fronte a quella una diminuzione del 70 °/0.
i) Il raccolto 1879 fu in Francia ettol. 25,000,000
1880 » » 29,000,000
1881 » » 34,000,000
1882 » » 30,000,000
1883 » » 36,000,000
malgrado che i geli nel Doubes, Alta Loire e Giura, le grandini nella Dordogna, Lande, Isère, e 1 estrema siccità nell’ Aveyron Gers e Alta Savoia facessero enormi danni. — Journal de Statistique de 1 aris.
Apr. 1884. . -, ...
I francesi hanno pure molte speranze nei prodotti
deH’Algeria , .
dove nel 1876 erano 16,700 ettari di vigne produeenti 221,000 ettolitri e-nel 1882 » 37,000 » ^ G 63'
The British Mercantile Gazette, 15 Ap. 1884. *) Sui 574,576 ettolitri esportati nel 1882
560,945 andarono in Francia. — Relazione della Dir. Gen. delle Gabelle, 1882.
s) Vedi thè Englisch and Colonial Merchant, 9 Apri le 1884 in un articolo intitolato « Unlicensed Wine
dealers ». ,,
q Da 1.333,145,000 pesatas nel 1879 il mov.» com.1' nerrenne a 1,400,000,000 » 1883. - Journal des Economistes. Luglio 1884. Octave Noel — Le question monetarne et l’union latine.
5) L ’aumento della produzione dei cereali agli Stati Uniti dal 1870 al 1880 è dato dallo specchio seguente:
Ohio.. . . 53,02 °/° Wisconsin. 53,68 °/0 Indiana. 102,71 » Minnesota. 114,20 » Illinois.. 113,82 » Missouri.. 154,46 » Michigan 111,42 » . K an sas... 460,45 » IoWa f . . 198,72 » Nebraska. 924,87 » Boll. Cons. Voi. XX, fase. I, pag. 17.
E secondo il D. R. Meyer Ursachen der Amen- kanischen Cuncurrenz, Berlino 1883, l’aumento non è solo dovuto a aumento di coltivazione, ma anche ad aumento di prodotti : infatti p. es. cita che nel- l’Illinois da 10,52 ettolitri per ettaro nel 1860 si e elevato nel 1880 a 15,05 ettolitri per ettaro.
564 L ’ E C O N O M I S T A 31 agosto 1884
Pest, che a Waeltham seppe prendere il di sopra alle fabbriche secolari d’orologi di Ginevra di Corentry, di Besancon e che minaccia d’ esterminio le fab briche di calzoleria dell’Austria Ungheria, *) e anche noi andiamo avanti.
Non domando che il Governo italiano dia premi di esportazione come fa per esempio la Germania, per incoraggiare l’industria dello zucchero di barbe- bietole 2), non domando che si cambi il carattere dei nostri Consoli facendoli divenire Agenti commerciali, o che si diano loro indecorosi incarichi : ciò che chiedo è la spinta a fare, è un certificato di utilità che raccomandi la mia proposta al favore del pubblico, è la cooperazione dello Stato al bene di tutti.
Il tempo è moneta dicono gl’inglesi. — Avanti (go ahoad) è il motto degli Americani. Facciamoli nostri ambedue prendiamo per divisa avanti e presto.
A v v . T . Db Re g n y
') Rossi Egisto. Gli Stati Uniti e la Concorrenza Americana, pag. 32 e seg.
s) Il governo tedesco accorda un draw-back di 18,80 marchi. La tassa sulla fabbricazione dello zucchero è di fior. 2 per quintale metrico di barbabietole. Ora come 10,71 quintali di barbabietole forniscono un quin tale di zucchero grezzo e la tassa ragguagli 21,50 vi è un premio di esportazione di 2 fiorini, il che portò 1’ esportazione 1882-83 a superare di 54 °/0 quella del 1881-82. — Boll. Cons., Voi. XX, fase. I, pag. 168.
LI SUBIE 0EÎLI ISTITUII DI ERBE
a! 30 Giugno 1884
Abbiamo ricevuto dal Ministero di Agricoltura e Commercio il Bollettino della situazione dei conti degli Istituti di emissione al 50 giugno p. p. in confronto col mese precedente.
L'attivo delle sei Banche di emissione operanti nel Regno dava nei due mesi sopra indicati i seguenti re sultati : Cassa e riserva L. Portafoglio » Anticipazioni » Titoli » Crediti » Sofferenze » Depositi » Partite varie » G iu g n o 482,107,883 390,662,186 69,354,394 187,825,236 212,063,525 16,270,344 479,021,613 151,338,992 M aggio 501,332,921 320,882,596 69,337,013 198,074,409 170, 985,921 16,268,554 459,253,553 115,228,882 Totale L. 1,988,614,178
Spese del cor. eser. 4,173,898
1,851,363,853 5,393,880 Totale generale L. 1,992,848,076 1,856,757,731 Apparisce da questo prospetto che la situazione attiva delle sei banche di emissione aumentò nel mese di giugno in confronto del mese precedente di L. 136,090,345.
Aumentarono il portafoglio, le anticipazioni, i cre diti, le sofferenze, i depositi e le partite varie.
Diminuirono la cassa e la riserva e i titoli. L’ammontare del portafoglio per ciascuna delle sei
banche di emissione dava alla fine dei due mesi i se guenti resultati:
G iu g n o M aggio
Banca Naz. Italiana L. 246,701,656 Banco di Napoli » 57,521,779 Banca Naz. Toscana» 30,702,813 Banca Romana » 27,326,644 Banco di Sicilia » 22,532,382 Banca Tose, di cred. » 3,876,910
192,697,656 48,702,167 27,903,658 26,141,110 20,743,379 4,694,622 Totale L. 390,662,186 320,882,596 Nel mese di giugno in confronto del mese pre cedente il portafoglio delle sei banche di emissione aumentò di L. 69,779,590. Parteciparono a questo aumento tutte le Banche ad eccezione della Banca To scana di Credito.
Il passivo dei sei istituti di emissione alla fine dei due mesi indicati era rappresentato dalle seguenti cifre :
G iu g n o M aggio
Capitate e massa di rispetto L .
Circolazione » Debiti a vista » Debiti a scadenza » Depositi » Partite varie » 367,886,630 841,858,170 132,333,165 104,054,438 479,021,613 59,966,995 367,886,630 750,276,374 130,212,830 108,848,364 459,253,553 30,628,811 Totale L.
Rend, del cor. eserc.
1,983,121,013 1,847,106,566 7,697,062 9,651,167 Totale generale L. 1,992,818,076 1,856,757,731 Resulta pertanto da questo prospetto, che nel mese di giugno scorso in confronto del precedente mese di maggio il passivo delle sei Banche aumentò di L. 136,060,345.
Tutte le partite furono in aumento ad eccezione del capitale e dei debiti a scadenza.
La circolazione complessiva delle sei banche di emis sione ascendeva al 30 giugno a L. 1,279,006,175 con tro L. 1,213,154,046 nel mese precedente e si re partiva per Lire 437,148,005 in biglietti già con sorziali, e in L. 847,197,345 in biglietti propri degli istituti di emissione. La circolazione dei bi glietti consorziali, come abbiamo veduto è ridotta a L. 437,148,005 con una diminuzione quindi in confronto a quella di 940 milioni, di L. 502,851,995 di cui L. 305,895,765 per cambio in moneta metal lica e per L. 196,256,230 cambiati in biglietti di Stato da L. 5 e da 10.
L’ammontare dei biglietti propri degli Istituti di emissione si repartiva come segue :
G iugno M aggio
Banca Naz. Italiana L. 534,090,093 Banco di Napoli » 149,019,453 Banca Naz. Toscana » 63,612,175 » Romana » 46,887,663 Banco di Sicilia » 33,673,766 Banca Tose, di cred. » 14,575,020
31 agosto 1884 L ’ E C O N O M I S T A 565
Diminuì invece quella del Banco di Sicilia e della Banca Toscana di credito.
Da un prospetto annesso alla situazione dei conti apparisce l’ ammontare degli sconti e anticipazioni operati durante il mese di giugno, i quali sconti e anticipazioni si ripartivano nel modo.che segue:
Sconti
Banca Naz. Italiana L. Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana »
» Romana »
Banco di Sicilia » Banca Tose, di Cred. ¡> Totale L. 173,399,300 31,507,825 20,990,664 9,402,908 6,950,897 1,039,041 243,290,637 A n tic ip a z io n i 10,148,872 5,495,557 126,750 103,000 834,271 6,095,181 22,803,633 Termineremo questi confronti col riportare il prezzo corrente delle quattro banche costituite in società.
Giugno Maggio
Banca Naz. Italiana L. 2,177,50 2,197,50 » Naz. Toscana » 1,050,— 1,050,—
» Romana . » 1,025,— 1,015,—
» Toscana di cred. ¡> 535,— 535,_
1 PRODOTTI FERROVIARI NELL' APRILE 1884
La Gazzetta Ufficiale del 16 agosto ha pubblicato il prospetto dei prodotti lordi delle ferrovie del Regno nell’aprile 1884 in confronto con quelli del mese cor rispondente del 1883. Eccone i risultati.
a p rile a p rile 1884 1883 A lta I t a l i a ... L . 8,9 7 3 ,3 8 7 8 ,604,497 R o m a n e ... 3 ,087,062 2,980,687 C a la b ro S ic u l e ... 1,090,679 1,017,957 V e n e t e ... 86,885 99, 421 F e r r o v ie d i v a r ie So c ie tà e s e r.d a llo S ta to 1, 555,653 1 ,4 9 4 ,5 5 4 F e r r o v ie M e r id io n a li.. 2 ,155,433 2 ,076,002 » S a rd e ... 116,837 127,530 » d iv e rse ... 380,383 266,957 T o ta le g e n e ra le L. 17,446,319 16,667, 605 D ifferen z a n e ll’a p r ile 1884 4 - 368,890 4 - 106,375 + 72,722 — 12,536 4 - 61,099 4 - 79,431 — 10,693 4 - 113,426 4 - 778,714
Da questo prospetto resulta che nel mese di aprile 1884 in confronto del mese corrispondente del 1883 si ebbe un aumento nel prodotto lordo per l’ammon tare di L. 778,714, al quale aumento parteciparono tutte le linee eccettuate le venete.
Dal 1° gennaio a tutto aprile dell’ anno in corso il prodotto lordo ascese a L. 63,104,888 con un au mento sull’aprile del 1883 di L. 3,809,439.
Ecco adesso il prodotto chilometrico.
a p r ile a p r ile D iffe re n z a 1884 1883 :nell’apr.1884 A lta I t a l i a ... 3,087 3,104 17 R o m a n e ... 1,825 1,776 4 - 49 C a la b r o - S ic u le ... 782 757 4 - 25 V e n e te ... ... 634 725 91 F e r r o v ie d i v a r io S o c ie tà e s e rc ita te d allo S t a t o ... 1,687 1,569 4 - 118 F e r r o v ie M e rid io n a li... 1,248 1,295 47 ■» S a r d e . ... 784 327 _ 43 » d iv e rse ... 713 771 — 58 T o ta le g e n e r a le ..,.. L . 1,795 1,806 — 11
La media del prodotto chilometrico nell’ aprile scorso in cofronto dell’aprile 1883 diminuì dì L. Il per chilometro e nei primi quattro mesi aumentò di L. 107 avendo avuto quest’ anno L, 6,773 contro L. 6,666 del primo quadrimestre del 1883.
Eceo adesso la lunghezza media di esercizio dal 1° gennaio a tutto aprile 1884 in confronto col quadrimestre del 4883. lo .q u ad rim . lo q u a d r ìm . D iff. n e l l 0 1884 1883 q u a d rim . 1884 A lta I i a l i a ... C h il. 2855 2757 — 98 R o m a n e ... 1690 1687 4 - 3 C a la b ro -S ic u le ... 1387 1343 4 - 84 F e r r o v ie d i v a r ie S o c ie tà e s e r c ita te d a llo S ta to ... 922 952 4 - 30 F e r r o v ie M e r id i o n a li... 1726 1597 4 - 129 » S a r d e ... 411 389 4 - 22 » D iv e r s e ... 484 333 4 “ 151 T o ta le g e n e ra le C h il. 9,612 9,195 4* 417
Ecco finalmente la lunghezza delle linee e tronchi di linee aperti dal 1° gennaio al 31 aprile 1884.
R o m a n e — S ta z io n e d e fin itiv a d i F r a s c a t i...C hil. 4
R e te C a la b re s e — C a n d e la - F iu m a r a d ’A t e l l a ... » 11
G a l l a r a t e - L a v e n o ...» 32
A lta I ta lia e lin e e co m p le m e n ta ri. — T re v is o - C e r u n d a . » 27 B r a - C a r m a g n o la ... » 21
A lb a n o -N e ttu n o — A lb an o N e t t u n o ... ... . » 38
S assu o lo -M o d a n e-F in ale — C a v e z z o - F in a le ... » 20
S a ro n n o -M e ln a te -L a v in o — S a ro n n o -V e d a n o ...» 21
B e rg a m o -P o n te d e lla S e l v a ...» 13 T o ta le C h il. 186
Il Board o f tracie (ministero del commercio) ha pubblicato la sua relazione annuale sulla situazione delle ferrovie nella Gran Brettagna. Questo documento presenta un grande interesse permettendoci di apprez zare con perfetta conoscenza di causa uno dei fattori principali del movimento economico presso gl’inglesi.
11 rapporto del Board o f trade constata che nel- l’ insieme il traffico delle ferrovie inglesi è stato durante il 1883 più considerevole dell’anno prece dente senza che questo aumento nella cifra delle operazioni abbia prodotto un aumento sensibile nei benefizi. L’accrescimento del capitale d’esercizio è stato durante quei 12 mesi di 17 milioni di ster line ossia di 423 milioni di lire. L’ incremento può esser valutato del 2 o 4 0[0, il trasporto dei viag giatori e delle merci è rappresentato in questa cifra dal 2 1/2 per 0/0 mentre il trasporto compreso sotto la rubrica diversi non è stato che del 4,10 0(0. L’aumento del trasporto delle merci risulta princi palmente dal traffico dei minerali che è cresciuto di 649,000 sterline (16,223,000 lire) cioè del 4 0(0. Le cifre relative al trasporto dei viaggiatori indi cano una diminuizione delle percorrenze in prima e seconda classe e un aumento delle percorrenze in terza classe. Il prodolto totale proveniente dai viag giatori è stato nel 1883 di 29,308,000 sterline (6 37,708,000 lire) di cui 17,080,000 sterline (426,350,000 lire) ossia quasi i */* provenienti dalla terza classe. Questo resultato ò dovuto ai grandi miglioramenti recati a! materiale. In seguito alla diminuzione delle percorrenze in prima e seconda classe i prodotti provenienti dai viaggiatori nell’ in sieme non hanno aumentato che del 24 0(0 mentre in realtà T aumento nel numero dei v’agghtori è stato dei 50 0|0.
566 L’ E C O N O M I S T A 31 agosto 1884
a 4,29 (1885). 11 tasso del dividendo pagato sul capitale ordinario nel 1883 è stato de! 4,68 e rap presenta la media dei dividendi pagati dal 1873 in poi. In conclusione, la situazione generale delle fer rovie inglesi attesta bensì un miglioramento ma assai lieve ; esso però si riscontra in ogni parte del servizio ferroviario ed è quanto nell’ordine econo mico devesi desiderare.
IL COMMERCIO IT A LIA N O
n e i ¡ t e i s t i » s e t t e » s t e s i i l e i É 8 8 ‘M
Il mese di luglio si risente gravemente dalla con dizione sanitaria della Francia e dell’Italia anche nel bullettino del commercio. Infatti mentre il movimento complessivo de! commercio aveva dato in tutti i mesi precedenti di quest’anno un notevole aumento, a pa ragone dello stesso periodo del 1885, il mese di luglio presenta una differenza in meno di 32 milioni di' lire, facendo così scendere l’aumento a soli 97 mi lioni. Tale deficienza del mese scorso ci divide quasi in giusta metà tra ia importazione (13 1/a milioni) e l’esportazione (16 '/2 milioni).
Con cifre molto approssimativa osservando i risul tati finali delle diverse categorie si vede arrestata la importazione degli spiriti (3 milioni), del cotone (6 milioni) dei minerali, metalli e loro lavori (51 mi lioni) ; mentre aumentò l’entrata dei cereali e degli animali (34 milioni).
L'esportazione invece si arrenò nei vini (10 mi lioni) negli animali (9 milioni) e vi è solo un au mento di 10 milioni nella seta e di o '/, negli og getti diversi.
Ecco del resto il prospetto delle categorie:
C A T E G O R IE s e c o n d o l a ta riffa
d o g an a le
I. S p iriti,b ev an d e ed o l i i ... II. G eneri colon.,
droghe e tabacchi IH. P ro d o tti chim.
gen eri m edichi., resine e profum . IV. Colori e generi per tin ta e per c o n c ia ... V. C anapa , lin o ,
ju ta ed a ltri veg. filam entosi, esci, il c o to n e ... VI. C otone... VII. L an a, crino e
p e li... Vili. S e ta ... IX. Legno e paglia X. C arta e li b r i .. XI. P e l l i ... XII. M inerali,m e
ta lli e loro lavori XIII. P ie tre , te rre
vasellam i, v e tri e c ris ta lli... XIV. C ereali, far
paste e prodotti veget., n o n com p resi in a ltre cat XV. A nim ali, prò
dotti e spoglie di a n im ., no n com presi in a ltre cat. XVI. Oggetti div..
Totale. ... IM P O R T A Z IO N E E S P O R T A Z IO N E V a lo re delle m erci im p o rta te n e i p rim i se tte m esi d el 1884 D iffe re n z a V alo re delle m erci e s p o rta te n e i p rim i $ ette m e si d e l 1884 D iffe re n z a 31,616,404 — 5,027,825 111,796,257 — 10,676,814 57,614,489 — 2,077,908 3,209,304 — 566,452 3 0 ,5 6 3 ,9 4 2 + 4,689,424 31,922,667 4 - 3,481,013 17,443,725 - b 2,241,701 7,465,061 4 - 1,341,046 24,411,024 116,099,113 4 - 2,456,202 — 6,758,807 26,701,087 19,206,473 + 3,385,360 — 2,341,097 62,367,460 + 9,872,285 59,665,468 + 24,520,418 33,359,081 + 8,635,747 8,168,038 + 1,745,717 36,487,055 + 4,645,520 5,722,395 177,976,914 35,557,902 4,922 686 13,909,325 — 210,185 4 - 10,248,547 4 - 833,510 — 530,210 4 - 564,205 117,487,361 — 51,534,461 23,585,015 + 567,716 64,936,730 + 10,267,407 1 41,662,097 — 879,570 95,346,267 -h 20,482,773 68,128,005 + 1,452,498 59,635,573 33,231,901 + 14,117,890 + 7,417,262 107,440,986 12,375,344 - 9,290,100 4 - 5,444,371 848.428,931 4 - 40,693,345 691,590,578 -H 2,823,838
CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Camera di Commercio di Bologna.
—Il
Pre sidente informa che si è posto mano allo studio su gli usi commerciali. La principale cura è anzitutto di compilare un questionario che nulla dimentichi di quello che può tornar utile in una simile raccolta: fatto ciò si diramerà tale questionario, e raccolte le risposte, si porrà mano alla compilazione degli usi. Ora se nessuna osservazione accade sui questionari preparati dal segretario e diramati per esame ai con siglieri, oltre quelli già favoriti da parecchi di loro, il sig. Presidente pone ai voti che si approvi la di ramazione di essi. Unanime la Camera consente, ri mettendo alla presidenza d’ introdurre nei questionari stessi quelle modificazioni che fossero conseguenza delle osservazioni che qualcuno dei signori consi glieri fosse ancora per fare.Circa all’ inchiesta doganale è letto il verbale della Commissione Economica nella parte in cui si rife risce la discussione avvenuta e le conclusioni di essa, e cioè che siano mantenuti quali sono i dazii sul vino, sul burro, sui formaggi, sul bestiame, e sugli olii‘d’oliva ; si faccia io voti per la abolizione anche graduale dei dazii d’entrata sul grano e gran turco, e perchè tenuto esente il risone si tassi mi temente il riso lavoralo in tutto o iu parte.
Simili risposte ai quesiti della Commissione d’ in chiesta sono approvate a voti unanimi.
Nel recente Congresso di Torino si fecero voti perchè le Camere maggiormente interessate al com mercio d’ importazione ed esportazione nominassero un Comitato che raccogliesse notizie e facesse studi al fine di ottenere il maggior vantaggio delle indu strie e dei commerci nella approvazione delle tariffe doganali. La presidenza del Congresso, cui era stato deferito l’ incarico di concretare le proposte per re care ad atto il voto, pensò che tutte le Camere po tessero concorrere alla formazione di un Comitato permanente di sette membri che avrebbe sede in Roma e si farebbe rappresentante dei voti delle Ca
mere presso il Governo per altri argomenti oltre l’ indicato : e mentre si sta compilando il regola mento chiede l’adesione della Camera.
Il sig. Presidente osserva che già nella Commis sione sonò nati molti dubbi, in parte sorti nel Con gresso quando si approvò dalla maggioranza il voto che oggi vorrebbe estendersi a maggiore significato, e che a dir vero non pare necessario e forse è a temere non sia utile tale nuovo ente. Se tutte le Camere che oggi comunicano direttamente col Mi nistero dovranno farlo col mezzo del Comitato che né riassumerà i voti, i desiderii di quelle che sono in minoranza non saranno rappresentati al Governo. Inoltre il nuovo istituto porterà necessariamente della spesa. Per queste ragioni, pur assentendo al voto del Congresso, prima di dar un voto sulla proposta concreta ed estesa, pare molto opportuno attendere il regolamento. La Camera approva all’unanimità si riservi il giudizio ed il voto a quando sarà compi lato e comunicato il regolamento.