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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.537, 17 agosto

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

S C IE N Z A EC O N O M IC A , F IN A N Z A , CO M M ERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno II - Yol. XV

Domenica 17 Agosto 1884

N. 537

LE TARIFFE FERROVIARIE

E LA CAMERA D I COMMERCIO D I V ENEZIA

N ell’ ultim o num ero dell’ Economista rendendo conto del rapporto del Com itato Statistico della Ca­ m era di C om m ercio di V enezia prom ettem m o di discutere intorno ad u na questione che gli egregi estensori di quel rapporto hanno sollevata con q u e­ ste parole :

« V enezia — il più im portante porto dell’A dria­ tico — è fatalm ente più distante di G enova dal G ottardo, per il quale deve ora avviarsi, in causa del contrastato valico dei B rennero, il transito del lontano O riente e quasi tutto il com m ercio del nostro regno coll’ E u ro p a centrale.

« Q uesta m aggiore distanza, non esiliam o ad as­ serirlo, non potrà essere fatta scom parire che dalle tariffe ferroviarie. »

Sebbene si aggiunga nel rapporto stesso che gli estensori non « sono spinti a tale proposta da un affetto troppo esagerato per la città, ma dalla con­ vinzione profonda che per il bene d ’ Italia non basti invigorire uno soltanto, ma occorra seriam ente provvedere a tutti e due i grandi porti del M edi- terraneo e dell’ A driatico, » noi ci proponiam o di dim ostrare che l’accettazione della proposta della Cam era di Com m ercio di V enezia tornerebbe di grave danno al nostro paese, costituirebbe anzi un pericolo perm anente p er le sue industrie e p e r il suo com m ercio.

A bbiam o avuto occasione, occupandoci della q u e ­ stione sollevatasi sulla assegnazione della linea M i- lano-C hiasso, di esporre alcune idee fino da allora contrarie a questo concetto; anzi abbiam o espresso il convincim ento che quella agitazione, dalla quale Venezia si era lasciata im padronire a proposito della assegnazione della linea stessa ad u na piuttosto che ad un’altra rete, non potesse trovare giustificazione in altra cosa che in un più alto pensiero, che inciden­ talm ente e tim idam ente alcuni m anifestavano, m entre altri, com e il Sindaco di Venezia, esplicitam ente r i ­ gettavano. E d i nostri lettori ricorderanno che, ap punto servendoci delle dichiarazioni dallo stesso sig. Sindaco scritte in una sua lettera a quello di Ge­ nova, colle quali protestava che nessuna lontana speranza di fare la concorrenza a Genova alim entava la agitazione di V enezia, cercam m o dim ostrare, e cre­ diam o vittoriosam ente, com e m ancasse in tal caso ogni ragione per esigere una piuttosto che u n ’ altra divi­ sione degli accessi al G ottardo, quando le convenzioni contenevano clausole escludenti ogni possibilità di

tariffe diverse secondo le provenienze e le destina­ zioni. *)

E d ecco che o ra , p e r bocca degli egregi rap p re­ sentanti della C am era di C om m ercio di Venezia, viene esplicitam ente m anifestato il desiderio, la n e ­ cessità anzi, di creare p e r il P orto di Venezia un ordine di tariffe che non ha ancora esem pio in Italia e che costituirebbe, è nostra convinzione, un prece­ dente pericolosissim o e fonte probabile di danni g ra­ vissim i. Noi com prendiam o benissim o cbe il com ­ m ercio di V enezia desideri vivam ente di riacquistare quella im portanza che ebbe nel passato, e di accre­ scere la propria entità più sollecitam ente che non m ostri di fare ; com prendiam o che i rappresentanti di quella città cerchino di p rocurare allo svolgim ento delle forze econom iche di quel centro tu tti i v an­ taggi possibili ; e quindi, osservando la questione sotto u n aspetto u n ilaterale, dom andino che i 114 chilom etri di m a ^ d o rd ista n z a dal G ottardo sieno fatti scom parire p er mezzo delle tariffe ; — m a in pari tem po pare a noi che non possano p er questo solo invocare un bene m olto problem atico che ne deriverebbe a tutta la nazione, om ettendo di ten er conto del m ale cer­ tissim o di cui quella speciale tariffa sarebbe fonte, direm m o quasi, inesauribile. — E d esponiam o in proposito una sola considerazione delle m olte che po­ trem m o far valere, m a tale che, a nostro credere, non am m ette replica.

S e infatti osserviam o le nostra v ita politica, spe­ cialm ente nei suoi rapporti colla vita econom ica ci si presenta che G overno e P arlam enlo si affati­ cano diuturnam ente a non am m ettere nè lasciar am ­ m ettere nessuna discussione che sappia di regiona­ lism o ; e, a d ire il vero, fino ad un certo punto, il patriottism o ed il sentim ento unitario prevale con u n peso m olto sensibile im pedendo nelle discussioni ufficiali ogni allusione regionale, e rendendo cosi senza forza e senza effetto quelle che sorgono eventual­ m ente nel m ondo extra-ufficiale. — M a con qual mezzo si raggiunge questo scopo cosi im portante per la vita politica del nostro paese? Colla continua p re o c ­ cupazione di non dare qui quello che non si potesse dare anche là ; di non concedere in u n luogo quello che dovrebbe esser negato in u n a ltro ; in altri te r­ m ini, si è adottato u n provvidissim o sistem a, im ­ posto dalla necessità s to r ic a , p er mezzo del quale il G overno ed il P arlam en to soffocano il regiona­ lism o evitando con cu ra paziente e con m eravi­ gliosa perspicacia tutte le occasioni nelle quali po­ trebbe legittim am ente m anifestarsi. Così dovendo rim anere tale sentim ento latente, è probabile, è certo

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526 L ’ E C O N O M I S T A anzi che, col correre del tem po sparisca, p er quel

processo derivante dal n on-uso che ha azione tanto negli organism i individuali come in quelli sociali.

Ma poste le attuali condizioni si può credere pos­ sibile la approvazione di tariffe speciali da e per il G ot­ tardo a favore di V enezia, le quali sopprim ano i 114 chi­ lom etri di distanza, senza che la città di Torino, che tanto si com m osse e si com m ove per esser stata ta­ gliata fuori dal G ottardo e che dom anda nient’altro che una nuova linea di accesso, la prealpina, non chieda e con ragione un egual trattam e n to ? E da­ vanti Genova stessa com e si troverà il Governo ? G enova dirà che vien spostata la geografia a suo danno ; che essa non può lottare con M arsiglia se non servendosi di tutti i vantaggi che la sua n a tu ­ rale posizione le a c c o rd a , e che dovendo ad un tem po sopportare la concorrenza di Marsiglia e di Venezia non potrà assolutam ente continuare quella lo tta, a vero d ire titanica, che essa ha intrapresa e che con sacrifizi propri degni di nota conduce con tanta fortuna. Nè varrebbe il dire platonicam ente che V enezia non ha in anim o di far concorrenza a G e­ nova e che il suo com m ercio attinge da altre fonti e per altre destinazioni si riporta; poiché se Genova nella dom anda di Venezia non ci entrasse per nulla, non si saprebbe veram ente com prendere perchè chieda la soppressione di 114 chilom etri, precisam ente tanti quanti ne ha Genova di m inor distanza dal Gottardo a paragone di Venezia.

N è, am m esso il principio della tariffa speciale a favore di V enezia, si potrebbe com prendere come mai il G overno potrebbe negare in altri casi consi­ mili li stessi favori ad altri porti per altri centri di produzione; L ivorno, A ncona, Napoli, B rindisi ecc. avanzerebbero dom ande consim ili, e se anche per qualche tem po ragionevolm ente potessero essere r i­ fiutate, verrebbe purtroppo il m om ento nel quale il G overno ed il Parlam ento si troverebbero nella neces­ sità di concedere quei favori di che gode u n ’ altra città. Il d ire : Venezia è il principale porto dell’A dria­ tico -, non può essere ragione sufficiente per adottare u n sistem a che sarebbe addirittura contrario ad ogni razionale principio econom ico. Egli è verissim o che V enezia occupa il posto più im portante sulla costa A driatica, ma le statistiche pur troppo ci mostrano com e essa non occupi dei prim i posti nel m ovim ento della navigazione; ci m ostrano com e V enezia, co llo ­ cata in una posizione eccezionale, non abbia ancora una linea di navigazione dovuta nella sua iniziativa; com e infine non abbia saputo im porsi quei sagrifìzi che le sue tradizioni e le sue incontestabili ricchezze lasciavano sperare, per occupare nella vita economica della nazione quel posto che tutti si auguravano di vedere da essa raggiunto.

Non dim entichiam o nè sconosciam o che V enezia ha trovato in T rieste una rivale forte ed agguerrita ; non dim entichiam o n è sconosciam o che m olte circo­ stanze di vario genere hanno potuto influire a danno di V enezia; ma crediam o anche onesto dovere verso la verità dire anche ch e V enezia poco o nulla ha fatto per lottare contro la avversa fortuna. La pro ­ sperità economica non si acquista se non m ediante la lotta ; e lotta vuol dire sacrifizio, vuol dire una suc­ cessione di sconfitte e di vittorie, vuol d ire un ’alea alla quale si espongono i rap itali. Venezia in qusta lotta aspra, tenace, dalla quale per le sue m em orie e per la sua tradizione poteva riu scire splendida­ m ente vittoriosa, non ha voluto porsi e poco o nulla

17 agosto 1884 ha avventurato dal 1867 in poi per raggiungere la m eta agognata. — P iuttosto si è quasi accasciata davanti la strada faticosa e lunga che le si parava davanti e parve disperasse di sè stessa. N on siam o adunque nel caso di chi possa dire : vedete tutti gli im m ensi sforzi che io ho fatto sono vani, l’opera mia è avversata da troppo potenti forze, ed ho biso­ gno dell’aiuto di tutta la nazione....

Ad ogni modo, qualunque sia la causa che m a n ­ tiene Venezia in una condizione che dalla bocca stessa dei suoi rappresentanti è considerata molto inferiore a quello che dovrebbe essere, nè volendo noi in a l­ cun modo am m ettere che nei cittadini di quella glo­ riosa regina dell’A driatico m anchi la fibra necessaria per ridonare alla patria l’ antico splendore, — non crediam o che possa legittim am ente dom andare un trattam ento affatto speciale che la m etterebbe sotto una specie di tutela, che potrebbe in una forma a f­ fatto artificiale pro cu rarle qualche vantaggio, ma che stabilirebbe un precedente le cui conseguenze non sono valutabili.

Noi desideriam o con tutta l’anim a di v ed er Venezia risorta a vita econom ica nel m inor tem po possibile, ma in nessun caso vorrem m o che ciò avvenisse a prezzo della giustizia, e sia detto francam ente, c a l­ pestando un principio dalla cui incolum ità dipende in gran parte la stessa prosperità del paese. T roppe già sono le ingerenze del Governo, troppa parte la politica prende in tutte le m anifestazioni della vita sociale, troppi errori vediam o ad ogni istante com ­ messi dagli uom ini che sono al governo dello Stato, e da c u f esigiamo u n ’ opera enciclopedica, per dar loro in mano anche questo mezzo potentissim o, quello delle tariffe delle quali potrebbero farsi arm a invin­ cibile per fini diversi da quelli della prosperità g e ­ nerale.

Il portare 1’ esempio di altri Stati che hanno fa ­ voriti dei loro porti elim inando o dim inuendo delle distanze, non è giusto ; poiché se bene si osservano tali favori sono accordati in circostanze den diverse da quelle di cui qui è questione. 0 vi è un solo porto a cui procurare tale vantaggio, ovvero i van­ taggi sono concessi a tutti i porti di un litorale. Ma nei caso nostro ci dicano gli egregi rappresentanti della C am era di Com m ercio di V enezia, se si po ­ trebbe negare a Livorno, Bari, B rindisi, N apoli ciò che si accordasse a Venezia. Se sì; a che mai riu ­ scirebbe il vantaggio accordato ?

Questo è il solo punto da m editare, e ci pare suffi­ ciente per escludere la dom anda.

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17 agosto 1884 L’ E C O N O M I S T A 527 dei differenti paesi venuti a fondersi in un solo

Slato. V arie volte ho dovuto osservare che, fra di noi, l’attività di far valere le risorse che abbiam o e la capacità di raggiungere dei notevoli risultati, limi- tavasi, pressoché com pletam ente, all’Alta Italia. Ora sono tratto davanti ad un genere di industria in cui l’Alta Italia è invece superata. Così è per le arti ceram iche nelle quali è 1’ Italia centrale didatti che porta il vanto. Dovrei anzi dire che lo m antiene. È ben noto invero che quell’ arte delle stoviglie di te rre cotte che nell’antica G recia, fioriva a Sam o e che, nell’antica Italia, splendeva in E tru ria , risorse, all’epoca della rinascenza, nell’ Italia c e n tra le ; cioè nelle Rom agne, M arche ed U m b ria; e segnatam ente a Faenza, d’onde la parola francese faience data alle m aioliche artistiche, a U rbino, a Pesaro, a Gubbio, eec. m entre poi a Firenze si innalzava fino alla scultura col Della Robbia. Non intendo con ciò di asserire che nell’A lta e Bassa Italia, non vi siano dei valenti fabbricanti di porcellane e m aioliche ar­ tistiche, perchè Milano, S a v o n a , com e pure Bas- sano, ed ora, ed in grado superlativo, anche Napoli, si sono presentate alla m ostra. È però sem pre vero che il m aggior num ero degli espositori, ed i più ce­ lebri, sono forniti dall’Italia centrale.

Comincio dall’ enum erare brevem ente quelli del­ l’Alta Italia e prim o fra essi, il R ichard. È di q ue­ sto industriale il vaso colossale che sta sotto la cupola d’ ingresso, rappresentante il trionfo della Musica. È dipinto in azzurro e su questo fondo spic­ cano bene delle leggiadre figurine bianche che lo trasform ano in una vera opera d’ arte. A ltre cose notevoli sono esposte ancora da questa società che è la prim a dell’ Alta Italia. N ella regione V eneta la città di Bassano h a , nella borgata di N ove, delle buonissim e m aioliche artistiche col pregio inol­ tro di essere cedute a prezzo molto m ite, e nelle provincie della L iguria si segnalano i fabbricanti di ceram iche di Savona. A Nove, gli espositori sono V iero ed A ntonibon ; superiore il prim o nel colo­ rito, m igliore il secondo nella m odellatura. Da Sa- voua hanno spedito Musso, Folco, R icci, etc. Musso ha lavorato in ceram iche di decorazioni architetto­ niche, e p er abbellim ento di appartam enti, benché abbia ancora inviati dei vasellam i di tavola. S e ­ gnalo principalm ente il contorno di una porta d ’ ap parlam ento, ed il contorno di una specchiera, am be policrom e e di begli effetti di colori. È certam ente lungi dal fabbricare tutta una cam era di porcellana, come quella che vidi a P ortici in una sala d’an­ golo del sontuoso appartam ento che F rancesco di Borbone aveva finito d’ arred a re p er abitarvi con sua moglie, allorché G aribaldi lo cacciò dal trono. Quello è u n lavoro che costò una som m a ingente e che ora non si farebbe che con dei m ilioni. Un privato non può gareggiare con re Carlo I di N a­ poli che fece eseguire quella splendidezza, che adesso si trova a Capodim onte, dalla fabbrica di p o rc e l­ lane che fondò in quella città. Non è m en vero che m erita lode il Musso per aver iniziata una fab b ri­ cazione adatta ad appartam enti signorili. Q uanto a Folco trovo che le sue m aioliche artistiche hanno bei colori, e sono abbastanza pregievoli ; e così pure quelle di Ricci.

Dell’ Italia centrale occorre dapprim a m enzionare la rinom ata fabbrica di Doccia del G inori. Questa m anifattura è la propaggine da cui sono derivate tutte le altre che ora esistono in Italia. La c e ra ­

mica artistica pareva estinta didatti allorché, u n se­ colo e mezzo addietro, u n G inori l’ im piantò in F i­ renze. La produzione andò sem pre estendendosi e perfezionandosi in guisa da com petere coi prodotti di S èvres. della Sassonia, del M inton, etc. La fab brica G inori non ha esposto m aioliche o porcellane colossali, com e il R ichard, il F arin a, il M inghetti, ed altri. Ma i suoi prodotti sono am m irabili per m odellatura e per colorito ; cosicché essa conserva il prim ato che gli è stato riconosciuto fra le m ani­ fatture congeneri dell’ Italia. È di F irenze anche Cantagalli che progredisce assai lodevolm ente, sia nelle form e, sia nel colorito, nelle fabbricazioni di m aioliche artistiche ; ed ancora è da notare un Cor- ridi, egli pure di F irenze che, al pari del Cantagalli, ha esposte buone m aioliche dipinte pregievolm ente, nonché la fabbrica Segni di S. G iovanni Val d’Arno. V engo ora ai paesi che, nel risorgim ento, crearono la ceram ica, e com e di giustizia, com incio dal F a ­ rina di Faenza. È da questa ditta che è sortito un vaso rappresentante il trionfo di Bacco che supera per dim ensioni quello del R ichard ; quest’ ultim o diffatli è alto m. 2,4 5 , m entre quello del F arina ha 4 m etri d’altezza. Non è tuttavia a m otivo del vo­ lum e che lo pregio altam en te ; altrim enti dovrei, nella ceram ica dare il prim o posto al recipiente dei fratelli A gresti dell’ Im p ru n eta presso F irenze, i quali espongono u n d’ altronde pregievolissim o orcio di argilla sm altata colorito a fondo azzurro, che può contenere 120 0 litri di vino. E gli è che le ceram i­ che del F arin a hanno vero m erito artistico per form e leggiadre, benché altrettanto non possa dirsi per v i­ gorìa di colorito. M inghetti di Bologna ha egli pure una bella esposizione. Il genere delle sue pitture consiste nelle Raffaeline, nelle quali è davvero ec­ cellente. Non contento della ceram ica com une il M inghetti ha voluto slanciarsi nella statuaria, espo­ nendo u n busto colossale di E m m anuele F iliberto. P erchè la ceram ica vuol essa com petere colla sta­ tuaria vera, cioè di m arm o ? E ssa non potrà mai raggiu n g ere la perfezione di cui è questa suscettibile. Come accessorio, la scultura ceram ica è da adottare e produce bellissim i effetti. Isolata, non saprei ap ­ provarla.

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528 L ’ E C O N O M I S T A 17 agosto 1884 quanto dire a Napoli, perchè le città m inori dell’ Ita­

lia m eridionale, tranne poche eccezioni, non hanno in d u strie ceram iche, per non dire che non ne hanno di v eruna specie. Una di queste eccezioni è Cappel­ letti di Chieti, che ha fatta una buonissim a esposi­ zione di m aioliche antiche ; un ’altra è dovuta alla cam era di com m ercio di Lecce che ha inviato q u a l­ che cosa. Il prim o posto fra i N apoletani appartiene a Mollica che ha fatta u na grande non m eno che pregievole m ostra. Mollica ha un talento artistico n o ­ tevolissim o, sia per la form a delle sue ceram iche, sia pei dipinti di cui li adorna. Egli ha provato che i N apoletani hanno tutte le qualità dell’ in d u ­ stria artistica, inclusiva la finitezza del lavoro, com e già si scorgeva dal bel m obile del Pagano che a c ­ cennai in avanti. Gli sta a fianco Cacciapuoti, di Napoli, che espone lavori alla m aniera di Luca D ella Robbia, nonché altri fratelli Cacciapuoti che invia­ rono vasi, fontane e assai gradevoli oggetti.

Le vetrerie vogliono ora u n poco di attenzione. F u detto che i vetri li inventarono i V eneziani e che nell’antichità erano sconosciuti. Bastano gli scavi di Pom pei p e r sm entire q u est’ opinione. V ero è che i Veneziani inventarono gli specchi, e che è da loro che im pararono i Boemi e tutti gli altri. L ’arte v e ­ tra ria non è m ai stata trascurata in V enezia e, in alcune cose, è tuttora superiore a quanto si fa a l - 1’ estero. È così pei mosaici e pei vetri colorati in genere. Le vetrerie V eneziane hanno per pregio inoltre la leggierezza, all’opposto dei pesanti cristal­ lam i della Boemia ; m a non ho veduto, nè di V e­ nezia nè d’altra parte dell’ Italia, un solo vetro di grandi dim ensioni, o trattisi di specchi o di sem ­ plici lastre. Da che ciò dipenda non mi curo d’in — dogarlo. F atto si è che è questo un grave addebito alla nostra abilità in d u stria le , poiché non è soltanto a S. G obain o a M annheim che si fabbricano deile lastre di parecchi m etri q uadrati di superficie, con grossezze da 4 a 1 2 m illim etri, ma ancora in Belgio, Inghilter­ r a , ecc. E p p u re questa fabbricazione è, anche in Italia, d ’uso grandissim o, nè di solo lusso; servendo a tettoie per strad e ferrate, a locali per esposizioni, a negozii, scale, e usi varii. O ra a tutti questi scopi i nostri vetri soffiati non servono affatto, difettando nelle d im e n ­ sioni e soprattutto nella grossezza. Ciò a parte, l’arte vetraria è degnam ente rappresentata, anzitutli dal Sai- viati. I suoi vasi m u rrin i, i suoi lam padarii, i suoi piccoli specchi a cornici bizzarrissim e di vetro , i suoi mosaici sono davvero am m irabili. È pei mosaici soprattutto che il Salviati si è procacciata tale rinom anza che non si lim ita all’Italia: A fianco del Salviati bisogna collocare la Società m usiva di Venezia che ha dei m o­ saici m onum entali. Nè voglio dim enticare quelli da chiesa della com pagnia Veneziana di M urano, nonché i suoi specchi con cornici di vetro , i suoi vasellam i di vetro bianco e a colori, ecc. A ncora mi sovvengo di Testolin di Venezia che fa vedere nella G alleria del lavoro come fabbrica i mosaici di vetro, m entre Boncinelli di Firenze fa altrettanto per quelli form ati di m inutissim e pietruzze che fa collocare su delle su ­ perficie pinne, come ancora su delle curve.

V etri colorati presentano alcuni dell’ Alta Italia , quali A rturo di Novara, Stiglino di Milano, Gazzebin di M urano, Sereno di Torino e Candiani di Venezia che fa vedere, nella galleria del lavoro, i processi della sua m anifattura. N è dim enticherò F erro di V e­ nezia colla sua ricca esposizione, P arravicini di Mi­ lano fabbricante di specchi di piccole e mezzane d i­

m ensioni, Gelsomini di Venezia che ne fabbrica egli p u re ; nè ciò so lo , perchè confeziona perfino delle p erru cch e di v e tr o , e le vende per uso dei coc­ chieri della corte, i quali possono d u n q u e dire che, nelle grandi occasioni, hanno la testa lucida. Dalla Toscana vennero i prodotti della Società v etraria di L ivorno, che ha esposte delle belle cam pane, nonché quelli di certo Schm id! di Val d’E lsa, di Cecchi e di Bucciolini di F irenze, come pure vennero, da altre regioni, gli oggetti dall’associazione dei vetrai d’Al­ tare. N ull’altro aggiungo alla rivista delle m anifatture, di già molto lunga p e r un giornale d ’Econom ia pub­ blica e dunque non esclusivam ente tecnologico.

L a D idattica form a una delle sezioni dell’E sposi­ zione. Troppo estesa sarebbe I’ enum erazione delle cose contenutevi, anche lim itandola alle principali ; e nem m eno sarebbe consentanea all'indole del p re­ sente giornale. Ciò che proviene da istituti p u b ­ blici non dim ostra 1’ attività di cui siam o dotati. È 1’ iniziativa privata quella che deve creare il risorgim ento della nostra produzione m anifatturiera. Negli istituti pubblici si insegna a spese del popolo e con poco profitto degli alunni, perchè l’ interesse personale non è in questione. Se non che, con questo m odo di v e d e r e , escludo in massim a parte la D idattica, perchè non siamo ancora una nazione in­ dividualista e tutto attendiam o dai poteri pubblici. Q ualche cosa tuttavia accennerò di quanto ho o sse r­ vato. Comincio da un m odesto espositore d’una m o­ desta città, cioè del Prof. Cantini di Cento che ha inviato u n album di disegno industriale dim ostrante i varii stadii di q u est’insegnam ento. Ci vorrebbe un C antini ili ogni borgata dell’Italia. Canepero, A lle­ ntano, A rnaudon, di Torino hanno esposte belle col­ lezioni. A ltrettanto dicasi,di F raboni e dell’ Istituto A ldini di Bologna, di Celsi di Rovigo, e del Je su ru m di Venezia, che ha inviati dei saggi dei suoi m er­ letti. R ossi di Schio, è fra gli industriali, quegli che più si occupa d e ll’istruzione industriale ed agricola; inviò difatti la descrizione del gruppo delle sue isti­ tuzioni operaie, e così fece la lega Bolognese per l’istruzione del popolo. Le scuole enologiche ed a g ri­ cole di A vellino, di Pesaro, di F abriano, m andarono saggi dei loro lavori. Q uanto a disegno ornam entale, trovo Cirio e Tam one di Torino, F iam m inghi di V e­ rona, M agnani di F abriano, F e rra ri di Rieti. L ode­ vole è poi l’invio della Società industriale di F irenze che espose m aterie tessili, coloranti, prodotti di c e ­ ram iche , c u o i, ecc. Nè posso tralasciare il m useo m erceologico di T orino, fondato dall’A rnaudon sum ­ menzionato, colle sue istruzioni su ll’utilizzazione dei residui e sulle analisi dei cereali. P er 1’ insegna­ m ento di arti decorative conviene ram m en tare la società di Firenze e quelle di V erona e di Milano. Nè lascierò sotto silenzio la scuola d’incisione sul corallo di T orre del G reco che espose u na m a g n i­ fica tavola di pietra di paragone con rilievi di lava, conchiglie e coralli, m entre da N apoli vennero lavori dell’A lbergo dei poveri, con scu ltu re in m arm o, in bronzo, e lavori di legno intagliato ed intarsiato, ecc. O ra vengo all’Assistenza pubblica.

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17 agosto 1884 L’ E C O N O M I S T A 529 che meglio è tacere. A ccanto alla carità è poi sorto un

rim edio m olto preferibile, e che sta ad essa com e l’i­ giene alla terapia, il quale consiste nel soccorso m utuo, sia poi questo decretato per legge,o sem plicem ente per­ messo. È così che, nella sezione dell'A ssistenza p u b ­ blica, ho rilevato un atlante contenente i dati stati­ stici forniti da non m eno di 5 1 5 società operaie che, a vero dire, appartengono, in m assim a parte, all’Alta Italia ed alla centrale. Anzi parecchie di queste hanno inviato anche delle m onografie sul loro conto. A l­ trettanto hanno fatto l’A ssicurazione generale di V e­ nezia , il Credito fondiario di S . Paolo di Torino nonché quello dell’infanzia abbandonata, il rifo rm a- torio S pagliardi di P arabiago che ha unite delle fo­ tografie che lo addim ostraao, il Credito fondiario del Banco di N ap o li, la Com pagnia Italiana di assicu­ razione sulla vita e contro gl’incendii, nonché banche cooperative e popolari di m olle città.

Ciò costituisce in qualche parte, per quanto os servava, l’igiene del corpo sociale; igiene che assai più efficace diviene quando fornisca l’istruzione e ad un tem po il lavoro al popolo. Ma siccom e la questione sociale non è qui da considerare, term inerò col far cenno di alcune delle opere pie che ho notate pre­ senti all’ Esposizione. O ltre ai m anicom i di Reggio Em ilia, d’Im ola, di T orino, di M acerata, di Novara, di Udine, ecc., ò da notare l’Ospizio m arino di V ia­ reggio, la società contro l’accattonaggio di Firenze, la Congregazione di carità di Venezia, l’O rfanotrofio di Milano, l’Istituto dei rachitici di Milano, l’Albergo delle povere di P alerm o, e m olte altre istituzioni che troppo lungo sarebbe l’enum erare. Non mi fermo del pari a m enzionare I’ esposizione chirurgica e di m a­ teriale ospitaliero diretta ad attenuare le sofferenze degli sventurati. Mi limito ad onorare, pu r nem m eno descrivendola, l’ opera di quei filantropi che vi d e ­ dicano cu re indefesse.

Riassum o l’im pressione lasciatam i dall’Esposizione di Torino con perm etterm i una osservazione che dà term ine a questi miei cenni. Essa è m aggiore dell’an ­ tecedente di Milano per num ero di espositori e di cose esposte. Sostanzialm ente però non ne differisce, tranne l’ e le ttric ità , che assai lievem ente. Se ora avrem o il buon senso di attendere, alm eno per una diecina d’anni, l’E sposizione da farsi a Napoli, è c re ­ dibile che trarrem o utilissim o risultato da questa nuova m ostra. Se invece, cedendo ad un sentim ento di fanciullesca em ulazione, v orrem o, fra tre o quattro a n n i, ripetere l’ Esposizione delle nostre in d u strie , avrem o sprecato dannosam ente tem po e denaro.

LA G8NC8RRENZA AMERICANA

Più di una volta abbiam o toccato di questo argo­ m ento che è all’ordine del giorno, e abbiam o espressa l’opinione che i tim ori che si affacciano per la no ­ stra agricoltura siano esagerati. Ci sem bra opportuno ten er parola di un discorso intorno a questo tema pronunziato a P eru g ia dal Prof. Torello Ticci in oc­ casione della distribuzione dei prem i fatta dal C om i­ zio A grario, sem brandoci notevole racchiudere in cosi brevi pagine tanta copia di fatti e di osserva­ zioni.

L’A utore enum era le cagioni, p er le quali

l’Ame-rica può p ro d u rre a condizioni favorevolissim e. Colà l’uom o e la n atura, cooperando in m odo tanto effi­ cace, ottengono una produzione che si raccom anda

per la lim itatissim a spesa,

p er la tenuità del costo della te rra , p er la fertilità del suolo,

per le basse tariffe dei trasporti.

L’A utore si dom anda se le previsioni sinistre che si sono tratte da questi fatti si avvereranno. P er rispondere al quesito esam ina gli effetti della con­ correnza secondo le varie circostanze in cui si ve­ rifica, e p er determ in are gli effetti della co n co r­ renza am ericana, ricerca quale sia attualm ente il prezzo del grano che viene dall’A m erica nei nostri m ercati, quale influenza abbia esercitato sul prezzo del nostro frum ento, e quale presubilm ente eserci­ terà nell’avvenire.

« Nè om etterem o di ricercare (al com piuto s v i­ luppo dell’argom ento) se i mali della nostra a g ri­ coltura sieno principalm ente im putabili alla concor­ renza ; se, rem ossi quei m ali, sarebbe questa a te­ m ersi. »

P er stabilire il costo del grano am ericano, desum e i dati « da un bellissimo libro di E gisto Rossi col titolo « Gli Stati\Uniti e la concorrenza america­ na » che ha il solo difetto di essere ispirato dalla prevenzione, che la concorrenza dell'A m erica a rre ­ cherà un colpo fatale all’agricoltura europea e in particolar modo all’ italiana. »

Lo spazio non ci perm ette di riferire i calcoli dell’A utore, ma a chi prenda ad esam inarli con a t­ tenzione, appariranno giustificate queste parole :

« A vuti in debita considerazione questi fatti, non esiste notevole differenza fra i prezzi dei decenni anteriori, e quelli attualm ente co rren ti, la qual cosa vale a dim o strrre che la concorrenza am ericana p e r ora alm eno non ha arrecate le grandi rovine che si lam entano da alcuni, i quali dim enticano (ci si p er­ m etta la digressione) un fatto non privo d’ im por­ tanza, che u n ettaro di te rra nelle zone frum entarie d'A m erica dà un solo prodotto, il grano, e la col­ tu ra prom iscua dà diversi prodotti, e il reddito del grano in concorrenza con altre colture non è spesso il principale.

« L ’A m erica fino al presente ha esercitato u n ’azio­ ne m oderatrice, ma indiretta e non diretta, com e r i­ sulta p u re da prospetti della im portazione, che atte­ stano non essere essa la prim a im portatrice di grani in Italia, e la sua im portazione nel 1881 essersi r i­ dotta a 2 2 ,0 0 0 tonnellate e a 1 3 ,9 4 2 nel 18 8 2 , che sono quantità tanto esigue da avvalorare la opinione, che coi prezzi correnti non torna conto agli a m e ri­ cani d’ invadere coi loro frum enti i nostri m ercati.

« Soggiungiam o poi che la m edia dell’e sp o rta ­ zione del grano italiano nel triennio del 1880 al 1882 fu di 1 5 3 ,0 0 0 tonnellate e nel triennio precedente di 1 3 2 ,0 0 0 soltanto, e quindi nell’ Ultimo triennio si ebbe un aum ento annuo in m edia di 2 1 ,0 0 0 ton­ nellate. F atto non trascurabile, perchè le nostre espor­ tazioni, essendo precipuam ente eccitate dalla qualità del prodotto, avrem m o in questo u n a ragione di s u ­ periorità da tenersi in qualche to n to .

Ma qui l’A utore si dom anda : « S e sino al p re ­ sente non abbiam o avuto danni sensibile dalla con­ correnza, ne avrem o nell’avvenire ? » E risp o n d e :

(6)

530 L’ E C O N O M I S T A 17 agosto 1884 « I possedim enti inglesi del Canadá hanno 3,170,392

m iglia di superficie ed una popolazione soltanto di 4 ,3 2 4 ,8 0 0 abitanti.

« O ra, che avverrà della nostra produzione fru­ m e n ta ria , quando la coltura si estenderà a queste te rre fecondate dalla febbrile attività d’una razza che non conosce ostacoli ?

« D iverrà il nostro paese una nuova Irlanda colle sue m iserie, colle su e sofferenze, col suo Esodo doloroso ?

« Io spero di nò. P erchè in mezzo al contrasto delle forze nel quale viviam o, una forza contem pera l’altra e ne im pedisce l’assoluto predom inio. E q u e ­ sto si avvererà anco per la concorrenza am ericana i cui effetti saranno, se non paralizzati, m oderati dalla influenza di fatti contrari.

« Intanto g l’ im m ensi spazi che attendono ancora la presenza dell’uomo, non tutti sono alti alla col­ tu ra. P aludi, catene di m ontagne quasi inaceessibili, la vicinanza ai circoli polari, I’ attitudine di alcune regioni a industrie p iù fruttuose dell’ agricoltura propriam ente detta, riducono al disotto della m età il terreno che potrebbe essere destinato alla coltivazione.

« La deficienza della popolazione rende la esten­ sione delle colture lenta e graduale, e se il pro­ gredire delle coltivazioni nei terreni di nuovo dis­ sodam ento assicura una produzione oltrem odo abbon­ dante, i terreni lasciati indietro si esauriscono o si abbandonano.

« Dice il Rossi che i prodotti più abbondanti es­ sendo quelli dei prim i d ue o tre anni, i coloni della seconda zona, sfruttato il terreno per questo tem po, passano alla prim a per sfruttare altri terreni.

« E la m ancanza d’ u n rapporto adequato fra la popolazione e le necessità della coltura rende ele­ vatissim i i salari, i quali non dim inuiscono in r a ­ gione dell’accrescim ento della popolazione, che a u ­ m enta il consum o senza u n contributo proporzionale di lavoro all’ industria ru rale.

« Le zone granifere am ericane o difettano asso­ lutam ente di popolazione o l’hanno in ragione di 2 a 6 — 6 a 1 8 — 18 a 4 5 abitanti per m iglio quad.

« Ha pure l’A m erica zone popolate da 45 a 90 abitanti e più per m iglio, ma sono quelle nelle quali prevale l’ industria m anifatturiera e com m erciale.

« L’ agricoltura norm ale non si pratica davvero nelle prim e zone, ma in quelle che hanno raggiunto una popolazione da 18 a 45 abitanti ; però in queste l’agricoltore segue i precetti della scienza agronom ica, adotta i trovati della m eccanica agraria, ma intanto il terreno da 4 dollari sale a 2 0 e 25 l’acre e più, ed è in continuo aum ento, e nonostante il grande uso delle m acchine l’opera del contadino è retribuita con 10 lire al giorno e in certe stagioni dell’ anno anco con 12.

« E sebbene nelle zone granifere la popolazione rapidissim araente cresca in particolar modo a causa dell’ im m igrazione (gli Stati del F a r-W e s t ohe ave vano 9 m ilioni d ’ abitanti nel 1860, nel 1880 ne avevano 17) l’ increm ento va a benefizio principal­ m ente della industria m anifatturiera, dedicandosi due terzi circa d’ im m igranti a questa e un terzo soltanto alla industria rurale. E la disuguaglianza di reparto della popolazione a favore delle m anifatture, che hanno preso (come accade sem pre p e r una legge econom ica) uno sviluppo grandissim o in conseguenza dell’ abbondante produzione agraria accresce, come abbiam o superiorm ente avvertito, il num ero dei co n ­

sum atori e non agevola il ribasso dei salari degli operai rurali, e cosi m antiene e m anterrà una causa d ’ inferiorità a nostro profitto nella retribuzione ele­ vata del lavoro, che è uno dei coefficienti del costo. « A questi fatti che lim itano e ritardano l’in c re­ m ento della produzione am ericana si aggiungano le distanze ; essendo il nostro prodotto vicino al consum o e dovendo l’am ericano percorrere circa 10,000 chi­ lom etri per arrivare ai nostri m ercati. E n ep p u re va omessa la influenza che i nostri prezzi esercitano ed eserciteranno su quelli del grano che viene dal di fuori, perchè sebbene ridondi a vantaggio degli am e­ ricani che avranno una rendita m a g g io re , non si v o rrà disconoscere la legge econom ica che il prezzo nel m ercato è regolato dal prodotto che costa più, quando quello di m inor costo è insufficiente a sod­ disfare alla dem anda dei consum atori....

« P erchè le condizioni della nostra agricoltura, a causa della concorrenza, divenissero peggiori nell’av­ venire sarebbe d’uopo, che il grano am ericano su ­ bisse una dim inuzione nel costo di produzione e nella spesa del trasporto.

« O ra, anche am m esso che il grano costi soltanto lire 6 l’ettolitro, nei luoghi ove si produce, sebbene ricorrano molte e serie ragioni per d ubitarne, e non tenendo in conto le maggiori distanze dai centri di consum o, conseguenza della estensione delle colture, quali potranno essere i ribassi nall’avvenire ? Q uando non si voglia am m ettere, che gli am ericani siano d i­ sposti a dare quasi gratuitam ente il loro g ra n o , la dim inuzione del prezzo su sei lire di costo, non può p ro d u rre un ’alterazione sensibile nei prezzi correnti. E n eppure ci sem brano riducibili le spese di tra ­ sporto, perchè è oltrem odo difficile che si possa re ­ stringere la spesa di lire 3,75 p e r il trasporto d’un ettolitro di grano per oltre 7,000 chilom etri e più, c o m ­ preso il prem io d’assicurazione e le spese del trasbordo. « Non disconosciamo che la industria de’ trasporti in A m erica non può essere giudicata alla stregua della nostra. Là, non si hanno ferrovie di Stato, ma m oltissim e ferrovie costruite ed esercitate da Società private, che si fanno una concorrenza vivissim a tra loro, che è causa di una grandissim a economia nella spesa de’trasporti ; esiste inoltre una concorrenza at­ tivissim a tra le strade ferrate e le vie acquee, i laghi e gl’im m ensi fiumi che solcano il suolo am ericano, che provoca ulteriori diminuzioni nei prezzi dei trasporti.

« Ma tutto ha un lim ite, che non si può im p u n e­ m ente eccedere. Le ferrovie am ericane, sebbene co­ struite con una econom ia, che potrebbe essere d’e ­ sempio a noi, costano pure 23 m iliardi di lire e non possono fare a m eno delle spese d’ esercizio ; ed il capitale e le spese d’esercizio debbono avere u n a d e ­ quato com penso.

« La navigazione dei canali e fiumi poi è sog­ getta a delle in term itten ze, che le im pediscono di esercitare un’azione costante sul prezzo dei trasporti. E le tariffe basse sono determ inate m olte volte dal desiderio d’ uccidere le Società rivali, d’ acquistare una preponderanza, di costituire dei m onopoli: e ten­ tativi per crearli non sono m ancati !

(7)

17 agosto 1884 L ’ E C O N O M I S T A 531 « Dal 1876 al 188 2 sono fallite 30 Società eser­

centi 273 linee di una percorrenza di 2 3 ,0 0 0 m iglia, poco meno d’un quarto di quelle che sono in eser­ cizio negli Stati Uniti.

« Ora ì fallimenti di un uum ero così rilevante di Società attesta uno stato anorm ale di cose che non può essere preso a base di un giudizio assoluto, nè autorizzare presagi sulla possibilità di futuri ribassi, non essendo im probabile che ai bassi prezzi di tra sporto abbiano contribuito gli stessi fallim enti e le aggiudicazioni a basso prezzo alle Società concorrenti, delle linee appartenenti alle Società fallite.

« Tenendo conto di questi fatti e degli altri su­ periorm ente enunciati, siamo indotti a conchiudere sulle conseguenze future della concorrenza dell’Ame- rica che :

La deficenza della popolazione;

Lo sviluppo della industria m anifatturiera e la m aggiore attrazione che esercita sulla popolazione lavoratrice ;

L ’alto prezzo dei sa lari;

La straordinarietà e transitorietà delle condizioni prese a base del costo di produzione ;

L a lontananza del prodotto dal consum o; 11 tempo occorrente per la estensione delle colture; In fine la difficoltà che il costo di produzione e di trasporto possano subire ulteriori ribassi, sono fatti di tale im portanza da ingenerare diffidenze tanto verso chi afferm a assolutam ente, quanto v erso chi assolutam ente nega. »

Dopo ciò l’A utore crede che più che dei danni even­ tuali della concorrenza l’ agricoltura debba p reoccu­ parsi dei mali interni che l’affliggono, curati i quali la concorrenza non d iverrà probabilm ente che un m iraggio.

Qui accenna opportunam ente a cause note e a rim edi più volte suggeriti, sebbene invano. Ciò che ci piace di m ettere in rilievo si è che ciò dice in­ torno ai dazi protettori.

« Le parole, e più di queste i fatti esposti per dim ostrarvi la esagerazione dei pericoli della con­ correnza am ericana, sono argom enti contro il dazio protettore; perchè se la cultura granifera può conti­ n u arsi proficuam ente in Italia, anco con la concorrenza dell’A m erica, vuol d ire che non ha bisogno di esser protetta.

« E concordati i fatti, non crediam o che possano dissentire da questa conclusione i seguaci d ’ una scuola econom ica, che nega T idealism o p er un op­ portunism o, che nella scienza ha ucciso la logica, nella politica ha distrutto il carattere e gli altri ideali che soli ispirano i popoli a cose grandi e m agna­ nim e. » G iriam o questo periodo ai protezionisti mo­ derati, che Ton. Iacini ebbe torto di additare come vicini ad intendersi coi liberi scam bisti ragionevoli.

« Ma noi in ogni modo sarem m o contrari alla protezione non per am ore di scuola, non in omag­ gio alla idealità, ma perchè il dazio Io reputerem m o dannoso: e vorrem m o che invece di proteggere la industria nazionale cessasse u na volta la protezione accordata all’ industria stran iera, con i pesi intolle­ rabili che gravano la nostra, cogli im barazzi che u n fiscalismo m olesto oppone al suo sviluppo, che im ­ portano una protezione a rovescio, della quale gli stran ieri hanno tutto il vantaggio.

« Siam o avversi al dazio protettivo, perchè s a ­ rebbe una applicazione del socialismo a profitto degli abbienti, ed a pregiudizio dei non abbienti, perchè

se tenue non rim edierebbe, elevato danneggerebbe tutti. Nè ci sm uove Tobbietto che tutti son produt­ tori e consum atori, perchè non lutti i produttori si posson proteggere e non tutti i consum atori consu­ m ano tutti i p ro d o tti; m entre il dazio colpirebbe un

prodotto indispensabile e di uso generale.

« Non vogliam o il dazio protettore, perchè r e n ­ derebbe im m obile l’agricoltura, arresterebbe il m o­ vim ento che si è iniziato per trasform arla, e p erp e­ tuerebbe alcune colture che mai hanno re m u n e ra to , nè nel passato, quando niuno pensava alla concor­ renza, nè rem unerano nel presente.

« R espingiam o il dazio protettore, perchè l’ Italia difetta spesso di grano e perchè esportando dei pro ­ dotti, deve p ro cu rare di m antenere aperti i m ercati, o alm eno far di tutto, affinchè non siano interam ente c h iu s i, perchè ci sgom enta una g uerra di tariffe che sappiam o dove com incia, non si può prevedere dove finirà.

« Non consentiam o il dazio protettore sovra un prodotto esente in molti S tali europei, quali sono il Belgio, T Inghilterra, T Olanda, la Svezia ed altri ; che paga per l’ introduzione in Italia lire 11,50 la tonnellata, m entre nella F ran cia, m inacciata al pari di noi dalla concorrenza, è soggetto al dazio di L. 6 e in Svizzera di lire 3 , e nella stessa G erm ania, il paese della protezione, paga 10 centesim i il quintale in più di quello che non paghi alle nostre dogane. « Oh I noi viviam o in tem pi veram ente singolari ! I popoli si p reoccupano di p ro d u rre il più che sia possibile ed alle migliori condizioni; cercano d’allar­ gare colla g u e rra i dom ini p er estendere i com m erci, e gli stessi popoli che vogliono ap rire anco colla forza la casa degli altri ai loro prodotti, pretendono di- tener chiusa quasi erm eticam ente la propria.

« P roclam ano tu tti la necessità delle vie in te rn a ­ zionali ; la locom otiva penetra nelle v iscere delle m ontagne per agevolare le relazioni com m erciali degli S tati, per u n ire i popoli in un am plesso fraterno, e intanto risorgono le dogane p er dividerli e torna a prendere il sopravvento nei rapporti internazionali l'egoism o colle sue sequele dolorose, coi suoi de­ plorabili conflitti. E non son queste delle co n trad i-

zioni ? » .

L ’A utore conclude coll’ invitare gli agricoltori ad associarsi p er fare ud ire efficacem ente la loro voce. E quanto a ciò, niuno gli darà torto.

La D irezione G enerale delle G abelle ci ha inviato u na sua pubblicazione contenente la statistica del m ovim anto com m erciale italiano nel 1883.

P rim a di procedere all’ esam e dei resultati otte­ n u ti vogliam o riassu m ere alcune osservazioni p re li­ m inari che si trovano nel lavoro inviatoci, e che riguardano il modo tenuto nella classificazione delle | m erci nella form azione delle tabelle di im portazione, di esportazione e di transito nella determ inazione ! del valore, eee.

L e m erci sono state iscritte nelle tavole r i g u a r ­ danti l’ im portazione, l’esportazione e il transito co lle denom inazioni e secondo l’ ordine della tariffa d o ­ ganale.

(8)

532 L ’ E C O N O M I S T A 17 agosto 1884 N ell’ im portazione il commercio generale com ­

p ren d e tutte le m erci estere che furono introdotte nel R egno senza badare se fossero destinate al con­ sum o o al transito. Il commercio speciale indica le sole m erci estere sdoganate in modo definitivo.

N ell’ esportazione il commercio generale abbraccia le m erci nazionali e nazionalizzate che si spediscono all’ estero, e quelle estere che escono dopo il tra n ­ sito. Il commercio speciale si restringe alle m erci nazionali e nazionalizzate, che si spediscono all’estero. Sono nazionalizzate quelle m erci che sono bensì di origine estera, ma che entrando nello Stato furono sottoposte al trattam ento daziario di im portazione.

La tabella del transito com prende e specifica le m erci le quali attraversarono il Regno o diretta- m ente o dopo essere rim aste per qualche tem po nei depositi. Ogni facciata della tabella presenta due regioni le quali hanno per titolo una Entrata e l’ altra Uscita. N ella prim a cioè nell’ entrata sono isc ritte le m erci stran iere ripartite secondo i paesi di provenienza ed i mezzi di trasposto coi quali esse giunsero nel R egno ; nella seconda cioè nell’ uscita trovansi descritte le m erci straniere distinte secondo i paesi di destinazione, e i mezzi coi quali si fece 1’ esportazione.

Il valore attribuito alle m erci che ebbero parte nel com m ercio del 1883 è quello stabilito dal Mi­ nistero delle finanze con decreto del 31 gennaio.

F inalm ente quanto alle provenienze e destinazioni di cui si è tenuto conto nella com pilazione della statistica troviam o assegnate le seguenti :

Europa. — A ustria, Belgio," F ra n cia , G erm a n ia,

G ran B rettagna, G recia e M a lta , Olanda, Rum enia, S erbia e M onte-negro, R ussia, Spagna, G ibilterra e P ortogallo, Svezia, N orvegia e D anim arca, Svizzera e T urchia E u ro p ea.

Asia. — T urchia Asiatica, Possedim enti inglesi (In d ie ), China e G iappone, altre contrade asiatiche.

Aprica. — Egitto, Tunisi e Tripoli, A lgeria e

altre contrade africane.

America. — Stati Uniti e C anada Confederazione

A rgentina, U ruguay, P arag u a y , P erù e Chili e altre contrade A m erican e. ,

Oceania. — A ustralia.

La statistica com m erciale com e le altre due che abbiam o riassunto, è fatta in confronto di quella dell’ anno precedente.

P rem esse queste indicazioni passerem o ad esam i­ n a re le cifre riassuntive dalle varie categorie com in­ ciando dall’ im portazione relativam ente il commercio generale troviam o che nel 1883 gli spiriti gli oli e le bevande dettero un m aggiore aum ento d’ im p o r­ tazione in confronto dell’ anno precedente avendo dato per resultato L. 7 6 ,5 2 0 ,1 3 7 nell’ anno scorso e L . 4 9 ,039.747 nel 1882. "Vi fu quindi nel 1883 una differenza in più nell’ im portazione p er I’ am ­ m ontare di L. 2 7 ,4 8 0 ,4 1 0 .

A um entarono pure i cereali, le farine, le paste, ecc. essendo stata la loroim portazione di L. 1 2 7 ,0 1 3 ,4 3 0 nel 18 8 3 contro L. 1 1 3 ,3 0 1 ,2 4 3 nel 18S2, e così con u na differ. in più p er l’anno scorso di L. 1 1 ,7 1 4 ,2 0 7 .

E bbero parim ente m aggiore im portazione le pietre, te rre cotte, vasellam i e vetri p e r L . 9 ,3 9 4 ,1 8 0 ; le pelli p er L. 6 ,1 4 2 ,7 1 0 ; gli anim ali, prodotti di a n i­ mali e spoglie di anim ali per L . 6 ,1 2 1 ,6 2 6 ; gli og­ getti diversi per L . 6 ,0 9 3 ,1 3 3 ; il legno e la paglia p er L . 7 ,9 0 1 ,4 2 6 ; la la n a , il crino e peli per L . 6 ,8 9 9 ,9 0 0 ; la seta p er L. 5 ,8 1 7 ,1 2 3 ; i prodotti

chimici e generi m edicinali, per L. 5,178,261 ; i colori e generi per tinta per L. 3,289,861 ; le ca­ nape il lino e la juta per L. 2 ,0 6 3 ,5 3 0 , la carta e i libri per L. 2,016,189.

Ebbero invece dim inuzione i m inerali metalli e loro lavori p er L. 6 9 ,9 0 9 ,2 9 3 ; il carbone per L . 1 1 ,8 4 3 ,8 5 2 e i generi coloniali droghe e tabac­ chi per l’ am m ontare di L. 11,383,621.

Riunendo i resultati com plessivi del commercio gen.

si hanno L. 1 ,4 6 8,517,732 contro L. 1 ,4 6 1,341,920 e quindi un eccedenza di L . 7 ,1 7 5 ,8 1 2 sul 1882.

Ecco adesso il commercio speciale sem pre per l’ im portazione.

Gli spiriti, le bevande e l’ olio ebbero sul 1882 un aum ento di L. 1 9 ,2 2 6 ,0 7 6 ; i prodotti chim ici i m edicinali ecc. di L. 4 ,7 0 6 ,4 6 0 ; la canapa, il lino, e la juta di L. 2 ,1 1 3 ,3 3 5 ; la lana e il crino di L. 6 ,6 7 0 ,8 4 5 ; il legno e la canapa di L. 5,3 0 2 ,9 3 2 ; la carta e i libri di L. 2 ,0 3 1 ,6 6 9 ; le pelli di lire 2 ,8 3 2 ,6 6 0 ; le pietre, le te rre e i vasellam i di lire 8 ,3 1 7 ,3 1 4 ; i cereali, farine ecc. di L . 11,980,081; gli anim ali, spoglie di anim ali e loro prodotti per L. 6,240,587, e gli oggetti diversi per L . 6,078,053. Som m ati tutti questi aum enti si ha una differenza in più per il 1883 per la cifra di L. 7 5 ,541,472.

Dim inuì all’ incontro l’ im portazione dei generi coloniali per L. 5,407,316; dei colori e generi per tinta per L. 5 9 3 ,5 3 9 ; il cotone per L. 8 ,3 0 9 ,1 2 3 ; la seta per L. 3,086,848 e i m inerali m etalli e loro lavori p er L. 1 8 ,957,685. In tutto le dim inuzioni rappresentano la somm a di L . 40,354,311 la quale defalcata dalle L. 7 5 ,541,472 che rappresentano le categorie che ebbero aum ento, resta un aum ento n ell’ im portazione a favore del 1883 p er l’im portare di L. 3 5,186,961.

L ’am m ontare dell’ im portazione commercio speciale

fu nel 1883 di L. 1,380,288,139 contro L .l ,3 4 5 ,1 0 1 ,1 7 8 nel 1882.

Passiam o adesso all’esportazione :

L ’am m ontare dell’esportazione commercio generale

si riassum e per il 1883 in L . 1 ,2 8 8,136,799 contro L . 1,274,773,881 nel 1882.

D im inuirono nel 1885 in confronto dell’anno p re ­ cedente i generi colonali p er L. 1 ,009,325; la seta per L. 7,166,176; il legno e la paglia per L. 434,664; la carta e i libri per L. 1,065,216; i m inerali, m e ­ talli e loro lavori per L . 4 0 ,140,429, e gli anim ali spoglie di anim ali e prodotti per L . 5,9 7 2 ,1 3 6 . T utte queste dim inuzioni form ano u n ’ eccedenza in m eno per l’ im portare di L. 6 1 ,7 1 5 ,3 4 0 . T u tte le altre categorie sono in aum ento. Gli spiriti aum en­ tarono di L. 4 6,584,065; le pietre, te rre e vasellam i di L. 6,581,635, i colori e generi p er tinta di lire 6,83 0 ,0 5 7 ; le canape, il lino, e la ju ta di L ire 5,210 ,3 8 7 ; il cotone di L . 3 ,1 2 0 ,7 1 0 ; la lana, il crino e i peli per L. 5 8 2 ,6 1 5 ; le pelli per Lire 2,272,100, i cereali ecc. p er L. 3,998,133, gli og­ getti diversi per L. 2 1 4 ,7 0 7 . Da tutti questi aum enti che form ano la som m a com plessiva di L. 75 ,0 9 8 ,3 1 9 togliendo le dim inuzioni sopra indicate resta per il 1883 un ’eccedenza in più sul 1882 di L. 1 3 ,282,979.

L’esportazione commercio speciale am m ontò nel 1885 a L. 1 ,1 9 9,927,197 contro L. 1,155,833,039.

(9)

17 agosto 1884 L ’ E C O N O M I S T A 533 5,202,172; il cotone di L. 6 ,6 6 1 ,4 5 9 ; la lana, il 1

crino e j peli di L. 1 0 ,1 6 3 ,1 9 0 ; le pelli di L ire 1,9 6 2 ,0 5 9 ; i m inerali, m etalli e loro lavori per li­ re 1 0 ,7 8 4 ,3 3 8 ; le pietre, te rre , vasellam i eec. per L. 5 ,0 0 4 ,7 6 9 e gli oggetti diversi per L. 199,685. T u tti questi aum enti som m ati insiem e danno la cifra di L . 7 5 ,735,233.

E bbero dim inuzione la seta per L. 1 0 ,0 7 0 ,1 4 7 ; il legno e paglia per L. 6 ,9 4 4 ,1 3 8 ; la carta e libri per 1,040,736; i cereali, farine ecc. per L. 3,732,279 e g li anim ali, prodotti di anim ali ec. p e r L . 3,853,775. T u tte queste dim inuzioni riu n ite am m ontano a lire 3 1 ,6 4 1 ,0 7 5 , che defalcate dalle L. 7 5 ,7 3 5 ,2 3 3 che rappresentano gli aum enti, lasciano a favore del 1883 u n ’eccedenza in più di L. 4 4 ,0 9 4 ,1 5 8 .

I l com m ercio di transito è rappresentato da queste cifre :

L. 118,9 4 0 ,7 7 2 nel 1882

» 8 8 ,2 2 9 ,5 9 3 nel 1883 e quindi una dim inuzione nel 1883 di L . 3 0 ,711,179.

IL PRESTITO D’ ONORE

n e ll a B a n c a P o p o l a r e d i L o d i

Ho già avuto occasione in altra effem eride ') di far conoscere la sapiente organizzazione del prestito sull’onore nella Banca P o p o lare di Lodi e di esporre alcuni lieti resultati che si erano potuti ottenere nei prim ordi della sua attuazione.

La natura di questi resultati era tale da tra rre affidamento che i sintom i di vita rigogliosa e ro ­ busta che si erano sin da bel principio m anifestati nell’esistenza di qu ell’aurea e v eram ente dem ocratica istituzione, non avrebbero tradito le speranze che avean fatto concepire. E così infatti avvenne.

Chi scrive ha tenuto dietro con occhio vigile ed am oroso allo sviluppo della benefica pianta ed è lieto di poter constatare che molti han già gustato e più ancora in avvenire gusteranno de’ suoi frutti sani e ricostituenti a loro grande sollievo e r i ­ storo. Ed a provarlo traduciam o l’ im m agine, un po’ speciosa se vuoisi, in qualche cifra nuda, reale, p e r­ suasiva.

Il prestito sull’onore che u n anno e mezzo dopo la sua fondazione, e cioè alla fine del 1882, contava presso la sede centrale della Banca popolare di Lodi 59 effetti p er la som m a di L . 3 6 4 2 ,4 0 lo troviam o un anno dopo, al 31 dicem bre 1883, aum entato a 1 5 0 effetti per L. 10,6 1 6 ,8 5 , com prese in questa som m a anche L. 513 0 p er 24 m acchine da cucire sovvenute ad operaie con grande loro vantaggio a tenui pagam enti rateali.

Nel 18 8 3 si fecero com plessivam ente 346 opera­ zioni con un giro di L . 2 2 ,8 5 5 ,8 5 e furono presen­ tate 389 dom ande di prestito, delle quali am m esse 346. Il Comitato speciale, che am m inistra con diligenza questo riparto dell’azienda della Banca popolare lo- digiana e che al lavoratore intelligente ed operoso offre un onesto mezzo di m igliorare la sua

condi-') Y. il mio articolo. Il prestito d'onore e la Banca

Popolare Agricola di Lodi ; pubblicato nel fascicolo

del 1° aprile 1883 della Rassegna di Scienze sociali

e politiche.

zione non si dissum ula che, com e vi ha qualche perdita nella gestione del credito ordinario, anche nel prestito garantito della sola onestà del sovvenuto possa alcuno venir m eno alla data parola, m ancare all’ im pegno assunto. Sonvi m alattie, disgrazie im ­ previste , scioperi forzati, che possono scuotere la costanza di propositi necessaria a trionfare delle m ille tentazioni che insidiano la buona volontà di m ante­ nere la data parola ; ma in com penso di questa in ­ significante m inoranza v ’ ha poi quella num erosa falange di laboriosi operai che benedicono alla prov­ vida istituzione, e ne sanno tra rre utile partito.

Infatti m entre nei corso di due anni e mezzo v en­ nero eseguite 4 9 2 sovvenzioni p er un im porto di L. 5 2 ,7 0 4 ,2 5 , cinque soli furono i prestiti dei quali è orm ai disperato il ricupero per un im porto co m ­ plessivo di L. 250. D ue dei cinque sovvenuti furono colpiti da g rav e m alattia e si trovano nell’ im possi­ bilità di fare onore alla loro prom essa, e gli altri tre non trovando da occuparsi, abbandonarono la città di Lodi per correre in traccia di m iglior ventura.

Nella succursale di M elegnano — grossa borgata sul confine fra i circondari di Lodi e di Milano — ove il prestito d’onore fu introdotto nell’anno 1882, com piendo in quel prim o esercizio 8 operazioni per L . 730, nel 1883 raggiunse le 34 operazioni per L. 2398, presentando un portafoglio di 14 effetti per L. 9 4 1 ,2 0 alla fine dell’esercizio.

D u ra n te il 1883 l’istituzione fu estesa anche alla succursale di C asalpusterlengo, capoluogo di u n m a n ­

dam ento di circa 3 0 ,0 0 0 abitanti, e se il breve lasso di tem po finora corso non acconsente trarn e favo­ revoli auspicii, mi lascia però la possibilità di affer­ m are che venne accolta con vivissim a soddisfazione. Il portafoglio del prestito era alla fine del 1883 di 5 0 effetti per L. 3 ,2 0 2 ,5 0 . Il notevole sviluppo che ottenne il prestito d ’onore a C asalpusterlengo lo si deve alla circostanza che la popolazione del C om une conta u n a num erosa classe di fruttivendoli a m b u ­ lanti, di acquirenti d ’ova e pollami e p er questi af­ fari che vivono di velocità , il denaro fa nelle loro m ani u n rapido giro e il prestito torna di evidente utilità.

M a ben più am pio di quel che non sia stato fino ad oggi è lo sviluppo riservato al servizio del p re­ stito d’onore nella Banca Popolare di Lodi.

A llorquando nell’adunanza generale del 24 aprile 1881 i soci della B anca con provvido consiglio d e­ liberavano di am m ettere ai benefici del credito gli operai, i contadini e tutti coloro pei quali la richiesta anche di u n tenue preventivo risparm io, sarebbe parsa quasi u n ’ ironia e si istituiva il prestito sull’ o n o re , venne stanziato u n fondo da portarsi fino a L. 1 0 ,0 0 0 quando si fosse esteso anche alle succursali. Q uesta somm a di L. 1 0,000 venne infatti com pletam ente ero­ gata, essendosi istituito il prestilo nel 1881 a L odi, nell’82 a M elegnano, n e ll’83 a C asalpusterlengo.

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534 L ’ E C O N O M I S T A 17 agosto 1884 ten er p resente com e a Lodi l’istituzione del prestito

d’onore abbia cercato di bilanciarsi fra i due sistem i, l’u no che vorrebbe accreditare soltanto e strettam ente la produzione e l’altro che vorrebbe sovvenire 1 ope­ raio anche nei bisogni straordinari e per sottrarlo alla necessità di rico rrere agli usurai od al Monte di Pietà. T ra queste due c o rre n ti, la prim a forse troppo rigida, l’altra alquanto pericolosa, il Comitato seppe ispirarsi al concetto vero dell’istituzione e te­ nendo a base del suo procedere il proponim ento di aiutare specialm ente 1’ operaio o nell’ acquisto degli strum enti del lavoro o delle m aterie prim e o per ultim are u n ’opera com m essagli o dargli modo di non m olestare i suoi clienti con anticipazioni di denaro, ed investigando con sottile diligenza negli altri casi lo scopo al quale il danaro si vo rreb b e destinare e le ragioni che giustificano la dom anda , potè su ssi­ diare efficacem ente m om entanei bisogni e sollevare passeggere e non m eno gravi strettezze.

T utto ciò era necessario rico rd are per spiegarci m eglio lo sviluppo dell’istituzione, il grande favore col quale venne accolta, tanto da ren d e re presto in­ sufficiente il fondo di L. 10,000 di fronte alle d o ­ m ande che alla C entrale rivolgono le Succursali della Banca per far partecipare al beneficio anche i con­ tadini e gli operai delle loro borgate. E il benem e­ rito Consiglio d’A m m inistrnzione pensando che tutti sono figli della stessa famiglia e tutti hanno diritto di fruire dei com uni v a n ta g g i, facendo tesoro dei suggerim enti che fo n . Luzzatti indirizzava alle Banche popolari, perchè non disdegnassero tornare alle um ili e m odeste origini donde eran sorte, porgendo un fra ­ terno soccorso ai m eschini ed ai derelitti sottoponeva all’adunanza generale dei soci della Banca tenuta il 27 aprilo p. p. la proposta di aum entare il fondo delle L. 10,000, stabilito a favore del prestito, a seconda delle richieste che gli v erranno fatte sino a rag g iu n ­ gere la som m a di L . 25,000. E la proposta fu ap ­ provata aU’unanim ità. Con tale aum ento potrà l’am - m inistrazione accogliere favorevolm ente le dom ande già rivolte dalle succursali di Rivolta e S. Angelo e far ragione anche a quelle che le venissero indiriz­ zate dalle altre due succursali diC hignoloPo eP andino. Colla deliberazione dell’anno 1881 fa stabilito che sui prestiti si esigesse l’ interesse del solo 4 o /0 e che questi interessi andassero in aum ento dell’asse­ gno di L. 10,000 e servissero a coprire le perdite ev entuali, per modo che 1’ am m inistrazione rin u n ­ ciando ai frutti non dovesse mai co rrere pericolo di vedersi falcidiato il capitale ; il che nel caso c o n - ■ creto vuol dire che la perdita di L. 250 im putabile alla m ancata restituzione dei cinque prestiti più sopra m enzionati sarà dedotta dagl’interessi m atu rati fino ad oggi e che ascendono a L . 5,088.15.

P erò se era opportuno perm ettere che anche il prestito d ’onore avesse fra i diversi servizi della Banca la sua riserva speciale costituita dal frutto annuo delle L. 10,000, si ritenne non sarebbe giusto privare la gestione generale dei frutti del deliberato aum ento di somm a, giacché per quanto tutto a p ­ partenga ad u n m edesim o corpo al quale in ultim o si devolvono gli utili e le perdite, tuttavia i profitti del fondo per il prestito d’onore si sottraggono alla ren d ita generale per andare in aum ento dello stesso fondo speciale. Egli è perciò che pur rispettando la prim a deliberazione ed il concetto che la ispirava, nelle altre som m e che mano m ano verranno asse­ gnate a seconda dei bisogni, fu stabilito che la se­

zione del prestito si addebiti dall’ interesse del 4 0 |0 pari a quello che esige dai clienti.

Con questo vistoso aum ento di fondo destinato al servizio del prestito d’onore, la Banca di L odi ha dim ostrato di perseverare in quelle nobili tradizioni auream ente e schiettam ente popolari che form ano la principale sua gloria e che sono sem pre state in s p i­ rate a! proponim ento di aiutare le classi m inute dei lavoratori.

N on chiuderò anzi questo cenno senza ricordare che è stato dato corpo a quel disegno del Consiglio d’A m m inistrazione, a cui alludeva nell’altro mio ar­ ticolo, di istituire prem i speciali p er quegli operai che si distinguessero per una più sollecita e p u n ­ tuale restituzione della somm a ottenuta in prestito.

L e norm e pel conferim ento di tali prem i furono fissate in apposito regolam ento fin dalla prim avera scorsa. Eccone le principali. Sono istituiti quattro prem i consistenti in quattro azioni di seconda cate­ goria da erogarsi a favore degli operai am m essi al prestito d’onore. Vi possono concorrere quegli o p e­ rai che avranno dato prova di m aggiore assiduità e puntualità nel pagam ento delle rate settim anali o m en­ sili che si sono assunti di versare. Come criteri da seguirsi nella designazione dei prem iati il Com itato dovrà aver riguardo alle strettezze econom iche d e l­ l’operaio, allo stato di famiglia, a quella m aggior som m a di sacrifici, di abnegazione che l’operaio deve esercitare per adem piere all'obbligo assunto ed al ’a m inor m isura con cui profitterà della pubblica be­ neficenza.

E quest’anno per la prim a volta ha avuto luogo la com m ovente funzione della distribuzione dei q u at­ tro prem i nella circostanza dell’assem blea generale degli azionisti della Banca. Ai quattro valorosi e pro­ bi figli del lavoro, che dal Comitato vennero ag g iu ­ dicati m eritevoli del prem io, fu consegnata un ’azione di seconda categoria della Banca del valore di L. 56,50.

A. Fiorini

IL

COMMERCIO DI GENOVA

La Cam era di Com m ercio di Genova ha p u b b li­ cato il resoconto com m erciale e industriale della città di G enova d urante il 1883. Togliam o da esso i se­ guenti particolàri, che riguardano specialm ente il mo­ vim ento com m erciale.

Il m ovim ento com plessivo del com m ercio nel 4883, im portazione-esportazione e transito, ascese a valore ad una somma com plessiva di L. 4 8 0 ,4 0 7 ,4 8 8 ed a peso a tonnellate 1 ,5 4 5 ,2 3 3 , che confrontata con quello del 1882 dà una differenza in più sul valore di L. 17,271,264 e sul peso di tonnellate 1 49,826.

Il m ovim ento del com m ercio speciale di im porta­ zione d urante lo scorso anno 1883 rappresenta a valore, una somm a di L. 366,398,201 e quello di esportazione di L. 8 6 ,2 4 9 ,0 9 0 ; a peso l‘iraportazione fu di tonnellate 1,37 7 ,7 8 0 e l’ esportazione di ton­ nellate 113,224.

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