• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.24 (1897) n.1213, 1 agosto

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.24 (1897) n.1213, 1 agosto"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXIV - Voi. XXYIII

Domenica 1° Agosto 1897

N. 1213

LE MONETE DIVISIONARIE E LI UNIONE LITU I

Non ostante le speranze che si sono destate dal recente contegno degli Stati Uniti d’America per ottenere il cosidetto bimetallismo universale, od al­ meno provvedimenti che valgano ad aumentare il valore dell’ argento, non crediamo che nella vecchia Europa la questione abbia fatto un solo passo verso la soluzione desiderata dai silvermen.

A parte quegli Stati che, come l’ Italia, la Spagna e Grecia, si trovano fuori dalla influenza della cir­ colazione metallica internazionale, perchè hanno il cambio al di là del punto d’ oro, e quindi più o meno larvato il corso forzato ; gli altri paesi: o, - come la Inghilterra e la Germania, hanno il tipo oro già en­ trato nelle consuetudini degli scambi e se ne trovano contenti : - o, come la Rumenia, hanno approfittato recentemente di condizioni speciali per adottare ap­ punto il tipo oro; - o si apparecchiano lentamente, ma perseverantemente ad una tale riforma, come l’Au- stria-Ungheria e la Russia ; - o, infine, tanto se mo- nometallisti come l’ Olanda, quanto se bimetallisti come la Francia, il Belgio e la Svizzera si trovano impacciati da un grosso stock d’ argento e quindi possono anche avere aspirazioni diverse.

Non vi è nessuno che non pensi che se la Fran­ cia non avesse più di due miliardi di franchi in monete d’ argento, avrebbe a quest’ ora accettato il tipo monomelallico aureo ; tutto la spingerebbe a tale riforma, specialmente dopo l’esempio dato alla Ger­ mania. Ma la demonetizzazione anche di un solo miliardo e mezzo del suo stock d’argento, richiede oggi una perdita di circa 700 milioni ed è ben na­ turale che una tal cifra trattenga ogni tentativo in questo senso. E d’ altra parte è altrettanto naturale che, senza venir meno alle sue aspirazioni ed ai suoi desideri, la Francia pensi che non sarebbe del tutto da disprezzarsi quel provvedimento internazionale che assicurasse, se mai fosse possibile, all’ argento un rincaro notevole, così che la perdita nominale che oggi il suo stock subisce, potesse sparire. Infine non è da meravigliarsi se i progetti fin qui discussi per arrivare ad ottenere il rincaro dell’argento lascino perplessi molti anche in Francia, per il timore che tale rincaro aumenti la produzione del metallo bianco e quindi renda possibile, quando cessassero gli accordi internazionali, un rinvilio ancora mag­ giore di quello che oggi si nota.

Intanto però è degno di nota che la Banca di Francia non ha aumentato gran che, in quest’ultimo decennio, il suo stock metallico d’argento, mentre ha straordi nanamente aumentata la massa d’oro che possiede.

Le situazioni del 21 luglio 1887 o del 22 luglio 1897 della Banca di Francia davano:

21 luglio 1887 22 luglio 1897 Differenza

Oro (milioni) 1.202 2.015 -J- 813

Argento » 1.180 1.225 4" 45

Così lo stock metallico del grande Istituto francese che dieci anni or sono era composto quasi per metà di oro e metà d’argento, ora ha una proporzione di

tre ottavi circa d’argento e cinque ottavi d’ oro. Non è prevedibile ora quanto una tale modifi­ cazione nelle proporzioni dell’incasso metallico della Banca di Francia possa continuare; ma vi è da cre­ dere che quanto minore riescirà la proporzione dello argento nel complesso della massa metallica, e tanto più facilmente la Francia sarà condotta quando che sia a studiare ed attuare la riforma monetaria adot­ tando il tipo oro.

Una prova di ciò la vediamo nelle accoglienze che la stampa tecnica della vicina repubblica ha fatto alla proposta di convertire una certa quantità di scudi d’argento in monete divisionali al titolo di 835 m il­ lesimi.

L ’ Italia colla convenzione del 15 novembre 1893 ha ottenuto dagli altri Stati della Unione monetaria latina di ritirare le sue monete divisionarie d’argento, e infatti l’ operazione chiusa il 20 novembre 1894 ha dato per risultato che furono rimessi all’ Italia:

dalla Francia. : . . . L. 55,749,000 dall’Algeria e colonie. . » 1,473,000 dalla Svizzera . . . . » 13,019,000 dal Belgio...» 4,941,000 L. 75,182,000 È noto che tali monete, assieme a quelle raccolte in Italia furono chiuse nelle casse del Tesoro, che emise, in compenso ad altrettanta somma di monete divisionarie, 410 milioni di Buoni di Gassa da una e due lire. Ma questo fatto produsse una penuria notevole di medio circolante spicciolo in quegli Stati dove prima circolavano i 75 milioni restituiti alla Italia, e tale penuria si verificò specialmente nella Svizzera, che non ha coniato scudi da 5 lire d’ar­ gento e che dall’Art. 9 della convezione del 1885 era autorizzata a fabbricare 25 milioni di moneta divisionaria.

(2)

482

L’ E C O N O M I S T A

1° agosto 1897

stro svizzero a Parigi, è già slato autorizzato a fir­ mare la relativa convenzione addizionale.

La stampa francese, discutendo su tale proposta, si è mostrata favorevole che sia accordato anche lo aumento di due lire per abitante così che la Francia e colonie potrebbero battere 86 milioni di franchi di tali monete divisionarie, l’ Italia 60 milioni, il Belgio 12, la Svizzera 6. E non mancano coloro che vorrebbero che l’aumento fosse spinto anche a tre franchi per abitante. Ma in pari tempo la stampa francese è concorde in una condizione, quella che la moneta divisionaria sia fabbricata non con argento nuovo, ma con pezzi da cinque franchi.

Se tale proposta fosse accettata come pare possi­ bile, la Banca di Francia diminuirebbe di circa 80 milioni il suo stock metallico; non sarebbe una gran cosa, ma sarebbe un altro passo verso la riforma di cui si parlava in principio di questo articolo.

Per conto dell’Italia crediamo che non vi dovrebbe essere difficoltà ad accettare la proposta della Sviz­ zera ed anche a condizione che sembra voglia im­ porre la Francia. Le Banche di emissione pos­ siedono appunto circa un 60 milioni d’ argento al titolo di 900 millesimi e sarebbero quanto occorre allo scopo.

Ma ci riserviamo di esaminare la questione più largamente.

II conto del Tesoro alla fine dell’esercizio 1896-07

Pubblichiamo più innanzi le cifre riguardanti il conto del Tesoro a tutto il 30 giugno 1897 e quindi per tutto 1’ esercizio 1896-97 ; qui intorno ad esso facciamo alcune brevi considerazioni.

Il totale degli incassi effettuati durante i dodici mesi (e non occorre avvertire che non si tratta di conti chiusi dell’esercizio, ma semplicemente di conti di cassa) importano la somma di 1773.3 milioni, mentre il totale dei pagamenti fu di 1755.0 milioni, quindi non superò negli incassi sui pagamenti di 18.2 milioni.

Il quale supero si ripercuote naturalmente, assieme ad altri fatti nel conto debiti e credili del Tesoro che dava una eccedenza di debiti di 563 milioni al 30 giugno 1896 e si limita a 527 milioni nel 30 giugno di quest’ anno.

Gli incassi del Tesoro per entrata di bilancio, che erano stati previsti in 1597.6 milioni diedero in­ vece 1628.6 milioni con un aumento quindi di poco più di 31 milioni, dei quali però 27 sono dovuti al dazio consumo di Roma e Napoli e sono figurative, perchè ancora non sono state regolate le spese re­ lative a tale entrata. E su questo punto osserviamo cbe sarebbe opportuno di riformare la contabilità in modo che, almeno approssimativamente, tale edulte- raziouo della verità cessasse; basterebbe amputare, in via provvisoria, la spesa sulle basi dell’esercizio precedente, per evitare un fatto che rende non chiari a tutti i risultati sommari di questa parte del conto. A d ogni modo, fatta questa differenza, le rima­ nenti voci del bilancio danno così piccole diffe- ferenze sulle previsioni, come i lettori vedranno dalle cifre esposte nel prospetto, che non è il caso di parlarne in modo speciale. E notevole tuttavia

che i redditi patrimoniali previsti in 92.7 milioni con aumento di 10 milioni sull’ anno precedente abbiano mantenuta la promessa, dovuta, come dice la nota del Ministro del Tesoro, ad aumento del prodotto lordo ferroviario ed a rettifiche di contabilità per la rete sicula ; — la dogana la cui previsione era stata ridotta da 261 a 234 milioni ha reso quasi un milione più del previsto.

Va notato ancora che le entrate del movimento di capitali ascesero a L. 93 milioni circa e ad al­ trettanto quindi giunsero le alienazioni del patrimonio e la creazione di nuovi debiti.

Non è senza interesse notare ancora che nella situazione del Tesoro non figurano debiti verso le Banche in conto anticipazioni statutarie ; il che vuol dire cbe il Tesoro ha potuto rimborsare e non richiedere altrimenti i 30 milioni che al 31 giu ­ gno 1897 aveva in debito verso le Banche stesse. Per contro è aumentato di 7 milioni lo sbilancio del debito infruttifero verso la Amministrazione del de­ bito pubblico, e di 22 milioni circa quello fruttifero verso altre amministrazioni.

Nel complesso però, come si vede, la situazione è alquanto migliorata, giacché il Tesoro ha dimi­ nuito di 18 milioni la eccedenza dei debiti e dei crediti mediante le risorse proprie, e di oltre 18 milioni per le maggiori entrate di bilancio a paragone delle spese.

Ripetiamo in questa occasione il voto che anche i pagamenti, come si fa per gli incassi, vengano sulla situazione mensile divisi secondo le categorie del bilancio affinchè si possa meglio valutare le singole cifre. Intanto noteremo che lutti i Ministeri hanno fatti pagamenti inferiori alle previsioni ; il Ministro dei lavori pubblici per 70 milioni, quello della guerra p e rd i, quello del Tesoro per 2 4 ; nel totale la differenza è di 179 milioni.

UNA PROPOSTA DI RIFORMA TRIBUTARIA

Nella Cronaca delle Camere di Commercio del numero precedente i lettori hanno potuto leggere una notizia che merita qualche commento. Si tratta della proposta presentata alla Camera di Commercio di Mantova da uno dei suoi membri, il sig. Pietro Steiner, per la riforma dei tributi sull’alcool, lo zuc­ chero, il caffè e il petrolio. Non occorre dire che | la riforma si riduce in sostanza a chiedere una no- ! tevole riduzione delle imposte che colpiscono quei ; prodotti, e questa diminuzione dovrebbe essere ap­ plicata senza scapito della finanza, la quale, come ora vedremo, nell’aumento del consumo di quei ge­ neri dovrebbe trovare il compenso per la ridotta aliquota d’imposta.

(3)

1° agosto 1897

L’ E C O N O M I S T A

483

stra a chiunque non voglia negare i fatti che la finanza in Italia ha confiscato i vantaggi derivanti dai progressi tecnici ed economici, alzando i dazi di dogana mano a mano che diminuivano i prezzi nei luoghi di produzione.

Le benemerenze della finanza di fronte alla po­ polazione sono proprio queste : rendere sempre più difficile i consumi migliori, più sani, più necessari e impedire che quei benefici che hanno le altre popolazioni dei paesi civili si possano estendere an­ che all’ Italia. La finanza, operando a questa guisa, ha creduto di fare il proprio interesse, di accrescere notevolmente le proprie entrate, ma in realtà il più spesso ha dovuto dirsi contenta se è riuscita a man­ tenere il provento delle imposte quale era al tempo del maggior consumo e del minor dazio.

Una politica finanziaria consapevole degli errori commessi a questo riguardo e pronta ad andare a ritroso del cammino finora percorso non si è avuta sotto alcun ministro, nè sotto l’on. Sonnino che pure un tempc si dimostrava, alla moda tedesca, sollecito del benessere delle classi popolari, nè sotto I’ on. Luzzalli che ha avuto ed ha così spesso la frase effi­ cace per promettere T età dell’ oro agli operai. E pur troppo non volendo farsi illusioni c’ è poco da sperare che i nostri politici o finanzieri entrino nell’or­ dine di idee che da nn pezzo andiamo propugnando. Proprio in una delle ultime sedute del Senato l’on. Luzzatti al senatore Cam bray-Digny che propugnava una riduzione di certi tributi rispondeva con delle buone parole e con delle promesse di studi che non turberanno certo i sonni dell’ on. Branca, ministro delle finanze, perchè non vi è nessuna traccia di pericolo che, per ora, si voglia e si sappia fare qual­ che riforma di tal genere.

A noi ad ogni modo, ha fatto molto piacere il vedere che un egregio commerciante, fondandosi sui dati più sicuri che si posseggono, ha creduto di po­ ter formulare la proposta di* ridurre in misura de­ terminata i dazi sul caffè, lo zucchero, il petrolio e l’alcool.

« Nessuno può disconoscere, così si legge nella re­ lazione Berui sulla proposta del sig. Steiner, la giustizia e la esattezza teorica dei seguenti due po­ stulati della scienza economica e finanziaria : che i prodotti di consumo più generale e necessario do­ vrebbero essere esonerati dal dazio o colpiti in pro­ porzione minima; che i dazi fiscali aventi lo scopo di procacciare un lucro all’erario devono essere fis­ sati in modo da permettere che la maggior quan­ tità di prodotto colpito da dazio passi i confini. Ora, il sistema tributario vigente in Italia non soddisfa ad alcnna delle condizioni espresse nei suddetti po­ stulati. » Le imposte sui generi di consumo in esame vennero infatti dal 1871 ad oggi elevate in tale guisa da superare notevolmente il costo dei prodotti colpiti. Invero, il caffè che costa in media tra 160 e 180 lire ne paga 150 lire di dazio, lo zucchero che costa 40 lire ne paga 99, l’alcool con un costo di 43 lire circa paga 180 di tassa di fabbricazione, il petrolio che costa 17 lire circa è gravato di 48 lire di dazio. E questi dazi sono tra i più alti di quelli che si applicano presentemente nei vari paesi. Ma poiché non sono sempre stati a quell’ altezza è possibile ve­ dere qual’effelto ha prodotto ciascuna variazione — e furono tutte in più — recata ai dazi doganali. I nostri lettori lo sanno da un pezzo ormai; il con­ sumo medio per abitante di quei generi nell’ultimo

decennio è andato diminuendo, sebbene fosse già bassissimo e inferiore a quello di pressoché tutti gli altri paesi, come dimostrano i prospetti riuniti dal sig. Steiner a illustrazione della sua proposta1).

In venticinque anni di vita nazionale, dice la re­ lazione, abbenehè la popolazione sia aumentata di circa un sesto, il consumo del caffè e dello zucchero in special modo, è grandemente diminuito, epperciò resta provata la verità del fatto che col crescere del dazio diminuisce il consumo. La persistente dimi­ nuzione del consumo porta danno notevole sia al pubblico in genere, come pure allo Stato ed al ceto commerciale in particolare; al pubblico perchè è suo malgrado costretto per economia di limitare la sod­ disfazione dei propri bisogni ed a servirsi di sur­ rogati e succedanei di minore efficacia nelle funzioni dell’ organismo, che da tale limitazione o surroga­ zione può anche risentire danni e inconvenienti ; allo Stato, perchè mentre dissecca le fonti del proprio lucro ed inaridisce di conseguenza quelle della pub­ blica prosperità è costretto a impiegare una forte percentuale degli introiti in spese per mantenere il corpo delle guardie doganali (circa 16 milioni al- l’auno) allo scopo non completamente raggiunto di reprimere il contrabbando. Diminuendosi l’incentivo al contrabbando lo Stato potrebbe risparmiare nelle spese relative.

Infine la diminuzione dei consumi è danno­ sissima al ceto commerciale che trovandosi nella necessità "di ripartire le proprie ingenti spese gene­ rali di esercizio sopra una minor quantità di generi consumati dovrebbe elevare la rispettiva quota in­ dividuale di riparto, ed invece per conservarsi la clientela è costretto a sottrarre la maggior quota di dispendio dai propri guadagni già limitati al minimo per la forte concorrenza. Si interpellino tutti i ne­ gozianti del Regno e saranno tutti concordi nell’af- fermare che ora in confronto a venti anni fa, mentre sono numericamente cresciuti i consumatori di caffè, zucchero, spiriti, e petrolio sono assai diminuite le quantità di consumo ed al contrario il capitalo di ogni azienda si è dovuto almeno raddoppiare per far fronte agli anticipi di tasse doganali sui generi anzidetti. Infatti mentre venti anni fa (al 1° gen­ naio 1877) un negoziante che avesse avuto in ma­ gazzino un ettolitro di alcool, un quintale di caffè, di zucchero e di petrolio avrebbe sborsato comples­ sivamente in anticipazione pei dazi doganali la somma di L. 158.85, nel 1897 avrà sborsalo per gli stessi quantitativi la somma di L. 491 in oro.

Nò si creda che questo sborso lo facciano i grossi importatori, cui sarebbe meno difficile procurarsi ingenti capitali, poiché essi o vendono in transito

oppure se trattano merco daziata impongono il pa­ gamento a cinque a dieci o al massimo a quindici

') Dall’Annuario Statistico Italiano pel 1897, testé pubblicato, togliamo questi dati sulla inedia a n ­ nuale per abitante dei tre consumi dei quali si occupa la proposta surriferita :

ALCOOL ZUCCHERO C A PPE

Periodi L itri Periodi Chilog. P eriodi Chilog.

(4)

484

L’ E C O N O M I S T A

1° agosto 1897

giorni — ciò che obbliga il commerciante dell’ in­ terno a perdere rilevanti interessi e gli crea una posiziope ben differente dei suoi colleghi del resto del mondo, vigendo ovunque il sistema dei tre mesi di respiro.

Questa anormale condizione di cose deve adunque mutarsi ed è possibile farlo con vantaggio del con­ sumatore e del commerciante e senza danno del­ l’erario.

Stabilita sulla base reale delle medie pel quadren- nio 1883-86 (epoca in cui il consumo ebbe il mag­ giore sviluppo) la media dei consumi per abitante in Italia in chilog. 3,4 per lo zucchero, chilog. 0,567 pel caffè, chilog. 2,6 pel petrolio e di litri 1,025 per l’alcool ne viene che sulla base della popola­ zione attuale del Regno, ritenuta di 31 milioni e 400 mila abitanti, il consumo potenziale nell’ipotesi più limitata non dovrebbe essere minore di quin­ tali 175,000 di caffè, 976,000 di zucchero, 816,000 di petrolio ed ettolitri 322,000 di spirito.

E gli attuali introiti dello Stato, che sono di circa 18 milioni di lire pel caffè, 65 milioni per lo zuc­ chero, 32 milioni pel petrolio e 28 milioni per gli spiriti potranno ricavarsi anche riducendo il dazio da L. 150 a L. 103 pel caffè, da L. 99 a 66 per lo zucchero, da L. 48 a 39 sul petrolio e riducendo da L. 180 a L. 87 la tassa di fabbricazione per gli spiriti portandola tutt’al più in riguardo alla pubblica igiene a 100 lire come era nel 1883.

Se si considera il minor costo attuale di tutti questi articoli in confronto del quadriennio 1883-86 è facile arguire che i consumi saranno di molto superiori a quelli supposti.

Non discuteremo le cifre messe innanzi in questa proposta, perchè non crediamo che la questione si debba aggjrare intorno a una lira in più o in meno dei dazi. È indubitato che la diminuzione dei dazi accrescerebbe il consumo, ma i finanzieri di governo credono che non si avrebbe col maggior consumo un guadagno sufficiente a pareggiare la perdita. Ma quando si riflette che vi sono paesi i quali consu­ mano cinque o sei volte per abitante la quantità che consumiamo noi di zucchero, caffè, ecc. si com­ prende che un aumento di consumo oltre quello dato dalla media del periodo 1883-86 è più che probabile dopo un certo tempo, se il fisco riduce gli attuali dazi. Si faccia la prova anche per un solo prodotto, ma in misura adeguata, e se ne trarrà la convinzione, non dubitiamo, che la finanza tutto cal­ colato non ci perde. La proposta Steiner ad ogni modo, semplicissima in sè stessa e fondata su dati non ipotetici, ma reali, non dovrebbe incontrare serie opposizioni e non le incontrerebbe certo se il sano spirito riformatore ispirasse i nostri legislatori.

IL PROBLEMA DELL’ IMMIGRAZIONE

AGLI STATI UNITI D’ AMERICA

Non è possibile che uno Stato riesca ad esercitare una tutela efficace sulla propria emigrazione, se non conosce da un lato le condizioni, nelle quali vengono a trovarsi gli emigranti durante il viaggio e nei paesi dove si recano e, dall’ altro, se non segue attenta­ mente, oltre la legislazione, il modo di pensare, le

tendenze, i pregiudizi anche, propri dei paesi nei quali accorrono gli emigranti.

Quest’ultimo punto è forse quello a cui meno si presta attenzione. I consoli e gli altri agenti conso­ lari informano il governo, che a sua volta ne dà, in modo più o meno efficace, notizia al pubblico, della facilità o della difficoltà di trovar impiego nei vari distretti consolari, delle leggi che vengono promul­ gate riguardo alla immigrazione; ma di rado se­ gnalano le correnti che si manifestano nell’opinione pubblica, le agitazioni che si vanno preparando o svolgendo per ottenere qualche riforma delle leggi sugl’ immigranti, il modo di pensare degli uomini più influenti sulla questione. Eppure tutto ciò è in­ dispensabile, quando si voglia da parte del Governo esercitare un’ azione continua, benefica, diretta e in­ diretta, a vantaggio dei nazionali che emigrano. E non è una esagerazione il dire che se a questo r i­ guardo maggiori fossero state le informazioni di tal genere fornite o raccolte dal Governo qualcuno dei molti mali che presenta la nostra emigrazione avrebbe potuto essere eliminato. Ma è tutto l’organismo; della tutela a beneficio degli emigranti che da noi manca o è così rachitico che quasi è come non esistesse. E di ciò in altro momento ci occuperemo. Ora è del modo con cui si considera il problema dell’im ­ migrazione agli Stati Uniti che crediamo utile tener parola, il che ci è facilitato da un articolo del dr. J. H. Senner apparso nell’ ultimo fascicolo degli Annali dell’ Accademia americana di scienza politica e sociale, e da uno studio del prof. Richmond Mayo- Smith, pubblicato nel volume L X X V I degli « Schriften des Veroins fiir Socialpolilik. »

Com’ è considerata presentemente l’immigrazione agli Stati U niti? Per rispondere a questa domanda conviene premettere alcune cose. Gli Stati Uniti che mediante l’ immigrazione hanno potuto colonizzare tanta parte del loro vasto territorio hanno però, tal­ volta, specie negli ultimi tre lustri, sperimentato a proprie spese che la completa libertà in fatto di im ­ migrazione procura loro vari inconvenienti. Con gli emigranti validi al lavoro accorrevano nel loro immenso campo di attività quelli invalidi, con gli onesti i delinquenti, coi sani quelli malati, con co­ loro che hanno una qualche istruzione, gli analfa­ beti e via dicendo. L ’opinione pubblica venne così a distinguere, tra gli immigranti, quelli desirable da quelli undesirable, e la immigrazione non desidera­ bile fu ostacolata dapprima nei riguardi dei C hi- nesi (legge 1882) e poscia rispetto ai paesi d’Europa.

La immigrazione chinese aveva importanza so ­ pratutto per gli Stati bagnati dall’Oceano pacifico, e per quella non si cercarono palliativi, ma andando per le spiccio si cominciò a vietarla per dieci anni e successivamente nel 1892 fu stabilito che tutte le prescrizioni limitative e regolamentari allora vigenti resterebbero valide per altri dieci anni. Rispetto alla immigrazione degli altri paesi, per raggiungere lo scopo di tener lontani i miserabili, i delinquenti e altri simili soggetti, con le leggi del 1882, 1885, 1891 e 1893 furono posti vincoli e condizioni non trascurabili, per effetto dei quali un certo numero di emigranti venne respinto, come ad esempio nel 1883 furono respinte dal porto di Nuova Y o rk 294 per­ sone; nel 1884, 2 6 3 ; nel 1885, 3 2 2 ; neh 1886, 997 ; nel 1887, 4 4 3 ; nel 1888, 502 ecc.

(5)

1° agosto 1897

L’ E C O N O M I S T A

485

barco ; il capitano del bastimento e il medico di bordo devono rilasciare un attestato che indichi per ciascuno emigrante, nome e cognome, età, sesso, stato civile, professione, istruzione, nazionalità, l’ultimo domicilio, il porto d’arrivo negli Stati Uniti, il luogo di destinazione definitiva se non è lo stesso porto di sbarco, se l’emigrante è in possesso di un biglietto di viaggio fino a quale destinazione, se egli ha pa­ gato il viaggio o se da altri, da una unione da una associazione, da un’ autorità locale o di Stato, se l’ emigrante è in possesso di danaro, se porta con sè più di 30 dollari, e se meno, quanto, se egli vuol unirsi a qualche parente e in tal caso come questi è suo parente e il suo nome e il domicilio, se l’ immigrante fu già agli Stati Uniti e dove, se fu mai in carcere, in un ospizio dei poveri o soccorso dalla carità pubblica ; se si è reso colpe­ vole di poligamia ; se per l’esecuzione di lavoro negli Stati Uniti si è obbligato con contratto espresso o tacito, lo stato di salute fisica e mentale dell’ emi­ grante, se egli è storto o storpio e per quale causa. Si è voluto così che la responsabilità finanziaria in caso di rifiuto ad ammettere gli emigranti fosse delle Compagnie di navigazione, le quali infatti de­ vono in tal caso sostenere la spesa del rimpatrio. Le Compagnie di navigazione sono costrette a fare un primo esame degli emigranti, i quali al loro ar­ rivo sono poi visitati dagli ispettori dell’emigrazione. Questi sottopongono a un esame speciale ogni emi­ grante che non par loro sia ammissibile in modo indubbio e tali indagini speciali sono compiute da non meno di quattro funzionari, che agiscono come giudice e giurì. Nessun emigrante può essere am­ messo se non ba la decisione favorevole di almeno tre degli Ispettori che funzionano in tale qualità. Dipende dal carattere degli emigranti che la pro­ porzione dei passeggieri di un bastimento in arrivo trattenuti per queste indagini, sia maggiore o minore. Il Senner che per quattro anni di esperienza fatta a Ellis Island è una autorità competente nella que­ stione, riferisce che per certi bastimenti inglesi te­ deschi e scandinavi, solo il 3 per cento e anche meno dei passeggieri non presentava quella certezza riguardo all’ ammissibilità che esclude dall’ esame speciale, mentre non infrequentemente per le navi provenienti da porti italiani il 30 per cento e più dei passeggeri dovette essere sottoposto a visita speciale e il 20 per cento venne escluso dallo sbarco.

Gli undesirable immigrants vengono così respinti ed è una vera cernita che gli Stati Uniti vogliono compiere. Tuttavia, è bene notare che anche dopo la legge del 1893 le esclusioni furono tra il 3 e il 10 per cento del numero totale degli immigranti; nel­ l’anno fiscale 1891-92 sul totale di 443,987 arrivati a Nuova York, soltanto 1727 e nel 1892-93 sopra 343.422 soltanto 817 vennero respinti. Dopo si nota un sensibile aumento, perchè nel 1893-94 sopra il totale di 219,046 ne vennero respinti 2022, nel 1894-93 sopra 190,928 arrivati, 2077 non furono ammessi e nel 1893-96, 2312 sopra 263,709. Queste cifre, si noti, riguardano soltanto I’ ufficio di Ellis Island, ossia gli arrivi a Nuova York, che del resto sono di gran lunga i più importanti.

Varie sono le ragioni che hanno indotto gli Stati Uniti a mutare radicalmente la loro condotta riguardo all’ immigrazione. Ancora nel 1864 il Congresso ap­ provava una legge per incoraggiare l’ immigrazione, ancora nel 1872 erano fatti tentativi per fare ap­

provare dallo stesso Congresso nuove leggi agevo­ lanti la immigrazione; ma nel 1882 le tendenze governative, palesi e occulte, l’indirizzo della politica, l’opinione pubblica cominciano ad essere meno fa­ vorevoli agli immigranti. E questo dipendeva da varie

cause, alcune economiche e altre sociali. In alcuni scrittori erano considerazioni puramente obbiettive intorno ai pericoli che una immigrazione scadente per qualità morali, fisiche, intellettuali poteva creare al paese nei riguardi sociali e politici; in altri era il fatto che l’elemento straniero o naturalizzato ma ancora di recente, andava prendendo in certe loca­ lità la preponderanza numerica, in altri ancora era il timore che il tenore di vita più basso degli im ­ migranti, rendendoli soddisfatti anche con mercedi inferiori a quelle pagate agli operai americani, dan­ neggiasse questi obbligandoli ad adattarsi a uno

standard of life meno elevato e già da essi supe­ rato da un pezzo. Si aggiunga che una parte degli immigranti, quelli che ora si vogliono escludere, finiva, poco dopo l’arrivo, per divenire un carico pubblico; gli ospizi pei poveri, i manicomi, gli ospe­ dali erano affollati, dicevasi, di immigranti arrivati di fresco, mentre coloro che già avevano subito con­ danne si ingegnavano a continuare le loro gesta.

Tutto ciò ha avuto per risultato i provvedimenti legislativi che abbiamo sopra ricordato, i quali non mirano realmente a impedire l’ immigrazione, ma a fare in modo che essa non comprenda elementi che possiamo dire socialmente malsani. Questo può non tornare gradito, nè comodo all’ Europa, ma non si può negare che gli Stati Uniti sono nel loro diritto ricusando di accettare immigranti che presto o tardi diventano un onere o un pericolo. Il sentimento col quale gli americani degli Stati Uniti considerano la immigrazione non è dunque a priori d’avversione ; ma piuttosto, per certe nazionalità, di diffidenza. E sventuratamente la nostra è nel numero di quelle nazionalità; non perchè l’ immigrante italiano in ge­ nerale sia sprezzato ; al contrario è anzi per certi lavori ricercato o preferito, ma perchè la nostra em i­ grazione e quella di qualche altro paese è commista di elementi che, per una ragione o per l’altra, non possono essere desiderati, anzi vanno rigidamente re­ spinti. Ma non vogliamo ora trattare in special modo della immigrazione italiana negli Stati Uniti, bensì della questione generale che riguarda quel paese. E la questione presenta un grande interesse, per questo che se fosse ritenuta insudiciente la legge del 1893 e nuove restrizioni fossero ideate,potrebbe derivarne una forte deviazione nella corrente emigratoria europea che oggidì si dirige verso gli Stati Uniti. Ma non pare probabile che il regime attuale sia modificato e a questo riguardo l’opinione del dr. Senner Commissario per l’immigrazione è indubbiamente di gran pregia.

(6)

486

L’ E C O N O M I S T A

I o agosto 1897

fossero adottati i certificati consolari, che venisse applicata agli immigranti una forte tassa di capita­ zione e altri ancora che fosse richiesta la prova di una certa istruzione. Per questa ultima proposta, purché sia tenuta entro confini moderati, il dr. Sen- ner si dichiara anzi favorevole, e questo veramente potrebbe essere un mezzo poco plausibile e sincero di escludere gli emigranti di certe nazionalità. Ad ogni modo, per ora, gli Stati Uniti non sembrano disposti a rendere più severa la legge vigente. Se gli Stati orientali non desiderano più, come in passato, che la corrente immigratoria si diriga verso di loro, gli Stati occidentali e meridionali della grande Confedera­ zione hanno bisogno di immigranti e maggiori restri­ zioni delle attuali non vi incontrebbero appoggio. Data questa condizione di cose, il problema della immi­ grazione agli Stati Uniti è anche un problema di distribuzione degli immigranti nelle varie parti del paese e a facilitare cotesta distribuzione dovrebbe ora essere diretta l’azione del Governo federale, Se esso operasse con tale mira, la questione sarebbe in gran parte risoluta.

Rivista Bibliografica

Saverio Merlino. — Pro e contro il socialismo. Espo­ sizione critica dei principi e dei sistemi socialisti. Milano, fratelli Treves, 1897, pag. 387 (L. 3,50).

L ’Autore ci è già noto quale scrittore di cose economiche, specialmente per un suo libro sui mo­ nopoli industriali: Monopolismo o Socialismo? (N a­ poli 1885), nel quale ha raccolto, prima di molti altri, fatti e induzioni intorno all’ estendersi della coalizione nella economia contemporanea. Ma il Mer­ lino era anche noto quale fervente seguace della dot­ trina anarchica e invece in quésto suo libro ci appare piuttosto un socialista a base di sentimentalismo e di quelle idee astratte di giustizia e di uguaglianza che sono spesso derise dai marxisti. Comunque sia riguardo alla evoluzione che si è compiuta nelle idee sociali del Merlino, questo libro è una prova della sua coltura e del suo ingegno, certo non comuni. Y i sono infatti discussioni, critiche e considerazioni a proposito del so eialismo e delle sue scuole, che non si possono dire prive di valore e che indubbiamente riesciranno piut­ tosto ostiche ai seguaci ciechi del marxismo. Il Merlino 10 prevede, perchè dice che i suoi appunti sul so­ cialismo « forse riesciranno a Dio spiacenti e ai ne­ mici sui » e indubbiamente ciò che egli scrive sulla teoria del plusvalore, sulla concezione materialistica della storia, sulla organizzazione economica del so­ cialismo, ecc., non gli concilierà il favore degli aderenti al così detto socialismo scientifico. D ’altra parte, le critiche che l’Autore muove all’attuale or­ dinamento sociale, critiche troppo spesso eccessive e unilaterali, non possono trovare favore presso gli avversari del socialismo. Noi che abbiamo letto questo libro, spesso con vero interessamento, ne consigliamo la lettura, perchè è utile conoscere come uno scrit­ tore d’ingegno, indipendente, che si sforza di vedere 11 pro e il contro in fatto di socialismo, ha tentato di dare una base più razionale alla riforma econo­ mica e sociale, respingendo certe assurde pretese di talune scuole socialiste, ma cedendo anche alle illu­ sioni comuni ai socialisti e agli anarchici.

Il libro presenta due difetti: quello che non sempre l’Autore è coerente a se stesso e l’altro delle fre­ quenti ripetizioni. Ad esempio, dice il Merlino (pag. 2) « il socialismo è un complesso di idee più o meno precise e concordanti che si vengono però sempre meglio determinando e amalgamando»; e viceversa (a pag. 512) « l’ idea del socialismo è complessa e diventa sempre più difficile a definire con precisione » e gli esempi si potrebbero moltiplicare. Ad ogni modo questo libro è una delle più curiose produ­ zioni della letteratura socialisti di questi ultimi tempi, e merita di esser letto e discusso.

F. J. Goednjw. — Municipal Problems. New York, Macmillan, 1897, pag. xm-321 (doli. 1,50). Federico Cammeo. — 1 monopoli comunali. Bologna,

1896, pag. 175.

Idem. — L ’illuminazione a gas e a luce elettrica. Studio economieo-ghmdico. Milano, 1897, pag. 95.

Gli studi intorno all’ amministrazione dei corpi locali, sia nei riguardi giuridici, che in quelli eco- nomico-sociali, vanno prendendo da qualche tempo un notevole svolgimento. Le funzioni ognora cre­ scenti di numero e d’importanza che i Comuni spe­ cialmente vanno assumendo, le questioni giuridiche che la materia dei monopoli e delle concessioni in fatto di servigi resi ai comunisti fa sorgere quasi ogni giorno, la necessità di regolare l’ uso cumulativo delle strade, del suolo e del sottosuolo, le questioni politico-amministrative intorno al migliore ordina­ mento da dare alle amministrazioni locali, al sinda­ cato su di esse da parte delle autorità superiori e via dicendo, tutto ciò offre campo a trattazioni sulla cui importanza, ai nostri giorni, sarebbe superfluo in ­ sistere. Piuttosto, è pregio dell'opera di segnalare agli studiosi di questi argomenti le pubblicazioni che si vanno facendo, e se volessimo qui richiamare l’attenzione soltanto su quelle numerosissime che vedono la luce agli Stati Uniti dovrenimo dedicare all’uopo uno spazio molto superiore a quello di cui possiamo disporre.

(7)

I o agosto 1897

L’ E C O N O M I S T A

487

L ’Autore ha specialmente in vista le condizioni del suo paese, i bisogni e le lacune che si avver­ tono nell’ ordinamento amministrativo delle città americane, ma le sue considerazioni, i confronti che istituisce e le proposte che formula possono interes­ sare chiunque si occupi del difficile problema della amministrazione locale.

— L ’avv. Cammeo nella monografia sui monopoli commerciali ha fatto una trattazione veramente ac­ curata e completa, dell’importantissimo tema finora piuttosto trascurato dai nostri trattatisti di diritto am­ ministrativo e, per converso, di grande attualità dopo certe decisioni dei tribunali in materia di conces­ sioni attinenti a servizi comunali. « Nel corso di pochi anni - osserva I’ egregio Autore - in Italia, in Francia e nel Belgio i tribunali ordinari e le giurisdizioni amministrative, furono chiamale a decidere moltis­ sime controversie relative ai grandi servizi comunali dell’ illuminazione, delle acque e dei trasporti. S i trattava in ogni caso di determinare fino a che punto fosse legalmente ammissibile la concorrenza in queste industrie. Gli impianti esistenti di gazometri, di acque­ dotti, di omnibus, di tramvie godevano e godono an­ cora, per una clausola comune alle concessioni re­ lative nei tre paesi, di un privilegio esclusivo di condurre il gas, l’ acqua, di trasportare passeggieri con vari veicoli, si discuteva quindi se il privilegio fosse compatibile con i principi generali di libertà individuale e commerciale che informano le legisla­ zioni odierne, e sull’estensione che ad esso si do­ vesse dare, specialmente quando la concorrenza in ­ clinasse ad attuarsi fra industrie affini ». La giuri­ sprudenza si manifestò favorevole al riconoscimento di questi monopoli come legali e proibì ai comuni di favorire con concessioni od altri mezzi ogni con­ correnza di industrie, sia pure diverse, come la produzione dell’ elettricità e quella del gas, i tra­ sporti per omnibus o quelli per tramways, ma capaci di diminuire i guadagni degli imprenditori esistenti. Senonchè questa giurisprudenza, non solo ebbe la maggiore impopolarità, ma provocò critiche acerbe.

D i qui la opportunità di studiare le condizioni di fatto, la consuetudine amministrativa, le clausole comuni a quelle concessioni che suscitano le accen­ nate controversie, le leggi che le regolano, non solo nei tre paesi dove la controversia fu principalmente dibattuta, ma anche presso altre nazioni, dove di­ verso è l’ordinamento legislativo, come in Inghilterra e in Germania. Questo ha fatto l’avv. Cammeo, al quale è parso anche necessario studiare i monopoli comunali secondo i principi dell’ economia politica, per ben determinare l’origine e la natura loro. Egli poi ha creduto anche opportuno per la corretta so­ luzione giuridica della questione, di studiarla accu­ ratamente dal punto di vista del diritto pubblico, i cui principi sembrano doversi tenere in conto, data la natura pubblica degli enti che intervengono nelle controversie e il carattere degli interessi che si tro­ vano in conflitto.

Nella prima parte del suo studio l’Autore svolge la nozione del monopolio, espone e discute in che consiste l’esercizio diretto e la importanza economico- sociale dei monopoli comunali. Chiude questa prima parte uno studio sulla legislazione comparata, nel quale sono esaminati i monopoli comunali in Francia, nel Belgio, in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Germania.

L ’Autore, dall’esame dei fatti ricava la conclusione

che coll’esercizio diretto dei monopoli si può real­ mente fornire i prodotti a minor prezzo, attuare una più equa ripartizione delle ricchezze con l’aumento i dei salari e costituire una sicura entrata per gli enti pubblici ; gli pare quindi che il sistema dell’esercizio diretto delle grandi industrie comunali non presenti tutti gli svantaggi che molti dicono e possa, in paesi di civiltà avanzata e*di ricchezza diffusa, essere util­ mente adottato, come l’ esperienza insegna; ma il giudizio che lo consiglia ò soltanto un giudizio di opportunità relativa. La questione dell’esercizio di­ retto dei grandi monopoli comunali il Cammeo collega poi colle teorie e tendenze del socialismo contem­ poraneo per vedere in che rapporto stia con queste.

E in queste discussioni, lo Autore dimostra di avere studiato il suo tema con amore; ciò non toglie però che altre ricerche economiche e finan­ ziarie si possano fare, per meglio determinare gli effetti dell’esercizio diretto dei servizi monopolizzati.

Più estesa e profonda è la parte seconda, nella quale l’Autore studia i monopoli comunali nel nostro diritto positivo, esponendo dapprima i principi ge­ nerali o prendendo poscia in esame i singoli mono- poli di diritto e di fatto. L ’Autore sostiene con no­ tevole corredo di argomenti la teoria che ravvisa nelle concessioni un rapporto di diritto pubblico e non un contratto di diritto privato; teoria sulla cui importanza è superfluo insistere per le conseguenze che se ne possono trarre in ordine alle concessioni fatte dai comuni. Interessante e istruttiva ò pure la trat­ tazione dei vari monopoli comunali di diritto e di fatto; il lettore vi troverà gran copia di notizie e discussioni di vere attualità.

— L ’altra monografia dell’ayv. Cammeo sull’ illu­ minazione a gas e a luce elettrica fa parte' della

Enciclopedia Giuridica Italiana (Voi. V ili, parte 1 ") e in essa l’Autore ha ripreso a studiare tutto il tema del servizio obbligatorio comunale dell’ illuminazione stradale, senza trascurare i problemi economici e giu­ ridici cui hanno dato luogo le imprese per la di­ stribuzione collettiva del gas e della luce elettrica non solo per uso pubblico, ma anche per uso pri­ vato. L ’argomento è svolto con maggiore ampiezza che nella monografia sui monopoli comunali ed è par­ ticolarmente meritevole di lode lo studio sulla con­ correnza fra i sistemi di illuminazione nella legislazione e nella giurisprudenza.

Rivista Economica

La riforma dell’imposta sui terreni in FranciaLa

riforma della circolazione agli Stati UnitiLa

produzione dell’acciaio in ItaliaStatistica delle

biblioteche.

La riforma dell’imposta sni terreni in Francia.

(8)

488

L’ E C O N O M I S T A

I o agosto 1897

sotto il cui peso minacciano di sfasciarsi i bilanci più solidi e meglio costituiti ? Si dovrà dunque intonare l'inno della pace? Redeunt saturnia regna.

Quali illusioni, e come presto destinate a sva­ nire! L ’ imposta sui terreni sarà sgravala in Francia di 26 milioni, ma questo fatto invece di autoriz­ zare commenti ditirambici, non ne ammette che uno solo molto lugubre: che cioè prima della fine del­ l’anno la Camera francese dovrà aver trovato un’ altra tassa dalla quale ritrarre i ventisei mi. boni regalati agli agricoltori. E siccome è più fa­ cile abolire delle tasse antiche che imporne delle nuove, massimamente quando non è lontana l’epoca delle nuove elezioni, non è al tutto improbabile che I equilibrio turbato del bilancio francese possa venir ristabilito con una diminuzione delle magre somme che ancora vi si trovano destinate all’ ammorta­ mento del debito pubblico. La proposta ne è già stata fatta.

Ma a questo non mancherà il tempo di pensare Intorno allo sgravio in genere non tardarono a tro­ varsi d’accordo la Camera e il presidente del Con­ siglio. Le divergenze sorsero quando si discusse chi ne avrebbe risentito il benefizio. Vinse il partito di farne profittare i minori censiti, nelle seguenti pro­ porzioni.

Sgravio totale dell’ imposta per le quote da fran­ chi IO e inferiori a questa somma; diminuzione di tre quarti dell’imposta per le quote da franchi 10.01 a franchi 1 3 ; diminuzione della metà per le quote da franchi 15.01 a franchi 20.

I contribuenti godranno degli sgravii indicati sia che le quote dipendano da una sola parcella sia che parecchie parcelle unite costituiscano la somma di L. 10, 15 e 20 franchi ; dovranno affermare che non sono iscritti per altre quote nei ruoli delle con­ tribuzioni dirette per terreni e che la parte spet­ tante allo Stato della tassa personale mobiliare da essi pagata non supera i 20 franchi.

La riforma democratica è spinta fino ad adottare il sistema della progressività, cosicché chi meno ha profitta di uno sgravio maggiore. Sebbene la Francia abbia speso centinaia di milioni per il catasto, l’ imposta fondiaria dà luogo a gravissime sperequa­ zioni, per cui vennero rivolte severe critiche alla riforma coni’ è concepita, perchè non apporla lo sgravio là dove notoriamente sarebbe stato neces­ sario e ne fa profittare non pochi che notoriamente pagano in una misura fuor d’ ogni proporzione troppo lieve.

All’ ultimo momento venne introdotto nella legge un emendamento in virtù del quale per aver "di­ ritto alla diminuzione dell’imposta è necessario che il contribuente sia cittadino francese. L ’ esclusione del beneficio degli stranieri appartenenti agli Stati i quali hanno colla Francia trattati che garantiscono il pareggiamento dello straniero al cittadino davanti all’ imposta, non mancherà di sollevare delle que­ stioni ; è sperabile per altro che la legge venga per questo riguardo emendata dal Senato.

Così la riforma del sistema tributario francese, dalla quale da parecchi anni si fanno arma i par­ titi parlamentari in Francia, è riuscita a questo ve­ ramente scarso risultato della diminuzione di un quarto circa dell’ imposta fondiaria fatta esclusiva- mente a beneficio dell’agricoltura che già per mezzo dei dazi protettori e dei premi venne colmata di benefizi, E ciò mentre altre imposte che sono

ca-gione diretta di danni gravissimi all’igiene popolare, com’ è per esempio, la tassa porte e finestre alla quale molti attribuiscono in gran parte lo spopola­ mento della Francia, rimangono inalterate.

Ma la critica deve arrestarsi quando vede la de­ mocrazia francese esitare fra il desiderio di una riforma della tassazione e la necessità di non recare alterazioni troppo gravi al sistema tributario, quando le esigenze del bilancio comandano di far legna d’ ogni bosco e di non mettere in forse con l’equi­ librio del bilancio stesso il credito del paese.

La riforma della circolazione agli Stati Uniti.

— Il Presidente Mac Km iey aveva già predisposto un messaggio speciale per il Congresso legislativo, col quale domandava la nomina di una Commis­ sione incaricata di studiare il problema della ri­ forma della circolazione Ma questo messaggio non fu altrimenti comutdcaio la settimana scorsa, co­ ni era stato annunziato, poiché i capi del partito presidenziale nelle due Camere gli fecero intendere che ciò avrebbe potuto allontanare indefinitamente la soluzione della questione della tariffa doganale.

Non si sa ancora se il detto messaggio sarà pub­ blicato prima della sessione di dicembre, ma se ne conoscono intanto le linee principali.

Il Presidente domanda l’ autorizzazione di nomi­ nare une Commissiono di nove membri, ma non dà alcuna indicazione riguardo al senso nel quale do­ vranno farsi le ricerche di questa Commissione. Il documento presidenziale richiama semplicemente I attenzione delle due Camere sulla necessità di una riforma della circolazione e di una revisione delle leggi che reggono le Banche nazionali.

Il Mac Kinley termina dichiarando, che nel pen­ siero suo, una ^ tale riforma è altrettanto impor­ tante quanto l’ applicazione di una tariffa prote­ zionista.

La produzione dell’ acciaio in Italia. — La

Rassegna mineraria pubblica i seguenti dati sulla produzione dell’acciaio in Italia dal 1882 al 1893.

1882... . tonn. 3,450 1883... ■ » 3,450 1884... » 4,645 1885.. . 6,370 1886... » 23,760 1887... 73,262 1888... . » 117,785 1889. . . . tonn. 157,889 1890. . . . » 107,676 1891. . . . » 75,925 1892. . . . » 56,543 1893. . . . » 71,380 1894. . . . , 54,614 1895. . . . » 55,000

La produzione, come è noto, viene quasi tutta dalle acciaierie di Terni. La diminuzione poi è do­ vuta ai minori bisogni di rotaie ed altro materiale per le costruzioni ferroviarie.

Vediamo ora quale è stata in tutto il mondo ne­ gli ultimi due anni:

(9)

1° agosto 1897

L’ E C O N O M I S T A

Statistica delle biblioteche. — Dall’ Annuario Statistico del 1897, togliamo i seguenti dati sul numero dei lettori e delle opere date in lettura du­ rante gli ultimi dieci anni nella sole Biblioteche go­ vernative.

Anni L ettori Opere in lettura

1886 758,133 1,019,354 1887 729,409 959,550 1888 766,153 1,019,498 1888-89 830,139 1,070, 842 1889-90 848,685 1,057,425 1890-91 943,903 1, 167,462 1894 1,179,638 1,461,993 1895 1,251,367 1,5^8,461 1896 1,273,921 1,651,287

Come si vede i lettori che frequentano le biblio­ teche governative aumentano ogni anno; a questi bisognerebbe poter aggiungere quelli delle bibliote­ che comunali e provinciali, delle Accademie, delle Scuole secondarie, Seminari, Militari, Gabinetti di lettura, Circolanti eec. per avere il criterio esatto dei progressi della coltura nazionale.

Situazione del Tesoro alla

césto

dell'esercizio 1 6 - 9 ]

Diamo il solito riassunto della situazione del T e­ soro, negli ultimi undici mesi dell’ esercizio finan­ ziario 1896-97, raffrontandolo con la situazione del corrispondente periodo dell’esercizio precedente 1895- 1896. I! conto di Cassa al 30 giugno 1897 dava i se­ guenti resultati :

D a r ò Fondo di Cassa alla chiusura del­

l’esercizio 1895-96 ... L. 318,385,863.50 Incassi di Tesoreria per entrate

di bilancio... 1,773,298,976.24 Incassi per conto debiti e crediti » 3,519,943, 762. 24 Totale.. . . L. 5,611,628, 601. 98 A v e r e

Pagamenti per spese di bilancio. L. 1, 754,958,308. 26 Decreto ministeriale di scarico

come dal conto precedente.. » 208.50

Pagamenti per debiti e crediti » 3,556,009,957.07 Fondo di cassa al 30 Giu­

gno 1897 (a)... 300,535,128.15 Totale.. . . L. 5,611,628, 601. 98

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 30 giugno 1897, risulta dal seguente specchio:

(al Sono esclusi dal fondo di cassa gli 80 milioni depositati nella Cassa Depositi, e Prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato. Questa somma è stata portata fra i crediti di Te­ soreria.

489

T > e lb iti

Buoni del Tesoro...L. 263,559,000.00 Vaglia del Tesoro... » 25,462,267.19

Anticipazioni alle Banche... » — —■

Amministrazione del Debito pubb. » 215, 495,192. 99

Id. del Fondo Culto. » 15,576,801.01

Altre amministrazioni in conto cor­

rente fruttifero... » 28,164,814.40

Id. id. infruttif. » 19,690,219.43

C. C. per l’emissione Buoni di cassa » 110,000,000.00 Incassi da regolare... ¡> 62,577,766.53

Totale dei debiti L. 730,526,061.55 O r e d i t i

Valuta presso la Cassa Depositi e

Prest.art. 21 legge 8 agosto 1895 L.(b) 80,000,000.00

Amministrazione del debito pub. » 75,451,574.16

Id. del fondo per il Culto » 13, 397, 163. 85 Altre amministrazioni... » 27,583, 121.69

Obbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . » 66,200. 00

Deficienze a carico dei contabili

del Tesoro... » 2,043,970.77 Diversi... » 4, 756,317.16 Totale dei crediti L. 203,298,347. 63

Confrontando colla situazione al 30 giugno 1896, si ha :

al 30 giugno al 30 giugno

1 8 9 6 189 7 Debiti... milioni 729. 9 730. 5

Crediti... » 166.6 203.2

Ecced. dei debiti sui crediti milioni 563. 2 527. 2

La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così alla fine dei due esercizi 1896-97 e 1895-96.

30 giugno 1896 30 giugno 1897 D ifferenze Conto di cassaL . 318,385,863.50 300,535,128.15

_

17,850, 735.35 C rediti di Teso­

r e r ia ...» 166,666,145. 14 203,298,347.63 -i- 36,632,202.49

Tot. d ell’attiv o L. 485,052,008.64 503,833,475.78 - h 18,781,467.14 D ebiti d iT eso r. *

D ebiti del Tesoro dedotti d a l to ta ­ le dell’attiv o L.

729,960,053.89 730,526,061.55 - 566,007.66

244,908,045.25 226,692,585.77 18,215.459.48 Gli incassi per conto del bilancio, che ammonta­ rono nell’esercizio 1896-97 a L. 1,773,298,976.24

(10)

490

L’ E C O N O M I S T A

1° agosto 1897

e le previsioni per il 1896-97 a L. 1,796,703,927.09 si dividono ne! seguente modo :

IN C A SSI D IF F E R E N Z E Entrata ordinaria dell’eser-

zio 1896-9 | presunti 7 pel 1 896-9 fra gli ineass del 1896-9 e quelli del 1895-9 fra i fatti e le 7 previsioni del 1896-97 ;

E n t r a t e e f fe ttiv a ' migliaia migliaia migliaia migliaia di lire di lire di lire di lire Redditi patrim o n iali dello

S ta to ... L 92,72 92,536 + 10,03 i + 190 Im posta sui fondi rustici

e sui fabbricati . . . . . 194,95 195,194 - 591 - 240 Imposta sui redditi di

rie-ebezza m obile... 289,28' 289,102 - 1,715 + 178 T asse in am m inistraz. dei

M inistero delle F in an ze. 198,4.38 198,700 + 7,228 - 26 1 T assa sul prodotto del mo­

vim ento a grande e

pie-cola v e l.su lle fe rro v ìe.. 19,13' 19,253 + 31 - 122 D iritti delle L egaz. e dei

C onsolati a ll’ e s te ro .. . . 857 81( + 167 + 46 T assa sulla fabbricazione

degli sp iriti, b irra , ecc. 44,24! 44,496 + 8,271 — 246 Dogane e d iritti m arittim i 234,494 233,520 - 27,259 +- 973 D azi in te rn i di consumo,

esclusi quelli d i Napoli

e di R o m a ... 50,234 50,136 - 696 4- 97 Dazio consumo di. Napoli. 13,60: 870 + 12,601 + 12,733 D azio consumo di R om a . 15,949 697 + 15,442 -4- -15,252 T abacchi . . . . ... 188,246 188 351 — 957 — 105 S a l i ... 7 3 ,39C 73.400 -1- 1,368 — 9 L o tto ... 6.1,659 65,656 - 3,832 — 1,996 P o s te ... . 63,035 52 865 + 737 4- 170 T e le g ra fi... 13,729 13,282 + 962 4 - 447 S e rv iz i diversi ... 19,916 20,350 - 67 - 434 R im borsi e concorsi nelle

spese ... 49,600 46,937 — 8,122 4- 2,668 E n tra te d iv e rse ... 13,175 11,411 + 1,472 + 1,764 T ot. delle E n tra te o rdin. L. 1,628,674 1,597.573 + 10,075 -I- 31,100

Entrata straordinaria

E n t r a t e e ffe ttiv e :

5,124 9.156 + 245

s p e s e ... ... - 4,032 E n tra te d iv e rs e ... 2,366 2,258 + 2,034 + 108 A rre tra ti per im posta fo n

-44 31 + 37

d i a r i a ... + 13 A rre tra ti per im posta sui

17 3 - 19

redditi di ricchez. mobile 6

R esidui a tiv i diversi . . . 4,180 5,088 + 2 ,6 '8 - 907 C ostruzione di stra d e ferr. 980 1,000 - 9 — 19 C apitoli aggiunti p er resti

66

a t t i v i ... .. — -

M o v im e n to d i c a p i t a l i :

V endita di beni e

affran-- 1.819 cam ento di can o n i... 13,332 14,658 - 1,326 Riscossione d i c re d iti... 4,000 4,000 + 1,500 —

Accensione di debiti... 68,920 87,038 + 23,959 - 18,118 R im borso di somme

antici-+ 92

paté dal T e so ro ... 1,031 1,094 - 62 A uticipazioni al Tesoro da

en ti locali per richiesto

acceleram ento deil avori. 1,693 1,383 - 196 4- 310 C oniazione di monete di

ni-- 5,500

chelio. ... — — —

P a rtite che si compensano

4,0.30 4,415 4- 22

n e lla spesa... - 384

R icuperi d iv e rsi... 1,000 1,000 + 10 + 0,08 Capitoli agg iu n ti p e r resti

- 7,948 a t t i v i ... 469 523 — 54 T o tale E n tra ta straord. L . 107,181 13!,666 +- 15,064 - 24,484 P a rtite di g ir o ... 37, 442 67,463 — 46,951 - 30,020 Totale g e n e r a le . . . . ,773,298 796,703 - 21,811 - 23,404

1

I pagamenti poi, effettuati dal Tesoro per le spese di Bilancio, e le previsioni dell’ esercizio 1896-97 resultano dal seguente prospetto, che indica anche lo differenze nell’ esercizio 1 8 9 5 -9 6 e fra i fatti e le previsioni del 1896-97 :

P A G A M E N T I D IF F E R E N Z E fra i fra i fatti Pagamenti dell’eser* presunti pagamenti

del 1896-97previsionie le zio 1890-97 pel 1896-97 1 e quelli del 1895-96 del 1896-97

M m istero del T eso ro . . L. Iti. delle f in a n z e ... Id. d i g ra z ia e gìust. lei. degli affari esteri Id . d e ll’istru z .p u b b . Id. d e li’ in te rn o . . . . Id. dei lav o ri pubbl. Id. delle poste e tei. Id . della g u e rra . . . . Id . d ella m arin a . . . Id. della agric. ind.

e commercio. Totale dei pagam enti di b i­

lancio... D ecreti m inisteriali di sca­

rico. . , ... migliaia di lire 857,659 198,075 33,104 9,827 43,627 62,576 96,661! 56,332 279,5i9i 106,3921 migliaia di lire 881,816 migliata di lire 17,249 212.444 - 10, 33.651 — 10.064-1— 45,133 + 67,747;- 167,5631 — 61,355 + ,321,039 — 120,683 + 11,152, 13,218 1,174 4,732 997 4.36 366' 712; 41,870; 5,678; migliaia di lire - 24,156 - 14,368 546 - 237 - 1.505 - 6,171 - 70,902 - 5.022 - 41,490 - 14,291 156,— 2,066 1,754,958 1,934,718 - 69,436-179,760 I | 125; - ;+ 107i+ 125 T o tale + a g a m e n ti 1.755,083), 934,718 - 69,328 -179,634

Agli incassi il Ministero fa seguire le -seguenti annotazioni sulle differenze che presenta l’ esercizio 1896-97 coll’esercizio 1895-96.

L ’aumento avutosi nei redditi patrimoniali dello Stato è dovuto a maggior competenza dell’ eserci­ zio 1 8 9 6 -9 7 sui prodotti lordi delle ferrovie, delle

Reti principali, e sul prodotto delle linee comple­ mentari delle Reti secondarie; al versamento per compartecipazione dei prodotti delle linee principali pel bimestre maggio e giugno 1896 fatto in luglio; agli utili netti versati dalla società delle ferrovie M eridionali per la Rete Adriatica ; infine al risul­ tato dell’ inchiesta alla contabilità della Società della Rete Sicilia.

La diminuzione verificatasi nell’ imposta sui red­ diti di Ricchezza Mobile è da attribuirsi alla con­ versione di rendile perpetue 5 e 3 per cento ed i debili redimibili di varia specie in rendita 4 e 4.50 per cento, esente da imposta.

Il maggior provento delle tasse in amministra­ zione del Tesoro è dovuto, in parte, alla legge di condono 2 luglio 1896, e in parte, alla legge 8 ago­ sto 1895 sulle tasse di assicurazione e sulle tasse ipotecarie.

Il maggior introito nella tassa sulla fabbricazione degli spiriti, birra ecc. è dato dalle tasse sugli spi­ riti, sui fiammiferi e sul gas-luce.

La diminuzione nelle dogane e diritti marittimi

è dovuta a minori imporiazioni di grano.

L ’aumento del dazio consumo della città di N a ­ poli è figurativo," essendo comprese nell’esercizio 1896-97 le somme riguardanti le spese d’ ammini­ strazione ed il canone dovuto al Comune. Queste spese, inscritte in bilancio fra le partite di giro, vi passeranno, agli effetti del conto del Tesoro, sulla definitiva sistemazione dei conti.

L ’aumento del dazio consumo della città di Roma

è dovuto come quello del dazio consumo della città di Napoli.

L ’aumento dell’ introito dei sali è attribuito ad incremento nelle vendite.

(11)

Riporto L. 1,796,705,927.09

1° agosto 1897

L’ E C O N O M I S T A

491

ritardata fino all’approvazione del progetto di legge di maggiori speso.

La diminuzione uei rimborsi e concorsi nelle spese è attribuita a minori reintegrazioni di fondi nel bilancio passivo.

L ’aumento dell ’entrate diverse è dovuto a mag­ giori introiti per proventi e ricuperi di portafoglio e per proventi eventuali del Tesoro.

L ’aumento deWentrate diverse (entrata straordi­ naria) è dovuto dall’incameramento dei depositi di spettanza della Direzione Generale delle carceri ; e compartecipazione sugli utili della ferrovia N ovi- Alessandria-Piacenza per gli anni 1895-96. Queste entrate non hanno corrispondenza nell’ esercizio pre cedente.

A ll’ aumento uei residui aitivi diversi concor­ sero : i maggiori incassi per regolarizzazione dei proventi delle ferrovie di proprietà dello Stato a tutto giugno 1885 e dei telegrammi governativi; i residui delle cessate amministrazioni ; il rimborso fatto dalla Cassa Depositi e Prestiti degli interessi sulla rendita 4.50 per cento pagata a carico del bi­ lancio in seguito a conversione di debiti redimibili indicati nella tabella A allegato M della legge 22 luglio 1894, n. 339.

La differenza verificatasi nella vendita dei beni ed affrancamento di canoni è dovuta in parte a minori vendite di beni immobili, ed in parte a di­ versa situazione di fatto delle operazioni previste dalla legge accennata sui debiti redimibili.

L ’ aumento avutosi nella riscossione di crediti

proviene da maggiori versamenti per parte del Fondo Culto delle somme da corrispondersi allo Stato sul patrimonio delle corporazioni religiose soppresse.

La maggiore entrata nell’accensione di debiti è dovuta ad alienazione di titoli emessi per far fronte alle spese straordinarie per la guerra nella Colonia Eritrea (legge 26 marzo 1896, n. 76).

Si ha diminuzione nella coniazione delle monete di nichelio perchè nell’esercizio scorso furono emesse monete di nichelio da 20 centesimi.

La diminuzione verificatasi nei capitoli aggiunti per resti attivi proviene da ciò: nell’esercizio 1895-96, la Cassa Depositi e Prestiti ha versato le somme oc­ correnti per il servizio delle pensioni; furono in­ troitati gli utili provenienti da acquisti a prezzo in­ feriore al nominale dei titoli di prestiti estinguibili mediante acquisto a prezzo di borsa ; venne alienata rendita consolidata 3 per cento passata a disposi­ zione del Tesoro. Siffatte entrate non trovano cor­ rispondenza nell’ esercizio 1896-97.

La diminuzione delle partite di giro è dovuta, in parte, al non essere ancora passate a questa cate­ goria le somme accennate alle dogane e diritti ma­ rittim i ed a I dazio consumo della città di Napoli;

in parte dovuta a diversa situazione di fatto delle operazioni sui debiti redimibili.

Gli incassi previsti per l’esercizio 1896-97, secondo la tabella esplicativa approvata con R. decreto 11 giu­ gno 1897. n. 216, ascendono a L. 1,790,164,107.71 alle quali sono da aggiungere

le somme reintegrate al bilancio

passivo i n ...» 6,539,819.38

Onde la previsione totale di L. 1,796,703,927.09 Deducendo la somma dei m i­

nori incassi che, giusta l’art. 6 dell’accennata tabella esplica­

tiva, si riteneva avere

nell’eser-ciziol896-97 sulle previsioni in L. 53,704,923.23 resulta l’effettiva previsione d e l - ---l’entrata in...L. 1,742,999,003.86 la quale posta a confronto dei

versamenti effettuati nelle T e ­

sorerie ...» 1,773,298,976.24 dà la differenza in più negli ---incassi d i ... L. 30,299,972.38

I pagamenti previsti con la sopra accennata tabella

esplicativa ammontano a . . . L. 1,923,278,494.56 alle quali sono da aggiun­

gere per variazioni dipen­

denti da leggi speciali . L. 4,900,000.00 e per reintegrazioni di

fondi in seguito a corri­

spondenti versamenti » 6,539,819.38 » 11,439,819.38

Onde le previsioni dei pagamenti

nella somma d i ... L. 1,934,718,313.93 dalle quali deducendo la minore

somma ritenuta pagabile nell’ eser­ cizio,secondo il dazio consumo della

città di Roma i n ... » 192,327,849.45 risulta l’effettiva previsione dei pa- --- —— garrienti i n ... L. 1,742,390,464.48 che posti a confronto coi pagamenti

effettivamente fatti i n ...» 1,755,083,516.76 dannno a fronte delle previsioni, un -maggiore esito di cassa di . . , L. 12,693,052.28

Ad ogni buon fine si avverte che questo conto riguarda i versamenti fatti nelle tesorerie ed i pa­ gamenti effettuati dalle medesime, non già le riscos­ sioni dei contabili e meno ancora gli accertamenti delle entrate e delle spese in rapporto al bilancio di competenza.

La Banca Generale nel 1896

Nell’assemblea generale degli azionisti tenuta in Roma il 28 giugno fu letta la relaz one dei liqui­ datori, della quale passiamo a fare una breve espo­ sizione.

Il bilancio chiuso al 31 dicembre 1896 presenta una rimanenza attiva di L. 10,985,964.05 netta da spese, perdite, tasse e da interessi passivi. Il bilan­ cio al 31 dicembre 1895 presentava, invece, una attività di L. 10,976,036.26,

Ecco come si riassumono la parte attiva e la parte passiva del bilancio:

Riferimenti

Documenti correlati

E altre prescrizioni non m ancavano riguardo al m edico, ai ponti da passeggieri (passenger decks) ai viveri, ecc. Ma pochi anni dopo al­ cune circostanze

Contro questi 33 milioni di alleviamenti starebbero i 43 milioni del fondo di sgravio (calcolato con molta temperanza) e che procureremo di accrescere grazie allo

La necessità di uno spoglio uniforme dei dati è stata ammessa già dai Congressi di statistica, dal— l’ Istituto internazionale di statistica, dal Congresso

Il compito di fornire notizie e di diffon­ dere le m igliori cognizioni sui paesi che possono essere mèta della emigrazione era uno dei più im ­ portanti

Quanto al commercio dei vini nelle piazze siciliane gli affari sono limitati stante le forti pretese dei venditori.. Peraltro da Trapani e Catania si fanno forti

Queste parole con cui comincia la introduzione allo studio dell’Andler sullo origini nel socialismo di Stato in Germania indicano esattamente lo spirito del libro,

Secondo alcuni la differenza in confronto dell’anno scorso sarà sensibile e secondo altri le cam­ pagne col caldo di questi ultimi giorni si sono al­ quanto

Deplorando che l’ Agenzia delle imposte, oltre al non aver fatta ragione a parecchie delle giuste do­ mande per diminuzione d’ imposta presentate da Ditte