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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1609, 5 marzo

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXII - Vol. XXXVI

Firenze, 5 Marzo IDOS

N. 1609

S O M M A R I O : Sull’ ostruzionismo nel servizio ferroviario — Giu s e p p e Pr a t o, Corrispondenza da Torino (Il problema finanziario municipale) — G-. Te r n i, Il trattato di commercio colla Svizzera — Sulla teoria del Lotto di Stato (A proposito di un’ opera di Luigi Nina) — R i v i s t a b i b lio g r a f i c a : E. Iieich, Il suc­ cesso delle nazioni - H. G. Wells, Anticipations - J. J. Clamagercin, Etudes politiques, économiques et fìnan- cières - Ch. Bodevelles, Prmcipes d ’ economie politique — R i v i s t a e c o n o m ic a : Un decreto per Vabbuono

sullo spirito - Le tasse sugli affari - Il Codice di commercio e le Società Anonime — I progetti del Governo per

l ’ esercizio di Stato delle Strade Ferrate — Disposizioni per il personale ferroviario3- Banche Popolai- e Cooperative — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

M ’ ostruzionismo nel servizio ferroviario

Poco abbiamo da aggiungere sul caso con- j creto dell’ ostruzionismo attuale nel servizio fer­ roviario, a quello che già abbiamo esposto in astratto su queste forme di agitazione.

Se da una parte crediamo che non abbiano se non scarso effetto le misure restrittive e le violenti repressioni, dall’altra crediamo che l’ uso della sospensione del lavoro, specie quando trat­ tasi di grandi servizi che interessano tutta la Nazione od una grandissima parte di essa, non possa avere efficacia, se non è sostenuta dalla pub­ blica opinione.

Ed è concorde il giudizio, di molti, che i fer­ rovieri avrebbero resa meno antipatica la loro condotta se avessero tentato uno sciopero gene­ rale della loro classe, piuttosto che questa appli­ cazione dell’ostruzionismo, che a lungo andare, ec­ cita la nervosità della popolazione. E psicologi­ camente il fatto è spiegabile ; lo sciopero è lotta, è vita, è talvolta anche attitudine di battaglia ; l’ ostruzionismo calmo, ordinato, freddo, ha qualche cosa di repugnante e non si sa bene se giudi­ carlo come una birichinata di ragazzi, o come una manifestazione di compassato e premeditato egoismo.

Ed avviene che mentre nel 1902 la questione appariva ai più abbastanza chiara e si credeva che i ferrovieri, in fondo, domandassero il riconosci­ mento di un loro diritto per 17 anni denegato ; oggi, appunto perchè nel 1902 hanno ottenuta ed accettata una soluzione al problema che avevano sollevato, oggi si comprende che, se ancora qual­ che cosa possono richiedere legittimamente che non sia stato concesso nel 1902, non può trat­ tarsi che di minori diritti, per rivendicare i quali troppo grave è il disturbo che coll’ ostruzionismo, j misura tanto antipatica, si procura al paese.

Anche nei più benevoli e più miti vi è il j convincimento che non vi sia proporzione tra le conseguenze di questa agitazione e lo scopo che si vuol raggiungere. Tanto più poi che se l’ostru- z ioni sino intende di imporre che vengano ritirati

j

gli articoli del progetto di legge che mirano a disciplinare il servizio delle ferrovie ; evidente- i

mente si solleva una questione di ordine politico, la quale non può avere la soluzione desiderata senza menomare ogni prestigio del Governo e del Parlamento. Pretendere infatti che sotto la pres­ sione di questa agitazione il Governo dichiari di ritirare sic et nunc l’ articolo 71 del progetto di legge, è pretendere il suicidio del Governo. Può avvenire una crise e determinare il ritiro dei tre progetti, ma se male non ci apponiamo, giudicando dagli umori che si manifestano e dalla antipatia che ha suscitato questa forma di resi­ stenza, un nuovo Ministero presenterà provvedi­ menti ancora più severi.

Dal lato pratico, quindi, siamo persuasi che il metodo usato dai ferrovieri non sia dissimile nelle conseguenze da quello dello sciopero gene­ rale di settembre; il movimento della pubblica opinione, eccitata dalla forma agaçante della re­ sistenza, e dai danni materiali subiti, sarà di­ retto, se non verso la reazione, almeno verso le idee conservatrici ; e le alleanze coi clericali diver­ ranno più intime e tutto l’ indirizzo della poli­ tica interna subirà, più o meno spinto, un re­ gresso. E di tale pericolo, come cittadini e come liberali, non vi è certo da rallegrarsi.

Astrattamente abbiamo già detto che il le­ gislatore non può prescindere dalle leggi econo­ miche e sociali nel volere disciplinare i servizi pubblici. Se a questi servizi esso vuole assicurare la continuità, tanto necessaria al normale svol­ gimento della economia del paese, non è già colle restrizioni e colle pene che può conseguire lo scopo, ma solo tenendo conto che quei servizi richiedendo tale speciale assicurazione di conti­ nuità, esigono anche condizioni speciali nei rap­ porti tra lo Stato ed i lavoratori.

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rimu-iterazione, in correspettivo appunto della speciale necessità che hanno tali servizi di non poter essere interrotti.

Le sanzioni penali — la storia lo insegna — a nulla valgono, perchè o sono inapplicabili quando si tratti di colpire delle moltitudini di lavora­ tori, o danno luogo ad arbitri polizieschi quando mirino a colpire i pretesi capi delle agitazioni. E la parola concerto, che è apparsa nei disegni di legge, segna evidentemente un regresso nel concetto giuridico; il che non può essere lodato.

P el resto in questa questione dei ferrovieri sembra che tutti abbiano perduto il senso della logica e della esperienza ; i ferrovieri pretendendo di esercitare con un metodo cosi antipatico una influenza necessariamente inefficace sul Governo e sul Parlamento ed indisponendo per di più la pubblica opinione ; il Governo prendendo un at­ teggiamento così incerto da fargli dimenticare ogni proposito di serietà.

Ed invero l’aver sentito il Ministro dei L a­ vori Pubblici proclamare con tanta sicurezza che la questione attuale verteva tra Parlamento e ferrovieri, subitochè il Governo aveva presentato il progetto di legge, non meritava meno della accoglienza sdegnosa e ostile che tale teoria ha avuta alla Camera. I disegni di legge presentati dal Governo domandano al Parlamento 1’ esame, la discussione ed eventualmente la approvazione; ma non possono deferire al Parlamento ogni au­ torità sulla questione, autorità che spetta sol­ tanto al potere esecutivo.

E pensare che mentre l’ on. Ministro dei Lavori Pubblici sosteneva tale eresia, gli sedeva accanto senza protesta l’ on. Luzzatti, professore di Diritto costituzionale, e la dichiarazione sem­ brava essere stata concertata tra i Ministri.

E tanto è vero che quod, vult perdere deus

dementai, che, come ultimo, ed anche questo ineffi­

cace argomento a propria difesa, 1’ onorevole Mi­ nistro dei Lavori Pubblici ha osato affermare che sono le Società esercenti le colpevoli, perchè non applicano le pene stabilite dai regolamenti.

E ’ noto a tutti che in più occasioni, anche re­ centi, il Governo ha proibito alle Società esercenti di punire il personale che mancava al servizio af­ fine di non accrescere la agitazione; ed è noto del pari che il sacrifizio dell’ ing. Ragni fu vo­ luto, contro ogni giustizia, dal Governo, che ob ­ bligò la Società del -Mediterraneo alle misure prese verso quel funzionario.

Occorrerebbero aspre parole per giudicare questa audace condotta del Ministro dei Lavori Pubblici, se non venisse in mente che più severo giudizio deve farsi verso le Società, che conti­ nuano nell’olimpico sistema di vivere come se fossero fuori del paese e non provvedono nem­ meno per legittima difesa, non diremo ai loro interessi, che oggi sono fuori di causa, ma a quel doveroso ufficio che ha ogni cittadino, il quale senta la propria dignità, di impedire che la pub­ blica opinione, in fatti di tanta importanza, sia fuorviata dalla stupefacente audacia di un M i­ nistro.

Intanto la barca dello Stato, mal governata, procede come un tronco in balìa delle acque e dei venti, senza che si scorga la azione di un pilota che la diriga.

Corrispondenza da Torino

Il problema finanziario municipale. I.

La discussione del bilancio municipale pre­ ventivo ha assunta quest’ anno a Torino un’ im­ portanza affatto eccezionale, dovendosi coll’ occa­ sione esaminare dal Consiglio tutto un grandioso piano finanziario presentato dalla Giunta a risol­ vere alcuni dei più urgenti problemi della vita cittadina.

L ’ approvazione di massima ottenuta dai prov­ vedimenti proposti non ha tuttavia posto fine al- l’ aspro dibattito che s’ agita al riguardo fra il pubblico; onde la questione, lungi da poter dirsi risolta, è invece sempre aperta a segno che molti dubitano tuttora della concreta attuazione del programma frettolosamente votato. Non privo di interesse riescirà quindi riassumerne sommaria­ mente i punti principali, esaminandone poscia * obbiettivamente i lati più discussi e gli aspetti più controversi.

L a condizione finanziaria del Municipio To­ rinese apparve finora delle più confortevoli. Al vasto piano di opere pubbliche votato nel 1892 e comprendente il risanamento dei quartieri cen­ trali, la costruzione della fognatura e del Ponte Umberto I sul Po, dei ripari della Dora e di molti edifizì scolastici per un totale di lire 14,678,508 si è potuto far fronte senza aumentare di un centesimo la sovrimposta e senza ricor­ rere ad alcuno dei tre gravi balzelli che allie­ tati quasi tutti i grandi centri italiani : le tasse di famiglia, di esercizio e rivendita e di valor locativo; — abolendo anzi completamente il dazio sulle farine e sul pane, ricorrendo al credito in misura minore del previsto ed assicurando infine ai bilanci una costante eccedenza attiva, a prò delle esigenze imprevedute inerenti allo sviluppo di una grande città.

Doveva venir giorno però in cui questa invidia­ bile solidità di finanza si sarebbe trovata di fronte a parecchi grossi problemi, la cui soluzione, ormai imperiosamente reclamata dal crescente interesse del pubblico, non avrebbe sofferto un ulteriore differimento: precipui fra questi: la questione dell’ acqua potabile, fornita in misura troppo ri­ stretta e in qualità discutibile dalla società at­ tualmente concessionaria ; gli ospedali, insufficienti ai moltiplicati bisogni ; gli edifizì scolastici, ina­ deguati alla cresciuta folla di frequentanti; il ri­ sanamento incompleto di alcuni quartieri.

L ’ aver affrontato coraggiosamente e senza indugio questo complesso di esigenze molteplici, concretandone in un organico programma i prov­ vedimenti opportuni, non può ascriversi a colpa degli amministratori, interpreti in ciò della grande maggioranza del Consiglio e della cittadinanza, impazienti di veder uscire dalla sfera delle di­ scussioni accademiche problemi di entità tanto vitale.

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verte quindi tutto il dissenso, il quale si rias­ sume sostanzialmente nella critica che da più. parti si muove — vedremo con quale fondamento — all’Amministrazione di aver voluto approfittare dell’ opportunità per sconvolgere dalle basi l’ as­ sestato e severo organismo finanziario del Comune, lanciandolo inconsideratamente sulla rischiosa via di un’ avventura il cui esito non può essere, per i più pessimisti, che una inesorabile catastrofe.

Base e ragione all’ appunto forniscono i ca­ ratteri aleatori di schietta speculazione indu­ striale che .si ravvisano in ciascuna delle tre proposte fondamentali sulle quali si incardina ¡’ intiero progetto.

Mediante permuta coll’ Autorità militare il Municipio si è anzitutto assicurata la disponibi­ lità di quasi tutti gli edifici e le aree situate nell’ intorno della città ed adibiti all’ uso del pre­ sidio, nonché dell’ intiera piazza d ’ armi, ormai inclusa da ogni parte nelle zone di fabbricazione, entrando al possesso per tal modo di complessivi mq. 275,387 di aree fabbricate o fabbricabili, 'per un valore d ’ estimo di L. 7,064,881. Questo va­ lore sarà pagato dal Municipio all’ Autorità mi­ litare per 6 milioni in contanti (in 5 anni); per 867,881 con aree più eccentriche ad essa ce­ dute per la costruzione dei nuovi edifizi ; e per L . 197,000 coll’ affrancamento del canone di fo­ gnatura degli edifizi stessi. Il Municipio antici­ perà inoltre 2 milioni, rimborsabili in 10 rate, le prime 5 senza interesse, le altre coll’ interesse del 2 0/o- Ed occorrerà inoltre una spesa sup­ pletiva 4,108,000, di cui una metà circa per mag­ gior prezzo dei terreni da cedersi in permuta, e l’ altra pei lavori di sistemazione della nuova piazza d’ armi e dei corsi e per l’ allargamento della cinta daziaria in modo da includervi gli edifizi militari erigendi. Uno sborso netto dun­ que di oltre 11 milioni.

La seconda operazione, e la più discussa, ri­ guarda un grosso, impianto idro-elettrico (di 8000 H P circa) che il Municipio intende creare sulla Dora Riparia, a Salbertrand, per forza industriale e per illuminazione pubblica e privata in città.

Si tratta d’ una spesa di impianto di 6 mi­ lioni e di un’ annualità di esercizio (manutenzione, direzione, canone governativo, ecc.) di 500 mila lire; cui corrisponderà, secondo i preventivi un utile, che da 360,000 lire nel 1908 (per la ven­ dita di 2000 H P a L. 0.50 al giorno) salirà a 1,260,000 nel 1911 (per 7000), assicurando fin dal 1910 un notevole margine di profitto (L. 220,000) sulle spese d’ esercizio e sugli interessi ed ammor­ tamenti del capitale impiegato.

Viene per ultima la grossa operazione che riguarda la derivazione dell’ acqua potabile dal Piano della Mussa in Val di Lanzo e dal sotto­ suolo della Veneria, mediante la costruzione di un apposito acquedotto municipale.

La spesa salirebbe a 9 milioni, ai cui inte­ ressi e quote di lento ammortamento si aggiun­ gerebbe per imposte, personale, esercizio, ecc., un canone annuo, che da un minimo di 130,000 lire nel 1906 crescerebbe a un massimo di 405,000 nel 1913 e anni seguenti. Stante il-bisogno d’acqua che si verifica nel suburbio e la miglior qualità della nuova conduttura, si calcola però che, fin dal primo anno, le attività supereranno sensi­

bilmente (di 70,000 lire) le spese, e che non si durerà fatica a pervenire gradatamente, (a costruzione e distribuzione compiute) a oltre 250 mila lire di annuo profitto.

« Così — riassume con compiacenza la Rela- « zione Ufficiale —- per il nuovo assetto degli edi- « tìzi militari, per la derivazione di forza e di « luce e di nuova acqua potabile, si può dire « che, trattandosi di grandi opere a base di sem- « plici mutamenti patrimoniali si avrà da una « parte 1’ aumento dei debiti municipali, con le « relative quote annuali di interessi e di ammor- « tementi, e dall’ altra il reddito corrispettivo. « Esiste però un’ altra categoria di grandi spese « che non dan luogo ad alcun reddito, che non « hanno quindi la contro partita economica o pa- « trimoniale, perchè la loro finalità si rivolge « unicamente ad un miglioramento della citta a « benefizio e servizio della generalità degli abi- « tanti ».

Tra le necessità dà cui traggon origine que­ ste spese di carattere straordinario viene in prima linea la questione ospitaliera, preoccupante da più anni cittadini ed amministratori, e circa la quale lo studio di una competente Commissione ha assodata 1’ urgenza di un complesso di prov­ vedimenti il cui importo si aggira intorno a 2 m i­ lioni e mezzo. Vero è che generosi concorsi di Enti benefici e di privati han già contribuito in tale intento una somma di 1,300,000 lire. Onde il Municipio conta di provvedere al resto, per una grossa parte cedendo all’ Ospedale di S. Gio­ vanni il permutato locale dell’ Ospedale militare, del valore di circa 1 milione, e riducendo con ciò ad una somma relativamente esigua il contributo

pecuniario da iscriversi in vari bilanci.

Problema non meno importante è quello che si riferisce alla prosecuzione del piano di risa­ namento edilizio dei quartieri centrali, approvato con legge 15 aprile 1886, con scadenza al 1° gen­ naio 1911. Per quanto alcune delle opere ancora da eseguirsi, per mutate condizione di cose, pos­ sano ora essere abbandonate o almeno preter­ messe, altre ve ne sono la cui importanza, per riguardi di igiene e di viabilità, appare oggidì più che mai sentite. Un preventivo di almeno 3 milioni sembra più che modesto per il concorso del Municipio alla grande opera che il prossimo decennio deve vedere compiuta. D ’ ordine analogo si presenta la spesa, anch’ essa non differibile, per la pronta attuazione della parte più vitale dei piani regolatori edilizi scaduti o di prossima scadenza, dichiarati non rinnovabili oltre il ter­ mine legale di 25 anni da un recente parere del Consiglio di Stato. Uno stanziamento di 3,300,000, in 10 esercizi, è reso assolutamente necessario da questa superiore disposizione, che, togliendo ogni vincolo alla più ampia libertà dei proprie­ tari, loro apre la via ad abusarne nel modo più dannoso per lo sviluppo futuro della città.

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Prezzo edifizl ed aree militari... tì,000,00() Saldo acquisto terreni per le nuove piazze

d ’ armi ed acquisto terreni alla Bar­ riera di Francia per 1 ’ Accademia mi­

litare e la Scuola d ’ applicazione . , 1,050,000 Sistemazione nella Piazza d’ Armi, Cinta

e Corsi ... 2,000,000 Concorso spesa riforma ospitaliera . . . 500,000 Risanamento quartieri centrali . . . . 8,092,500 Esecuzione dei Piani regolatori più ur­

genti ... 0,847,18(1 Impianto id r o -e le t tr ic o ... 9,000,000 Acquedotto m u n icipale... 9,000,000 Edilizi insegnamento secondario . . . . 1,850,304 D iv e r s e ... 3,160,000 39,000,000 Come si provvede all’ ingente fabbisogno? Sarebbe illusione la speranza di poter fron­ teggiare i ripartiti impegni colle eccedenze di bilancio, le quali, se presentaron finora un mar­ gine confortevole, tendon però a decrescere con progressione inquietante. Un milione di avanzo annuo, osserva tuttavia la Relazione, deve po­ tersi e sapersi mantenere a qualunque costo per il novennio prossimo, devolvendolo integralmente alla liquidazione degli oneri imposti dall’ opera­ zione attuale. A i 9 milioni così procurati si ag­ giungeranno 30 milioni ricavati da prestiti, di cui 6 mutuati alla Cassa Depositi e Prestiti, al­ l’ interesse ammortizzante del 4 1/2 (per 2 milioni) e del 3 1/2 (per 4); e gli altri 24 da ottenersi mercè l’ emissione, tra il 1905 e il 1912, di al­ trettanti titoli al 3 1/2. Il servizio complessivo di questi debiti, per interessi, ammortamenti e tasse, richiederà nel decennio una somma com­ plessiva di 10,962,200, ripartita in scala pro­ gressivamente crescente, da un minimo di 329,000 nel 1906 a un massimo di 1,750,000 dal 1913 in poi.

Ma a fronteggiare questi impegni si fa am­ pio affidamento sui prodotti dei due servizi mu­ nicipalizzati, i quali non posson non essere, fin dal loro periodo iniziale, fortemente attivi : •— l’ impianto idro-elettrico, che, colla vendita preveduta di 2000 H P. nel 1908, di 4000 nel 1909, di 6000 nel 1910 e di 7000 nel 1911 (al prezzo di L. 0.50 al giorno) fornirà un provento crescente fino a 1,260,000 nell’ ultimo anno: — e l’ acque­ dotto, il cui esercizio darà luogo a introiti rapi­ damente e sicuramente crescenti (280,000 lire nel 1906: 1,121,000 nel 1914). L ’ insieme delle somme che si calcola poter trarre da queste due imprese raggiunge i 7,187,000, con un disavanzo di 3,775,000 rispetto al fabbisogno generale dei debiti. Differenza però a cui potrà sopperire am­ piamente l’ alienazione parziale e graduale dei terreni militari permutati, rappresentanti nel loro insieme un valore assai superiore a tale re­ sidua passività.

Spirato il decennio, gli introiti delle due grosse imprese municipalizzate saranno certa­ mente tali da far fronte da sole all’ ingente ca- none gravante ancora per molti anni sul bilan­ cio, e lascieranno inoltre un buon margine di profitto.

Tale, nelle maggiori linee della sua versione

ufficiale, il piano finanziario che, lodato da al­

cuni come atto di audace e meritoria iniziativa, ebbe taccia da altri di temerarietà poco meno che insensata, e di cui nessun punto si salvò da

una critica severissima, tanto più significativa e pericolosa in quanto non ispirata a preconcetti personali o partigiani, ma appoggiata ad ele­ menti di fatto irrecusabili ed a precisi criteri tecnici, per opera di molte competentissime per­ sone d’ ogni classe della cittadinanza e d’ ogni parte del Consiglio.

Una breve rassegna delle principali obbie­ zioni varrà a formarci un concetto meglio ade­ guato intorno alle plausibili conseguenze del grave passo cui il nostro Comune si avvia, uscendo dal periodo di raccoglimento fecondo cui deve l’ at­ tuale, invidiata prosperità.

E di questo in una prossima corrispondenza. Torino, 2 marzo 4905.

Giu se p p e Pr a t o.

Il iratiato di commercio colla Svizzera

Negoziare colla Svizzera non era cosa age­ vole da parte nostra all’ intento di acquistare vantaggi rilevanti, se si rifletta alla differenza enorme esistente fra importazione ed esportazione relativa ai nostri scambi commerciali con quel paese. Un solo elemento importante ei era favo­ revole, il fatto che noi forniamo alla Svizzera materie prime dalle quali essa non può prescin­ dere, mentre noi non siamo soliti che importare manufatti, sempre però in una misura assai re­ lativa in confronto alle merci che inviamo al di là del Gottardo. I negoziati risentono perciò gli effetti di questa impari condizione di cose, ed è strano infatti come tanto nel Parlamento come nella Stampa non sieno mancate voci che ma­ gnificarono il trattato stesso, le cui modeste ri­ sultanze vengono per altro rilevate dalla stessa relazione ministeriale dove si dice « che la com- « missione riterrebbe inopportuno abbandonarsi « a facili compiacimenti, dove non riconoscesse « da un lato che i risultati ottenuti furono meno « lieti di quanto si sperava, e d’altro lato che il « prezzo delle concessioni fatte ai nostri prodotti « fu pagato con sensibili sacrifici ».

Certo è che intendimento costante della Com­ missione fu il favorire i prodotti agricoli : si è tanto parlato in questi ultimi anni della politica commerciale italiana dall’ 87 in poi, non rivolta che a proteggere le industrie a danno dell’ agri­ coltura, a favorire le manifatture del Nord senza curarsi della miseria in cui per questo tratta­ mento piombava il Sud agricolo, che sembrava ora poco meno che delitto non cercare in qual­ siasi modo di favorire l’ agricoltora, da molti ri­ tenuta ancora la vera, la genuina fonte della ricchezza nazionale.

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più a se stessa che a noi; il trattamento di fa­ vore perciò concesso su ben novantatrè milioni di prodotti greggi mentre era di piena conve­ nienza ai suoi commerci, toglieva a noi le armi per chiedere favori su altre voci.

Cosicché siamo arrivati a questo, che po­ nemmo ogni studio nell’ottenere facilitazioni sui prodotti agricoli che nel 1903 passarono il con­ fine per un valore di 62 milioni, ma non ot­ tenemmo miglioramenti che soltanto su una espor­ tazione di L. 9,300,000 comprendente frutta fresche, agrumi ed olì; sul resto riuscimmo ad avere, come osservano i negoziatori, una vittoria in confronto a quanto è stabilito dalla tariffa ge­ nerale, ma come osserviamo noi, un peggio­ ramento rispetto al passato su 37 milioni di merci. Cosi il vino da fr. 3,5 viene portato a 8, e questo cespite rappresenta per noi il valore non indifferente di dodici milioni e mezzo; ma non ci dà motivo a gravi timori, anzitutto per la ragione che esso viene in buona parte consumato da classi abbienti, che facilmente posson sopportare l’ ina­ sprimento del dazio, poi perchè rappresenta la cifra che noi eravamo soliti pagare all’ Austria, colla quale sino alle ultime convenzioni atti­ vammo un commercio vinicolo fortunatissimo, vincendo la concorrenza di altri paesi, infine per­ chè non è presumibile possano essere concesse facilitazioni piu importanti alla Spagna, nostra temibile rivale in quel ramo della produzione agricola: ed a parità di condizioni per la maggior vicinanza, per i ribassi reclamati sulle tariffe dei trasporti, e per altre agevolezze di sdoganamento ci è dato sperare fondatameute che riusciremo vincitori. Non si può escludere -ad ogni modo che non si verifichi una certa contrazione nel con­ sumo, e che l’ aumento della tariffa non debba esser sopportato solo dal consumatore, ma come avviene in molti casi, parte dal consumatore, e parte dal produttore. Certo dobbiamo.tener conto di questo forte rialzo, al quale assoggettarono la nostra produzione vinicola, che reputiamo di per se stesso un segno significativo, anche ricordando come la stampa Svizzera nei suoi organi del par­ tito agricolo si scagliasse con violenza , contro l’ eseguità, secondo essa dell’inasprimento. E chiaro indizio del vento che tira, che in Svizzera come in Austria e come in Germania è, per quel che riguarda l’agricoltura, protezione, e dove non può trattarsi di protezione vera e propria, di fisca­ lismo contro quanto proviene dall’estero ; tenia­ mone conto per tirare in fine i nostri giudizi con qualche esattezza e non modellare troppo i no­ stri ragionamenti sulla falsariga di certi teorici. Altro aumento non disprezzabile ci è stato portato sul bestiame, per ogni capo, che si tas­ sava prima con sole lire quindici, si pagheranno ora lire trentadue: è un bell’aumento del doppio. E ’ vero tuttavia che non sarà molto sensibile, gravando su merci il cui valore individuale ascende in media a L. 500, ma che toccando una esportazione di 19 milioni non può ritenersi in­ differente e tale, astrazion fatta dal resto, da non rappresentare una grande concessione verso la Svizzera; ed un inasprimento analogo ha colpito pure i suini, la cu i tariffa è stata semplicemente raddoppiata. Questi rincrudimenti, che la nostra esportazione agricola potrà tuttavia sostenere

senza grave pregiudizio, mostrano da Un lato che il buon volere dei nostri negoziatori che pur di venire ad un trattato non badarono alle pre­ tese dell’altro contraente, mentre durissima sem­ brava ogni concessione sui prodotti dell’agricol­ tura, e dall’altro manifestano le tendenze generiche delle nazioni che stipulano con noi: voler porre un freno alle importazioni agrarie. L o strano è che non ai adempie in questo caso ad uno scopo direttamente protezionista, giacche la Svizzera non produce vino, ha scarso bestiame da macello, ed i suoi latticini soltanto temono la concorrenza dei nostri, nel rialzare quindi le tariffe su certi prodotti necessari a quella nazione non si pensò tòrse che a voler porre un equilibrio forzato ne­ gli scambi, perchè sembrava cosa troppo ingiu­ sta che dovessero darsi 181 milioni per paga­ mento di merci a chi ne comprava per soli 45, come avvenne nel 1903. Ma se è uno dei postu­ lati dell’economia ormai che le merci si pagano colle mèrci, avrebbero ben dovuto convincersi i delegati elvetici che questa nostra maggiore im­ portazione è compensata da un maggiore introito che la Svizzera ricava nei suoi scambi con altri Stati e la bilancia commerciale non può esser motivo di preoccupazione che allorquando essa si verifichi sulla totalità degli scambi all’estero, fenomeno d’ altronde che non può essere che tem­ poraneo pur essendo motivo di una crisi: ma il semplice fatto di uno sbilancio passivo che una nazione verifichi nei suoi rapporti con un’ altra, non è di per sè uno svantaggio, e non apparisce tale che al grosso pubblico. Il che torna co­ modo tuttavia alla stampa protezionista ad ol­ tranza per pruomovere delle barriere che giovano quai unicamente al ffsco. I nostri sforzi ed i relativi sacrifici approdarono però a qualchecosa, e non è inutile ricordare infatti che riuscimmo a salvare dall’inasprimento, ed a migliorare no­ tevolmente in confronto allo statu quo pel valore di L . 9,300,000 l’ esportazione dell’olio d’ olivo, delle frutta, degli agrumi prodotti dall’ Italia me­ ridionale ed insulare, che noi amiamo diffondere nelle nazioni nordiche, e presso le quali con una maggiore intensità di coltura, con un più razio­ nale sistema nei trasporti ci sarà dato procac­ ciare a quest’ importante gruppo di merci sem­ pre più larghi mercati.

Il punto più notevole del recente trattato sta nelle concessioni fatte alla Svizzera sui co ­ toni e sulle sete, e per ciò che riguarda il cotone infatti la minore importazione dal 1885 a oggi che riscontriamo in Italia è quasi tutta a danno della Svizzera, realmente, e le sue domande si concentrano sopra poche categorie. Noi abbiamo saputo del resto provvedere a noi stessi e con­ quistammo un posto notevolissimo anche nell’ e- sportazione ; è confortevole citare queste cifre, che mentre nel 1885 importavamo per 37,269 quin­ tali di tessuti di cotone greggi, nel 1903 era­ vamo ridotti a quintali 1896, e mentre nell’ 85 pure esportavamo per quintali 130, siamo oggi arrivati a quintali 10,852.

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delle nostre principali industrie, alla quale por­ gemmo valido aiuto per un periodo di 17 anni al solo scopo che potesse costituirsi su una so­ lida base, e reggere quindi da sola in confronto alle similari straniere. E l’applicazione di questo metodo troverà certo largo consenso fra gli ita­ liani, giacehè molti liberisti ancora concedono che sia opportuno in determinati periodi valersi del protezionismo durante lo stato di sviluppo d’ un ramo manifatturiero: e se non fosse così, un paese che non disponesse di materie prime, o non avesse modo di rifornirsene con altrettanta facilità di altri, sarebbe per sempre condannato all’ inazione, laddove i sacrifici di un periodo possono essere ampiamente compensati da van­ taggi futuri che consistono nel produrre in pa­ tria allo stes'so prezzo che al di fuori, e permet­ tono di dedicare alla nostra mano d’opera quelle somme che altrimenti avremmo inviato oltre i confini. Riassumendo diciamo adunque, che quanto si ottenne a favore dei prodotti agricoli, i quali per la tariffa generale avrebbero dovuto subire dazi addirittura proibitivi, ci fu dato in compenso alle concessioni sui prodotti industriali delle sete, dei cotoni e di alcune specie di macchine, e deve essere per noi motivo di orgoglio e di compiaci­ mento l’ aver potuto difendere l’agricoltura a spese dell’industria, che mercè l’ attività spiegata da­ gli italiani del Nord, e secondo il nostro mode­ stissimo avviso, mercè pure l’opportuna politica doganale seguita per un certo tempo, ha assunto forme grandiose e tali che la sua concorrenza è ormai temuta all’estero.

Vorremmo che i sacrifici cui si assoggetta­ rono i nostri industriali fossero noti a tutti gli esportatori agricoli, e più che agli altri a tutti quelli che con grande calore hanno trattato in questi ultimi anni la così detta « questione me­ ridionale», per sfatare una buona volta l’opinione che sistema della nostra politica economica nei trattati di commercio sia quello di protezione del Nord a danno del Sud. Il benessere e la ric­ chezza di una nazione non si ottengono sempre con provvedimenti simultanei, ma si conseguono spesso agendo ora sopra certi rami dell’atti­ vità ed ora sopra altri, ed i resultati non si ve­ dono che a lunga scadenza; così ai nostri statisti parve nel 1887 il momento di rinvigorire le in­ dustrie allora nascenti, ed oggi limitando un poco il profitto di quelle, credono debba aiutarsi l’agricoltura ; dunque non antitesi fra Italia agri­ cola e Italia industriale, bensì unione nell’ aiu­ tarsi reciprocamente. Ed oggi appunto chiamiamo la seconda ad ausilio della prima; se ne tenga conto.

Gilberto Terni.

SULLA TEORIA DEL LOTTO DI STATO

(A proposito di un’ opera di Luigi Nina). ( 1 )

Trattando della abolizione del lotto, il prof. Nina dimostra come sia un grave errore il con­ siderarla dal solo punto di vista finanziario. R i­ stretto il problema a questo campo, si potrebbe

molto facilmente difendere la conservazione di questo cespite di entrata pubblica ; ed è perciò, che bisogna ben guardarsi dal porre la questione in questi termini. Non ne rimarrebbe avvantag­ giata la tesi degli abolizionisti, nè quella dei conservatori. Si farà opera savia esaminando il problema da tutt’ altro punto di vista, come quello che strettamente si attiene alla morale, alla politica ed all’ economia.

Allargando l’ indagine, l’Autore si richiama a tutti quei fattori d’ indole diversa che nelle prime due parti della sua opera ha diffusamente spiegati ed al lume di essi sostiene che 1’ aboli­ zione del lotto quanto necessaria è altrettanto difficile ad essere attuata, onde si impone la ri­ cerca diligente dei mezzi a ciò idonei.

Pretendere ad un tratto di far passare un popolo dalla frenesia, cui purtroppo lo spingeva il lotto con le sue seduzioni, ad uno stato di assoluta privazione del medesimo, può esser certo lodevole quanto all’ intenzione, ma assolutamente impraticabile. Sono i sentimenti del popolo, quelli ohe costituiscono la base del lotto : questi adun­ que bisogna modificare e correggere.

Infatti fu possibile in Francia ed in Inghil­ terra la soppressione di questa istituzione, solo quando essa era in decadenza perchè non più rispondente alle passioni del popolo : invece del lotto sorsero altre speculazioni forse più dannose ed immorali, ma rispondenti alle mutate passioni popolari.

Quante volte in Italia, prima della unifica­ zione, si volle colpire il lotto in pieno petto, de­ cretandone la soppressione ed impedendone alle società concessionarie il mantenimento ; si con­ statò che ogni tentativo in questo senso era ir­ rito e vano ; e si dovette — nientemeno ! —• giungere ad adottare come minor male 1’ assun­ zione diretta del servizio da parte dello Stato, vuoi per impedire l’ impiego del danaro nei lotti

esteri (dei confinanti Stati italiani), vuoi per porre

un argine alle frodi inaudite perpetrate dai ban­ chieri privati a danno dei giuocatori.

Tutti i Governi, che precedettero il nostro, dovettero nel modo più eloquente confessare la propria impotenza nella lotta impegnata.

L ’Austria, comprendendo la inutilità di sif­ fatti tentativi, si può dire che non vi si sia mai esposta ; e la Germania, dopo di aver con varie leggi cercato di giungere alla abolizione, va­ gheggia ora — a questi lumi di luna — la isti­ tuzione di un qualche cosa di simile al monopolio delle lotterie.

Senza seguire il prof. Nina in tutte, le sue minute osservazioni, per le quali siamo ben lieti di rimandare il lettore all’ opera (1) in esame, riconosciamo che più luminosa dimostrazione non si poteva dare della tesi posta dall’ A utore: che cioè non debba lo Stato procedere d’ un tratto all’ abolizione, ma spianare la via che lentamente dovrà condurvi.

L o stesso Petitti di Roreto, il quale perso­ nifica la più spietata e non sempre serena lotta contro questa istituzione, dopo di averla in tutti i modi combattuta, sul punto di giungere ad una conclusione concreta afferma che la

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B marzo 1905 L ’ ECONOMISTA 151

tina radicale abolizione di siffatto giuoco, là dove da lungo tempo esiste, benché predicata neces­ saria ed urgente, « non vuoisi tuttavia ad un « tratto ordinare, per ottenere che il provvedi- « mento sia veramente efficace ».

La causa del giuoco — osserva il Nina — non essendo il monopolio governativo, ogni forza morale diretta a modificare quella causa, contri­ buirà a renderlo sempre meno produttivo ed a farlo cadere naturalmente, il giorno, in cui il progresso morale ed intellettuale delle popola­ zioni determinerà l’ abbandono del giuoco. Il lotto pubblico e privato resterà in questa guisa abo­ lito, non per opera di legge, ma di privata mo­ ralità.

Informate a questi concetti sono le susse­ guenti proposte del Nina.

Consiste la prima nel trasformare il lotto in un istituto di previdenza. Il motivo, per cui i più dei giuocatori non si provvidero mai di un librétto di risparmio, non deve ricercarsi nella mancanza della lira (che per le casse postali di risparmio costituisce il minimum delle somme da depositare) e nemmeno nella mancanza di vo­ lontà ; ma nel fatto che essi non hanno mai visto, nè toccato quei libretti, e fra gli amici ed i con­ giunti non ne hanno alcuno che conosca quei piccoli capitali in formazione e ne abbia provato o ne spieghi loro i vantaggi.

Data la popolarità del giuoco del lotto si potrebbe trarne profitto per la popolarizzazione di questi libretti di risparmio, se si adottasse il principio di pagare per mezzo di essi le vincite.

L ’ art. 2 della legge 19 luglio 1880, n. 5536, contiene un principio di questo genere ; ma è talmente monco ed imperfetto, che il Nina trova molto da criticare ed osservare su esso. Oppor­ tune riforme sono da lui proposte, e non sarebbe certo fuor di luogo che il Governo le tenesse in quel conto che meritano. Si raccomandano per la importanza pratica e per la serietà degli inten­ dimenti, a cui si inspirano.

L ’ Autore approva anche l’ idea del Codacci- Pisanelli, che su per giù si informa al concetto medesimo di combattere il lotto col mezzo della previdenza, e che consisterebbe nel raccogliere, insieme col denaro destinato al giuoco, altro de­ naro destinato a scopo più utile, all’ accumula­ mento di un piccolo capitale, alla costituzione di una pensione o di una assicurazione.

Suggerisce pure di tener conto d ’un sistema a pochi noto in Italia e che sarebbe stato di re­ cente proposto in Germania, conosciuto col nome di Scherlsche Sparsystem, basato su per giù sullo stesso principio dal Nina vagheggiato.

A queste riforme fondamentali dovrebbero far corona parecchi altri provvedimenti generali, su cui l’Autore si intrattiene e che presi insieme sortirebbero senza dubbio la voluta efficacia.

Abbiamo voluto dare un riassunto ampio quanto ci era possibile del lavoro del prof. Nina sebbene pur troppo affaccendato come è il pub­ blico da tanti problemi imminenti poco porta la sua attenzione su quelli che permettono una più lontana soluzione. Ma il lavoro del prof. Nina ha tale carattere di coscienza e di dottrina, che dovrebbe essere oggetto di serio studio in tutti coloro che ammettono la necessità di moralizzare

i costumi, specie intorno a quei fatti cho hanno stretto rapporto nella condotta dello Stato.

Il prof. Nina si è accinto ad un lavoro non facile soprattutto perchè la indifferenza del pub­ blico su tale materia è difficilmente vincibile ; ma da uomo saggio e dotto l’ egregio collega ha voluto che appunto per questo l’ opera sua fosse meritevole della massima considerazione renden­ dola sotto ogni aspetto viva e completa.

Le conclusioni a cui viene l’Autore sono così originali e così diverse da quelle a cui ordina­ riamente si viene sulla materia da chi la studia superficialmente, che meritano veramente tutto l’ interessamento degli studiosi. E per questo ab­ biamo voluto che i primi argomenti svolti dal prof. Nina fossero noti ai nostri lettori certo con loro profitto.

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i v i s t a

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i b l i o q r a f i c a

E. R e ic h . - il successo delle nazioni. — Bari. G. Laterza e figli 1905, pag. 279 (L. 3). Il prof. G. Chimenti dell’ University College di Liverpool traduce nella nostra lingua il noto lavoro del prof. E. Reich Success among Nations, e ne fa 1’ edizione la solerte Casa Laterza e figli di Bari.

Il vecchio detto che la storia sia maestra della vita è stato ormai sfatato da tanti dottis­ simi studi; quindi parrà strano che abbia in­ contrato il favore del pubblico un lavoro che parte dal concetto « che la conoscenza sicura del presente ci aiuti in modo sostanziale a compren­ dere il passato, ed esprima il convincimento che la conoscenza del passato possa guidarci ad una conoscenza a priori del futuro ».

L ’ Autore però nelle sue investigazioni sto­ riche non segue metodi già condannati o inven­ tando cicli necessari, od ammettendo che dovunque debbano ripetersi gli stessi fenomeni ; ma lasciando 1’ Ungheria sua patria, e dimorando cinque anni negli Stati Uniti, cinque in Francia, otto anni in Inghilterra, ha voluto acquistare personale conoscenza delle istituzioni di quei paesi e rafforzare così il suo spirito di osservazione e rendersi più ragione di quello studio sintetico a cui mirava. Ed il successo del suo lavoro, dimo­ stra che l’ Autore ha seguito il buon metodo. « Nelle nazioni moderne, egli dice, nulla è privo « di una lunga lotta per l’ esistenza che, mediante « una analisi acuta, dà l’ opportunità di arrivare « all’ anima vera di una nazione straniera ».

E l’ Autore attraverso la storia, da Babilonia a noi, esamina il successo dei diversi gruppi di popolazione, dividendolo in successo materiale ed intellettuale, e quello in economico e politico, questo in letterario, artistico e religioso.

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encomio-volo il prof. Chimenti che ha voluto far conoscere più agevolmente questa notevolissima opera agli italiani.

H. C. W e lls . - Anticipations. — Paris, Société

du M ercure de France 1904, pag. 365 (Fr. 3,50). Questa curiosa e ad un tempo interessantis­ sima opera, è apparsa già nel 1901 nella Fort-

nightly Review e richiamò la attenzione del pub­

blico studioso per la arditezza delle idee che vi sono sostenute e per la forma lucida e sintetica con cui sono esposte ; tanto più che l’Autore in diverse riviste aveva già dato prova, coi suoi ar­ ticoli, di una grande originalità di pensiero.

I signori H en ry-D . Davray e B. Kozukie- wicz danno la traduzione francese di quest’opera che ha per sottotitolo: « L ’ influenza del progresso meccanico e scientifico sulla vita e sul pensiero umano ».

L ’ idea madre non è certamente nuova ; chè molti scrittori anzi hanno tentato di illustrare lo stesso concetto fondamentale, ma nessuno, a no­ stro avviso, è arrivato ad abbracciare come l’A u­ tore, una sintesi di un campo cosi largo e com­ plesso; poiché egli non si propone soltanto di di­ mostrare le conseguenze .del progresso meccanico e scientifico sul pensiero umano sul passato e sul presente, ma con sapiente audacia, ci trasporta alle conseguenze di esso sull’ avvenire.

II primo dei nove capitoli tratta della loco­ mozione nel ven tesimo secolo ; il secondo della diffusione delle grandi città ; il terzo studia gli elementi sociali che sono in sviluppo e successi­ vamente delle rispettive reazioni. Veramente ma­ gistrale il quarto capitolo che esamina la psico­ logia della democrazia. Vengono poi due capitoli: uno sulla guerra nel ventesimo secolo, ed uno sul conflitto delle lingue; segue una sintesi densa di pensieri e di osservazioni e di previsioni, e termina il volume con un ultimo capitolo che ha per titolo : fede, morale e politica della nuova Repubblica.

Invitiamo i nostri lettori a leggere que­ st’ opera, che allarga gli orizzonti del pensiero, che fa vedere fatti e fenomeni da nuovi punti di vista, e che abbatte inveterati pregiudizi.

J. J. C la m a g e r a n . - Études politiques,

écono-miques et financières. - Paris, F. Alcan, 1904, pag. 424 (Fr. 10).

Pochi sono gli studiosi che non abbiano lette alcune delle opere del senatore Clamageran e tra tutte la Storia dell’ imposta.in Francia (1867-76) pubblicata dalla Casa Editrice Guillaumin. Il volume che presentiamo ai nostri lettori rac­ chiude gli studi ancora inediti e le ultime pub­ blicazioni dell’ illustre filosofo economista, ed in una bella prefazione M. Berthelot dà notizie sulla vita e sul lavoro del Clamageran. L ’ edi- tore^ F. Alcan ha aggiunto, colla ricchezza tipo­ grafica, attrattive all’ importante volume.

Il libro si apre con un Ricordo dell’assedio d i

P arigi (1870-71), ed un articolo Sulla situazione

(1871) ed un altro Sulla indennità prussiana. Seguono poi alcuni scritti sulla Libertà del pani­

ficio e della beccheria, sulla Reazione economica

nel 1871-72, e sulla Imposta sul reddito.

Vanno tra gli altri segnalati gli scritti e discorsi sulla Finanza della Francia del 1854, sulla Sopratassa sul grano (1887), il discorso sulle Associazioni e congregazioni, e quelli sul-

V Affare Dreyfus.

Tutti questi lavori dimostrano la lucidità della mente e la vasta dottrina del compianto senatore Clamageran, e la vedova ed il nipote M. F. Hérald, bene hanno pensato di completare le sue numerose pubblicazioni con questo postumo tributo alla sua memoria.

Ch. Bodevelle s. - Principes d’ economie

poli-tique. — Paris, V. Giard et E Brière, 1905,

pag. 261 (Fr. 3).

Con questo volumetto l’Autore intende esporre i principi fondamentali dell’ Economia Politica da un nuovo punto di vista ; egli abbandona cioè, la vecchia definizione della scienza : « produzione, divisione, circolazione e consumo della ricchezza », che chiama rispondente più ad un trattato sulla divisione del lavoro, che ad un trattato di E co­ nomia Politica.

L ’ uomo, dice l’Autore, deve prima procu­ rarsi gli oggetti sui quali eserciterà il suo lavoro per ottenere la sodisfazione dei suoi bisogni e. desideri « ma non può tentare di impiegare gli « agenti naturali e gli oggetti stessi, senza tro- « varsi in opposizione d’ interessi coi suoi simili, « e deve quindi accordarsi- con essi per poter « usare di tali cose » ; questi accordi costitui­ scono, secondo 1’ Autore, la Scienza Economica. Tale concetto è abbastanza originale ed ha anche un principio di logica rigorosa; ma quando l’ Autore, da questa generalità scende ad esporre la sua dottrina sui diversi fenomeni economici, non muta gran cosa di ciò che fino a. qui è stato detto. Così nella questione del valore che è certo fondamentale l’Autore afferma che esso è « la potenza di scambio » non tenendo conto dol- 1’ obbiezione già mossa a questa defizione del va­ lore, che cioè la potenza di scambio è data dal va­ lore delle ricchezze. Così definisce il capitale : « il « frutto d ’ un lavoro effettuato in vista di rendere « la produzione più abbondante » ; mentre è certo migliore la vecchia definizione « ricchezza rispar- « miata al consumo e destinata a nuova produ- « zione ».

Premesse alcune nozioni generali, l’A m ore divide il suo lavoro in quattro libri : l’ impiego degli agenti naturali ; - la divisione del lavoro ; - la capitalizzazione ; - i salari. E nella trattazione si trovano acute osservazioni ed anche qualche nuovo concetto meritevole di attenzione.

L ’Autore promette di completare questo trat­ tato con un’altra Opera « sulla proprietà», ed augu­ riamo che mantenga la promessa dando un nuovo utile contributo agli studi teorici del fenomeno economico.

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5 marzo 1905 L ’ ECONOMISTA 153

R

i v i s t a

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c o n o m i c a

Un decreto per l’ abbuono sullo spirito — Le tasse sugli

affari — Il Codice dì commercio e le Società Anonime.

TTn d ec re to p e r 1’ a b b u o n o s u llo s p i ­ r it o , — Il ministro delle finanze, on. Majorana, con de­ creto del 25 febbraio, udito il Consiglio dei ministri ed in considerazione del disegno di legge che ha presen­ tato alla Camera, ha disposto che 1’ abbuono da con­ cedersi sullo spirito di prima distillazione nelle fab­ briche fornite di misuratore meccanico, sia in tutte le provincie del Regno fissato per il vino al 35 per cento, a datare dal Io marzo 1905.

Limitatamente alle provincie di Bari, Lecce, Rog­ gia ed a quelle di Sicilia, un tale abbuono dal 1° al 31 marzo sarà del 40 per cento; dopo il qual termine resterà fissato al 35 comè nelle altre provincie del Re­ gno, in attesa della nuova legge.

11 disegno di legge che lo stesso ministro Majorana ha presentato oggi alla Camera, e di cui ha chiesto 1’ urgenza, consta di quattordici articoli e porta per titolo: « Modificazioni al regime degli alcools».

Le sue principali disposizioni sono le seguenti : Normalmente l’abbuono è fissato al 10 per cento per le fabbriche di prima categoria, al 25 per quelle che distillano frutta, vinaccie ed altri cascami della vinificazione, ed al 35 per il vino, anche se guasto o vinello. Per le cooperative di proprietari o coltivatori di fondi, l’ abbuono è del 28 per vinaccie e simili e del 38 per il vino.

Si danno facilità di trasporto del cognac da un magazzino all’ altro; si garantisce l ’abbuono totale del cognac rimasto in deposito almeno dieci anni, si abo­ lisce l ’obbligo della cauzione.

L ’ abbuono per lo spirito di vino e di vinaccie, esportato in natura e per lo spirito di vino aggiunto, in presenza degli agenti di finanza, ai vini comuni, si farà in ragione deli’ intera tassa.

Eguale trattamento si dà al cognac estratto dai depositi sotto vincolo doganale anche prima del trien­ nio di giacenza, e pel cognac fuori deposito la restitu­ zione si fa in misura del 90 per cento.

Si concede l’abbuono di metà in caso d ’ incendio o di altra perdita per forza maggiore, purché vi sia l’ assicurazione.

Si porta a cinque anni la prescrizione di cui agli articoli 15 e 16 della legge organica sugli spiriti ed a due quello dell’ art. 30.

Si abolisce la tassa speciale di L. 0.15 per l ’adul­ terazione dello spirito di materie non vinose, e per. queste ultime si dà un calo del 2 per cento, mentre per lo spirito proveniente da materie vinose si dà un calo del 10 per cento.

Si aumentò di 10 centesimi per grado ed ettolitro la tassa interna di fabbricazione e la sovrattassa di confine sugli spiriti che non siano adulterati o desti­ nati esclusivamente ad uso industriale.

Si sostituisce la pena pecuniaria a quella restrit­ tiva della libertà personale, pei casi dell’ art. 19 della legge fondamentale.

Si estende alla Sardegna il divieto di mettere in commercio i residui non adulterati ad uso di vernici, consentendone, quando siano adulterati, l'introduzione nelle altre parti del Regno.

Si dà facolta al Governo di pubblicare in testo unico tutte le disposizioni legislative relative alla t issa sugli spiriti.

L e t a s s e s u g l i a ffa r i. — Su proposta del ministro Majorana è stata nominata una Commissione reale colPincarico di studiare le riforme da introdurre nel sistema delle tasse sugli affari. Il decreto di no­ mina è preceduto da una lunga relazione nella quale il ministro Majorana determina lo scopo e i limiti de­ gli studi da farsi, sopratutto nell’ intento di rendere più armoniche le tasse sugli affari colle esigenze della vita moderna. Il ministro d.chiara esplicitamente che nessun intento fiscale deve presiedere alla riforma, ri­ manendo fermo il gettito complessivo dell’imposta pre­ sente, ma diversamente distribuendone gli oneri spe: eifici, mirando sempre ad alleviarii per i meno abbienti e per le forme più modeste di attività economica. Si può, anzi si deve svolgere una feconda opera di sag­ gezza economica e di giustizia tributaria. Majorana esamina partitamente tutte le tasse sugli affari, mo­

strando i punti in cui non corrispondono _ più con i nuovi Istituti giuridici creati dalla evoluzione econo­ mica dei nostri giorni. Insiste ili modo speciale sulla necessità di riordinare le tasse giudiziarie che oggi sono progressive al rovescio, e per le quali la giustizia è spesso preclusa ai più poveri vigendo le stesse tasse per i valori più disparati. Fa minutamente l’ analisi critica delle disposizioni che governano questi gruppi di tasse dai quali il ministro attinge oltre 200,000,009 all’anno e conclude che pur riservandosi il Governo sotto la sua responsabilità politica di presentare a suo tempo le opportune proposte al Parlamento è bene che fin d ’ora l’argomento sia studiato in tutti i suoi aspetti tecnici da una commissione di personaggi competenti negli studi teorici e nell’applicazione pratica cosi del diritto come dell’economia e delle finanze.

I l C od ice d i C o m m e r c io e le S o c ie t à A - n o n im e . — Sta davanti al Senato il disegno di legge concretato dal ministro della giustizia, on. Ronchetti, e quello d ’ industria e commercio, on. Rava, inteso a mo­ dificare alcuni articoli del Codice di commercio rela­ tivo alle Società anonime. Mentre le Società anonime vanno crescendo continuamente di numero, si da por­ tare modificazioni profonde all’ equilibrio della pub­ blica economia, anche per la pericolosa abitudine con­ tratta di unire alla speculazione commerciale quella del giuoco di borsa, è invero opportuno esame accu­ rato e considerazione più meditata intorno alla legi­ slazione che, governando il regime delle Anonime, deve pure provvedere alla legittima tutela degli inte­ ressi di coloro, che ad esse prestano il concorso del­ l’effettivo capitale.

A ll’estero, in questi ultimi anni, vennero corrette e perfezionate le disposizioni legislative in materia. La esperienza durata un ventennio del nostro Codice, gli insegnamenti che si ricavano dalle più recenti leggi straniere, rendono quindi, anche fra noi, opportuna una riforma. In generale le leggi straniere si sono ispirate a criteri di maggiore severità col disciplinare mediante rigorose disposizioni, la costituzione ed il funzionamento delle Società, senza però restringere i freni, sì da intralciarne il prudente sviluppo. Allo stesso concetto vuoisi ispirato il progetto dagli ono­ revoli Ronchetti e Rava.

Le modificazioni che il progetto stesso contempla si riferiscono agli articoli 121, 122, 124, 150, 151, 152, 153, 158, 164, 266, 247, 243 e 259 del Codice di Com­ mercio e si possono cosi riassumere :

1° Non possono essere amministratori delle So­ cietà anonime coloro cui è vietato l’esercizio del com­ mercio.

2° La cauzione che ogni amministratore deve dare per la sua gestione deve essere data col deposito nelle casse delle Società per metà di titoli emessi o garantiti dallo Statò, e per l’ altra metà di azioni della Società. Se il capitale non è diviso in azioni, o se non è possibile l ’ acquisto delle azioni, la cauzione deve darsi per intero con titoli emessi o garantiti dallo Stato. L ’assemblea generale degli azionisti può lim i­ tare, nei riguardi di determinate persone, la somma della cauzione, non oltre la ottantesima parte del ca­ pitale sociale. La deliberazione nelle assemblee succes­ sive alla legale costituzione della Società dev’ essere presa colla presenza di tanti soci che rappresentino al­ meno i tre quarti del capitale sociale ed il voto favo­ revole di tanti soci intervenuti che rappresentino al­ meno la metà del capitale medesimo.

3° L ’ amministratore non può, senza il consenso dell’assemblea generale, prendere interesse, come socio illimitatamente responsabile, in altre Società aventi lo stesso oggetto; nè fare operazioni per conto proprio o per conto di terzi nello stesso commercio ; né esercitare l’ ufficio di amministratore in altre Società.

4° Nelle deliberazioni che hannd per oggetto la nomina di amministratori o sindaci o liquidatori, cia­ scun socio non può votare che per il numero richiesto diminuito di uno se il numero stesso è di tre o di quattro, e per un numero eguale ai quattro quinti del numero richiesto se questo è di cinque o più. Quan­ tunque il numero dei quattro quinti contenga una frazione, il socio ha diritto di votare per il numero intero immediatamente superiore.

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permet-tendosi che Je azioni sieno al portatore, salvo il dispo­ sto dell’ articolo 166.

6° Sono puniti colle pene stabilite nel Codice pe­ nale per la truffa coloro che, presentandosi come pro­ prietari di azioni che loro non appartengono, o con al­ tri mezzi fraudolenti, prendono parte alla votazione nell’assemblea allo scopo di crearvi una maggioranza fittizia ed a coloro che hanno dato le azioni per uso fraudolento; ugualmente saranno puniti coloro che promettendo o somministrando danaro o altre utilità, o con minaccie, notizie false od altri raggiri ed arti­ fizi indurranno uno o più soci a votare nell’assemblea in uno scopo determinato o ad astenersi dal voto e sa­ ranno pure puniti coloro che a questo scopo accetta­ rono la promessa o somministrazione.

Queste le principali modificazioni alla legislazione che regola le Società per azioni, contenute nel nuovo progetto dell’ on. Ronchetti, il quale ne promette in seguito altre nella convinzione che sia migliore sistema legislativo quello che, senza troppo discostarsi dagli ordinamenti in vigore, apporti gradatamente ai mali sufficienti rimedi.

I PROGETTI DEL GOVERNO

per l’esercizio di Stato delle Strade Ferrate

La parte finanziaria, per ciò che riguarda la liqui­ dazione della gestione colle tre attuali Società, contiene le seguenti disposizióni:

Nessuna emissione di Titoli.

Ecco come il ministro del tesoro propone di liqui­ dare mezzo miliardo di debiti ferroviari senza emis­ sione di titoli nel pubblico mercato.

Esplicando l ’Esposizione finanziaria il ministro del tesoro, coi provvedimenti per le liquidazioni ferrovia­ rie e per l ’esercizio diretto delle ferrovie dello Stato, si inspira a questi due criteri fondamentali : persistere nel programma di astensione dalle emissioni, elemento precipuo, da nove anni, della forza del nostro credito pubblico, e insieme provvedere, a condizioni conve­ nienti, nella misura necessaria senza perturbare altre correnti d ’interessi e altri bisogni, alle necessità finan­ ziane attuali e prossime, inerenti alla soluzione del problema ferroviario.

Il fabbisogno per la liquidazione del passato è de­ terminato in circa. 482 milioni di lire, compresi 64 mi­ lioni per il pagamento delle linee d ’accesso al Sem- pione e degli impianti elettrici sulle linee valtellinesi e varesine. La necessità di rimborsare, al più presto, questa somma alle Società cessanti, riesce evidente in quanto che dal 1° luglio decorrerà su di essa ] ’ inte­ resse del 5 per cento netto. Per l ’ intero esercizio 1995- 906, si pagherebbero oltre 24 milioni di lire, per soli interessi. Da ciò il dovere nel Governo di apprestare solleciti mezzi di rimborso, senza però alcuna emis­ sione sul mercato di titoli di debito pubblico.

Si comprende, fino ad un certo punto, che si possa discutere di emissioni per le occorrenze finanziarie di­ pendenti dalla organizzazione e dallo svolgimento del- 1 esercizio ferroviario delio Stato, che superano i 500 mi­ lioni di lire, da ripartire nel primo decennio della nuova gestione.

Il Governo non desideraper ora le emissioni anche per questi bisogni. Solamente riconose che si possa esaminare m seguito lo strumento a ciò più adatto. Ma p.u recisamente esclude intanto le emissioni per il primo mezzo miliardo occorrente per la liquidazione del passato, per il motivo che la domanda di questa ingente somma di capitali al mercato potrebbe creare una situazione contraria a quella che è da mantenere, m vista della conversione della redita.

I mezzi per provvedere.

,. pl >er.iìue?*0 mezzo miliardo, una somma iniziai di 6U milioni sarà pagata sulle disponibilità proprie di

Dall’anno 1900 in poi, mentre si accrescevano debiti latenti verso le Società ferroviarie di 159 mi noni per ì capitali da esse anticipati per l ’acquisto d

nuovo materiale mobile, si accertavano avanzi di bi­ lancio per una soinmà anche maggiore, che, invece di essere portata a diminuzione o ad eliminazione di que­ sti nuovi debiti ferroviari, valsero a miglioramento della condizione del tesoro ; tanto che da 101 milioni di disavanzo al 60 novembre 1991, si passò, alla pari data del 1991, ad una eccedenza delle attività sulle passività di tesoreria per 177 milioni.

Il ministro però presenta la situazione di cassa sce­ verata dalle partite meramente contabili e di giro il supero effettivo, a quella data, alla minore somma di 64 milioni, che prevede in 70 milioni al 89 giugno 1905. Da questa disponibilità, in contrasto coi debiti latenti accumulati per la gestione ferroviaria, si ricavano i primi 60 milioni pei' il pagamento del mezzo miliardo delle liquidazioni.

Altri 10J milioni saranno dati pure dal tesoro: per 25, mediante il supero di rendita per 1’ operazione su alcuni debiti redimibili, affidata alla Cassa di depositi e prestiti, secondo la legge del ’94. Questa rendita, emessa in addietro, e sulla quale si .pagano già gli in­ teressi, presentava, al 81 dicembre 1903, un avanzo di oltre 28 milioni, che sarà di 29 e più al 33 giugno 1905, onde rimarrà ancora un margine di 4 milioni, da ac­ crescersi in seguito, a migliore sicurezza della opera­ zione. Altri i5 milioni saranno procurati mediante buoni del tesoro, che le favorevoli condizioni della Cassa potrebbero anche non rendere necessari in tutto o in parte. Se poi si dovessero emettere tutti i 75 mi­ lioni, si rimarrebbe pur sempre sotto la media data dalla circolazione dei Buoni negli ultimi anni. E, in ogni caso, rimarranno ancora disponibili, per qual­ siasi maggiore imprevedibile bisogno di cassa, 150 mi­ lioni fra Buoni ed anticipazioni bancarie.

Si avranno così 160 milioni. I primi 300 milioni saranno raggiunti prelevandone 140 dal conto corrente con la Cassa depositi e prestiti, che, al 30 giugno 1905, s1 eleverà a 147 milioni di lire, e ciò senza che la Cassa debba restringere nessuna delle sue funzioni- normali, e tanto meno le somministrazioni di prestiti agli enti locali. Questi 140 milioni, disponibili nel fondo di do- tazione presso la Banca d’ Italia, non impediscono ora alla Cassa di depositi l ’esercizio della sua massima at- tività economica, e si ricordano i provvedimenti a be­ neficio degli Enti locali, di cui si trasformano e alle­ viano ì debiti. I 140 milioni disponibili della Cassa depositi, m conto corrente, si impiegheranno nei nuovi certificati ferroviari di un milione ai lire ciascuno, a debito delio Stato, fruttanti l’interesse 3.75 netto per i primi cinque anni, e 3.50 per il seguito, altrimenti si dovrebbero ora impiegare in titoli pubblici di Stato, o garantiti dallo Stato, per effetto dell’ obbligo, che in- C0IÌÌie- ,*-'assai Per legge, di investire in rendite pubbliche almeno la metà dei depositi del risparmio postale e volontari.

Tali impieghi valgono sa liberare la Cassa da inve­ stimenti che dovrebbe fare sul mercato, e che, per la loro entità, non mancherebbero di determinare artifi­ ciali rialzi.

ouu&imiii saranno ciati ja,v unuum ana Cassa di risparmio lombarda, e per altri 100 milioni ai tre Istituti di emissione, e cioè per 75 milioni alla Banca d Italia, per 20 milioni al Banco di Napoli e per o milioni al Banco di Sicilia, per modo che saranno cosi disponibili i 500 milioni che occorrono per le liqui­ dazioni ferroviarie.

Risulta così che nessun turbamento potrà venire al mercato da queste due operazioni, perchè per 85 mi- noni 1° Stato si surrogherà semplicemente ai debiti che già hanno le Società ferroviarie verso la Cassa lom­ barda, e perchè, quanto ai 100 milioni delle Banche, queste potranno dare 20 milioni quale impiego dei loro nuovi investimenti annuali in titoli di Stato, obbliga- t0rÌ-2 *?°1tati vi, e surrogare, per il rimanente, i nuovi certmcati, a titoli di Stato che già posseggono per oltre 400 milioni di lire. I titoli che g l’ Istituti dovranno realizzare gradatamente, potranno essere impiegati di preferenza per gli investimenti in rendite a conto degli enti morali e dei librettisti del risparmio postale, e, in quanto dovessero essere offerti sul mercato, varrebbero a rifornirlo del flottante che difetta e a impiego delle somme da rimborsarsi dalle stesse Società sui titoli propri, mediante i pagamenti dello Stato.

Quindi nulla si muterà essenzialmente sul mercato elei valori.

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