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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1648, 3 dicembre

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SCIENZA ECONOMICA, F IN A N ZA , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN TERESSI P R IV A T I

Anno XXXII - Voi. XXXYI

Firenze, 3 Dicembre 1905

1648

S O M M A R I O : A. J. de Johahnis, I funzionari dello Stato — Vino spaglinolo in Italia? — I debiti comunali e provinciali per mutui-— Luigi Nina, I lavoratori rurali e lo sgravio del sale — R .iv x s ta . Di b li o g r a t ic a . Doti. Silvio Pivano, I contratti agrari in Italia nell’alto medio evo - V. Pareto, Manuale di economia politica - Prof. Bernardino Frescura, Itinerari attraverso lo Stato di San Paolo nel Brasile - J. IL West, L arrivismo industriel (Europe et Amerique) - Edwin C. Mac Keag, Mistake in contract ■f i i v i s t a e c o n o n i ic a e f i n a n z ia r i a : Il movimento di emigrazione nel primo semestre del 1905 - La produzione mondiale del vino - Le pensioni operaie in Francia - Il prestito giapponese - IL prestito della città di Bahia - Le entrate dette ferrovie austriache — R a s s e g n a d e l c o m m e r c i o i n t e r n a z i o n a l e : Il Commercio speciale italiano nei primi dieci mesi del 1905 - Il commercio inglese nei primi dieci mesi del 1905 — Il commercio della Grecia durante il primo semestre 1905 — I bilanci dell’ « Umanitaria » — L ’ assemblea della « Mediterranea» ; X-servizi della emigrazione nel 1904 — Camere di commercio — Il Congresso delle Camere di Commercio - Mercato mone­ tario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

I FUNZIONARI DELLO STATO

Le dichiarazioni del Ministro francese, signor Rouvier, alla Camera circa i rapporti del Go­ verno coi funzionari dello Stato, hanno dato luogo a importanti disoassioni, specie in Italia, dove abbiamo avuto esempi di una specie di ribellione, ora minacciata, ora attuata, dei funzionari dello Stato contro le disposizioni dei loro superiori.

Il signor Rouvier ha dichiarato in modo re­ ciso e preciso che, pronto ad udire ed esaminare benevolmente i desiderata degli impiegati, non poteva assolutamente ammettere che essi faces­ sero valere i loro diritti e le loro pretese verso la Amministrazione per mezzo di una coercizione, quale è quella dello sciopero minacciato ed effet­ tuato. E la Camera francese accolse in grande maggioranza le ferme dichiarazioni del Ministro. E poiché tali dichiarazioni ebbero,' come ho detto, un’ eco abbastanza larga nel nostro paese, non è inutile fermarsi alquanto ad esaminare la que­ stionò solato molti punti importante ed interes- sante.

Può lo Stato ammettere che i suoi funzio­ nari abbiano a scioperare, sia per far prevalere i loro interessi, sia per manifestare in qualche modo la loro opinione sopra una questione in un dato momento discussa?

Qui è il caso di fare una distinzione, la quale si riannoda al concetto di pubblico funzionario. Molto fu dibattuto chi veramente rivesta la qua­ lità di pubblico funzionario, e la giurisprudenza in proposito è stata sempre molto incerta; spesso lasciandosi guidare dalle condizioni del momento nel quale il giudice era chiamato a rispondere. In genere si può dire che, nel momento^ in cui si trattava di aggravare la responsabilità dei pubblici funzionari rifiutantisi a compiere il loro ufficio, l’ opinione p u bblicasi manifestava a loro avversa, così che se un giudizio avesse po­ tuto esprimersi immediatamente, il responso sa­

rebbe stato piuttosto severo; ma siccome quasi sempre il giudice è chiamato a risolvere siffatte questioni molto dopo che i fatti si sono svolti, e quando le cause determinanti l’ avvenimento non esistono più che nella memoria, è avvenuto che ritornata la calma si giudicasse che la pena da applicarsi era eccessivamente severa e quindi, o con una dichiarazione che questi o quelli non si possono considerare veramente pubblico fun­ zionario, o con altre scappatoie, la magistratura, sembrò molto schiva ad applicare le disposizioni della legge penale. D ’ altra parte il magistrato non ha potuto a meno di considerare se o no una giusta causa avesse determinato il movi­ mento ostile degli impiegati, e molte volte ha po­ tuto accertare che chi era veramente in colpa, e chi aveva in certo modo provocato lo sciopero, sarebbe stata la Amministrazione.

Ma indipendentemente da questa considera­ zione, mi pare che sia necessario distinguere se si tratti di un impiegato addetto ad una delle aziende industriali che sono esercitate dallo Stato; o se si tratti di vera e propria amministrazione di un servizio pubblico.

Nel primo caso non saprei comprendere per­ chè lo Stato, il quale senza nessuna altra neces­ sità che quella fiscale, esercita una industria, come quella della manifattura dei sali e tabacchi, o come quella del rettore, o come quella del tra­ sporto della corrispondenza, debba trovarsi giu­ ridicamente in una posizione diversa da quella dei privati industriali.

Allo stesso modo che lo Stato, quale proprie­ tario di beni stabili o rustici, che non abbiano certe speciali destinazioni, è soggetto, sebbene sia lo Stato, al diritto comune, a! punto che i Comuni possono applicare allo Stato proprietario di un fabbricato, le disposizioni dei loro, regola­ menti sulla igiene, o sull’ ornato; allò stesso modo

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è un reato per i lavoratori di una manifattura di cristalli, non può e non deve essere reato per i lavoratori di una manifattura di tabacchi.

E mi pare che occorrano sforzi di dialet­ tica veramente straordinari per poter dire che le

tabacchine sono funzionario dello Stato e quindi

riguardo allo sciopero hanno obblighi speciali. Ed è evidente che se si ammette il diritto comune per lo sciopero delle tabacchine, non vi sarebbe motivo giuridico sufficiente per non ammetterlo nei . ferrovieri, o negli impiegati postelegrafici. Ne vorrebbe dire che si tratta di servizio pub­ blico, perchè, prima di considerare un reato lo sciopero dei ferrovieri e dei postelegrafici, in quanto sono addetti ad un servizio pubblico, bi­ sognerebbe evidentemente considerarlo reato nei fornai e nei mugnai, in quanto la fabbricazione del pane è un servizio pubblico molto più impor­ tante ed urgente di quello del trasporto delle persone, delle merci e delle lettere.

Quando quindi si parla dei rapporti tra fun­ zionari dello Stato e lo Stato, in ciò che riguarda lo sciopero, credo che si debba fare una distin­ zione tra il magistrato, o l’impiegato dell’ Inten­ denza di Finanza o l’ insegnante, e l’ impiegato che vende francobolli, che accetta le lettere: rac­ comandate, che fabbrica spagnolette, o che vende biglietti ferroviari.

A questi ultimi non può che essere appli­ cato il diritto comune, perchè l’ esercizio di quelle industrie da parte dello Stato è affatto occasio­ nale e non è necessario alla vita dello Stato, mentre i funzionari degli organismi amministra­ tivi propriamente detti, si trovano in una posi­ zione l'ispetto allo Stato molto diversa da quella in cui si trovano gli impiegati privati rispetto ai loro padroni.

Viene, quindi la domanda: — si può ammet­ tere altriménti che come un reato lo sciopero degli impiegati di una prefettura, o dei magi­ strati?

E la domanda credo che non possa avere diretta risposta, ma bisogna considerarla in rap­ porto all’ ambiente.

Credo che per considerare reato lo sciopero dei funzionari dello Stato, sia in via penale che in via amministrativa, occorra non tanto la legge, quanto un Governo che, occorrendo, sappia ap­ plicare la legge.

Il signor Roùvier ha detto che non tollere­ rebbe le sciopero dei' funzionari dello Stato; e sta bene; ma bisogna che per applicare nei casi concreti tale esplicita dichiarazione, il Governo sia abbastanza forte per prevalere sui funzionari, che a lui si ribellano.

Un diritto speciale privilegiato da parte dello Stato applicato ai suoi funzionari è-lettera morta, quando il Governo sia debole, incerto, timoroso e sopratutto non abbastanza rispettato. Quando invece il Governo è sicuro di sè, sa quale è la via che vuol percorrere e la percorre senza esitazioni e senza pentimenti; allora questa stessa qualità di esser forte è già un rimedio preven­ tivo ad ogni ribellione dei funzionari dello Stato. Ma quando i Ministri hanno mostrato la loro debolezza di carattere, applicando ingiusti provvedimenti a favore o contro questo o quel funzionario per illecite pressioni esterne; quando

nei Ministeri corrono insistenti le voci di arbitri o di soprusi esercitati dal Ministro o dal Sotto- segretario di Stato per agevolare la carriera di Tizio o di Caio notoriamente protetti da questo o da quello ; quando persino si modificano gli organici di un Ministero, o si violano o trascu­

rano, perchè uno dei funzionari raggiunga il po­ sto agognato, allora il Ministro davanti ai suoi impiegati diventa debole, e quindi le pretese col­ lettive facilmente si manifestano, ed il Ministro può essere intimidito con la minaccia ed occor­ rendo anche colla effettuazione dello sciopero.

Quand’ anche si avesse una legge, la quale esplicitamente proibisse lo sciopero ai pubblici funzionari, e cominasse pene severe per le tra­ sgressioni, quale sarebbe da noi, in Italia, il Mi­ nistro od il Ministero abbastanza forte per ap­ plicarla ?

Non abbiamo avuto, nelle minaccie di scio­ pero dei ferrovieri, la famosa dichiarazione pub­ blicata nella Gazzetta Ufficiale che dichiarava reato lo sciopero dei ferrovieri considerati pub­ blici funzionari? — E però fu mai applicata? Non abbiamo avuto gli scioperi dei macchinisti fer­ rovieri a Napoli ed il Governo debole che invi­ tava le Società esercenti a non punirli ?

E ’ vero ; il signor Rouvier ha fatto esplicite dichiarazioni; ma il Governo francese è ancora un organismo ben forte in Francia davanti ai suoi funzionari; in Italia, si è già visto alia prova, che la debolezza del Governo e del Par­ lamento è tale che non si è saputo nemmeno af­ frontare la questione.

Con ciò non voglio invocare, nè penso di invocare leggi severe e draconiane; tu tt’ altro. Anzi desidero la maggiore possibile libertà. Ma osservando i fatti come si svolgono, vedendo ogni giorno messi alla pubblica luce scandali ed ar­ bitri perpetrati dai Ministri nel trattamento dei loro funzionari, faccio queste avvertenze perchè la pubblica opinione non sia traviata in modo da credere possibile un Governo attivo, energico e capace di far rispettare una simile legge, la quale, appunto perchè non rispettata, sarebbe non solo inutile, ma dannosa.

La debolezza dei Ministri verso i loro fun­ zionari, deriva principalmente dal fatto che ar­ rivano al potere impreparati anche alle più co­ muni esigenze, e debbono attingere dai funzionari ogni cognizione ; in secondo luogo dalla facilità colla quale dànno esempio agli impiegati di nes­ sun rispetto alla legge e di facile condiscendenza agli arbitri ed ai favoritismi.

Quando si avrà un Governo forte, perchè scrupoloso esecutore della legge, non vi sarà b i­ sogno di discutere sullo sciopero dei funzionari dello Stato, i quali generalmente si ribellano perchè non trovano altro modo che assicuri la giustizia.

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VINO SPAGNUOLO IN IT A L IA ?

Sebbene l ’ argomento non abbia la importanza che gli si vuole attribuire, la questione delle re­ centi stipulazioni commerciali tra la Spagna e 1’ Italia ha destato tanto rumore per il regime fatto ai vini, che conviene spiegare ai lettori lo stato delle cose.

Un accordo è intervenuto tra i due Governi per ottenere dazi doganali, a modificazione della tariffa generale fin qui applicata, e perciò il dazio sui vini spagnuoli introdotti in Italia divente­ rebbe di L. 12 'per ettolitro.

I Meridionali, e specialmente i viticultari pugliesi, hanno creduto, e credono, che questo dazio di 12 lire sia tale da permettere ai vini spagnuoli di introdursi in Italia, non solo, ma anche di fare efficace concorrenza, sullo stesso mercato italiano, ai vini pugliesi. Da ciò una viva agitazione che si è esplicata in adunanze, comizi e riunioni, nelle quali, come è ormai costume, si usano le stesse iperboliche frasi che servono a giudicare l’ opera delle più celebrate cantanti. Questa però è questione di temperamento e di ambiente, e quindi non è il caso di soffermarvisi sopra, se non per rilevare che da qualche tempo il Mezzogiorno è diventato di una suscettibilità iperisterica, che può essere spiegata da molte ra­ gioni, ma che in ogni modo andrebbe curata.

Cerchiamo, se è possibile, di sfuggire le esa­ gerazioni e di esaminare con calma lo stato delle cose.

Fino al 1894 la Spagna non aveva, verso i suoi vini che entravano in Italia, che un dazio di L . 5.77, e non vi fu nemmeno il sospetto che i vini spagnuoli venissero in Italia a far concor­ renza ai vini pugliesi. E ’ presumibile che ora possano penetrare nel nostro mercato con un dazio, più che doppio di quello preesistente, cioè di L. 12 ?

D ’ altra parte, si può ammettere che l’ Italia, la quale produce vino in quantità esuberante al suo consumo, possa incontrare la concorrenza di vini esteri sul suo stesso mercato ? A prima vista la cosa pare inverosimile.

Si parla è vero di qualità di vino e di or­ ganizzazione commerciale ; ma in tal caso le Puglie hanno la via molto chiaramente tracciata : cerchino; di migliorare la loro produzione, e di istituire una meno imperfetta organizzazione commerciale.; A ciò una protezione di L. 12 l’ ettolitro, oltre le note noie doganali, è più che sufficiente, perchè rappresenta niente altro che il 50 od il 60 per cento di protezione sul valore della merce; e ci pare che una protezione maggiore sarebbe addi­ rittura un eccesso, a cui i pugliesi non possond ragionevolmente pretendere.

Si è affermato che i produttori spagnuoli trovano una notevole protezione nell’ aggio, che oscilla tra il 25 ed il 30 per cento, e perciò il prezzo del loro vino, tradotto in lire italiane, i ap­ p r e s e la un vantaggio di altrettanto sulle loro

pesetas. Ma l’ aggio spagnuolo non è un fenomeno

d’ o g g i: alcuni anni or sono esso saliva al 180 per cento, cioè occorrevano 180 pesetas per fare 100 lire italiane, ed allora se l’ aggio avesse il signifi­ cato di tale protezione, i_ vini spagnuoli avrebbero potuto penetrare in Italia. Ma e chiaro che questa

situazione monetaria dura in Ispagna da troppi anni perchè i prezzi non abbiano dovuto adattarsi ad essa, ed il notevole ribasso avvenuto nell’aggio in questi ultimi tempi porta, a paragone dei prezzi delle merci, che si muovono più lentamente, uno svantaggio e non un vantaggio agli esportatori della penisola iberica.

Non sembra adunque che 1’ agitazione solle­ vatasi in Italia abbia fondamento, ed ha tutta 1’ apparenza di una gonfiatura non seria.

Ciò di cui hanno ragione di lagnarsi i pu­ gliesi, e con essi tutti gli italiani, è il sistema invalso di trattare in segreto le questioni dei rapporti commerciali colle Potenze estere. In Ita ­ lia la rinnovazione dei trattati di commercio fu considerata in questi ultimi anni come un argo­ mento su cui la pubblica opinione non dovesse manifestarsi, ed abbiamo lamentato a suo tempo che, mentre tutti g li altri Parlamenti, si discus­ sero sulla linea di condotta che il Governo in­ tendeva di seguire in questioni di tanta impor­ tanza, solo il Parlamento italiano si limitasse ad accettare i fatti compiuti, come se i governanti fossero gli uomini più dotti, più esperti, più pratici della materia.

Questo modus vivendi colla Spagna è venuto improvvisamente, e perciò sono fórse scusabili i pugliesi se lo hanno accolto con tanta diffidenza e se ne hanno esagerate le conseguenze, non avendo avuto tempo di rendersene conto e dovendo quindi accettare i giudizi, che su quelle disposizioni dànno.gli uomini parlamentari più in vista, i quali sono animati per lo più da fini politici e non hanno nessuna ragione per esaminare e giu­ dicare obbiettivamente la questione.

Alla impreparazione della pubblica opinione fa riscontro la impreparazione del Governo, il quale si accorge ora della impressione inattesa che quell’ accordo ha destato nelle regioni vinicole.

Meno male che ha trovato il mezzo per cal­ mare l’ agitazione prendendo delle misure indirette, proponendo cioè un disegno di. legge a « modifi­ cazione della tariffa generale dei dazi doganali nella parte relativa all’ applicazione della sopra­ tassa dell’ alcool ai vini importati dall’ estero». Con questo secondo disegno di legge il Go­ verno accresce una notevole protezione, ai vini pugliesi.

Questi vini che superano quasi tutti i 12 gradi alcoolici non avranno solo la protezione delle 12 lire di dazio doganale imposto ai vini di Spagna, ma avranno una protezione di L . 2.30 in più ogni grado di alcool che supera la misura minima di

12 di alcool.

E ciò perchè i vini spagnuoli che hanno, per esempio, 14 gradi di alcool, pagheranno non solo le 12 lire di dazio, ma altre L . 2.30 per ogni grado in più a titolo, di sovratassa per Valcool ', cioè i vini spagnuoli di 14 gradi pagheranno L . 12 per tassa doganale, piu L . 4.60 per i 2 gradi oltre 12, ossia pagheranno L . 16.60.

Con questa nuova disposizione si proteggono i vini pugliesi :

Con L. 14.30 di dazio se hanno 18 gradi di àlcool

16.60 » » 14 » »

18.90 - » » 15 » »

21.20 » » 16 » »

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A ciò si aggiunga che in Spagna è diffusa la pratica di alcaolizzare e gessare i vin i ; men­ tre la legge italiana del 1904 sulla genuinità dei vini è assai rigorosa ; basta applicarla con­ tro i gessati spagnuoli, e si avrà un’ altra po­ tente diga contro la importazione e la concor­ renza dei vini spagnuoli in Italia.

E ’ doloroso che la politica commerciale debba ridursi ad un aumento di difficoltà agli scambi tra paese e paese, è ancora più doloroso pensare che le modificazioni proposte ora alla tari, a sugli alcools nei vini costituiscono un atto per lo meno strano verso la Spagna, — ma ciò dimostra quanta via vi sia ancora da percorrere per illuminare l’ opi­ nione pubblica contro l’ insensato sistema1 che go­ verna ormai quasi tutti i paesi, e contro le con­ traddizioni sulle quali è basato.

Verrà tempo - e forse non è lontano - che le assurdità doganali Solleveranno finalmente la opinione pubblica, che vorrà assidere gli scambi sopra più razionali sistemi.

I DEBITI COMUNALI E PROVINCIALI

P E R M U T U I

E ’ stata recentemente pubblicata, a cura del Ministero di agricoltura, industria e commercio, la statistica dei debiti comunali e provinciali per mutui al 31 dicembre degli anni 1896, 1899 e 1900; statistica interessante, alla quale cre­ diamo opportuno dare un’ occhiata, anche perchè i dati, raccolti direttamente dai Comuni e poi riscontrati e controllati con calcoli minuti e con documenti, offrono una certa attendibilità e si­ curezza. Si domanderà facilmente la ragione per la quale, oltre alla situazione dei mutui al 31 di­ cembre 1900, si diano anche proprio quelle del 31 dicembre 1896 e del 1899 : e la ragione deve trovarsi in. ciò, che la legge 11 giugno 1896 auto­ rizzò la Cassa d e i. depositi e prestiti a trasfor­ mare il debito dei Comuni e delle Provincie che rimaneva al 31 dicembre 1896 in nuovi mutui estinguibili in 3 anni; e la legge 24 aprile 1898 costituì definitivamente presso la Cassa medesima una sezione di credito comunale e provinciale, estendendo a tutto il Regno i benefici di una precedente legge del 24 dicem bre. 1896, colla quale la Cassa fu autorizzata a funzionare come Cassa di credito comunale e provinciale per la unificazione dei debiti dei Comuni e delle Pro­ vincie della Sicilia e della Sardegna, e dei Co­ muni delle isole dell’ Elba e del Giglio.

I fortunati Comuni che non hanno debiti fu­ rono, al 31 dicembre del 1896, 2727; del 1899, 2589; del 1900, 2576. Quelli con debiti furono rispettivamente a queste date 5535, 5673, 5686. L e cifre totali dei debiti furono 1,214,110,573 nell’ anno 1896; 1,240,110,857 nell’ anno 1899; 1,237,404,331 nel 1900; cifre le quali, come si vede, si mantengono con poche variazioni, ten­ denti specialmente all’ aumento.

I Comuni aventi oltre tre milioni di debiti furono, nel 1900, 28: massimo è il Comune di

Roma con 216,350,419 di debito (509.07 per abi­ tante); seguono, in ordine decrescente, Napoli, Milano, Genova,. Firenze, Torino, Livorno, Pa­ lermo, Pisa, Bologna, ecc. L ’ ultimo è il Comune di Messina con 3,33.4,821 lire di debito (22.67 per abitante).

Il Confronto cogli anni precedenti dà un con­ tinuo aumento tanto del numero dei Comuni con debiti (che da 3.690 del 1877 va a 5686 del 1.900), quanto dello ammontare di questi. La disposizione dei mutui però e la classificazione loro in ipote­ cari. cambiari, per prestiti in obbligazioni, chiro- grafari ecc., risulta, nei 1900, meglio e assai più opportunamente cambiata: si ha in quest’ anno una diminuzione dei mutui ipotecari e cambiari, contrastando questi assai colla poca elasticità di cassa dei Comuni, che non permette loro impegni a breve scadenza; e si ha d’ altra parte un au­ mento, proporzionatamente superiore all’ aumento del debito complessivo, dei mutui garantiti da delegazioni.

Nell’ anno 1900 le L . 137,404,838 di debito totale erano così distribuite:

Prestiti in obbligazioni L. 597,321,861 Portatori di buoni » 210,359

Privati » 26,567

501-Comuni, Provincie, Opere Pie » 35,114,487 Casse, di risparmio » 77,184,029 Istituti di eredito » 27,710,261 Cassa di soccorso per le opere pub­

bliche in Sicilia » 7,956,695 Tesoro dello Stato » 42,034,466 Cassa depositi e prestiti » 423,305,188 Totale L. 137,401,838 Ecco anche un’ importante classificazione a riguardo degli interessi, la quale merita di es­ ser conosciuta, col confronto almeno di due degli anni precedenti. Mutui Gratuiti Al di sotto 4.5 ) % Al 4.50 % Al 5 % Al 5.50 % Al 6 % Al 6.50 % Al 7 °/0 Al 7.50 % A ll’ 8 e più % 1882 892,393 59,080,943 26,332,299 84,064,485 33,991,753 95,075.567 4,339,015 3,162.155 427,505 4,322,287 1885 454,992 79,818,507 25,494,096 86,941,093 63,315,559 89,939,709 2,609,106 2.303,777 293,122 2,881,489 1900 1,124,955 ( 549,639,760 ) 71,260,084 j 14,538,436 ) 3,524,746 Da qual prospetto emerge (e più ancora lo fa emergere la Relazione che, abbiamo sott’occhio, la quale fa partire la sua tabella comparativa dal 1877), il graduale abbassamento avutosi nel saggio dell’ interesse dei debiti comunali. Un tale abbassamento è dovuto principalmente alle rinnovazioni consentite nel tasso medesimo dalla Cassa .dei depositi e prestiti, sia nella conces­ sione di nuovi mutui, sia anche nella trasforma­ zione di residui e debiti anteriori in nuovi mu­ tui, dei quali fu anche prolungato il periodo di estinzione.

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Circa i mutui prvinciali del 1900, eccone la disposizione:

Cassa depositi e prestiti L. Sezione di eredito com. e prov. » Cassa di soccorso per le opere pub­

bliche in Sicilia » Prestiti in obbligazioni »

Privati »

Casse di risparmio » Istituti di credito ordin. e fond. »

Opere Pie »

Società di previdenza » Provincie e Comuni »

Altri enti morali »

89,377,032 25,428,913 785,270 58,772,200 572.694 40,923,288 3.218,065 1,742,486 69,225 1,233,354 578,000 Totale L. 172,700,557 Da queste tabelle, che nella Relazione appa­ riscono anche più complete, rilevasi come questi debiti provinciali hanno pure un discreto assetto. Essi sono stati contratti per grandissima . parte con la Cassa dei depositi e prestiti e con Casse di risparmio, o mediante prestiti in obbligazioni fatti in condizioni buone per le Provincie.

Circa il saggio di interesse si ha la se­ guente classificazione al 31 dicembre 1900:

Numero . Ammontare dei mutai lire Dal 2.01 al 3 % 4 1,597,354 Dal 3.01 al 4 % 8 12,559,185 Dal 4.01 al 5 »/„ 66 36,711,471 Dal 5.01 al 6 % 78 50,614,044 Dal 6.01 al 7 % 5 3.144,758 Dal 7.01 all’8 % 5 2;482,500 Totale 165 107,109,312 Le provincie aventi più di 13 milioni di debito erano a quella data 23. Capolista era la provincia di R eggio di Calabria per L . 8,987,210 di debito, seguivano Cagliari, Mantova, Salerno, Torino, Genova, Potenza, Bologna: ultima A les­ sandria con 3,037,000 lire di debito.

La Relazione ci fornisce pure delle tavole dei debiti comunali, nelle quali sono indicati per ciascun Comune la data dei mutui, i nomi dei mutuanti, la forma del mutuo, il suo valore, l’in­ teresse, la durata e il residuo debito al 31 di­ cembre 1896, 1899 e 1900.

Dal riassunto di queste tavole che occupano la maggior parte della Relazione apparisce che la Campania ha, al 31 dicembre 19C0, il maggior numero di mutui, per un ammontare di lire 243,423,080; viene poi il Lazio con 239,845,876; la Lombardia con 751,474,156; la Toscana con 112,692,471. L ’ ultima e la Basilicata con sole 7,656,557 lire. Sono notevoli le differenze tra 1’ ammontare di questi debiti nei Comuni diversi. V i è in molti Comuni mancanza di movimento commerciale, poca iniziativa per grandi lavori comunali, per i quali il Comune avrebbe certo necessità di ricorrere a prestiti, ed è quella man­ canza che rende piccolo l’ammontare dei mutui in certe regioni, mentre questi crescono nelle regioni aventi le città più.grandi, coi maggiori bisogni, colle più grandi iniziative.

Circa la qualità dei mutuanti, è in gran parte la Cassa dei depositi e prestiti quella ri­ chiesta e che si interessa di dare il denaro a pre­ stito ai Comuni e Provincie; si hanno però molti mutui contratti pure con Opere pie e con privati.

A ltri importanti risultati ricavansi dalla Relazione ohe troppo lungo sarebbe l’ esporre.

E l’ arida esposizione di cifre che troviamo nel libro suggerisce non poche considerazioni, che dovrebbero esser tenute in gran conto dai Co­ muni, molti dei quali sono troppo facili a ricor­ rere a questa forma di contratti onde avere de­ naro. Molto spesso il prestito è una necessità pél Comune o per la Provincia, che sarebbero impos­ sibilitati a compiere qualsiasi importante lavoro anche reclamato dalla igiene, dalla comodità dei comunisti, se non avessero modo di ricorrere a potenti Istituti che fornissero loro le somme ne­ cessarie al compimento di queste opere. Ma che i Comuni non abusino della facoltà di contrarre mutui; e contraendone, che attendano molto alle condizioni sotto le quali il prestito è contratto. Talvolta infatti il piccolo mutuo fu rovinoso per i Comuni, perchè contratto a condizioni sfa­ vorevoli e non studiate, o discusse insufficiente­ mente ; mentre invece più grossi prestiti vantag­ giosamente conclusi hanno fornito al Comune il mezzo di migliorare le sue condizioni, Contribuendo al beneficio e perfezionamento dei comunisti, senza portare un troppo sensibile aggravio : finanziario mediante una estinzione leggermente graduale.

I lavoratori rurali e lo sgravio del sale

Su queste stesse colonne (1) abbiamo parlato di un progetto per la riduzione della gabella del sale, mediante il quale si potrebbe venire in soc­ corso delle popolazioni rurali senza chiedere sa­ crifizi insopportabili alla finanza dello Stato.

Prima di determinare con una certa appros­ simazione l’ ammontare della perdita derivante da questa riforma, risponderemo all’ obbiezione fon­ damentale che viene affacciata contro il nostro progetto, per quanto si riferisce alla propostà di sostituire, all’attuale prezzo unico di vendita, due prezzi, di cui uno più mite, nell’ interesse dei Comuni rurali.

Si osserva ohe i consumatori ascritti in que­ sta categoria trarranno partito dalla determina­ zione del duplice prezzo, ed anziché consumare il sale a buon mercato lo acquisteranno a prezzo minore, ma per rivenderlo al prezzo ordinario: con ciò verrà meno completamente lo scopo cui dovrebbe mirare la riforma, quello cioè di fornire il sale a miti condizioni alle classi inferiori.

A noi pare che questa obbiezione non abbia serio fondamento perchè le modalità, di cui è rivestita la vendita del sale a metà prezzo, sono tali da valere come altrettanti freni preventivi per garentire la concessione contro 1’ abuso tenuto.

Anzitutto la quantità del sale da distribuirsi a prezzo minore non è determinata dalla domanda dei consumatori, ma preventivamente fissata, come dicemmo, in ragione dèi consumo medio ; il che fa sì che i consumatori rurali si guarderanno bene dal rivendere il sale acquistato, perchè sa­ pranno di non poter più reintegrare la provvista necessaria ai loro bisogni.

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Abbiamo por detto come sia opportuno aprir la rivendita nel Comune in un sol giox-no della settimana, e come gli acquisti debbano limitarsi alle quantità fisse di 250, 500 e 1000 grammi per famiglia: ora, come può essere temibile, in queste condizioni, la cessione del sale a scopo di lucro ? Potrebbe, sì, una famiglia disordinata e mal condotta procurarsi qualche soldo con la ri­ petuta cessione di una parte del proprio sale, ma dovrebbe ben presto sottoporsi alla mancanza di questo ingrediente necessario.

Basta però por mente alle grame condizioni di vita di tanti infelici compresi tra coloro, cui la concessione è rivolta, per escludere la possi­ bilità di queste cessioni.

Ma vogliamo pur prescindere da tutti questi motivi, che a nostro modo di vedere hanno qui importanza decisiva, e vogliamo pure presupporre che egli possa senza pericolo alcuno lucrare sere­ namente sull’ acquisto e sulla successiva rivendita. E ’ tale il suo lucro da determinarlo a ricer­ carlo ? Anche se egli rivendesse tutto il suo sale (evidentemente ciò è impossibile !) quale guadagno potrebbe realizzare ?

Il conto è presto fatto. Se la quantità annua, cui egli ha diritto, è di kg. 5,500, nell’ ipotesi che l’ acquisto possa farsi tutto in una volta, il guadagno del consumatore consisterà nella somma massima di L.- 1.10 (kg. 5.500 L. 0.20, diffe- l'enza tra il prezzo ordinario di L . 0.40 e quello ridotto di L. 0.20).

Basta enunciarla per persuadersi che la molla dell’ interesse - anche nella ipotesi inammissibile di cessione totale del sale - non è tale da spin­ gere il consumatore ad operazioni siffatte. Ma non va dimenticato che la distribuzione di kg. 5 1/2 va meglio disciplinata e ripartita in quote ; posta sempre l ’ ipotesi suddetta, se queste quote saranno mensili, il guadagno del consumatore sarà di cen­ tesimi 18 ; se settimanali, di centesimi 4. E sarà tanto facile di trovare un contribuente, che, per guadagnare poco più di 4 centesimi per settimana, sia disposto a privarsi di tutto (diciamo tutto !) il suo sale? A tali speculazioni manca compieta- mente la ragione economica, che potrebbe essere la sola determinante. E, più che per difendere la finanza, per assicurare il pieno raggiungimento dello scopo, cui mirerebbe una legge a ciò rela­ tiva, suggeriremmo di colpire queste cessioni con una piccola multa da applicarsi così al cedente come al cessionario, e da aumentarsi considere­ volmente quando chi cede per lucro sia lo stesso incaricato della vendita per conto del Comune. Ciò senza pregiudizio delle maggiori pene, cui esso andrebbe incontro o per falso in scrittura pubblica, o per sottrazione di parte della merce affidatagli, sulla quale si renderebbe obbligatorio un inventario mensile da parte del Sindaco, oltre a quelli che farebbero gli agenti della finanza.

Il sale a metà prezzo non dovrebbe uscire dai depositi governativi, se non in sacchi di modello uniforme, assicurati nella loro chiusura da contrassegni metallici, di cui i contabili deb­ bano rendere conto rigoroso; il consumo di quelle targhette segnerebbe il credito dei contabili per sale a metà prezzo.

L a capienza dei sacchi potrà essere di due o tre tipi al più per adattarsi alle varie esigenze,

e nei Comuni minuscoli, questa capienza potrà ridursi per modo da permettere che del loro tra­ sporto (da rendersi speditissimo) si incarichino gli uffici postali.

E poiché, oltre a quanto si è detto, i soli sindaci potranno richiedere il sale a metà prezzo ed ai soli sindaci potrà essere spedito, sembra a noi che le garanzie siano amplissime.

*

Passiamo all’ argomento più interessante, quello cioè delle conseguenze finanziarie cui si andrà incontro.

Preventivando uDa perdita di 7 milioni di lire, si può attuare senza sforzi questa riforma nei confini che per ora crediamo opportuno di non oltrepassare; e cioè con una perdita di non più di sette milioni di lire è possibile diminuire della metà il prezzo di vendita del sale neces­ sario e sufficiente a tutti i contadini poveri, o quasi poveri, che hanno la loro residenza abi­ tuale nei Comuni rurali.

D all’ ultimo censimento, al 10 febbraio 1901 in tutto il Regno fu accertata l’ esistenza di 9,360,081 persone addette all’ agricoltura o a la­ vori affini, così ripartiti in maschi e femmine : 1,596,946 986,514 33,199 17,149 1,266,745 743,305 748,169 275,407 27,6.j9 1,434 13,879 Agricoltori che coltivano terroni propri ( “ (

(

ITI.

Mezzadri, c o l o n i ... Contadini obbligati, bifolchi, bovari . Fattori, agenti di campagna. . . . Guardie camp, e guardaboschi privati Giardin., orto!, coltiv. d’agr., tab. e frut Boscaiuoli, siepaiuoli... Taglialegna, carbonai (operai) . . .

m. V f. ( “ : / m. V f. ( “ .' ( ( “ : H : 62,545 21,707 15,896 1,251 24,828 2,688 Dalla cifra complessiva di 9,360,081 vanno dedotti :

1) gli agricoltori che sono nelle isole, presso cui manca il monopolio del sale, il cui numero può valutarsi a 1,100,000 ;

2) gli agricoltori che, coltivando terreni propri, pagano per essi un’ imposta erariale su­ periore alle cinque lire, e che pertanto dovrebbero essere esclusi dal beneficio ; il cui numero può va­ lutarsi a 560,081 ;

3) gli agricoltori, che hanno la loro resi­ denza in Comuni capoluoghi di provincia o di circondario, il cui numero può valutarsi a 700,000.

3i può quindi calcolare che il sale a metà prezzo non si debba fornire a più di sette mi­ lioni di persone; tanto più che si deve ritenere che non saranno neppure pochi coloro che, po­ tendo effettivamente farne senza, preferiranno tut­ tavia rinunziare alla concessione, piuttosto che farsi inscrivere in un ruolo di poveri o quasi poveri.

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vendita ai rivenditori ed il prezzo futuro di ven­ dita ai Sindaci, cosi la perdita immediata sul prezzo del sale sarà di . . . . L.- 7,122,500

Sono poi da conteggiarsi : I o II compenso ai Comuni in ra­ gione del 2 per cento sull’ ammontare

degli a c q u i s t i ... » 151,000 2° La spesa per la provvista

e l’ applicazione dei contrassegni me­ tallici, pei maggiori facchinaggi causati dal maggiore frazionamento del sale in

sacchi da 50 e da 25 chilogrammi. » 100,000 E così in complesso la minore e n - ______ __ trata e la maggiore spesa risulterebbe

... L . 7,376,500 Dovendosi però da questa cifra detrarre circa 200,000 lire per minori indennità agli uffici di vendita (magazzini e spacci all’ ingrosso), cui sarà tolta ogni ingerenza sul sale da vendersi a metà prezzo, e per una lievissima economia sulle spese di trasporto (in conseguenza appunto della eli­ minazione del passaggio di questo sale pei ma­ gazzini intermedi), così la minore entrata e la maggiore spesa, sempre nell’ ipotesi di sette mi­ lioni di persone iscritte nei ruoli, si ridurrebbe a L . 7,176,000.

Affinchè scomparissero le 176,000 che oltre­ passano la nostra previsione, basterebbe che in quei 385,000 quintali di sale ne fossero compresi non più di 8800 (23 per mille), oltre quelli at­ tualmente consumati dalla popolazione rurale po­ vera e disagiata, a cui è rivolta la-concessione. Ma poiché è appunto essa, che più stretta- mente deve ora misurarsi il sale, od anche rinun- ziarvi allatto, così noi siamo pienamente convinti che questo insignificante aumento di consumo sarà nonché raggiunto, di gran lunga superato.

E su questo incremento del consumo, pen­ siamo che possa far sicuro assegnamento la finanza per averne aiuto efficacissimo ad estendere gra­ datamente la concessione, di cui ciò costituisce il pregio principale.

Sono queste le linee fondamentali di uno sgravio graduale della gabella del sale, quale fu già in massima proposto allorché il W ollem borg resse il dicastero delle Finanze ; e crediamo che da esse emerga molto chiaramente la possibilità e la praticità della riforma.

Ci sarebbe parsa opera affatto sterile, il tornare sull’ argomento già troppe volte discusso, senza accennare in qualche modo alla possibilità di giungere ad una qualsiasi soluzione.

Lu i g i Ni n a.

R

ivista

B

idlioqrafica

D o t t . S i l v i o P i v a n o . - I contratti agrari in Italia nell’alto Medio Evo. — T orino, Unione Tipogr. Edit., 1904, pag. 338 (L . 6).

Questo notevole volume, che porta un_ con­ tributo degno di attenzione alla storia del Diritto italiano, è libro non solamente di erudizione, ma anche di critica e ad un tempo di ricostruzione. Servendoci di ricerche personali e delle pub­ blicazioni meno note di molti scrittori, l’Autore

investiga quale fosse la natura dei contratti agrari ; precaria, livello, enfiteusi ed altri minori. E nelle sue ricerche trova modo di correggere alcune opi­ nioni già espresse da altri, e di stabilire più si­ curamente alcuni dubbi che su alcuni punti an­

cora rimanevano. . . . .

La materia è molto complessa, ed i giudizi intorno a certi usi possono essere divergenti, per­ chè gli usi stessi mutavano coi luoghi, ma ciò nondimeno è interessante determinare sempre più nettamente quale fosse la fisonomía piu comune di quei contratti e quale funzione giuridica essi vestivano.

Forse l’ Autore avrebbe potuto con profitto allargare maggiormente le sue investigazioni por­ tandole anche sulla parte economica dei contratti per poi collegarne le disposizioni alle necessità economiche dei tempi e dei luoghi, ma è da spe­ rarsi che l’Autore in questo sènso completi presto il suo lavoro con altrettanta diligenza.

V . P a r e t o . - Manuale di Economia politica. — Milano, Soc. Edit. Libr., 1906, pag. 579. Il nome e la dottrina dell’Autore sono troppo noti agli studiosi italiani perchè vi sia bisogno di richiamare la attenzione sopra questa nuova pubblicazione, che in parte è un riassunto del

Cours d’Economie politique già favorevolmente

apprezzato. A noi pare che i pregi di esattezza, di espressione e di meticolosa cura nel seguire i precetti della logica, non manchino in questo Manuale, come certo non mancavano nel Cours ; ma in pari tempo i difetti, che sono stati rim­ proverati a quella più ampia trattazione, qui si fanno forse maggiormente sentire per una specie di eccletismo e di unilateralità di vedute, tanto più notevoli in quanto l’ Autore, in questo Ma­ nuale, confessa di aver rimediato all’errore prin­ cipale del Cours, di essere cioè soverchiamente oggettivo.

E non possiamo a meno di rilevare che un simile Manuale, specialmente per l’ Italia dove la coltura è limitata, può parere troppo difficile a co­ loro che vogliono studiare l’ Economia politica, e non abbastanza utile a coloro che la sanno o credono di saperla.

Ma detto questo, aggiungiamo subito che questo Manuale come il Cours d’Econom ie p oli­

tique, e, per nostro giudizio, più ancora Les sy- stèmes socialistes, sono una prova dell’alto inge­

gno, della forte erudizione, e, sopratutto, della originalità di pensiero dell’ egregio prof. Pareto. P r o f . B e r n a r d i n o F r e s c u r a . - Itinerari attra­ verso lo Stato di S. Paolo nel Brasile. — Ge­ nova, A. Montorfano, 1904, op. pag. 80. Abbiamo già dato notizia di altri volumetti pubblicati dal prof. Frescura, come guide agli emigranti italiani e ne abbiamo lodato la prati­ cità. E d anche questo opuscolo, che dà gli itine­ rari da S. Paolo ai diversi punti della superficie di questo Stato, non manca di ottimi insegna- menti, di opportune indicazioni e di efficaci av­ vertenze atte a sfuggire il male ed a conseguire il bene od il meno peggio.

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sia il modesto lavoro di un privato quello che pensa di fornire questi elementi indispensabili agli emigranti.

J. H. W e s t . - L'arrivismi industriel (Europe et Amerique). — Paris, V™ Ch. Dunod, 1904, op. pag. 69 (f'r. 1.50).

Questo opuscolo tradotto dal tedesco dal sig. Ed. Gresser mira a due scopi: ri primo a determinare in qual senso si può considerare il cosidetto « pericolo industriale americano », il se­ condo a precisare in quali condizioni gli Stati europei devono trovarsi per aver timore di detto pericolo.

Il lavoro contiene molte considerazioni in­ teressanti, alcune già esposte da altri studiosi, altre più originali, ma ha il difetto fondamentale di riportarsi ad un avvenire piuttosto lontano, nel quale, a nostro avviso, ogni previsione è oziosa. Chi avrebbe potuto trent’ anni fa preve­ dere lo stato attuale della industria europea od americana ? E chi oserà seriamente preveder quale sarà l’ industria dei due continenti fra trent’ anni? E d w i n C . M a c K e a g . - Mistake in contract. —

New York, Macmillan C y , 1905, pag. 132. L ’ argomento dell’ errore nei contratti è tra quelli che gli studiosi di diritto hanno più trat­ tato; l’Autore nelle brevi pagine di questo vo­ lumetto esamina la teoria dell’errore nelle leggi romane e nelle leggi europee moderne e in quelle che chiama «anglo-am ericane».

Non si può negare che, in relazione alla li­ mitata estensione del suo lavoro, l’Autore ha sa­ puto delineare con chiarezza il suo soggetto ed anche svilupparne sufficientemente alcuni punti, ma ci è parso di riscontrare troppe lacune e so­ pratutto una limitata cognizione della vasta let­ teratura che conta questo vasto tema.

Non sarebbe stato male, pertanto che l’ Au­ tore avesse ristretto l’ argomento come ha ristretto la mole del lavoro.

Mentre ci occupiamo in altra parte del fascicolo degli speciali servizi per F emigrazione nel 1904, crediamo utile render note alcune cifre sul movimento di emigrazione nel primo seme­ stre del 1905.

Durante quel semestre il numero degli emi- giauti per 1 estero risulto di 430,579 individui; dei quali 245,868 richiesero il passaporto per paesi transoceanici e 184,711 lo richiesero per l’ Europa o per altri paesi del bacino del Medi- terraneo, mentre nel primo semestre del 1904 la emigrazione per l’ estero era stata di 284,800 in- dividui, cioè di 145,918 per paesi transoceanici e di 138,883 per gli altri paesi.

Nel primo semestre del corrente anno l ’emi­ grazione sarebbe dunque aumentata di 145,779 in­ dividui rispetto a quello che si era, verificata nel periodo di tempo corrispondente dell’ anno innanzi (cioè di 99,951 nell’ emigrazione per paesi

tran-soceamci e di 45,828 nell’ emigrazione per 1’ Eu­ ropa ed altri paesi non europei del bacino del Mediterraneo). Gli aumenti più forti si sono ve­ rificati nei compartimenti del Veneto, della Si­ cilia, della Campania, delle Calabrie, degli Abruzzi e Molise e della Lombardia. A l contrario essa è diminuita in Sardegna,

— Il prof. Mondini ha compiuto uno interes­ sante studio sulla produzione mondiale del vino.

Da esso risulta che oltre i tre quarti della produzione vinicola nei paesi europei sono forniti dall’ Italia, dalla Francia e dalla Penisola Ib e­ rica. Seguono poi a molta distanza le produzioni dell’ Austria-Ungheria, della Germania, della Russia, della Turchia, della Penisola Balcanica, e della Svizzera. In Italia l’ incremento della pro­ duzione del vino, risale a poco dopo il 1860, fa­ vorito dai cresciuti bisogni del consumo interno dai facilitati trasporti.

. Nel periodo che dal 1876 va al 1889, la espor­ tazione del vino in Italia è variata da un mi­ nimo di circa 18 milioni di ettolitri nel 1881, ad un massimo di 33 milioni di ettolitri nel 1887. Nel quinquennio 1890-1894, la media produzione annua fu di ettolitri 31,600,000, nel quinquennio successivo si giunse solo, a causa della filossera, a 29,200,000 ettolitri, sennonché si ha per que­ sto periodo ragione di dubitare dell’ esattezza delle cifre.

La Francia, prima del 1870, possedeva circa 3 milioni di ettari di vigneti che si ridussero a due milioni nei 1886 e che oggi si valutano ad ettari 1,692,947. Nel decennio 1890-1899, la pro­ duzione media annuale del vino in Francia è stata _ di circa 33 milioni di ettolitri, è salita a 63 milioni nel triennio 1900—1901 per poi scen­ dere a 38 milioni circa nel triennio 1902-1903 e risalire ad oltre 66 milioni di ettolitri nel 1904. In Spagna la media produzione annuale di vino si aggira intorno ai 21 .milioni di ettolitri.

La produzione vinicola dell’ Impero A ustro- Ungarico, si conserva per importanza la quarta dell’ Europa, e ha per centro principale l’ Unghe­ ria. Presentemente essa risulta di circa 6 milioni di ettolitri, dei quali due terzi forniti dall’ A u ­ stria ed un terzo dall’ Ungheria.

In Germania la produzione vinicola si ag­ gira intorno ai 2 milioni e mezzo di ettolitri, in Russia intorno ai 2,700,000 ettolitri annualmente.

La Svizzera ha una media produzione an­ nuale che supera di poco il milione di ettolitri. Nella Turchia europea la produzione vinicola an­ nuale viene calcolata intorno ad un milione di ettolitri ; a Candia si producono circa 100,000 et­ tolitri l’anno e 160,000 ettolitri , a Cipro.

Nell’ ultimo quinquennio la produzione del vino in Grecia si aggira intorno a 1,200,000 etto].

Fra i paesi extraeuropei, la Turchia costi­ tuisce il solo paese produttore del vino nell’ Asia. Anche in Africa la coltivazione della vite è nota in parecchie contrade ; da segnalarsi l’Algeria, la Tunisia e la Colonia del Capo di Buona Speranza.

Fra i paesi americani produttori di vino, figurano gli Stati Uniti, il Messico, l’Argentina, il Chili, il Perù, il Brasile, l’Uraguay e la Bo­ livia. Si tratta di una produzione annua che si aggira intorno ai 7 milioni di ettolitri.

J.

(9)

— Da alcuni giorni la Camera francese discute il progetto del Governo che istituisce in Fran­ cia le pensioni operaie, del quale ecco le linee principali. Anzitutto il progetto porta V obbligo della assicurazione per la vecchiaia e per la in­ validità di tutti i salariati, operai ed impiegati, dell’ agricoltura, industria e commercio. La pen­ sione andrebbe di diritto a 60 anni; la pensione d’ invalidità sarà di diritto per tutti quelli che non potranno più guadagnare il terzo del salario normale in seguito adAnabilità.

Gli impiegati e gli operai dell’ industria e commercio pagheranno il 2 per cento del salario normale, ed i padroni verseranno una eguale quota; gli operai agricoli dovranno 5 centesimi al giorno di lavoro, e gli imprenditori, padroni o proprietari, dovranno pure 5 centesimi.

Lo Stato, sotto certe riserve, darebbe una sovvenzione che porterà a 380 franchi la pen­ sione per la vecchiaia degli operai dell’ industria e degli impiegati di commercio — e a 240 fran­ chi quella degli operai agricoli. Ugualmente lo Stato aumenterebbe rispettivamente alla concor­ renza di 200 franchi e di 150 franchi le pensioni di invalidità.

Per loro conto i lavoratori liberi, non im­ piegati da un locatore d’ opera, cioè gli artigiani, i piccoli coltivatori ed i piccoli commercianti po­ trebbero facoltivamente iscriversi al regime iden­ tico. In questo caso lo Stato bonificherà loro la pensione per la vecchiaia.

— Circa il prestito giapponese di cui fu dato già il semplice annunzio si hanno alcuni particolari. Della emissione di questo prestito in rendita 4 per cento giapponese fu incaricata la Casa Rothschild. Di questo prestito, 300 milioni di franchi di capitale nominale sono riservati al mercato francese.

Questo ammontare di 300 milioni di franchi, ossia di 12 milioni di sterline, fa parte di una emissione totale di 50 milioni di lire sterline di capitale, di cui 25 milioni destinati al rimborso dei Buoni del tesoro giapponese interno, sono emessi attualmente per 12 milioni di sterline in Francia, per 13 milioni in Inghilterra e agli Stati Uniti.

La seconda parte di 25 milioni è riservata, per non essere emessa che ulteriormente in vista del consolidamento dei Buoni 6 percento del 1904. Questo prestito emesso in Rendita 4 per cento non potrà essere convertito o rimborsato avanti il 1° gennaio 1921. A partire da quella data, il Governo imperiale giapponese può rimborsare alla pari tutto o parte dell’ imprestito con un preavviso di sei mesi. L a parte che resterà in circolazione sarà rimborsata alla pari al 1° gen­ naio 1931. Altre disposizioni sono date circa i certificati del prestito, le domande di sottoscrizione.

— La Banca dell’Unione parigina ha offerto alla sua clientela 50 mila obbligazioni 5 per cento di 500 franchi d’ un prestito della città di Bahia. L ’ interesse di queste obbligazioni emesse a 455 franchi, sarà pagato per cuponi semestrali alle scadenze del 1° febbraio e primo agosto, alla ra­ gione del 12.50 sotto riduzione delle tasse in Francia.

L ’ ammortizzamento del prestito sarà fatto in 30 anni a partire dal primo febbraio 1911. Il Municipio s’ è interdetto di rimborsare , o di au­ mentare l’ ammortizzamento prima del 1° gen­ naio 1917.

Il pagamento degli interessi, l’ ammortizza­ mento del capitale sono garantiti in generale colle risorse della città di Bahia.

— E ’ stato pubblicato il ragguaglio delle entrate delle Ferrovie austriache dal 1° gen­ naio al 31 ottobre 1905. Esse si sono elevate a 220,412,000 corone: ciò che costituisce un au­ mento di 7,867,878 corone in rapporto alle en­ trate dello stesso periodo del 1904.

Rassegna del commercio internazionale

Il commercio speciale italiano nei primi dieci mesi del 1905. — Nel precedente fascicolo abbiamo pubblicato i risultati del commercio generale ita­ liano di importazione ed esportazione.

Diamo ora con precisione i resultati del com­ mercio speciale secondo il solito prospetto.

Ecco il valore della importazione delle merci dal 1° gennaio al 31 ottobre 1905 :

Valore merci Importate

CATEGORIE Anno Differenza

secondo la tariffa doganale 1905 col li 01 Spiriti, bevande ed olii 46,742,435 +■ 9,321,988 Coloniali e tabacchi 34,969,332 -j- 2,358 Prodotti chim., medie, ecc. 66,287,936 -f- 1,170,397 Colori e gen. ]>. tinta e concia 27,782,612 + 269,722 Canapa, lino, juta escluso cot. 28,276,581 -j- 1,168,142

Cotone 238,445,980 + 27,341,643

Lana, crino e peli 83,586,315 — 3,469,625

Seta 172,034,674 - f 34,381,099

Legno e paglia 84,044,872 -j- 7,905,185 Carta e libri 26,044,913 4- 1,673,041

Pelli 58,312,249 — 1,779,386

Min., metalli e loro lavori 245,251,451 - f 9,961,123 Pietre, terre, vetri e cristalli 190,952,682 18,160,659 Cereali, farine, paste ecc. 227,368,841 -f- 36,396,557 Animali, prod. e spogi. anim. 120,604,847 — 3,782,229 Oggetti diversi 29,735,359 + 2,821,126 Metalli preziosi Totale 1,680,441,079 + 141,002,556 114,558,300 + 71,970,800

Totale generale 1,794,999,379 + 212,973,756 E d ecco ora il movimento di esportazione nello stesso periodo :

Spiriti, bevande ed olii

Coloniali e tabacchi 9,969,086 Prodotti chim., medie, ecc. 47,266,452 Colori e gen. p. tinta e concia 6,058,681 Canapa, lino, juta escluso cot. 50,254,597

Valore merci esportate 74,018,627 — 14,439,326

‘ + ---+

Cotone

Lana, crino e peli Seta

Legno e paglia Carta e libri Pelli

Min., metalli e loro lavori Pietre, terre, vetri e cristalli Cereali, farine, paste ecc.

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Il commercio inglese nei primi dieci mesi del 1905. — Le statistiche pubblicate dai giornali danno le cifre seguenti per le importazioni dei primi dieci mesi dell’ anno corrente, in-confronto del periodo corrispondente dell’ anno scorso.

1905 1904

in sterline Bestiame, sost. alim. e tabacchi

Materie greggie Oggetti manifatturati Generi diversi e pacchi post.

191.200.000 189.800,000 148.400.000 143,500,000 117.600.000 112,800,000 1,900,000 1,800,000 Totale lire sterline 459,400,000 447,900,000

Ecco la differenza : Bestiame e sostanze alimentari Materie greggie

Oggetti manifatturati Generi diversi e pacchi postali

in sterline + 1,400,000 +■ 4,900,000 -t- 4,800,000 + 1,0,000 11,200,000 Quanto alle esportazioni, le stesse statistiche non danno per ora che il totale, ascendente in cifre tonde a 271,700,000 di sterline, con una differenza in più. sui dieci mesi dell’ anno prece­ dente di 25,200,000 sterline.

Il commercio di transito ascese a 64 milioni di sterline con una. differenza in più nei dieci mesi di 5,900,000 sterline.

Il commercio della Grecia durante il primo semestre 1905. — L ’ Ufficio di statistica del Mi­ nistero delle Finanze di Grecia pubblica i resul­ tati del commercio della Grecia dai quali si ri­ cavano le cifre seguenti :

1904 1995

2. trimestre, in franchi Importazioni 32,656,151 33,659,110 Esportazioni 18,526,683 14,401,969 Commercio totale 51,182,834 48,061,0/9

Le differenze sono quindi le seguenti Importazioni

Esportazioni

4- 1,002,959 - 4.124,714 Commercio tot. — 3,121,755

I resultati di tutto il semestre poi sono i seguenti :

Importazioni Esportazioni

Commercio totale 103,641,21 L E le differenze del semestre :

1904 1905 1. semestre 2. semestre in franchi 63,141,803 61,655,314 40,499,408 30,914,423 92,569,737 Importazióni — 1,480,489 Esportazioni — 9,584,935 Commercio tot. — 11,071,474

Queste cifre dimostrano il decadimento del commercio greco in tutti i valori si della im­ portazione che della esportazione, tranne un leg­ gero aumento nella importazione del secondo trimestre.

I BILANCI

DELL’

« U M A N IT A R IA »

Sono stati messi a disposizione dei soci i bilanci dell’ Umanitaria, dei quali crediamo opportuno pubbli­ care i dati principali, che provano la solidità e flori­ dezza di questa Istituzione. .

Il bilancio consuntivo dell’ esercizio 1904 dà circa L. 551,OCX) di entrate. Di queste furono spese: per l’ammi­ nistrazione e il funzionamento L. 57,694; in spese pa­ trimoniali lire 60,721; per la rilevazione statistica e lenimento della disoccupazione L. 58,616: per l’ istru­ zione professionale deglioperai elettrotecnici L. 3o,0Ju; per gli operai addetti all ' industria del Libro L. 28,oOO; per gli operai addetti alle industrie artistiche L. 31,516; per sussidi e contributi a scuole e biblioteche_L. 42,4/1, per la cooperazione L. 3,035.40; per il miglioramento dei lavoratori dei campi L. 9,148; per ì’ ufficio indica­ zioni ai bisognosi L. 3,093; per spese straordinarie L. 48,104,07. Il patrimonio per gli avanzi è dunque salito da L. 12,292,778 a L. 12,503.259.

Quanto al 1906, il bilancio non fu ancora appro­ vato dai delegati, ma quello proposto dal Consiglio prevede L. 600,432 d’ entrate. .

In queste figurano per L. 37,500 le case popolari di via A. Solari, e per L. 14,175 i nuovi stabili già di appartenenza al Riformatorio Marchiondi. E ’ pure sta­ bilito che le case popolari dell’ Umanitaria verranno affittate a L. 100 per camera : le prime case costrutte hanno circa 500 locali e saranno date in affitto esclu­ sivamente a operai, commessi e impiegati di piccolo

reddito. .

Inoltre 1’ Umanitaria ha acquistato circa oo ettari di terreno in Comune di Fermo onde istituirvi una colonia agricola per disoccupati. Per il resto il bilan­ cio preventivo non offre altre innovazioni notevoli: le spese generali saliranno a L. 88,901; quelle per la di­ soccupazione a L. 183,000 (le maggiori spese sono date da L. 55,000 per 1’ esercizio della Casa di lavoro, per L. 30,000 da quello della colonia agricola e il resto per contributi a uffici di collocamento e a spese statistiche). Per l’istruzione professionale si spenderanno L. 190,300, nelle quali sono comprese L. 30,000 per la nuova scuola professionale femminile e L. 15,000 per premi ad in­ ventori e sussidi a scuole non comprese fra le già sus­ sidiate. Per la cooperazione sono preventivate L. 20,000; per i lavoratori dei campi L. 49,590; per gli uffici di indicazione dei bisognosi L. 10,000 (e in questa spesa è compresa l’ istituzione di nuovi uffici).

Nelle spese straordinarie vi sono L. 40,000 per l’ edificio della scuola d ’ arte; lire 40,000 per la fondazione di un Istituto di credito delle coopera­ tive rurali; L. 7000 pier l’ istituzione di asili, bagni, doccie e lavatoi nelle case operaie; L. 5000 per un pa­ diglione dell’ Umanitaria all’ Esposizione di Milano; L. 40,000 per riattamenti ai locali di via S. Barnaba, acquistati per la Casa di lavoro. Si attendono ora ì resultati di questi buoni propositi della Istituzione.

L’ Assemblea della “ Mediterranea

Presenti 103 azionisti, portatori di 137,934 azioni e disponenti di 27,685 voti, si tenne ieri l’altro nel palazzo ex Litta l ’assemblea generale ordinaria degli azionisti della « Mediterranea », sotto la presidenza del sen. ing. Alfonso Sanseverino-Vimercati, presidente del Consiglio d’amministrazione,

Lette la relazione del Consiglio stesso e quella dei Sindaci, relazioni delle quali già ampiamente ci oc­ cupammo, seguì ampia discussiose.

L ’ inizia 1’ avv. Zanoletti il quale, pur facendo plauso al Consiglio per l ’ intelligente opera sua, pro­ pone che, ad emendamento delle proposte da esso pre­ sentate, ed a norma degli articoli 58 e 60 dello Sta­ tuto sociale sia ripartito fra gli azionisti il fondo di riserva straordinaria ammontante a L. 1,338,017.96.

Il prof. Cogliolo fa una pregiudiziale e cioè pro­ pone che si discutano anzitutto _ le modificazioni sta­ tutarie per sapere se gli azionisti ritengono che la So­ cietà abbia a continuare o no.

(11)

Lo stesso comm. Maglione con molte argomenta­ zioni loda il bilancio, bene pronosticando dall’ attuale situazione finanziaria della Società per il suo avvenire.

Fatta la proposta di ripartire il fondo di riserva straordinaria, sostenuta dall’ avv. Puricelli il quale presenta in proposito un orgine del giorno.

Parlano contro la proposta ripartizione della ri­ serva straordinaria il prof. Maglione, che ritiene poco prudente intaccare ora la compagine patrimoniale del­ l ’azienda ed il professore Cogliolo che si preoccupa dello intralcio che una simile deliberazione potrebbe portare agli amministratori nelle trattative per la li­ quidazione dei rapporti finanziari col Governo.

Il direttore generale ing. Oliva . dichiara che il Consiglio è contrario al concetto di dividere la riserva straordinaria e ne spiega largamente le ragioni. E vero che il bilancio dello scorso esercizio si presenta m buone condizioni, è vero che la posizione dà affida­ menti buoni per l ’avvenire, ma pur vero che la li­ quidazione col Governo non è ancora avvenuta. Iti- corda ancora come vi siano da liquidare gli altri mol­ teplici rapporti di 20 anni di esercizio, cause com.mer- ciali, infortuni sul lavoro, conseguenze di scontri eco. In queste circostanze non può ammettere che si alieni la riserva straordinaria, dato poi anche che quella or­ dinaria non ha raggiunto il limite massimo voluto dal Codice di commercio.

Circa la immediata distribuzione di un acconto degli utili futuri dichiara che il Consiglio non potrà occuparsene che verso la fine del mese venturo. Uopo repliche e contro repliche l ’ avv. Puricelli ritira il pro­ prio ordine del giorno e l ’assemblea approva il bilan­ cio nelle risultanze già note e la liquidazione dell eser­ cizio 1904-1905. Fissa poi in L. 15 il dividendo per cia­ scuna delle 358,340 azioni. .

-Si passa quindi alla parte straordinaria dell assem­ blea e cioè alle modificazioni statutarie delle quali pure

ci occupammo. . .

Il prof. Cogliolo ed il prof. Maglione spiegano le ragioni per le quali è conveniente mantenere in vita

la Società. , . . ,.

L ’avv. Puricelli è favorevole al proposto riscatto dei debiti sociali (ammortamento delle obbligazioni), anzi vorrebbe che ad esse si dedicassero tutte le di­ sponibilità ; ma ritiene premature tutte le modificazioni statutarie che si riferiscono alla futura attività della

Società. . , ,

Il direttore ing. Oliva lo assicura che è appunto intenzione del Consiglio di ammortizzare il maggiore numero di obbligazioni ed in quanto ai propositi futuri dichiara che il Consiglio agirà colle maggiori cautele.

L ’assemblea autorizza quindi con voto unanime il Consiglio d ’amministrazione a procedere all estinzione anticipata delle obbligazioni emesse, concedendogli al­ l’ uopo le più ampie facoltà e per il modo e per il tempo. Delibera, a grande maggioranza, d’introdurre nello statuto sociale le note modificazioni. .

Ad amministratori vennero quindi rieletti ì signori Belinzaghi conte Decio, Bertarei li comm. Tomaso, Bor­ ghese don Francesco duca di Bomarzo, Borromeo conte Gilberto, Durazzo-Pallavicini march. Giacomo-! nippo, Montagliari (di) march. Giovanni, Massa comm. mg. Mattia, Sanseverino-Vimercati conte mg. Alfonso ed Oppenheim barone Alberto.

A sindaci effettivi i signori Silvestri comm. rag. Gio­ vanni, Joel comm. Otto e Besozzi nob. cav. Alessan­ dro ed a sindaci supplenti ì signori Malenchini march. Luig e Schuster Guttmann Hans.

I servizi dell’ emigrazione nel 1904

Dopo aver parlato di altre forme di assistenza degli emigranti in patria (circolari, informazioni, bollettini) ja Relazione (1) osserva a proposito dell’ emigrazione ClanBromnuPmerPo°di emTgranU clandestini è costituito da quei connazionali che giungono in America essen­

dosi imbarcati in porti non italiani e su navi non ap­ partenenti a vettori di emigranti o non. comprese nel e patenti loro concesse. I detti emigranti sfuggono alla

(1) Vedi Economista nn. 1644 1645 e 1646.

nostra vigilanza e tutela, e chi li trasporta si sottrae al pagamento della tassa prescritta dall articolo 2o

della legge. . . , ,

Il numero degli Italiani giunti m tal modo m America, se si potesse arguire dalle differenze fra le statistiche dei partiti e quelle degli arrivati, risulte­ rebbe essere di oltre 25 mila all’ anno. Ma la differenza numerica fra le statistiche dei paesi di emigrazione e quelle dei paesi di immigrazione non può, per ragioni molto ovvie, essere presa a base di un calcolo della emigrazione clandestina. 1,’ impossibile compiere esat­ tamente un simile computo, tanti sono gli elementi che sarebbero necessari per esso e di cui non si può fare la valutazione. . .

A parte il numero di codesti emigranti (che si cal­ cola ascenda in ogni modo a parecchie migliaia al­ l ’ anno), è certo che la grande maggioranza di essi preferisce l’ imbarco per l ’ America m porti stranieri non per libera elezione o per reale convenienza, ma bensì per lo stimolo delle agenzie clandestine esistenti in quasi ogni regione d ’ Italia. .

Queste agenzie sono succursali delle agenzie stra­ niere d’ emigrazione le quali, con provvigioni lautis­ sime, inducono i loro corrispondenti ad attirare ah l ’estero per l’ imbarco il maggior numero possibile di italiani.

Due circostanze contribuiscono ad aggravare questo stato di cose : 1° la esistenza di buon numero di antichi subagenti di emigrazione, che, non avendo potuto ot­ tenere, per le restrizioni imposte dalla nuova legge, l’autorizzazione ad esercitare l ’ufficio di rappresentanti, continuano a compiere operazioni di emigrazione clan; destinamente ; 2° l ’ interesse da parte delle Società di navigazione che esercitano il trasporto negli emigrali i da porti esteri, di alimentare i loro traffici. Date que­ ste circostanze, la buona fede e l’ ignoranza dei nostri emigranti fanno le spese di uno'stato di cose, a repri­ mere il quale occorre la massima energia, il Commis­ sariato ha dovuto mostrarsi rigoroso nell ammissione dei rappresentanti di vettore, e di circa 20 mila pro­ posti ne ha autorizzati solo poco piu di 8000. Ma, pur troppo, una parte degli scartati va ad ingrossare Ja falange degli agenti clandestini.

Ed è a ritenere che non si potranno mai adottare provvedimenti veramente efficaci senza rafforzare ed aumentare l’ azione degli Uffici di pubblica sicurezza di frontiera e di quei porti d ’ imbarco ove non esistono Ispettorati dell’ emigrazione. Nella pratica, non molta cooperazione ha potuto il Commissariato ottenere dai predetti Uffici di pubblica sicurezza, ì quali, mentre sono assorbiti da cure più proprie del loro ufficio, d i­ fettano poi assolutamente di personale. L a sperare, ora che una recente legge ha aumentato gli organici dei funzionari di pubblica sicurezza, che il Ministero dell’ interno provvederà a colmare queste deficienze.

Qui la Relazione fa il calcolo degli emigranti tra­ sportati negli anni 1932-04 divisi per linee di navi­ gazione :

Paesi di destinazione J-802 1903 1894 32,100 40,581 59,964

Brasile 23 951 10,835 10,957

Stati Uniti 183,887 207,869 138,83o

America centrale olò M? Hi4

Paesi del Pacifico 2ol 170 "g*

Australia ed Africa 62 53 ^181

Totale 240,276 260,505 211,818 La Relazione parla ancora delle contravvenzioni degli emigranti alla legge e regolamento sull’ emigra­ zione, che dal 2 settembre 1901 al 30 aprile 1935 furono 1649 per le-quali fu iniziato procedimento penale a carico di 1254 imputati ; di questi 165 erano vettori, 841 rappresentanti di vettori, 748 altre persone. A pro­ posito delle importanti Commissioni arbitrali, la E eia- ¡¡ione parla dei lavori da esse compiuti ed osserva:

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