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ANNO XIV - N. 9. TORINO, 15 Maggio 1918.

RIUISTA

di INGEGNERIA SANITARIA

e di EDILIZIA MODERNA

È riseru11ta la proprietà letteraria ed artistica degli articoli e dei diseg1ti pubblicati 11ella RtVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA E DI EDILIZIA MoDERNA. - Gli origi11ali, pubblicati o 1ta11 pubblicati, 11011 vwgo11o restituiti agli Autori.

SOMMARIO. - Memorie Originali: Il gaz misto (gaz di carbone fossile e gaz d'acqua) nell'illuminazione pubblica (Con- timta) E. S. - ~ueet~oni Tecnico-Sanitarie del Giorno: La questione edilizia cspedaliera a Bologna · G. M. - Recen- sioni : Apparecchio refrigerante di uso domestico. · Lapique e

MEMORIE 01\IGINALI

IL GAZ MISTO

(GAZ DI CARBO~E FOSSILE E GAZ D'ACQUA)

NELL'ILLUMINAZIONE PUBBLICA.

(Continuazione, vedi n. 8).

Bunte ha studiata l'influenza che poteva· avere l'alterazione della costituzione chimica del gaz or- dinario sull'effetto luminoso di· una reticella ad in- candescenza del tipo Auer, mescolando queste, gaz con dell'idrogeno, dell'ossido d1 carbonio, del me- tano e del gaz d'acqua, nella proporzione ciascuno del 20

% .

Rappresentando con 100 il potere iPu·mi- nante del gaz di cu.:-bont> fossile nel becco· Auer, Bunte ha trovato che la miscela, nella detta propor-

zione del 20 ';~ cnr 'iùrog•t.;!J(;, dà un potere illu- minante uguale a 100; la miscela coll'ossido di carbonio un potere illuminante di 85, quella col metano di 88, e finalmente la miscela col gaz di acqua ha un potere illuminante uguale a 105. C1ò dimostra che la mi<;cela di gaz ordinario e di gaz d'acqua, pur modificande fortemente il potere ca- lorificp del gaz ordinario, non influisce quasi per nulla sul rendimento luminoso di un becco A.uer, anzi lo aumenta legg<-...rmente.

Ancora a Bunte dobbiamo l.a dimostrazione che i pericoli di scoppio sono minori col gaz d'acqua che con qualsiasi altre, gaz. Egli ba confronr;1t0 il g.rado di esplo~ivit8 dei dl\·ersi gaz combustibili, calcolando le quantità di gaz minime necessarie per produrre coli 'aria una miscela detonante ed ha tro- vato che il benzolo e la benzina scoppiano in mi- scele molto ridotte (minimo di 2,6 per il primo,

di 3,1 per la .second:1) e che seguono poi l'aceti- lene con un minimo di .:;,8 ed il metano.

Il gaz di carbone fossile ha una capacità di esplo- sione uguale ad 8, mentre bisogna ammettere per

~'idrogeno e per l'ossido di carbonio dei volumi

Chaussw: Valure alimentare ciel grano integro e ddla farina a 85 010 in confronto a quello della farina bianca. - Buebler /IV.:

La pavimentazione in legno trattata col creosoto agli Stati Uniti. - Latta e lamiera piombata. · I tubi di carta in Gerrr,ania. - Notizie: Le abitazioni a ·Messina.

rispettivamente uguali a 9·5

%

e 17 . .:;o

%

pet dare coUI'aria >Una miscela detonante; .il ga.z d'acqua perciò, che è formato da volumi uguali di questi due gaz, ha il suo limite minimo di esplosività uguale alla media di quei due e cioè uguale a

l2.s .

Golìi mtsc.ela proposl<:· daila Società del Gaz di Parigi si avrebbe perciò un grado di esplosività uguale a o,gz x 8

+

o,o8 x 12,5 e cioè a 8,36, che è presso a poco uguale al grado di esplosività .del

gaz ordinario. '

l! gaz d'acqua è poi insensibile all'azione del freddo e della pressione; infatti esso non si liquefa che a ci rea 180 gradi sotto un a pressione di 550 atmosfere. l noltre, la tniscela di g.az ordinario e di gaz d'acqua ha il vantaggio di eYita.re quelle noiose ostruzioni delle condutture dovute ai depo- siti di naftalina.

Il brev:e calcolo sopra riportato circa il potere ca- lorifico della miscela di gaz d'acqua e di gaz da car- bone fossile proposto daìla Società del Gaz di Parigi pennette di concludere colla possibilità di mes<:.ola.re questi due ~az nelle proporzioni rispettivamente di o, 10 e o,go senza che ne venga la necessità di mi-

gliorare la miscela, carhmandola con benzolo o con olio d1 nafta. Una maggiore proporzione ab- basserebbe troppo il pn~erc calorifico totale, che di- verrebbe inferiore a quello imposto dalla maggior parte dei capitolati d'onere delle officine a gaz; bi- sognerebbe a11ora provvedere in qualche modo ad arricchire la miscela.

Colla carburazione al benzolo, il potere calori- fico del gaz aumenta di 10 calorìe circa per ogni gramma di benzolo trascinato, ma non è possibile con questo sistema aumentare fin che si vuole il potere calorifi.co, pr::rchè il gaz non può trascinare. che una determinata quantità di benzolo dipcn- . dente dalla sua temperatura e le esperienze hanno ò.imostrato che anche arricchendolo con benzolo, ii gaz d'acqua non può venir mescolato al gaz ordi- nario in proporzione superiore al 20

% .

Ad ogni

(2)

50 RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

modo, la carburazione al benzolo è una operazione molto semplice; basta farlo C!<ldere goccia a goccia in un apparecchio riscaldato dove volatilizza in- corporandosi col gaz d'acqua.

L'operazione della carburazione coll'olio di· nafta è un po' più complicata; si produce a parte il ga-~

d'olio ad un titolo convemente, !o si mescola col gaz d'acqua e tinalrnente si fissa la misceja facen- dola passare in un ambiente portato ad una tem- peratura prossima ai 700".

Gli apparecchi utilizzati per ia preparazione del gaz d'acqua possc·no dividersi in due rategnrie; ap- partengono alla prima queg1i apparecchi che pro- ducono il ;az d 'acqua adoperato così come è, op- pure carburato in altri apparecchi separati (tioo Delwick-Fleischer, Vigreux, Dem.'Pste.r, Dagen- thal, ecc.); costituiscono il secondo gruppo gli ap- parecchi che prodwono direttamente del gaz di acqua carburato (tipc Lowe, :\ferrifield, Hèim- phreys e Glasgo-.'-', ecc.).

Qualunque sia il tipo di impianto, la fabbrica- zione del gaz d'acqua si effettua in _due tempi ben distinti; nel primo si porta all'incandescenza una certa massa di combustibile soffiando dell'aria at- traverso ad essa; nel secondo tempo si fa passare attra,·erso il combustibile incandescente il vapore d'acqua che ne viene d<:>c,_.m.posto ; l'ossigeno forma col carbonio dell'ossido di carbonio e l'idrogeno ri- mane in libertà; l'intima miscela di questi due gaz

combustibili costitUisre il gaz d'acqua. Natural- mente la decomposizione del vapore d'acqua as- sorbe una certa quantitù dei calore immagazzinato

r.ella massa di combustibile solido, per cui ~ neces- sario sospendere ad intervalli regolari l'arrivt1 del vapore d'acqua per riportare il combustibile al!"in- candescenza soffìandovi nuova aria.

·::---lei sistema lJcb:ick·[.-leischer (fig. 2, v. n. prec.) il periodo eli insuftlaàme dell'aria dura meno di due

n~inutt, mentre qudlo cidl'iniezione di vapore ha un a durata di su t{' od otto n nn uti. \Ilo strato di combustibilE' si dà uno spPssore di un metro e mezzo affìnchè soltanto si produca, insufflando l'ar;a, del- l'anidride carbonica, poichè la trasformazione di un chilogrammo di carbonio in acido carbonico lascia quattro volte più di calore che non la sua trasfor- mazione 1n ossido di carbonio. Gli apparecchi principali di un impianto di questo tipo sor.o : i generatori o gazogeni, gli scrubbers, ed i ven- tilatori; l'imptanto è poi completato da un ga- Z'Ometro di compensazior:.c, rla un contatore, dalle macchine che azionano i ventilatori e dalle cai dai che producono il vapore necessario ai ge- neratori ed al tnQcchinario Quando il gaz è de- stinato all'illuminazi<Jne, si trovano generalmente

nell'impianto dei depuratori analoghi a quelli delle officine di gaz ordinario, destinati a to- gliere al gaz le traocie di acido solforico che esso può ancora contenere, e, se il gaz deve essere car- burato, si hanno degli apparecchi di carburazione o al benzolo od all'olio; qualche volta completa

l'impianto un apparecchio che dà al gaz un odore caratteristico per evitare, in caso di fughe, i peri- coli dell'ossido di carbonio.

Il generatone è formato da una specie di tino ci- lindrico in lamiera di ff:rrc, toderato internamente di mattoni refrattari; ~'<tria vi è introdotta da una valvola speciale ed i gaz prodotti dall'insufflazione sfuggono attraverso un camino centrale nel quale si apre una porta che permette l'introduzione del combustibile a mezzo di un piccolo vagoncino. Il gaz d'acqua è raccolto sia in alto che in basso del- l'agparecchio in due condoai che si riuniscono ?d una certa distanza per guidarlo alla parte inferiore di uno scnt/Jber pieno d' coke, attraverso il quale il gaz sale, mentre l 'acqua che piove dall'alto lo li- bera da tutta la poh e che può avere tràscinato seco. Dallo scruhber ii gaz passa in un piccolo ga- zometro sufficiente a compensare l' i:-~termitte;1za

dPlla fabbricazione ed a fornire per il cotfsun' v una corrente gazosa ininterrotta. Un giuoco di vah·ole, rese solidali l'una all'altra e munite di or- gani di sicurezza in modo da e\-itare quals1asi pP.- riccio di esplosione, permette .di introdurre aJtem:.~­

tiYamente l'aria ed il vapore d'acqua e di separare il fumo che si produce durante l'insufflazione d'aria dal gaz d'acqua che si forma quando si inietta ;l

vaoore. Praticamente si ottengono mc. 2,3 d; gaz -rl ';equa per ogni chilogramma di combustibile, il quale deve essere di preferenza del buon coke, ben asciutto, in pezzi della grossezza di un pu- gno e che non dia più del 10 % di ceneri. La quan- tità di vapore r1:acqua con·;umata p,er ogni metro

~..:ubo di gaz d'acqua, alla pressione di 6 chilo- grammi, tanto per il generatore, qllianto per tutto il macchinario, varia da Kg. o,8o a Ì.Zg. r; il con- s.umo d'acqua per lavare. il gaz entro gli srrul1b~rs

f> valutato a circa 6 litri per metro cubo di gaz.

Quando si effettua la carburaziOne al benzolo, si calcola un oonsumo di 70-80 grammi di benzolo puro per ogni metro cubo di gaz, il cui potere iìlu- minante voglia essere portato a r6 candele; colla carburazione all'olio di nafta occorrono, per otte · nere lo stesso risultato, 268 grammi d'olio per mP- tro cubo di gaz.

Nell'impianto HulT'phreys e Glasgow (fig . .), v.

n. prec.), troviamo un generatore, un carburatore ed un surriscalrlatore, oostit11iti ciascuno da un cilin- dro di a·cc!aiO foderato internamente con mattoni re-·

frattari; nel carburatore e ntl surriscaldatore si han- no inoltre dei mattoni refrattari d!i.sposti in modo da far percorrere ai gaz una via tortuosa. Nel gene- ratore i l coke è disposto in strato di m. r ,50-2 di spessore; alla sua b.ase trovansi due tubi, uno p-t:"r la corrente d'aria c l'altro per il vapore. Quando il coke è portato al rosso vivo, si produce del gaz d 'aria, il quale bruci& parzialmente; i prodotti d'..'lla combu~tione, uniti al gaz d'aria non b~uciato, attraversano il carburatore elevandone la tempera- tura e giungono alla parte inferiore del surriscalda- tore, dO\·e incontrano vna nucva quantità d'aria

E DI EDILIZIA MODERNA

. J·cura la cumoleta combustione dei ga?, i

cne ass · _ . ., .

quali vengono !-inalmente allontanati per l i ~amino. In tal modo tar.to il carburatore quanto Il st:rn- sc;;~ldatore sono rapidaf':JCilte por~at.i a 950 gradi, .che è la temperatura di regime. Ftm.to questo pnmo

·odo le ya[vole sonn rli~poste m modo che alLt

pen ' c ri'

arte inferiore del generatore giunge un getto l

p vapore d'acqu· '1 ' il quak atrave' rso la colonna de,. l wmbustibile, si dewmpone fornendo del. gaz c .. , acqua; questo è guid<1.to alla pa:re supenore dd carburaton~ dove viene a trovarst li1 contatto con aet'o d'olio preventivamente riscaldato d;,i

un o ' . .

aaz bruciati dal primo periodo; l'olio pro1ettato :n ,.,.

aoccie minutissime sopra una griglia si volatilizza

~ -

percorrendo insir>me col gaz d'acqua il cammino tortuoso creato dai mattoni refrattari, si mescola in- timaniente con P.sso. Così carburato, il gaz passa

nel surriscaldatore dove, grazie all'elevatissima temperatura, gli idrocarburi si trasformano in gaoz permanenti aiÌC' tcr~1perature ordinarie; ~sso attra- versa in seguito un condensatore, un p1ccolo ga- 701-;.1etro compensatore e viene diretto ad un app~­

>Pcchio depuratore, dO]X> il quale, attraversando Jl contatore di fabbricazione, giunge al gazometro dell'officina.

Neali impianti Lowe attmdment<:: adottati ~ dopo

o . 'fi . l l l

aver cioè ~ubìto qualche ut1le modt cazwne_, a a.)- h icazione del gaz d'acqna carburato si ~ffettua _:~

tre cilindri. lJ primo~ il gazogeno, la cu1 sommt.ta

e

collegata alla parte superiore del primo surri- Sraldat~re, il fnndo di questo è a sua volta. c~lle­

gato con quello del terzo cilindro che cost11

UJ:c;

il secondo surriscalda.tnre. li g-azogreno ha un a·· tezza tale che la sua porta di carico viene a trovarsi a livello d'."l pavir.1entn del piano dove si effettuano le manovre delle valvole. Con questa· disposizione di due surri~calùatori con duP prese d'aria, si or-

tenoono facilmente delle remperature graduate, il

"' . d bb .

che è di ~ranr.i~: i;nportanza quand0 St e ono tra:- trare de~ii oli i pesanti. L 'olio viene introdotto dal- l'altO d;l primo surri-;caldatore che viene perciò denominato carburatore. ~ella figura 4 si vede a ciP- stra il gazogeno che contiene uno strato di coke di circa 3 metri d'altezz::t, segue il carburatore dove :avviene la polverizzazione dell'<_)lio e finalmen~e tro,·asi i! secondv sur:-iscaldat0re che è il dopp10 più grande. Il gaz viene po~ diretto in u~ appa- recchio che lo raffredda, in un altro dove v1ene la- ,·ato e linalmente passa al gazogeno.

(Conlint~a). E. S.

•••

Fig. 4.

Impianto Lowe per gaz d'arqua carburato.

•••

QUESTIONI

TECNICO-Sf\NlTf\RlE DEL GIORNO

LA QUESi'IONE EDILlZlA OSPEDALIERA A BOLOGNA.

· d 1· C. d 1· riuniti di Bo- L' Ammintstrazwne eg 1 ~pe a 1

logna pubbìicò non molto tempo fa una .Rel~zione dell'allora svo Pr~siden~e, signor ing. V1ttono Ar-

·~nani (r) dove è ampiac!ente trattata la questione

5 ' . h

edilizia o~p~~lal;era, anche con argomentt c e tra- scendono l'interesse puramente cittadino, sì .da valer la pena di spigobrne qualche particolare m- teressante pPi nostri letl~ri.

11 fabbisogno ospcdaliero consiste per _Bologna

. . I to~ ietti r-er infermi di malattie acute,

1n cHca c• ...

J00 per tubercolosi e altri .. )OO letti p~r croniCI; ~:~

cui, senza tener conlo th queste ulttme due ca

(I) L'Ospedale per Tuber~olotici in Casaglia e la qu~~tione edi

r · · ·

d Bologna izia ospedaliera. -(Amministrazione Speda 1 numu 1

- Bologna 1917).

(3)

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

gorie di m_alati c cakola!!do che la capacità delle Cliniche di Sant'Orso!~ !·aggiunga i 500 letti, è ne- cessario disporre di un Ospedale per 6oo degent1.

Uopo aYer accPnnato a quanto riguarda i lavori pel Sanatario di Casaglia, che doveva accogliPrC i tubercolosi del Comu;:e di Bologna e sul quale è inutile intrattencrci ora che è già stata abbando-

nata l'idea di effettuarne il compimento, la Rela- zione espone la nec.essiUt. di sistemare razional- mente il numero di le~ti occorrenti, cui abbiamo accennato, domandandosi se per far ciò sia oggidì consigliabile ii risan2:nento ed ampliamento del- .l'Ospedale i\laggic•re piuttosto che ricorrere alla

COStrUZ!One di Un nUOV<(l nCSOCùmio.

' Certamente, pro'-egue la Relazione, quando si dc-molissPro tutt.e le so';racostruzioni e si ritornasse il no~ocomio quale esso fu inizialmente costruito, l'Ospedale :vlagg;ore sarebhe migliorato. Con que- sto esso tornr:reb'::lc ad essere un buon Ospedale, :na relativamente alle e~!ge••z·e dell'anno 1074 1n cui esso fu iniziatr:>, quando cioè nel nosocomio si cercava solo la grandif).Sità, la monumentaEt~ e, per esempio, nulla s~ trovava da eccepire sulle in- fermerie lunghe 70, larghe r 1 ed alte IJ metri!

Anche dividendo le infermerie m due p1ani, creando corridoi rii disimpegncJ, corsie di minor capienza, ecc., si verrebbe ad avere uno staiJiii- n,ento tutt';lltro che rispondente alle odierne esi- genze della tecnica e dell'igiene ospedaliera, c che oltre a ciò, sa.rcbbe m.;;ufficwnte ai bisogni, per cui si dovrebbero costruire dei nuovi padiglioni per le sezioni chirurg1che e per le malattie infettive.

Data la differPnza che intercede fra il tipo mo- derno di ospedale, sia pure completamente decen- trato, ma sempre lontanissimo, anzi completamente diverso .Jal tipo no:socomia!e del Medio Fvo e l'Ospedale Maggiore, non vi è chi non veda quanto la soluzione sarebbe difPttosa., come quella che col- loca una parte de!l'O:-;ped<tbe in completa antitesi con l'al·tra, tanto più che questa soluzione pten- derebbe carattere di permanenza.

La Relazione quindi ritiene che la miglior so- luzione del problema sia la costruzione. òi un ospedale ex nova alla periieria della città a cui sia aggregato un reparto, opportunamente separato, per 300 tubercolosi, corr.e SI è fatto similmente e d; recente ad Ancona, a firenze, a Genova, a ~1a

tcva, ecc.

Nell'Ospedale Maggiore, l('Ortvenientemente ri- dotto, si potranno collocare i 300 cronici.

Qual'e sarà, ora, il tipo di costruzione da aclot- tarsi per il nuovo Ospedale?

<< 1 Toi crediamo chP. se ci proponessimo di co-

(1 struire oggi,, prr,cunndoci contemporaneamente

"la consolante CP.rtezza che nulla di quello cftp noi

«facciamo andrà d·istr,u.Lto neil'avvenzre. come già ''fu scriito con gran succ~sso da un illustre Am-

<1 mini:::tratQrC degli Spe:iali, commetteremmfl per c< molte ragioni non soltanto uno sperpero del de-

« naro dei poveri, ma anche una colpevole man-

c< canza. yerso Le generazioni future. La facilità

H P la rapiàità con Clli ai nostri tempi si moàific?.no

<(e si rinnovano i criteri dell'igiene ed i metodi della

"terapia, sui q1iali si fo11da la tecnica sanitaria,

<' basta a dunostrare com•: uno spedale oggi rite-

cc nuto perfetto pos~a fra poche decine di anni nen

cc risp0'nd(;re più alle mu~ate esigenZie.

cc Quando dunque lo si consideri così un'opera ài (( carattere transitorio e non permanente, pur con-

" se!Yandogli q~;dl'impronta propria che si addice

cc all'alta ±unzione soci<d<~ che in esso si compie ''e quell'aspe-tto decorose• che può esigere l'impor-

« tanza della città cui esso serve, lo spedale deve

cc essere costrui~o coi sistemi e coi mezzi che costino

cc il meno possibile.

(( E· certo anche eh t , seguendo un tal cri te rio, la 1' questione della c::tpicnza perderà molto della sua

cc importanza, ·p<:;rchè brl.<:;tPrà pensare con una

" certa larghezza ai bisogni del momento, senza c< pr.eoccupar:-:i troppo dell'avvenire.

'~ A 1tro v;.mt;Jggio non l rascurabile sar8. la ra-

<r pidità della costruzionP, onde almeno si eviterà

questo strano, 111.3 r:on tanto raro anacronismo,

cc che l'ospedale sia già vecchio di tipo, prima che

«esso sia ultimato.

r< Si sa che il moderno nosocomio a padiglioni

« fu ideato sulla metà del secolo scorso, in seguito

«alle ossen azioni che !Sii igienisti ebbero modo

"di fare durante lt: gut'~re che in quel tempo ·:nsan- (( guinarono il mondo. Anche dalla guerra attuale

<• è probabik che un nuovo tipo di nosocomio sia

cc per sorgere, perchè non potranno rimanere senza

<c durevole effetto i buGni risultati che dànno ora

cc sotto tutti i rapporti i così detti ospedali bar"ac-

cc cati. Ma non si creda che nel caso nostro la pa- '' rola !Jarucca ·possa prendersi nel suo senso YOI-

'' gare. Essa ha per noi il significato convenzi0nale (( che oggi tende a darle la tecnica sanitaria, cioè c< sta ad Jndican' un fab'Jricato leggero, di costo

cc relativamente limitaio ~ di rapidità d'esecuzione. (( Comunquè, qua.nJo si accettino e si applichino

<c rigid.amPnte questi criteri, i!On può parerP otti-

" mismo f~sagerato sostenenre che un nuovo aspe-

" dale per la città di Bologna, capace di 6oo letti,

<<non costerebbe più òi .)8Go lire per letto, com-

« pletamento arredato e r.ompreso il costo del!':uea,

« quando i prezzi della mano d'opera e dei mate-

cc riali potessero ~ornan.: quelli ch~:; erano prima della

cc guerra».

Abbia111o voluto citare t~estualmente il brano della Relazione, sia per l'imprJrlanza dei principi che si affermano, sia perchè in essa si rispecchiano le idee prevalenti nf'll' Amministrazione di uno dei più importanti .centri ospedalieri d'Italia, la quale Pcl morale tr.1ttamerzt.o àei ·malati si dichiara delibera- tamente fautrice rl.egli spedali temporanei. )l'ai non possiamo, per ora, che prendere atto della ardimen- tosa iniziativa annunciataci, in attesa degli studi che l'Amministrazione bolognese non mancherà di esporre a suo tempo. G. :\1.

E DI EDILIZIA MOQERNA 53

RECENSIONI

Appare cc/n'V ref rigernn LI' d i uso domestico - (Rivista del freddo, ~go~to 19I7).

Questa macchina b studiata ha E. T. \Villiams di New y; k ;. il raffredclan<el'to vi è ottenuto mediante i'cspan- sione. del cloruro di eti~e, gaz a punto critic0 molto ele- vato e suscettibile di liqaPfarsi sotto moderate pressioni.

La Ìiqucfazione si effettua in una camera di compressione

\ comunicante con una pompe_ rotativa speciale B e raf- fr~cldata per mezzo di un e<pentino a circolazione d'acqua D. Dalla camera rli compressione il gaz liquefatto è man- dato ad un cJecompressorc E she n~ provoca la brusca espansione in una camera F. :\ello ste%u tem~o, l'acqua di raffreddamento /> inviata in una camera speciale G che ci1-co11da la pompa B in r.wdo da formare t•na camicia cl 'acqua che as~icura il rapido raffreddamento della pompa stessa e clègli org.ani accessori riscaldati clur.ar.te il lavoro

<li compres. ionP. La 5Cparazione realizzata fra la camera

Fig. 1 _ Srzi.Jne ;•e1·tica!e dell'apparecchio.

A, Camera di compressione a cappa amovibile - B, pompn rotativa di compressione _ C, albero della pompa per co- mando elettrico _ D, serpentino a circolazione di acqua

fredda . O, tubo eli scarico della pompa - P, Tubo di ri~

torno dell'olio o della glicerina - Q, Fondo della camera di compressione per raccogliere il fluido refrigera1•te quando f. liquefatto _ R, parli" Wt ticalr:: ad uso di placca-sostegno per la pompa B.

di compressione A e gli organi di compressione, separa zione resa più efficace dal raffreddamento diretto della pompa, pnre dia risultati m0lto spddisfacenti.

L'invento1e si è anche prenccu::Jato dPl modo di sbara

zare il fluido refrigf'rante dPl"olio che esso in generale tra- scina SlCO e che ostacola gli scambi termici che dehbono effettuarsi nella camera di raffreddamento.

L'acqua fredda entra nel -;erpentino dalla parte inferiore, mentre il gaz da liquefare penetra ·dall'alto, per cui gli ele- menti suc~essivi della corn~nte gazosa sono <ott0posti a strati d'acqua a temperature decrescenti. La camera di compressione forma inferiormente una specie di tasca per racccgliere il cloruro di etile e quando il liquido fJttenuto vi raggiunge il livello del tubo che accesso al sistem~

di decompressione, q:.;C'·sto si effett~1a bruscamente per Il passaggio del gaz in E e di qui in una camer:J od in un

erpentjn0 appropriato all'applicazione che si desidera. Come

lubrificante si usa eli preferenza la glicerina ed il tubo P sen·e al suo ritorno nC'Ùa c<~mera inferiore

Fig. 2 - Schemrt del mo"Vimento di circolazione nell'ap- parecchio.

C, albero della pompa - E, spanditore del ga~ lique- fatto _ :F, camera eli e~p<>nsione - G, camera di raffredda- :nento delia iJOmpa 8 - M, va:vola di contenzione del gas -

"', ~spirazione della p0mpa 5 - X, stantuffo sollevato dalla pressione.

L'inventore ha prov\·isto, mediante la valvola M, acl impedire il pass::~ggio ùe! vapore dal condensatore nell'eva.

poratore attraverso la pc,mpa, come pure ha pensato al modo di regolare 'o:ermostaticamente ii motore che aziona In pon1pa e la circclazione dell'acqua di refrigerazione ai c•mdensntore eci alla c:1mera della pompa. E.

LAPJOCE e CHAUSSIK ; Val01e alimentare del grano inte-

gro

e della farina. a 8;; % i~ confronto a quello della

farina bianca - (Académie des ,;ciences, febbraio 1918).

l\on trovandosi nella ~cienza gli clementi sufficienti a precisare il valore alimentare delle farine abburattate al- l'Se ed all'8.:, '7~, gli autori ha:mo J;;. parecchi mesi iniziato una serie di esperienze sistematiche allo scopo di colmare la lacuna.

Essi hanno constatato che il v:::l~re alimentare del grano nella sua integriè un po · maggiore di quello ciel suo peso eli farina bianc:1 diminuito del peso dei residui incli- geribili.

li gran0 medio lascia il I:l % di residui indigeribili; i1 suo valore nutritivo è ugualf' a1 90 ~b del suo peso di fa- rina bianca.

Gli autori han!W faLto clelle esperienze .:omparative col pane lavorato coll'acqua di '~é!ke, elle e .si avevano tempo fa suggerito e di cui abbiamo :1vi pure Jato notizia ai lettori, ed hanno conclus0 che, a cund;zione di eliminare i pertur- b.amenti possibilmente proH>cati dali 'acidità del pane e di evitare o comp:>nsare le differ.::nze di idratazione, ;1 pane al! '85

'ìo

iu pral icamente lo stesso valore nutritivo dd pnnè

bianco. S.

BcEHLER \V. : La pavimentazione in legno trattato wl crPo.wto agli Stati Uniti - (engineering News Record, dicembre 1917).

L'A.; studiando la posa del pavimento in legno preven- tivamente trattato al creo3oto, combatte alcune idee pre- concette e false, come ad esempio quella, prevalsa nei tecnici americani, che la posa dei pavimenti in legno su uno strato di bitume e di pece importi una spesa eccessiva. Ciò deriva dal fatto che sovente si crede necessario lavorare la super- ficie del bitume o della pece COl! molta finitezza e posare il

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