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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.520, 20 aprile

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XI - Voi. XV

Domenica 20 Aprile 1884

N. 520

LE CONVENZIONI FERROVIARIE

A bbiam o m otivo di cred ere che le trattativ e colle S ocietà della reta m e d ite rran e a sieno abbastanza ino ltrate così che tra pochissim i giorni possa e§ser firm ato il contratto ed il capitolato ; e sappiam o pure che nessun ritard o è probabile si frapponga alla s ti­ pulazione della convenzione per l’esercizio della rete Sicula.

Intanto sulle conclusioni concretate colla Società per la rete A driatica i giornali hanno d u ran te la settim ana date notizie disp arate, sulla cui esattezza noi non giudicherem o, ma che non possiamo accet­ tare in quanto ch e sono molto spesso contrad d it­ torie. E ciò che è più strano egli è che sulle n o ti­ zie stesse, le quali hanno una attendibilità molto relativa, si sono anche intavolate polem iche e si sono com inciate o ricom inciate agitazioni e persino re ­ datte proteste.

Noi com prendiam o benissim o le ragioni che con­ sigliano il G overno a m antenere il riserbo sulle trattativ e concluse, sia per la necessità di non tu r­ bare i negoziati ancora in corso, sia per la conve­ nienza di non pubblicare le convenzioni prim a che siano presentate alle C am ere. Ma nello stesso tem po non possiam o a m eno di osserv are che questo siste­ ma del silenzio assoluto intorno alla verità, quando il G overno non può im pedire che si m ettano in giro notizie inesatte, non solo non può giovare ad alcuno, ma anzi danneggia tu tti, in quanto la opinione pub­ blica viene fuorviata e, come ne vedem m o esem pi recentissim i, conduce a proteste ed a solenni im pegni dai quali poi i più caldi per una specie di decoro certo m alinteso non sanno in alcun modo decam pare.

Noi stessi nell’ultim o num ero, dando alcune noti­ zie som m arie intorno alle basi delle convenzioni con­ cluse, abbiam o fatto uso molto lim itato di quelle più com plete inform azioni che pure avevam o da diffe­ renti fonti raccolte, non parendoci opportuno di dare a più particolareggiate notizie qu ell’ im pronta che avrebbero forse acquistato dal fatto che in tutte le questioni da noi trattate nelle colonne dell’Economista cercam m o sem pre con tutta la cura solam ente la m ag­ giore esattezza possibile.

E d è appunto per la stessa considerazione che an­ che oggi ci lim itiam o ad aggiungere poche parole a quanto pubblicam m o ne! num ero precedente.

Come è noto, una delle difficoltà che presentava la soluzione del problem a ferroviario in Italia era il fatto della esistenza della Società delle M eridionali

come proprietaria di una rete. R espinte nel giugno ultim o le dom ande di proroga del riscatto a con­

dizioni m eno onerose per lo Stato, pareva che la divisione longitudinale delle ferrovie italiane non si potesse conseguire fino a che la Società delle Me­ ridionali rim aneva p roprietaria ed esercente delle linee che percorrono una parte tanto dell’ uno che dell’altro versan te della penisola. E d alcuni giornali anzi afferm ano che la base del contratto con la rete A driatica stava nel riscatto della rete M eridionale. N iente di più inesatto. La soluzione del proble­ m a ferroviario nel senso di affidare alla industria privata l’ esercizio, che partisse dalla soppressione della sola società ancora esistente, sarebbe stata, come tante volte dim ostram m o, un vero erro re che avrebbe potuto esser causa di un risultato opposto a quello che si voleva raggiu n g ere, nel caso in cui le con­ venzioni non fossero state approvate dalle Cam ere, poiché allora tutte le ferrovie sarebbero state in mano dello Stato.

E , a quanto ci è dato sapere, il contratto testé stipulato colla Società delle M eridionali per l’ eser­ cìzio della rete A driatica tende appunto a sciogliere la questione, m antenendo in vita la Società stessa com e proprietaria della rete,

Ogni apprezzam ento su queste disposizioni è certo p rem atu ro fino a che non le s i conoscano ufficialm ente e quindi esattam ente: ci lim itiam o perciò alla espo­ sizione som m aria delle clausole quali qua e là a b ­ biam o potuto raccogliere e riducendole a paragrafi. 1. L a Società delle M eridionali conservando la proprietà delle sue linee cederebbe allo Stato i di­ ritti di esercizio derivanti dalla proprietà stessa e dalle convenzioni stipulate, cedendo in pari tem po allo Stato il proprio m ateriale mobile.

2. In correspettivo di questa cessione la Società stessa continuerebbe a rice v ere le sovvenzioni chi­ lom etriche stabilite colle leggi vigenti che ascendono a circa 52 m ilioni, dim inuiti di una quota chilom e­ trica analoga ai fondi di riserva che si istituiscono. 3. Sul capitale rappresentato dal m ateriale mo­ bile ceduto, la Società riceverebbe u n ’ interesse che si preleverebbe dal prodotto lordo.

4. D urante il contratto di esercizio rim a rre b ­ b ero m utate le basi che la convenzione 25 agosto 1 8 6 2 ha determ inati per fissare il prezzo di r i ­ scatto della linee.

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250 L’ EG O N O M I S T A 20 aprile 1884

L A L I N E A M I L A N O - C H I A S S O

Da qualche giorno la slam pa e le rappresentanze di V enezia hanno ripresa la vivacità della discussione intorno alla assegnazione di questa linea, e oltre gli articoli di alcuni g io rn a li, si sono già tenute a d u ­ nanze e si sono firm ate proteste, alcune delle quali veram ente violente.

Senza to rn are ora su lle considerazioni che abbiam o svolte in precedenti articoli su questo argom ento, ci pare opportuno notare che la ripresa di tale a g ita ­ zione non è affatto giustificata quando sono ancora ufficialm ente ignorati i term ini precisi delle conven­ zioni stip u la te , e per quello che vennero fatte co­ noscere al pubblico, sarebbe provato che il M inistro volle che V enezia avesse le m aggiori garanzie che i suoi interessi com m erciali non potessero essere in nessun modo turbati.

Ma, a quanto pare, per alcuni la questione si è v e­ ram ente trasform ata, e non si dom anda più che V e­ nezia abbia libero accesso al G ottardo, ma solam ente che la linea M ilano-Chiasso sia affidata alla rete A driatica.

Ci sia perm esso d o m an d are: che diritto e che logica ragione ha Venezia, più che qualunque altra città dell’Italia, di volere che una linea sia assegnata ad una rete piuttostochè ad un ’ a ltra ? L ’ interesse com m erciale, si allega ; ma se le convenzioni con­ tenessero disposizioni tali da tutelare nel modo più efficace e più assoluto la piena e com pleta libertà del com m ercio di Venezia di servirsi della linea M ilano-C hiasso? Il persistere a volere che tal linea sia data all’A driatica, quando le notizie più attendibili ed anche le ufficiali com e il telegram m a del M inistro assicurano che nel contratto stipulato essa venne dichiarala linea co m u n e, e perciò tanto la rete M editerranea che la rete A driatica vi hanno eguali diritti e doveri, lascia suppone che l’agitazione di V e­ nezia non sia alim entata da tutta quella serietà che p u r sarebbe desiderabile.

Intanto abbiam o notato con piacere che non tutti gli organi della pubblica opinione che vedono la lu ce a Venezia hanno approvato questa ripresa in­ tem pestiva della agitazione, ma alcuni giornali di V enezia anzi rilevano la incovenienza di una discus­ sione sopra fatti che non sono ancora noti. Può essere questo, e speriam o che sia, indizio apprezza­ bile di una disposizione a trattare con più calm a e più riflessione una questione che, nel com plesso del problem a ferroviario, ha una im portanza solo relativa.

In m ancanza frattanto di notizie ufficiali sulle ! disposizioni che riguardano l’ esercizio della M ilano- Chiasso, raccogliam o quelle che hanno il carattere di m aggiore attendibilità e che rispondono anche alle inform azioni che abbiam o potuto attingere.

La linea M ilano-C hiasso sarebbe dichiarata co­

mune alle due Società ; e m entre gli utili e le spese

relative all’ esercizio di essa sarebbero ripartiti tra le due Società, queste avrebbero eguali diritti rispetto alla percorrenza dei propri treni sulla linea stessa.

A determ inare la_ osservanza di ta i eguali diritti le due Società dovrebbero stipulare apposite conven­ zioni e sui dissensi deciderebbe il G overno.

L ’ inoltro delle m erci da e per la linea M ilano- Chiasso dovrebbe aver luogo secondo I’ ordine di precedenza con cui le m erci stesse sono giunte

alle stazioni a capo della linea od interm edie alla linea stessa, senza distinzione di provenienza e con parità di trattam ento ed inoltrate oltre la linea stessa, se dirette in Italia, per la via più economica allo speditore, che non avesse indicata via diversa.

La direzione dell’ esercizio spetterebbe alla Medi- terranea con diritto dell’ A driatica di tenere uno o più delegati nelle stazioni, e di sindacare i prodotti e le spese della linea com une negli uffici di rag io ­ neria.

Infine sarebbero di diritto applicabili sulla linea M ilano-C hiasso le tariffe speciali che fossero adot­ tate per una delle due reti.

Ora se le disposizioni del contratto sono quelle sopra indicate, com e invero abbiam o motivo di cre­ dere che sieno, non sappiam o com prendere com e possa continuarsi da parte di Venezia una agita­ zione che non sarebbe più giustificata nem ineuo dal rem oto tim ore. O i veneziani dom andano solam ente che sia tutelato il loro com m ercio da ogni possibile abuso di gelosa o rivale influenza , e ci pare siano co m ­ pletam ente soddisfatti da quelle disposizioni ciliare, esplicite, tassative; — o vogliono solam ente che a qualunque costo la linea M ilano-Chiasso sia data alla rete A driatica , ed allora hanno ad esporre le ragioni di questa dom anda, poiché cessano quelle fin qui allegate delle esigenze del com m ercio. A ggiun­ gasi che vennero attrib u ite alla A driatica le linea B ergam o-Seregno e Calolzio-Com o la quale ultim a com e dim ostram m o conduce con 28 chilom etri di risparm io dal V eneto a Chiasso.

Venezia ha nom ini troppo illum inati e saggi perchè non com prendano com e parrebbe agli occhi di tutti ingiustificata una ostinazione che oggi non avrebbe più scopo.

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20 aprile 1884 L ’ E C O N O M I S T A 251 con quei lumi, che solo da una ampia e spassionata

discussione del problema avrebbe potuto attingere. La R ifo r m a in una serie di articoli sulla quistione della Repartizione delle reti, incomincia dall’osservare come questo punto così importante del problema ferroviario, non sia stato studiato, o non si sia vo­ luto studiare abbastanza, in quantochè dalla com­ missione di inchiesta non furono interrogati in pro­ posito che due o tre persone soltanto, e tutti noto­ riamente favorevoli alla, divisione lungitudinale, fra le tante che la commissione stessa chiamava a de­ porre davanti di se, e fra quelle nissuno che potesse fornire qualche lume circa la soluzione del problema dal punto di vista della difesa dello Stato. Passando poi ad esaminare gli argomenti che si adducono a sostegno della divisione longitudinale, non crede de­ cisivo quello che si desume dalla necessità di costi­ tuire per l’esercizio delle nostre ferrovie delle società potenti, imperocché anche mantenendo l’attuale di­ visione della rete ferroviaria italiana in tre gruppi si avrebbero delle società certamente non deboli, e per estensione chilometrica delle linee esercitate per nulla inferiori a molte società straniere che pure vivono di vita prosperosissima. Nè la mala prova delle antiche società ferroviarie italiane, deve farci ritenere il contrario, viste le circostanze ecceziona­ lissime che hanno cagionato il disastro di quelle società. La Riforma crede anche che il volere la divisione longitudinale in due reti, per avere due so­ cietà perfettamente equilibrate, le quali senza farsi una dannosa concorrenza, possano per una nobile emulazione, essere portate a migliorare di continuo il servizio delle proprie linee, sia una mera utopia, e ne vede una prova, nella attuale agitazione per la famosa quistione della Milano-Chiasso.

Secondo la Riforma non sarebbe vero neppure che la divisione longitudinale si imponga come quella che sola può permettere un più libero svolgimento pei traffici da un capo all’altro della penisola, e da tutte le regioni dello stato coll’ estero ; dacché con un buon sistema di servizi cumulativi, già in parte attuato si otterrebbe lo stesso intento, senza che il servizio dei treni omnibus, si rendesse cosi incomodo per i piccoli centri come lo sarebbe necessariamente quando fosse collegato colle esigenze del servizio di due grandi reti, che abbracciano tu tta la lunghezza del continente italiano. E per queste considerazioni non cliè per molte altre che per brevità omettiamo, viene a conchiudere che la miglior soluzione sarebbe que­ sta. Mantenere l’attuale divisione in tre reti, aggre­ gando alla rete delle Romane la Bologna-Firenze, ¡a Pistoia-Pisa e la Firenze-Faenza attualmente in costruzione, facendo passare invece alla società del­ l’Alta Italia, la Pisa-Roma, e dichiarando comune il tronco Pisa-Livorno. Cedere all' esercizio privato la rete delle Romane così modificata, o anche farne l’oggetto di una nuova concessione. Conservare allo Stato l’esercizio della rete dell’Alta Italia non in modo provvisorio, ma per un decennio, durante il quale si potrebbe meglio conoscere cosa convenga vera­ mente di fare, e a quali condizioni riconcedere quelle linee alla industria privata. Non ostante la Riforma non domanderebbe di meglio, se i suoi concetti sono sbagliati, che di essere fatta accorta del proprio er­ rore, e si augura che una discussione ampia, impar­ ziale e ponderata si impegni intorno a una quistione di tanta importanza.

Alla Riforma per altro risponde il C o r r ie r e I t a ­ lia n o del 13, il quale riassumendo tutti gli argo­ menti che hanno consigliato l ’adozione della divisione longitudinale, osserva anche con molta giustezza, che mentre questa si dimostra la sola logica e naturale, a chiunque voglia gittare gli occhi sopra una carta d’Italia, La divisione attuale in 3 reti, fu invece 1’ effetto del caso, e degli avvenimenti politici che si compierono fra il 1859 e il 1860, e come tale non

può davvero rispondere ai veri interessi economici e commerciali del nostro paese.

Il P u n g o lo di Napoli combatte la politica ferro­ viaria del governo iniziata colla stipulazione delle convenzioni che reputa vantaggiose soltanto a com­ pagnie di speculatori privati. Ritenendo che il go­ verno abbia un concetto erroneo per la soluzione del problema ferroviario afferma che due sole possono essere le soluzioni logiche e serie cioè ferrovie dello stato ad esercizio dello stato, o ferrovie private ed esercizio privato. Nel primo caso riscattate le ferro­ vie lo Stato deve provvedere immediatamente al com­ pletamento delle costruzioni, al miglioramento delle linee, all’abbassamento fino all’ estremo limite del possibile, onde se lo stato avesse a sopportare una spesa troppo gravosa ne abbia il vantaggio il com­ mercio nazionale e tutto il paese. Preferendosi l’altra soluzione, dice il Pungolo, si vendano le ferrovie e si lascino esercitare da coloro i quali le comprano, ri­ servandosene la sorveglianza. Cosi il governo non avrà più interessi da pagare non conti da fare non spese da controllare, nè perdite da liquidare.

E dimostrandosi propugnatore dell’esercizio gover­ nativo il Pungolo conclude, che colle ferrovie di pro­ prietà dello stato e da lui esercite, il paese in pace ed in guerra può ripromettersi un sicuro ed incon­ trastato vantaggio.

La P r o v in c ia d i B r e s c ia del 12 ha una corrispon­ denza da Roma nella quale, mentre si accennano le principali condizioni stipulate per 1’ appalto della rete Adriatica, e si annunzia prossima la stipulazione di una Convenzione analoga per quella della rete Mediterranea, si osserva che colla firma delle con­ venzioni le quali dovranno naturalmente essere pre­ sentate alla Camera alla ripresa dei lavori parla­ mentari, viene di necessità a mancare ogni ragione di discutere il progetto di massima per l’ esercizio delle ferrovie presentato dall’ on. Bacearini, e modi­ ficato dall’ on. Genala : anzi è certo che quel progetto sarà ritirato. Se nonché sempre secondo il corrispon­ dente in parola, sarebbe stato da desiderarsi invece che quel progetto fosse stato messo in discussione prima che le convenzioni fossero stipulate, giacché in tal caso si sarebbe potuto, pur ammettendo in massima, il sistema dell’ esercizio privato quale si concreta nelle convenzioni, introdurre qualche modificazione, o qual­ che nuova modalità per l’ attuazione del principio stesso, mentre ora, o bisogna approvare le conven­ zioni tali quali sono, o, respingendole, lasciare la quistione completamente insoluta.

Sempre riguardo alle convenzioni ferroviarie il C o r­ r i e r e d e lla S e ra del 12 si mostra seriamente preoc­ cupato delle difficoltà che possono derivare dal tem­ peramento adottato di rendere comune alle due reti il transito sulla linea Milano-Chiasso. I l Corriere della Sera teme infatti che la Società Mediterranea, a cui venne aggiudicata quella linea tenterà con ogni mezzo di disgustare la Società Adriatica dal valersi della medesima, e che gli impiegati addetti alla linea stessa, si mostreranno più premurosi e più zelanti nel far procedere regolarmente il servizio dei treni della Società che li paga, e riguarderanno sempre quelli della società rivale, come veri intrusi. Oltredi- chè 1’ orario della G-othardbhan non potendo essere che unico, o si adatterà con quelli della rete Adria­ tica, o con quelli della rete Mediterranea: ma una delle due dovrà necessariamente rimanere sacrificata. Per tu tte queste ragioni il Corriere della Sera si di­ chiara poco soddisfatto della soluzione adottata e torna a ripetere, che l’ unica soluzione logica era l ’ aggregazione pura e semplice della Milano-Chiasso alla rete Adriatica.

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rias-252 L ’ E C O N O M I S T A 20 aprile 1884 suine con evidente compiacenza un articolo dell’Adria­

tico di Venezia, del quale abbiamo reso conto nella nostra precedente rassegna.

E lo stesso A d ria tic o mentre nel suo numero del 15 si compiace di vedere quasi tu tta la stampa del­ l’Alta Italia (non esclusi alcuni periodici genovesi) insorgere protestando contro le convenzioni ferrovia­ rie, nel successivo numero del 16 dà un ampio re­ soconto di una adunanza tenutasi a Venezia, per iniziativa di quel Comitato commerciale coll’ inter­ vento di molti deputati di quelle provinole e nella quale fu votato con ordine del giorno di protesta contro le convenzioni stesse, e si augura che tale manifestazione possa efficacemente influire sulle fu­ ture deliberazioni del Parlamento.

Anche la T r ib u n a di Roma viene in certo modo a fare eco alle querimonie dei giornali del Veneto. Infatti, dopo avere ripetuto nel suo numero del 13 una corrispondenza da Genova che dà un ampio re­ soconto di una brillante conferenza tenuta in quella città dall’egregio avv. Falcone per dimostrare come fosse necessario che la Milano-Chiasso venisse con­ cessa alla rete Mediterranea, il periodico romano, vuole ricordate le ragioni che vengono addotte in contrarlo, e come si sostenga che i vantaggi che si pretendono riserbati a Venezia dagli shocchi della Pontebba e del Brennero sieno affatto illusori. Quelli del primo perchè il valico della Pontebba è destinato per la natura delle cose a giovare più a Trieste che a Venezia. Quelli del secondo, perchè 1’ Austria con artifizi di dogana e di tariffe ha sa­ puto completamente neutralizzare il vantaggio che doveva risentire Venezia per essere più vicina di ben 204 chilometri al Brennero di quello che non lo sia Trieste. Mentre d’altronde non si comprende quale danno potrebbe risentire Genova, per la aggrega­ zione della Milano-Chiasso alla rete Adriatica, nè perchè tema la concorrenza di Venezia che una tanta maggiore distanza (ben 131 chilometri) separa dalla linea del Gottardo.

D ’altra parte, come Io abbiamo già accennato, i giornali genovesi, taluni almeno e i più turbolenti, non si mostrano meno scontenti per la determina­ zione presa dall’ on. Ministro dei Lavori Pubblici.

Il M o v im en to sfoga il suo malumore in ben tre articoli. Nel primo che porta la data dell’ 11 si di­ chiara apertamente contrario all’ esercizio privato delle ferrovie e si augura che il recente connubio dell'on. Depretis coll’on. Minghetti e coll’on. Biancheri fautori decisi dell’esercizio governativo, gli renda più difficile l’attuazione di quel sistema, che secondo dice quel periodico, egli dal 1876 in poi si affatica inu­ tilmente di infliggere (sic) al paese. — In un altro articolo del 12, afferma poi che l’on. Depretis volendo al solito contentare tutti ha finito per non conten­ tare nissuno. Infatti mentre i giornali e le rappre­ sentanze venete lungi dal mostrarsi contente, prote­ stano altamente contro il temperamento adottato per la Milano-Chiasso, mentre la stabilita comunanza di questa linea fra le due società richiederà una spesa non indifferente per la necessaria sorveglianza da parte del Governo che non potrà contentare i con­ tribuenti , neppur Genova , dice il Movimento , non può essere contenta che un’altra società, oltre la società Mediterranea venga a farla da padrona ri­ guardo alla distribuzione del servizio sulle linee di accesso al Gottardo, e a interloquire in materia di orari e di tariffe. — E non può essere contenta nemmeno che la quistione ferroviaria si sciolga con criteri politici, di voti anziché con criteri eco­ nomici, secondo gli interessi delle società assuntrici dell’ esercizio anziché secondo gli interessi del paese. Finalmente lo stesso periodico nel suo numero del 16 non si perita giungere persino ad affermare che la Milano-Chiasso’ concessa di nome alla rete Mediter­ ranea, nel fatto non gioverà che alla rete Adriatica.

E ciò perchè, in un articolo del Capitolato, per la concessione di questa rete essendo stabilito secondo si va dicendo che « le tariffe speciali che fossero adottate per una delle due reti si intenderanno di diritto estese alla Milano-Chiasso » crede il Movi­ mento che la Società Adriatica adotterà per la linea Venezia-Milano quelle tariffe che torneranno a lei più utili, e facendole applicare anche sulla Milano- Chiasso riescirà mediante un tale artifizio di tariffe a distrarre il traffico del Gottardo da Genova per farlo convergere tutto a Venezia per il tramite delle sue linee.

Il C affaro poi non si mostra neppure esso contento, perchè secondo egli dice l’unica soluzione possibile era quella da lui caldeggiata della divisione trasver­ sale delle ferrovie. Su questo concetto della divisione trasversale, il periodico in parola, torna ad insistere con un lungo articolo nel suo numero del 15 , e so­ stiene essere quello che si sarebbe dovuto attuare se si fossero avuti di mira gl’ interessi del commercio e non quelli delle Società assuntrici dell’esercizio. Vor­ rebbe il Caffaro che le linee attuali fossero divise in due reti, una delle quali comprendesse tutte le linee già esercitate dalla Società dell’ Alta Ita lia , più la linea Pisa-Roma, e l ’ altra tutte le rimanenti linee della penisola. E ciò perchè per tal guisa, le stazioni di transito, fra rete e rete, si ridurrebbero a sole 4, Bologna, Firenze , Pisa e Roma, mentre colla divi­ sione longitudinale se ne avranno ben 25. E d’altra parte si renderebbe assai migliore la condizione degli impiegati ferroviari, che colla divisione longitudinale si troveranno di continuo esposti al pericolo di ve­ dersi sbalzati da un capo all’altro della penisola.

La quale diversità di opinioni e di giudizi, che per la stessa loro contraddizione si distruggono a vicenda, è, se non andiamo erra ti, la miglior riprova, che l’on. Ministro dei Lavori Pubblici, resistendo egual­ mente alle esigenze degli uni e degli altri, ha sa­ puto, nel risolvere la delicata questione, ispirarsi a criteri ben più elevati di quelli da cui era mossa la poco edificante gara, che ancor si vuol tener viva per questa benedettissima Milano-Chiasso.

LE CAMERE DI COMMERCIO

e la Circolare dell’ Onorevole Grimaldi

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20 aprile 1884 L’ E C O N O M I S T A 253

M entre su di molti fatti ed avvenim enti di ordine econom ico od industriale, anche im portanti viene m antenuto troppo spesso un colpevole silenzio. R i­ tiene che ove le C am ere provvedano a m etter ri­ paro a questi difetti, quelle istituzioni potranno v e ­ ram en te soddisfare alla giusta aspettazione del paese. L ’on. M inistro avverte pure le C am ere della o p ­ portunità di non rivolgersi direttam ente ad altri d i­ casteri per la trattazione dei loro affari, inquantochè l’ordinam ento degli affari del M inistero perm ette di soddisfare ad ogni richiesta di notizie, di inform a­ zioni e di eseguire ogni sorta di studi ; m entre a l­ trim enti il M inistro non verrebbe inform ato, com e è conveniente, di tutte le questioni che si riferiscono ai traffici.

Passa poi l’ on. G rim aldi a parlare dei bilanci delle C am ere di C om m ercio e biasim a il fatto che alcune Cam ere continuino a m antenere alte le loro im poste capitalizzando le rendite così conseguite, m en tre stim a più ovvio e più giusto dim inuire le aliquote colle quali sono tassati i contribuenti. E crede che talvolta le C am ere eccedano anche nella m isura colla quale vengono in aiuto di certe isti­ tuzioni atte a favorire gli interessi com m erciali ed industriali e le consiglia a lim itare la loro azione su quelle sole istituzioni che hanno u n vero c a ra t­ tere di u tilità pubblica e la cui esistenza non sa­ rebbe possibile senza i loro aiuti.

A nche alle spese iscritte in bilancio col titolo generico di spese diverse, di spese im previste, o casuali, crede che le C am ere debbano portare no ­ tevole riduzione.

Q uesta im portante circolare è ispirata a questi stessi concetti che tante volte abbiam o tracciati nelle colonne dell’ Economista, occupandoci delle C am ere di Com m ercio. Noi persistiam o a credere che queste istituzioni possano grandem ente giovare allo sviluppo dell’ indirizzo econom ico della nazione, ma per r a g ­ giungere efficacem ente questa m eta hanno bisogno di sollevare la loro posizione davanti al paese oc­ cupando nelle discussioni dei più alti interessi quel posto che solo poche C am ere hanno saputo ra g ­ giungere.

Il Popolo Pomario dalle osservazioni del nuovo M inistro trasse argom ento per dom andare la ab o li­ zione delle rappresentanze com m erciali le quali, m entre costano molto ai contribuenti, non avrebbero, secondo quel periodico, giustificata la loro esistenza con analoghi benefici. A ltre volte abbiam o rib attu te sim ili asserzioni, e dim ostram m o da un lato che le C am ere di C om m ercio hanno p er la m aggior parte e d .in m edia generale bilanci abbastanza lim itati e gravano le im poste in assai piccola m isura ; dall’a l­ tro che alcune di esse non solo hanno u na am m i­ nistrazione solerte ed attiva, m a hanno rese e re n ­ dono già al com m ercio del loro paese im portanti servigi che sono da tutti riconosciuti. Certo che molto di più si potrebbe ottenere da queste istitu ­ zioni, ed una nazione come l’italiana, che ha ancora tanto cam m ino da p erc o rrere prim a di raggiungere la prosperità econom ica, non dovrebbe trascu rare questi anelli di congiunzione tra il potere centrale ed una classe così im portante e num erosa dei cit­ tadini che lavorano. M a di questa insufflcenza, che sarebbe colpa nascondere, è poi ingiusto g ettar lutto il biasim o sulle C am ere di Com m ercio, le quali non sem pre trovarono n el governo quell’ aiuto e quella corrispondenza, sulla quale avrebbe potuto appog­

giare il loro progressivo sviluppo. Q uante volte le C am ere, o p er mezzo delle loro isolate rim ostranze o nelle generali assem blee da loro tenute, non espres­ sero voti vivissim i perchè fosse m utata la legge o r­ ganica colla quale sono rette e fosse resa conform e alle esigenze ed ai bisogni dei nuovi tem pi ? Q uante volte i diversi M inistri che si succedettero nel di­ castero, ora occupato dall’ on. G rim aldi, non prom i­ sero solennem ente di provocare dal P arlam ento una riform a più o m eno radicale della legge 1862 ? E p ­ p u re i voti delle C am ere di C om m ercio rim asero inascoltati, e le prom esse dei M inistri rim asero sin q u i inadem piute. E se questa apatica indifferenza non dim inuì lo zelo e la attività delle poche Cam ere che hanno ricca tradizione di utili lavori, era però atta a scuotere quelle che finora hanno m ostrato m eno prem ura, o m eno solerzia ?

L ’ on. G rim aldi deplora con giuste osservazioni e con troppa ragione la inosservanza dell’ obbligo che hanno le Cam ere di riferire al M inistero ogni b i­ m estre tutti i fatti economici che avvengono nel d i­ stretto di loro giurisdizione, e biasim a la consuetu­ dine presa da alcune C am ere di esaurire questo ob­ bligo con palese indifferenza, inviando periodicam ente al M inistero quasi dei m oduli uniform i com e se si trattasse dell’adem pim ento di una superfluità. — Ma l’o n . G rim aldi non ignorerà certam ente che quelle poche C am ere di Com m ercio, le quali hanno con tutta la buona volontà ottem perato sin qui a questo disposto della legge, sono anche convinte d i aver fatta fatica quasi in u tile: tanto rari sono i casi nei quali il M inistro ha dato prova di aver presa reale conoscenza e considerazione di quelle relazioni ; onde afferm ano alcune di continuare in tale opera più p e r non m ancare ad u n perentorio dovere che per convincim ento di far cosa v eram en te proficua. E crediam o di apporci al vero assicurando che il mi­ glior mezzo col quale 1’ on. M inistro potrà in modo efficace riafferm are quelle fredde relazioni in oppor­ tuni e ben concepiti rapporti, che da ogni parte del paese giungono al G overno per illum inarlo, sarà quello di far in modo che. il suo M inistero dia prova di ten er conto di quei lavori talvolta faticosi, in altra m isura che non sia quella di ingom brare gli archivi di carte inutili.

In conclusione noi ci felicitiam o coll’on. G rim aldi di questo prim o passo d a lui fatto per utilizzare delle istituzioni affette p er la m aggior parte dalla apatia, ma la sua circolare la riteniam o com e il sintomo di un lavoro lungo e perseverante. Se I’ on. M inistro vuole dalle C am ere di C om m ercio ricavare tutto il bene che possono dare, non è ad esse soltanto che deve rivolger le sue cure, m a altresì deve cercare il m odo acconcio che leghi strettam ente e recipro­

camente queste istituzioni al M inistero da cui d i­

pendono.

IL LAVORO PARLAMENTARE

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254 L ’ E C O N O M I S T A 20 aprile 1884

mole di esso è grandissim a e le questioni da tra t­ tarsi sono di tale im portanza che è da tem ersi che il tem po che ancor gli rim ane a disposizione, e che non può esser m aggiore di due m esi, sia corto a tanta im presa ; ne resulterà necessaria una scelta tra le leggi da discutersi, giacché il discuter tutte quelle che sono in esam e presso gli uffici, è p re s­ soché im possibile.

N on è senza dolore che vediam o rim andate a l- I’ anno venturo le leggi im portantissim e che la so ­ lerzia di alcuni m inistri aveva preparato all’ attività p arlam entare, m a se si vuole fare, su tutte quelle presentate, una discussione profonda, e non p u ra ­ m ente form ale, bisognerà che alcune, anzi la m aggior parte di esse, sieno rim andate, e disgraziatam ente alcune di esse con non lieve danno della pubblica prosperità, che atten d e rà più a lungo, o l'aiuto che esse le prom ettono, o l’opportunità di slanciare l'a t ti vita dei cittadini sopra certe vie, il che non pos- son fare fino a che non abbiano certezza delle norm e dalle quali questa attività sarà regolata.

A questa dura, ma necessaria selezione, non do­ v rà essere solo il criterio dell’ im portanza delle leggi che dovrà esser unica guida a stabilire l’ordine dei lavori parlam entari; tutte queste leggi, especialm ente quella sulla m arina m ercantile, e quelle dette sociali, hanno dal loro punto di vista, e da quello del n u ­ m ero dei cittadini che da esse attendono im pulso, una im portanza pari a qualunque altra. Ma vi è u n ’altra considerazione che deve ferm are l’attenzione nel determ inare 1’ ordine di precedenza ; è questa l’urgenza, da cui altre delle presentate leggi sono im prontate.

G uidati dal doppio criterio dell’ im portanza e del­ l’urgenza, e avuto riguardo al non lungo tem po che ancora la stagione concede al lavoro parlam entare, noi crediam o che oltre i bilanci e la questione fer­ roviaria, che non am m ettono assolutam ente, p e r le loro peculiari circostante, dilazione alcuna, sia la legge sulle banche di em issione, quella che è de­ stinata a tenere il prim o posto. A ciò credere ci conforta il pensare che non è al m om ento nel quale è necessario il p iù grande sforzo di vitalità econo­ mica del paese, che si possono lasciare nell’ in c e r­ tezza della esistenza loro, gli stabilim enti che sono p er la loro essenza destinati a d are a questa vita­ lità il m aggiore im pulso.

La legge sull’esercizio ferroviario ha per base la creazione di società anonim e, due delle quali alm eno, dovranno esser colossali, per mole di capitali ; m ale potrebbe il paese corrispondere alle esigenze della fondazione di esse, se le banche di em issione, che sono dalla n atura loro, destinate alla riunione e dell’accrescim ento m ercè il credito, del capitale n a­ zionale, fossero in un periodo di sospensione n eces­ saria della loro azione, quale sarebbe indubbiam ente quello, che deriverebbe dall’ incertezza dell’avvenire loro.

Nè sarebbe solo l’ im pedim ento m orale derivante dall’ incertezza dell’avvenire, che paralizzerebbe l’a­ zione delle banche di em issione, e le renderebbe restie ad avv en tu rarsi in grossi affari, ma vi sarebbe l’ im pedim ento m ateriale che deriva dalla attuale lim itazione dei capitali loro ; la legge presentata, oltre a p ro vvedere al loro ordinam ento ha in m ira l’au ­ m ento del capitale di esse, e quello, triplice di q u e ­ sto aum ento stesso, della loro em issione ; se la legge fosse posta da banda, m ancherebbe al paese l’ausilio

di questi nuovi capitali, ed è cosa da non om ettere di prendere in serio esam e la conseguenza che po­ trebbe derivare da questa dispersione di forze che si v erificherebbe nel m om ento appunto, in cui il paese ha m aggior bisogno di avere le sue forze riunite.

S cevri da pregiudizi sull’ im piego dei capitali s tra ­ nieri nelle im prese nazionali, anzi desiderando la partecipazione loro, poiché noi crediam o che il ca­ pitale non abbia patria, preferiam o ottenerli però alle m igliori possibili condizioni, e per arriv are a questo resultato giudichiam o esser buon partito il poter m ostrare la forza dei capitali nazionali riuniti, invece di ch iam a re gli stran ieri a rim ediare alla debolezza di essi ; ciò desterebbe per avventura in essi, piuttosto la velleità di profittare della situazione per far più lauti guadagni, che la benintesa dispo sizìone a entrare in leale e u g u ale concorrenza coi capitali italiani, concorrenza che è sem pre fautrice del buon m ercato.

Del resto, anche senza questo im pellente bisogno di far fronte colla m aggior copia di capitali a p re­ vedibili necessità del m ercato econom ico, vi è per noi una questione d’ interesse superiore a non la­ sciare im paludare una questione che non senza danno si strascica già da qualche tem po e che- strascicandosi ancora un anno, porterebbe danni m aggiori ; l’ at­ tenzione del pubblico italiano ed estero è ornai fissa sulla questione bancaria in Italia ; giudizi v a ri, di­ scussioni im portanti, ebbero già luogo nella stam pa italiana ed estera a questo proposito, e non è ‘bene, una volta che una questione è posta, m ostrare, pure in apparenza, d ’ indietreggiare dinanzi alla sua so­ luzione. All’ Italia, già favorevolm ente conosciuta all’ estero per lo -scrupolo da essa posto finora nel m antenere, in mezzo a im m ense difficoltà, i suoi im pegni finanziari; che ha potuto recentem ente dare, senza gravi scosse, l’esempio a molti S tati, più di essa ricchi e potenti, dell’abolizione del corso forzoso, gioverà indubbiam ente il m ostrar la m assim a p re ­ m ura nel riordinare i principali fattori del suo m o­ vim ento econom ico e se ne aum enterà quella buona opinione che la confortò nelle più difficili sue ope­ razioni finanziarie, quel credito, ohe, tante volte chiam ato a soccorrerla, anche in m om enti difficili, rispose sem pre volenteroso all’appello, quella fiducia che, in mezzo a crisi econom iche non indifferenti, conserva ai n ostri fondi pubblici un prezzo altissim o nelle principali borse d’ E uropa.

L i RESTITUZIONE DEL DAZIO

a li esportazione degli zuccheri raffinati.

I.

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applicazioni della scienza, accoppiate con la pratica esperienza. Invero si può afferm are, che in pochi ram i industriali, quanto in questo della fabbricazione e raffineria degli zuccheri, la scienza abbia avuto u n ' azione così potente e decisiva.

Il somm o della sapienza eco nom ico-am m inistrativa consisteva come è noto, per i seguaci di Colbert ed in generale per tutti i fautori del protezionism o, nel v ed er modo d i , prom uovere artificialm ente la m as­ sim a esportazione dei prodotti, vendendo m olto e com prando poco.

St procurava in particolar modo di conseguire un tale intento, m ediante premi da prim a ap ertam en te conferiti agli esportatori, ed in seguito (supponendo d eludere le altre Nazioni, tem endo un identico tr a t­ tam ento alle loro produzioni) per mezzo di restitu ­ zioni di dazio (Drawbacks) che celavano un prem io più o m eno raggu ard ev o le.

Ma un tale sistem a, m entre attribuiva un perico­ loso sviluppo a quelle industrie che godevano il prem io palese o nascosto, arrecavano danno non lieve alle finanze del governo protettore che vedeva le risorse fiscali grandem ente dim inuite, per i be­ nefizi che a carico del tesoro conseguivano gli in­ dustriali in tal guisa favoriti, tollerandosi dalla D o­ gana tali inconvenienti, nello intento di dare p ù am pio svolgim ento a questi v ari ram i d’ industria nazionale.

Q uesti fatti che im ponevano gravi sacrifici al pub­ blico erario Q e quindi alla m assa dei contribuenti, indussero molti scrittori e specialm ente gli econom isti, a scagliarsi in modo troppo assoluto contro il s i­ stem a dei Drawbacks, dicendolo fonte inevitabile di danni, frodi, delusioni, indebite protezioni e di p e r­ dite per 1’ erario.

D’ altra parte pero, aggravando m aggiorm ente su di alcuni speciali prodotti il dazio doganale, risultava evidente, che laddove all’ atto della esportazione del prodotto lavorato in paese, non si restituissero i gravi d iritti pagati all’ introduzione della m ateria greggia, dalla quale il prim o era ricavato, si giungeva al poco confortante risultato di im pedire la esportazione del prodotto lavorato; ciò tanto più, quando un certo num ero di altre nazioni presso cui si effettuava la lavorazione di un eguale prodotto, accordava p:ù o m eno larghe restituzioni e p u r anco prem i.

Così da un e rro re si cadeva nell’ altro, e m entre col sistem a dei prem i palesem ente o nascostam ente accordati, colle frodi, o non conosciute o benigna­ m ente dall’ am m inistrazione tollerate, si infliggevano perdite all’ erario, purch é si conseguisse il deside­ rato risultam ento dell’ esportazione ; appigliandosi al contrario non m eno pernicioso sistem a, di non ac­ cordare — per tim ore di frodi possibili — nè re­ stituzioni, nè tem poranee im portazioni in franchigia, si cadeva nell’ eccesso opposto, venendo in d ire tta­ m ente a proibire I’ esportazione del prodotto

accea-') In Francia, ad occasione dell’inchiesta del 1872, Jaquemart e vari altri fabbricanti di zucchero, va­ lutavano la perdita dell’erario per indebiti lucri dei raffinatori da 15 a 16 milioni l’anno. Vedasi Enquête sur la question de l’impôt du suore à la consommation. Vol. 1, pag 109 e seg.

Però l’ Ispettore alle Finanze Rouget riduceva tale supposta perdita a 4 milioni è Guillemin dopo esa­ minati i conti delle Raffinerie Sommier, Lebaudy e Clero la riduceva ancora a circa tre milioni all’anno.

nato, turbando con questo, m olti altri ram i di com ­ m ercio, che avevano con esso attinenza.

F ortu n atam en te però, le am m inistrazioni doganali d irette ai nostri giorni da uom ini di m ente elevata, si vanno gradatam ente allontanando dai sistem i di ingiusti favori, com e dalla reazione di restrizioni, dettate da eccessivi, tim ori.

Vi hanno lu ti’ ora Stali nei quali si difende e si tollera il sistem a dei prem i, larvati da irragione­ voli Drawbacks; l’ opinione pubblica però lo batte in breccia, e le riduzioni che di tem po in tem po si van facendo di questi prem i, le precauzioni che si adottano ed i lim iti che si tracciano alle avide p re­ tese, dim ostrano che i G overni presso cui tale s i­ stem a è ancora in favore, m irano sem pre più a re ­ strin g e rn e gli effetti.

P er contro, vi hanno eziandio G overni che ta s­ sata fortem ente la m ateria prim a, non restituendo alcun dazio sul prodotto che da quella, si è rica­ vato m antengono in d irettam ente u na poco giusta proibizione di esportarlo.

N el com plesso però, vi ha una m arcata tendenza nelle am m inistrazioni doganali dei vari S tati, a r i ­ condursi sul retto cam m ino, che è quello del pari lontano dall’ elargizione di prem i all’ esportazione, com e dagli ostacoli che im pediscono di effettuarla ; il che appunto si consegue,, m ediante la introduzione tem poranea in esenzione da dazio, conceduta con p ru d en te savio, discretivo riserbo, e con studio dili­ gente e particolareggiato, dei procedim enti tecnici e delle condizioni speciali delle rispettive industrie.

A nche la D ogana Ita lia n a , seguì nel passato l’ azione di una poco giustificata tendenza ad a c ­ cordare le temporanee importazioni in esenzione da dazio. Ma quanto più I’ am m inistrazione gabellaria si rese fam igliari le cognizioni tecnologiche delle v arie arti, ed in seguito alla inchiesta industriale, potè rendersi consapevole di im portanti fatti e procedi­ m enti tecnici delle diverse industrie, prim a sco n o ­ sciuti, o m al noti, si osservò nella F inanza italiana una spiccata tendenza, a cercare con progressivo in­ teressam ento, il modo di conciliare gli interessi in ­ dustriali, con quelli dell’ erario .

M entre negli anni decorsi, troppo spesso, per s o ­ v erchie diffidenze, ed a cagione di non sem pre g iu ­ stificati tim ori, si soffocava l’ in d u stria, col pretesto dei su p rem i interessi della F inanza, distruggendo in germ e, il fru tto che avrebbe apportato col tem po vantaggi econom ici e finanziari, si vede con soddi­ sfazione, com e da parecchi anni, la tabella delle m erci am m esse alla tem poranea im portazione per essere lavorate in paese e quindi esportate, va gra datam ente crescendo.

Si favorirono per tal m odo, con tutta saviezza ed equità, parecchi ram i im portanti d ’ industria, ren ­ dendone possibile il progressivo sviluppo, senza che d ’altra parte la finanza risentisse danno dalle elargite facilitazioni. ')

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tem poranea p er vari prodotti ed in particolar modo p er quelli fabbricati con lo zucchero — fatto reso necessario, in seguito agli aggravi apportati su questa m erce dalle Leggi 2 Luglio 1877 e 25 Luglio 1879 — all’ industria più rilevante, la raffineria, con tanta e così gelosa cura favorita da altri G overni, la nostra A m m inistrazione doganale non consentiva nè re sti­ tuzione di dazi, nè im portazione tem poranea in esenzione. O ra una tale condizione di cose p erturba gravem ente ed arreca non lievi danni a questo ram o di produzione, com e sem pre avviene, quando in qualche m odo si im pedisce l’esportazione di qualche prodotto, danneggiando ad un tem po altre industrie atteso le num erose attinenze che questa ha con m olti altri ram i di produzione.

(Continua) Iacopo Virgilio

IL MOVIMENTO ECONOMICO

della provincia di Reggio Calabria

La C am era di C om m ercio di R eggio Calabria ha pubblicato il m ovim ento econom ico del suo distretto cam erale du ran te il 1883. L ’ autore di questa im ­ portante pubblicazione ha diviso il suo lavoro in due parti. Nella prim a espone tutta quello che ha di­ scusso e deliberato la C am era di Com m ercio, e tutto ciò che sarebbe conveniente di fare affinchè le con­ dizioni econom iche della provincia divenissero più prospere, trattenendosi più specialm ente sulla istitu ­ zione del Credito agrario, il quale, l’autore della pub­ blicazione vo rreb b e che non fosse altrim enti lasciato nei lim iti attuali delle B anche p o p o la ri, perchè ciò facendo sarebbe lo stesso che volerlo restrin g ere n e l­ l’azione degli antichi m onti frum entari, che l’esp e ­ rienza ha quasi da p e r tutto respinto. N ella seconda p arte tratta della popolazione, delle ferrovie, del debito ipotecario e del com m ercio e industrie nel triennio 1 8 8 1 -8 3 . E noi ci occuperem o più specialm ente di questa seconda parte, tenendo p er guida gli allegati statistici che si trovano nella pubblicazione fatta per conto della rapprentanza com m erciale delle C alabrie.

C om inciando dalla popolazione si trova che l’a u - m ento n atu ra le della popolazione della provincia di Reggio fra i due censim enti 1 8 7 1 -1 8 8 1 fu nel d e­ cennio di 2 0 ,8 2 0 , d’onde un aum ento annuale in ra ­ gione, aritm etica di 0 ,5 5 6 p e r 1 0 0 abitanti, e in ragione geom etrica di 0 ,2 9 9 . R affrontando questi resultati con quelli degli ultim i tre anni si trova che la m edia è estrem am ente ribassata perch è nel settennio 1871-1878 l ’aum ento aritm etico percentuale fù di 0 ,7 2 1 e il geo­ m etrico di 0,705.

L e ferrovie calabresi presentano nel quadriennio 1 8 7 9 -1 8 8 2 il seguente re d d ito :

A nno 1879 L. 2 ,8 3 9 ,8 3 0 » 1 8 8 0 » 3 ,0 7 9 ,0 5 7 » 1881 » 4 ,0 9 3 ,3 1 6 » 18 8 2 » 4 ,3 2 0 ,4 9 6

L a stazione di Reggio dava nel 1882 u n prodotto di L . 46 9 ,5 8 2 ,2 6 .

Com e si vede pertanto dallo specchio sopra in d i­ cato le ferrovie calabresi hanno quasi raddoppiato in q u a ttr’anni il loro m ovim ento, e questo aum ento

è dovuto specialm ente al m aggior trasporlo delle der­ rate alim entari.

Il debito ipotecario viene distinto in debito ip o te ­ cario fruttifero, e in debito ipotecario infruttifero. Il debito ipotecario fruttifero viene poi diviso in debito per assicurazione di capitali e in debito per assicurazione di ren d ite. Il seguente specchietto ne riproduce il m ovim ento nel quadriennio 1 8 7 9 -1 8 8 2 .

A s s ic u ra z io n e A ss ic u ra 7,ione d i c a p ita li d i r e n d ite A nno 1879 L. 8 8 ,3 9 4 ,3 0 3 3 ,8 6 9 ,5 6 0 » 188 0 » 9 3 ,0 9 4 ,3 9 0 3 ,9 6 4 ,2 5 5 »> 1881 » 9 7 .2 4 7 ,5 2 6 3 ,9 6 2 ,3 5 5 » 1882 » 105,6 2 4 ,2 7 6 5 ,9 5 4 ,6 4 7 Il debito infruttifero si suddivide in certo e in eventuale, e i resultati nel quadriennio furono i se­ guenti : C erto E v e n tu a l e A nno 1879 L. 2 2 ,5 9 7 ,7 5 3 » 1880 » 25,612,089 »> 1881 » 2 4 ,8 4 0 ,7 3 4 >» 1882 » 26,0 4 9 ,6 0 9 111,5 5 7 ,5 0 0 112,0 0 3 ,2 2 6 1 1 2 ,5 8 5 ,8 5 9 1 1 2 ,7 1 4 ,6 2 2 Scendendo a p arlare del com m ercio negli anni 1 8 8 1 -1 8 8 3 , i dati statistici recano un considerevole aum ento nella im p o rtazio n e, dovuta in particolar modo ai coloniali e alle m anifatture.

A nche l’ esportazione è in a u m e n to , ma occorre osservare che questo aum ento derivò principalm ente da un m aggior num ero di d errate che tentarono il traffico, anziché da m aggior quantità dei prodotti che form ano ordinariam ente la base principale del com ­ m ercio d'uscita. Q ueste d errate che sono l’olio d’oliva gli agrum i, e il vino presentano anzi una conside­ revole dim inuzione di quantità e di valore.

L ’esportazione dell’olio d’oliva nel secondo sem e­ stre del 1883 fù inferiore di 3 m ilioni a quello del corrispondente sem estre del 1882. Q uesta dim inu­ zione di v a lo re é dovuta non tanto alla m inor quantità di prodotto esportato, quanto al deprezzam ento che colpisce l’articolo. E questo ribasso non sem bra su f­ ficientem ente spiegato con la concorrenza degli oli di semi, perchè i cresciuti bisogni dell’in d u stria , le nuove fabbriche, e la m oltiplicazione delle m acchine vanno in Italia, e specialm ente all’estero, più rapida­ m ente crescendo della produzione stessa. Noi c re ­ diam o piuttosto che il deprezzam ento negli oli cala­ bresi sia dovuto alla cattiva produzione inevitabile sem pre laddove la m ateria prim a è esuberantem ente abbondante.

La produzione ordinaria delle arancie e dei lim oni in casse, è nella provincia di Reggio di circa q uattro m ilioni di lire. N essun prodotto però è soggetto com e questo a intem pestive v ic e n d e , poiché è b rev e il periodo in cui si può m ettere in com m ercio con profitto, e il piu piccolo indugio può non solo pro ­ d u rre sensibili oscillazioni, ma rid u rre la m erce ad un non valore. E di questa condizione ne profitta largam ente il m onopolio.

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e di profum eria, ma che le m iscele prodotte nei m e r­ cati interm edj avevano di m olto aum entato lo stock esistente fino dagli anni passati presso i fornitori esteri. E questa sem bra la ragione per cui la d o ­ m anda è attualm ente ridotta a piccole partite.

A nche 1’ esportazione del vino è in dim inuzione. O ccorre però osservare che I’ esportazione diretta dalla provincia reggiana che è una delle più v in i­ fere della Penisola, non si può dire ancora stabilita, perchè gl’ incettatori francesi facendo qua e là di­ versi acquisti per conto di case di P arigi, ne fanno in blocco rim essa insiem e ai vini di Sicilia, e di altre provincie.

E qui darem o term in e al nostro riassunto, r in ­ graziando la Cam era di C om m ercio di Reggio Cala­ bria per 1’ invio fattoci della sua interessante p u b ­ blicazione.

LE BANCHE POPOLARI

'V. Emilia ' )

A bbiam o dovuto sospendere p er qualche tem po la pubblicazione di questi articoli, che per la loro im ­ portanza ed utilità hanno ferm ata l’ attenzione degli studiosi; ci riprom ettiam o però di continuare il la­ voro intrapreso senza esser costretti a frapporvi troppe

lunghe interruzioni.

Come abbiam o annunciato nel num ero del 10 feb­ braio esam inerem o le banche dell’ Emilia.

D elle 8 province, costituenti la regione dell’ E m ilia si annoverano 20 B anche popolari così rip a rtite : tre nella Provincia di Bologna, due in quella di F e rra ra , otto nella P rovincia di F orlì, una in quelle di M o­ dena, Parm a e Piacenza, due in ciascuna delle P ro ­ vincie di R avenna e Reggio d’ Em ilia.

In ragione d ’ anzianità ha il prim o posto la Banca

Popolare di credito di B ologna fondata nel 1865;

seguono poscia quella di Faenza (1 8 6 6 ), quelle di Rugo e Piacenza (1 8 6 7 ) e quella di M odena 1868. Nel periodo del 1871 al 1880 vediam o sorgere le banche di Imola, di P arm a e di Roggio d’ E m ilia nel 1871, quelle di C esenatico, Meldola, F o rlì e Ce­ sena nel 1872, quella di Savignano di R om agna nel 1874, quella di B ertinoro nel 1878 e quella di C orreggio nel 1880. Nel 1881 venne fondata una seconda Banca Popolare in Bologna, cioè la Banca

cooperativa per gli operai e la piccola industria,

e nell’ anno stesso la Banca di F e rra ra e quella di S . A rcangelo di Rom agna. Nel 1882 si istituirono le banche di P ortom aggiore e di Sagliano al R u­ bicone.

F arem o ora un breve esam e della situazione eco­ nom ica di ciascuna banca e com incerem o da quelle della provincia di Bologna.

L a città di B o lo g n a possiede due Banche popolari : la più im portante è la Banca Popolare di Credito, che ha un capitale di 1,002 m ila lire in azioni da L . 60, quasi tutto versato, ed un fondo di riserva di L. 371 mila, cioè oltre il 57 °/d del capitale versato, e

conta 6 milioni di deposito a risparm io e L. 2 ,5 1 9 mila di conti correnti fruttiferi. Il suo portafoglio supera i 7 milioni dei quali 6,881 mila lire per ¡sconto di ') V edi Economista, N um eri 501, 502, 504,509, 510.

effetti a tre m esi o m eno. La Banca im piega 8 0 0 m ila lire circa in anticipazioni ; non fa alcuna operazione di m utuo: ed ha più di due milioni investiti in titoli dei quali per d u e terzi dello Stato. H a 14 m ila lire di sofferenze cioè I’ 1,4 °/0 del capitale, il 0 ,2 °/0 del risparm io e il 0 ,2 °/ del portafoglio. L e sue azioni si negoziano alla pari. A lcuno potrebbe credere a r ­ rischiata. 1’ operazione del portafoglio per la quale im piegasi una som m a sei volte m aggiore del ca­ pitale e del fondo di riserva uniti insiem e e che, quan tu n q u e sia rassicurante 1’ esigua cifra che segna le sofferenze, sarebbe da desiderarsi un qualche svi­ luppo nelle operazioni dei m utui che frenasse la so­ verchia attività spiegata nelle operazioni del portafoglio.

L ’ altro istituto, denom inato Banca cooperativa per

gli operai e la piccola industria, ha u n capitale di

L . 50 m ila tutto versato, in azioni di L. 2 0 , un esiguo fondo di riserva di 100 0 lire circa, 64 mila lire di deposito a risparm io e 59 m ila di conti correnti fru t­ tiferi : im piega nel portafoglio a scadenza di 5 mesi o m eno la som m a di L. 1 4 4 mila, senza effetti e c r e ­ diti in sofferenza.

La Banca Popolare di Credito d ’Im o la ha u n ca­ pitale di L. 1 5 0 mila tutto versato, in azioni da L. 50, u n fondo di riserva di quasi 51 mila lire. I depositi a risparm io am m ontano alla cospicua som m a di L . 1 ,3 3 9 mila quasi nove volte il capitale, e vi sono L . 9 4 mila di conti correnti ; nel portafoglio sono im ­ p ie g a te L. 1,252 mila con ¡scadenza non superiore a tre m esi e 100 mila a più lunga scadenza; si nota una cifra insignificantissim a rappresentante gli effetti e crediti in sofferenza. Non vi sono nè anticipazioni, n è riporti, nè m utui. Im piegansi appena L. 7 0 0 0 in azioni ed obbligazioni di società.

A nche 1’ attività di questa Banca è tutta im piegata nelle operazioni del portafoglio, le azioni sono quotate a lire 62.

L a Banca Mutua Popolare di F e r r a r a ha il capitale nom inale di L. 101 m ila, tutto versato, e diviso in azioni di L. 50 con un fondo di riserva di 8 mila lire. I depositi a risparm io am m ontano a L . 717 m ila e i conti correnti a L. 543 m ila. F a operazioni di portafoglio p er L. 1048 mila , tutte su cam biale a scadenza più lunga di tre m esi, e reg istra appena 2 5 0 0 lire di effetto e crediti in sof­ ferenza. Anticipa per 45 mila sopra pegno di m erci e 58 mila lire sopra pegno di toli : N on ha alcun m utuo ipotecario nè chirografario; im piega L. 85 mila in titoli diversi dello stato. L e azioni hanno il prezzo di L. 54.

Di m inore im portanza è l’altra Banca della P ro v in ­ cia di P o rto m a g g io re , con u n capitale di L. 2 0 0 0 0 tutto sottoscritto e versato p er azioni di L. 5 0 , con u n fondo di riserva di L . 5 35. I depositi a risp ar­ m io danno la som m a di L. 68 m ila, ed 11 mila lire i conti correnti fruttiferi. Im piegansi nel porta­ foglio 86 m ila lire per effetti a scadenza di tre mesi

o m eno, e L . 14 mila a p iù lunga scadenza; non havvi alcuna cifra registrata di effetti e crediti in sofferenza. La Banca non fa a ltre operazioni di r i ­ lievo e le sue azioni sono q uotate a L . 51.

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I depositi a risparmio am m ontano a 2 milioni di lire, ed i conti correnti fruttìferi a L. 264 m ila. Im piega nel portafoglio L. 1 ,7 6 6 mila quasi tutto in effetti a tre mesi e meno, con la cifra di 20 mila lire circa di sofferenze cioè il 4 0 /o del capitale versato, P i ,1 0 /0 sul portafoglio e P i ,0 0 /0 dei depositi. F a anticipazioni su pegno di titoli per L. 35 m ila, non fa riporti, nè operazioni di m utui ipotecari o chirografari. Impiega in titoli dello Stato L. 209 mila, e L. 106 mila in obbligazioni di S o ­ cietà. L e azioni sono quotate alla pari.

Segue p er im portanza la Banca Popolare coope­

rativa di C esena con un capitale di L. 500 mila

sottoscritto e versato per L. 430 m ila, in azioni da L. 100. Ha un fondo di riserva di 116 mila e i d e­ positi a risparm io am m ontano a L. 1,148 m ila. Fa operazioni di portafoglio per L . 179 9 mila, tutte in ¡sconto di effetti a scadenza più lunga di tre m esi, con l’ esigua somma di L. 1464 in sofferenza. Non fa anticipazioni, riporti, o m u tu i; im piega solo 45 m ila lire in titoli dello Stato e 10 m ila lire in ob­ bligazioni di Società. L e azioni sono alla pari.

L a Banca Agricola Commerciale ed Industriale di Savig-nano di R o m ag n a ha un capitale nom inale di L. 2 0 0 mila, tutto sottoscritto e versato per la m età. Le azioni hanno il valore nom inale di L. 100. II fondo di riserva è di 5 3 mila lire , i depositi a risparm io am m ontano a L. 121 m ila. Nel porta­

foglio im piega L. 86 mila in effetti a scadenza di

tre mesi o meno e L. 108 mila in effetti a m ag­ giore scadenza. Non ha mutui ; non fa anticipazioni, nè riporti nè ha im pieghi in tìtoli. E da notarsi la cifra rdev an te di 13 m ila lire di sofferenze, che dà il 6,o per cento del capitale, il 6 0 /0 dei depositi e l’1 1,5 0 /0 del portafoglio. Ne è conseguenza che le azioni valgono 72,50.

La Banca popolare di M eldola ha un capitale nom inale di L. 100 m ila tutto sottoscritto o v er­ sato, con azioni da L. 50. Il fondo di riserva è di L. 18 m ila, i depositi a risparm io di L. 169 mila. Im piega nel portafoglio, in effetti a scadenza m a g ­ giore di 3 m esi, L. 261 mila, con la m inim a cifra di L. 621 di sofferenze. Non fa anticipazioni, nè r i­ porti, non ha im piego di denaro in m utui ; ha in ­ vestito L. 25 mila in azioni ed obbligazioni di Società. L a Banca popolare di S a n t’ A rc a n g e lo di R o ­ m a g n a , ha pure il capitale nom inale di L. 100 mila, tutto versato. Le azioni hanno il valore nom inale di L . 100 e sono quotate a L. 112. Sta una esigua riserva di L . 9 0 0 0 e 57 mila lire di deposito a r i ­ sparm io.

La sua attività è tutta spiegata nel portafoglio nel quale im piega L. 281 mila tutto in effetti a sca­ denza superiore ai tre m esi. Registratisi L. 7,591 di effetti e crediti in sofferenza, cioè il 7, 6 0[0 del capitale nom inale, il 12, 2 0 |o in deposito e il

% 7 0(0 del portafoglio.

L a Banca popolare agricola, Cassa di Rispar­

mio di B e rtin o r o ha il capitale nom inale di L. 5 0,000

tutto versato, diviso p er azioni di L . 50. H a 5 mila lire di riserva, L . 57 mila di deposito e risparm io e L . 104 m ila di conto corrente. Im presa lire 97 mila in cam biali a scadenza di tre mesi o m eno e L . 67 mila a m aggiore scadenza, con sofferenze per lire 7 m ila. Non fa altre operazioni di rilievo. Le azioni valgono 55 lire.

La Banca popolare con Cassa di Risparm io di S a g lia n o a l R u b ico n e ha il capitale di L. 10,000

20 aprile 1884

tutto versato per azioni da L. 50, con un fondo di riserva di L. 121 3 e con la somm a di 25 mila lire di depositi a risparm io e di L. 16 mila di conto c o r­ rente. Im piega nel portafoglio L. 75 md>, metà circa in effetti a scadenza di tre mesi o m e n o , e l’ altra metà in effetti a m aggiore scadenza. Non ha soffe­ renze. Le azioni valgono L. 56. È da notarsi che la Banca ha vita soltanto dal 1882.

P e r ultim a la Banca popolare di C e sen a tic o ha un capitale di L. 10 mila in azioni di L. 5 0 . A l­ l’epoca in cui furono pubblicati i resoconti, di cui facciamo lo spoglio, non aveva presentato la situ a­ zione.

Nella provincia di M odena abbiam o solam ente la

Banca Popolare del capoluogo con un capitale di

L. 500 mila tutto versato e diviso in azioni da L. 50; il suo fondo di riserv a sale a L. 221 m ila, cioè il 44,2 p er cento nel ca p ita le , i depositi ci danno la grossa cifra di 3 ,9 1 2 m ila lire, quasi tutti a risp ar­ m io ; cioè quasi otto volle il capitale. Im piega nel

portafoglio la som m a di L. 3 ,7 1 7 mila delle quali

2 ,9 7 4 mila in conto di effetti a scadenza di tre mesi 0 m eno, e 743 mila di effetti a più lunga scadenza. Il portafoglio rappresenta quindi sette volte il ca pitale. Le anticipazioni am m ontano a L. 167 mila; 1 munii ipotecari a L. 33 mila ; l’im piego in titoli è rapprentato dalla somm a di L. 755 m ila. Le sof­ ferenze am m ontano a L . 20 m ila, cioè il 4 0 /0 del capitale, il 0,5 0 /0 dei depositi, e il 0 ,6 del porta­ foglio. Le azioni della banca valgono L. 75.

La Banca Popolare Cooperativa P a rm e n s e Ita un capitale nom inale di L. 300 mila tutto versato, d i­ viso in azioni da L. 50 con un fondo di riserva di L. 14 mila che rappresenta il 4 ,6 6 0 /0 del capitale stesso, i depositi a risparm io raggiungono la somm a di L . 1,00 0 ,0 0 0 quasi il quadruplo del capitale.

Im piega nei portafoglio L. 1 ,0 2 0 mila in effetti a scadenza m aggiore di tre mesi ; fa anticipazioni sopra pegno di titoli per L . 57 m ila, non ha riporti, nè fa operazioni di m utui. Ha investite in titoli dello Stato L. 27 mila e in azioni e obbligazioni di So­ cietà L. 125 m ila. Sono 25 mila lire di sofferenze cioè F 8,5 per cento del capitale, ii 2,3 per cento del deposito e il 2,5 per cento del portafoglio. — Le az orti fanno la pari.

La Banca Popolare P ia c e n tin a Agricola ed In­

dustriale ha il capitale nom inale di un m ilione tutto

versato in azioni di L. 50. Il fondo di riserva è di 279 roda ; cioè il 27,9 0 /0 del capitale ; i depositi am m ontano a L. 3 ,1 9 4 mila delle quali 6 6 0 mila di conti correnti e L. 2 ,5 3 4 mila di depositi a ri­ sparm io, cioè più del triplo del capitale. Il porta­ foglio com plessivam ente am m onta a L. 2 ,7 0 6 m ila,

delle quali solo L. 206 m ila per ¡sconto di effetti a scadenza m aggiore di tre mesi. Le anticipazioni am ­ m ontano a L. 3 8 m ila , i riporti a L. 168 m ila, i

mutui ipotecari a L. 69 mila. Notasi la cospicua

somm a di L. 76 mila in beni stabili. La Banca ira piega inoltre L. 8 7 6 mila in titoli dello Stato e L. 310 m ila in obbligazioni di Società. — L e sof­ ferenze raggiungono la rilevante som m a di L. 433 mila, cioè il 13,3 per cento del capitale, il 4,3 per cento dei depositi,- e quasi il 5 p er cento del portafoglio. — L e azioni sono quotate alla pari.

La Banca Popolare di F a e n z a , una delle due della provincia di Ravenna ha un capitale di L. 3 9 5 ,0 5 0 , tutto versato, diviso in azioni da L. 50, con un fondo

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