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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.607, 20 dicembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE IN T E R E SSI P R IV A T I

Anno XU - Voi. XVI

Domenica 20 Decembre 1885

N. 607

LA PEREQUAZIONE DELL’IMPOSTA FONDIARIA

D A V A N T I A .L P A R L A M E N T O

La questione che da più mesi si dibatte viva­ mente in tutte le manifestazioni della vita pubblica italiana e forma oggetto delle discussioni del Par­ lamento da più settimane, ha finalmente fatto un passo decisivo verso la soluzione. Con una maggio­ ranza, superiore assai ad ogni aspettazione, la Camera, dopo sentite le dichiarazioni del Presidente del Con­ siglio e del Presidente della Commissione, ha deli­ berato di passare alla discussione degli articoli del progetto di legge sul riordinamento dell’imposta fon­ diaria.

Molti furono i discorsi pronunciati durante la di­ scussione generale, e le opinioni emesse intorno alla questione ed al modo di risolverla si sono ma­ nifestate disparatissime. Parve anzi per un momento che regnasse una straordinaria confusione e che il

tot capita tot sententiae trovasse nel nostro Parla­ mento la più larga delle applicazioni. Alcuni soste­ nevano accanitamente il catasto geometrico, parcel­ lare, estimativo a scopo civile ed a scopo economico di perequazione della imposta; — altri combattevano ogni imposta fondiaria e volevano che al proprietario dei fondi fosse applicata senz’altro la tassa sul red­ dito nella stessa misura e forma colla quale viene colpita la ricchezza mobile ; — altri ancora ammet­ teva che una imposta sui generis dovesse gravare sulla proprietà, ma voleva escludere il catasto geo­ metrico e quello estimativo e propugnava il metodo di riscossione per d en u n cia;— chi dimostrava l’as­ surdità della imposta fondiaria basandosi sul conso­ lidamento della imposta nel prezzo dei terreni ; — chi negava affatto la sostenibilità della teoria del consolidamento ; — un gruppo accettava il catasto come opera civile, ma non voleva che fosse immi­ schiala alcuna disposizione finanziaria, nè di sgravio, nè di aggravio, nè di riordinamento della imposta; — un altro gruppo accennava ad idee radicali sulla trasformazione dei tributi domandando che il prodotto dell’imposta fondiaria fosse lasciato ai co ­ muni, ecc., ecc., chè sarebbe troppo lungo enumerare tutte le diverse, disparate e contradit'torie opinioni che vennero espresse alla Camera e fuori, non tutte, a dir vero, appoggiate da buone ragioni e da solidi argomenti.

E d invero la questione contemplata dal progetto di legge in discussione era immensamente complessa, poiché comprendeva : — catasto geometrico ; — ca­ tasto estimativo ; — sgravio di un decimo subito ;

— sgravio di altri due decimi fra qualche anno ; — disposizioni per la perequazione della imposta in base alle nuove stime; — disposizioni per i terreni ora non censiti; — disposizioni per la maggiore impo­ sta da cui alcuni terreni sarebbero colpiti ; — di­ sposizioni sulla sovraimposta provinciale e comunale. Era quindi naturale che su tanti punti gli animi si trovassero difficilmente concordi ed apparisse la con­ fusione ancora maggiore di quello che realmente non fosse.

A chiarire la situazione, che all’ultimo momento pa­ reva assolutamente insuperabile bastò in verità che sorgessero gagliardamente Commissione e Governo ad affermare quali erano i criteri che a qualunque costo avrebbero difeso. Prima il discorso dell’on. Magliani, poi quello dell’on. Messedaglia e più ancora le chiare, ferme, precise ed esplicite dichiarazioni del presidente del Consiglio e dell’on. Minghetti, presidente della Com­ missione, fecero comprendere a coloro, i quali si mo­ stravano ancora restii, forse nella speranza di otte­ nere sempre maggiori concessioni, che il Governo non avrebbe più nulla accordato al di là di quello, che aveva dichiarato nei giorni precedenti. E tosto, davanti alla decisa fermezza dei membri del Governo e della Commissione, si rannodarono buon numero di depu­ tati, desiderosi di quella guida risoluta e tenace della quale parlavano nel nostro ultimo numero.

Infatti nessuna prova più luminosa poteva giun­ gere alle nostre affermazioni del volo pronunciato dalla Camera il 17 corrente, il Governo affermò un programma che l’on. Depretis formulò così :

« Si provvederà per legge all’ applicazione del nuovo estimo e alla determinazione dell’ aliquota ge­ nerale, la quale non potrà superare il 7 per cento. « Il totale della fondiaria erariale non supererà i 1 0 0 od anche i 9 6 milioni.

« Nei Comuni in cui l’ imposta complessiva venga aumentata, l’aumento sarà distribuito gradualmente in IO anni.

« Le operazioni catastali saranno di preferenza intraprese e compiute in quelle provincie che lo chiederanno per mezzo dei Consigli provinciali, an­ ticipando la metà delle spese.

« Per dette provincie sarà applicata, con decreto reale, in via provvisoria, l’ aliquota del 7 per cento sul reddito accertato, salvo le nuove riduzioni che si facessero con la nuova legge senza effetto re ­ troattivo.

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ex-m inistro delle finanze prese la parola, nessun

uomo competente od autorevole in fatto di finanza oppose altro sistema, altra condotta, altri principii ; solamente f opposizione, con concetto che Confessò semplicemente politico, fece presentare, per affermarsi anche in questa occasione, dall’ onorevole Crispi la seguente dichiarazione alla quale mancava ogni con­ cetto finanziario, e si riduceva ad una manifesta­ zione platonica:

« I ; Necessità di un catasto geometrico parcel- lare ;

« 2 . Conguaglio provvisorio prima del 1 8 8 8 , fra i vari compartimenti affidato ad una Commissione nominata dal Senato, dalla Camera dei deputati e dal governo, in proporzioni eguali ;

« 3 . Che il contingente della imposta in tutto il regno non debba superare la somma di novan- tasei milioni di lire, da ripartirsi in modo che non ne. venga un maggiore aggravio ad alcuna pro­ vincia ;

« 4 . Accertamento definitivo del reddito fondia­ rio, per l’ accertamento della imposta.

« Questo accertamento, a garanzia dei contribuenti deve essere fatto da Giunte locali, scelte nella pro­ vincia in cui il censimento dev’essere eseguito. »

I lettori conoscono l’esito della votazione: 2 7 5 fa­ vorevoli al Governo, 1 6 8 contrari.

Noi avremo amato meglio, non lo nascondiamo, che il voto avesse luogo, piuttostochè sull’ ordine del giorno puro e semplice, sopra una dichiarazione che approvasse i concetti fondamentali della legge, come aveva proposto l’onorevole Bonghi, ma vera­ mente il resoconto della seduta non lascia alcun dubbio che il voto emesso, dopo le dichiarazioni dell’ onorevole Depretis e dell’ onorevole Minghetti, possa essere frainteso nel suo ampio significato di ¿(lesione a quei concetti che la legge racchiude.

Noi quindi ci felicitiamo di questo primo risultato ottenuto e confidiamo che da questo successo, su ­ periore alle previsioni, il Governo tragga lena ed energia a difendere tenacemente la legge durante la discussione degli articoli.

D i parte nostra non abbiamo che a ripetere le nostre recenti osservazioni, che il Parlamento in fin dei conti nulla ama di meglio che sentirsi energi­ camente guidato. E ail'on. Maglioni, a cui le nostre franche parole forse saranno riuscite severe, rivol­ giamo a conclusione del nostro concetto una^ sola raccomandazione : osi, ma osi tenacemente. Non è ancora terminata questa grave questione*; discutendo gli articoli possono sorgere nuove e più gagliarde difficoltà, appunto perchè il voto, solo implicitamente approva i criteri generali della legge; — è necessario quindi che il Governo affermi di aver raggiunto il limite massimo delle concessioni e sostenga in tutte le sue parti quel programma dal quale non avrebbe dovuto mai recedere.

Ricordiamoci che, come conclusione ultima di que­ sta discussione, abbiamo un altro sgravio di 2 0 mi­ lioni ed una spesa di entità ignota, ma che supererà certo gli 8 0 milioni, e che la legge stessa nulla od assai poco contiene che garantisca al bilancio un ri­ sarcimento anche parziale. Ail’on. Magliaui, che forse due mesi fa non avrebbe accettata simile soluzione, incombe ora un maggior dovere nella resistenza alle nuove spese e nello studio di nuovi spedienti.

IL CREDITO FONDIARIO

Nel nostro precedente articolo intorno al credito fondiario (v. n. 6 0 6 ) terminavamo col porre alcuni quesiti, intorno ai quali ci proponiamo di replicare brevemente.

Ci domandavamo anzitutto se era ragionevole il diverso trattamento fatto agli enti morali che fin qui hanno esercitato il credito fondiario, e i nuovi Isti­ tuti o Società. L’ art. I della legge contempla ap­ punto quegli Istituti e quelle Società commerciali che volessero trasformarsi in Istituti di credito fon­ diario, modificando i loro statuti o che, conservando la loro indole, volessero aggiungere alle consuete ope­ razioni l’ esercizio del credito fondiario, prelevando suE loro capitale, patrimonio o massa di rispetto un capitale sufficiente distinto dagli enti fondatori. Ora per lutti questi Istituti e Società la legge limita la emissione delle cartelle al decuplo del capitale ver­ salo, mentre per gli antichi Istituti non è posta questa limitazione.

Noi avremmo capito una disposizione che limi­ tasse, se mai, la facoltà di emettere cartelle negli enti morali vecchi e nuovi e fosse più larga colle società commerciali. E questo perchè ci apparisce singolare la preferenza accordata a quelli di fronte a queste, non già perchè non li apprezziamo al loro giusto valore, ma perchè gli Amministratori di un ente che non ha azionisti e non si trovano quindi di fronte persone interessate a cui rispondere del loro operato e che da questo loro operato possano risentire un danno o un benefizio secondo i casi, non hanno una responsabilità seria o reale alla pari di chi dirige una Società commerciale.

Questo in tesi generale. Tenendo ora al concreto, oggi il nuovo Istituto, che ha assunto l’esercizio del credito fondiario, è la Banca Nazionale nel Regno d’I­ talia, che è venuta ad unirsi in questa funzione agli antichi Istituti. Se il primo articolo della legge, come fu dichiarato nelle sedute tenute per discutere il re­ golamento, non toccava la Banca Nazionale, autoriz­ zata ad esercitare il credito fondiario, per ciò che teneva a trasformazione di società commerciali, di r i ­ forme di statuti e via discorrendo, inquantochè gli Istituti di emissione sono regolati da norme speciali — quel primo articolo la tocca per il limite nella emissione delle cartelle. Il che significa all’atto pra­

tico che la Banca Nazionale col suo capitale versato di 1 5 0 milioni, con una riserva metallica del terzo in confronto al capitale utile alla circolazione e con una riserva pari alla emissione per ogni di più, con oltre 3 0 milioni di fondo di riserva, colla potenza che le deriva dalle sue estese operazioni, dalla illimitata fi­ ducia dentro e fuori, non potrebbe, avendo destinato 2 5 milioni al credito fondiario, emettere più di 2 5 0 milioni di cartelle, mentre il Banco di S. Spirito in Roma, che è un ente morale e nelle condizioni espo- [ ste disopra alla pari degli altri, con circa un milione 1 di patrimonio, non ha limite determinato alla emissione delle cartelle fondiarie. Il che quanto sia ragionevole lasciamo ai nostri lettori la cura di considerare.

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spinto col suo esempio gli altri Istituti ad offrire

condizioni migliori. E notavamo il fatto che, mentre le domande di mutui affluivano alla Banca, gli altri Istituti vedevano crescere i loro affari, appunto perchè facevano patti più convenienti e cercavano di evitare le deplorabili lentezze del passato. E ne godiamo ; se non che riteniamo che gl’ Istituti in parola deb­ bano andare assai cauti nell’ emissione delle cartelle; poiché al mutuatario il prestito giova in quanto il loro valore si sostenga sul mercato. Lanciandone una gran quantità sul mercato, molto probabilmente deprezzerebbero ed allora I’ annualità per il proprie­ tario, che dovesse in poco felici condizioni realizzarle crescerebbe nella realtà se no:i di nome, e si tor­ nerebbe allo stesso stato di cose anteriore, pel quale il credito fondiario non potè raggiungere il deside­ rato sviluppo.

È vero che la Banca ha preferito la cartella del tipo 4 per cento netto a quella del tipo 5 per cento lordo ; ma oltreché essa ottiene un risparmio sulla ricchezza mobile che è a carico del credito fondia­ rio, il largo spaccio e 1’ accoglienza che può avere la sua cartella, potranno facilmente condurla in realtà a un valore superiore a quello delle cartelle degli altri istituti sul tipo 5 per cento. Nè ciò parrà esa­ gerato, dove si consideri che, oltre alla fiducia di cui la Banca gode illimitatamente in paese, qualunque titolo da lei eniesso troverà sempre aperto il mer­ cato estero. È probabile che possa avvenire lo stesso per le cartelle degli altri Istituti?Non crediamo; non tanto perchè troppo ci corre di potenza, quanto perchè si tratta di corpi morali. Noi possiamo in paese averci una grande fiducia, ma il mercato estero il quale vede che, ad esempio, una Cassa di risparmio opera su depositi dieci volte maggiori del suo capitale, temerà sempre, sia pure attorto, di ciò che possa avvenire in un momento di crise. Converrà quindi che gli amministratori pensino che il mercato per le loro cartelle rimarrà probabilmente assai ristretto e agiscano in conseguenza.

Per queste ragioni è presumibile che la Banca Nazionale diventerà il centro del Credito fondiario nel nostro paese e che un giorno forse altri Istituti troveranno utile di volgersi ' ad altri scopi vantag­ giosi per essi e per lo sviluppo della produzione nazionale. Comunque sia, noi siamo lieti, lo ripe­ tiamo, che la Banca si sia messa su questa via. Perchè i benefizi del Credito fondiario diventassero una realtà, perchè la proprietà trovasse il modo di liberarsi dalle strette in cui si dibatte, perchè si potesse sperare in un efficace sviluppo della nostra agricoltura, fondamento precipuo della nostra ric­ chezza, non ci voleva meno dell’intervento della mag­ gior Banca di emissione, la quale per le esposte ra­ gioni si trova al caso di poter riescire nel non facile compito. Essa ha cominciato relativamente da prin- cipii modesti, e in ciò vediamo la lodevole prudenza di chi sta a capo di quella amministrazione, ma non passerà, crediamo, molto tempo e il Credito fon­ diario della Banca assumerà una estensione propor­ zionata ai bisogni della proprietà e alla potenza del grande Istituto.

Il Banco di Napoli ha avuta una idea molto lo­ devole senza dubbio ; quella di fare per mezzo del Credito Fondiario mutui aventi per ¡scopo di faci­ litare la trasformazione delle colture ed altri miglio­ ramenti agrari, e vi ha destinato 5 0 milioni. Il mu­ tuatario non pagherebbe durante il periodo della

tra-sformaziono delle colture le annualità. Di qui il concorso del Banco per farvi fronte. Occorre però provvedere a che i distinti interessi dei due Istituti siano convenientemente garantiti. A questo scopo il Consiglio di Amministrazione centrale nella seduta del 19 novembre 1885 ha approvato un regola­ mento, nel quale appunto si stabiliscono molte cau­ tele e per ciò che tocca alle domande dei mutui e alla dimostrazione della possibilità dogli scopi a cui devono servire, per la verifica dei lavori incorso, ecc. Durante il tempo stabilito per la esecuzione dei la­ vori, le rate semestrali di rimborso dovute all’ Isti­ tuto mutuante vorranno pagate dal Banco al Credito fondiario.

I diritti di tutti saranno salvaguardati in un conto corrente fra il mutuatario ed il Banco, e questo conto sarà chiuso e regolato al termine del servizio assunto dal Banco. Non può essere qui nostro in ­ tendimento entrare nei particolari, coi quali si mira opportunamente a tutelare appunto tutti gli interessi. Piuttosto ci domandiamo se questa idea, 10 ripetiamo, lodevolissima ’ riuscirà di così facile applicazione. Prima di tutto la cifra di 5 0 milioni ci sembra assai grave e non sappiamo se il Banco non si troverebbe costretto a sospendere altre fra le sue operazioni consuete. In secondo luogo ci pare che gli converrà andar molto cauto a lanciare troppa quantità di cartelle sul mercato per le ra ­ gioni che abbiamo detto disopra. Non crediamo fa­ cile mantenerne alto il valore eméttendone un so­ verchio numero, ne’reputiamo che avrebbero aperto 11 mercato estero.

Noi che crediamo gli enti morali disadatti a fun­ zionare per loro natura come banche di emissione, non crediamo che potranno facilmente sostenere la concorrenza della Banca Nazionale per ciò che tiene al Credito fondiario. Ciò non toglie che avrebbero un largo campo di attività dinanzi a sè. E per ciò che tocca il Banco di Napoli la redenzione della agricoltura nelle provinole meridionali dai terribili danni dell’ usura mercè il credito agricolo, ci p ar­ rebbe opera nobilissima e degna. La divisione del lavoro secondo le speciali attitudini è provvida per gli Istituti come per gli individui.

LA CONVENZIONE MONETARIA

D E L L A L E G A L A T I N A

Come i nostri lettori conoscono, il Belgio è en­ trato a far parte della Unione latina, per cui essa si rinnuova integralmente per altri cinque anni avendo per di più provveduto alla clausola della liquidazione degli scudi d’argento, argomento che aveva dato luogo per il passato a tante questioni ed a tante reciproche accuse tra gli Stati consociati.

I patti che furono stipulati tra il Belgio e la Francia, per ciò che riguarda la liquidazione degli scudi, si riassumono così :

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L’ EC 0 N O MI S T A

20 decembre 1885

allo scopo di rendere più agevole la liquidazione al

Governo belga.

Se il 1 5 gennaio dell’ anno successivo a quello nel quale avrà luogo lo scioglimento della lega mo­ netaria, cioè dopo operato lo scambio di scudi contro scudi, il governo francese si troverà detentore di una somma in pezzi da cinque franchi di conio belga, questa somma sarà divisa in due parti eguali. Una di codeste parti sarà rimborsata al governo fran­ cese a seconda delle disposizioni dell’ art. 4 dell’a c ­ cordo anzidetto ; e il governo belga non introdurrà, qualsiasi modificazione nel reggimento monetario ri­ spettivo, dalla quale potesse risultare un impedimento ai ritorno dell’ altra parte per la via naturale del commercio e degli scambi. Tuttavia il governo belga potrebbe liberarsi da quest’obbligo liquidando anche la seconda metà de’ suoi scudi raccolti dal governo francese nei modi stabiliti coi patti del 6 novem bre; e ad ogni modo il Belgio sarebbe autorizzato ad in­

trodurre nella propria legislazione monetaria gli stessi mutamenti ohe per avventura fossero accolti nella legislazione francese.

'Secondo I’ accordo del quale si parla, il saldo in scudi, trascorso il termine della compensazione, cioè al 15 gennaio dell’ anno seguente a quello nel quale fu fatta la collezione degli scudi, non dovrebbe su­ perare la somma di 2 0 0 milioni ; e se questo limite fosse raggiunto, l’ ammontare degli scudi belgi ra c ­ colti dal governo francese da liquidarsi per via na­ turale non potrebbe in ogni caso superare la somma di 100 milioni di franchi. Questa cifra adunque rappresenterebbe il maximum della liquidazione:

Ed ecco come nell’ exposé des motifs, coi quali vennero ieri I’ altro presentati alla Camera Belga i documenti relativi alla Convenzione monetaria, tro­ viamo illustrati questi patti di liquidazione.

« I delegati del Belgio sostenevano che se nel caso di scioglimento dell’ Unione si fosse decisa la de­ monetazione dell’ argento, sarebbe equo ripartire la perdita che ne deriverebbe tra tutti gli Stati asso­ ciati. Ma essi aggiungevano che il Belgio era per altro disposto a impegnarsi di non mettere, al tempo della cessazione dell’Unione verun ostacolo al rim - • patrio nel Belgio, degli scudi belgi circolanti negli altri paesi dell’ Unione. Questa proposta non fu ac­ cettata....

« L a transazione ora intervenuta tra i due paesi consacra in parli eguali ciascuno dei due modi di liquidazione che erano stati rispettivamente proposti. Il Belgio avrà da rimborsare la metà del saldo dell’eccedenza dei suoi scudi di 5 franchi secondo il modo domandato dal Governo francese e tempe­ rato da concessioni importanti per quanto riguarda le . remore del pagamento. La Francia da parte sua accetta che 1’ altra metà sia rimpatriata nel modo desiderato dal Belgio cioè per la via naturale del commercio e dei cambi.

« Il Belgio si impegna a non modificare il suo si­ stema monetario durante cinque anni a partire dallo scioglimento dell’Unione, in modo da non impedire il ritorno degli scudi belgi sul suo territorio. Ma si riserva di riavere a questo riguardo tutta la propria libertà di azione ammettendo per la totalità il si­ stema di liquidazione determinato all’articolo 4 del- l’arrangement e avrà d’altra parte sempre il diritto di recare alla sua legislazione monetaria tutte le modificazioni che fossero portate alla legislazione monetaria francese. La necessità di mettere la som­

ma, alla quale ammonterà il rimpatrio naturale degli scudi belgi, in armonia colle stipulazioni con­ chiuse fra altre potenze, ha condotto a fissare un

maximum pel saldo dei nostri scudi circolanti in Francia. La cifra di 2 0 0 milioni non si allontanerà probabilmente di molto dalla realtà...

« L a liquidazione da effettuare eventualmente fra il Belgio e la Svizzera è regolata secondo un modo analogo a quello stabilito riguardo alla F ra n cia ; sol­ tanto il maximum degli scudi da rimborsare con­ trattualmente è fissato in 6 milioni. »

Questo il riassunto della Convenzione stipulata dal Belgio per ciò che spetta alla liquidazione degli scudi. Come è noto l’ Italia si è riservata il diritto di opzione sulle due forme di liquidazione e questo di­ ritto può esercitarlo alla fine della Unione; è quindi inutile cercare e discutere ora quale forma meglio le possa convenire di adottare.

Solamente ricordiamo che nell’ Ecomomista del 1 6 agosto noi scrivevam o: — « Fra le due esi­ genze adunque, quella della Francia che diceva all’Italia : — subite voi sola la perdila dei cinquanta milioni di minor valore che oggi hanno i 2 5 0 mi­ lioni .di scudi che trovansi nelle mie casse ; e quella del Belgio che diceva : — non riconosco di avere alcun obbligo per quella moneta, e chi la ha se la tenga, peggio per lui se ha diminuito di valore; — tra queste due esigenze, diciamo, correva un abisso.

« I delegati italiani dovevano discutere, trattare e, poniamo pure, trovare un mezzo termine, per esempio che la perdita fosse subita per metà, per due terzi o per altra proporzione dallo Stato a cui appartenevano agli scudi, l’altra parte da quello che ne era attualmente possessore. »

Questo noi dicevamo e finsero di non compren­ d erci; il Belgio da solo ha saputo ottener un ac­ cordo su queste basi; a suo tempo sarà dimostrato dai fatti che l’ Italia avrà tutto l’interesse per valersi di quella formula dal Belgio accettata ed oggi dai nostri quasi dispregiata ; formula però che si sarebbe potuta ottenere molto migliore se avessimo anche noi cooperato col Belgio anziché controperato. Ma di questo a suo tempo.

Egualmente crediamo oziosa ora una ulteriore di­ scussione intorno alla convenzione che venne p re ­ sentata al nostro'Parlam ento ; come si è detto già ripetutamente, il nostro giudizio non è mutato ed aspettiamo ancora una confutazione alle nostre cen­ su re; confutazione che non abbiamo certamente tro­ vata negli articoli laudativi che furono pubblicati in questi giorni sulle colonne di parecchi giornali. E nep­ pure speriamo in una discussione in Parlamento perchè, presentata ieri la relazione, la Camera non avrà che un giorno solo per approvare il progetto di legge prima delle ferie natalizie, ed un giorno solo avrà il Senato. Così uno de’ più grandi e vitali argomenti della vita economica del paese, verrà per necessità di tem po, sottratta al sindacato del Parlamento. Piuttosto richiamiamo I’ attenzione dei lettori sul se­ guente periodo della relazione del Ministro Belga :

« Il governo non si dissimula — dice la relazione — « che questa transazione non esonera il paese da sacri- « fui ai quali noi crediamo eh'esso aveva il diritto di

« sottrarsi. Ma in mancanza di un accordo, questo « risultato non avrebbe potuto essere raggiunto che « coll’adozione di misure piene in se stesse di diffi-

« colta e d'inconvenienti e la brusca uscita del Belgio

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« guenza, avrebbe aggiunto nuovi e gravi elementi

« di perturbazione alle difficoltà della situazione

« attuale. »

Ecco adunque che quegli stessi accordi che da noi _sono presentati come un grande trionfo della abilità italiana e della magnanimità francese, nel Belgio sono francamente presentati come una som- messione alla ingiusta prepotenza del più forte.

Oli ! se anche da noi, con meno orgoglio e più franchezza, si fosse tenuto lo stesso linguaggio, quanto più dignitoso non sarebbe apparso il nostro contegno agli stessi prepotenti che ci hanno vinto, ed agli al­ leati nostri naturali, che abbiamo abbandonato soli nella lotta !

Ma oggi ropportunismo trionfa di ogni carattere e con^ vera meraviglia leggemmo nella Rassegna

del 16 corr. un articolo nei quale, quasi si com­ piange il Belgio affermando « che non valeva la pena di resistere tanto per cedere a queste condi­ zioni. » Ci ha destato meraviglia il tuono di quel­ l’articolo, perchè i giudizi della Rassegna sogliono essere riguardosi ed equanimi ; nel caso concreto fu­ rono ingiusti ed eccessivi. Il Belgio ha resistito più che ha potuto e poi finì per cedere di fronte alle mi­ nacce - già in parte preventivamente messe in effetto - del suo potente vicino. Vi è una sola ragione di equità per essere severi verso quel paese, se, dopo aver esperiti tutti i mezzi p e r ottenere giustizia e eoe rem a alla fede data, sopraffatto dalla forza, finì per ced ere? — Fu avvedutezza la nostra quella di an­ dare incontro ai nemico, abbracciarlo, cedergli la piazza e fargli da cerimoniosi introduttori ?

E lo diremo noi che del piccolo ed animoso Belgio dovevamo essere alleati, mentre abbiamo di­ sertato il campo, facendo alleanza col prepotente e schierandoci contro il debole?

Ma lasciamo queste eonsiderazioni che varrebbero solo a dimostrare come si adulteri ogni giusto sen­ timento per esagerare la gloria di un successo ap­ parente. Piuttosto i nostri grandi uomini vogliano meditare su quest’ altro brano della relazione del Mi­ nistro Belga.

« Se 1’ Unione deve essere sciolta all’ espiro del nuovo termine fissato, il Belgio ha 5 anni per pre­ pararsi a questa eventualità, e avrà in seguito al tri cinque anni per effettuare il rimpatrio dei suoi scudi. Sin d'ora dovranno essere prese delle misure in vista di questa situazione. Ma è permesso di spe­ rare che i vantaggi, considerabili che l’Unione assi­ cura alle nazioni associate non saranno disconosciuti, e che un nuovo prolungamento sarà consentito. Il voto del Belgio è assicurato anticipatamente per ogni misura che potrà prolungare, consolidare o estendere l’Unione. Così la scadenza delle perdile da subire in seguito alla demonetazione dell’ argento, sarebbe ancora protratta e una modificazione sempre possi­ bile nel valore relativo dei metalli preziosi potrebbe allontanarle completamente. »

Prendiamo anche noi delle misure in vista della situazione e non riduciamoci, come ora, alla vigilia dell’espiro della Convenzione in uno stato tale'-da essere in balìa del più forte e da dover fare sforzi sovrumani per far credere al mondo che gli scac­ chi che subiamo sono agevolezze che accettiamo ri­ conoscenti.

Rivista Bibliografica

Stephen Qowell.

A History o f Taxation and Taxes in E ngland from tlie earliest times to thè present day — London, Longmans, Green and

Co, 1884.

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L’ E C O N O M I S T A

20 decembre 1885

M. G. Mulhall.

History of Prices since thè year 1850. — London, Longmans, 1 8 8 5 pag. 2 0 4 . Sono trascorsi trent’anni dacché apparve la clas­ sica opera del Tooke e del Newmarch sulla storia dei prezzi e da allora in poi un vero lavoro sulla dinamica dei prezzi mancò affatto. Eppure dal 1 8 5 0 ad oggi l’ attività commerciale fu così grande che uno studio sull’ andamento dei prezzi si dimostra non solo utile, ma necessario. E noto infatti che una grave controversia si agita da parecchio tempo intorno al movimento dei prezzi e alle cause di esso. Da un lato si esagera forse il ribasso dei prezzi, dall’ altro il L eroy-B eau lieu, ad esempio, lo limita entro confini più ristretti. Di più chi rintraccia la cagione del ribasso del monometallismo nella scar­ sità dell’ oro, chi nega per contrario che ciò vi abbia unicamente influito. Nè la soluzione della controversia ci appare così piana e agevole come alcuni vorrebbero ; troppe sono invero le cause, ine­ renti al prodotto o a lui estranee, che possono in­ fluire sul prezzo per poterne indicare una quale unica ed esclusiva.

Ora il Mulhall in questo libro sulla storia dei prezzi dal 1 8 5 0 in poi avrebbe potuto gettare molta luce sulla questione se avesse fatto opera veramente scientifica, il che proprio non ci pare. Egli ha espo­ sto molti dati su svariati argomenti quali i metalli preziosi, il commercio, la navigazione, le ferrovie ecc., ma in tutte queste trattazioni il metodo seguito dal­ l’Autore non dà forza alle sue conchiusioni. Dei dati sui quali fonda il proprio giudizio l’Autore non indica le fonti ; nè li esamina sotto l’ aspetto della loro precisione e della fede che essi meritano, sicché il lettore, non avendo le prove rimane incerto se ve­ ram ente le cose siano come l’ Autore le presenta. È più che altro una statistica fantastica o che almeno pare tale e certo non si potrebbe indicare il libro del Mulhall quale fonte sicura di notizie. L ’ Autore non si è preoccupato dei molli e gravi pericoli che vi sono in simili argomenti, delle difficoltà imman­ cabili di comparare elementi spesso eterogenei quali sono i prezzi a seconda della forma con cui si esprimono ed è venuto per questo a conclusioni non sempre esatte.

Come, ad esempio, si può indicare senz'altro che il grano il quale costava sul continente 5 5 pence per bushel n e l, 1 8 4 1 - 5 0 è salito a 7 0 pence nel 1 8 8 1 - 8 4 ? lEvidentemente vi è stato un ribasso e non un rialzo e i dati del Mulhall non sono esatti.

C’è adunque tra questo libro e quello del Tooke e del Newmarch troppa distanza per poterlo neanche lontanamente ritenere la continuazione deila classica opera dei due scrittori suaccennati.

R. D. V.

RIVISTA ECONOMICA

L a p o lit ic a c o lo n ia le d e ll’ In g h ilt e r r aL a s it u a ­

z io n e econom ica d e lla F r a n c ia e H p ro te z io n is m o

I l so cia lism o e i l Governo in G e rm a n iaI l

t r a t t a t o d i com m ercio s v iz ze ro -te d e s c o .

Oggi che la. politica coloniale è tanta parte della politica economica dei vari Stati, diventa doveroso il seguire attentamente il metodo adottato dall* In­ ghilterra per costituire in forte organismo le pro­ prie colonie e per render loro la massima auto­ nomia. Anche in Inghilterra non mancano gli avver­ sari dell’ impero coloniale che alcuni ritengono sia

più d’aggravio che di utile al Regno U nito; ma l’op­ posizione riguarda più che abro la crescente esten­ sione dei possessi agognata dal partito conservatore, che non la conservazione degli attuali. F ra i pos­ sessi che ha la Gran Brettagna, alcuni si sono uniti in federazione, e la data del 9 dicembre resterà una data storica nella storia delle colonie inglesi. Da quel giorno entrò in vigore la Federazione Australiana, e cinque delle grandi colonie inglesi di quel conti­ nente, Victoria, Queensland, Australia del Sud, Au­ stralia dell’Ovest e Tasmania, sono unite fra loro dal vincolo federale. Dapprincipio questo vincolo sarà quasi insensibile, ma le necessità della vita comune non tarderanno a rafforzarlo e consolidarlo. L ’ Au­ stralia sarà allora una vera Confederazione che avrà il suo posto e non poca influenza nel mondo e dove non mancheranno i partiti unitario e federale. Pel momento le attribuzioni del Comitato federale, sono ancora limitate a un piccolo numero d’argomenti di interesse generale ; ma la forza stessa delle cose por­ terà l’allargamento delle attribuzioni, pur lasciando senza dubbio la massima autonomia alle singole co­ lonie. Le due importanti colonie della Nuova Zelanda e della Nuova Galles del Sud hanno deferita per mo­ livi peculiari la loro entrata nella nuova organizza­ zione, sicché oggi gli Stati confederati comprendono circa due milioni d’ abitanti, mentre quelle che non ne fanno parte rappresentano poco più di 1 ,4 0 0 ,0 0 0 ab.

Ciò che dimostra l’ importanza di questo movi­ mento federale è il fatto che se il saggio riesce ser­ virà di esempio a molte altre federazioni dello stesso genere, le quali sopra tutti i punti del globo aggrup­ peranno le popolazioni di origine britannica in con­ formità ai loro interessi e alla loro affinità ; questi gruppi saranno indipendenti, senza rompere per questo il legame, più economico e morale che politico, che le unisce alla madre patria. E pensiamo sia questa la soluzione logica e naturale delle difficoltà che fa sorgere la estensione progressiva di un impero co­ loniale, troppo vasto per 'poter essere diretto da una sola mano e mantenuto indefinitamente a profitto di una nazione. Si è perfino parlato di collegare tra loro tutte queste federazioni mediante un comitato centrale delle colonie sedente a Londra in perma­ nenza e occupantesi dei loro interessi. Ma l’ idea non è forse nè matura nè pratica ; la solidarietà di interessi non sempre può esserci, nè può essere tale da creare utilmente il vincolo federale. Certo gli in­ teressi del Canada a quelli ad esempio dell’Australia e della Nuova Zelanda saranno di natura affatto di­ versa senza essere perciò in collisione. L ’avvenire ap­ partiene piuttosto alle federazioni locali, le quali riuniscono popoli viventi sotto lo stesso clima e che formano in certo modo una stessa famiglia.

— La commissione francese che deve esaminare il proposto aumento del dazio sui cereali e sul bestiame si è radunata ed ha eletto il sig. Meline a presidente ; di più undici commissari si sono chiariti favorevoli all’aumento, 41 contrari. Nuli’ altro si sa per ora e non. volendo fare previsioni, del resto facili, aspet­ teremo che nuovi dati sieno fatti noti. Piuttosto vo­ gliamo accennare alla odierna situazione economica della Francia in relazione alle pretese dei protezio­ nisti. Il Leroy-Beaulieu nel Journal des Débats

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dei dazi portava al 1 4 per cento, del valore della,

m erce, la protezione ad essa accordata. Si era sem­ pre ammesso che una simile proposta costituiva una proiezione doganale considerabile. E lo era tanto più quando si pensi che i cereali provengono da paesi lontani quali la Russia, gli Stati Uniti, l’India e le spese di trasporto sono per ciò stesso abbastanza forti. Infatti l’ ultimo Bulletin du canal de Suez,

del 2 dicembre 1 8 8 5 , fissa in 3 5 franchi il nolo di una tonnellata di grano da Calcutta a Londra. Ora se a questa spesa si aggiungono quelle derivanti dal trasporto del grano dall’interno dell’Iudia a Calcutta, e da Marsiglia o dall’Havre aH’interno del paese, si vede che in media la tonnellata di grano proveniente dal­ l’estero è soggetta a 4 0 o 5 0 franchi di spesa per essere messa alla portata dei consumatori. Si aggiunga a questa spesa il diritto di dogana di 3 franchi per 1 0 0 chilogrammi e si viene ad avere da 7 ad 8 franchi per quintale. Sicché I’ agricoltore francese, supposto il prezzo in circa 2 0 fr., gode già una protezione del 4 0 per cento circa. È una protezione veramente ec­ cessiva, e l’errore commesso è già troppo grave per­ chè i liberali francesi non debbano ora fare ogni sforzo per evitare mali peggiori. Il proprietario francese vor­ rebbe percepire ancora i fitti di un tempo e finché non avrà raggiunto lo scopo non sarà contento. In generale però non si vede quanto sia pericolosa e in­ giusta a un tempo questa protezione. Pericolosa, perchè crea delle pretese smodate, delle illusioni che consa­ crano la inerzia dei produttori ; ingiusta perchè favori­ sce alcuni pochi a danno dei più, perchè accorda un be­ nefìzio, sia pure effimero, a una classe, ad esclusione di molte altre che pure soffrono degli stessi danni. E valga il vero. I proprietari delle case a Parigi, per stare sempre in Francia, potrebbero non senza fondamento rivolgersi alla n zione e gemere sulle loro strettezze provocate dalla crisi immobiliare. E gli azionisti delle società anonime e gli industriali non sono meno da compiangere dei proprietari fondiari. Gli azionisti della Sangue de France che riscotevano 3 6 0 fr. per titolo nel 1 8 7 3 , poi 2 9 3 nel 1 8 7 4 non hanno avuto nel 1 8 8 4 che 2 2 0 fr. e per l’anno corrente si prevede avranno -190 o 2 0 0 franchi. Gli azionisti della Banque de Paris non sono certo in una con­ dizione migliore; da 6 0 Ir. per titolo prima del 1 8 8 2 i loro dividendi sono scesi a 3 5 fr. nello scorso anno e minacciano di scendere ancora. Gli interessati nelle grandi compagnie ferroviarie devono fare ancor essi delle riflessioni melanconiche. Gli azionisti della com­ pagnia del Nord che riscotevano qualche anno fa 77 fr. per titolo, non ne riceveranno che 6 0 , quelli della compagnia di Lyon hanno veduto il loro reddito diminuire da 7 5 fr. a 5 5 fr.

Si prendano tutte le azioni della Borsa di Parigi e salvo due o tre eccezioni si noterà la stessa cir­ costanza, minori dividendi, perdite pei capitalisti. Per- .chè adunque la legge dovrebbe proteggere soltanto i proprietari fondiari ? Non dovrebbero esserlo anche i salari e i profitti? Evidentemente qui siamo nel campo del socialismo, ma esso almeno mantiene una certa coerenza nei suoi principi, coerenza che nei protezionisti manca completamente. Il protezionismo non è che una forma di socialismo; con esso si vuol sostiuire a una struttura industriale naturale un’a r­ tificiale organizzazione; si vuol dirigere arbitraria­ mente le forze ed energie economiche le quali in­ vece tendono naturalmente a dirigersi là ove vi è la minima resistenza.

Notiamo intanto che il protezionismo francese va generando le rappresaglie doganali negli altri paesi. Nel Belgio, mantenutosi costantemente fedele al li­ bero commercio, è stata fatta ora la proposta di ele­ vare il dazio sui cereali. E non sarà questo l’unico fruito del malo esempio francese.

— La legge contro i socialisti promulgata in Ger­ mania nel 1 8 7 9 e rinnovata già più volte sarebbe prossima a scadere; ma è ritenuta come il solo mezzo di mantenere la tranquillità materiale in Ger­ mania e perciò il Reichstag doveva decidere sulla sua proroga. Ma quello che a questo proposito ri­ sulta molto chiaramente è cho la pacificazione mo­ rale della classe operaia è più lontana che mai, nonostante tutti gli sforzi del Cancelliere germanico. Il rapporto comunicato al Reichstag sui risultati ot­ tenuti dal piccolo stato d’assedio a Berlino, Lipsia ed Amburgo non lascia dubitare sull’ inutilità degli sforzi governativi per paralizzare la propaganda del socialismo rivoluzionario. — Si sono potute repri­ mere in una certa misura le manifestazioni esteriori dell’ anarchismo, ma lo stesso Governo si vede co­ stretto a riconoscere che questa repressione ha piuttosto aumentato che diminuito l’intensità dell’agi­ tazione socialista contro 1’ ordine esistente. In com­ plesso il rapporto accerta l’ impotenza del Governo, confessione che il Governo non può avere sciente­ mente esagerata dacché essa è la condanna di quel socialismo cesareo di cui il principe di Bismarck si è fatto propugnatore da qualche anno. Ciò che aggiunge gravità alla situazione rivoluzionaria s e ­ gnalata nel rapporto è la circostanza della solidarietà morale che esiste tra le associazioni operaie, in ap­ parenza pacifiche e legali, e i gruppi più avanzati. E le riforme economiche che i socialisti politici del parlamento acconsentono di discutere non hanno fatto che esasperare i socialisti radicali. Ormai è evidente che la classe operaia nel suo complesso non spera più nulla dal Governo, perchè' convinta che lo scopo delle pretese riforme è di rafforzare la posizione della grande industria e di arricchire i grandi proprietari fondiari. Questa opinione spiega il riavvicinamento che si è prodotto tra gli anar­ chici puri e le associazioni operaie, che il Governo non può sciogliere senza provocare una serie di crisi economiche. La conclusione ci pare evidente. Pre­ sentando al Reichstag quel rapporto il Governo te­ desco ha dato modo agli avversari della sua politica economica di combatterlo con le stesse sue armi. E una delle d u e: o vi è esagerazione nelle tinte del quadro fatto dal Governo e la proroga della legge sui socialisti non sarà accordata, od esprime il vero e allora qual prova migliore possono desiderare gli statolatri e i socialisti cattedratici di tutti i paesi, per convincersi che la loro politica economica è assurda, inefficace, dannosa?

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fanno le grandi potenze. È d’altra parte certo e già

provalo dai fatti che il rialzo esagerato dei dazi pro­ tettori sarà causa di danni per l’ industria tedesca, dacché quell’aumento avrà per risultato una produ zione eccessiva e fittizia che cagionerà una depres­ sione enorme dei prezzi. Di qui la speranza, per ora del tutto infondata, che la Germania torni fra poco a idee economiche più sane. Comunque, la li­ bertà economica noi paesi limitrofi è una questione di esistenza per la Svizzera, la quale deve agire vi­ gorosamente per facilitare lo spaccio dei suoi prodotti.

LE

ASSICURAZIONI SULLA TITA IN GERMANIA

n e ll’ anno 1 8 8 4

L’anno 1 8 8 4 non funestato in Germania da alcuna grande epidemia, ha veduto allargare le operazioni delle Società assicuratrici sulla vita in misura mag­ giore che negli anni precedenti. L e nuove stipula­ zioni di contratti in caso di morte fra le 5 8 società assicuratrici di cui 2 0 per azioni e 18 società mutue, furono 0 5 ,9 8 8 pel valore di marchi 2 8 1 ,0 9 5 ,5 3 0 cifre inferiori soltanto a quelle degli anni 1 8 7 5 e 1 8 7 6 . Dedotte le polizze estinte per morte e per decadenza rimaneva un incremento netto di marchi 1 6 2 ,2 5 3 ,7 8 3 superiore cioè agli incrementi verificatisi negli anni precedenti.

Le nuove stipulazioni non rappresentano tuttavia che il 7 4 per cento delle proposte di assicurazione, le quali in tutte sommarono a 9 5 ,4 1 5 per un valore di oltre 3 7 8 ,9 0 0 ,0 0 0 marchi. Ben 2 6 ,1 2 0 proposte per più di 9 2 ,0 0 0 ,0 0 0 di inarchi furono respinte per le non buone condizioni sanitarie degli assicurando e le altre poche rimanenti vennero per decisione del consiglio rimandate al 1 8 8 5 .

Da uno specchietto annesso alla monografia che stiamo riassumendo, si rileva che la simpatia del pubblico è volta a favore delle compagnie per azioni, inquantocbè su 9 5 ,4 1 5 persone 5 6 ,8 0 1 preferirono stipulare con quelle l’ assicurazione anziché con le compagnie mutue. Il capitale assicurato ammontava a circa 2 ,0 8 8 milioni di marchi.

Alla fine del 1 8 8 4 le polizze di assicurazione fra le due specie di società ammontavano a N. 7 4 0 ,8 5 5 per un valore assicurato di marchi 2 ,7 7 8 ,2 4 3 ,5 0 2 .

Un tale promittente stato di cose si attribuisce agli sforzi coi quali quasi tutte le Società cercano di diffon­ dere nel pubblico la conoscenza dei vantaggi offerti dal contratto di assicurazione ; ma particolarmente poi è dovuto ormai alla novità introdotta da tutte le Società per azioni di far partecipare anche gli assi­ curati ai profitti dell’ impresa.

Le polizze estinte per cessato pagamento dei premi, per ricompera, ecc., ecc., scesero al 2 .9 per cento del capitale assicurato esistente nell’ anno 1 8 8 4 , mentre nell’anno precedente erano state il 3 .8 0/o- Questo fatto sta a dimostrare che la clientela delle Società germaniche di assicurazione sulla vita, gode in generale di mezzi sufficienti per mantenere i pro­ pri impegni verso le Società, e che queste d’ altra parte possono contare sulla regolarità e integrità dei versamenti.

Il rapporto delle polizze estinte per cessato paga­ mento dei premi, per ricompere, ecc., che abbiamo

veduto per le Società germaniche ascendere al 2 .9 per cento del capitale assicurato esistente alla fine del 1 8 8 4 era invece alla stessa data del 9.1 per cento per le Società di assicurazione sulla vita austriache; del 4 .4 per le svizzere; del 4.9 per le inglesi; del 1 0 .4 per le francesi e del 9.1 per le americane.

Il decrescere delle estinzioni di polizze per deca­ denza va collegato anche al fatto che le assicurazioni con diritto al dividendo si estinguono più di rado delle assicurazioni senza tale diritto, e che le prime rappresentano una sempre maggior frazione nel to­ tale delle assicurazioni.

Infatti le più grandi Società per azioni hanno ve­ rificato pel 1 8 8 4 questi incrementi nelle somme as­ sicurate con partecipazione al profitto di fronte agli incrementi assoluti dell'intero capitale assicurato, come vien dimostrato dal seguente specchietto.

Principali società del capitaleIncremento

Incremento dell’assicurazioni

con diritto per azioni assicurato a d i v i d e n d o

Germania (Stettin) Marchi 1 6 ,6 5 1 ,3 6 4 2 0 ,3 3 9 , 149 Concordia (Köln) » 3 ,6 1 6 ,4 3 6 9 ,3 4 4 ,5 4 5 7 ,5 8 2 ,6 3 7 Victoria (Berlin). . » 1 0 ,3 1 5 ,8 1 6 Lübeck... » 4 ,4 9 0 ,1 8 2 5 ,7 4 0 ,8 0 6 Berlinische (Berlin) » 3 ,7 3 6 ,7 7 2 4 ,6 9 6 ,8 3 5

Donde resulta che la clientela delle società abban-dona oramai il sistema delle assicurazioni senza di­ videndo.

Statistica dei Telegrafi nel secondo trim estre 1885

La direzione generale dei telegrafi ha pubblicato il conto dei proventi ottenuti dalla amministrazione telegrafica nel 2° trimestre del 1885.

In questo trim. vennero incassate L. 2 ,5 5 5 ,0 2 1 .5 7 . I soli telegrammi spediti all’ interno dettero un introito di L. 4 ,7 0 6 ,0 0 0 . 48, e quelli spediti all’estero un provento di L . 7 6 4 ,0 6 0 . 34.

Le tasse su telegrammi governativi a pagamento immediato o differito ascesero a L . 3 4 6 ,7 2 0 e il valore dei telegrammi governativi spediti in fran­ chigia superò le 2 6 7 ,0 0 0 lire.

Nelle contabilità con le amministrazioni telegra­ fiche straniere l’Italia è rimasta in debito in questo trimestre per la somma di L . 3 5 ,0 0 0 con l’Impero austro-ungarico.

Con la Francia i conti si sono quasi pareggiati inquantocbè il credito dell'Italia era di L . 4 5 1 ,4 0 9 .6 3 e il debito ammontava a L . 4 3 3 ,0 2 7 .7 2 .

I telegrammi spediti in questo trimestre ascen­ dono a 7 ,8 2 1 ,4 2 3 .

li maggior numero dei telegrammi lo troviamo nel compartimento di Torino da cui ne parti­ rono 1 ,6 1 4 ,9 6 4 .

Vengono poi il compartimento di Napoli con 9 8 1 ,2 6 1 telegrammi, e quello di Roma con 9 6 7 ,3 1 4 .

Negli altri compartimenti il lavoro fu inferiore agli 8 0 0 ,0 0 0 telegrammi.

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BULLETTJNO DELLE BANCHE POPOLARI

(Situazioni al 30 novembre 1885)

Banca mutua popolare di Trapani. — Capitale versato L. 429,94 8 ; Riserva L. 4 8 ,6 5 6 ; Conti cor­

renti L. 5 7 4 ,6 5 5 ; Risparmio L. 4 6 4 ,5 2 4 ; linoni fruttiferi L. 4 5 5 ,4 5 5 ; Portafoglio L. 4 ,2 9 4 ,5 6 7 ; E n ­ trate L. 4 0 0 ,2 7 7 ; Spese L . 4 9 ,4 2 7 .

Banca popolare di Oderzo. — Capitale versato L . 8 5 ,0 2 5 ; Riserva L. 2 8 ,2 5 4 ;.Conti corr. L . 6 4 0 ,4 6 2 ; Buoni agrari L. 4 0 ,0 0 0 ; Portafoglio L . 7 4 2 ,7 4 2 ; Sov­ venzioni con buoni agrari L . 2 6 ,0 8 0 ; Sofferenze L. 6 ,5 5 8 ; Entrate L . 4 9 ,4 4 7 ; Spese L. 4 2 ,5 8 4 .

Banca mutua popolare di Cajazzo. — Capitale versato L . 5 5 ,5 7 5 ; Riserva L . 4 7 ,5 4 7 ; Conti cor­ renti a L. 2 4 0 ,9 9 3 ; Portafoglio L. 2 0 4 ,0 7 6 ; Immo­ bili L. 7 2 ,0 7 2 ; Valori L. 2 4 ,4 3 5 ; Crediti L . 3 1 8 ,2 6 8 ; So (Ter. L. 0 0 ,0 0 ; Entrate L. 2 4 ,4 3 3 ; Spese L . 4 5 ,7 6 2 .

Cassa di rispamio di Terni. — Depositi ordinari L. 4 ,4 6 8 ,2 5 6 ; detti straordinari L. 4 7 8 ,5 7 7 ; Mutui ipotecari L. 9 1 0 ,4 2 0 ; detti chirografari L. 4 4 4 ,0 5 9 ; Consolidato italiano 5 per cento L. 2 6 2 ,5 8 9 ; Parta- foglio L. 2 ,6 3 6 ,6 8 1 ; Immobili L. 4 0 9 ,7 0 7 ; Soffe­ renze L. 12,100; Entr. L. 2 4 7 ,9 2 2 ; Spese L. 2 2 4 ,8 4 0 ; Patrimonio della Cassa al 34 dee. 4 8 8 4 , L. 3 0 6 ,8 6 6 .

Banca cooperativa popolare di Molfetta. — Ca­ pitale versato L. 4 2 2 ,2 5 6 ; Riserva L . 2 6 ,5 6 7 ; R i­ sparmio L . 2 6 8 ,5 2 9 ; Buoni fruttiferi L. 4 5 8 ,7 2 4 ; Creditori diversi L . 4 0 1 ,2 2 4 ; Portafoglio L . 5 6 7 ,1 2 0 ; Rendila pubblica L. 6 9 ,4 5 4 ; Sofferenze L. 4 ,6 9 0 ; Entrate L . 5 2 ,3 2 4 ; Spese L . 3 4 ,0 6 5 .

Banca popolare di Vicenza. — Capitale versato L . 4 ,0 1 9 ,4 9 0 ; Riserva L. 5 6 1 ,0 7 3 ; Risp. L. 4 ,8 9 9 ,9 4 5 ; Conti corr. L. 5 3 5 ,4 3 6 ; Buoni fruttiferi L. 4 ,2 7 2 ,4 1 5 ; Portafoglio L . 3 ,2 4 5 ,8 3 8 ; Anticipazioni L. 4 0 5 ,0 0 0 ; Fondi pubb. L .3 ,7 5 2 ,5 9 9 ; Mutui ipotecari L . 2 5 2 ,4 4 6 ; Sofferenze L . 2 2 ,0 5 4 ; Entrate L . 3 9 4 ,6 9 5 ; Spese L. 2 0 8 ,3 5 8 .

Banca popolare cooperativa di Nola. — Capitale versato L . 4 6 ,6 0 0 ; Riserva L . 3 ,4 4 2 ; Conti correnti L . 2 4 ,0 7 4 ; Portafoglio L. 5 5 ,2 5 3 ; Crediti L. 2 7 ,2 8 0 ; Rendite L. 4,631 ; Spese L . 182.

Banca popolare coperativa di Savignano di Ro­ magna. — Capitale versato L. 4 0 0 ,0 0 0 ; Riserva L . 5 9 ,6 9 0 ; Conti correnti L. 174,061 ; Risparmio L . 4 0 4 ,3 2 0 ; Portafoglio L. 254,574 ; Valori diversi L. 47,4 2 5 ; Debitori diversi L. 7 7 ,6 6 6 ; Sofferenze L. 2 0 ,4 0 0 ! ! Entrate L. 5 7 ,7 4 5 ; Spese L. 1 7 ,6 2 0 .

Società cooperativa popolare di mutuo credito in Cremona. — Capitale versato L . 2 ,2 1 6 ,3 4 3 ; Riserva L . 8 3 5 ,0 1 0 ; Risparmio L . 1 5 ,9 4 4 ,5 5 4 ; Cheques L. 6 5 2 ,5 5 7 ; Creditori diversi L . 7 4 ,0 0 6 ; Portafo­ glio L. 4 4 ,0 9 4 ,0 8 3 ; Anticipazioni L . 5 6 9 ,9 9 0 ; Fondi pubblici L. 4 4 ,5 5 1 ,7 6 2 ; Sofferenze L . 1 5 ,5 6 9 ; E n ­ trate L. 9 8 9 ,5 2 1 ; Spese L . 6 7 5 ,4 0 6 .

Banca di depositi e prestiti in S . Sofia. — Ca­ pitale versalo Lire 1 1 3 ,0 5 0 ; Riserva Lire 2 3 ,6 9 0 ; Risparmio L . 4 4 4 ,8 7 5 ; Conti correnti L. 6 8 ,1 9 0 ; Buoni fruttiferi L . 1 2 3 ,4 6 9 ; Portafoglio L . 3 3 4 ,2 4 5 ; Rendita pubblica L . 5 5 ,4 3 8 ; Sofferenze L. 5 8 0 ; Entrate L. 2 2 ,0 7 5 ; Spese L . 3 ,4 5 9 .

Banca di Verona. — Capitale versato L . 7 0 0 ,0 0 0 ; Riserva L. 1 1 5 ,0 0 0 ; Conti correnti L- 3 ,5 3 7 ,0 2 5 ; Buoni fruttiferi L . 3 6 5 ,9 7 1 ; Portaf. L . 3 ,2 5 7 ,6 5 4 , Effetti pubblici L. 0 5 4 ,7 7 0 ; Anticipazioni L . 1 4 ,0 4 8 ; Sofferenze L. 4 ,0 9 5 ; Entrate L . 2 7 4 ,3 4 5 ; Spese L . 1 6 2 ,4 8 6 .

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Milano.

— Dopo l’ap­ provazione dei verbali delle ultime riunioni e dopo alcune comunicazioni, nella tornata del 7 dicembre si dava principio ai lavori con la lettura della rela­ zione della Commissione dei servizi locali sopra le proposte fatte :

a) che gli uffici postali siano autorizzati ad esigere gli effetti di commercio;

l) che siano introdotte alcune riforme nel ser­ vizio dei pacchi postali.

La Camera approvò I’ ordine del giorno proposto dalla Commissione stessa, e cioè che, considerata l’ utilità di conseguire elio gli uffici postali siano abilitati ad incaricarsi dell’incasso degli effetti com ­ merciali, considerato pure che questo nuovo servizio già domandato dalla Camera in passato diventa ogni dì più necessario in vista del crescente sviluppo del commercio anche con piccole piazze sprovvedute di Istituzioni o Case bancarie, la Camera stessa fa voti a che il progetto di legge per la Istituzione di questo servizio, che già da tempo fu dichiarato essere allo studio, sia prontamente presentato al Parlamento ; inoltre, nell’intento di facilitare e di rendere sempre più efficace il servizio dei pacchi postali, domanda, che sia portato a cbilog. 5 il limite massimo di peso pei pacchi anche giusta il voto del recente Congresso postale di Lisbona, e che le risultanze dello stesso siano del pari adottate relativamente all’accettazione dei pacchi voluminosi, l’ invio dei pacchi contro as­ segno e dei pacchi con valore assicurato; infine che siano fatte pratiche per ottenere una riduzione sulla tariffa di trasporto pei pacchi che si scambiano col- P Inghilterra e coll’ Impero germanico e sia stabilito anche coll' isola di Malta il servizio in discorso.

Inoltre la Camera deliberò di rimandare ad altra seduta il voto definitivo sulla proposta relativa al servizio dei trasporti a mezzo postale delle gioie, non ritenendo che la questione sia sufficientemente ma­ tura ; deliberò di dare parere favorevole alla domanda della Camera di commercio di Lecco chiedente Che sia dato una larga rappresentanza all’ elemento in­ dustriale e commerciale nella composizione della commissione provinciale di appello per l’ applica­ zione delia tassa di ricchezza mobile; per ultimo sull’ invito fatto dal Comitato per la promulgazione di una legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli affnchè la Camera aderisca ad un voto da esso emesso io proposito la Camera stessa approvò il parere della Commissione, che per ora fa voti perche gli sforzi del suddetto Comitato ottengano risultati che abbiano a conciliare gli interessi legittimi della industria colle aspirazioni non meno legittime della Igiene e della morale pubblica.

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