Anno
XXXIX
- Voi.LXIII
Firenze,10 Novembre 1912
N. 2010
SOMMARIO : A. J. db Johannis, Sulla circolazione bancaria — La politica com m erciale italiana — Le condizioni ecom iche e finanziarie del Giappone — La n uova legge prussiana sulle Casse di Risparm io e la sua influenza sul m ercato ip o te c a r io — RIVISTA BIRLIOGRAETCAi Michel Paulovitch, L e conflit Anglo-Allem and — Prof. Corrado Crini, C ontributi statistici al problem a dell’ Eugenica — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Il Congresso risicolo di Vercelli — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio italiano - Il commercio della Germania — L a situazione del T e soro al 30 settem bre 1912 — M ercato M onetario e R ivista delle Borse — Società Com merciali ed Industriali — N otizie commerciali.
Sulla circolazione bancaria
Periodicamente, nell’ ultimo trimetro di ogni anno, quando il movimento commerciale ed in dustriale è più intenso, si intavola qualche di scussione sai limiti della circolazione bancaria ed in genere i giornali tecnici domandano tout court che venga autorizzato. un maggior limite alla emissione dei biglietti. Il fatto stesso della periodicità di tali domande dovrebbe togliere ad esse gran parte della loro importanza, poiché significherebbe che, passato il non lungo periodo della ristrettezza della circolazione in rapporto alla entità degir affari, il bisogno cessa, e ces sano pure i lamenti relativi ; ma, a vero dire, quest’ anno, le cose presentano qualche diversa e nuova caratteristica, sulla quale è opportuno intrattenerci alquanto.La circolazione delle Banche di emissione nel 1912 e stata quasi sempre più alta degli anni precedenti, ed ha quasi in tutte le decadi oltrepassata la misura legale stabilita dalla legge. Fu appunto.tale fatto che consigliò il Ministero ad accordare per decreto reale che la eccedenza al di là del terzo limite fissato dalla legge non dovesse pa.raro pni una tassa del T 1|2 pei cento, ma soltanto una tassa eguale alla intera ragione dello sconto.
A suo tempo abbiamo cercato di dimostrare come tale disposizione non poteva essere consi derata definitiva, inquantochè la tassa cosi mo dificata rappresentava per le Banche un lavoro a perdita, giacché dovevano versare al Fisco
tutto l’utile che potevano ricavare dall’allarga mento del portafoglio e delle anticipazioni, re stando a carico di esse Banche l’onere delle perdite relative. Tuttavia gli Istituti di emis sione, dopo quel decreto, hanno aumentata consi derevolmente la loro circolazione a favore del commercio e 'ielle industrie.
Ma conviene qui notare che solo apparen temente, almeno per una parte, l’aumento della circolazione andò a vantaggio degli sconti e delle anticipazioni ; una parte e non trascurabile andò a coprire la notevole diminuzione avvenuta du rante l’anno della voce « servizi diversi per conto dello Stato e delle provincie », nella quale voce si comprendevano i depositi che il Tesoro fa ceva alla Banca di una parte della propria Cassa, usufruendo dell’obbligo della Banca di pagare allo Stato l’interesse dell’ 1.50 per cento.
Tali depositi fatti dal Tesoro, nel tempo pas sato raggiunsero somme ragguardevoli, oltrepas sando anche i 300 milioni. Ed abbiamo allora avuto occasione di rilevare come, rispetto alla entità della circolazione, si creasse una situa zione artificiale, inquantochè la Banca poteva fare sconti ed anticipazioni mediante quei co spicui depositi che potevano ad un dato momento venir ritirati, forzando cosi la circolazione.
suoi sconti e delle sue anticipazioni colla Cassa del Tesoro. Nè crediamo che di questa artifì ciosa situazione la Direzione della Banca fosse sodisfatta. Ad ogni modo l’Economista ha cre duto in quel tempo di richiamare l’attenzione del Governo perchè provvedesse alle eventualità di una diminuzione rapida ed intensa di quel suo conto corrente.
Ma venne la guerra libica, ed i fatti die dero ragione alle nostre previsioni. Il Tesoro, dopo esaurite altre risorse, ebbe bisogno di usare della Cassa e quindi anche di quella parte che era depositata in conto corrente presso la Banca ; e necessariamente, poiché quel fondo, scese anche alla cifra di 80 milioni circa, la Banca ha do vuto accrescere la propria circolazione, eccedendo i limiti di legge finché arrivò al segno in cui avrebbe dovuto pagare il 7 1|2 per cento sulla cifra eccedente; e la penalità parve cosi mo struosa che il Ministero emanò il decreto di cui parlavamo più sopra.
Va quindi bene posto un punto fondamen tale per la discussione sulla circolazione dei bi glietti di Banca; le eccedenze che almeno in parte, si rilevano dalla situazione, non sono tutte dovute ad incremento della domanda di sconti e di anticipazioni da parte delle industrie e dei commerci nel 1912; ma sono in parte causate dalla diminuzione del conto corrente del Tesoro, il quale Tesoro in causa della guerra dovette far uso di quel conto corrente. E infatti la ec cedenza sul limite normale della circolazione, che nel mese decorso si aggirava intorno a 260 mi lioni, ma che fu minor negli altri mesi dell’anno, dimostra che nell’ ottobre si accumularono i bi sogni dell’industria e del commercio ai bisogni del Tesoro.
Le quali cose premesse, si intende in modo approssimativo, poiché il riportare cifre avrebbe intralciata la scarsevolezza del ragionamento, ci pare di poter formulare alcune domande : crede il Ministero, che ritornerà il periodo prospero, nel quale il Tesoro potrà tenere a conto corrente della Banca più centinaia di milioni ? i
E crede il Ministero che tale cospicuo conto corrente tenuto presso la Banca che ha per con seguenza una importante diminuzione di circo lazione rappresenti un sistema consono alle buone dottrine in fatto di circolazione?
Se sì, è chiaro che si tratterebbe di una crise passeggera che sarà superata appena siste mata la finanza dello Stato dalle conseguenze della guerra.
Ma se no, come noi crediamo, allora vanno presi provvedimenti stabili e non transeunti, come giustamente invocava il comm. Stringhe!' nella sua ultima relazione.
E poiché per l’articolo 1, del Testo unico sugli Istituti di emissione il privilegio di emet tere biglietti scade col 10 agosto 1913, e, ac certato che le Banche hanno adempiuto i loro obblighi di legge, come non vi è dubbio sarà accertato dalla appossita Commissione, la con cessione della emissione, deve essere prorogata fino a tutto il 1923, crediamo che sia il mo mento di rinnovare la concessione e in pari tempo sistemare ragionevolmente la circolazione.
E su tale sistemazione parleremo in pros simi articoli.
A . J . DE JOHANNIS.
La politica commerciale italiana
X .Negli ultimi capitoli della sua Monografia il comm. Stringhe!- parla del più recente periodo cioè i trattati stipulati nel 1904 al 1906, e, ri cordati prima i fatti già precedentemente espo sti, e le ragioni della politica commerciale sino allora seguita dall’ Italia nelle convenzioni sti pulate con l’Austria-Ungheria, la Svizzera, la Francia, la Bulgaria, la Romania, la Russia e la Serbia, rileva che « con tutti questi nuovi patti si è aperta e avviata la fase presente del nostro regime economico-doganale, che risente delle con dizioni disagiate in mezzo alle quali si dovettero svolgere le negoziazioni ».
E gettando uno sguardo riassuntivo sulle tendenze dei diversi Stati, lo Stringher fa notare che approssimandosi la scadenza dei trattati 1891 e 1892 andò intensificandosi prima in Germania poi negli altri Stati la corrente protezionista, con la caratteristica speciale di aggravamenti sen sibili di diritti sui prodotti agrari « non a solo scopo di negoziato, ma assai più col ben deciso proposito di una più intensa tutela dell’agricol tura paesana » ; e tale azione di difesa imposta in Germania dal partito agrario, ivi potente, diede pretesto o motivo ad un analogo orientamento della politica doganale dell’ Austria-Ungheria, della Russia e della Svizzera.
L ’Autore così giudica la situazione creatasi in quel momento nei paesi che hanno con noi maggior traffico :
« L ’Austria-Unghoria e la Confederazione elvetica procedettero alla denunzia dei trattati che avevano con noi, col proposito di miglio rarli.
« La Svizzera, a sua volta, nella rinnova zione del trattato, era risoluta a esigere dall’ I talia, per i prodotti delle sue fabbriche, conces sioni daziarie tali da attenuare la forte spropor zione indicata dalle statistiche del commercio fra il valore delle importazioni svizzere in Italia e quello delle esportazioni italiane nella Confe derazione; sproporzione che, per varie cause e prima fra tutte il progredire dell’ industria ita liana, oscillava intorno a una media di 45 mi lioni di lire all’anno. Per raggiungere lo scopo, al nuovo negoziato con l’ Italia la Svizzera si pre sentò fornita di una nuova tariffa generale, ap provata con legge del 10 ottobre 1902, che recava aumenti del doppio e del triplo, in confronto della tariffa precedente, su circa 60 milioni in valore di esportazioni nostre nella Confedera zione. Aggravamenti fòrtissimi la nuova tariffa sanzionava altresì rispetto ai dazi sui prodotti industriali di nostra esportazione, cosicché quasi tutto il traffico italiano con quello Stato era mi nacciato da un trattamento daziario grandemente inasprito.
« Tuttavia, se nel 1904 le condizioni di fatto si presentavano, al momento dei nuovi negoziati, tanto poco favorevoli per l’ Italia, sia per i suoi bisogni di contrada prevalentemente a economia agraria, sia per la qualità delle sue esportazioni principali, anche agli Stati con noi contraenti imponevasi il problema di difendere e di pro muovere le correnti dei loro traffici internazio nali mediante un regime daziario stabile e di favore, come condizione di vita e di svolgimento delle rispettive industrie. Laonde furono anche essi indotti a non abbandonare il sistema, util mente praticato, dei trattati con tariffe conven zionali, capaci di garantire le principoli loro esportazioni dal perturbamento che avrebbero potuto risentire per mutamenti e per eccessivi aggravi di gabelle. E poiché la situazione, a ogni modo, si presentava incerta per tutti, nessuno Stato •— tranne l’Austria e la Svizzera, e sol tanto per i trattati rispettivi con l’ Italia — cre dette conveniente di denunciare le proprie con venzioni prossime a scadere : bensì fu intesa comune di procedere semplicemente alla rinnova zione e revisione di esse.
« Per quanto particolarmente concerne la Germania, è da notare che, sotto il regime dei trattati del 1891, l’ importazione tedesca in Italia aumentò del 67 per cento. Il mercato italiano costituisce, dunque, per l’ industria germanica, uno sbocco di prim’ordiue : e tanto più impor tante, quanto più, col crescente sviluppo indu striale, si fa maggiore per la Germania la ne cessità di trovare sfogo nell’estero alla sua esu-
j
berante produzione manifatturiera, che vi ha im mobilizzato ingenti capitali.
« Le stesse considerazioni, che, sebbene in minor misura, potevansi applicare anche rispetto ai nostri rapporti con l’Austria-Ungheria e con la Svizzera, valsero di freno alle pretese esage rate di quei paesi, e attenuarono le difficoltà della situazione onde si è discorso, rendendo possibili i negoziati e gli accordi consacrati nelle nuove convenzioni.
« Siffatta condizione di cose non trovò, dei resto, impreparata l’ Italia. Vari anni prima del 1904, la « Commissione per il regime economico doganale» all’ uopo istituita, compiè un accurato lavoro di indagini e di studi, per accertare le condizioni attuali di ogni ramo di produzione, e per disporre un disegno di riforma doganale, che era stata contenuta in misura assai più cauta e temperata in confronto di quelle degli altri Stati: tale da costituire piuttosto una semplice revi sione e integrazione della tariffa vigente, anziché una vera e propria riforma della compagine dei diritti di confine : riforma che, verosimilmente, avrebbe trovato ostacoli nelle rappresentanze di talune piaghe d’ Italia, le quali, a ragione o a torto, si consideravano danneggiate dalle gabelle industriali protezioniste.
« La nuova tariffa suggerita ai ministri com petenti dalla detta Commissione intendeva a que sti due iondamentali obbiettivi : ! ‘ tener conto, da una parte, dei nuovi bisogni della produzione nazionale, e, dall’ altra, delle minaccie che agli sbocchi, all’estero, di questa produzione si sta vano apprestando ” .
interesse per le due parti contraenti, costituì una caratteristica dei nuovi trattati, e forse ne age volò la conclusione ».
Con tali concetti vennero stipulati il trat tato con l’Austria-Ungheria andato in vigore il 1° marzo 1906, quello con la Svizzera il 1° lu glio 1905 per la importazione in Italia e il ^ g e n naio 1906 per la importazione in Svizzera, quello con la Germania il 1° Marzo 1906; tutte queste convenzioni scadono col 1917.
E qui il nostro Autore così riassume le di rettive che consigliarono quei trattati :
« La situazione accennata sopra, quale si presentò al momento dei negoziati che precedet tero la stipulazione di quei patti, segnava un limite, ritenuto non superabile, di possibilità ri spetto alle agevolezze daziarie conseguibili a prò delia nostra agricoltura. Era manifesto che non per tutti i nostri prodotti agrari di esportazione l’ Italia avrebbe potuto ottenere lo stesso regime, veramente favorevole, dei trattati del 1891 e ’92, poiché ciò avrebbe significato la rinuncia, da parte degli Stati con noi contraenti, al presta bilito programma di raggiungere una maggior difesa della propria agricoltura. Ne risultò una condizione di cose, alla quale i negoziatori ita liani dovettero sottostare, a nulla essendo valse le offerte, da essi fatte, di ulteriori riduzioni sui dazi industriali della tariffa italiana, per ot tenere, segnatamente per i vini, il mantenimento del regime in vigore. E poiché non era in loro potere di mutare una situazione dalla quale de rivava un danno sovra tutto per l’agricoltura del mezzodì d’ Italia, scopo precipuo dei negoziati — inspirati dalla mente di Luigi Luzzatti, al lora ministro del Tesoro — si manifestò quello di trovare un compenso possibilmente adeguato a siffatto danno, conseguendo per taluni nostri prodotti agrari benefizi maggiori di quelli otte nuti ne’ patti precedenti, e inoltre estendendo i miglioramenti nel trattamento daziario a un mag gior numero di produzioni agrarie meridionali.
« Se non erriamo, si può dire che questa sia stata la caratteristica dei trattati conclusi dal 1904 al 1906, i quali intendevano innanzi ^utto a conservare inalterato quanto più. fosse stato possibile e utile delle tariffe convenzionali fissate coi negoziati del 1891 e ’92. E in fatti, per oltre il 70 per cento del valore complessivo dell’espor tazione italiana in Austria-Ungheria e in Ger mania (calcolata tale percentuale sulle statistiche commerciali del 1903) venne confermato con i nuovi trattati il regime preesistente, sotto l’ im pero del quale il nostro traffico d’ uscita verso quelle contrade potè avere il movimento lusin ghiero onde si è accennato.
« Anche per quanto risguarda la Svizzera, potè l’ Italia ottenere il mantenimento dello stata quo rispetto a buona parte delle nostre esporta zioni ».
A questo punto l’Autore spiega le modifica zioni portate alle diverse voci nei singoli trat tati dividendole in quelle che ebbero assicurato il precedente trattamento, come i legumi ed ortaggi freschi, le uova di pollame, i fiori freschi, il sugo di limone, di arancio e di liquorizia, i semi da semina, i legumi secchi, il riso, il burro, il formaggio, le frutta secche, i pesci conser vati ecc.; e poi gli olii volatili, l’acido citrico, il vermouth, lo zolfo, le pelli conciate, i marmi, l’acido borico, i cappelli di paglia, le sete greg- gie e ritorte, ecc.
Per ciò che riguarda il vino, esso rimase escluso dal trattato con l’ Austria-Ungheria; ot tenne lo stata quo per quello da pasto e per il marsala, mentre il dazio fu alzato per i vini da taglio in Germania; e il dazio ha più che rad doppiato per la entrata nella Svizzera.
Continua l’ illustre economista ad esaminare il regime delle altre voci così alla importazione come alla esportazione per concludere colle se guenti importantissime considerazioni:
« Dal sin qui detto si trae che, nonostante la buona volontà del Governo e dei valorosi negoziato ri italiani, i trattati ultimi, per forza di cose, meno vantaggiosi de’ precedenti riescirono agli interessi italiani: per ottenere una condizione di uscita dei nostri prodotti complessivamente e sostan zialmente non migliore di quella preesistente, maggiori furono le concessioni accordate sulla tariffa dei dazi all’entrata in Italia a favore delle merci provenienti dall’estero. Senonchè, a parte l’ utilità indiscutibile del regime convenzionale, non è poi detto che le riduzioni conseutite sulla nostra tariffa non siansi tradotte in un qualche benefìzio a favore dei consumatori e di talune classi di produttori. L ’abbassamento del livello dei diritti di confine attenua il prezzo di acqui sto delle merci e, rendendo più temperata la struttura generale della tariffa, soddisfa le ten denze di chi è convinto della opportunità di ad dolcire i dazi per stimolare la concorrenza, e per dare un maggiore impulso alle produzioni più specialmente proprie dell’ Italia, in omaggio alla legge del minimo mezzo.
automaticamente l’onere effettivo della gabella via via che aumenta il prezzo del prodotto tassato. E certamente i dazi attuali della nostra tariffa con venzionale, anche a prescindere dalle maggiori riduzioni consentite da ultimo nella parte indu striale di essa, souo virtualmente più bassi di quelli applicati negli anni che seguirono i nego ziati commerciali precedenti, in quanto assog gettano alla stessa gabella molte merci che, nel frattempo, hanno aumentato di valore in misura non trascurabile.
« Forse, alle trattative condotte fra il 1904 e il 1906 avrebbero giovato le basi di una nuova tariffa non soltanto studiata, ma effettivamente e opportunamente ritoccata, anche per rispondere all’efficace preparazione dei negoziatori austriaci, tedeschi e svizzeri, muniti di congegni doganali più forti, e preparati a tempo per affrontare con una corazza di maggior spessore i nuovi nego ziati. L ’ Italia preferi di presentarsi nell’agone con le vecchie armi, per quanto un po’ ripulite, in esse fidando, e confidando nelle proprie buone ragioni. Difficile è ancor oggi il giudicare degli effetti di siffatta politica, poiché, se hanno torto coloro che danno poca importanza ai mutamenti delle gabelle sull’andamento del commercio in ternazionale, non è mon vero che l’andamento dei nostri commerci con l’ estero, negli anni a noi più vicini, ha assunto una forma così inat tesa, e le merci e le derrate dell’estero si sono presentate alle nostre frontiere in masse così abbondanti, che, come dimostreremo più avanti, sarebbe inescusabile errore quello di attribuirne il merito, o la colpa, agli ultimi trattati e alle tariffe convenzionali da essi nuovamente tem perate ».
Sono note le vicende incorse al trattato di commercio o modus vivendi stipulato nel 1905 dall’ Italia con la Spagna; la Camera dei Depu tati dopo lunga discussione lo respinse, special- mente per la clausola riguardante il vino e col pretesto che il vino spagnuolo avrebbe invasa l’ Italia con danno della viticultura meridionale.
Di tale argomento si occupa con la usata temperanza di linguaggio, ma con altrettanta franchezza il comm. Stringher ed il brano che riguarda tale questione va testualmente ripor tato :
« Come si è accennato a suo luogo, grazie alle note diplomatiche scambiate fra i Governi di Roma e di Madrid, nel giugno del 1892, a partire dal 1 luglio di quell’ anno le merci nostre all’entrata in Spagna vennero a godere del re gime di favore vigente in quel momento ; e le merci spagnuole, all’ entrata in Italia, furono as soggettate ai dazi convenzionali, allora
effettiva-vameute in vigore, risultanti dai trattati di com mercio fra 1’ Italia, 1’ Austria-Ungheria, la Germania e la Svizzera. Per la qual cosa le merci di Spagna venivano escluse dal benefizio di ogni nuova riduzione daziaria che l’ Italia avesse po tuto, in seguito, accordare ad un’altra potenza. E poiché la riduzione, da lire 20 (dazio gene rale) a lire 5.77 (dazio consentito all’Austria- Ungheria, in cambio della nota clausola) del no stro diritto di confine sui vini in botti avvenne il 27 agosto 1892, da una tale riduzione furono esclusi i vini di Spagna. I quali non poterono nemmeno profittare del dazio intermedio di 12 lire, conceduto più tardi ai vini di Grecia per effetto del modus vivendi del 30 dicembre 1899.
« Scaduti i trattati del 1891-92 con l’Au stria-Ungheria, la Germania e la Svizzera, e so stituiti, ad essi, nuovi accordi, per cui, a difesa dell’agricolfura italiana nel mercato interno, ven nero esclusi dal vincolo convenzionale all’entrata in Italia gli spiriti, gli olii d’oliva, le fecole e altri prodotti di origine agraria, fu denunziato il modus vivendi del 1892, indicato sopra. E la denunzia ebbe per iscopo di evitare che la Spa gna reclamasse per sé concessioni che i nuovi trattati stipulati dall’ Italia non consentivano, dati i criteri che avevano inspirato le ultime negoziazioni nell’ interesse della produzione agra ria nazionale.
« Rispetto ai vini, cessato per noi definiti vamente, col 31 dicembre 1903, il beneficio della clausola già pattuita con l’Austria-Ungheria, a tutti i paesi aventi trattato con l’ Italia venne applicato il dazio nella misura di L. 12, preve duta e determinata in occasione degli accordi con la Francia, e considerata come sufficiente dai competenti, se non dagli interessati, rimpetto al costo e ai prezzi dei vini italiani.
a clausola pura e semplice della nazione più fa vorita.
« Tenuto conto degli effetti che il rimanere senza regime convenzionale con la Spagna avrebbe recato al nostro commercio di esportazione e alla nostra navigazione, e misurati poi quelli che sarebbero derivati concedendo al vino spagnuolo il dazio di L. 12 per ettolitro, il nostro Go verno preferì quest’ ultima via, e stipulò con quello di Madrid il modus vivandi dell’ 8 no vembre 1905, posto in vigore col regio decreto del giorno 18 dello stesso mese, la cui efficacia, peraltro, avrebbe potuto cessare in qualunque momento, col preavviso di sei mesi.
« Non ostante le gagliarde difese dell’ ac cordo provvisorio fatte dai ministri del tempo — con brillante successo oratorio del compianto Angelo Majorana — la Camera dei Deputati si pronunziò ad esso contraria, e a grande mag gioranza, determinando la crisi del Gabinetto Fortis. Ora qui vien fatto di domandare: con tribuirono, a siffatta ripulsa, soltanto considera zioni di ordine economico, o a ingrossare il voto e a determinarlo sfavorevole non contribuirono per avventura contingenze di politica parlamen tare ? Vi è chi crede che sia cosi: ma, comun que, il voto contrario del ramo elettivo del Par lamento a un accordo internazionale è un fatto di tale importanza, da dare rilievo a un dato indirizzo e da cavarne un significato.
« E il significato è questo : che la politica doganale italiana si è venuta via via accentuando poderosamente in favore del protezionismo agrario munendo di alte difese anche quei prodotti del suolo — e, fra essi, i vini e gli olii di oliva — rispetto ai quali per il passato si cercava di assicurare una larga uscita sui mercati forestieri, anziché di opporre un ostacolo alla concorrenza dei prodotti similari dell’ estero. Dire se la pro tezione doganale sia equamente ripartita fra le industrie agrarie e quelle manifatturiere, fra i prodotti dei campi e quelli delle officine, non è cosa agevole ; ma oggimai sarebbe un nonsenso 1’ affermare che 1’ agricoltura difetta di difesa in Italia e nei mercati forestieri, mentre segna tamente a suo vantaggio furono stipulati note voli trattati di commercio, e i diritti, cui ven gono assoggettati al confine i principali prodotti concorrenti dell’ estero, si elevano a misure per centuali tutt’ altro che insignificanti. Se mai, c’ è da dubitare che, in un giorno forse non lontano, col rincarimento della vita — il quale sembra non aver posa nell’ aumento, mentre suscita gravi pensieri nella mente del savi e sovreccita talvolta le plebi mal nudiate — rim- . petto al riaffermarsi e al crescere della rendita
fondiaria, possa risuonar alta e vibrata un’altra domanda : quella di una più efficace e più pe netrante protezione a vantaggio della grande massa consumatrice delle derrate agrarie ».
Questo giudizio dell’ egregio Direttore Ge nerale della Banca d’Italia, il quale da più anni ebbe parte considerevole negli studi per i trat tati commerciali, non ha bisogno di commenti ; dimostra soltanto con quanta poca sapienza si discuta e si deliberi alla Camera elettiva sugli interessi del paese, e come talora prevalgano la passione politica ed anche gli interessi parziali.
Le condizioni etm iciie e finanziarie
D E L G I A P P O N E
Dal consueto Annuario finanziario ed eco nomico del Giappone pubblicato a Tokio, per l’annata 1912 togliamo alcuni dati interessanti come già abbiamo fatto per le annate prece denti.
Da una occhiata sommaria dello stato delle finanze del Giappone, risulta che prima cura del Governo fu di stabilire in vista delle tendenze manifestate attualmente da tutte le Potenze na vali, l’attuazione di un programma di costru zione navale, ed a questo oggetto ha assegnato una somma di yen 82,223,170 pari a 212,382,448 fz'anchi ripartita su sei anni a cominciare dal 1911-1912.
Parve ancora opportuno stabilire un piano di riforma per un radicale miglioramento del corso dei fiumi, stante la facile esposizione del Giappone a frequenti e disastrose inondazioni. Questo programma prevede un primo periodo di la vori, di cui le spese sono valutate a yen 193,087,471 (fr. 498,744,938) e dovrà durare 18 anni, a contare dal presente esercizio. Il credito stan ziato per questa annata ammonta a yen 12,794,750 (fr. 33,048,839).
Sono stati ben studiati diversi progetti per promuovere lo sviluppo industriale, al che nulla intende meglio se non perfezionare le vie di co municazione : al programma delle spese già pre cedentemente fissate a questo scopo, si sono ag giunti yen 43,172,964 (fr. 111,515,766) per nuove linee e yen 52,843,369 (fr. 136,494,422) per il miglioramento di linee esistenti: totale 96 mi lioni di yen circa, pari a circa 250 milioni di franchi. E pure stabilito che i lavori della prima categoria devono essere compiuti in sette anni e quelli di seconda categoria in due anni.
porti, ec,c., con un sussidio di yen 12,350.000 pari a 31,900,500 fr.
Così fu pure provvisto a certe spese di ca rattere urgente, quale l’aumento di credito accor dato agli stabilimenti di istruzione pubblica alle acciaierie imperiali, ai crediti annuali dei tele foni ecc.
Quanto alla situazione economica, un colpo d’occhio d’insieme rivela queste caratteristiche : che le nuove imprese progettate nel 1910 sono entrate nel loro periodo di esecuzione ; che dei prestiti municipali, delie emissioni di obbliga zioni furono sottoscritte per un ammontare con siderevole nel mercato interno ; che i lavori di costruzione e miglioramento della Ferrovia tanto al Giappone che in Corea hanno fatto durante ranno sensibili progressi ; infine che in previ sione della messa in vigore della nuova tariffa doganale il volume delle importazioni è notevol mente ingrossato.
Per tali cause, il mercato dell’argento che aveva raggiunto l’estremo limite della depres sione nel d 910, si è allargato progressivamente fin dal principio dell’annata.
L ’ammontare dei capitali impiegati durante l’annata in imprese novelle si è elevato a yen 361.000. 000 (fr. 932,463,000).
Questa cifra è inferiore a quella del 1910, di yen 126,000.000 (fr. 325,458,000).
Circa il commercio, le esportazioni e le im portazioni hanno raggiunto rispettivamente yen 449.000. 000 (fr. 1,154,601,000) e yen 513,000,000 (fr. 1,325,679,000) circa, cioè un totale di yen 961.000. 000 (fr. 2,482,263,000) e un eccedente di importazioni di yen 66,000,000 (fr. 170,470,000).
Questo valore totale del commercio sorpassa di 38,000,000 yen (fr. 98,154,000) quello dell’an nata precedente ed è il più elevato che si sia ancor visto.
La Relazione — che è corredata da pro spetti e notizie ampie e particolareggiate — con clude col rilevare che il progresso di imprese nuove è già una prova che il mondo economico giapponese si solleva dalla depressione^ commer ciale degli anni precedenti. Ciò è di buon agurio per le annate avvenire.
La nuova M e prussiana sulle Casse di risparmio
0 la sua influenza sul mercato ipotecario
Togliamo dal Bollettino dell’ Istituto inter nazionale d’agricoltura un buon articolo circa lo sviluppo delle Casse di risparmio prussiane, ora regolate da una nuova legge, non tanto per l’ im portanza particolare concernente la Prussia, quanto
per la generalizzazione di tali istituti che sono si- ' mili ed hanno simile organizzazione in tutta la Nazione.
Le Casse di risparmio prussiane — è detto nell’articolo -— che godono, come istituzioni, di certi privilegi, quello, per esempio, di poter ri cevere in deposito il patrimonio dei pupilli, sono, però, sottoposte ad una rigorosa sorveglianza da parte dello Stato. Un nuovo progetto di legge presentato dal Governo prussiano alla Camera dei Signori prima, e poi alla Camera dei Depu tati del Regno, tende ad allargare ancor più questa facoltà dello Stato ed a prescrivere alle Casse di risparmio alcuni determinati modi di impiego dei capitali.
Lo scopo di questa legge, che fu già pre sentata sotto altra forma alla Dieta del 1905, è doppio ; anzitutto essa tende a far sì che le somme depositate nelle Casse siano in una certa misura investite in titoli facilmente realizzabili, e ciò in vista di garantirne la liquidazione; ma poi anche tende a scegliere, fino ad un certo punto, per l’ investimento dei capitali obbliga zioni dell’ impero e dello Stato prussiano.
Il progetto, che non ha trovato ostacoli nella Camera dei Signori, è stato molto discusso nella Camera dei Deputati.
Il suo contenuto è, in poche parole, il se guente : Le Casse debbono impiegare i loro -ca pitali fruttiferi, nell’acquisto di titoli al portatore fino alla concorrenza del 20 al 30 per cento. Le Casse debbono stabilire nei loro statuti la quota minima dei capitali che debbono essere investiti in tal modo. In mancanza di disposizioni il mi nimo stabilito è del 25 per cento. I 3[5 di tal capitale impiegato in titoli al portatore debbono essere rappresentati da obbligazioni dell’ Impero o del Regno. Dobbiamo notare che tal progetto è stato accolto dal pubblico in una maniera molto varia.
Così pure le Casse di risparmio, per la maggior parte, si opponevano a queste innova zioni pur ammettendo che per un certo numero di esse fosse da desiderarsi un provvedimento per aumentare le proporzioni dei fondi facilmente liquidabili, e che anzi ciò fosse necessario in tempo di crisi. Le dette Casse ritenevano che nella maggior parte dei casi la adozione del progetto ostacolerebbe non solamente la loro li bertà d’azione, ma riuscirebbe ad esse anche molto onerosa.
Ciò che a noi interessa in questa legge è 1’ influenza che essa può avere sul mercato ipo tecario.
Alcuni pretendono, fra le altre, che questa prescrizione fatta alle Casse d’ investire una certa quantità dei loro capitali in obbligazioni di Stato, le indurrà a trascurare sempre maggiormente i prestiti contro ipoteca. Ora tutti sanno quale importante funzione le Casse adempiano nella Prussia mediante il credito ipotecario, tanto nelle città come nelle campagne. Se veramente Ja nuova legge facesse obbligo alle Casse di denunziare i prestiti ipotecari stipulati per investire i fondi in titoli fecilmente liquidabili ; considerato che la quantità di titoli al portatore posseduta nel 1910 segnala la diminuzione dal 27.05 per cento al 24.95 per cento in rapporto a quella posse duta nel 1904, può darsi che sotto l’aspetto della politica finanziaria delle Casse il provvedimento sia ben giustificato. Ma allora bisogna chiedersi se le lacune che in tal modo verranno a prodursi potranno essere colmate in modo soddisfacente in diversa maniera. Per le città, specialmente le grandi, ciò riuscirà abbastanza facile : le banche ipotecarie, le società e gli istituti di assicura zione che hanno sempre mostrato di preferire i centri urbani per i prestiti ipotecari, non doman dano di meglio che farvisi dei nuovi clienti. La cosa riuscirà più difficile nei piccoli centri e nella campagna. La statistica degli investimenti fatti dalle società di assicurazione, per esempio, pro vano che quaste ultime hanno una notevole pre ferenza per le grandi città a tutto pregiudizio dei piccoli centri e della campagna.
È così che verso la fine del 1909, il 60 per cento dei capitali appartenenti alle società di assicurazione era impiegato in prestiti contro ipoteca d’ immobili siti in Berlino o nelle vici nanze; il 36 percento era impiegato in ipoteche prese su immobili siti in città con più di 100,000 abitanti ; il 3 per cento in città con 50, a 100 mila abitanti e 1’ 1 1[2 per cento in città con po polazione inferiore ai 50,000 abitanti. Cosicché risulta evidente che le Casse di risparmio sa ranno sostituite nelle grandi città da altri isti tuti di credito fondiario.
Ma non sarà così nei piccoli centri più o meno agricoli e nella campagna. Quivi bisogna fare una distinzione fra le provincie orientali e le provinole occidentali.
Nelle provincie orientali dove predomina la grande proprietà e dove degli istituti molto ben sviluppati soddisfano ai bisogni del credito fon diario, la funzione delle Casse di risparmio è sempre stata assai poco importante. Da ciò sca turisce che i fondi di queste Casse investiti in titoli al portatore sono stati sempre superiori in queste provincie che non in quelle all’est del Regno.
Il contrario si è verificato nelle provincie occidentali ove la proprietà è molto frazionata, la mancanza di migliori organizzazioni ha spesso fatto delle'-Oasse di risparmio degli istituti di credito di primo ordine. E ben vero che una parte del credito fondiario accordato ai piccoli proprie tari dalle Casse^di risparmio non comprende che un credito personale garantito in una speciale maniera, che avrebbe potuto egualmente bene essere accordato dalle cooperative, ma, quanto al resto non si può negare che nello stato attuale di tali organismi, gli agricoltori hanno ancora bisogno del credito fondiario accordato dalle Casse di risparmio, e che le denuncio determinate dalla legge potrebbero ledere gravemente gl’ interessi dell’agricoltura.
Allo scopo di attenuare certi rigori che potrebbero derivare dalla legge, le parti conser vatrici han proposto un emendamento^ tendente a far sì che la proporzione dei fondi che deb bono essere investiti in titoli dello Stato sia limitata, secondo l’importanza delle piccole Casse, al 10, 15, o 20 per cento, purché esse facciano prestiti con garanzia ipotecaria solamente a per sone della loro circoscrizione territoriale. Poiché la legge mira, come abbiam visto, al doppio scopo di costituire una^gran cerchia di compra tori di obbligazioni dell’ Impero e dello Stato e di garantire la liquidazione delle Casse, è diffi cile prevedere la sua sorte.
Quanto alla liquidazione delle Casse — così termina l’articolo — è probabile che ove si fac cia realmente sentire il bisogno del credito fon diario delle Casse di risparmio, essa sarà più facilmente garantita mediante ,l’intervento di un istituto fondiario intermediario, come per esempio, si è cercato di fare nel Granducato di Hesse.
R
ivista
B
iplioqrafica
Michel Paulovitch, Le conflit Anglo-Allemand,La Guerre improbable. Paris, V. Giani et E. Brière, 1912, op. pag.. 53, (0 ir. G0). Io questo volumetto l’Autore si propone un duplice scopo: quello di dimostrare per quali ra gioni egli creda poco probabile o quasi impossi bile una guerra anglo-germanica, ed in ogni caso quali terribili conseguenze sociali ed economiche essa porterebbe. E con logica molto serrata, se non con profonda cognizione della causa prossima e remota, del conflitto l’Autore è riuscito in una brillante e persuasiva dimostrazione.
Interessante il secondo capitolo dell’opuscolo nel quale l’Autore parla dell’influenza dell’in dustria di guerra nel conflitto anglo-germanico; tesi che abbiamo in più occasioni sostenuta nelle colonne de\\’ Economista; essere gli Stati moderni per l’eccesso degli armamenti, più o meno im plicitamente asserviti all’ industria di guerra. E l’Autore ricorda un fatto tipico narrato al Rei- chstag e confermato dal Ministro della guerra: una casa tedesca fabbricatrice di mitragliatrici telegrafò al suo corrispondente di Parigi di far pubblicare in un autorevole giornale francese che il Governo della Repubblica aveva fatto rad doppiare il numero delle mitragliatrici per la fanteria. Subito comparsa la notizia, il Governo tedesco si affrettò di ordinare alla detta casa per 50 milioni (8 milioni corresse al Reichstag, il Ministro della Guerra) di mitragliatrici. Prof. Corrado Gini, Contributi statistici al p ro
blema dell’Eugenica. — Roma, Rivista ita liana di Sociologia, 1912, pagg. 182. L ’operosissimo Collega ci dà in questo stu dio un’ accurata trattazione di alcuni elementi che sono connessi al fenomeno della natalità.
Indicati sommariamente gli scopi precisi che si propone nel suo lavoro, l’Autore ricerca se e quale influenza sulla mortalità nei primi anni di vita abbia il mese di concepimento e quindi necessariamente il mese di nascita. Quindi stu dia se l’intervallo tra i parti successivi sieno re golati da qualche legge, e mentre erede che i parti a brevi intervalli dieno luogo a maggiore mortalità dei nati, conclude però che non biso gna esagerare la poi’tata di tale fatto sul mi glioramento della razza.
Interessantissim o il capitolo che rigu arda il rapporto tra i nati e l ’età dei genitori, e coi dati raccolti crede di poter conclu dere che l’età avanzata dei genitori e specialm ente della madre, sono causa di m aggiore m ortalità dei bam bini.
L ’Autore ci ha già abituati nei suoi lavori ormai numerosi a molta diligenza, a grande cura nel metodo ed a larga capacità di sintesi ; in queste sue qualità l’Autore continua con pro gresso tale da autorizzare ogni buon pronostico su i suoi lavori avvenire.
Cyr Von Overbergh, L ’assistance aux étran- gers. — la solution internationale. — Bruxel les, A. Dervit, 1912, pagg. 248.
Il volume contiene la relazione dettata dal- l’x4.utore per il Congresso internazionale tenutosi a Copenaghen nel 1910 intorno all’assistenza verso gli stranieri.
Con molto convincimento e molta eloquenza l’Autore sostiene la tesi che gli stranieri deb bono godere in ogni Stato lo stesso trattamento di assistenza di cui godono i nazionali ; non si nasconde la difficoltà dell’attuazione, ma crede che si possa vincere colla propaganda e colla graduale applicazione dal principio, per esempio cominciando dagli infortuni sul lavoro, che rap- preseniano per l’operaio il maggior pericolo, ed estendendola a poco a poco alle malattie, alla disoccupazione ecc. Analogamente l’Autore esa mina l’eventuale rimborso tra Stato e Stato delle spese sopportate, le misure di polizia che si ren dono necessarie, il regime delle associazioni di beneficienza ecc.
Il volume contiene inoltre i processi-ver bali delle adunanze tenute dal Congresso a Co penaghen e le deliberazioni prese dal Congresso
stesso. J ■
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
— Tra i molti temi trattati dal Congresso risìcolo di Vercelli tenutosi recentemente vi fu quello sui migliori sistemi per combattere le erbe in risaia.
L'argomento è svolto in collaborazione dal prof. comm. Alpe e dal prof. Ferrari, dopo al cune premesse del prof. Alpe, il prof. Ferrari legge la sua relazione, vonendo alla conclusione che la lotta contro le -male erbe infestanti la coltivazione delle risaie deve essere condotta:
1. Fuox-i dalle risaie :
a) impedendo la fruttificazione delle speci crescenti nei prati, nel mais, sulle ripe mediante reiterate falciature e serbature ;
b) escludendo le fule dalla funzione di lettera per gli animali ;
2. Nelle risaie :
a) impiegando per la semina il risone, accnratamente depurato dai semi delle male erbe ;
b) ricorrendo alla semina in linea per rendere più rapida e più comoda la monda ;
c) ricorrendo alla semina e all’allevamento temporaneo del riso all'asciutto dove le condi zioni si prestino alla conveniente applicazione di tale sistema ;
d) governando l’acqua in guisa da osta colare lo sviluppo delle male erbe senza nuocere a quelle dei cereali ;
e) mettendo con opportune rivoltature le erbe accumulate con le monde in condizione di non ripullulare.
Il Congresso fa voti che le pratiche suin dicate formino oggetto di grande propaganda da parte delle Cattedre agrarie delle zone risicole.
Messo in discussione tale ordine del giorno prende la parola il prof. Zerbini che si associa alle conclusioni dei relatori e ricorda come nel bolognese i risicultori Venturi, Lenzi, Mainetti, mondino le loro risaie ricorrendo al governo accurato delle acque ottenendo vantaggi gran dissimi.
Il prof. Alpe conferma tale fatto e porge un saluto ai valenti risicultori bolognesi.
Parla poscia il signor Bailot, inviato spe ciale dell’ istituto coloniale di Marsiglia, che fa rilevare come sia opportuno che la lotta contro le male erbe venga imposta per legge ed in modo uniforme.
Mancando il relatore prof. on. Montemartini si passa al seguente tema : « La piscicultura nelle regioni risicole » di cui è relatore il prof. Supino.
Egli, dopo aver fatto rilevare la possibilità e 1’ ultilità della piscicultura nelle risaie, con clude :
« Il Congresso fa voti che il Governo, le Cattedre ambulanti di agricoltura, i Comizi agrari, eoe., promuovano ed aiutino con consigli e con propaganda l’allevamento della carpa nelle risaie italiane, come principio di un più largo allevamento piscicolo, a lato di quello agricolo e come sfruttamento delle nostre acque, come produttrici di una alimentazione sana e a buon mercato, a vantaggio dell’ economia nazionale».
Altro tema importante fu quello sulla espor tazione e consumo interno del riso, in cui furono approvati i seguenti voti presentati dai Relatori Lombardo e Sacchi :
« Il Congresso riafferma il voto già emesso dal secondo*Congresso risicolo tenuto a Mortara nel 1903 e chiedono :
a) che venga aggiunto il riso alla tabèlla dei farinacei, sgravato dal dazio consumo;
b) che vengano accordate facilitazioni fer roviarie per la spedizione del riso dai centri pro duttori ai centri meridionali di consumo ;
c) che si facciano pratiche per ottenere dal Governo argentino una tariffa di perequa zione delle diverse provenienze di riso onde ab bia a tassare il riso semigreggio con tariffa pro porzionalmente intermedia fra quella del risone e quella del riso lavorato ;
d) che si abbia ad insistere per tutelare il commercio italiano contro le fraudolente imi tazioni che vengono impunemente praticate alla introduzione del riso in argentina, per parte di concorrenti esteri, nonché l’applicazione, sotto l’egida governativa, di un contrassegno speciale al nostro prodotto, che viene esportato in sac chetti già confezionati e che abbia a rendersi più facile l’esportazione del riso italiano, sia coll’accelerato inoltro al porto di Genova per parte delle ferrovie, sia colla soppressione delle gravissime spese, lungaggini, deterioramenti e manomissioni, a cui il riso deve sottostare nel porto di Genova, per effetto di regolamenti e disposizioni ledenti il libero svolgimento delle operazioni di esportazione.
Infine sul tema « Le ultime applicazioni meccaniche alla cultura e alla industria del riso » fu approvato il seguente ordine del giorno « Il Congresso, riconosciuta l’importanza e la valentia dell’industria nazionale per la costru zione di risifici, fa voti che il Governo solle citi dai suoi rappresentanti esteri (Estremo Oriente e America latina) la continua e solerte vigilanza, sull’impianto di risifici cho si stanno progettando e ne dia pronta comunicazione alle Camere di commercio del Piemonte, Lombardia, Emilia, per norma degli interessati.
Il commercio italiano. — Ecco il rias sunto dei valori delle merci importate ed esportate, in e dall’ Italia per categorie dal l.° gennaio al 31 agosto 1912:
Importazione.
Valore delle merci importate al 31 agósto 1912 Spiriti, bevande Lire 65,800,780 f-Differenza sul 1911 Lire 4,869,091 Generi coloniali 60,244,030 2,191,186 Prodotti chimici m ed. 94,740,810 1,598,568
Colori 22,866,006 — 427,091
Cotone 328,096,205 36,625,857 Lana, crino, peli 108,408,930 + 783,658
Seta 105,895,280 — 14,005,539 Legno e paglia 116,141,273 — 8,813,807 Carta e libri 32,770,696 + 3,911,215 Pelli 89,202,494 — 5,644,090 Minerali, metalli 400,637,716 + 18,039,367 Veicoli 20,633,404 + 194,939
Pietre, terre e cristalli 253,575,380 — 2,520,964
Gomma elastica 51,791,960 10,697,854
Cereali, farine e paste 360,536,503 — 13,653,916 Animali e spoglie anim. 126,847,443 — 24,916,976 Oggetti diversi 38,999,530 4- 10,047,009 Totale, 18 categorie 2,317,971,233 4- 18,150,457 Metalli preziosi 16,502,700 — 5,284,400 Totale generale 2,334,437,983 + 12,866,057
Esportazione.
Valore delle merci esportate al 81 agosto 1912 Spiriti, bevande Lire 105,829,828 + Differenza sul 1911 Lire 7,251,248 Generi coloniali 14,239,332 + 6,131,329 Prodotti chimici med. 53,947,552 + 4,666,984
Colori 5,029,227 — 205,012
Canapa, lino 45,499,503 — 12,719,828
Cotone 129,445,768 — 24,335,579
Lana, crino, peli 20,827,255 — 1,851,720
Seta 347,612,819 + 45,124,777 Legno e paglia 46,729,860 + 4,177,455 Carta e libri 14,306,914 677,795 Pelli 50,673,231 + 5,405,732 Minerali, metalli 67,877,080 H- 13,188,054 Veicoli 30,149,622 - 14,605,671
Pietre, terre e cristalli 73,560,225 + 1,143,137 Gomma elastica 33,655,770 + 17,614,894 Cereali, farine e paste 229,120,364 + 6,271,004 Animali e spoglie anim,, 168,923,149 -4- 25,847,911 Oggetti diversi 66,440,246 + 19,510,340 Totale, 18 categorie 1,503,867,745 - f 103,202,700 Metalli preziosi 23,435,100 — 1,842,700 Totale generale 1,527,302,845 + 101,360,000 Il Commercio della Germania. — Ecco i resultati del commercio speciale della Germania durante i nove primi mesi dell’anno in corso, tratti dalla Frcinckfurter Zeitung :
Importazioni nove mesi 1912 1911 (milioni di Marchi) Prod. agricoli 5,044.43 4,671.64 Prod. minerali 705.36 664.42 Prod. chimici 297.44 266.34 Materie tessili 626.20 585.79 Rame 118.02 ' 113.99 Metalli 421.79 372.83 Macchine 92.18 88.20 Diversi 271.11 245.45 Totale 7,576.54 7,008.66 Esportazione nove mesi 1912 1914 Prod. agricoli (milioni di Marchi) 1,004.31 1,037.21 Prod. greggi 562.45 462.48 Prod. chimici 602.14 555.52 Materie tessili 1,081.94 1,052.15 Rame 368.71 306.64 Metalli 1,185.96 1,060.00 Macchine 724.48 657.44 Diversi 871.50 778.14 Totale 6,401.45 5,909.58
L A SITUAZIONE DEL TESORO
al 3 0 se tte m b re 1912
Ecco il conto riassuntivo del Tesoro al giorno 30 settembre 1912: (H Fondo di cassa Crediti di Tesoreria Insieme Debiti di Tesoreria Situaz. del Tesoro
Al ao settembre 1912 204,382,009.21 1.227,241,626.45 1,431,623,635.66 902,220,148.28 529,403,487.38 DARE
Incassi (versamenti in Tesoreria) Fondo di cassa alla chiusura
dell’esercizio 1911-12 375,964,999.— In conto entrate di bilancio 626,852,265.44 In conto debiti di Tesoreria 1,323,246,299.08 In conto crediti di Tesoreria 284,006,720.80 Differenza miglioramento peggioramento della situazione del Tesoro) 171,582,989.79 256,524,579.73 84,941,589.94 18,901,420.- - 66,040,169.94 Totale 2,610,070,281.32 AVERE — Pagamenti a) Fondo di cassa al 30 settembre 1912 In conto spese di bilancio Decreti di scarico
Decreti Ministeriali di pre levamento
In conto debiti ili Tesoreria In conto crediti di Tesoreria
204,382,009.21 560,775,118.78
36,976.72 1,304,344,879.08 540,531,300.53 Totale dei pagamenti 2,610,070,284.32 Ecco la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria:
DEBITI al 30 settembre 1912
Buoni del Tesoro 211,422,500. —
Vaglia del Tesoro 80,221,973.90
Banche — Conto anticipai, statutarie — Cassa depòsiti e prestiti in conto cor
rente fruttifero 70,909,731.40
Amministrazione del Debito pubblico
in conto corrente infruttifero 167,270,882.19 Amministrazione del Fondo culto in
conto corrente infruttifero 11,629,292.36 Cassa depositi e prestiti in conto cor
rente infruttifero 94,509,871.15
Altre Amministraz.
conto corrente fruttifero 2,572,704.15
Id. 11. infruttifero 128,915,799.09
Incassi da regolare 22,291,589.04
Biglietti di Stato emessi per l ’art. 11
della legge 3 marzo 1898, n. 47 22,500,000.— Id. legge 29 dicembre 1910, n. 888 60,(00,000.— Operazione fatta col Banco di Napoli
per effetto dell’art. 8 dell’allegato
B alla legge 7 genn. 1897 n. 9 16,875,805—
Totale 902,220,148.28 CREDITI
Valuta aurea presso la Cassa depositi e prestiti : Legge8agosto 1895,n. 486 al 30 settembre 1912 80,000,000 — Legge 3 marzo 1898, n. 47 22,500,001— Legge 31 dicem. 1907, n. 804 (art. 10) 60,000,000— Legge 31 dicem. 1907, n. 804 (art. 11) 1,316,920— Legge 29 dicem. 1910, n. 888 60,500,000.— Legge 29 dicem. 1910, n. 888 (art. 4). 686,995—
Amministraz. del Debito pubblico per
pagamenti da rimborsare 107,597,499.03 Id. del Pondo pel culto Id. 25,294,623.46 Gassa depositi e prestiti Id. 91,031,325.43 Altre Amministrazioni Id. 149,250,215.41 Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico — Deficienze di Cassa a carico dei con
tabili del Tesoro 1,705,005.05
Diversi 610,533,238.07
Operazione fatta col Banco di Napoli 10,875,805.— Totale 1,227,241,626 45 | Prospetto degli incassi di bilancio verificatisi presso le tesorerie del Regno nel mese di settembre 1912 per i l ’esercizio 1911-912 comparati con quelli del periodo cor rispondente dell’ esercizio precedente.
Dazio consumo della
città di Roma — — 1,428,810.77
Tabacchi 25,891,622.63 •+* 30,505.69
Sali
Prodotto di vendita
7,494,610.45 + 183,991.22 del chinino ecc. 151,846.31 -f- 3,300.78
Lotto 6,358,064.25 *1* 1,251,077.17 Poste 9,918,858.05 1,032,728.73 Telegrafi 2,033,540.83 + 328,383.24 Telefoni 1,921,318.48 -t- 556,277.17 Servizi diversi Rimborsi e concorsi 1,904,14.9.23 -h 324,652.36 nelle spese 6,501,587.67 2,469,904.51 Entrate diverse 3,840,423.63 H- 1,132,080.14 Totale 143,213,978.27 + 14,216,708.11 Entrata straordinaria. mese differenza Categoria I. - Entrate effettive: Rimborsi e concorsi di settembre 1912 sul 1911 nelle spese 54,014.56 + 3,506.95 Entrate diverse Capitoli aggiunti per
893,228.05 + 356,980.55 resti attivi
Categoria II.
326.06 — 8,187.98
Costruz. di strade fer. Categoria III. - Movi
mento di capitali : Vendita di beni ed 657.72 569,478.48 affrancam. di canoni 249,526.85 — 172,227.02 Accensione di debiti Rimborsi di somme 370,493.90 — 25,731,857.74 anticipate dal Tes.
Anticipazioni al Tes. da enti locali per ri chiesto acceleramen.
3,666,218.06 -4- 3,632,408.01
di lavori 100,000— — 15,000—
Incassi — Entrata ordinaria. Categoria I. — Entrate effettive :
mese differenza
di settembre 1912 sul 1911 Redditi patrimoni, d.
Stato
Imposta sui fondi ru stici e sui fabbricati Imposta sui redditi
di R. M.
Tasse in amministr. del Ministero delle finanze
Tassa sul prodotto d. movimento a grande e piccola velocità s. ferrovie
Diritti delle Legaz. e Consolati all’estero Tassa sulla fabbricaz.
degli spiriti e birra Dogane e dir. marìtt. Dazi interni di cons. esclusi quelli delle città di Nap. e Roma Dazio consumo della
città di Napoli 1,166,622.16 333,142.00 3,720,500.45 18,777,994.22 3,469,073.06 16,383,204.37 31,672,335.10 2,625,085.30 — 2,668,175.75 23,524.30 — 879,692.29 + 398,220.86 + 143,928.05 -f- 2,576,965.07 -+- 8,825,148.99 — . 40,252.76
Partite che si com
pensano nella spesa 160,624.16 Prelev. sull’ avanzo
accertato col conto consunt. dell’eserc.
1905-6
-Prelev. di cui alle leggi 15 aprile 1909 e 4 lu
glio 1909 —
Prelev. per anticipa
zioni varie —
Prelev. sugli avanzi e tutto l’esercizio
1910-11 —
Ricuperi diversi 40,671.18 Capitoli aggiunti per
resti attivi. —
Totale 5,535,760.54 Categoria IV. - Par
tite di gii'o 2,112,605.66 — 3,716,974.25 + 29,916.38 - 26,190,913.58 + 525,492.06 Totale generale 150,862,344.47 — 11,448,713.36 Ecco il prospetto dei pagamenti di bilancio veri ficatisi presso le tesorerie del Regno nel mese di sett. 1912 per l’esercizio 1911-912 comparati con quelli del periodo corrispondente dell’ esercizio precedente.
MINISTERI.
Ministero del Tesoro Id. delle Finanze Id. di grazia e g. Id. degli aff. esteri Id. dell’ist. pubbl. Id. dell’ interno Id. dei lav. pubbl, Id. poste e telegr. Id. della guerra Id. della marina Id. agric. ind. com.
Mese di settembre 1912 18,083,295.16 20,302,625.98 4,845,953.40 1,208,736.24 8,678,093.91 8,361,728.19 16,907,472.84 12,241,284.14 31,008,306.62 24,617,617.86 3,773,597.52 + Differenza sul 1911 10,416,057.12 276,230.17 1,171,919.72 8,353.47 1,190,098.86 2,222,980.41 2,412,919.88 3,091,129.90 6,377,452.05 3,378,183.30 1,527,862.24 10,671,355.60 Totale pag. di bilancio 149,978,741.86
Decreti di scarico — —
Decreti prelev. fondi — —
Totale pagamenti 149,978,741.86 -j- 10,671,355.60 NOTE.
(1) In questa somma è compreso l’ammontare della valuta d ’ oro depositata nella Cassa depositi e prestiti in L. 241,829,720.
(«) Sono escluse dal fondo di cassa L. 241,829,720 depositate nella Gassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato.
Mercato monetario e Rivista delle Borse
9 novembre 1912. Contrariamente a quanto suole avvenire, ol trepassato il termine mensile ogni aumento di fa cilità monetaria lia fatto, ovunque, difetto : cosi a Londra come a Parigi lo sconto libero non si è allontanato dal livello, già raggiunto, di quello uf ficiale (5 e 4 per cento rispettivamente), mentre a Berlino esso saliva ulteriormente da 4 5[8 a 4 3[4 per cento. Invero la riserva degli istituti di credito ordinario e dei banchieri nell’ ammettere carta allo sconto persiste, e le banche centrali, cui affluirono in gran copia le richieste di sconti a fine mese, già considerano, in alcuni casi, come necessaria l’adozione di nuove precauzioni nonostante le cifre dei rispettivi bilanci che, in condizioni normali, risulterebbero assai favorevoli. Cosi a Vienna si prevede prossimo l’aumento dello sconto ufficiale a 6 per cento mentre a Berlino la persistente ten denza dei cambi con l’estero a salire fa ritener probabile la elevazione di esso a 5 Ij2 per cento.
Le condizioni nelle quali s’inizia l’ultimo bi mestre dell’anno non è, quindi, propizia : per il mercato germanico, .in particolare, si osserva che, ove non fossero state le vendite di titoli cui esso ha proceduto all’estero, il livello dei cambi avrebbe di già consentito esportazioni importanti di metallo. Più soddisfacente è la situazione del mercato in glese dove, sebbene il portafoglio della Banca d’In ghilterra accusi una diminuzione assai esigua (2[3
di milione sui 5 milioni ultimamente da essa con cessi alla piazza), le disponibilità sono aumentate dai pagamenti governativi, mentre, d’altro lato, le richieste di metallo dell’ Egitto e del Sud-America subiscono una stasi momentanea e l’oro affluente sul mercato libero dall’Africa australe va conver gendo verso la Banca d’Inghilterra.
Questa tensione del mercato monetarlo europeo, cui corrisponde la situazione dal tutto soddisfacente degli istituti, traendo ragione dal contraccolpo de gli avvenimenti politici sul contegno del capitale, non ha carattere allarmante. A parte il fatto che la stessa causa cui essa va attribuita è da ritenere di natura transitoria, è da aver presente che i ti mori nutriti in passato sull’ eventuale ripercussione della situazione monetaria del Nord-America su quella dei centri europei vanno dileguandosi. La disposizione mostrata fin da ora dalla piazza di New York a riassorbire valori americani dà motivo a sperare che le esportazioni di prodotti dagli Stati Uniti troveranno la loro contro-partita, an ziché in rimesse di oro, nel rimpatrio di titoli ora collocati in Europa; mentre i bisogni attuali del mercato americano potranno essere agevolmente soddisfatti mediante l’assistenza che il Tesoro si propone di prestare alle banche nazionali. Si spiega così lo scarso contraccolpo avuto dalla apparente scarsezza monetaria attuale sui circoli finanziari internazionali.
Ma vi ha di più. I risultati straordinariamente favorevoli dell’annata agricola agli Stati Uniti pro mettono di dare, una volta risoluta la questione delle elezioni presidenziali, un energico impulso all'attività del mercato americano, che non potrà non riverberarsi sulle condizioni di quelli europei. La speculazione guarda quindi con fiducia all’av venire ed è portata a considerare con ottimismo le difficoltà presenti. Lo stesso problema balcanico, pur avendo costituito, anche negli ultimi otto giorni, il fattore principale della fisonomía del mercato dei valori, non ha impedito la manifesta zione, da parte di questo, di disposizioni incorag gianti. Le indecisioni originate, al principio della settimana, dall’atteggiamento dell’Austria-Ungheria hanno, infatti, ceduto il posto a una intonazione più incoraggiante, nonostante le incognite della situazione politica odierna.
O B B L IG A Z IO N I A Z IO N I rITOLI DI STATO Sabato 2 n o v e m b . 1 9 1 2 L u n ed ì 4 n o v e m b . 1 9 1 2 M a r te d ì 5 n o v e m b . 1 9 1 2 Me rco led ì 6 n o v e m b . 1 9 1 9 G io v e d ì 7 n o v e m b . 1 9 1 2 Ve ner dì [ 8 n o v e m b . 1 9 L 2 1 Rendita ¡tal. 8 t|2 0[q 98.60 98.6C 98 6C 99.0 9 9 .- 99.— • * SljSOfc 98 9{ 98 82 99.2: 99.22 99.22 • » 3 O[0 67 50 67 5t 67 50 67 5C 68 — 68.— Rendila ¡tal, 8 Ij2 OjO
h Parigi . , . 96 95 97.80 97 57 93 63 9865 98 20 a r.ondra. . 96 — 96.— 96.- ______ 96
-a Berlino . . — __ _
-Bend ita francese . .
ammortizzabile --- — •— - . — — _______
8 0[0 — 89.26 8905 89 85 89 60 89.60 Consolidato inglese28[4 73.80 78.91 74.— 74.— 74. - 74 50 * prussiano 3 Ojo 88.40 88.40 88 40 88.50 88.40 84 40 B end ita austriac. in oro 108-• 108.25 108.40 103 75 104.80 101.80 * * in arg 85.15 85 10 — 84.85 85.10 85.1" * * in carta 8515 85.10 — - 84 85 8510 85.10 liend. spagn. esteriore
a Parigi... — 91.—
90.75 912.) 91.45 91 45 a Lond.a. . . . 8 9 - 89.— 89.— 8 9 - 89.50 Rendita turca a Parigi — 80.96 80.60 82 40 8190 81 75
» * a Londra 30 42 81.— 80.— 8 0 - 82 — 8 2 .-R end. russa nuova a Par — - 104 80 104.75 104.76 108 80 108 30
» portoghese 3 0[0
H l'ari . . ---163 35 —
VALGHI BANCA Iti Banca d ’ Italia . . . . B^nca Com merciale . Credito Italiano . . . Banco di R om a . . . Istituto di Credito i'ondia Banca Generale . . . Credito Im m obiliare . . Bancaria Italiana . . PRESTITI MUNICIPALI Prestito di M ilano » Firenze . » Napoli. . » Bom a no vemb 1912 1449.50 895— 555— 105.25 548.50 25— 290. - 102.75 2 novemb 9 novemb 1912 1462. -862 50 553, — 105 25 567— 25.— 290 50 103,50 9 novemb 0 A RTELLTC FO N DIA 1 il E
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.Istitu to Italiano » » » » Banca Nazionale . . . Cassa di Risp. di Milano» » »
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Monte Paschi di Siena
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Op. Pie di S. Paolo Torin,
» » » Banco di Napoli . 4 4 3 4 5 4 8 ‘ /, i ' I , 5 ■ 5 1 7, °/< 3 ' / -0 7o /»
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7o 7o 2 novemb 1912 510— 496— 466— 480— 516,— 503.50 474.50 V A LO R ] F E R R O V IA R I i Meridionali . . . . 1 M editerran ee. . 1 Siculo . . . . \ Secondarie Sarde / M eridionali . . M editerranee Sicule (oro) . . I Sarde 0. . . . Ferrovie n uove. ) Vittorio Emanuele T irren e. . , . L om barde. . 1 Marmif. Carrara »7
. 4 7o 4 7»87
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-2 novemb 1912 594.50 394— 675— 279— 335— 498— 406— 536— 387— 362— 503.50 23 4. — 9 novemb 1912. 510— 499— 463— 480— 516— 502 50 475 — 488— 9 novemb 1912 596— 394 50 075— 279. - 336 — 498 - 501. — 336— 337.50 362— 509— 254 VALORI INDUSTRIALI Navigazione Generale Fondiaria Vita. . . » Incendi . . . . Acciaierie T e r n i ... Raffineria L ig u r e -L o min, ni a Lanificio R ossi... Cotonilicio Cantoni . . . » Veneziano . . Condotte d ’ acqua. . . . . Acqua P i a ... Linificio e Canapificio na/.i» M etallurgiche italiane . Piom bin o... Elettine. EdisonCostruzioni Venete . G a s ... Molini Alta Italia. Ceramica Richard Ferriere . . . .
Officina Meco. Miani Sii v t , , , M ontecatini... Carburo romano Zuccheri Romani . Elba . . Banca di Francia. Banca Ottomana . Crédit Foncier. . .
PRO SPETTO BEI su Francia s i i l.nndra L u nedi. . . 100.97 25.47 Martedì . . 101.95 25.45 M ercoledì . 101 — 25 47 Giovedì . . 101.05 25.49 Venerdì . . 101— 25.48 Sabato . . . 1.01— 25.48 2 9 novemb novemb 19)2 1912 408— 416— 300— 325— 189 50 203— 1621— 1653. -342 50 346 50 1476.— 1476 -365— 366 — 74.50 74.50 316 — 316. 2000— 2015 138.50 141.50 125— 127— 138 50 133 50 e o l 605— i o ! . — 152.50 1 2 0 6 - 1207— 225— 214.50 240. - 242— 139— liti.— 106.75 107.— 185— 137 — 742. - 733— 8 2 . - 83 — —.— 219.— 4250.— 4890. — 635.— 641— 5650.— 5735. — 826— 825— AMBI
m Berlino sii Austri.»
124— 105 30 123.95 105.30 124.05 105.40 124.15 105 40 124.10 1.0540 124.10 105.40 « 7 . 1912 100 70 1912 100 70 3 7» 67.50 67.50 5 7» 96.50 97— oS 3 7« 483— 483.- •—1 c3
Situazione desìi Istituti di emissione italiani
20 ottobre Differenza _ Incasso / 9 r o ‘ V ' ATTIVO ? -rv , , (A rgento . | Portafoglio. . . Anticipazioni . . L . 1028 838 000 00 741’ 'A i • > 1:9691 000 00 — 903 Jj 510 510 000 00 -f- 6 017' no . » 137583 000 00 — 930 JXi Circolazione . . . . » 1 561 059 000 00 -f 15618000 C ontic. e debiti a vista 148 905 000 00 -f 8 943 00020 ottobre Differenza
* I l T n r » a aar» T
. 3 vTTIVU (Portafoglio interno . » /A n ticip a zio n i . .
63 149 000 — 281000 54 786 000 — 2 841 000 6 722000 + 96009
Circolazione . . . . »
/Conti c. e debiti a vista 91 480 000 J7 644 000 20 ottobre P. Uncasso (0 ro ...L. 214 971 000 00 + g ATTIVO < 80 (Argento. . . » 16 295 000 00 ^ /Portafoglio . 172 347000 00 r ¡3 (A nticipazioni... » 30024 000 00 — 2 249000 _ 1586 000 Differenza 45 000 PASSIVO ) Circolazione 410792000 00 8 185000 48 5 000 895 000 1 636 000 ( Conti c. e debiti a vista 54 208 000 00