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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.30 (1903) n.1539, 1 novembre

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(1)

L ’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X X I - V o i . X X X IV

F iren ze, 1 Novem bre 1903

N . 1539

S o m m a r io : Il credito agrario del Banco di Napoli, I — Le Società finanziarie degli Stati UniU d’ America — R . Da l l a Vo l t a. Imperialismo e protezionismo, IX — A. J . db Jo b a n n i s. Lo scopo e le funzioni dello Banche di emissione, IV — Rivista economica: (La protezione degli emigranti - La produ­

zione dell’ olio d’ oliva nel 1903 - Il prezzo dell’ argento) — La situazione del Tesoro al 30 Settembre 1903 —

II X III Congresso dei Cooperatori italiani — La popolazione italiana in Corsica — L ’ emigrazione negli Stati Uniti d’ America nel 1902 — Cronaca delle Camere di Commercio (Messina) — Mercato monetario e Banche di emissione — Rivista delle Borse — Società commerciali od industriali (Rendiconti di Assem­ blee) — Notizie commerciali — Avvisi.

IL CREDITO A B B U IO BEL BANCO DI NAPOLI

i

Anche il Banco di Napoli sta facendo, come

è noto, l’ esperimento di quel Credito Agrario,

che è tanto desiderabile, quanto difficile ad ap­

plicarsi con benefizio di chi ne abbisogna e con

sicurezza di chi lo esercita.

La legge 7 luglio 1901 autorizzava la Cassa

di Risparmio del Banco a impiegare due decimi

dei suoi depositi (e i due decimi vennero deter­

minati in sei milioni di lire) in operazioni di cre­

dito agrario con Consorzi ed Istituti legalmente

costituiti, designati a tal uopo dall’ Amministra­

zione del Banco stesso. La caratteristica sta qui:

la Cassa di Risparmio non può aprire il credito

agli interessati direttamente, bensì per mezzo di

Istituti intermedi. Ed è savio provvedimento,

giacché il credito agrario intende giovare a per­

sone non molto abbienti e note soltanto nei luo­

ghi ove dimorano, come gli agricoltori e i pic­

coli possidenti; e non si esercita con discerni­

mento, con utilità pratica, con sicurezza econo­

mica, se non quando il sovventore conosca bene

e da vicino i suoi clienti.

L ’ applicazione della ricordata legge, che è

limitata alle provincie meridionali d’ Italia, meno

la Sicilia, e alla Sardegna, costituisce un esperi­

mento della maggiore importanza, anche e spe­

cialmente perchè la legge stessa, e il relativo

Regolamento del 13 febbraio 1.902, rivolgono le

loro molteplici disposizioni al conseguimento

certo di questi due scopi fondamentali, che al­

trove risultavano sempre difficili a raggiun­

gersi: 1°) Credito veramente a buon mercato;

2°) Garanzia che il danaro dato in prestito serva

effettivamente a non altro he a quelle coltiva­

zioni e miglioramenti agricoli pei quali 1 istitu-

zione< è stata immaginata e posta in essere.

È utile conoscere e far conoscere i risultati

del primo Esercizio, che si è chiuso col 31 di­

cembre 1902; e li porge in modo completo una

Relazione pubblicata il 25 Giugno scorso dal Di­

rettore Generale del Banco di Napoli. Con pia­

cere vediamo eh’ essa ha già cominciato a tro­

vare i suoi commentatori ; segno che il tema

non lascia indifferente il pubblico.

Cotesti risultati, per verità, sono finora as­

sai scarsi; ma hanno torto quegli impazienti i

quali dichiarano addirittura ohe la cosa non va

e non può andare. Ha ragione invece il sig. Paolo

Manassei di prendersela, in un suo recente stu­

dio, *) coi « giudizi avventati di giornalisti che

scrivono più presto che non pensano. » Ed è nel

vero quando dice con garbata ironia: « Se si fa

una gara di automobili che romperanno i piedi

e forse le ossa a buon numero di tranquilli cit­

tadini, o si fanno prove di areostati dirigibili

con relativi bagni in mare o precipitose discese,

non mancano gli applausi e gli incoraggianti au-

gurii di onniscenti pubblicisti ; ma se una istitu­

zione buona, grande, utile, senza bagliori, senza

pompa d’ inaugurazioni e di discorsi strepitosi

si costituisce e incomincia a funzionare, e dopo

alcuni mesi non ha cambiato la faccia della

terra, si dice e si ripete con una tal quale scet­

tica voluttà: 1’ esperimento è fallito! »

Il sig. Manassei presenta alcune proposte,

di cui più tardi parleremo. Seguiamo intanto,

come egli fa, la Relazione sopra rammentata.

Essa è un lavoro dei più notevoli, per limpi

dezza, ordine logico, copia d’ interessanti no-

tizie.

Nelle provincie prese a considerare dalla

legge esistevano 335 istituzioni atte a esercitare

il credito agrario ; ma alla Gassa di Risparmio,

dopo accurate indagini risultò che sole 134, pel

loro impianto, pel loro modo di funzionare, per

le persone dei loro amministratori, meritavano

si accordasse loro senza imprudenza il fido. Sif­

fatti enti crebbero poi di numero, giungendo a

373, ma soli 162 vennero giudicati meritevoli

d’ entrare in relazione con la Cassa di Risparmio

del Banco. Erano e sono di più specie Consorzi

Agrari, Banche Agricole, Banche Popolari, Casse

(2)

di Risparmio, Casse Rurali, Casse di prestanze

agrarie successe agli antichi Monti frumentari ;

e fra esse solo 10 Casse rurali sono a respon­

sabilità illimitata. Ecco un primo ostacolo: pic­

colo numero di enti intermedi, per operare in

parecchie e vaste provincie.

Un altro fatto di cui bisogna tener conto

nel valutare i resultati del 1900, è che il detto

anno si ridusse a soli otto mesi. Il Regolamento

proposto dal Banco e approvato dal Governo, fu

pubblicato il 22 marzo ; ma fino a tutto aprile

non si mosse nessuno degli Istituti riconosciuti

meritevoli, in varia misura, del fido agrario,

benché avessero ricevuto tutte le opportune co­

municazioni e istruzioni. Le prime domande di

fido furono. preseutate ai primi di maggio.

E a un po’ alla volta ne vennero altre, ma

da non più di 50 Istituti. Allora la Direzione

della Cassa di Risparmio, che non è stata dav­

vero con le mani in mano, fece, secondo si suol

dire, come Maometto, che andò dalla montagna,

vedendo che la montagna non si moveva per an­

dare da lui : in altri termini, fece accreditamenti

d’ ufficio a parecchi Istituti che non ne avevano

presentata alcuna richiesta, invertendo le parti,

come osserva la Relazione. In tal modo i castel­

letti assegnati al 31 dicembre 1902 vennero ad

essere complessivamente 119, per V ammontare

di L. 3,238,000, ossia poco più del fondo collo­

cabile.

Ma gli Istituti affidati spiegarono poca at­

tività. Le cambiali (i prestiti agricoli si fanno

in forma cambiaria) da essi, presentate al ri­

sconto della Cassa di Risparmio furono N. 553,

rappresentanti N. 538 prestiti, per un totale di

L. 120,891.23, Non possiamo qui seguire la R e­

lazione nei suoi minuti conteggi e nei prospetti

che illustrano le diverse operazioni compiute,

circa la ripartizione di esse per provincie, i vari

scopi agricoli per cui ciascun gruppo di pre­

stito ebbe luogo, ecc. Limitiamoci a spigolare

qualche notizia. — Perdite non ve ne furono :

le cambiali in scadenza vennero regolarmente

pagate. — Gli utili per interessi riscossi durante

1’ anno ascesero a L. 4,651,75, di cui però sole

L. 1,068.38 vanno attribuite al 1902, mentre

tutta la parte restante riguarda gli esercizi fu­

turi. — Per legge, 1’ onere complessivo sui pre­

stiti agrari non può essere superiore al 5 O

jq

.

Agli Istituti intermedi venendo rilasciato 1’ 1 Ojo

di provvigione, la Cassa di Risparmio non può

percepire più del 4 0[o d ’ interesse. Dal 21 no­

vembre in poi, spontaneamente essa l’inunziò a

1]2 0[o a favore degli Istituti intermedi, con­

tentandosi di percepire il 3 1 [ 2 .— I prestiti si

possono fare in natura o in danaro. La legge e

il regolamento prescrivono che si dia la prefe­

renza a quelli in natura. Invece ne vennero chie­

sti quasi esclusivamente in danaro, e quelli in

natura ascesero a non più di L. 8,664.92. - La

modesta media dell’ ammontare dei prestiti dà

prova del frazionamento del credito e risponde

al concetto della legge, la quale tende a recare

un aiuto, con preferenza, al piccolo agricoltore.

« Due cose, dice la Relazione, chiaramente

risultano : che non ostante il lavoro preparato-

rio compiuto dal Banco, la legge fu cominciata

ad applicare con molto ritardo, circa ben tre

mesi dopo la pubblicazione del Regolamento ;

e che in ogni modo e non ostante tutto il buon

volere del Banco, questa applicazione non fu

che scarsissima. »

Per altro, mentre la Relazione si limita al-

1’ analisi dell’ Esercizio 1902, e un certo punto

porge, in poche righe, alcune cifre riassuntive

concernenti ii lavoro proseguito tino al 31 mag­

gio 1903. Ne emerge un po’ di progresso: pic­

colo, ma c’ è.

Il sig. Manassei già citato, ne trae buoni

auspici, e indica con numeri il lavoro non grande

compiuto nei primi anni dalle Casse di Rispar­

mio di Bologna, di Modena, di Ravenna, d’ Imo-

la, di Terni, che assunsero l’ esercizio del cre­

dito agrario in seguito alla legge del 1887. Perciò

conclude, non a torto : « Ci vollero dunque 5 o

6 anni perchè le offerte di Credito Agrario di

questi cinque Istituti, con ribasso d ’ interesse,

fossero gi'adite ed accolte per una somma che

in complesso supera di poco i due milioni. E

un pregiudizio volgare che vorrebbe sembrare

scientifico, giudicare il buon ordinamento degli

Istituti di Credito, in specie di quelli d ’ un cre­

dito che ha una speciale destinazione, dalle ci­

fre del movimento che si verifica dopo pochi

mesi di gestione ; e se non si leggono cifre

grosse di milioni e milioni, concludeva che gli

Istituti non hanno forza espansiva, o i metodi

prescelti sono sbagliati. Vero credito agrario es­

senziale, autentico, è quello che è subordinato

al vincolo dell’ impiego agrario, ed a questa con­

dizione esso si svolge utilmente, ma lenta­

mente. »

In un altro articolo vedremo a quali cause

deve attribuirsi la difficoltà, che il credito agra­

rie incontra, di diffondersi rapidamente nel mez­

zogiorno d’ Italia.

Le Socielà finanziarie agli Siati U niti d’ Am erica

Il mercato di Nuova York è stato turbato

al principio della settimana passata dal falli­

mento di alcuni stabilimenti finanziari, chiamati

trust .companies, specialmente da quelli della

Maryland Trust Company e dell’ Union Trust

Company di Baltimora, ,'

j

quindi interessante in

questo momento di vedere un po’ che razza di

società sono queste trust companies, e anzitutto

occorre avvertire che il vocabolo trust, che entra

nel nome di queste istituzioni, porta talvolta a

confonderle coi trust industriali ed è precisa-

mente per questa confusione che a proposito

della crise finanziaria di Baltimora taluno con­

clude che il sistema dei trust, considerato tanto

temibile per l’ industria europea, sta per crollare.

Ora la trust company e il trust industriale sono

due istituzioni essenzialmente differenti, che nean­

che dal punto di vista della loro attività non

hanno il menomo punto di contatto.

(3)

perchè i paesi europei non hanno, pare, alcuna

istituzione che ad essa rassomigli. Anzitutto la

trust company presenta una garanzia che non si

trova nel trust industriale, perchè funziona sotto

il controllo del governo che non ne è tuttavia

responsabile. Due anni fa, nell’ agosto 1901, già

veniva segnalato dal Moniteur belga lo sviluppo

straordinario preso in questi ultimi tempi dalle

trust companies, le quali sono società che si so­

stituiscono in qualche modo ai modesti capita­

listi per fare e gerire i loro modesti investi­

menti personali. Esse rispondono a un bisogno

nato dallo sviluppo colossale e dalla grande mol­

teplicità dei valori mobiliari. Sono intermediari

utili tra il capitale e l’ industria, qualche cosa

che si avvicina agli istituti di credito mobiliare.

Pel loro tramite il denaro dei capitalisti va a

dar vita a nuove imprese, oppure a sostenere

quelle che esistono ; esse amministrano per conto

di terzi enormi portafogli di valori.

Queste spiegazioni non danno tuttavia che

un’ idea imperfetta delle operazioni alle quali

possono dedicarsi cotesti stabilimenti finanziari.

Parlando di tali istituzioni in una riunione di

specialisti tenuta di recente a Chicago, un ban­

chiere, il sig. Clay Herrick diceva che è impos­

sibile di dare della trust company una defini­

zione che si applichi perfettamente a tutte le

istituzioni designate sotto quel nome. La legisla­

zione che regola il loro funzionamento varia da

uno Stato all’ altro.

Ci sono delle trust companies che hanno

molte analogie con le casse di risparmio. Altre

rivolgono di preferenza la loro attività verso gli

affari commerciali, comprese in questi, talvolta,

le operazioni di sconto ; altre si occupano degli

interessi dei municipi, adempiono in certo modo

alle funzioni di agente fiscale ; altre ancora ge­

riscono delle proprietà immobiliari e agiscono

per conto di privati, di società, di sindacati, ecc.

Un carattere, nondimeno, che è comune a quasi

tutte le trust companies è la loro tendenza a

invadere il campo delle banche propriamente

dette.

Insomma, si può dire che la trust company

è una società posta sotto il controllo dello Stato,

la quale oltre le operazioni di banca, assume di

fare per conto d’ altri tutto ciò che un individuo

può incaricare un altro di fare per lui in ma­

teria finanziaria. E ancora questa definizione, per

quanto larga, non comprende tutte le istituzioni

classificate tra le trust companies, di cui parec­

chie s’ incaricano non soltanto dell’ amministra­

zione dei beni dei terzi, ma anche della custo­

dia delle persone, come minorenni, infermi di

mente, il che rientra piuttosto nelle attribuzioni

degli ospizi e delle istituzioni di beneficenza, e

se ne trovano anche di quelle che sono esecutori

testamentari.

Il tipo più perfetto delle trust company si

divide in tre dipartimenti: q elio delle opera­

zioni, il trust propriamente detto e il diparti­

mento dei depositi. Talvolta questi dipartimenti

sono suddivisi secondo l’importanza che pren­

dono certe operazioni, specie le negoziazioni di

titoli, i trasferimenti, le assicurazioni, ecc.

I privati prendono sempre piu 1’ abitudine

di ricorrere ai servizi di queste istituzioni,

nelle quali trovano, quando si assentano, dei veri

amministratori. Essi le fanno anche intervenire,

specialmente negli Stati dell’ Est, alla creazione

di imprese nuove, il che non avviene senza qual­

che rischio.

Una ventina d’ anni fa queste bizzarre isti­

tuzioni, dalle funzioni così varie, erano appena

conosciute agli Stati Uniti. Esse hanno comin­

ciato a svilupparsi circa diciassette anni or sono,:

ma soltanto negli ultimi 10 anni il loro numero e

la loro importanza sono aumentati in proporzioni

straordinarie. Secondo una statistica compilata da

Charles A. Conant, il numero di questi stabili-

menti, che era di 171 nel 1891, saliva a 417 nel

1902. Nello stesso periodo di tempo il loro ca­

pitale era passato da 79 milioni a 179 milioni

di dollari e 1’ ammontare dei loro depositi da

355 a 1526 milioni di dollari. Questi son, dun­

que più che quadruplicati nel decennio. E del

resto una delle particolarità di questi stabili-

menti di richiamare, malgrado la modicità del

loro capitale, depositi di una così grande im­

portanza. È specialmente verso l’Est degli Stati

Uniti che le trust companies hanno trovato le

condizioni più favorevoli al loro sviluppo.

Il totale del loro capitale e delle loro ri­

serve ammontava al 30 giugno 1902 a 229 milioni

di dollari negli Stati orientali, a 60 milioni in

quelli del Centro, a 35 milioni in quelli della

Nuova Inghilterra, a 17 milioni in quelli del

Sud, a 6 milioni in quelli del Pacifico, a 1 mi­

lione nell’Ovest. Ma in nessun luogo esse hanno

preso uno sviluppo pari a quello avuto nello

Stato di New York. Alcune cifre dimostreranno

la loro espansione colossale dal 1891 in poi. Il

capitale, le riserve, gli utili e i depositi conglo­

bati insieme, ossia le disponibilità, erano di 280,6

milioni di dollari al Io gennaio 1891 salivano a

797,9 milioni di dollari al 1° gennaio 1901 e

raggiungevano i 1146 milioni al 1° luglio scorso.

Ma ciò che è particolarmente notevole è la pro­

porzione enorme nella quale i depositi contribui­

scono a costituire quelle disponibilità, 211,3 mi­

lioni al I o gennaio 1891; 638 milioni al 1" gen­

naio 1901 e 914,7 milioni al Io luglio u. s. A

quest’ ultima data il capitale era di soli 62 mi­

lioni e mezzo, le riserve ammontavano a 94 1[3

milioni, e gli utili non distribuiti a 47 1(3 mi­

lioni.

Le operazioni delle trust companies dello

Stato di New York consistono principalmente

in anticipazioni sopra titoli, le quali in seguito

all’aumento dei depositi hanno potuto avere una

notevole espansione. Questi prestiti ammonta­

vano al I o luglio scorso a oltre 626 milioni e

mezzo di dollari contro 166,6 al Io gennaio 1891.

Una parte considerevole dei loro capitali

sono investiti. L ’ entità di questi investimenti

era al I o luglio 1903 di 230,698,000 dollari con­

tro 218,806,000 un anno prima. Alla stessa data

I o luglio u. s. le trust companies dello Stato di

New York avevano 55,3 milioni investiti in ti­

toli immobiliari e ipotecari e 53 milioni in pre­

stiti con garanzia personale.

(4)

« Se si ricercano ìe cause dello sviluppo di

queste istituzioni, diceva il Clay Herrick nel di­

scorso al quale si è alluso più sopra, io credo si

troveranno nelle tendenze dell epoca nostra. La

trust company più che di una rivoluzione è il se­

gno di una evoluzione nelle istituzioni finanziarie

degli Stati Uniti. Essa si è sviluppata perchè

rispondeva a un preciso bisogno del popolo. I

suoi progressi non devono essere separati da

quelli ottenuti in altri campi in questi ultimi anni.

Essa rende possibile le grandi imprese dell’epoca,

da cui dipende la sua stessa esistenza. Essa

mette un gran numero di piccole fortune in grado

di partecipare alla creazione e ai risultati dei

grandi affari. ». E dato il numero considerevole

delle trust companies e la molteplicità delle loro

operazioni non è da stupirsi che talvolta qualcuna

di esse, sottraendosi alle regole che le impone il

controllo delio Stato, si avventuri al di là dei li­

miti che la sua missione le assegna.E’ ciò che è

avvenuto senza dubbio a Baltimora; ma sono

casi quasi eccezionali. Ad ogni modo queste trust

companies sono ormai un elemento essenziale del­

l’organismo del credito in America, e per questo

ci è parso utile e opportuno di tenerne parola.

IMPERIALISMO E PROTEZIONISMO ’>

IX.

Il programma di Chamberlain.

Il « missionario dell’ impero », come 1’ ex­

segretario per le Colonie si è qualificato, ha già

tenuto più d’ un discorso in vari centri d’ Inghil­

terra e di Scozia, ma per sapere qual’ è il suo

programma basta conoscere il discorso col quale

ha iniziata la campagna in favore delle tariffe

preferenziali, cioè quello tenuto a Glasgow il 6

ottobre. Negli altri successivi di Greenock, di

Newcastle, di Liverpool, eoe. ha difeso il suo

programma da punti di vista speciali, come ad

esempio a Greenock da quello della classe lavo­

ratrice; però la parte sostanziale del suo pro­

gramma è presentata con maggior larghezza e ab­

bondanza di particolari nel primo discorso. Ed è

appunto di questo che procureremo, anzitutto, di

dare un’ idea precisa. Egli dopo avere accennato, a

suo modo, alle idee di Adamo Smith, ricordo que­

sto suggeritogli anche dall’ avere il sommo autore

della Ricchezza delle Nazioni insegnato a lungo

nella città dove Chamberlain parlava, e dopo

aver reso omaggio alle intenzioni del Balfour,

dichiarò che la sua posizione era quella di un

pioniere e che egli era consapevole della neces­

sità di istruire il paese, come fu necessario_ per

lui di istruirsi prima di poter vedere tutti gli

aspetti della questione, la quale non può essere

risoluta a un tratto. E due sono, a suo credere,

gli obiettivi che i suoi compatriotti hanno o de­

vono avere. In primo luogo, il mantenimento e

l’ incremento della forza e della prosperità na­

zionale del Regno Unito ed inoltre la realizza­

zione del più grande ideale che mai ebbero uo­

mini di Stato in qualsiasi paese o in qualsiasi epo­

ca, cioè la creazione di un Impero quale il mondo *

)

*) Vedi il numero precedente dell’ Economista.

non ha mai veduto. « Noi dobbiamo cementare,

egli disse, l’ unione degli Stati al di là dei mari;

abbiamo da consolidare la razza britannica ; ab­

biamo da fronteggiare l ’ urto della concorrenza

che ora è commerciale. »

Queste dichiarazioni e altre della stessa in­

dole, da lui fatte subito dopo, dimostrano intanto

che il Chamberlain è guidato da considerazioni

non prettamente economiche nel sostenere un

programma di riforme fiscali dalle vaste e com­

plesse conseguenze. Egli vede segni di deca­

denza, crepacci e fenditure nelle muraglie di quel

grande edificio che è la potenza inglese e pensa

al campanile di Venezia, crollato a un tratto

mentre pareva dovesse durar quanto la città

stessa. Per provvedere finché si è in tempo, il

Chamberlain si fa appunto innanzi con proposte

concrete.

Ma prima egli richiamò l’ attenzione sulle

condizioni del commercio inglese. Il periodo che

attraversiamo, disse, è contraddistinto dalla pro­

sperità, dalla espansione, eppure, se si paragona

il 1902 col 1872, si trova che la esportazione dei

prodotti inglesi è aumentata di circa 20 milioni di

sterline, pari al 7 1 [2 0[o, mentre la popolazione

è cresciuta del 30 Ojo E mentre l’ Inghilterra

aveva l’ aumento di 20 milioni di sterline, gli

Stati Uniti vedevano accrescersi la esportazione

di 110 milioni e la Germania di 56 milioni di

sterline. Nel Regno Unito il commercio è stato

praticamente stazionario per 30 anni; nell’ in­

tervallo ebbe diminuzioni, e nei tempi più pro­

speri difficilmente è stato in migliori condizioni di

30 anni fa. « Nel frattempo i paesi protetti che

si diceva andassero rapidamente in ruina hanno

progredito in una proporzione infinitamente mi­

gliore di quella dell’ Inghilt-rra. »

Ma c’ è di peggio, secondo il Chamberlain.

Il commercio non solo è rimasto stazionario, ma

il suo carattere è cambiato. Quando il Cobden

predicava la sua dottrina, egli credeva, e a quel

tempo aveva ragione di crederlo, che mentre le

nazioni estere avrebbero fornito all’ Inghilterra

i prodotti alimentari e le materie prime, questa

sarebbe rimasta l’ opificio del mondo e avrebbe

inviato loro in cambio i prodotti lavorati. Ma

questo è ciò che precisamente l’ Inghilterra non

ha fatto.

(5)

1 novembre 1903

L ’ E C O N O M IS T A

717

--

---.

paesi protetti danno 46 milioni di sterline. Ora

come mai, si domandò il Chainberlain, questo

fatto non ha colpito prima d ’ ora il paese ? E

la sua risposta è che il cambiamento avvenuto

è stato celato dalle statistiche, non nel senso

che non 1’ abbiano indicato, ma perchè esse non

sono compilate in una forma che sia compresa

dal popolo. E mentre il commercio coi paesi esteri

è scemato di 46 milioni, invece con i possedimenti

britannici è cresciuto di 40 milioni di sterline e

presentemente il traffico con le colonie è più

grande per ammontare di quello con 1’ Europa

e gli Stati Uniti d ’America. Esso è maggiore di

quello coi paesi neutrali, di cui si è parlato, e ri­

mane oggidì quello che aumenta più rapidamente,

è insomma il più importante, il più apprezzato del-

l’ intero commercio inglese. L ’ oratore, permeglio

raggiungere lo scopo della sua dimostrazione, ag­

giunse che mentre nel trentennio le esportazioni

inglesi di manufatti per i paesi esteri diminui­

vano di 46 milioni, le esportazioni di questi paesi

per l’Inghilterra salivano da 63 milioni nel 1872

a 149 milioni nel 1902, ossia crebbero di 86 mi­

lioni.

Ora, poiché il commercio imperiale, ossia

con le colonie, è assolutamente essenziale alla pro­

sperità del paese, ne consegue che se esso declina,

se non aumenta in proporzione alla popolazione e

alla perdita nel traffico con le potenze estere, allora

l’ Inghilterra passa tosto tra le nazioni di quin-

t’ ordine. Perchè ciò non accada, occorre che le

classi lavoratrici, che sono elettoralmente par­

lando le padrone, abbiano l’ intelligenza per ve­

dere che devono destarsi e modificare la loro

politica per adattarla alle nuove condizioni.

Ghamberlain sostiene che, non solo se il com­

mercio imperiale declina, l’ Inghilterra deve pure

decadere, ma che esso declinerà inevitabilmente,

salvo che fin che vi è tempo non sieno prese le

misure necessarie per preservarlo. E a suo cre­

dere, la ragione per la quale il Ganadà acquista

prodotti inglesi in quantità maggiore per abi­

tante di quello che facciano gli Stati Uniti, per­

chè l’Australasia ne acquista circa tre volte per

abitante più del Canadà, perchè l’Africa del Sud

(s’ intende la popolazione bianca dell’Africa del

Sud) ne compera per abitante più dell’ Austra-

lasia è semplicemente che questi paesi sono tutti

protezionisti. Sta in fatto che nelle colonie la

maggioranza degli operai è protezionista.

Qui il Chainberlain ha tracciato la storia

della protezione, com’egli disse, ossia le sue tasi

successive di sviluppo. E’ interessante vedere

com’ egli interpetra questo sviluppo. In primo

luogo viene stabilita una tariffa. Si noti che non

vi sono ancora industrie o praticamente nessuna,

ma soltanto vi è una tariffa. Poscia, gradata­

mente le industrie crescono dietro la barriera

doganale. Esse sono dapprincipio le industrie

primarie, quelle per le quali il paese ha attitu­

dini naturali o per le quali ha qualche vantag­

gio speciale, minerario o d’ altra specie. Quando

queste sono state sistemate, allora sorgono ^ le

industrie secondarie, e dapprima quelle relative

ai prodotti di prima necessità, poscia le altre per

i prodotti di lusso, finché tutto il terreno, per così

dire, è coperto. Ora i paesi dei quali si è detto

più sopra sono giunti a stadi differenti del

pro-cesso protettivo. In America questo propro-cesso è

stato ormai raggiunto completamente, ed essa

mentre produce ogni cosa, esclude ogni cosa.

Il Canadá è stato protezionista per lungo

tempo e la politica protezionista ha prodotto il

suo risultato naturale. Le principali industrie

sono ormai create e gli inglesi non possono esclu­

derle (get rid o f them). Esse vi saranno per sem­

pre. Ma sinora le industrie secondarie non sono

state create e vi è quindi un immenso campo di

traffico che è ancora aperto per gli inglesi e che

essi possono conservare e accrescere. Quanto al-

l’Australasia la posizione industriale di quel paese

è ancor meno progredita. Le produzioni agricole

del paese sono state prima d’ ogni cosa sviluppate

e conseguentemente l’ Australasia acquista pro­

dotti britannici più del Ganadà.

Nella Colonia del Capo, nell’ Africa del Sud

non vi sono praticamente industrie. Or bene, disse

il Ghamberlain, vi chiedo di supporre che noi in­

terveniamo in qualche stadio del processo sopra

indicato. Noi lo possiamo fare oggi, lo avremmo

potuto fare con maggior effetto dieci anni fa. Se

lo potremmo fare con qualche effetto o no fra

venti anni, ne dubito. Possiamo dunque interve­

nire ora e dire alle nostre grandi Colonie: « Com­

prendiamo le vostre idee e le vostre condizioni;

non ci attentiamo di imporvi nulla e non ci crediamo

superiori a voi. Ma ci siamo presi la pena di co­

noscere le vostre obbiezioni ; di apprezzare e

simpatizzare con la vostra politica. Sappiamo che

avete ragione di dire che voi non sarete sempre

soddisfatti di ciò che gli americani chiamano « a

one-horse country », un paese che ha un solo ca­

vallo, ossia di vivere con una sola industria e senza

diversità di impiego. Comprendiamo, vediamo che

avete ragione di non trascurare ciò ohe la Prov­

videnza vi ha dato sotto la forma di minerali e

di altri mezzi, insomma di profittare di qual­

siasi prodotto naturale che possiate avere. Com­

prendiamo, apprezziamo la sapienza dei vostri

uomini di Stato, quando dicono che non permet­

teranno che il loro paese dipenda dall’ estero

per le cose necessarie alla. vita. Comprendiamo

tutto ciò, e pertanto non vi proponiamo nulla

che sia irragionevole o contrario a quella poli­

tica, che sappiamo essere radicata profondamente

nei vostri cuori, ma vi diciamo — dopo tutto, vi

sono molte cose che voi ora non producete, molte

coue per le quali noi abbiamo una grande capa­

cità di produzione; lasciatele a noi, come le avete

trascurate finora. Non alzate maggiormente le

vostre barriere doganali contro di noi, abbassa­

tele quando non sono necessarie al successo della

vostra politica.

*

E attiviamo lo scambio dei nostri prodotti

coi vostri in quelle innumeri industrie che voi

non avete ancora create. Fatelo perchè siamo

parenti, senza riguardo al vostro importante in­

teresse, perchè è utile per l’ Impero nel suo com

plesso e perchè noi abbiamo fatto il primo passo

e abbiamo dato a voi 1’ esempio. Noi vi offriamo

la preferenza e calcoliamo sul vostro patriottismo,

sulla vostra affezione, che non saremo i perdenti

in tutto ciò ».

(6)

una simile proposta fosse stata fatta alla Ger­

mania, oppure agli Stati Uniti, dieci o venti anni

fa, 1 Inghilterra avrebbe potuto conservare una

gran parte di quel traffico che ora ha perduto e

non può riottenere. Or bene, oggi, a suo credere,

si presenta il bivio o di perdere prima o poi il

traffico con le Colonie o di cambiare la politica

commerciale. Egli fa la profezia, che se questo

cambiamento non avviene nei riguardi delle re­

lazioni commerciali con l’ Inghilterra, il Canadá

scenderà al livello degli Stati Uniti, 1’ Australia

scenderà al livello del Canadá e 1’ Africa del

Sud a quello dell’ Australia, e questo sarà sol­

tanto il principio del generale decadimento che

priverà gl’ inglesi dei loro più importanti clienti,

del loro traffico più rapidamente crescente. Le

Colonie sono però preparate e disposte a trat­

tare con l’ Inghilterra, afferma il Chamberlain, il

quale aggiunge che esse in cambio di una assai mo­

derata preferenza, daranno un vantaggio sostan­

ziale. « Esse ci daranno in primo luogo, credo

ci riserveranno — egli aggiunse— il commercio

del quale ora ci avvantaggiamo. Esse combine­

ranno nel futuro le loro tariffe in modo da non

suscitare industrie in concorrenza con quelle che

già esistono nella madre patria ; ma senza dan­

neggiare le industrie esistenti, al di fuori di esse

vi è un gran margine, che è quello che ha per­

messo il grande sviluppo del traffico con le co­

lonie già accennato, e che può essere perma­

nentemente conservato dagli inglesi. »

La sua importanza già grande con 1 1 mi­

lioni di abitanti bianchi, crescerà considerevol­

mente quando essi saranno diventati 40 milioni

o più. Ma non solo le Colonie metteranno l’ In­

ghilterra in grado di conservare il traffico at­

tuale; esse sono pronte anche a dare la prefe­

renza all’ Inghilterra per tutto il traffico che è

ora fatto da esse con i concorrenti esteri. Questi

importano nelle colonie in parte prodotti che

l’ Inghilterra non può fornire, ma qui il Cham­

berlain calcola che 26 milioni di sterline l’anno

di quel traffico possono passare all’ Inghilterra,

mentre ora va alla Germania, alla Erancia ed

altri paesi, e la cosa gli pare facile se una ra­

gionevole preferenza viene data ai prodotti bri­

tannici. Il Board o f Tracie calcola che dei prodotti

lavorati una metà del valore è spesa nel lavoro

—■ il Chamberlain crede sia una proporzione

maggiore, ma accetta quel dato — sarebbero

quindi per 26 milioni di maggióre esportazione,

18 milioni di sterline l’anno di nuovo impiego per

gli operai, il che pel Regno Unito, a 30 scellini la

settimana, vorrebbe dire occupare 166,000 uo­

mini e s§ si comprendono le famiglie sono

830,000 persone. Aggiungendo a quei dati la

esportazione attuale per le colonie, che è di

96 milioni di sterline, sarebbero, sempre a 30

scellini la settimana di salario, 615,000 operai

che lavorerebbero, e ne ricaverebbero la possi­

bilità di vivere in tutto 3,075,000 persone : que­

sto col solo commercio inter-imperiale.

L’ Impero può bastare a sè stesso, se esso

si tiene strettamente unito ; e per raggiungere

questo scopo, qualche sacrificio può anche essere

utile e necessario. Troppo però si parla del

sacrificio e nessuna attenzione si presta all’utile

sperato. Chamberlain non crede che vi sarebbe

alcun sacrifizio da sostenere, perchè si tratte­

rebbe di un accordo tra amici, di una contrat­

tazione tra parenti.

La separazione tra le colonie e la madre

patria non può essere impedita, secondo Cecil

Rhodes e Chamberlain, che dalla preferenza re­

ciproca, dalla emione commerciale. Ebbene, ora

che si è veduto quali vantaggi la madre patria

ricaverebbe dalla preferenza accordatale dalle

colonie, rimane da vedere ciò che costerebbe al-

l’ Inghilterra il conservare e l’ accrescere i suoi

clienti^ col niali, l’ aumentare il lavoro per le

masse operaie, in breve il prezzo di questa più

stretta unione economica fra le varie parti del-

1’ Impero britannico.

(Confinila).

R. D

alla

V

olta

.

Lo sc o p c lo m ozioni delle Banche di em issione ‘ )

IV.

Continuando a svolgere la propria tesi l'avv.

Ambron nel libro che qui analizziamo viene a

trattare « della azione regolatrice dell’ ambiente

monetario » come una delle primarie funzioni di

una Banca di emissione. A dimostrare il suo as­

serto l’Autore comincia dal rilevare come presso

tutti i popoli, anche senza conoscere le leggi

monetarie, ma quasi per semplice intuito, si sia

compreso quanto fosse utile mantenere la mo­

neta metallica scevra da quegli espedienti coi

quali in alcuni luoghi si cercava di aumentarne

il valore, senza aumentare la quantità del me­

tallo fino del quale è composta.

Ma incidentalmt nte l’ Autore viene a dare

della moneta una definizione che sarà poi base

di tutta una teoria e che dobbiamo quindi esa­

minare. Spogliando, egli dice, il concetto della

moneta da una quantità di 'caratteri accessori,

derivati dalla molteplicità dei rapporti sociali in

cui la moneta ha posto, il suo concetto fonda-

mentale si riduce « a quello di un titolo il quale

« rappresentando il correspettivo di servigi resi

« e non compensati immediatamente con altri

« servigi, conferisce al possessore il diritto e la

« possibilità di reclamare, in cambio del titolo

« stesso, il dovutogli compenso in qualsiasi ino-

« mento, con qualsiasi soddisfazione di cui gli si

« affacci il bisogno e da qualsiasi persona che

« possa essere in grado di fornirglielo. »

Questa specie di definizione, un po’ lunga,

se vogliamo, contiene a nostro avviso un errore

che deriva forse dal concetto di valore intrin­

seco di cui il nostro Autore ha, come si è visto

nei precedenti articoli, fatto uso non esatto. Sem­

brerebbe che secondo il suo concetto vender carne

per ricevere moneta, non sia uno scambio di per

sè perfetto, ma che si perfezioni soltanto quando

la moneta, ricevuta in cambio della carne, si

trasformi a sua volta, per esempio, in vino.

E non vi ha dubbio che praticamente le cose

sembrano correre cosi; perchè ciascun individuo

dopo aver ricevuto in cambio di ricchezza o di

(7)

servigi dati, una certa quantità di moneta, cede

questa moneta per altre ricchezze o per altri

servigi. Ma se è ingegnoso il concetto di rap­

presentare la moneta come una potenzialità di

richiedere servigi o ricchezze, non vediamo la

ragione perchè questa stessa potenzialità non

abbia ad essere considerata come ricchezza o

come un servigio. Tizio vende della carne e ri­

ceve della moneta ; lo scambio è perfetto con­

siderato in sè e non è affatto uno scambio

sospeso che attende una risoluzione; Tizio ha

aderito di ricevei e in cambio della sua carne

la moneta, invece ohe della farina, appunto per­

chè la moneta gli rapprenta la potenzialità di

esigere in qualunque momento od una qualunque

ricchezza od un servigio qualunque ; potenzialità

che si deve assimilare a quella della farina di

tramutarsi in pane. E la moneta è appunto una

merce che ha in grado maggiore delle altre merci

la facoltà di tramutarsi in ricchezze od in servigi

di qualunque genere ed in qualunque momento.

Abbiamo riferito questa imperfezione nel

concetto del nostro Autore, non per meticolo­

sità di analisi, ma perchè dalla sua dottrina egli

ricava tutta una teoria dei prezzi che non am­

mettiamo, cioè la così detta teoria quanti­

tativa.

E per maggiore chiarezza dobbiamo qui ri­

portare il brano nel quale l’Autore espone ed

illustra tale teoria. Premesso che la stabilità

del valore della moneta è modificata dalle cause

che modificano il valore della materia da cui è

formata, aggiunge che però concorrono altre

cause esteriori « quelle, cioè, che, senza os­

sei*« intrinseche (?) al titolo stesso, abbiano in­

fluenza sul rapporto fra l’ offerta e la domanda»

quindi continua :

« Così è chiaro che, quando si siano ag­

glomerati sopra un certo punto una gran massa

di questi mezzi (monete) in cui si condensa la

facoltà e la potenza di esigere dalla Società

servigi non ancora richiestile, la domanda di

questi servigi ne è grandemente stimolata ;

ed allora coloro che si trovano in grado di pre­

starli, traggono profitto dalla proprizia circo­

stanza della numerosa richiesta per accordarli

soltanto a chi offre i vantaggi maggiori. Il ti­

tolo, allora, che sarebbe bastato prima per otte­

nere un servigio di una determinata importanza,

non è più sufficiente a procacciarsela, ed occorre,

a chi vuole ottenerlo, offrire una porzione

maggiore di questo vecchio credito accumulato.

I prezzi di tutte le cose, cominciando da

quelle più necessarie e di uso più comune, sal­

gono ; non soltanto di que’ le che subiscono im­

mediatamente 1’ effetto della maggiore richiesta,

ma anche delle altre che non sono maggiormente

ricercate, perchè il titolo offerto in cambio avendo

perso una parte del suo valore di fronte alle cose

più importanti e numerose, rimane svilito o de­

gradato in diversa ragione, di fronte a tutte

quante, che non ritrovano più in esso, col cam­

bio, la stessa potenza di acquisto. Ridotta così

la potenza di acquisto dello strumento degli

scambi in confronto di una gran massa di pro­

dotti, e di quelli specialmente di più generale

consumo, il conseguimento di una quantità mag­

giore di questo strumento diviene necessario in

ogni scambio per mantenere 1’ equazione del va­

lore comparativo anco in confronto dei prodot­

ti che non hanno subito aumento di ricerca.

Il movimento di ascensione dei prezzi, per ef­

fètto dell’ esuberanza del denaro, si distingue,

per tal modo, in due momenti. In un primo mo­

mento, in cui agisce soltanto lo stimolo della

maggiore richiesta sopra le cose più necessarie,

e di uso più comune, in un altro successivo, in

cui da questa spinta all’ aumento sopravviene

T impulso di un’ altra causa; del bisogno cioè

di ristabilire 1’ equazione dei valori, ossia di

conservare il valore comparativo fra tutte quante

le cose scambiabili da una parte, ed il denaro

dall’ altra, diminuito in proporzione nella sua

utilità ».

Con un altro brano che non riproduciamo,

per quanto sia interessante, l’Autore sviluppa il

caso inverso, quello cioè di un movimento di di­

scesa dei prezzi.

Dobbiamo premettere una osservazione che

non è senza importanza.

L ’ avv. Ambron ci dice prima ohe l’ abbon­

danza del denaro accresce la domanda di servigi

e che quindi quelli che possono accordarli ne ap­

profittano per chiedere maggior compenso ; —

qui dunque l’ abbondanza del denaro fa crescere

il valore dei servigi. Più innanzi, come conse­

guenza dell’ abbondanza del denaro si ha uno

svilimento della moneta ed una diminuzione, della

sua potenza di acquisto.

Per quanto astrattamente si ammetta che

mutando il rapporto di valore tra due ricchezze

senza causa nota, si ignora se sia l’ una che au­

menta e l’ altra che diminuisca di valore, è evi­

dente che quando vi sia la causa nota che fa

aumentare il valore di una ricchezza non si può

più contemporaneamente dire che diminuisce il

valore dell’ altra; e nel caso concreto: se l’ ab­

bondanza del denaro stimola l’ aumento del cor-

respettivo dei servigi (come funzione di au­

mento di domanda) non si può più dire senza

inesattezza che la stessa abbondanza del danaro

può dare contemporaneamente uno svilimento

della moneta ed una diminuzione della potenza

di acquisto di questa, E siccome nello svolgimento

successivo della teoria quantitativa l’Autore am­

mette che la abbondanza del denaro scemi senz’al­

tro la sua potenza di acquisto, il che crediamo

esatto, va cancellato l’ altro concetto che l’ ab­

bondanza del denaro stimoli l’aumento del valore

dei servigi.

Della teoria quantitativa largamente svolta

dall’Autore ci occuperemo in un prossimo nu­

mero.

A. J. D

e

J

ohannis

.

Rivista ^Economica

La protezione degli emigranti — La produzione del-

/ ’ olio d’ oliva nel 1903 — lt prezzo deli’ argento.

(8)

1902-1903 e di quanto la benemerita Associazione si propone di iniziare nell’ anno prossimo.

Il fulcro sui poggia e si muove l1 azione sociali dell’Opera è il Segretariato operaio, istituto com­ plesso e vario, che si esplica in diversi modi, secondo i luoghi e le circostanze, e deve piegarsi, adattarsi e corrispondere ai bisogni molteplici e mutevoli, del a nostra emigrazione

Nel corrente anno funzionarono regolarmente ì seguenti Segretariati : di Esch e Dudelange nel Lus­ semburgo ; d- Freiburg e Mannheim nel Baden ; di Monaco di Baviera, di Basilea, Ciaffusa, Winterthur, Biilach, San Gallo, Coira, Bergum, Preda, Bevers- Samaden, Lucerna, Berna, Losanna, Nater (Sempione) e Ginevra nella Svizzera ; di Grenoble e Lione nella

Francia e a Tunisi. . . . x

Ognuno di questi Segretariati ha intorno a se un raggio di azione più o meno esteso, per mezzo di segretariati succursali o di corrispondenti.

La direziono delle ferrovie svizzere, ha recente­ mente permésso di impiantare un ufficio permanente dell’ Opera nella 3ala di terza classe a Basilea, che sarà riservata agli emigranti italiani.

A parecchi segretariati sono aggiunte delle suore che tengono scuole per bambini e giovinette frequen­ tatissime : una casa-famiglia per giovani operaie a Gutach, presso Friburgo; ospedali a Preda e Ber- ffun ; cucina economica a Lione ; orfanotrofio per fanciulli italiani a Basilea, laboratorio per biancheria e vestiario di operai emigrati «enza famiglia a Lione ; ospizio per giovani operaie di passaggio a Lione e Basilea.

Ovunque, le suore visitano le famiglie povere e gli infermi, spargendo a piene mani i conforti della

carità. . , ,

Scuole serali di lingua italiana, francese e tede­ sca di disegno e di canto corale, funzionano, tutte frequentatissime, presso quasi tutti i segretariati e circoli operai furono istituiti nelle principali citta della Svizzera e nel Lussemburgo.

Ad ogni segretariato è annessa una biblioteca circolante e quello di Freiburg ha una cassa di ri­

sparmio fiorente. .. TTm

Tutti i segretariati sono in relazione con i Uffi­ cio centrale di informazioni istituito a Torino, che pubblica un bollettino apposito.

Si è anche, in via d’ esperimento, tenuto un se­ gretariato a Londra e a Marsiglia, ma la prova non è riuscita. A Londra per la immensità di qnella me- crepoli, a Marsiglia per 1’ enorme numero di conna­ zionali 102,000 nel 1902, distribuiti nei vari quartieri della grande città. . , ...

Per fare un lavoro seno, efficacemente utile, oc­ correrebbero a Marsiglia non meno di sei segreta­ riati coordinati tra loro e con segretariati succursali nei dipartimenti vicini. Ora a cosi vasto compito l ’ Opera non è ancora preparata, nè con personale, nè con mezzi pecuniali.

L> Opera non cessò dal prendere interesse per i minorenni, maschi e femmine, incettati in Italia e condotti all’ estero per sfruttarli, non solo nel duro lavoro delle vetrerie, ma anche nei peggiori mestieri girovaghi. Anche in questo campo 1 Opera ha potuto fare del bene.

Molti fanciulli e fanciulle furono tatti rimpa­ triare o direttamente rimpatriati. Purtroppo, in que­ sto campo resta ancor molto da fare e non mancano le difficoltà fra le quali molte provengono dalle in­ fluenze messe in opera dagli industriali.

Finalmente l’ Opera prosegui una inchiesta sulla condizione morale ed economica delia emigrazione di ragazze italiane nei centri manifatturieri delia Francia orientale, della Svizzera della Germania.

Da tale inchiesta è resultato che in quei luoghi dove gli industriali hanno coscienza dei loro doveri, la condizione delle operaie è moralmente ed econo­ micamente buona, ma che in altri luoghi, in gran parte per colpa degli industriali stessi, la loro con­ dizione è, almeno moralmente, pessima e tale da nu scire a disdoro del nome italiano.

Quivi l’ Opera ha agito energicamente : già ha promosso il richiamo delle ragazze da parte delle ri­ spettive famiglie ed ha contrastato il reclutamento in Italia di altre operaie.

In alcuni luoghi ha già ottenuto elio le ragazze si raccolgano in case-famiglie ohe danno garanzia di moralità, sotto la vigilanza dell’ Opera.

L ’ Opera stessa aprirà quest’ anno due proprie case-famiglie a Basilea ed. a San Gallo, con magaz­ zini economici, per le numerose operaie che ivi di­ morano disperse in famiglie private.

L ’ anno prossimo l ’ Opera si propone di dare maggiore svolgimento all’ azione del Segretariato di Basilea. A tal’ uopo già fece acquisti di idonei e o-randi locali nei pressi della stazione centrale. Il somigliante sta facendo a Losanna per prepa­ rarsi al grande movimento migratorio che vi tara capo dopo l ’ apertura del Sempione.

Ken ierà pure stabile il Segretariato di Chiasso, provvedendolo di un proprio locale con sale di rico­ vero, cucina economica, e piccolo dormitorio poi- donne e fanciulli.

Un altro ne istituirà a St. Margarethen, per in­ contrarvi gli emigranti che vi arrivano a masse dalie

provincie venete. r

Lo spese complessive ascesero nel 1902 a L. io,¿01 e durante i primi otto mesi del 1908 a L. (19,251.

Entro il 1903 l’ Opera ha contratto mutui per una somma complessiva di L. 110,000 e sta per contrarne per altre 30U,000 per l’ acquisto di stabili, costruzioni di baracche a Kaltbrunn, e per provvedere agli isti­

tuti sopra menzionati. , , .

Tuito ciò merita di ossere segnalato, perone si tratta di vera e bene intesa beneficenza, e di un opera di previdenza sociale veramente efficace, che la con­ trasto colle vuote declamazioni del socialismo tutto parole e niente fatti.

La produzione dell’ olio d’ oliva nel

1 9 0 3 .

— Il Ministero d’ agricoltura pubblica i dati relativi alla produzione dell’ olio, d’ oliva nella cam­ pagna 1902-903, divisi per regioni :

Superficie R accolto ilei coltivata 1901-902 1902-908

ettolitri ettolitri ettolitri

Lombardia... 3,000 5,340 4,d00 Veneto... 2,950 5,750 4,800 L igu ria ... 51,300 183,500 39,000 E m ilia ... 4,040 2,870 5,200 M arche-U m bria.... 81,950 129,000 159-,000 Toscana... 120,360 140,000 175,000 Lazi o ... 50,000 110,000 130,000 Merid. Adriatica... 886,000 1,011,340 680,000 Merid. M e d iten -.... 224,200 951,000 341,000 S ic ilia ... 135,200 951,000 341,000 Sardegna... 24,000 58,200 59,000 Totale 1,083,000 3,200,000 1,850,000 Il raccolto del 1902-903 è dei più scarsi ; essendo inferiore di 1,900,000 ettolitri al prodotto medio che si cajeóla di 3,040,000 ettolitri.

Il prezzo dell’ argento.

— Il prof. Lexis, riconosciuta autorità tedesca nelle questioni mone­ tarie, pubblica nella Jahrbücher fu r national Cleono-

mie uno studio sulla regolarizzazione del cambio nei Paesi a tipo argenteo, ed in esso stabilisce una di­ stinzione tra una riforma monetar.a ed i tentativi di rialzare i prezzi del metallo bianco.

il Lexis contesta l’ esattezza delle previsioni pre­ sentate dalla Commissione cino-americana relativa­ mente ai bisogni monetarii d’ argento. Egli calcóla al massimo 78 milioni di oncie dapprima, indi m 64 milioni di oncie — fra dieci anni, dopo compiuta la riforma monetaria alle Filippine — il consumo mo­ netario ; aggiungendovi 45 milioni per il consumo industriale, giunge ad un fabbisogno totale di 120 milioni di oncia, contro una produzione di 170

nn-L’ uso di 50 milioni d’ oncie non sarebbe dunque giustificato, ed il Lexis non crede ohe sia necessario alle Indie. Piuttosto vede in questa differenza fra la produzione ed il consumo normale dell’ argento una seria causa di depressione cronica pel metallo bianco. Pertanto non erede ohe possa mantenersi al tasso attuale e ciò perchè ogni riforma monetaria implica una limitazione della coniazione.

(9)

Se ora l’ argento è in rialzo, ciò avviene perchè, secondo il Lexia, la speculazione sconta a torto l’ ef­ fetto delle riforme progettate e gli acquisti per le Filippine e le Indie inglesi.

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 3 0 S e tte m b r e 1 9 0 3

11 Conto di Cassa del Tesoro al 80 settembre 1908 dava i seguenti risultati :

» * alla chiusura dell’ eserc. 1902-1903. » 258,920,821.86 Pondo diCassa al HO settembre 1903... U. 227,361,339.04

Differenza in meno 1,. 31,559,482.82

Pagamenti di Tesoreria dal ln luglio al 30 set­ tembre 1903 :

292,082,911. 13 I i 0 7 01 7 0 r.-f on 180 084,326.17 I 1,372,170,5.*. „0

Per speae di b ila n cio...1,. Debiti e crediti di T esoreria ...

Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 80 settembre 1903 :

Per entrate di bilancio... L. 395,009,248.49 t 1 ,,, 1 511 123.45 Per debiti e ered. di Tesoreria. 946,501,874.96 ' ’ ’ Eccedenza dei pagamenti sugli incassi... !.. 30,659,432.75

La situazione dei debiti o crediti di Tesoreria al 30 settembre 1903 risulta dai seguenti prospetti :

Debiti

al 80 giugno 1908 al 30 settembre 1903

Imigliaia di lire migliaia di lire

Buoni del Tesoro... ... L. Vaglia del T e s o r o ... Banche, Anticipazioni s ta tu ta r ie ... Ammin. Debito Pub. in conto cor. infruttifero.

Id. Fondo Culto id. id. Ammin. Debito Pub. in conto cor. fruttifero . Altre Amministraz. In conto cor, infruttifero. Biglietti di Stato emessi per P art. I l della legge 3 marzo 1898, n. 47... 205,546 14,196 876,920 16,614 59,345 45,068 36,142 11,250 194,395 29,258 199,354 20,041 83,753 63,222 21,815 11,250 Totale debiti L, 767,080 623,089

Crediti

al 30 giugno 1903 al 30 settembre 1903 migliaia di lire migliaia di lire

Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti ar­ ticolo “21 della legge 8 agosto 1885. . . L. Amministrazione del Debito Pubblico per pagamenti da rimborsare. . ... Amministrazione del fondo per il Culto. . . Altre amministrazioni... Obbligazioni dell’ Asse E cclesiastico... Deficenze di Cassa a carico dei contabili del T e s o r o ... Diversi... 91,250 205,369 16,332 45,029 1,783 24,361 91,250 179,371 19,799 66,396 1,757 52,609 Totale dei crediti L.

Eccedenza dei debiti sui c r e d it i...»

231,324 345,624

411,185 211,904 Totale come sopra L. 767,080 623,089

Incassi

.2

a

R N T IIA T A 0 R IIIN A K 1 A

La eccedenza dei debiti sui crediti al 30 set­ tembre 1903 era di milioni 211.9 e al 30 giugno 1903 di milioni 315.0. . j , r n

Il totale dell’ attivo del Tesoro formato dal fondo di Cassa e dai crediti risulta al 30 settembre 1903 di milioni 638. 5, contro 679.5 alla chiusura dell esercizio.

I debiti di tesoreria ammontavano alla fina ai settembre a 023.0 milioni centro 767.0 al principio

dell’ esercizio. ,, ... ...

Yi è quindi una eccedenza dei debiti sulle attivila per milioni 15.4 alla fine di settembre, e di milioni 87. 4 al 30 giugno, ossia un miglioramento di milioni IUZ..1. Gli incassi per conto del bilancio che ammonta­ rono nel settembre 1903 a milioni 1 599..) comprese le partite di giro si dividono nel modo seguente.

migliaia migliaia migliaia migliaia di lire d lire di lire di lire

13,848 — 654 29,031 + 1,543 983+ 793 38,903 i- ' 1,800 3,894+ 150 33,568 2,698 14,238 4- 885 53,824 + 2,625 1,888 _ 141 5,965+ 198 42 — 220 42 - 220 10,402 + 139 26,994+ 5,207 19,267 2,865 59,662 180 3,714 _ 126 10,844 — 958 1,102 38 3,328 _ 138 17,092+ 28 51,890+ 311 6,396+ 294 18,722 +. 860 88 4- 42 186+ 104 4,7(11+ 112 16,260 652 6,196 4- 328 18,415+ 785 1,450 4- 142 4.296+ 494 1,398 4- 193 4,152

17 4- 1,224 1,147 73 4,808 3,044 — ') 2,434 5,474 — 4,001 110,901 - 3,436 1,78,874 ±_ 6,289 66C — ") 579 1,471 + 4,712 12 + 1 292 9 1,981 + ) 27,211- 30,297 27,120 * CD [s i - 24,091 32,065 22,604 1,954 - 79 7,396 722 115,49* 28,311 412, o r 17,037 Entrate effettive :

Redditi patrimoniali dello S ta to ... ...L. Imposta sui fondi rustici

e sui fabbricati... Imposta sui redditi di ric­ chezza m obile... Tasse in amministraz. del

Minisi, delle Finanze.. Tassa sul prodotto del mo­ vimento a grande e pic­ cola vel. sulle ferrovie. Diritti delle Legaz. e dei Consolati all’ estero . . . Tassa sulla fabbricazione degli spiriti, birra, ecc. Dogane e diritti marittimi. Dazi interni di consumo, esclusi quelli di Napoli e di R o m a ... Dazio consumo di Napoli. » * di Roma. Tabacchi... Sali... Prodotto di vendita del chinino e prov. accese.. L o tto ... Poste... Telegrafi... Servizi d iversi... Rimborsi e concorsi nelle spese ... Entrate diverse... Tot. Entrata ord. L.

EN TR A TA S T R A O R D IN A R IA

Catko. I. Entrate effett.

» II. C ostr.str.fer.

» I I I . Movimento di Capitali. . .

T ot. Entrata straord. L. Partite di giro . . . .

Totale generale.

1

pagamenti

effettuati dal Tesoro per le spese di bilancio nell’ esercizio 1903-1904 risultano dal se­ guente prospetto :

Pagamenti

3

S 2

i l

.2 S migliaia di lire

Ministero del T esoro.. L. » delle Finanze... » di grazia e giust.

» degli affari est.. » dell’ istr. pubb. . » dell’ in t e r n o ....

» dei lavori pubbl.

» delle poste e tei. » della g u e r r a ... .

» della marina . . . » della agric. ind. e commercio. Tot. pagam. di bilancio.. Decreti minisi, di scarico. Totale pagamenti...

i) La diminuzione avuta dall1 entrate diverse e dovuto a nuovi proventi e ricupero di portafoglio.

2\ Il minore incasso dell’ entrate effettive si devo

alla emissione di r. ndita fatta nell’ esercizio decorso per far fronte al riscatto dei certificati definitivi trentennali ed al rimborso anticipato di buoni del

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