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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt
Anno CLXI n. 34 (48.657) Città del Vaticano giovedì 11 febbraio 2021
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11 febbraio
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a ricorrenza annuale dei Patti la- teranensi invita a riflettere sul si- gnificato che essi hanno avuto ed hanno nel contesto nazionale e nelle proiezioni internazionali. Difatti il Trattato e il Concordato tra la Santa Sede e l’Italia non sono consegnati agli archivi della storia per segnalare il ricordo della fine del conflitto tra la Chiesa e l’Italia, sorto con l’occupazione di Roma e la fine dello Stato pontificio, ma già all’atto della sottoscrizione, nel 1929, sanato nel tessuto vivo della comunità nazionale.La finalità del Trattato, di superare quel
“dissidio” e assicurare alla Santa Sede «l’a s- soluta indipendenza per l’adempimento del- la Sua alta missione nel mondo», in modo da «garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale», per usare espressioni dello stesso Trattato, è stata rag- giunta anche grazie alla costituzione della Città del Vaticano, come Stato con un pic- colissimo territorio integrato da altre immu- nità. Una garanzia la cui efficacia ha supe- rato anche la dura prova della seconda guerra mondiale e dell’occupazione militare di Roma, consentendo, tra l’altro, di offrire protezione e rifugio, indipendentemente dalla fede religiosa, a chi era perseguitato o rischiava una tragica deportazione.
Il Concordato aveva consentito alla Chie- sa di conservare uno spazio di libertà, non privo di conflitti con il regime autoritario, particolarmente vivaci nell’ambito della educazione e delle associazioni giovanili.
Nella FUCI i fermenti culturali diffusi o cu- rati da Mons. Montini, il futuro Paolo VI, avrebbero caratterizzato la formazione di molti giovani che si sarebbero poi impegna- ti nelle istituzioni e nella vita politica del Pa e s e .
I Patti lateranensi non sono significativi di un evento circoscritto in una fase storica conclusa. Averli richiamati nella Costituzio- ne repubblicana, assicurando la loro stabili- tà, ne sottolinea la permanente rispondenza all’interesse del Paese. L’articolo 7 prevede che solo l’accordo delle Parti può determi- narne le modificazioni, attribuendo così una garanzia costituzionale al Trattato e confer- mando il sistema pattizio nelle relazioni tra Stato e Chiesa in Italia, regolate con il Concordato. Alla garanzia della conserva- zione della disciplina esistente, si unisce l’a- pertura alle innovazioni che le Parti conve- nissero di apportare.
Sul piano internazionale l’assetto delinea- to dal Trattato, di uno Stato minimo legato funzionalmente alla Santa Sede, garanten-
La storia che portò l’emittente alla collocazione attuale per volontà di Paolo
VIQuando la Radio Vaticana trovò casa
Vicini a quanti soffrono nel corpo e nell’anima Vicini a quanti soffrono nel corpo e nell’anima
di ALESSANDRODECAROLIS
I
n principio fu l’era tecnica. L’on- da hertziana che nel pomeriggio del 12 febbraio 1931 fa volare lun- go il globo il primo radiomessag- gio di un Papa è il primo passo dell’evo- luzione della creatura marconiana co- struita alle spalle della cupola di San Pietro. Un passo noto e tante volte cele- brato nelle 90 primavere della Radio Vaticana, ma in effetti solo il primo di almeno tre fasi individuabili tra la fon-dazione e gli anni Ottanta del secolo scorso.
I due passi
Il secondo passo muove in quella che potrebbe definirsi “l’era del Radiogior- nale”. L’emittente pontificia che duran- te il secondo conflitto mondiale si è fat- ta suo malgrado le ossa nello scoprire quali potenzialità avesse, non solo co- me grande altoparlante dei Pontefici ma anche in quanto mezzo di comuni- cazione di massa, alla fine degli anni Cinquanta entra stabilmente nell’era dell’informazione. È il primo gennaio del 1957 quando viene edito il primo nu- mero del “Radiogiornale”, testata che è allo stesso tempo trasmissione radio in sette lingue e bollettino diffuso a stam- pa. Trascorso un decennio si profila la
terza era e a schiudergli l’orizzonte è Paolo VI, il Papa “giornalista”.
L’ora di fare opinione
In un giorno di inizio estate del 1966 Papa Montini raggiunge il Centro tra- smittente di Santa Maria di Galeria. Il cardinale di New York Francis Joseph Spellman e i Cavalieri di Colombo han- no donato ciascuno al Vaticano un tra- smettitore a onde corte. Paolo VIche co- nosce bene il valore dell’informazione
— suo padre aveva diretto per lunghi anni il quotidiano cattolico bresciano
«Il Cittadino» e appena 3 anni prima come Pontefice aveva promulgato il de- creto conciliare sui mass media Inter mi- rifica — approfitta della circostanza del- l’inaugurazione dei due macchinari per dare un indirizzo chiaro. La Radio Va-
ticana, dice in sostanza, non è solo il gi- gantesco megafono dell’audio dei Papi, deve essere anche un incisivo strumen- to di opinione.
Non solo tecnologia
C’è un passaggio del discorso di quel 30 giugno 1966 che ha il peso specifico di una prima pietra. Parlando dell’in- tenzione di dare alla Radio «nuovi per- fezionamenti e nuovi incrementi», Pa- pa Montini precisa di pensare special- mente al «settore dei programmi», che sono, afferma, «la parte principale del- l’opera relativa alla Radio: cioè il suo scopo, il suo uso, la sua effettiva utili- tà». «A nulla — chiosa — servirebbe ave- re un magnifico strumento, se poi non
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SEGUE A PA G I N A 8
«P
er l’intercessione di#NostraSignoradi- Lourdes, patrona de- gli ammalati, chiedia- mo al Signore che conceda la salute dell’anima e del corpo a tutti quanti soffrono a causa delle malattie e della pandemia attuale, e che dia forza a quanti li assistono in questo tempo di prova». Con un messaggio lanciato dall’account @Pontifex il Papa ha ri- cordato su Twitter la ricorrenza della
XXIX Giornata mondiale del malato che si celebra oggi, 11 febbraio. In un altro tweet Francesco auspica: «Nella
#GiornatadelMalato riserviamo una speciale attenzione alle persone mala- te e a coloro che le assistono. Il pensie- ro va in particolare a quanti patiscono gli effetti della pandemia del #c o ro - navirus. A tutti, specialmente ai più poveri, esprimo la mia vicinanza».
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INTERNOTre donne vittime della tratta raccontano le loro storie
NELL’INSERTO
«LA SETTIMANA DELPA PA »
Voce e sguardo di Leonardo Sciascia
PAGINA5
I cento anni
delle Missioni Estere della Provincia di Québec
CHARLES DEPECHPEYROU A PA G I N A 7
XXIX Giornata mondiale del malato
XXIX Giornata mondiale del malato
Oggi in Primo Piano
ARTICOLI DICRISTINAUGUCCIONI
PAOLORICCIARDI, NICOLAGORI EROSSANARUGGIERO
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OSTREI
NFORMAZIONIPAGINA8
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2 giovedì 11 febbraio 2021
Oggi in primo piano - XXIX Giornata mondiale del malato
Al prezzo della vita
La testimonianza di Pier Giorgio Frassati
La vulnerabilità onorata
Intervista al rettore del santuario di Nostra Signora di Lourdes
•La celebrazione della Giornata è momento propizio per riservare una speciale attenzione alle per- sone malate e a coloro che le assi- stono... in particolare a quanti pa- tiscono gli effetti della pandemia;
•Ai più poveri ed emarginati esprimo la mia spirituale vicinan- za, assicurando la sollecitudine e l’affetto della Chiesa;
•Il tema di quest’anno si ispira al brano evangelico in cui Gesù critica l’ipocrisia di coloro che di- cono ma non fanno (Mt 23, 1-12);
• Gesù usa espressioni forti, per mettere in guardia dal pericolo di scivolare nell’idolatria di sé stessi;
•Nessuno è immune dall’ip o cri- sia, un male molto grave, che pro- duce l’effetto di impedirci di fio- r i re ;
• L’esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità...
ci troviamo in una situazione di impotenza... gli stessi amici e pa- renti non sempre sono in grado di a i u t a rc i ;
•La figura biblica di Giobbe è emblematica al riguardo: la mo- glie e gli amici non riescono ad accompagnarlo, anzi lo accusa- no... Ma egli fa giungere il suo grido insistente a Dio, il quale gli conferma che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo;
•La malattia ha sempre il volto di ogni malato e malata, anche di quelli che si sentono ignorati, vittime di ingiustizie sociali che negano loro diritti essenziali;
• L’attuale pandemia ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assi - stenza;
• Questo dipende dalle scelte p olitiche, dal modo di ammini- strare le risorse e dall’impegno di coloro che rivestono ruoli di re- sp onsabilità;
•Investire risorse nella cura e nell’assistenza è una priorità lega- ta al principio che la salute è un bene comune primario;
•Dedizione e generosità di ope- ratori sanitari, volontari, lavora- tori e lavoratrici, sacerdoti, reli- giosi e religiose;
•Una schiera silenziosa di uomi- ni e donne che hanno scelto di guardare quei volti, facendosi ca- rico delle ferite di pazienti che sentivano prossimi;
•Stabilire un patto tra i biso- gnosi di cura e coloro che li cura- no;
•Una società è tanto più umana quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili, con efficien- za animata da amore fraterno;
•Facciamo in modo che nessuno resti da solo, si senta escluso e abbandonato.
(20 dicembre 2020)
Il messaggio del Papa
di CRISTINAUGUCCIONI
C
iò che tiene in vita gli esseri umani passa attraverso atti, gesti, parole, pensieri che si potrebbe essere tentati di qualificare come “mini- mi”, “piccole cose” poiché atten- gono alla vita quotidiana, alla vita che è di tutti: in realtà lì si accende qualcosa di immenso, che tra- smette il calore della presenza di Dio. Sono le molteplici forme del- la custodia, della dedizione e del- la cura che ciascuno compie e può compiere nell’arco di ogni giorna- ta, affetti e legami buoni che sono incanti quotidiani. Il Signore è di lì che passa. Accadono meraviglie nella vita che è di tutti: come al santuario di Lourdes, grembo ac- cogliente per milioni di piccoli per i quali Lui ha passione e com- passione. Il giorno 11 febbraio si celebra la Giornata mondiale del malato, memoria della Beata Ma- ria Vergine di Lourdes. In occa- sione di questo appuntamento dialoga con «L’Osservatore Ro- mano» padre Olivier Ribadeau Dumas, 59 anni, rettore del cele- bre santuario mariano, già segre- tario generale e portavoce della Conferenza episcopale francese.Attualmente com’è organizzata l’acco- glienza al santuario?
Il santuario è aperto dalle 8 alle 18, poi viene chiuso perché inizia il coprifuoco. Pellegrini e malati — in questo periodo circa 300-400 al giorno — possono confessarsi, pregare sotto la grotta, partecipa- re alle diverse celebrazioni. Ab- biamo redatto un regolamento certificato da un bureau medico:
stabilisce norme precise per ga- rantire la sicurezza sanitaria in tutte le aree del santuario, nel quale attualmente lavora solo un gruppo dei 330 dipendenti. Gli al- tri operano in smart working.
Quali iniziative avete programmato per la Giornata mondiale del malato, anni- versario della prima apparizione di Ma- ria a Bernadette Soubirous?
Abbiamo previsto di celebrare questa importante giornata, isti- tuita da san Giovanni Paolo II, con le «Journées de Lourdes»:
oggi e domani si riuniscono in presenza e online circa 850 perso-
ne coinvolte a vario titolo nell’or- ganizzazione dei pellegrinaggi;
l’obiettivo è riflettere insieme sul- l’accoglienza, pregare e meditare la parola di Dio. Il giorno 13, inve- ce, si svolgerà un incontro con i medici e il personale sanitario: de- sideriamo illustrare ciò che è stato messo a punto per ospitare in pie- na sicurezza i malati. Abbiamo anche organizzato una serata alla
grotta con la recita del rosario e il rinnovato gesto dell’acqua: dal momento che non è più possibile fare il bagno nelle piscine, si è sta- bilito che d’ora in avanti l’acqua verrà versata nelle mani dei pelle- grini e dei malati, i quali potranno berla o usarla per pulirsi le mani e
il viso. La pandemia ha imposto diversi cambiamenti nell’o rg a n i z - zazione delle giornate e ci ha in- dotto a vivere con ancora maggio- re intensità e profondità la pre- ghiera, le funzioni religiose, la cu- ra delle persone. Desideriamo aiutare tutti a fare esperienza del- la compassione del Signore e del- la cura da Lui riservata a ogni c re a t u r a .
Leggendo le intenzioni di preghiera inviate al santuario, accogliendo le confidenze delle per- sone, come appare il volto della famiglia umana in questo tempo di pandemia?
Vi sono tre ca- ratteristiche co- stanti che ho potu- to riscontrare. La prima è il senso di incertezza determinato dalla pandemia: la repentina perdita di ciò che si riteneva acquisito e sicu- ro sta provocando ovunque soffe- renza profonda, smarrimento, an- goscia. Milioni di esseri umani inoltre si scoprono improvvisa-
mente vulnerabili; non pensavano di esserlo: è una sorpresa doloro- sa. Infine: come mai prima d’ora le persone temono la morte, di sé e dei propri cari.
Il santuario di Lourdes, sin dalle sue ori- gini, conosce bene l’umano patire e lo ac- coglie ogni giorno: come può istruire in questo tempo difficile?
Qui la vulnerabilità non deve essere nascosta né viene disprez- zata come invece spesso accade nel mondo: essa è onorata e accu- dita. Le persone dunque impara- no velocemente a mostrarsi picco- le e fragili senza vergognarsene.
E, come i “poveri in spirito” di cui parla la prima beatitudine, si met- tono nelle mani di Dio rinuncian- do a confidare nell’avere, nel po- tere, nell’apparire, che nulla assi- curano. A Lourdes si sperimenta nella propria carne che, quando tutto si fa incerto, l’unica strada sicura da percorrere è affidarsi a Dio, porre la propria fiducia in Lui. E anche nella Madonna, che come madre amorevole conduce chiunque a suo Figlio. Allo stesso tempo, si comprende che la mor-
Lourdes è un segno del mondo
auspicato: qui si vivono già la cura dei piccoli, la fraternità operosa, la compassione verso la debolezza
di NICOLA GORI
L
a carità non ha confini, né limiti di tempo e di spazio. Richiede dedizione, fatica, e a volte costa molto in termini di sacrificio. A uno dei grandi testimoni del Vangelo dei nostri tempi, il beato Pier Giorgio Fras- sati (1901-1925), è costata la vita stessa.Il giovane era impegnato attivamen- te nell’apostolato ed era solito aiutare le famiglie povere di Torino, accudire i malati, visitare le persone sole e biso- gnose. Si faceva tutto a tutti. Proprio per questa sua completa donazione agli altri contrasse quella che, nei primi decenni del Novecento, era una temi- bile e contagiosa malattia: la poliomie- lite. Si trasmetteva rapidamente anche tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da sog- getti ammalati o portatori sani. Pur- troppo, quando visse il beato, il vacci- no era ancora lontano, arriverà negli anni Cinquanta.
Diversa l’epoca, diversa la malattia, ma affrontiamo oggi qualcosa di simile a ciò che dovette sperimentare Frassati.
Una cosa però rende il beato un esem- pio e, al contempo, una speranza: si ammalò del virus della polio esercitan- do la carità, quella che ancora oggi mette a rischio la vita di medici, infer-
mieri e volontari. Il giovane non si fer- mava davanti alle precarie situazioni di povertà, alle miserie, alle carenze igie- niche di tante famiglie a cui mancava non solo il necessario, ma anche la spe- ranza. Pier Giorgio non si fermò nem- meno davanti alla temibile influenza spagnola. Aveva appena 17 anni quan- do scoppiò la pandemia nel gennaio 1918. Era iscritto alle Conferenze di San Vincenzo da solo un anno, eppure sentì dentro di sé impellente il bisogno di aiutare chi stava soffrendo. Voleva farlo anche offrendo solo un sorriso, una parola, un breve colloquio. Non vi erano molti mezzi a disposizione a quel tempo, ma il beato non temette di ri- schiare la vita.
La testimonianza di Giuseppe Gor- gerino è quanto mai significativa: «Si recava a visitare i poveri durante la fa- mosa epidemia spagnola del 1918, non esitando a compiere i più umili servizi, anche quelli igienici». Anche Mario Ghemlera conferma la predilezione di Frassati per i malati e i sofferenti e ri- corda che la sua meta preferita era il
Cottolengo: «Passava tra le corsie con carità vigile e sicura, consolando i mi- seri e fermandosi a parlare con loro, co- me fossero veramente quei fratelli che egli chiamava, e recando denaro e dolci e roba di vestiario, e non dimentican- do, di là d’ogni repulsione umana e di ogni timore di possibile contagio, di baciarli come il più caro amico». Il bea- to aveva raggiunto una maturità uma- na e cristiana alla scuola della Fuci di Torino, a cui si iscrisse nel 1919, e del Te r z ’Ordine domenicano, dove entrò nel 1922. Aveva imparato sul campo co- sa significasse essere povero, lui che era nato in una agiatissima famiglia. Suo padre, infatti, era stato il fondatore e direttore del quotidiano «La Stampa».
Ma Pier Giorgo era uno spirito libe- ro. A chi gli chiedeva come facesse ad andare in certi luoghi squallidi e ma- leodoranti, rispondeva: «Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo».
Quando la poliomielite iniziò a compromettere gravemente il suo stato di salute ebbe bisogno anche di bom-
bole di ossigeno, un particolare che lo avvicina ancora di più a quanto accade ai nostri giorni. Eppure, anche in quei momenti pensava agli altri. A questo proposito, le parole del Frassati sono di scottante realtà: «La nostra salute deve essere messa al servizio di chi non ne ha, chè altrimenti si tradirebbe il dono stesso di Dio e la sua benevolenza».
Sembra un invito a non temere niente se si è uniti a Dio. E quando fu lui il malato bisognoso di assistenza, non si dimenticò dei poveri e dei bisognosi che visitava. Sul letto dove era inchio- dato dalla malattia, il suo pensiero an- dava sempre a quanti sosteneva. Un giorno chiese alla sorella Luciana di portargli la sua giacca e dal portafogli tirò fuori a fatica una polizza del Mon- te di pietà. Invitò poi a prendere nelle tasche del cappotto una scatola di inie- zioni destinate a un bisognoso di nome Converso. La polizza era di un altro suo assistito, un certo Sappa, che aveva impegnato i suoi orecchini di matrimo- nio al Monte di pietà. Poi, scrisse un bi- glietto all’amico Grimaldi, che quel giorno doveva fare con lui la visita ai poveri: «Ecco le iniezioni di Converso, la polizza è di Sappa. L’ho dimentica- ta, rinnovala a mio conto». Il giorno dopo morirà. Era il 4 luglio 1925. Aveva solo 24 anni.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 11 febbraio 2021 pagina 3
Oggi in primo piano - XXIX Giornata mondiale del malato
I lembi del Suo mantello e l’ombra di Pietro
Accorciare le distanze
te, tanto temuta, non è la fine del- l’esistenza ma il passaggio verso il mondo dell’agape di Dio, un mondo che con la Sua grazia pos- siamo cominciare a scoprire già ora vivendo la fraternità, l’a m o re reciproco: a Lourdes ciò accade ogni giorno poiché ci si prende cura gli uni degli altri e si prega per tutti. Anche per chi patisce sofferenze a causa dei numerosi conflitti presenti nel mondo: l’in- tera giornata del sabato è dedicata alla preghiera continua per la pa- ce.
Si può dunque affermare che il santuario di Lourdes è un segno di quel mondo po- st-pandemia più giusto e fraterno larga- mente auspicato?
Sì. In questo tempo si moltipli- cano le riflessioni su come dovrà essere il mondo dopo questa crisi.
Io sono convinto che Lourdes sia un segno del mondo auspicato:
perché qui si vivono già la cura dei piccoli, l’accoglienza incondi- zionata di ogni persona, la frater- nità operosa, la compassione ver- so la debolezza, la scoperta della bellezza di ogni essere umano, l’affidamento fiducioso al Signo- re, la preghiera di intercessione.
Occorre sottolineare che ciò che si sperimenta a Lourdes non è riser- vato a questo luogo: si può vivere ovunque. In questo senso la vita al santuario costituisce un invito, una chiamata a tutti gli uomini e le donne di buon volontà. Proprio perché desideriamo che la vita fra- terna e piena di compassione spe- rimentabile qui valichi i confini della nostra cittadina, in questo tempo di pandemia abbiamo sta- bilito non solo di potenziare il ri- corso ai mezzi di comunicazione ma anche di inviare alcuni sacer- doti e laici nelle diocesi francesi allo scopo di proporre per una settimana lo spirito del nostro santuario con preghiere, riflessio- ni, processioni, catechesi. La di- mensione missionaria per noi è ir- rinunciabile. Sono persuaso che Lourdes possa aiutare a edificare il mondo post-pandemia indican- do come potrebbe vivere la fami- glia umana e la preziosità di ogni creatura, che agli occhi di Dio è sempre un tesoro di cui prendersi cura.
di PAOLORICCIARDI*
E
ra il 1992 quando Giovanni Paolo IIfirmò una lettera indirizzata al car- dinale Fiorenzo Angelini, allora presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, in cui isti- tuiva la Giornata mondiale del ma- lato da celebrarsi, a partire dal 1993, ogni 11 febbraio. La scelta della data delle apparizioni a Lourdes, da una parte suggellava un “motivo maria- no” che ha intrecciato la vita del Pa- pa con il vangelo della sofferenza fi- no alla sua morte; dall’altra confer- mava un particolare e misterioso le- game tra la grotta di Massabielle e tutti i malati del mondo.
Ora anche la grotta è semideser- ta, in questo periodo di pandemia, ma continua lo stesso a parlarci di incontri, di sguardi, di sorrisi, in- trecciati con la sofferenza e il grido dell’umanità. Amo ricordare le tante volte in cui sono stato anch’io a Lourdes, attirato da quel semplice luogo ma ancor più dalla semplicità dei malati e di chi si prendeva cura di loro. Ricordo i volontari pronti a fare ombra ai sofferenti nei giorni di sole o stretti a loro sotto l’o m b re l l o durante le frequenti piogge dei Pire- nei. L’uomo che, come Giobbe, si incontra (o si scontra) con il dram-
ma del male e della malattia cerca ri- sposte, ma comprende che per alcu- ni “p erché?” le risposte non ci saran- no mai.
E allora, invece di cercare rispo- ste, cerca vicinanza, cerca persone che ascoltano, che si fanno prossimi senza far discorsi vuoti e formali sul- la sofferenza ma che,
anche in silenzio, so- no capaci di stare ac- canto.
Il Messaggio di Papa Francesco per questo anno è pro- prio su questa linea.
Nel tempo del distan- ziamento e delle pre- cauzioni, la persona malata ha ancor più bisogno di relazioni.
«Lo attesta molte volte il Vangelo — scrive il Papa — mo - strando che le guari- gioni operate da Ge- sù non sono mai gesti magici, ma sempre il frutto di un incontro, di una relazione in- terp ersonale».
Mi piace a questo proposito ricordare il famoso brano dell’e-
morroissa (cfr. Mc 5, 25-34). La don- na, malata da dodici anni, cerca di avvicinare Gesù, certa che le può ba- stare anche solo toccare il lembo del suo mantello. Gesù la fa poi venire allo scoperto, ne riconosce la storia, le dice con tenerezza che non solo è guarita dal suo male ma che, grazie
alla sua fede, è salvata. Nelle Sue pa- role, in quel tempo speso solo per lei, in quella relazione, Gesù le offre non soltanto la salute, ma soprattut- to la salvezza.
Penso a tanti uomini e donne per cui la reale sofferenza non è tanto la malattia, ma la solitudine, il sentirsi messi da parte dai familiari, esclusi e scartati. Se è vero che una società è tanto più umana quanto più sa pren-
dersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti, è ancor più vero di questi tempi. I malati non hanno bisogno solo di essere curati, ma soprattutto di qualcuno che si prenda cura di lo- ro, che offra un’amicizia vera, una vicinanza autentica, gratuita. «La vicinanza — scrive ancora il Papa — è un balsamo prezioso, che dà soste- gno e consolazione a chi soffre nella malattia... Per una buona terapia è decisivo l’aspetto relazionale».
È bello credere che chi si fa pros- simo ai malati è, da sempre, come un lembo del mantello di Gesù. Un
“to cco” può sembrare così poco, ma per chi sta male può essere tanto, a volte tutto.
In questo tempo, però, in cui
«non ci si può neanche avvicinare fi- sicamente», la Chiesa è chiamata ancor più a far percepire la prossimi- tà di Cristo, buon samaritano del mondo.
E allora mi viene in mente un bra- no del libro degli Atti in cui si rac- conta che le folle portavano gli am- malati persino nelle piazze, ponen- doli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro (cfr. At 5, 15).
«Se non possiamo toccare Cristo
— pensano — possiamo almeno met- terci sotto l’ombra della Chiesa».
Questo ci basta.
Nel tempo di pandemia la comu- nità cristiana — con il successore di Pietro — sta continuando a dare ri- paro, «con la sua ombra», a tanti sofferenti. La preghiera è continua, è forte l’intercessione, è vivace la fantasia di tanti operatori della pa- storale della salute che riescono a farsi prossimi anche senza potersi avvicinare, ma donando comunque anche le loro ombre, lì dove non possono più offrire i «lembi del mantello».
Per fare ombra, come per quei vo- lontari davanti alla grotta di Lour- des, occorre essere toccati dal Sole.
Cristo continui a splendere su di noi, perché solo così potremo ripa- rare tanta gente che soffre. E ricono- sceremo con rinnovato stupore che anche il volto del fratello infermo è stato e sarà per noi un Sole, perché è lo stesso Volto di Cristo, che soffren- do, offre la salvezza all’umanità, dando la vita. Anche a me.
*Vescovo ausiliare di Roma
I malati non hanno bisogno solo di essere curati,
ma soprattutto di qualcuno che si prenda cura di loro, che offra un’amicizia vera, una vicinanza
autentica, gratuita
di ROSSANARUGGIERO
D
avanti a ogni persona, uo- mo o donna, malato guari- bile o inguaribile, non è possibile essere ipocriti.Questa è la chiave di lettura del mes- saggio di Papa Francesco per la Gior- nata mondiale del malato. Un testo ispirato al brano evangelico di Matteo in cui Gesù critica l’ipocrisia di coloro che, nei rapporti umani, dicono ma non fanno (cfr. Mt 23, 1-12).
L’ipocrisia nelle relazioni mina la sincerità e la trasparenza dei legami tra malato e ogni suo interlocutore sia esso parente, medico, assistente sani- tario o volontario. L’ipocrisia ha il peccato insito nella gestualità prima ancora che nella parola: istituisce un rapporto che mai sarà alla pari; non consentirà di coinvolgersi nella storia e nelle necessità dell’altro; indurrà a prenderà la distanza da una diversità che potrebbe generare una eccessiva compartecipazione.
Viene da riflettere sul tema della
“distanza”. L’antropologo Edward T.
Hall lo introdusse nel 1963 con il ter- mine “p ro s s e m i c a ”, derivato dall’in- glese p ro x ( i m i t y ) “p ro s s i m i t à ”. Quando il rapporto è basato sul “d i re ” senza un “f a re ” concreto, potrebbe configu- rarsi con una prossemica sociale o pubblica tipica delle relazioni in cui vi è certamente un dire senza bisogno di spiegazioni, di coinvolgimento, di af- flato, di contatto. Ciò non è plausibile nel rapporto di cura e assistenza in cui i bisognosi e coloro che assistono so- no chiamati ad accorciare la distanza e a essere autentici.
La malattia è una dimensione con- naturale della vita, insegna a decifrare i reali bisogni della persona sofferente e il senso di inutilità e impotenza di coloro che assistono; rende sì vulnera- bile l’uomo, ma lo conduce verso do- mande di senso che danno sostanza e
significato nel presente della malattia, nell’eventuale tempo della morte o nel futuro della vita che continua. Esi- ge verità, non ipocrisia.
Come ricorda Papa Francesco nel suo messaggio, «si tratta dunque di stabilire un patto fondato sulla fiducia e il rispetto reciproci, sulla sincerità, sulla disponibilità, così da superare ogni barriera difensiva», ogni prosse- mica ipocrita e ingiustificata, «met- tendo al centro la dignità del malato, in cui c’è la carne viva di Cristo, la tu- tela della profes-
sionalità degli operatori sanitari e il buon rappor- to con le famiglie dei pazienti».
In questo mo- mento storico contrassegnato dalla pandemia, in cui la malattia ha paradossal- mente azzerato la distanza nelle re- lazioni, le singole persone hanno lottato contro la sofferenza indivi-
duale attraverso la medicina e contro la sofferenza collettiva cercando di ri- durla mettendosi a fianco dell’a l t ro , aumentando così quella solidarietà basata sull’affidamento reciproco.
Opporsi alla malattia è verosimil- mente divenuto un diritto dal tenore di norma costituzionale per il valore che incorpora, il cui contenuto po- trebbe essere così espresso: «Ciascu- no ha diritto di opporsi alla malattia perché come ogni male che tormenta l’uomo essa è contraria al valore invio- labile della vita». Un principio valido sia per gli ammalati che lottano per custodire la vita e sia per coloro che soccorrono la sofferenza e si battono per salvare più vite possibili. È un di-
ritto che non si corre il rischio di viola- re, almeno fino a quando questo tem- po ovattato continuerà a essere un ter- reno impraticabile in cui le relazioni non possono essere ipocrite neppure a volerlo. Ma è un diritto che potrà in- contrare nuovamente il limite delle re- lazioni flebili, delle vocazioni che va- cillano, di una prossemica sociale o pubblica, di quel dire senza un fare concreto, quando questa stagione di inciampi sarà finita e inizierà una nuo- va semina.
Come l’acqua delle piscine scavate nella Grotta di Lourdes, talmente ge- lida che asciuga la pelle, opporsi alla malattia dovrà diventare la terapia che alimenta le relazioni future contro ogni fragilità umana attribuendo al servizio reso verso coloro che soffro- no, fiducia e autenticità. Da qui l’invi- to pressante e necessario a investire ri- sorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate che deve diventare una priorità legata al principio che la salute e la vita sono un bene comune primario e devono essere difesi, a for- nire le motivazioni che mancano per- ché ogni gesto autentico che verrà do- nato non risanerà soltanto, ma tornerà all’uomo come ricompensa.
«La guarigione dell’e m o r ro i s s a » (Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro)
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L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4 giovedì 11 febbraio 2021
D
ALLA PRIMA PA G I N Afebbraio 11
done l’indipendenza e la sovranità, ne ha agevolato l’azione nelle relazioni con gli Stati e la partecipazione alle Organizzazioni internazionali, per l’e- sercizio non già di un potere tempo- rale, bensì di un magistero e di una autorevolezza mondiali.
L’aspetto dinamico, previsto dalla Costituzione, ha trovato espressione nel 1984 con l’Accordo di revisione del Concordato, destinato ad adeguar- ne il contenuto ai principi costituzio- nali ed alle impostazioni del Concilio, con riferimento sia alle libertà della persona e delle comunità in materia religiosa, contenute nella Dichiarazio- ne Dignitatis humanae, sia alle relazioni tra la Chiesa e la comunità politica, delineate dal paragrafo 76 della Costi- tuzione pastorale Gaudium et spes.
Le libertà ecclesiastiche sono rico- nosciute e si inseriscono nel contesto di un ordinamento statale democratico e pluralista, che garantisce la libertà religiosa in tutti i suoi aspetti, indivi- duale, collettivo e istituzionale. Alla Chiesa cattolica l’Accordo riconosce in modo specifico «la libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa, caritativa, di evangelizzazione e di santificazione», e in particolare assicu- ra «la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di eserci- zio del magistero e del ministero spi- rituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica». Questa analitica elencazione non è la espressione di un privilegio, piuttosto è la specificazione di libertà che radicano anche nella Costituzione.
Tutte le disposizioni concordatarie trovano la loro base nel principio, enunciato con formule simili dalla Gaudium et spes e dalla Costituzione, che lo Stato e la Chiesa sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e so- vrani. Ne deriva la convergenza nella disciplina delle loro relazioni e l’imp e- gno «alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese», che caratterizza l’Accordo di revisione del Concordato.
Avvertiamo tutti il valore di questa collaborazione nella concretezza delle situazioni che il Paese attraversa e che vedono la Chiesa impegnata, con tutte le sue componenti, ad accogliere, assi- stere e sostenere i più deboli, in una visione non meramente occasionale e contingente, ma indirizzata ad una fraternità che sollecita «un cambia- mento nei cuori umani, nelle abitudini e negli stili di vita».
L’Enciclica di Papa Fr a n c e s c o Fra t e l- li tutti avverte che «ci sono cose che devono essere cambiate con reimpo- stazioni di fondo e trasformazioni im- portanti». Non si tratta di elaborare e proporre un progetto politico, che pu- re «in momenti di difficoltà deve es- sere orientato sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine». Questo è compito proprio della politica, la cui autono- mia la Chiesa rispetta, ma «non relega la propria missione nell’ambito priva- to: al contrario “non può e non deve neanche restare ai margini” nella co- struzione di un mondo migliore, né trascurare di “risvegliare le forze spiri- tuali” che possano fecondare tutta la vita sociale». Dunque una collabora- zione tra lo Stato e la Chiesa che muove, appunto, nella distinzione de- gli ordini per il bene del Paese.
CO N T I N UA DA PAGINA 1
Dopo il colpo di Stato
Sanzioni statunitensi
contro la giunta militare del Myanmar
WASHINGTON, 11. Il presidente de- gli Stati Uniti, Joe Biden, ha an- nunciato ieri sera sanzioni econo- miche contro gli esponenti della giunta militare in Myanmar, che attraverso un colpo di Stato ha preso il potere nel Paese asiatico.
«Va immediatamente restaurata la democrazia, e vanno immedia- tamente rilasciati tutti i leader po- litici e gli attivisti reclusi», ha af- fermato, puntando il dito, soprat- tutto, contro l'arresto del presiden- te del Myanmar, Win Myint, e del consigliere di Stato e ministro de- gli esteri, il premio Nobel per la pace (1991), Aung San Suu Kyi.
Biden ha quindi spiegato che le sanzioni colpiranno i vertici mili- tari coinvolti nel golpe, con il con- gelamento dei loro beni ed asset negli Usa e del loro accesso ai fon- di. Sanzionate anche alcune socie- tà ed entità complici dell’op erazio- ne che ha deposto Suu Kyi, ora ai domiciliari. A nulla finora sono valsi i tentativi di Washington (uf- ficiali e non) per mettersi in con- tatto con il premio Nobel. Ogni ri- chiesta è stata finora respinta dai generali, spiegano al Dipartimento di Stato, dove non si escludono ul- teriori misure punitive nei prossi- mi giorni.
«Tutti i passi vengono e verran- no decisi in stretto coordinamento con gli alleati», ha spiegato il por- tavoce della Casa Banca, Jen Psa-
ki. Il segretario di Stato america- no, Antony Blinken, e il consiglie- re per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, sono già al lavoro con diverse opzioni sul tavolo, compreso il taglio degli aiuti statunitensi al Myanmar, ac- cusato da tempo anche di atrocità contro i rohingya, la minoranza et- nica musulmana che vive nel nord del Paese asiatico.
Stamane, sfidando i continui di- vieti imposti dall'esercito, migliaia di manifestanti sono scesi lo stesso in strada per il sesto giorno conse- cutivo, chiedendo il ripristino del Governo civile e il rilascio di tutte le personalità arrestate.
In un comunicato diffuso dal- l'Unicef, l'agenzia delle Nazioni Unite si è detta «profondamente preoccupata» per l’impatto della crisi in corso in Myanmar sul be- nessere dei bambini, ricordando a tutte le parti i loro obblighi a ri- spettare i diritti dei minori sanciti dalla Convenzione sui diritti del- l’infanzia e dell’adolescenza, di cui il Myanmar è Stato Parte, e dalla
Legge sui diritti dei bambini del Myanmar promulgata a luglio del 2019. Questi diritti — precisa il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia — includono quello alla protezione, alla partecipazione, a riunioni pacifiche e alla libertà di espressione. Inoltre, includono la libertà dalla detenzione illegale o arbitraria o dalla separazione dai genitori. In situazioni di crisi — si legge nel comunicato dell'Unicef
— i bambini sono spesso colpiti in modo sproporzionato e, come pri- ma considerazione, è fondamenta- le che le tutte le parti rispettino il superiore interesse dei bambini, uno dei principi centrali della Convenzione sui diritti dell’infan- zia e dell’adolescenza.
Nel contesto delle manifestazio- ni e degli eventi in corso, e delle notizie di ferimenti, alcuni poten- zialmente mortali, l'Unicef chiede a tutte le parti coinvolte, comprese le forze di sicurezza, di esercitare la massima moderazione, di risol- vere le differenze attraverso mezzi costruttivi e pacifici, e di dare
priorità alla protezione e alla sicu- rezza dei bambini e dei giovani mentre esprimono le loro opinio- ni.Domani, intanto, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite terrà una sessione straordi- naria sulla crisi in Myanmar.
Crisi a Haiti:
secondo l’O sa l’unica via
è il voto
PORT-AU -PRINCE, 11. L ' o rg a - nizzazione degli stati america- ni, (Osa) interviene nella crisi dei due presidenti ad Haiti.
Nodo del contendere, che ha scatenato moti e reciproche ac- cuse di golpismo, lo scadere del mandato dell'attuale presi- dente Jovenel Moïse, eletto nel 2016 ed, entrato in carica solo nel 2017 dopo un caotico pe- riodo post elettorale. Per l'op- posizione, che ha dichiarato presidente «di transizione» il giudice Joseph Mécenè Jean Louis, il mandato invece era già scaduto. Alla mossa il pre- sidente Moïse aveva reagito con un'ondata di arresti.
Nel comunicato dell'Osa, il cui arbitrato fra repubbliche aderenti è accettato, il segreta- rio generale rinnova «il suo supporto al meccanismo delle elezioni come sola opzione coerente con la Carta democra- tica per procedere a sostituire l'attuale presidente costituzio- nale con un altro presidente il giorno 7 febbraio del 2022»
Per l'Osa, dunque, il presi- dente legittimamente eletto re- sta Moïse che, da parte sua, ha anche lanciato un lunghissimo e distensivo messaggio.
«E' fondamentale —scrive l'Osa — che le istituzioni dello Stato lavorino insieme per ri- solvere i problemi esistenti ad Haiti», e per questo «sono ne- cessari cambiamenti strutturali democratici» attraverso «la di- scussione di una nuova Costi- tuzione e di una partecipazio- ne effettiva nelle elezioni gene- rali di quest’anno».
Annunciata task force contro i ritardi nelle vaccinazioni
L’Ue prova a rimediare
BRUXELLES, 11. «La scienza è stata più veloce dell’industria» e ciò ha comportato problemi di produzione delle dosi di vaccino anti covid nel- l’Ue. Questo in estrema sintesi quan- to chiarito ieri dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per giustificare i ritardi della campagna di vaccinazione.
«Siamo stati troppo ottimisti sulla produzione di massa. E forse siamo stati troppo sicuri che ciò che aveva- mo ordinato sarebbe stato effettiva- mente consegnato in tempo», ha am- messo in maniera molto diretta von der Leyen nel suo intervento al Parla- mento europeo, spiegando le diffi- coltà nella creazione di siti di produ- zione di vaccini che «hanno fino a 400 componenti e la produzione coinvolge fino a 100 aziende».
Tuttavia — ha sottolineato il presi- dente della Commissione europea — l’Unione Europea, dove le persone morte per complicazioni legate al co- vid-19 hanno superato il mezzo mi- lione, vuole porre rimedio a questa si- tuazione. «Abbiamo creato una task force per aumentare la produzione
industriale di vaccini. L’obiettivo è individuare i problemi e aiutare a ri- solverli. L’industria deve stare al pas- so con la scienza», l’annuncio di von der Leyen. A capo del gruppo di esperti sarà Thierry Breton, il Com- missario responsabile per il mercato interno dell’Ue. Bruxelles punta co- munque a immunizzare il 70% della popolazione entro l’estate. Von der Leyen ha poi nominato l’Italia, la Po- lonia e la Danimarca, tra gli esempi positivi nella campagna vaccinale.
Poche ore dopo le dichiarazioni del funzionario tedesco, AstraZeneca e Idt Biologika hanno annunciato un accordo per produrre più vaccini per l'Europa a partire dal secondo trime- stre del 2021. L’azienda tedesca BioNTech, da parte sua, ha annun- ciato ieri l’avvio della produzione del suo vaccino, coprodotto con Pfizer, in un nuovo stabilimento a Marburg (Germania), al fine di aumentare le consegne. Nel frattempo, il cancellie- re Angela Merkel ha annunciato ieri sera l’estensione fino al 7 marzo della maggior parte delle restrizioni in vi- gore in Germania.
D
AL MOND OIndia: chiesto il rilascio dei contadini arrestati
«Il governo indiano deve immediatamente fermare la crescente repressione di ma- nifestanti, leader del settore agricolo e giornalisti coin- volti nelle proteste in corso in tutta la nazione contro le tre nuove leggi sull'agricol- tura». Lo ha scritto ieri Amnesty International in un comunicato, chiedendo il rilascio immediato e in- condizionato «di tutte le persone arrestate esclusiva- mente per aver esercitato in maniera pacifica i propri diritti alla libertà di espres- sione e riunione pacifica».
Francia: cambia la legge sulla violenza sessuale
Il governo francese è inten- zionato a modificare la leg- ge sui reati di violenza ses- suale escludendo di fatto il criterio del «consenso»
quando si tratta di un mi- nore. Il nuovo testo è stato proposto al presidente Em- manuel Macron dal mini- stro della Giustizia, Eric D upond-Moretti.
Scarcerata attivista in Arabia Saudita
Le autorità saudite hanno rilasciato ieri la 31enne atti- vista per i diritti delle don- ne Loujain al-Hathloul, do- po mille giorni passati in carcere per essersi messa al volante pochi giorni prima che nel Paese venisse revo- cata la proibizione alle donne di guidare l'auto.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 11 febbraio 2021 pagina I
L A S E T T I M A N A D I P A P A F R A N C E S C O
Dopo le parole del Papa tre donne vittime del traffico di esseri umani raccontano le loro drammatiche storie
«Mamma, quando vieni a prenderci?»
Lo sguardo di Francesco sul mondo
Lo sguardo di Francesco sul mondo
Questa giornata è importante, perché ci aiuta tutti a ricordare questo dramma... Ogni persona schiavizzata torni ad essere libera protagonista della propria vita e parte attiva della costruzione del bene comune (Messaggio per la Giornata mondiale contro la tratta, 8 febbraio)
L’ app ello contr o la tratta
C
ome tante donne costrette afuggire dal Paese di origine, ho avuto anche io la sfortuna di incontrare una maman, una fi- gura che è tutt’altro che una madre, perché ti promette un futuro e, poi, invece di proteg- gerti, ti rende schiava, perché agisce per conto dei trafficanti.
Io vengo dalla Nigeria, che ho lasciato ormai nove anni fa, quando avevo solo venti anni, perché mio fratello — con il quale sono cresciuta in quanto siamo orfani di entrambi i ge- nitori — era ricercato da un clan rivale, che voleva vendi- carsi anche su di me.
Per questo sono scappata vagando senza meta, fino a quando, in un bar, fui avvicina- ta da una signora che mi pro- pose di andare in Europa per lavorare come cameriera. Mi disse che avrebbe pensato lei a tutto e io avrei ripagato il viag- gio con il mio lavoro. Così nel 2012 sono arrivata in aereo a Modena, debole perché avevo subito un intervento di appen- dicite prima di partire, ma fi- duciosa. Ad attendermi all’ae- roporto c’era la maman, ma do- po poco capii che ero finita in una trappola, perché quella donna mi ordinò di fare la pro-
stituta: mi rifiutai, dissi che sta- vo male, mi ribellai, ma gli uo- mini del racket mi rinchiusero e mi picchiarono brutalmente, finché non fui costretta ad ac- c e t t a re .
Passò un tempo — non con- tavo più i mesi — nel quale feci quello che mi dissero di fare.
Poi conobbi un ragaz- zo e ci innamorammo.
Con lui sono fuggita e ho avuto due figli, il primo è nato in Italia nel 2015, il secondo in Francia, dove ci erava- mo trasferiti per non farci trovare dai traffi- canti che continuavano a perseguitarmi. In Francia ho cercato di ri- costruire una vita one-
sta, ma non mi è stato ricono- sciuto il diritto all’asilo e, anzi, nel 2019, per il regolamento di Dublino, sono stata rimandata in Italia. Sono stata accolta a Mondo Migliore insieme ai
miei due figli, dove ho iniziato di nuovo il mio percorso di ri- fugiata. Anche se resta molto da fare, vedo i miei bambini contenti e sono tornata a spera-
re . * * *
Ho 35 anni, vengo dalla Ni- geria e da due anni vivo a
Mondo Migliore. Provo gran- de sofferenza e rabbia nel par- lare del mio passato, perché ho avuto una vita difficile ed espe- rienze terribili, sia nel mio Pae- se di origine che in Italia.
Da bambina i miei genitori morirono in un incidente stra- dale e con un fratellino molto piccolo fummo presi in casa da un parente, dal quale dovetti fuggire con mio fratello quan- do avevo 14 anni. Un’amica mi prese in un ristorante, ma dopo due anni persi il lavoro e iniziò un calvario: una signora mi convinse a seguirla nella capitale promet- tendomi un nuovo lavo- ro, ma arrivata ad Abuja mi costrinse a prosti- tuirmi, minacciando di fare del male a mio fra- tello. Passarono due an- ni nei quali sono riusci- ta anche a far studiare mio fratello, ma un giorno, mentre ero in strada, sono stata rapita da una setta che pratica magia nera e sacrifici umani.
Mi salvai solo perché non venni giudicata idonea al sacri- ficio, ma la mia maman, la pro-
tettrice, si convinse che non potevo restare lì e mi mandò in Italia, a Milano, dove venni fatta prostituire nelle periferie per sei anni. Stanca di quella vita, scappai anche grazie a un’anziana signora italiana che mi prese con lei come badante.
Alla sua morte, però, venni al- lontanata dai figli e mi trasferii a Piacenza, dove fui trovata dalla maman, perché i traffican- ti non si rassegnano mai, devo- no dimostrare in ogni modo che non puoi fuggire da loro.
Per costringermi a tornare sulla strada rapirono mio fratello, ma venni fermata dalla polizia e portata al Centro di perma- nenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria a Roma. Da lì sono stata inviata al centro ac- coglienza Mondo Migliore, che oggi è la mia casa.
* * *
Sono nata 29 anni fa in una famiglia cristiana molto povera della Costa D’Avorio. Mio pa- dre quando ero piccola mi pro- mise sposa a un uomo musul- mano più grande di me di 35 anni, ricevendo denaro in cam- bio. Fu quella la prima volta che venni venduta.
Questa è la testimonianza di tre donne vittime della tratta di esseri umani, dramma al quale Francesco ha dedicato un messaggio diffuso in occasione della Giornata di rifles- sione celebrata l’8 febbraio scorso. Oggi sono in Italia, ac- colte in due centri gestiti dalla cooperativa Auxilium, Mon- do Migliore a Rocca di Papa e dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari. Le tre donne hanno
accettato di ripercorrere la loro storia — che ha raccolto per noi Roberto Rotondo grazie alle operatrici Auxilium che si prendono cura di loro — ma abbiamo omesso i nomi per la giusta riservatezza e protezione. Sono vissuti drammatici, a volte tragici, ma comuni a tante persone che arrivano in Italia in cerca di un futuro. Persone e non numeri da in- serire nel bollettino mensile degli sbarchi.
SEGUE A PA G I N A IV
Al Corpo diplomatico Al Corpo diplomatico
ALLE PA G I N E II E III
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina II giovedì 11 febbraio 2021 giovedì 11 febbraio 2021 pagina III
La settimana di Papa Francesco La settimana di Papa Francesco
SA B AT O 6La prossimità
è lo stile di Dio Ringrazio la Presidente uscen- te, Maria Voce, e la neo-eletta, Margaret Karram.
A dodici anni da quando Chiara Lubich è partita per il Cielo, siete chiamati a superare il naturale smarrimento e anche il calo numerico.
Ogni carisma è creativo, non è una statua di museo.
Si tratta di rimanere fedeli alla fonte originaria sforzandosi di ri- pensarla ed esprimerla in dialogo con le nuove situazioni.
Ha radici ben fisse, ma l’alb e- ro cresce in dialogo con la realtà.
Quest’aggiornamento è tanto più fruttuoso quanto più viene realizzato armonizzando creati- vità, saggezza, sensibilità verso tutti e fedeltà alla Chiesa.
Il dopo-
Fo n d a t r i c e La vostra spiritualità, caratte- rizzata dal dialogo e dall’ap ertu- ra ai diversi contesti culturali, so- ciali e religiosi, può certamente favorire questo processo.
L’apertura agli altri è sempre da coltivare.
Il Vangelo è destinato a tutti, ma non come proselitismo; è fer- mento di umanità nuova in ogni luogo e in ogni tempo.
Evitare ogni autoreferenziali- tà, che sempre è un peccato, è una tentazione quella di guardarsi al- lo specchio.
Guardarsi dal ripiegamento su sé stessi, che induce a difendere l’istituzione a scapito delle perso- ne, e può portare a giustificare o coprire forme di abuso.
Con tanto dolore lo abbiamo vissuto in questi ultimi anni.
L’autoreferenzialità impedisce di vedere errori e mancanze, fre- na, ostacola una verifica dei pro- cedimenti istituzionali.
Meglio essere coraggiosi e af- frontare i problemi, seguendo le indicazioni della Chiesa, che è vera Madre, e rispondendo alle esigenze di giustizia e carità.
L’autocelebrazione non rende un buon servizio.
Accogliere con stupore il dono gratuito ricevuto incontrando il vostro ideale e, con l’aiuto di Dio, corrispondervi con fede, umiltà e coraggio, come la Vergine Maria dopo l’Annunciazione.
Imp ortanza
delle crisi Non si può vivere senza crisi.
[Esse] sono una benedizione an- che nelle istituzioni.
C’è sempre la tentazione di trasformare la crisi in conflitto. Il conflitto può dividere, ma la crisi è un’opportunità per crescere.
Ogni crisi è una chiamata a nuova maturità.
Oggi si sottolinea molto l’im - portanza della resilienza di fronte alle difficoltà, cioè la capacità di affrontarle positivamente traen- do da esse delle opportunità.
È compito di chi ricopre inca- richi di governo adoperarsi per affrontare nel modo migliore le crisi comunitarie e organizzative.
Invece le crisi spirituali delle persone, che coinvolgono l’inti - mità del singolo e la sfera della coscienza, richiedono di essere affrontate prudentemente da chi non ricopre incarichi di governo all’interno del Movimento.
E questa è una buona regola della Chiesa, che vale non solo per i momenti di crisi, ma vale in
generale per l’accompagnamento spirituale.
È indispensabile quella saggia distinzione tra foro esterno e foro interno.
La commistione tra ambito di governo e ambito della coscienza dà luogo agli abusi dei quali sia- mo stati testimoni, quando si è scoperta la pentola.
Vi v e re la spiritualità con coerenza e realismo
La meta del vostro carisma coincide con l’intenzione che Ge- sù ha presentato al Padre nella sua ultima preghiera: che «tutti siano una sola cosa»; uniti, sa- pendo che è opera di Dio.
Questo richiede un impegno duplice: al di fuori del Movimen- to e all’interno.
Per quanto riguarda l’agire al- l’esterno, vi incoraggio ad essere
— e in questo la Serva di Dio Chiara Lubich ha dato tanti esempi! — testimoni di vicinanza con l’amore fraterno che supera ogni barriera e raggiunge ogni condizione umana.
Superare le barriere, non avere paura! È la strada della prossimi- tà fraterna, che trasmette la pre- senza del Risorto agli uomini e alle donne del nostro tempo, a partire dai poveri, dagli ultimi, dagli scartati.
La prossimità è stata il lin- guaggio più autentico di Dio.
Quello stile di vicinanza è andato avanti per arrivare alla grande vi- cinanza, quella essenziale: il Ver- bo fatto carne.
Circa l’impegno all’interno del Movimento, esorto a pro- muovere sempre più la sinodali- tà, affinché tutti i membri, siano corresponsabili e partecipi della vita dell’Opera di Maria.
Chi ha la responsabilità del governo è chiamato a favorire e attuare una trasparente consulta- zione non solo in seno agli organi d i re t t i v i .
Tutti possono mettere al servi- zio degli altri i propri doni, le proprie opinioni nella verità e con libertà.
Rimanete sempre in ascolto del grido d’abbandono di Cristo in croce, che manifesta la misura più alta dell’a m o re .
Vi ringrazio per la gioiosa te- stimonianza. Si dice che i focola- rini sorridono sempre.
(Al l ’assemblea del Movimento dei Focolari, Aula Paolo VI)
DOMENICA7
Prendersi cura dei malati fa parte della missione della Chiesa
Il Vangelo oggi (Mc 1, 29-39) presenta la guarigione della suo- cera di Pietro e poi di tanti altri sofferenti. La donna si trovava a letto con la febbre. L’atteggia - mento e il gesto di Gesù sono em- blematici: «Si avvicinò, la fece al- zare prendendola per mano».
C’è tanta dolcezza in questo semplice atto, che sembra quasi naturale.
Il potere risanante di Gesù non incontra resistenza; e la per- sona guarita riprende la vita nor- male, pensando subito agli altri e non a sé stessa — e questo è signi- ficativo, è segno di vera “salute”!
Era un sabato. La gente del villaggio aspetta il tramonto e poi, finito l’obbligo del riposo,
esce e porta da Gesù malati e in- demoniati. E Lui li guarisce, ma vieta ai demoni di rivelare che è il Cristo.
Fin dall’inizio mostra predile- zione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito.
È la predilezione del Padre, che Lui incarna e manifesta con opere e parole.
I suoi discepoli ne sono stati testimoni, hanno visto questo e poi lo hanno testimoniato.
ha coinvoltoGesù i discepoli
Ma Gesù non li ha voluti solo spettatori: li ha coinvolti, li ha in- viati, ha dato anche a loro il pote- re di guarire i malati e scacciare i demoni.
E questo è proseguito nella vi- ta della Chiesa, fino ad oggi.
Né un optional
né un accessorio Prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’“attività opzionale”! Non è qualcosa di accessorio.
Fa parte integrante della mis- sione della Chiesa, come lo era di quella di Gesù.
Questa missione è portare la tenerezza di Dio all’umanità sof- ferente. Ce lo ricorda l’11 feb- braio, la Giornata Mondiale del Malato [che] la pandemia rende particolarmente attuale.
La voce di Giobbe, che risuo- na nella Liturgia, ancora una vol- ta si fa interprete della condizio-
@Pontifex
Nello spirito della fratellanza umana
invito tutti a non dimenticare le popolazioni più vulnerabili con particolare attenzione alle malattie tropicali trascurate che colpiscono le persone più povere.
Promuoviamo le necessarie cure
in modo che nessuno resti indietro
(6 febbraio) Desidero rivolgere un appello in favore
dei minori migranti non accompagnati, quelli che si trovano sulla cosiddetta “rotta balcanica”
e quelli di tutte le altre “ro t t e ”. Non facciamo mancare loro la doverosa cura e i canali umanitari preferenziali
Oggi in Italia si celebra la Giornata per la Vita, sul tema “Libertà e vita”. Mi unisco
Il magister o
«F
raternità e speranzasono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno». Lo ha detto il Papa nel tradizionale di- scorso di inizio anno ai membri del Corpo diplomatico accreditato pres- so la Santa Sede, ricevuto in udien- za lunedì mattina, 8 febbraio, nel- l’Aula delle Benedizioni. Sono 183 gli Stati che attualmente intratten- gono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. A essi vanno aggiunti l’Unione europea (Ue) e il Sovrano militare Ordine di Malta (Smom).
Le cancellerie di ambasciata con se- de a Roma, incluse quelle dell’Ue e dello Smom, sono 88, più gli uffici della Lega degli Stati Arabi, del- l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell’Alto commissa- riato delle Nazioni Unite per i rifu- giati. Questi i punti nodali del di- scorso pronunciato dal Papa dopo il saluto rivoltogli dal decano del Corpo diplomatico, l’a m b a s c i a t o re di Cipro, Georgios F. Poulides:
• Viaggi apostolici - È mio desi- derio riprenderli, cominciando con quello in Iraq, previsto nel marzo prossimo. I viaggi costituiscono, in- fatti, un aspetto importante della sollecitudine del Successore di Pie- tro per il Popolo di Dio sparso in tutto il mondo, come pure del dia- logo della Santa Sede con gli Stati.
Inoltre, essi sono spesso l’o ccasione propizia per approfondire, in spirito di condivisione e di dialogo, il rap- porto tra religioni diverse;
• Dialogo interreligioso - È una
componente importante nell’incon- tro fra popoli e culture. Quando è inteso non come rinuncia alla pro- pria identità, ma come occasione di maggiore conoscenza e arricchimen- to reciproco, costituisce un’opp or- tunità per i leader religiosi e per i fedeli delle varie confessioni e può sostenere l’opera dei leader politici nella loro responsabilità di edificare il bene comune;
• Accordi internazionali - Per- mettono di approfondire i legami di fiducia reciproca e consentono alla Chiesa di cooperare con maggior efficacia al benessere spirituale e so- ciale dei vostri Paesi.
• Pa n d e m i a - Ci ha messo in cri- si, mostrandoci il volto di un mon- do malato non solo a causa del vi- rus, ma anche nell’ambiente, nei processi economici e politici, e più ancora nei rapporti umani. Ha mes- so in luce i rischi e le conseguenze di un modo di vivere dominato da egoismo e cultura dello scarto e ci ha posto davanti un’alternativa:
continuare sulla strada finora per- corsa o intraprendere un nuovo cammino;
• Crisi sanitaria - Purtroppo, duole constatare che, con il pretesto di garantire presunti diritti soggetti- vi, un numero crescente di legisla- zioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutela- re la vita umana in ogni sua fase;
• Va c c i n i - La pandemia ci ricor- da il diritto alla cura, di cui ogni es- sere umano è destinatario. Esorto ad assicurare una distribuzione equa, non secondo criteri puramen-