• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0990, 23 aprile

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0990, 23 aprile"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XX

Voi. XXIV

D om enica 23 Aprile 1893

N. 990

Li STUDIA DELL'ONOREVOLE S01BI10 SULLA BANCA D’ ITALIA

Abbiamo sottocchio lo studio che I’ od. Sonnino

ba presentato alla Commissione Parlamentare col

titolo : « La Banca d’Italia secondo il disegno di

legge n. 164. »

È un lavoro pazienta e diligente, che merita di essere attentameute esaminato giacché, se contiene degli errori fondamentali, non manca però di ori­ ginali ed importanti osservazioni. — L ’on. Sonnino è uomo di ingegno troppo elevato perchè egli stesso non abbia piacere che gli sia espresso chiaro e netto un giudizio sopra una questione che è così grave ; omettiamo quindi tutti gli inutili preamboli e ve­ niamo prima di tutto a riassumere fedelmente il lavoro dell’ on. Sonnino.

La nuova Banca d’ Italia — dice l’ on. Sonnino — sorgerebbe con un capitale versato di 210 milioni e con una riserva di 45 milioni, in totale 253 mi­ lioni in cifra tonda. — Ma le sue attività perdute o incagliate raggiungono 307 m ilioni, compresavi la liquidazione della Banca Romana, e siccome è già prevista una perdita di 84 milioni, su quei 307 milioni, così debbono considerarsi come infruttiferi, inquantoehè il reddito che se ne ricavasse deve es­ sere impiegato a compensare le perdite. I 18 m i­ lioni di conto corrente al Credito Fondiario della Banca Nazionale non rendono che il 2 per cento ; il prestito per lo stock dei Tabacchi e le anticipazioni statutarie non rendono, perchè l’ interesse del 2 */« lordo che corrisponde lo Stato, si riduce in un onere per le Banche quando si tenga conto dell’ imposta e del l’ obbligo di un terzo di riserva.

D’altra parte supposti 800 m ilioni di circolazione e 60 milioni di sconti eseguili con altrettanti depo­ siti in conto corrente all’ i ,25 per cento; supposta una riserva^ metallica di 264 m ilioni, che costi per il cambio I uno per mille e di 56 milioni di riserva in divisa estera che renda il 3 */, per cento, suppo­ sto infine l’obbligo di un prelevamento di 2 milioni e mezzo l’anno per 20 anni onde colmare la per­ dita derivante dalle frodi della Banca Romana, l’ on. Sonnino costruisce il seguente bilancio:

Sp e s e

264 milioni in oro cambio l ’uno per mille L. 264,000

480 » di circolazione spesa per tassa

1 per c e n to ... » 4,800,000

hpese per la perdita della Banca Romana » 2,500,000

Oonti corr. fru ttife ri 60 milioni a ll’ 1 */4

per cento... » 750,000 bpese g e n e r a li... ... 6,000,000

L. 14,314,000

En tr a te

307 milioni di a ttiv ità incagliate o per­ dute ...L. »

264 milioni di riserva metallica . . . » »

56 » divisa estera al 3 ’/s per cento » 1,960,000

18 » circolazione conto corr. col

Credito Fondiario... » 360,000 360 milioni in circolazione che rendono

per sconti ed anticipazioni il 5 per

c e n to ... » 18,000,000 48 milioni circolazione al 4 '/ , per

sconti di favore . . . » 2,160,000

60 milioni di sconti al 5 per cento fa tti

coi depositi f r u t t i f e r i ...» 3,000,000 L. 25,480,000 Perciò, detratte le spese di L. 14,314,000 dalle entrate, rimarrebbero utili di L. 41,166,000, che si riducono a L . 9,693,100, to lte le lire 1,473,900 di imposta di ricchezza mobile.

Sopra i 210 milioni di capitale le L. 9,693,100 di utili non rappresentano che il 4,62 per cento.

A questa conclusione, dice l’on. Sonnino, si vieDe purché non si tenga conto del bisogno di rifare la riserva, purché non si verifichino nuove perdite, purché si possa tenere la circolazione ad 800 milioni e fare 60 milioni di sconti coi depositi, purché la r i­ serva metallica non costi più dell’ uno per mille di spese di cambio, purché si mantenga lo sconto ai 5 per cento.

« Nella migliore ipotesi adunque, termina l’ on. Son- nino, la nuova Banca d’ Italia, dovrà spingere la c ir­ colazione sempre al massimo limite legale, con grave danno per l’ economia nazionale, e col pericolo a ogni stormire di foglie, di dover eccedere quel l i ­ mite ; non potrà fare mai a meno del corso legale per poter n antenere in piazza tanta mole di carta; e contuttociò vivrà vita stentata ».

li lavoro dell’ oa. Sonnino è corredato da nume­ rosi prospetti, coi quali giustifica le sue cifre, tratte tutte dai risultati della recente inchiesta sulle Banche di emissione.

Ed ora ci sia permessa qualche osservazione per provare che l’ on. Sonnino non è stato sempre esalto nelle sue ricerche e non sempre conseguente nelle sue conclusioni.

Tre questioni intendiamo appunto di esaminare : quella della valutazione del patrimonio, quella del suo reddito e quella del bilancio della nuova Banca.

I.

Il patrimonio della nuora Banca

(2)

_ _ --- •

-258

L ’ E C O N O M I S T A

23 aprile 1893

d’ Italia, si hanno 398 milioni di attività incagliate o perdute, che però riduce a 307 milioni, non tenendo

conto delle cambiali non liquidabili alla scadenza.

Queste attività incagliate o perdute spetterebbero

per 260 m ilioni alla Banca Nazionale del Regno;

» 17 milioni alla Banca Nazionale Toscana;

» 122 milioni alla Banca Romana,

il rimanente (circa un milione e mezzo) alla Banca Toscana di Credito.

In che consistono specialmente? È necessario farne un esame accurato per giustificare le conclusioni.

I. 109 ’ / s milioni di esposizione cambiaria,

della Banca Nazionale, di cui :

a) 45 milioni della Tiberina, intorno a cui la inchiesta dice : « se si tien presente che il valore « assegnalo agli immobili dati in garanzia è stato ap- « prezzato nella sua minima misura, si può conside-

« rare il credito della Banca come assicurato nel

« suo ammontare quasi integrale, rimanendo alla « Banca stessa di fare assegnamento sull’ eventuale « maggior valore cbe potrà realizzare su di essi pel

« recupero del residuo credito per interessi, pel quale « ha d iritti di prelazione sul Banco di Napoli. » (pag. 399)

b) 5 */, milioni dell’ Esquilino, sul quale la Banca « non ritiene di fare previsioni di realizza- « zioni o di perdite, date le condizioni attuali della « proprietà fondiaria » (pag. 403).

c) 27.1 milioni della Compagnia Fondiaria italiana e Ditte coobligate. L ’inchiesta rileva : « che « tale credito in conto capitale è garantito quasi « nella sua integrità e cbe tenuta ragione dei cri - « ieri ristrettissimi seguiti dalla Banca nella valula- « zione delle garanzie, le rimane a fare assegnamento « sull'eventuale maggior valore che potranno dare « le realizzazioni delle attività pel recupero del re- « siduo credito capitale e degli interessi. » (pag. 404).

d) 15.7 milioni delle Società per costruzioni in Napoli. « Non è possibile — dice la relazione « dell’ inchiesta — fare apprezzamenti sul valore

i « degli avvalli che garantiscono il credito (Società

« di credito meridionale in liquidazione per una « metà, per l’ altra metà una buona ditta industria- « l.e) però la Società per costruzioni ha valutalo il « proprio patrimonio per la somma complessiva di

!l « 15 milioni. » (pag. 401).

e) 1.7 milioni della Banca popolare di To­

rin o : « si può ritenere — è sempre l’ inchiesta che « parla — che il credilo della Banca per effetto

j « delle garanzie dirette ed indirette, sia abbastanza

« assicurato. » (pag. 405).

f ) 1.9 milioni Società di Credito meridio­

nale. « La Banca Nazionale — dice la relazione « d’ inchiesta, — si tiene già garantita del recupero di « questo credito dalla previsione che alla liquidn- « zione della Società di Credito meridionale, tutti i « creditori saranno rimborsati quasi integralmente . « del loro avere. » Ad ogni modo la Banca ha garan­ zie reali per oltre 709 mila lire in titoli, (pag. 405).

g) 7.3 milioni della Banca agricola industriale di Basilicata. La Banca Nazionale ha già formata una riserva di oltre mezzo milione per tale credito, e r i­ tiene di dover perdere ancora due milioni (pag. 406).

O) 3.4 milioni della ditta Diana: « La liqui- « dazione procede regolarmente e presenta già un 4 « utile di oltre lire 540,000 sulle previsioni. La « Banca ritiene così assicurato il ricupero integrale « del credito capitale ed interessi. » (pag. 406).

i) 1.5 milioni di un privato, contro il quale credito sta una prima ipoteca di due milioni ed una seconda di mezzo milione « Per effetto di tali ga- « ranzie — dice la relazione — nonché della liqui- « dazione deli’ ingente patrimonio del debitore, la « Banca conta sull’ integrale ricupero del suo cre-

« dito. » (pag. 407).

11. 37.5 milioni di debitori diversi, somma com­ posta di ben sédici partite. Tralasciando le minori, notiamo le seguenti coi giudizi conclusivi della re­ lazione d’ inchièsta.

a) 3.7 milioni di sovvenzione alla Ammini­

strazione provinciale di Cagliari : « fu contratta dalla « Banca a seguito delle premure e degli eccitamenti « del Governo par lenire le conseguenze della crise « onde trovossi travagliata la Sardegna e special- « mente la provincia di Cagliari, a seguito del fai— « limenlo del Crédito agricolo industriale sardo; la « Deputazione provinciale di Cagliari emise, a ga- « ranzìa della somma, un titolo provvisorio, ritirato « dalla Banca Nazionale, e da convertirsi in 7500 « obbligazioni da L. 500 fruttanti interesse annuo « del 5 per cento a partire dal 1 0 luglio 1893. Il « Governo consentì, come è noto, cbe per l’ ammon- « tare della sovvenzione la Banca Nazionale potesse « eccedere di altrettanto la sua circolazione, oltre i « lim iti fissati dalla legge 30 aprile 1874, e la pro­ ci vincia di Cagliari assunse l'obbligo di eorrispon- « dere in correspeltivo alla Banca la tassa di cir- « colazione fino a quando non si renderanno frutti- « fere le obbligazioni di garanzia 1). » (pag. 481).

b) 10.4 milioni alla Società del Risanamento: « le solle citazioni* fatte dal Governo, dice l’ inchiesta, « perchè i sei Istituti di emissione si accordassero in- « torno ad una sovvenzione di 20 milioni al!a Società « del Risanamento di Napoli » condussero alla con­ venzione stipulata il 27 dicembre 1891 ; « la Società « del risanamento depositò 35,821 obbligazioni pro- « prie e concesse inoltre come garanzia sussidiaria, una « ipoteca sulle case da essa costruite, al 90 per cento « dalla loro valutazione, basala sul reddito netto ca-« pitalizzato al 6 per cento... La sovvenzione « scade il 30 giugno 1893. Fino a quell’epoca alla « Banca, come gli altri Istituti, è attribuita la fa- « colta di optare tra le obbligazioni ora vincolate in « deposito e che essa potrà ritenere al prezzo di « lire 440, ed il rimborso della somma anticipata, « da effettuarsi in 6 rate mensili eguali, a partire « dal 31 luglio 1893 ed a tutela delle quali sta in « definitivo la guarentigia delle ipoteche sulle case « di proprietà del risanamento. » (pag. 482).

c) L. 966,332 della Banca di San Remo; la

Banca non spera di ricuperare che 704 mila lire, ma, dice la relazione, « quando si consideri la len- « tezza con cui si trascina da parecchi anni que- « sta liquidazione e che la Banca non possiede nean- « che le perizie dei beni ipotecali, è legittimo il « timore che anche le modeste speranze dell’ Istituto « non sieno prossime a tradursi in atto. » (pag. 484).

d) L. 812,661 della Banca agricola Sarda,

contro deposito di 4200 azioni dello stesso Istituto. « Avverte l’ inchiesta che all’ epoca in cui venne

(3)

23 aprile 1893

L ’ E C O N O M I S T A 259

« aperto, questo conto corrente presentava tutti gli « estremi di sicurezza e di realizzabilità, ma le v i­ c e n d e cui andò di recente incontro lo Istituto « romano, impongono di restringerne la valutazione « al presunto valore dei titoli di garanzia. » (pag. 480).

e) 5.8 milioni di una Ditta di Torino sulle quali, anche tenendo conto delle iscrizioni ipotecarie, nbn si possono fare previsioni sull’epoca della rea­ lizzazióne (pag. 485).

f) 6.1 milioni di conto corrente colla Banca Tiberina e

g) 3.8 milioni di conto corrente col già go­ vernatore della Banca Romana, sulle quali partite non si possono fare previsioni.

IH. 19.6 milioni di crediti garantiti. Il pro­ spetto X X IX pag. 439 della relazione d’ inchiesta

dimostra quali siedo le garanzie sulle quali solo

basati questi crediti; sarebbe troppo lungo riportarlo qui, ma riferiamo invece il giudizio riassuntivo del­ l’ inchiesta,

* v ha dubbio che, a parere della Banca,

« I’ esposizione complessiva emergente da questo « conto, nella ragguardevole cifra' succitata, debba « considerarsi tutta di realizzazione assicurata. Se « avesse avuto il menomo dubbio in proposito essa * avrebbe distratto dal conto dei crediti garantiti « quella parte, della cui realizzazione fosse stata * meno sicura. L non v ’ ha, a mio giudizio, alcun * fondato motivo per ritenere erroneo I’ apprezza

-* mento della Banca, tutto inducendo anzi nella

« persuasione che, se pure potrà in avvenire nella « partila di cui sopra verificarsi qualche perdita, « questa non potrà essere di tale entità da infirmare « l’esattezza delle attuali generiche previsioni.... è

« agevole lo scorgere percorrendo solo i cenni dati « intorno a queste garanzie, che esse sono di tale « entità da tutelare ad esuberanza le attività della « Banca, anche tenuto conto del depre.zamento della « proprietà fondiaria, e da giustificare però le pre- « visioni. » (pag. 438).

IV . Quarta partita di attività incagliate o dub­

bie l’ onorevole Sennino trova gli immobili per

L. 1,279,635.22, dei quali casi così'parla la relazione. » Il possesso di questi immobili, fra i quali si comprende 1 area sulla quale sorge il nuovo palazzo in Roma (per L. 883,444.17) è giustificato dalla destinazione della maggior parte di essi al servizio degli uffici della Banca, mentre per quelli che ces­ sarono di avere tale destinazione la Banca attende favorevole occasione per alienarli. Su tali vendite la Banca conta di realizzare un utile sul valore attual­ mente attribuito agli immobili. »

\ . Sofferenze per 21 milioni circa dei quali 7.1 si ritengono perduti (pag. 436).

V I; « milioni impiegati nel Credito fondiario ì cui oO come capitale assegnato dal quale sin qui la Banca ricavò il 4 per cento, e 18 milioni come conto corrente dal quale ricavò il 2 per cento

(pag. 466). 1

V II. Gli immobili per ufficio ammontano ad una somma capitale di L. 12,197,106.68 (pag. 466).

V ili. Anticipazione colla Società generale im ­ mobiliare per 4 m ilio n i; tale anticipazione risale al

0 o a 'n fo 0 lu ? * e- ^u. eseouita " contro deposito di « - _ . / / 8 obbligazioni della Società stessa, tipo 4

« per cento, dette comunemente utilità. La Banca non

« na per essa alcun’ impegno giuridico di rinnovo e j * può alla prossima scadenza, che si verificherà col

« 30 marzo 1893, chiederne la integrale restitu- « zione » (pag. 480).

IX. Miniera Nebida per L. 889,616.19; è una partecipazione pervenuta alla Banca « in seguito ad « una operazione fatta per tutelare il proprio cre­ cí dito verso una fallita Ditta in Sardegna . . . . « Gli utili della miniera, diligentemente esercitata « furono di molta importanza negli u ltim i tre anni; « e per l’ ultimo esercizio il benefizio toccato alla « Banca fu di L. 593,000. Essa conta sulla inte- « graie realizzazione di questa attività, sul cui valore « anzi crede di percepire utili rilevanti » (pag. 442).

X . Cambiali rinnovate per L . 5,664,815; co­ stituiscono la somma non sicuramente realizzabile sull’ammontare degli effetti liquidabili di 158 milioni.

X I. Nell’ ultima partita ili questa categoria l’ on. Sonnino pone 182,000 differenze tra. il valore no­ minale di prestito fiorentino del quale la Banca è proprietaria ed il valore di borsa.

; Proseguendo nell’esame del patrimonio della Banca d’ Italia, l’ on. Sonnino passa alla Banca Nazionale Toscana.

I. La prima partita che viene indicata nel sub allegatole dello studio Sonnino è quella di L i­ re 3,185,000 che iscrive tra le attività incagliate o dubbie, citando la pag. 163 della relazione. Ora eccone il testo.

* .... di contro a questi elementi favorevoli per « un giudizio generale e sintetico, non mancano « alcune grosse partite di una liquidabilità alquanto « dubbia per un importo complessivo di L . 1,400.00 « e sulla piazza di Roma altre anche più rilevanti « esposizioni per un complesso di L. 1,785,000 che, « vigenti già da qualche anno, tendono a prendere « consistenza di immobilizzazioni. »

II. Anticipazioni alla Società Immobiliare per L . 1,600,000 contro deposito di mille obbligazioni 5 per cento e 9760 obbligazioni 4 per cento.

Anticipazione alla Società del risanamento di N a­ poli contro deposito di 4752 obbligazioni per l’ im ­ porto di L. 1,583,870.

L ’ inchiesta dice: « ho messo in evidenza queste « partite di anticipazione della sede di Roma, le quali « per l’ importanza della cifra, e più ancora per la « probabilità di rinnovo, tendono ad acquistare ca- « rattere di immobilizzazioni... aggiungo che le ob- « binazioni a garanzia della prima partila hanno un « valore reale che può calcolarsi nella somma totale « di L. 2,275,720, ossia in ragione di L. 475 l’ una-... « le obbligazioni della Seconda partita hanno un « valore al prezzo medio di borsa di L. 2 019 200 » (pag. 165).

IH. Credito ipotecario verso la Marmifera per L. 2 ,4 13,962. Rappresenta interessi non pagati che vennero capitalizzati col contratto 18 novembre 1892.

^ IV . Azioni della Marmifera. Secondo, l’ inchiesta

l’on. Sonnino calcola il credilo di 6 milioni della Banca verso la Società Marmifera rappresentato da 6722 azioni, per due terzi perduto e perciò da assegnarsi alle sofferenze e per un terzo im m obi­ lizzalo.

V. Immobili della Banca per uso di iffic io L. li¡200,000.

(4)

260

L ’ E C O N O M I S T A

23 aprile 1893

derivano : per L. 373,770 dalla anticipazione fatta

al Risanamento per volere del Governo nel dicem­ bre 1891, e per L . 974,230 per una operazione di di riporto che dall’ aprile 1890 si rinnova sempre

per fine mese.

Finalmente, venendo alla Banca Romana le atti­ vità dubbie o incagliate sarebbero 122 m ilio n i, di cui 1,649,000 depositi mancanti, SO milioni il por­ tafoglio del quale la metà considera perduto; 7. 2 m i­ lioni immobili ; 46 milioni correntisti allo scoperto,

di cui 31 milioni perduti; 9 milioni le sofferenze,

e 6 milioni i crediti non garantiti.

Abbiamo messo sotto gli occhi dei lettori tutti questi elementi per giustificare un quesito che riv o l­ giamo all’on. Sonnino, co! quale quesito intendiamo rilevare l’ errore fondamentale che a nostro avviso sta nella sua dimostrazione :

Con un numero molto limitato di parole, ma che perciò appunto presuppongono uno studio accurato e preciso per determinare il significato di ciascuna, l’ on. Sonnino ha premesso che il patrimonio della nuova banca era di meno 34 milioni in cifra tonda. Dopo ciò che abbiamo riportato non è credibile che i 307 milioni di attività incagliata possano non solo presentare una realizzazione avvenire più o meno in­ tegra, ma che anche oggi rappresentino un valore? L ’ on. Sonnino, attenendosi alla relazione, calcola in 80 milioni le perdite che deriveranno dalla rea­ lizzazione delle diverse partite; ma noi domandiamo all’on. Sonnino, non crede che se la nuova Banca d’ Italia cedesse subito per 150 milioni i 307 dei quali abbiamo visto l’ indole e la natura, non tro ­ verebbe subito acquirenti ?

E siccome la risposta non può essere dubbia, la espressione molto semplice, ma non esatta, dell’ on. Sonnino

307,000,000 — 253,000,000 = 54,000,000 ci pare che debba essere mutata nella seguentej:

Capitale n o m in ale... 253 milioni Attività incagliata . . . 307 milioni

Valore attuale delle atti­

vità incagliate. . . . 150 »

Differenza o capitale effettivo. . . . 96 milioni

Noi poniamo la cifra di 150 milioni ipotetica­ mente abbondando in deprezzamenti; abbiamo ra­ gione di credere che un esame di ciascuna partita darebbe m igliori risultati e forse i lettori, da quanto abbiamo esposto, potranno essi stessi desumerlo ; ma ad ogni modo, siccome l’ on. Sonnino ha già fatto sapere che per una nuova banca credo sufficiente un capitale di 120 milioni, riteniamo che egli non possa dubitare che dai 307 milioni di ' attività in ­ cagliate o dubbie come egli le qualifica con termine

troppo comprensivo, la nuova Banca potrebbe anche

oggi assieme ai 90 milioni che può chiedere agli

azionisti, ricavare ben più dei 120 milioni liquidi e correnti,

L ’ on. Sonnino per evitare la parola immobilizza­ zioni, che non faceva al caso suo, ha adoperate le parole attività incagliate o dubbie ma non ha pen­ salo che bisognava scegliere e non comprendervi

quelle che sono in corso regolare, perchè dipendono

da contratti e da convenzioni che hanno una sca­ denza determinata.

Così è strano che sia posto tra le attività inca­

gliate un credito di 889,610.19 che nel 1892 ha reso oltre 500,000, cioè il 40 ° / 0 (la miniera di Nehida), ed i 4,000,000 di anticipazioni all’ Immo­ biliare che rendono il 5 ° / 0 e che scadevano al 30 marzo u. s. e dipendeva dalla convenienza della Banca continuare o no la operazione; e le antici­ pazioni della Banca Nazionale Toscana all’ Immobi­ liare ed al Risanamento che hanno in garanzia t i ­

toli che al valore di borsa hanno maggior prezzo

del credito della Banca ; ed è strano che si metta tra le attività incagliate o dubbie un riporto della

Banca Toscana di eredito con un importante istituto

dì credito, solo perchè si rinnuova ogni fin di mese

da due anni, come se, ove la operazione sia sicura

e rimuneratrice, non fosse interesse della Banca di mantenerla più a lungo che fosse possibile.

Ma un altro errore l’on. Sonnino ha commesso nel valutare le attività incagliate e dubbie; egli ha com’ era giusto tenuto conto della perdita di L . 182,200 che offre oggi al valore di borsa il prestito fioren­ tino di proprietà della Banca e del quale parla la inchiesta a pag. 4 1 9 ; ma allora perchè non ha os­ servato alla pagina precedente 418 che la Banca ha 30 milioni e mezzo di consolidato 5 °/0 al prezzo di 92, sul quale guadagna quasi un milione ; e 1.6 mi­ lioni di prestito di Roma a 412.06 mentre vale alla borsa 430, e molli altri titoli per un importo di 57 milioni, che tenuto conto delle perdite, danno un maggior valore di b00,000 lire?

Questi esempi dimostrano l’ errore fondamentale da cui è partito l’on. Sonnino ed assicurano che se egli si fosse domandato .— come era ovvio : — tutti questi incagli e dubbi per 307 milioni cosa varrebbero oggi ? — avrebbe trovata una cifra ra­ gionevole, sulla quale fondare calcoli meno vaghi e meno ipotetici. Avrebbero è vero servito meno alla tesi, ma certo più a quella verità della quale senza dubbio l’on. Sonnino va in cerca senza preconcetti.

IL

Dei redditi patrimoniali.

Veniamo ora al secondo punto che intendiamo esaminare, quello dei redditi che si possono ricavare dai 307 milioni di patrimonio e che l’ on. Sonnino vuol tutti destinati a fronteggiare eventuali o p ro ­ babili perdite.

Quali sono questi redditi ? È molto difficile po­ terlo rilevare partita per partita, perchè non ab­ biamo tutti gli elementi necessari allo scopo, ma servendoci dei bilanci di alcune Società che sono debitrici e dei bilanci delle Banche di emissione, troviamo molte partile che danno . un reddito e, .salvo errore le indichiamo:

Credito Meridionale verso la Banca Naz. 3 lJt ° /0

Banca Agricola di Potenza » 3 */, » Credito fond., capit. assegnato » 4 » Società Immobil. e Risanamento » 5 »

Miniera Nebida » 40 »

Cambiali rinnovate » 5 ¡>

Ditta Diana » 5 »

Portafoglio grosso della Banca Toscana 5 »

Crediti interni diversi » 5 »

Immobilizzazioni Banca Toscana di Credito 5 »

(5)

23

aprile 1893

L ’ E C O N O M I S T A

261

u tili ci sono, e non per cifra così piccola che possa

essere senz altro trascurata. L ’ on. Sonnino, con un criterio, che può anche esser giusto, ha detto che se tali ^ parlile danno interessi « p o h possono esser

portati fra gli utili, dovendo fronteggiare eventuali perdite » ; e sta bene; ma allora per la stessa ra­ gione che ha cercato il valore attuale del canone di 2 e mezzo milioni per la liquidazione della Banca Romana, l’ on. Sonnino doveva calcolare anche il valore attuale degli utili derivanti dalle partite ir ­ realizzabili o dubbie, e detrarre tale valore attuale dalle partite stesse. Invece egli — e certo ciò era molto vantaggioso per la sua tesi — da una parte tien conto di tutte le partite che non sono imme­ diatamente realizzabili e le considera come patri­ monio negativo, dall’ altra non contempla il reddito di quel patrimonio perchè lo vuol destinato a dimi­ nuzione delle perdite. È evidente che così gli stessi fatti servono a due dimostrazioni diverse e l’ on. Sou- nino non si è accorto che la esattezza lo doveva obbligare o a tener conto del reddito come u tili, od a consacrarli a diminuire il patrimonio incagliato di quantoera il capitale che quegli utili rappresentavano. Su questi delicati argomenti l’ eccesso della prova mette in sospetto anche sulla verità delle più giuste conclusioni; e l’ori. Sonnino nel suo studio ha detto tante cose giuste che è davvero deplorevole che abbia esagerato nella nota pessimista, dando risultati che facilmente si possono dimostrare non conformi a la esattezza che si poteva attendere da un uomo che ha acquistata meritata fama di competenza nelle cose finanziarie e bancarie.

HI. Il bilancio.

Abbiamo riportato.più su il bilancio che l’ on Son- nmo ha fatto per la nuova Banca d’ Italia, ma, dob­ biamo notarlo, qui più ancora ha peccato, a nostro avviso, di omissioni ed inesattezze, e siccome queste omissioni modificano i risultati, ci pare necessario di tenerne conto.

L’ on. Sonnino pone fra le entrate 1,960,000 r i ­ cavate d_a 56 m ilioni di divisa estera che rendereb-

)ero i a /, per cento; — deve essere incorso uno sbaglio, perche è troppo noto che la divisa estera da appena t uno per cento ; crediamo che le Banche sarebbero ben tele di ricavarne I’ 1 t/ per cento. Ala per contrario ha dimenticato che il servizio dei sola ' R a n e - i f l • aS.'a u“ ™ somma disponibile alla sola Banca Nazionale che non è inferiore ai 60 mi-hom, la qua somma al 5 per cento rappresente-o che se'6 d‘ circa .? mili0ni ’• - haPPdimenti- cato che se non in cifra cospicua, ma tuttavia fr u u ffr r f'd ’ - 6 r anche hanno conti correnli non in I n d i r. d- gua ' rica.vano u“ utile nell’ impiego Vizio d f Pr °- ST , U 5 - ha dimenticato il ser-

s nsihde T ' Y da' quale f i g g o n o un utile

con Ì di 13 dlmenllcat0 11 servizio di cassa per

conto di terzi, operazione essa pure vantaggiosa; — d Ì T , ? tlC; t0 mfine, H ^ f v z io dei depositi per cu­ stodia che da un utile discreto.

m ||iern queste so1® cal!se ‘ nove milioni e mezzo di allo In r i 1 ~ aQChue .dt,tiaendo l’errore del .roppo

. 'uteresse attribuito alla divisa estera __

deb-bqn° alquanto aumentare ed assicurare sin d’ora avere circa° h'Sis potre^bero s.in dal primo bilancio avere circa il 5 per cento di utili.

Se non che una omissione ben più sostanziale ci pare di vedere nel computo dell’on. Sonnino ; egli ha costruito accuratamente — salve le dette ret­

tifiche il bilancio della nuova Banca, concludendo

che dovrà vivere di vita stentala, ma non si è ac­ corto che tutti i suoi dati riguardano il momento nel quale la Banca si costituirebbe e che il bilancio

sarebbe quello del primo anno, mentre negli eser­

cizi successivi dovrebbe necessariamente modificarsi e migliorarsi e lasciar campo a sopperire a tutte quelle ipotesi otiimiste che presuppone l’on. Son­ nino e che difficilmente si potranno avverare.

Infatti se è vero che la Banca d’ Italia dovrà « ogni anno accantonare due milioni e mezzo per far fronte alle perdite della liquidazione della Banca Romana » vuol dire che ogni anno la Banca avrà disponibili due milioni e mezzo che accresceranno coll’ impiego la quantità degli u tili; — se è vero come prescrive I’ art. 13 del progetto che o<mi biennio la Banca d’ Italia dovrà smobilizzare un quinto delle sue immobilizzazioni, vuol .lire che dei 307 milioni ogni biennio smobilizzerà circa 60 milioni, e se le perdite staranno nel rapporto pre­ visto dal l’ on. Sonnino di 80 a 307, vuol dire che dai 60 milioni smobilizzati ne ricaverà 43, i quali diventeranno disponibili e perciò fru ttife ri, rispar­ miando altrettanta circolazione che richiede la tassa dell 1 per cento: ed alla fine del decennio la Banca d Italia avrà dalle sue »mobilizzazioni ricavato 2-23 milioni liquidi, somma di capitale più che esuberante a garantire la circolazione.

Sarebbe adunque stato opportuno, non solamente per la retta intelligenza della cosa, ma anche per un certo dovere verso la esattezza, che l’on. Sonnino non si fosse limitato a costruire il bilancio del primo anno, ma fosse andato mano a mano seguendo lo svolgersi dei fatti durante i diversi esercizi per ve­ dere se la nuova Banca, la quale nasce certamente tra difficolta non piccole, avesse o no qualche spe­ ranza di migliorare la propria situazione e rag­ giungere quel destino che tutti dobbiamo augurarle

L siccome noi pure lamentiamo che il progetto di legge accordi la facoltà di emissione perYma somma, che allo stalo attuale delle cose è forse ne- cessana, ma che riordinata la banca sarebbe ecces­ siva ed allontanerebbe il paese da quell’assetto che invoca importato nella sua circolazione monetaria e fiduciaria, invochiamo una disposizione la quale in misura opportuna restringa la circolazione mano a mano che liquidate le immobilizzazioni diventi d i­ sponibile il capitale. Ci si avvicinerebbe così alla possibilità della cessazione del corso legale ed alla ' possibilità anche di servirsi dello sconto come mezzo per regolare il cambio.

IV. Conclusione.

Il lavoro dell’ on. Sonnino avrebbe domandato per

essere esaminato con tutta la necessaria profondità elementi disponibili più di quelli che noi non pos­ sediamo io questo momento ; ma tuttavia le osser­ vazioni che abbiamo cercato di esporre ci sembrano abbastanza provate e logiche; perciò possiamo con­ cludere su alcuni pumi fondamentali :

(6)

notevolis-262

L ’ E C O N O M I S T A

23 aprile 1893

simo, ma ad ogni modo, anche essendo rigorosi nelle

valutazioni, si può ritenere ammissibile che più

di 150 milioni la Banca potrebbe trarre dalle im ­ mobilizzazioni; attendendo un tempo conveniente, senza strozzare in modo eccessivo la liquidazione, » la Banca potrà, non solamente diminuire le perdite che essa prevede, ma ancora accrescere il suo capi­ tale disponibile cogli utili che le vengono da molte delle partite che rappresentano le immobilizzazioni, ] cosi che in un periodo di tempo non lunghissimo, possa reintegrare completamente tutto il suo capi­ tale e in caso di sopravvenienze ora imprevedibili che rendano meno facile la mobilizzazione, possa r i ­ chiamare il versamento completo delle azioni.

2° La nuova Banca, alla quale I’ on. Sonnino attribuisce utili possibili per soli nove milioni, ha altre entrate delle quali l’on. Deputalo non ha te­ nuto conto e che sensibilmente aumentano l’ avanzo del .bilancio, e d’ altra parte deve poter contare anno per anno tanto sull’efTetto dei due milioni e mezzo « accantonandoli » per far fronte alla liquidazione della Banca Romana, quanto sulle altre mobilizzazioni che è obbligata a eseguire ogni biennio, in modo che il suo capitale disponibile andrà sempre aumentando; 3° Che bisogna convincersi che la Banca stessa avrà tutto l’ interesse di affrettare le smobilizzazioni e che è presumibile che prima d’ ora avrebbero la Banca Nazionale e quella Toscana, cercato di con­ seguire, almeno in parte, tale scopo se non ne fossero state impedite dalla stessa condotta del Governo e del Parlamento, i quali, per le ragioni oggi note, non si decisero mai ad approvare per un lungo termine

nemmeno lo statu quo, ma mantennero le Banche

in una vita precaria brevissima.

Che è da desiderarsi che la nuova Banca

d’ Italia non mantenga la circolazione nel lim ite mas­ simo concessole, il quale, quando il capitale fosse smobilizzato, lascierebbe sul mercato una massa di carta superiore ai bisogni che presenta il buon commercio, ed agli sconti che sono adatti ad

una Banca di emissione ; da ciò la necessità che

sieno fatte condizioni tali che la Banca stessa ab­ bia convenienza di mantenere una circolazione, r i­ gorosamente conforme ai bisogni del paese. Le op­ portune disposizioni per il baratto e la cessazione del corso legale potrebbero essere i correttivi dol- 1’ eccesso di circolazione.

5° Che diventa sempre più desiderabile che venga almeno apparecchiata la soluzione della questione dei Banchi meridionali, i quali anche per il re­ cente contegno tenuto dopo le risultanze della in ­ chiesta mostrano di non comprendere tutta le ecce­ zionalità della loro funzione e minacciano di atteg­ giarsi a rivali della Banca che sta per sorgere, men­ tre dovrebbero esserne, appunto perchè irresponsa­ b ili e senza azionisti, gli aiutatori e gli alleati, in uno Stato giovane economicamente come è l’ Italia, esposta alle brusche vicende dei mercati esteri per­ chè non sorretta ancora da vecchia e fida clientela, i Banchi Meridionali, se per le condizioni economico- morali delle provinole nelle quali hanno vita non possono assurgere, malgrado tanti privilegi a quella altezza che sarebbe pur possibile, dovrebbero nella vita economica del paese rappresentare quella ri serva ultima, a cui le forze gracili del mercato po­ trebbero ricorrere, quando i mezzi ordinari che ba­ stano agli altri non fossero sufficienti a trarlo d’im­ barazzo. Invece non sappiamo per quali aspirazioni,

i Banchi Meridionali maneggiano tanta parte della vita politica del paese per imporre tolleranze e d i­

sposizioni (die nell’ intimo non rispondono certo ai de­ sideri ed ai convincimenti della maggioranza. Con quali risultati è nolo, e sarebbe tempo che chiara­

mente e sinceramente fosse detto. In fondo i Banchi Meridionali hanno molto domandato e poco dato al paese; e se distinguiamo per regioni I’ opera loro si potrebbe forse dimostrare che molto hanno gua­ dagnato al Nord per distribuirlo al Sud. A cri giudizi questi sembreranno ai nostri lettori ; ma ci sgorgano dall’ animo al leggere il recente memoriale del Banco di Napoli che pretende rettificare la relazione d’ in­ chiesta, e c h e — con sistema certamente non troppo abile — conferma le conclusioni del Commissario, non trovando una sola parola per scagionarsene, e limitandosi a farsi accusatore e sindacatore delle cose altrui.

6° Che se qualche frutto si può ricavare dallo studio dell’un. Sonnino, egli è che le condizioni che il progetto di legge fa alla nuova Banca d’ Italia sono troppo dure e sarebbe necessario invece che fossero piu facili e più larghe, non solamente per affidare meglio il capitale che nella Banca sarà impiegato, ma anche per rendere più facile e più pronta l ’opera di smobilizzazione. E noi ci attendiamo appunto dall’ acuta mente dell’ on. Sonnino tutta una campa­ gna in questo senso. Abbandonando il concetto oggi non pratico di istituire una Banca ex-novo, la quale sarebbe una ruota di più costosa per il commercio e per la industria che hanno invece bisogno del cre­ dito a buon mercato, l’on. Sonnino dovrebbe lim i­ tare l'opera sua autorevole ed efficace nella Giunta Parlamentare a due soli scopi precipui : — a di­ sciplinare rigorosamente e strettamente i due Banchi meridionali ; — a far concedere maggiori agevolezze alla nuova Banca, affinchè più presto raggiunga un assetto perfetto.

E l’egregio deputato, che è uno dei pochi che consacri la propria intelligenza a studiare veramente le questioni intorno, alle quali deve dare il proprio voto, accoglierà, siamo certi, queste nostre osserva­ zioni in buona parte, perchè egli, amico nostro, deve essere convinto che gli sono fatte sine ira et studio.

Il credito popolare in vari paesi

L ’ iniziativa privata in materia di credito ha dato, com’ è noto ai lettori, risultati spesso splendidi, sempre tali da provare che molto' si può sperare ed ottenere dall’ iniziativa stessa, quando uomini di valore e nei quali alla feconda operosità si unisce la v irtù del volere, si mettono alla testa del movi­ mento. La Germania, 1’ Italia, il Belgio, la Francia, e altri paesi, qual più qual meno, hanno dato im ­

(7)

23 aprile 1893

L ’ E C O N O M I S T A

263

Un libro del signor W olff, già annunziato ai let­

tori dell 'Economista, (vedi N.* 988) fornisce su que­ sto argomento molti dati interessanti, specie in questo momento in cui si nota in Franeia lo sforzo per­ sistente per diffondere le Banche popolari che ivi sono poco numerose. Ci limitiamo, però, a tracciare la origine e la situazione del credito delle banche po­ polari nell’ Europa.

Il libro del sig. W olff si può dividere in due parti. Nella prima egli fa la storia delle società di an­

ticipazioni, Vorsclnm Vereine, fondate dallo Schulzo

Delitzsch, e delle Società di prestiti, Darlehencassen Vereine, fondate dal Raiffeissen padre. Risale alle loro origini, alle idee economiche od altre che vi hanno presieduto ; le confronta nei loro elementi, nel loro funzionamento e nei loro risultati ; riassume inoltre le loro controversie provocate dalla loro azione pa­ rallela e mostra la portata scientifica di quelle d i­ spute. Poi, nella seconda parte, il W olff passa in A s ­ segna le condizioni e il funzionamento delle Banche popolari nei vari paesi. È di questa parte che vo­ gliamo specialmente occuparci.

V i è anzitutto una questione pregiudiziale da esa­ minare e che il W olff ha più volte toccala. Come si collegano le banche popolari e le società cooperative, quali relazioni, cioè, esistono tra la cooperazione e le banche popolari ? È una questione che ha messo alquanto nell’ imbarazzo anche il Senato JVancese, che I’ ha risoluta, a torto secondo alcuni, nel senso di non comprendere le banche popolari fra le as­ sociazioni cooperative, sulle quali lo stesso Senato ha votato una legge.

Il Fournier de Flaix, ad esempio, osserva che la cooperazione ha luogo nelle varie banche popo­ lari mediante la destinazione di un capitale deter­ minato per uno scopo comune e con la responsabilità di lu tti gli azionisti, di tutti i cooperatori, per ga­ rantire le operazioni sociali. La cooperazione, egli diceva, non si effettua soltanto mediante il concorso del lavoro personale di ogni associato ma anche e spesso meglio col concorso dei suoi risparmi, dei suoi capitali, della sua garanzia. Nelle banche po­ polari la cooperazione assume anche un altro ca­ rattere. L ’associato non è soltanto azionista in ra ­ gione del suo apporto, è anche cliente ; sconta ¡suoi effetti di commercio, riceve delle anticipazioni, fa dei depositi e i suoi affari, come quelli di tutti i suoi corsoci, sono compiuti con i fondi sociali. Egli trova così un credilo e dei mezzi proporzionali non soltanto al suo apporto e alla garanzia da lui pre­ stata, ma all’ insieme degli apporti e delle garanzie di lutti gli associati. L' associazione gli procura ciò che non avrebbe certamente ottenuto da sè solo e siccome ciò che egli ottiene, qualunque socio può ottenerlo, tutti cooperano così alla formazione ed al funzionamento di una forza comune che non sus­ sisterebbe senza la loro unione.

Ciò può dirsi, secondo il W o lff, defie varie

banche popolari istituite negli ultim i cinquanta

anni nella maggior parte degli Stali d’ Europa. Tut­ tavia la coopcrazione è più o meno efficace o ef­ fettiva secondo il tipo al quale le banche popolari si avvicinano. Il Wolff' distingue e studia special­ mente i due tipi che hanno prevalso in Germania, le banche Sehultze-Dtditsch e quelle Raiffeisen. La differenza sta in questo : che nelle prime si distri­ buisce un dividendo, e il più alto’ che è possibile, mentre nella seconda non c’ è dividendo ; l’ associalo

non ha diritto che all’ interesse sul suo apporto. Il fatto non è senza importanza, ma non va esagerato, perchè con lo sviluppo delle banche popolari é dei loro affari il dividendo si va riducendo all’ interesse medio e normale del capitale, come avviene il più spesso in Italia.

Il W olff ha trattato con cura particolare tutto ciò che riguarda le Banche Raiffeisen, che égli considera come il tipo delle Banche popolari nelle quali la cooperazione viene maggiormente applicata e realizzata, quantunque siano ben lungi dall’ avere avuto il successo delle Banche Schulze-Deliìzsch. La prima banca fondata dal Raiffeisen padre r i ­

sale al 184-9 e la prima banca Schulze-Delitsch b

del 1850. Il Raiffeisen viveva nel Palatinato é sé era proposto principalmente di venire in aiuto allo popolazioni agricole, di combattere I’ usura nelle campagne, di concentrare i risparmi ru ra li e di im ­

piegarli a costituire il credito agricolo cooperativo. Per raggiungere questo scopo non ha fatto appello soltanto, come lo Schulze-Delitsch , all’ interesse ben inteso di ciascuno, interesse che è il substrato fondamentale della vita, ma anche ai sentimenti altruistici che a fianco di quell’ interesse è neces­ sario di avere e di conservare a vantaggio di co­ loro con i quali viviamo. Il meccanismo di una simile istituzione è delicato, esige sagacia e probità, e giustamente Léon Say diceva che le Banche Raif­ feisen fanno del credito personale. Esse prendono a prestito con la garanzia solidale dell’ associazione e prestano o fanno anticipazioni il più spesso con semplici garanzie personali, il che ha autorizzato a dire che esse operavano senza capitale proprio.

Tale meccanismo non può funzionare che laddove; ciascuno è conosciuto e la probità è severa, i co­ stumi buoni; relativamente facile ad essere adot­ talo nei centri rurali, non potrebbe servire che per’ eccezione nei centri urbani.

Lo banche popolari, secondo il tipo Schulze-De­ lùseli si adattano invece specialmente alle città. Esse infatti si sono sviluppate se non esclusivamente,* certo principalmente, noi centri urbani. Il loro mec­ canismo è più semplice : ha per base il risparmiò ottenuto dalle varie classi della società, sopratutto dai piccoli commercianti e padroni, dagli impiegaci, dagli operai, dalla gente di servizio, ecc., ecc. Iti un mondo assai vasto che si è sviluppalo e a rric ­ chito in questa seconda metà del secolo. Quei r i ­ sparmi sono riu n iti e rappresentati da azioni; ma un socio non può avere che una o un numero l i ­ mitato di azioni. L ’ associazione non deve diventare un’affare di speculazione. Il socio che dispone di capitali li può depositare in conto corrente e riceve un certo interesse. La Banca accetta i depositi da' qualsiasi persona, ma non sconta che gli effetti com­ merciali dei suoi azionisti e non fa anticipazioni elio ad essi. Nei primi tempi lutti i soci rispondevano solidalmente delle operazioni sociali, questa solida­ rietà, tradizionale in Germania, è stata una leva po­ tente : essa ha permesso alle banche popolari di ot­ tenere il concorso dei capitali indipendenti. Oggidì essa non è più necessaria ; i fondi sociali hanno tanta importanza che offrono una sufficiente garanzia.1

(8)

L ’ E C O N O M I S T A

23 aprile 1893

264

lavoratrici sono in grado di avere nei loro salari il mezzo di migliorare come le altre classi sociali la loro condizione mediante l'unione. L ’esito è stato buono, ma ha avuto per effetto di scatenare le c ri­ tiche e le collere delle scuole socialiste tedesche perchè ne contrariava le dottrine. Quale sia stata la loro opera apparirci chiaramente dalle cifre che pas­ siamo a riferire.

Al 31 maggio 1892 esistevano in Germania 4401

banche popolari (Credit genossenschaften) , mentre

al 31 maggio 1891 ve ne erano soltanto 3910. Tutte queste banche sono collegate ad un ufficio centrale, il quale è ora diretto dal sig, F .^Schenk, deputato al Reichstag, ed egli sostituisce lo Schultze- Delitsch nella direzione di questo ufficio.

L ’ ufficio pubblica ogni anno un resoconto, Jahres­ bericht, delle operazioni delle Banche popolari e delle altre associazioni cooperative, che man lano i loro rapporti. Nel 1859 il numero delle banche che mandarono i loro conti all’ufficio centrale fu di 80, nel 1891 si elevò a 1076. I soci delle 80 banche del 1859 erano 18,675; quelli delle 1076 banche del 1891 erano 514,324. L ’ insieme delle operazioni del 1859 (80 banche) ammontò a una somma - di marchi 12,394,208 ; nel 1891 sopra 1076 banche fu di marchi 1,561,610,530. il capitale versato nel 1859 era 164,926 m archi; quello del 1891 di 1,551,310. Gli attivi e le riserve appartenenti alle banche nel 1859 erano di marchi 830,598; nel 1891 marchi 143,958,536. I depositi fatti alle banche 3,042,435 marchi nel 1858; 439,023,181 nel 1891.

Cosicché nel 1891 le 1076 banche avevano in deposito una somma di 548 milioni di franchi.

Queste cifre danno la prova matematica della verità intraveduta da Schullze- Delitsch, circa la po­ tenza del risparmio popolare.

E giacché esistono in Germania più di 4000 banche popolari del tipo ideato da Schultze-Delìtsch, si può senza paura di esagerare, inferirne che esse dispon­ gono di un miliardo di franchi di depositi, che vale quanto dire una somma più considerevole di quella di cui dispone la Banca dell’ Impero.

Un altro punto interessante è vedere la clientela di queste banche. Ecco i dati che dà in proposito

F ultimo Jahresbericht :

Piccoli proprietari, giardinieri, boscaiuoli e pesca­ tori 30 per cento ; loro subordinati e impiegati 3 per cento:fabbricanti e intraprenditori 3 per cento ; arti­ giani e operai e piccoli industriali 27 per cento; marinai 4,7 per cento ; impiegati delle poste, telegrafi, ferrovie 2 per cento ; domestici 0,9 per cento; com­ messi 0,8 percento; commercianti 8,50 per cento; operai di fabbriche (grande industria) 5,6 per cento. Questi dati bastano a caratterizzare l’ ambiente. Tutte le classi laboriose vi concorrono, specialmente la piccola proprietà rurale e la piccola industria.

Naturalmente non ci occupiamo qui che delle sole banche popolari, ma 1’ opera di Schultze-Delitsch è assai più vasta e comprende tutte le Società coope­ rative, in numero di 8,418; è un’ opera gigantesca che fa il più grande onore alla Germania.

L ’ influenza di codeste banche, secondate dai pro­ gressi del movimento cooperativo in Europa è stato considevole. Un po’ per volta sono state fondate banche popolari nella maggior parte degli Stati di Europa sui tipi che avevano prevalso in Germania. Il signor W o lff nel citato libro segue lo sviluppo del credito popolare in Italia, nel Belgio e in Svizzera.

In Italia, i due tipi dominanti in Germania, si sono realizzati separatamente, e v i hanno trovato ter­ reno ben preparato. Dal X IV al X V III secolo, l’ Italia ha posseduto diversi stabilimenti di credito popolare, che sono rappresentati anche oggidì da parecchie ban­ che, specie del Banco di Napoli, i cui prim i statuti furono stabiliti da Carlo V.

I Monti di Pietà, i Monti frumentari che sussistono ancora, prevengono da codeste istituzioni. È stato quindi agevole all’ on. Luzzatti di fondare in Italia le banche popolari tipo Schultze-Delitsch e di farle prosperare.

Si contavano nel 1891, 720 banche popolari con 120,979,542 di lire fra capitale e riserva.

II sig. Wollemborg di Padova ha dato la preferenza al tipo5 Raiffeisen ed ha fondato, nei centri campa- gnuoli, le casse rurali, che hanno reso dei veri e reali servizi alle popolazioni agricole del Veneto e della Lombardia.

Il sig. d’ Andrimont è stato l’ iniziatore delle banche popolari nel Belgio, secondo il tipo Schul tze—Del i tsch. Queste banche sono attualmente 17 con 10,356 soci e un capitale versato di 2,561,121 franchi. Il loro successo non è stato in rapporto colla ricchezza e la popolazione del Belgio.

Invece le banche popolari svizzere hanno preso un grande sviluppo. Il W o lff vi consacra uno dei più importanti capitoli del suo libro. La cooperazione non è cosa nuova in Svizzera, essa rimonta a secoli indietro. In Svizzera poi è nata dalla natura stessa delle cose, dalle esigenze di un clima freddo e di un terreno povero; vaccherie, caseifici ecc., sono da lungo tempo condotti col sistema cooperativo. Cosic­ ché vi è una grande varietà di tipi di banche popo­ lari, delle quali ne esisterebbero in Svizzera 900. Dopo questi tipi diversi, le banche fondate dal si­ gnor Versin, sul modello Schultze-Dtìlitsch, tengono il primato e alcuno di esse hanno preso un forte slancio. La prima di esse fondata nel 1869 con 53 soci e un capitale di 2627 franchi, conta adesso 8016 soci con un capitale versato di 7,179,000 franchi e una riserva di 337,000.

L ’ influenza benefica e moralizzatrice di queste istituzioni è stata notevole in tutti i paesi dove hanno attecchito.

LA SITU A ZIO N E D E L TESORO

al 31 marzo 1893

Il conto del Tesoro alla fine di marzo 1893, cioè alla fine dhi prim i nove mesi dell’esercizio finan­ ziario 1892-93, dava i seguenti resultati :

A t t i v o : Fondi di Cassa alla chiusura del­

l’esercizio 1891-92...L. 230,189,561.56 Incassi di Tesoreria dal 1° luglio

1892 a tutto marzo 1893... » 1,186,910,839.35 Debiti e crediti di Tesoreria'... » 1,473,168,996.51 Totale.. . . L. 2,890,269,397.42 P a s s i v o s

Spese di bilancio dal 1° luglio

1892 a tutto marzo 1893...L. 1,141,957,204. 80 Debiti e crediti di Tesoreria. . . » 1,535,895,238.99 Fondi di Cassa al 31 marzo 1893 » 212,416,953.63

(9)

23 aprile 1893

L ’ E C O N O M I S T A

265

Il seguente specchietto riepiloga la situazione dei

debili e crediti al 31 marzo 1893.

30 g iu g n o 1892 31 m a rzo 1893 D itte re u z a a l 31 m a rzo 1893 C onto d i c a ss a L. 230,189,561.56 212,416, 953. 63 — 1 7 ,772,607.93 S itu a z .d e i c re d iti d i T e s o r e r ia .... 33,197,725.27 161,507, 887.01 -1-131,310,160. 74 T o t. d e l l’a ttiv o L. 263,387,286.83 376,921,839.64 + 1 1 3 ,5 3 7 ,5 5 2 .8 1 S itu a z .d e l d e b iti d i T e s o r e r i a .. 528,830,277.07 597,414,193. 33 4 - 6 8 ,5 8 3 ,9 1 8 .2 6 S itu a z . d i c a s s a . 265,442,990. 24 220,489,355.69 — 44.953 634.55

La situazione di cassa nei primi nove mesi dell’ eser­ cizio finanziario segna un deficit di L. 44,953,634.53 in confronto a quella esistente al 30 giugno 1892.

Gli incassi dal 1° luglio 1892 a tutto marzo 1893 ascesero a L. 1,186,910,839 35, di cui L. 1,132,887,372.27 appartengono all’entrata ordinaria e L. 54,023,467.08 a quella straordinaria. Nei primi nove mesi dell’ esercizio preced. gli incassi essendo stati di L. 1,253,136,915.14 ne resulta per i primi nove mesi del 1892-93 una di­ minuzione di L. 66,226,103.79, della qual dim inu­ zione L. 2,079,488.08 appartengono all’entrata ordi­ naria, e L. 64,146,617.71 alla straordinaria.

Il seguente prospetto contiene l’ ammontare degli incassi per ciascun contributo dal 1° luglio 1892 a tutto marzo 1893 in confronto a quello dell’ ugual periodo del 1892 e la loro respettiva differenza:

-Incassi Differenza

Entrata ordinaria luglio-marzonel luglio-marzocol

1892-93 1891-92

Rendite patrimon. dello Stato L.

Imposta sui fondi rustici e sui 64,480,726.02 128.443,956 89 147,759,703. 40 152,251,599.97 13,898,923.89 487,620.82 20,187,683.21 182,739,610.56 - 1,592,641.54 + 1,381.673.13 4- 811,386.96 + 5,415.63 125,422.47

Imposta sui redd. di ricch. mobile Tasse in amministrazione del Ministero delle Finanze... Tassa sul prodotto del movimento

a grande e piccola velocita Diritti delle Legaz. e dei Con-Tassa sulla fabbricazione degli spiriti, birra, ecc... Dogane e diritti m arittim i... Dazi interni di consumo, esclusi

quelli delle città di Napoli e

- 3,514,661.59 + 13,076,254.72

Dazio consumo di N a p o li... 12,716,186.40

13 454,933 70 + - 247,606 92 162,336.44 Dazio consumo di R om a...

Sali ... Multe e pene pecuniarie relative

alla riscossione delle imposte.

Lotto... 4,134.42 — 4,215.77 T elegrafi...

Servizi diversi ... Rimborsi e concorsi nelle spese

Entrate diverse... 26,573,40^71 — 2 473.698.66 + 655.038 67 - 7,308.104.43 Partite di giro... 21,439,805.08

Totale Entrata ordinaria.. L. 1,132,887,372.27 - 2,079,488.08 Entrata straordinaria Entrate effettive... —18,561,440.50 — 8.020.314.70 -3 8 ,0 1 4 ,3 4 6 .4 7 420,616.24 Movimento di capitali 21,136,541.63 14,169,124 06 5,372,660.36 Uostruzi ne di strade ferrate...

Capitoli aggiunti per resti attivi.

Totale Entrata straordinaria. L. 54,023,467.08 -64,146 ,6 1 7 .7 1 Totale generale in c a s si___L . 1,186,910,839.35 -6 6 ,2 2 6 ,1 0 5 .7 9

Nell’entrata ordinaria aumentarono l' imposta sui

fondi rustici e sui fabbricati, e quelli sui redditi di ricchezza mobile e l’aumento è dovuto special- mente alle somme versate dai contabili del quin­ quennio corrente in conto di tolleranze ai medesimi

concesse. Diminuirono invece le tasse di fabbrica­

zione per minor produzione di spiriti.

Nell’entrata straordibnria ebbero maggiore dim inu­ zione i residui attivi diversi, la cui minore entrata deriva dal fatto che nel marzo del 1892 ebbe luogo la regolazione dei pagamenti fatti per conto delle pen­ sioni nuove, mentre nel marzo 1893 non potevano ripetersi tali introiti per effetto della legge 7 aprile 1889, N. 6000, che abolì la Gassa pensioni con il

30 giugno 1892 e la costruzione di strade ferrate,

la cui diminuzione è da attribuirsi al prodotto del- l’ alienazione di rendita in sostituzione di obbliga­ zioni per costruzioni ferroviarie a carico dello Stato, verificatosi in marzo 1892, mentre nel marzo 1893 nessun introito fu fatto di tale specie.

I pagamenti nei primi nove mesi dell’ esercizio 1892 93 ammontarono a L. 1,141,957,204.80 contro L. 1,269,453,402.21 nei primi nove mesi dell’eser­ cizio precedente, e così una minore spesa nei primi nove mesi dell’ esercizio 1892-93 per I’ importo di L. 127,496,197.41.

II seguente prospetto riassume la spesa per ciascun Ministero nei primi nove mesi dei due esercizi.

Pagamenti D a l lu g lio 1892 a tu tto m a rz o 1893 D iffe re n z a col lu g lio -m arzo 1891-92 4RK. fi91.9Rfi.4ft —7 9 .1 5 9 .8 7 3 .5 4 146,208,012 41 — 8,539.536.00 25,283,856.02 31,788.03 6 ,5 2 5 .9 9 6 .2 0 - 1,838,359.19 31,223,645.90 — 5I4 773 64 48,500 5 8 2 .4 4 + 89,454.23 112.452,880 51 -1 6 ,3 7 2 ,4 9 5 .9 8 40 771,997.60 - 1,024,614.61 192,088,381.17 -2 3 .7 1 1 ,8 4 0 .3 8 75 018 9.87 9.2— 2 . f i l i 228 d i I d . d i g r a z i a e g iu s tiz ia . I d . d e g li a ffa ri e s te r i . . . . I d . d e ll’is tr u z io n e p u b b .. I d . d e i la v o r i p u b b lic i . . .

I d . d e lla a g ric . iu d . e com .

T o ta le p a g a m e n ti L.

8,791,605.22 — 785.001-33 1,141,957,204 80 -127,496,197.41 Confrontando finalmente gl’ incassi coi pagamenti resulta che nei primi nove mesi del 1892-93 l’ en­ trata superò la spesa per l’ importo di L. 44,933,635,55, mentre nei prim i nove mesi dell’ esercizio precedente l’entrata era stata inferiore alla spesa per la somma di L . 16,316,457.07.

(Rivista (Economica

La responsabilità ferroviaria agli S tati UnitiR i­

presa dei lavori parlamentari in Germania e Pru s­ siaLe condizioni dell'ArgentinaIl patrimonio

del Consorzio Nazionale — I l debito pubblico del- V Impero Germanico — Il progetto di legge su lle assicurazioni.

(10)

266

L ’ E C O N O M I S T A

23 aprile 1893

Legislatura e dei Tribunali. Esse non sono libere

di sospendere a loro libito l’ esercizio; in certi casi si può costrìngerle a continuarlo. Nondimeno, questo carattere di servizio pubblico, con gli obblighi clic esso comporta, non si estendeva ancora al loro per­ sonale ; occorsero diversi incidenti per dimostrare che c’ era una lacuna, e che e’ era uña certa ingiu­ stizia a limitare alle sole Compagnie una responsa­ bilità, una parte non piccola della quale deve gravare i loro impiegati.

È questo ì l punto di vista nel quale s’ è collocato, do; alcuni anni, I’ Ufficio di arbitramento dello Stato di New Y ork quando bà chiesto al Governo una sanzione penale in tutti i casi, in cui il servizio del trasporto sarebbe interotto bruscamente ed arbitraria­ mente, sia che una tale interruzione fosse da attri­ buirsi alla Compagnia o al suo personale.

Un fatto recente — che data appena da tre o quattro settimane — è venuto di nuovo a mettere avanti il problema, in seguito ad un conflitto scop­

pialo fra la Compagnia del Toledo lìomand North-

Michigan, e una parte del suo personale, la linea fu sospesa, e si trovò che degli impiegati di un’altra linea, macchinisti e fuochisti, rifiutarono di montare sulle loro macchine, col pretesto che i treni conte­ nevano dei vagoni appartenenti alla Compagnia stessa messa in ¡sciopero; e agivano così, essi pretendevano, in v irtù del Regolamento dell’ Associazione sindacale.

L ’ incidente è stalo deferito al Tribunale compe­ tente, che ha cominciato dall’ interdire formalmente ai capi del Sindacato di agire sui loro compagni per impedire il trafficò ; poi ha fatto arrestare i macchinisti ed i fuochisti colpevoli d’ avere abban­ donato il loro posto, e dopo averli lasciati liberi, dietro cauzione ha rivolto loro il seguente avvertimento.

« Vni siete impiegati in un servizio pubblico e per conseguenza assumete davanti al pubblico una responsabilità reale. Voi non potete scegliere nè l’ora, nè il posto per rompere le vostre relazioni colla Compagnia che vi impiega; la sicurezza dei viaggiatori correrebbe un troppo grave pericolo. La Corporazione che vi impiega ha dei doveri che è tenuta di adem­ piere sotto pene severe, ed a sua volta ha il diritto di esigere da voi più che dei padroni ordinari fanno dai loro operai. Il Tribunale non pretende, in mas­ sima, di obbligarvi a continuare il servizio vostro malgrado, ma crede di poter costringervi a fare tutto il vostro dovere fino a ohe le vostre relazioni colia Compagnia continuano, e spetta ad esso T ribu­ nale il decidere quando quelle relazioni devono legalmente cessare ».

Concludendo, il giudice Riecks ha condannato il macchinista Lennox ad un’ ammenda di cinquanta dollari ed al pagamento delle spese. Poi, in una seconda Sessione, il presidente Taft ha dichiarato

che, se I’ Associazione-sindacale manteneva il boico-

taggio contro la Compagina d’Anne-Arbour, sarebbe « colpevole di cospirazione criminosa contro lo Stato!».

Questa decisione è interessante non meno che importante, giacché essa estende I’ applicazione del principio dell’ interesse generale dalle Compagnie ai loro impiegali. È un esempio d’ imparzialità e di giustizia che merita di essere notato.

Ripresa di lavori Parlamentari in Germania e Prussia. — La Camera dei deputati di Prussia riprese le sedute, interrotte dalle vacanze di Pasqua, per condurre a termine la discussione del prògetto di riforma elettorale e dei progetti di riforma fiscale.

Quella è una conseguenza di questa. Tutti codesti progetti vogliono essere discussi ora in seconda let­ tura e il Miquel è certo di vederli approvati definitiva­ mente dalla Camera dei deputati e poi da quella dei Signori. Com’ è noto, dopo d’ aver rimaneggiato l’im ­ posta sulla rendita in guisa da ripartirne più equamente il peso tra i contribuenti e farle gittare quaranta milioni di più, il ministro delle finanze di Prussia ha voluto fare un passo più in là ed impedire che una parte qualsiasi della ricchezza nazionale sfuggisse all’ obbligo di concorrere alle spese dello Stato. Escogitò quindi un’ imposta eh’ egli chiamò di com­

plemento (Erganzungs-Steuer),; ma che il pubblico

battezzò più propriamente per imposta sul capitale e la Commissione della Camera dei deputati n ha approvato il relativo progetto con lievi modificazioni. Poi e’ è il progetto di trasferimento delle imposte sui terreni e fabbricati (Realsteuern) ai Comuni, il cui sistema tributario viene contemporaneamente riformato da un altro progetto di legge. Codeste novità fiscali resero necessario il ritocco del sistema elettorale a doppio grado, che è basalo sul censo ; di qui quel progetto di legge che la Camera votò alla prima lettura, grazie alla coalizione dei conserva- tori e del Centro, in una forma che spiace ai liberali i quali sperano che la Camera dei Signori le resti­ tuirà I’ aspetto originale. I liberali sono adirati col Miquel e non lo considerano più dei loro, perchè accetta l’ appoggio dei partiti di reazione, sacrificando i principi che professò sempre. Non pare che il Miquel se ne sgomenti e un giornale in voce di riflettere la sua mente dichiara eh’ egli si considera semplicemente come ministro e come tale agisce, dimenticando l’ uomo di partito, Secondo i dispacci il progetto che abbandona ai Comuni le imposte sui terreni e sui fabbricati e quello che colpisce (¡’ una im ­ posta del ’ /g per mille il capitale sono già stati approvati. Le condizioni d e ll’ A rg e n tin a . — Gli interessi degli italiani nell'Argentina sono tali, da imporci il dovere di seguire con attenzione il movimento eco­ nomico di quella regione. La crisi che abbiamo tra­ versata noi fu così viva per sè stessa, che ci ha distolti dal considerare l’ influenza che possa aver esercitalo sulla nostra, quella che ha colpito i paesi dell’ America del Sud.

Il Leroy Bealieau ha fatto in questi ultim i tempi uno studio accurato sulle migliorate condizioni della Argentina, aggiungendo ai dati statistici, alcune con­ siderazioni, che meritano di essere tenute in conto

anche da noi. .

Le migliorate condizioni economiche del 1892, dovuto alla maggior immigrazione ed all’ aumento dei salari in metallica non bastano, dice l’eminente economista, a riportare I’ Argentina in'stato fiorente, qualora l’ immigrazione non raggiunga la cifra da 80 a 100 mila per anno, ed i salari non offrano ai lavoratori europei un vantaggio notevole su quello del loro paese.

Il motto di Sullis « pastorizia e lavoro sono le due mammelle dello Stato », si addice mirabilmente all’ Argentina. Nove volte più grande dell’ Inghilterra e cinque volte e mezza più della Francia, l’Argentina alleva una quantità di bestiame superiore a quella di qualsiasi altro paese. È il paese del mondo che ha più buoi e montoni. Forse per buoi e cavalli è di poco al disotto degli Stati Uniti, ma supera di molto l’ Inghilterra e la Francia.

Riferimenti

Documenti correlati

— Dalle notizie pervenute dai principali mer­ cati tanto di produzione che di consumo apparisce che malgrado una certa attività nelle transazioni, i prezzi dei

Ma la ripartizione del prodotto è pure applicata, e largamente, in un’altra industria, in quella della pesca. Anche qui il metodo è antichissimo e nella pratica

Il discredito nel quale è caduta la Divisione del Credito è ormai palese a chiunque non ami nascon­ dersi il vero. La politica dello struzzo ha imperato è

*) 11 Salandra, nell’articolo citato, scrive « La for­ mula più generale della dottrina che imprendo ad esaminare è questa: L ’assicurazione non è un affare

— I molti acquisti fatti nel mese scorso e ravvicinarsi del nuovo raccolto contribuiscono a ren­ dere meno attivo il numero degli affari, ma questo non recò

L e tendenze favorevoli sono andate in quest’ ultim i giorni vie più m anifestandosi e generalizzandosi e questo resultato, che si deve anche alla m aggiore

— Le offerte delle piazze di produzione non presentano.variazioni essendo sempre i prezzi richiesti superiori a quelli che si pranticano sui mercati di consumo,

Luzzatti non si ferma a considerare che l’ora presente, l’ av­ venire pare che per lui non esista e si direbbe che le nostre misere questioni di politica