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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0989, 16 aprile

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE, IN T E R E S SI P R IV A T I

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 1_ _ _ _ _ _

il

Anno XX - Yol. XXIV

Domenica Í6 Aprile 1893

N. 989

[[ IDEE DEL

l

OIOREVOLE I N I SULLA QUESTIONE BANCARIA

Nella Commissione scelta dagli Uffici della Camera per esaminare il disegno di legge pel riordinamento degli Istituti di emissione I’ on. Sminino, senza aver presentato un controprogetto, ha esposte delle idee che modificherebbero profondamente i punti fonda­ mentali del progetto ministeriale.

Già noi abbiamo esposte alcune considerazioni nei passali numeri, dalle quali sarà risultato ai lettori che non siamo punto entusiasti del disegno di legge j presentato dal Ministero ; ed anzi, di fronte alle mo­ dificazioni che sono proposte dall’ on. Sonnino, noi crediamo che poca distanza corra tra le nostre con­ clusioni e le idee dell’ on. deputato.

L’ on. Sonnino vuole prima di tutto che la emis­ sione sta concessa ad un Istituto nuovo a creare il

qu.de concorrono gli azionisti degli Istituti esistenti, i quali avranno la preferenza nella sottoscrizione delle nuove azioni ; — vuole poi che la emissione sia concessa al solo Istituto nuovo, privandone quindi i due Banchi Meridionali ; — vuole inoltre limitato il capitale a 120 milioni ; — infine vorrebbe riv o l­ gere il guadagno del nuovo Istituto a diminuire le

perdite degli I-titu ti vecchi, con questo però che la personalità giuridica del nuovo Istituto sia comple­ tamente separata anche per il Credito fondiario, da queda dei vecchi.

Esaminando questi concetti dell’ on. Sonnino, si scorge facilmente che si limitano a due punti fon­ damentali :

I o togliere la facoltà di emissione ai Banchi Me­ ridionali ;

2° separare completamente la gestione delle immobilizzazioni, dalla nuova azienda alla quale sa­ rebbe affi lata la emissione.

Infatti l’ Istituto nuovo viene creato anche col pro­ getto del Ministero; il versamento in contanti è pure contemplato nella misura di novanta milioni, e l’ono­ revole Sonnino non propone che trenta milioni di più; infine I’ attribuzione dei guadagni del nuovo Istituto alla diminuzione delle perdile è implicitamente com­ preso neh’ articolo 10 del progetto che propone la stnobihzzazione in cinque bienni.

Intorno ai due punti sopraccennati è inutile che dichiariamo di sottoscrivere pienamente alla proposta di togliere la circolazione ai Banchi Meridionali. Da più anni ormai sosteniamo questo concetto, ed in più occasioni ne abbiamo largamente svolle le ragioni. Se mai qualche dubbio avesse potuto rimanerci, la pubblicazione dell’ ultimo memoriale di difesa del

Banco di Napoli, ce lo avrebbe fatto svanire. Mai una più spavalda e più sconveniente constatazione della leggerezza colla quale la amministrazione del j Banco tratta questioni tanto delicate e tanto im p o r­ tanti. Ma mentre scriviamo vediamo confermato a Presidente dello stesso Bmco l’ on. Duca di San Donato, e ci domandiamo: — è possibile ottenere che venga tolta la circolazione ai due Banchi? V i è Governo capace di proporre, e Parlamento di approvare s mile misura?

L ’ ou. Sonnino s’ illude che istituendo una Banca di emissione ex novo una parte considerevole della

deputazione meridionale darebbe prova di abnega­ zione, votando la cessazione della facoltà di emissione pei Banchi Meridionali.

Noi non crediamo a simile risultato, pur dichiaran­ doci pronti con tutte le nostre forze a combattere per ottenerlo. Fino a che non sentiremo che un nu­ cleo abbastanza numeroso di deputati non avrà l’abi­ tudine di dire nell’ aula di Montecitorio quel'o che afferma asseverantemente nei corridoi ; fino a che, lasciando le bizze e le aspirazioni personali, non vi sarà m a forte maggioranza decisa a sostenere tanto più vigorosamente il Governo (pianto più ardilo vorrà essere nelle sue riforme e quanto più sarà radicale nella cura di cui il paese ha bisogno; — fino a che tra mezzogiorno e centro d’ Italia si continuerà a mantenere l’ uso dei compensi, cosi che una conces­ sione per le provincie del Nord non possa essere approvata senza un’ altra concessione per le provin­ ole del Sud e viceversa, noi non possiamo illuderci che il Parlamento sappia, voglia, e possa compiere un atto di tanto coraggio quale è quello di togliere la circolazione ai Banchi Meridionali.

Si potrebbe forse, lim it mio le aspirazioni al pratica­ mente possibile, proporre per i Banchi Meridionali la regionalità del biglietto, si potrehho forse ottenere che la circolazione fosse intanto limitata al capitale elici- <jj livamente esistente e dispensabile, m i no i ci na­ scondiamo il pericolo che unguis et rostribus la de­

putazione meridionale difenda lo statu quo.

Del resto, ripetiamo, siamo disposti ad accettare qualunque misura che valga a togliere le attribuzioni attuali ai due Banchi, i quali così come sono am­ ministrati e come funzionano, soao focolari di rovina per il credito, giacché servono ad abituare quelle popo­ lazioni alla gratuità di uno straniente, del quale invece si deve sentire l’onere, come stimolo a maggiore attività.

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dì 120 m ilio n i; la differenza è adunque di 30 m i­ lioni e non abbiamo nessuna difficoltà di accogliere tale proposta, la quale darebbe al nuovo Istituto una razionale quantità di Capitale liquido e freseo.

Ma ciò premesso non intendiamo però la utilità della separazione giuridica delle vecchie Banche dal nuovo Istituto. Se' il nuovo Istituto sorgerà con un capitale, derivato da nuovi versamenti, di 120 mi­ lioni, questo capitale servirà a garanzia delle ope­ razioni: che la Banca dovrà fare; quale danno vi sarebbe se accanto al capitale liquido di 120 mi­ lioni ve ne fosse uno di 200 milióni immobilizzato? Non sarebbe un aumento di garanzia per tutte le operazioni della Banca, anche supposto che i 200 milioni d’ immóbilizzazione non ne rappresentassero che ISO di effettivo valore?

A noi par chiaro che I’ on. Sminino è partito da un concetto molto più radicale e, ci permetta, più logico, ma ha avuto - e non pòleva essere a meno - paura della conseguenza della !sua stessa logica. Egli deve aver pensato alla grande utilità che si avrebbe creando ex novo un Istituto, e dicendo alle Banche

¡esistenti : la vostra concessione è scaduta, ora liqui­

dile

conte potete

e

"come credete. Ma certo l'onor. Sminino, pensando alle origini della maggior parte delle immobilizzazioni di cui soffrono le Banche, h’a compreso che questa radicale riforma sarebbe una ingiustizia ed un pericolo; una ingiustizia, per­ chè Si Tendono responsabili le Banche di fatti che ¥ohò stati loro imposti dai governi ; un pericolo, perelfè si creerebbe un precedente che sempre più 'allontanerebbe il capitale da impieghi più o meno direttamente legati allo Stalo.

Per evitare ìa ingiustizia ed il pericolo l’on. Son- nino propone che le azioni del nuovo Istituto siano date di preferenza agli azionisti delle vecchie ban­ che e che gli utili dell’ Istituto stesso vadano a di­ minuzione delle perdite. Il che vuol dire che, seb­ bene separati virtualmente, (inanziarmente gli Istituti vecchi sarebbero legati al nuovo, che rimarrebbe carne della carne di loro e vìvrebbe poi della loro vita.

A parie la questione dei Banchi Meridionali sulla quale abbiamo detta la nostra opinione, non vediam'o che differenza essenziale corra tra il progetto Mini­ steriale e quello dell’ on. Sennino.

Nel progetto ministeriale le Banche portano il capitale nuovo e vecchio, liquido ed im m obiliz­ zato, e formano il nuovo Istituto ; nel progetto Son- nino le Banche portano nel nuovo Istituto il capi­ tale nuovo, ma cogli u tili di questo debbono smobi­ lizzare quello immobilizzato.

Una sola differenza, che è politica però e non bancaria, ci par di vedere: I’ On. Gioiitti spera di far passare la sua legge perchè conserva i Banchi Meridionali ; - l’ on. Sonnino spera di sopprimere i Banchi Meridionali perchè sopprime anche la Banca Nazionale ; ma nel loro intimo, nè l ’on. G iolitti vo r­ rebbe conservare i Banchi, nè T on. Sonnino sop­ primere la Banca Nazionale.

Noi ripetiamo quanto abbiamo già detto: Un riordinamento bancario non si ottiene , dopo venti anni di disordine, se non con un più o meno lungo periodo di riparazione.

Riordiniamo il meglio possibile, medichiamo le piàghe; evitiamo gli errori, e poi fatto il primo passo potremo compiere con minore difficoltà il secondo.

L E C O N V E N Z IO N I M A R I T T I M E

Il Senato Ita già approvato ìe convenzioni marit­ time e quindi il pericolo di conflitto che da tanto tempo si minacciava è scongiurato; è quindi inutile discorrere oggi intorno al lato tecnico della que­ stione tanto più che ce ne siamo già in altro tempo occupati. Ma la occasione è certamente opportuna per fare alcune considerazioni di ordine generale, le quali a nostro avviso servono a giudicare tutto il sistema che si continua a mantenere vigente.

Se non erriamo è generale convincimento che le convenzioni marittime contengono due specie di con­ traddizioni :

1. ° Si domanda alla Navigazione generale un servizio che essa non può dare nei termini precisi del contratto.

2. ° Si pretende che la marina mercantile sov­ venzionata compia un servizio al quale le forze unite del paese e dello Stato non danno sufficiente rim u ­ nerazione.

È adunque il solito sistema degli equivoci e delle illusioni non in buona fede, quello che ha dominato anche in quésta come in tante altre materie.

I Governi cullando desideri e pretese d’ogni ge­ nere, di cui si vuole che lo Stato sia rappresentante, hanno mantenuta e radicata sempre più la credenza che il capitale possa facilmente accorrere anche là dove non trova rimunerazione; e per conservare tale illusione ha, anche in questa circostanza, sti­ pulati dei contratti per i quali si suppone di ottenere un servizio maggiore della entità del sussidio che si accorda.

Noi non ci erigiamo certamente a difensori della Navigazione generale, anzi se volessimo entrare in materia, avremmo molti motivi per rimproverarla di mancanza di iniziativa, di ardimento e per de­ plorare la eccessiva sua quiescenza di fronte al pro­ gresso delle società rivali straniere. Il fatto ¡stesso rilevato da un recente studio dell’ on. M. Ferraris, che la Società si lascia sfuggire tanta parte del traf­ fico marittimo che si compie nei porti principali del Regno, dimostra che non sa adattarsi alle esi­ genze del commercio nazionale e non sa attrarlo nell’ orbita del suo movimento. L ’ on. Ferraris dà le seguenti cifre proporzionali del movimento di im­ barco e sbarco di merci nei porti dello Stato serviti dalla Navigazione generale.

M ovimento

B andiera in ternazion ale Cabotaggio T otale

°// 0 V / 0 °// 0

E s t e r a ... 81 20 56 Italiana lib e r a ... 14 V , 67 . 36 Navigazione Generale.

4 V .

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16 aprile 1893

L ' E C O N O M I S T A

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0 sono anche in parte nel Governo che concedendo la sovvenzione ha domandati correspettivi e vincoli, che sono incompatibili collo sviluppo del traffico?

La risposta è assai difficile, ma qualunque essa sia non diminuisce la importanza e la stranezza del fatto, che non ci sembra sia stalo abbastanza rile ­ vato nelle recemi discussioni.

Ad ogni modo non siamo, nè possiamo essere fa­ vorevoli alle concessioni ed ai sussidi, specialmente quando, come sembra essere nel caso presente, sono sussidi abbastanza gravi per pesare sul bilancio in modo sensibile e troppo miseri per poter poi richie­ dere da essi un servigio quale si pretenderebbe. E meno ancora approviamo che sotto la maschera di servizio postale si sciupino somme considerevoli. Le esigenze del servizio postale marittimo oggi per l’ Italia sono limitatissime e basterebbe una spesa molto piccola per soddisfarle. Sarebbe stato conveniente che nelle presenti difficoltà si fosse presa una misura radi­ cale, giustificandole colla maggior possibile chiarezza. 0 si intendeva che l’ Italia dovesse avere un servizio marittimo importante e sviluppato conio lo hanno altri paesi; ed in tal caso bisognava non lesinare sulla spesa e stanziare in bilancio quanto era necessario allo scopo. 0 si voleva limitarsi al servizio postale ed allora bisognava radiare tutto ciò che fosse al di là di quel servizio.

Come al solito si è presa la via di mezzo e si è speso molto per aver poco ; si è fatta una grande questione e si sono scontentati tutti con una solu­ zione che forse manca di concetto razionale.

Ma dopo aver fatte queste osservazioni, che ci sono suggerite da un imparziale apprezzamento della questione, non possiamo a meno di trovare illogico il ragionamento di coloro che rimproverarono alla Navigazione generale di non aver rinnuovato e r i ­ modernato il suo materiale. Era possibile domandare ad una Società, che, per vero dire, non si è mo­ strata alacre nè ardimentosa, di correre incontro ad una fortissima spesa, quando lo Stato, che doveva poi adoperare il suo nuovo materiale, si mostrava mal disposto a conservare molli dei servizi che prima manteneva, e costretto dalle sue difficoltà finanziarie più a diminuire che ad aumentare la sovvenzione?

Chi poteva e chi potrebbe oggi stesso dire che se la Società avesse spesi molti milioni per rinno­ vare il suo naviglio, avrebbe trovato nello Stato un cliente disposto ad accrescere il consumo ?

Anche qui, se non erriamo, il sistema ormai an­ tico nelle cose economiche e finanziarie d’ Italia, è prevalso con danno di tutti, dello Stato, della So­ cietà e del pubblico. Dello Stato che stipula deile convenzioni che non rispondono nè al suo desiderio, nè ai bisogni del paese ; della Società che vede re­ stringersi anziché allargarsi la domanda dei servizi e quindi la retribuzione al suo capitale ; del pub­ blico che continuerà a pagare i sussidi e ad avere un servizio non buono.

Datemi un buon naviglio se volete una larga sov­ venzione od una lunga concessione, dicono alcuni. Ma non pensano che per poter promettere con at­ tendibilità di mantenere e per poter affidare i terzi ad impiegare in siffatte imprese i loro capitali, sa­ rebbe stato necessario che lo Stato si fosse trovato in condizioni finanziarie diverse non solo, i.a non avesse anche con una serie di proroghe e di ten­ tennamenti scoraggiati anche quegli ardimenti mo­

desti che la Navigazione generale avesse mai potuto destare nella propria amministrazione.

In conclusione, guardando le cose da un alto punto di vista di vero interesse generale, noi ci do­ mandiamo se sieno veramente bene impiegati i m i­ lioni delle sovvenzioni marittime e dobbiamo1 rispon­

dere almeno con un dubbio.

Il putti] per 1’ « Ime mie » alllrMa

Nel 1886, quando il signor Gladstone presentò i

due bi/ls per Yhome rule e la riforma agraria in

Irlanda, non abbiamo mancato di render conto delle proposte dell’ illustre uomo di Stato inglese (vedi

l'Economista del 23 aprile 1886).

Allora, nella sua opinione, i due progetti erano intimamente connessi ; ora invece il signor Gladstone crede cbe la questione della autonomia dell’ Irlanda debba avere la precedenza sulla riforma della pro­ prietà fondiaria. E g li si limita a fissare che il Parlamento irlandese futuro avrà il diritto di occu­ parsi della questione agraria soltanto se il Parla­ mento di Westminster non I’ avrà risoluta entro tre anni. Il che significa propriamente che nel 1896 il problema non sarà risoluto, sia per la ristrettezza del tempo, sia per le grandi difficoltà che esso pre­ senta. La sua risoluzione spetterebbe quindi, quasi certamente, al Parlamento irlandese se il progetto dell’ home rule avesse la fortuna di diventar legge,

la qual cosa per ora è tu tt’ altro che probabile. Tuttavia, poiché dalla sorte del bill sull’ home rule

dipenderà anche la soluzione futura della questione prettamente economica della riforma agraria, ci pare utile e necessario di indicare i punti principali della riforma politica che si sta discutendo alla Camera dei Comuni.

Nel redigere il bill per Y home ride all’ Irlanda,

il signor Gladstone e i suoi collaboratori hanno cer­ cato di risolvere quattro problemi, vale a dire ; Come sarà governata 1’ Irlanda ? Come sarà rappresentata al Parlamento di Londra ? Quali saranno le sue re­ lazioni finanziarie con la Gran Brettagna ? Come si impediranno i conflitti e le indebite ingerenze?

L ’ Irlanda avrà il suo Parlamento elettivo, com­ posto di due Camere. Una di queste assemblee, il Consiglio legislativo, avrà 48 membri, nominati dai proprietari o locatari d’ im m obili, il cui reddito sia di 500 franchi almeno. L ’ altra, I’ assemblea legi­ slativa, conterà 103 deputati eletti dagli elettori po­ lii ti attuali, cioè sotto il regime di un censo assai basso. In caso di conflitto tra le due Camere esse delibereranno insieme, come avviene ad esempio in Francia mediante il Congresso. La preponderanza l’avrà adunque l’assemblea legislativa, che ha un n u ­ mero di membri più che doppio di quelli del Con­ siglio. Il potere esecutivo continuerà ad essere affidato

al lord luogotenente, rappresentante della regina e da

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¡ membri del Cernitalo esecutivo saranno presi in maggioranza dalla Assemblea legislativa e potranno essere rovesciati da essa. Essi saranno i capi di tutto il personale amministrativo impiegato nella isola, ad eccezione dei doganieri; saranno dunque, quantunque la parola non sia pronunciata, dei veri m inistri.

Dotata così di un proprio Parlamento, restava da vedere se T Irlanda sarà rappresentata a Westmin- ster. A questa questione il Gladstone ora dà una soluzione media, mentre nel 1886 non ammetteva alcuna rappresentanza. Egli propone che i delegati della parìa irlandese alla Camera dei lordi e g li'o t­ tanta deputali d’ Irlanda alla Camera dei Comuni abbiano a votare quando si tratterà di un’ affare di interesse generale, oppure d’ un affare relativo alla Irlanda; negli altri casi dovranno astenersi. È que­ sto certamente il lato debole del progetto. La com­ binazione proposta potrebbe concepirsi se la Ca­ mera dei Comuni non fosse che uno strumento destinato a produrre leggi. Ma in realtà ha altre attribuzioni. Essa dispone della vita e della morte, politica ben inteso, dei ministeri. Quindi si potrebbe avere il caso di un ministero in maggioranza, quando non votano gli irlandesi e in minoranza, quando essi possono dare il loro voto. È un’ anomalia che non si riesce, per quanta buona volontà ci si metta, a spiegare e ad ammettere come possibile.

Passiamo alle disposizioni finanziarie, che fono più semplici L ’ blanda dovrà provvedere, co in’ è naturale, mediante ¡ suoi propri mezzi alle spese della sua amministrazio e. M i ci sono delle spese comuni, del e spese (l’ interesse generale, quali ad esempio il servizio del debito pubblico, le spese per l’ esercito, per la m arini, per la rappresentanza all’ estero.Come contribuirà l’ Irlanda a queste spese? Il progetto d e ll 886 metteva a suo carico una quota parte proporzionale di quelle spese. Quello del 1893 procede in modo differente. Esso organizza una specie di fo rfa it, perchè stabilisce che le entrate

delle dogane irlandesi saranno riscosse per conto del tesoro comune, il Gladsto le calcola quelle en­ trate a 60 milioni di franchi circa, mentre la spesa comune totale sarebbe di circa un miliardo e mezzo. Il contributo sarebbe quindi piuttosto lieve. Inoltre la Gran Brettagna fa all’ Irlanda per i primi anni un regalo annuale di 12 milioni e mezzo di franchi, non domandandole il rimborso dei due terzi delle spese di sicurezza pubblica clic essa si assume a proprio carico fino al 1900. Tutto ciò pare troppo generoso alla opposizione, che naturalmente com­ batte il bill su lutti i punti.

Non pare neanche che gli Irlandesi siano molto con­ tenti di questa combinazione finanziaria, perchè una volta riacquistala la autonomia finanziaria, essi non potranno piu profittare del credito dell’ Inghilterra e dovranno pagare più del 2 e mezzo per cento al­ l'anno sui loro prestiti futuri. Sarà questo uno de­ gli inconvenienti della loro indipendenza governa­ tiva. Ma il pericolo, che I’ oppostone fa valere per combattere il progetto del sig. Gladstone, è che la Irlanda quando sarà resa indipe dente vorrà inge­ rirsi più del bisogno negli affari comuni od almeno potrà opprimere la minoranza protestante. Per dis­ sipare qualsiasi timore, specie riguardo agli orangisti dell’Ulster, i compilatori del progetto hauuo cercato di accumulare gar inzie sopra garanzie, accordando diritto di veto ai vice-re, limitando la competenza

delle Camere irlandesi, interdicendo loro special­ mente qua'siasi modificazione delle imposte indirètte, qualsiasi offesa alla libertà inligiosa o al diritto

di proprietà, organizzando una giurisdizione indipen­ dente, avente qualche analogia con la Corte suprema degli Stati U niti e alla quale sarebbe riconosciuto il d ifillo di dichiarare illegali le misure prese dal governo e dal parlamento d’ irlanda; infine non man­ cano le disposizioni che garantiscono ai funzionari attualmente in servizio che saranno mantenuti nei loro posti durante un certo tempo e che godranno la pensione. Tutte queste garanzie e altre che omet­

tiamo formano quasi la metà del progetto ; ma alla opposizione paiono illusorie perchè il potere ese­ cutivo sarà, dicono, in maro della maggioranza cattolica di Dublino e dei ministri responsabili di fronte ad essa, perchè lo stesso gabinetto inglese dipendendo dal voto degli 80 deputati Irlandesi di Wesiminster non potrà, non oserà proteggere i pro­

testanti dell’Ulster. E una questione che accenni tuo soltanto, non potendo esaminarla nel nostro periodico, per P indole sua destinato a trattare questioni di ben altra natura.

Tali sono le disposizioni del progetto del sig. Glad­ stone e alcune delle principali obbiezioni eh’ esso solleva. Ora alla Camera del Comuni si tratta sol­ tanto di un esame generale del bill, la discussione

dei singn'i articoli verrà più tardi. Nella ipotesi che esso sia approvato dai Comuni, vi sono molle ra­ gioni per credere che alla Camera ilei Lordi tro­ verà una maggioranza contraria. Queste previsioni sono Incili a farsi, ma non si può però predire quali avvenimenti si andranno svolgendo.

Qualunque sia la sorte futura del bill del signor

Gladstone, qualunque sia il giudizio che su di esso si è inclinati a dare, ninno, crediamo, potrà contestare l’ interesse che presenta questa grande lotta politica, la difficoltà dei problemi ch’ essa in volge e vorrà negare all’illustre vegliardo, che persuaso della bontà della causa dell'home ruU vi si è consacrato con grande

ardore e generosità di sentimenti, mia sincera am­ mirazione.

LE FORME, LE TEBE E L 'E tìK lE DEL M U T I ’>

IX .

La forma più semplice del salario è quella nella quale la retribuzione del lavoro fissa e garantita antici­ patamente è commisurato al tempo, breve o lungo che sia (ora, giornata, settimana, mese o anno). Di­ ciamo che è la forma più semplice, perchè, di regola, la mercede viene determinata se za una relazione d i­ retta e immediata colla quantità del lavoro che l’ope­ raio compieià, relazione non faci e certo a determi­ narsi in ogni caso. Qualche volta però non manca nel contratto di lavoro la determinazione del prodoito minimo che l’operaio si impegna a dare e quella del prodotto massimo che l’ impreiiditore può esi­ gere. Allora, come nota lo Sehloss 2) il salario a tempo ha per base anche il cottimo e non è più * l i) Vedi i numeri 969, 971, 973, 976, 980, 983, 985 e 938 àe\YEconomista.

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L’ E C O N O M I S T A

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16 aprile 1893

una pura i retribuzione a t“ mpn. L ’ imprenditore, da una parie, non terrà al suo servizio colili o coloro che non lavorano con un dato m inim um di rapi­

dità, o ohe non giungono ad ottenere una certa quan­ tità minima di prodotto; l’operaio, dall’ a tra , non ha alcun interesse a sorpassate il m axim um e nean­

che a raggiungerlo, così che il salario regolalo in simili condizioni si dimostra più che altro'fonte di controversie.

Ciò che importa notare nel salario a tempo, si è che l’ alea relativa alla durata necessaria per com­ piere un dato lavoro è a carico dell’ intrapreuditore. Questi, nella determinazione della mercede, non può lare astrazione dai tempo presunto necessario per l’esecuzione del lavoro ili cui si tratta, oppure, il che è sostanzialmente la stessa cosa non può trascurare di calcolare approssimativamente il quantum di pro­

dotto ottenibile dall’ operaio salariato. Ma, special- niente sopra un i.liniero eonsitjerevole <li lavoranti, il calcolo non può non essere soggetto a molti er­ rori. E perciò l’ imprenditore "si sforza a tenere

j

has'a la mercede allo scopo di poter ottenere egual­ mente il guadagno anche se, in molli oasi, la 'p ro ­ duttività degli operai è inferiore a quella da lui precalcolata.

L inconveniente che ne deriva è evidente. Non potendosi in generale riferire la retribuzione del la- ! voro a una quantità nota esattamente di prodotto, ma sollauto a una quantità presunta, che può rag­ giungersi per gli uni e non per gli altri, la mercede non può in alcun modo ragguagliarsi alla entità accer- | tata ilei lavoro. Da ambe le parti si lotta per trarre partito da questo stato di cose. L ’ operaio ha la cer- | tezza di un dato compenso per ora, per giorno ecc., nel sistema de! puro salario a tempo nessun im­ pulso quindi lo determina a una crescente proibii- I ti vi [ò, aozi la condtzio ¡e sua lo induce a scemare la fatica, a rendere il salario, in proporzione al la­ voro effettivo, più rimunerativo, senza che nominal­ mente abbia a mutare. L’ imprenditore essendo espo­ sto al rischio di ottenere una quantità ili prodotto inferiore alla presunta, approfitta di tutte le circo- slai ze e si vale di lutti i mezzi per tenere i salari al livello più basto possibile.

La semplicità del metodo di retribuzione del lavoro | si accompagna adunque alla maggiore imperfezione economica. Siamo qui ben lontani dalla compartecipa­ zione al prodotto, dalla rimunerazione che corre pa­ rallelamente, per così dire, alla produzione, che è stimolo efficace al lavoro perchè lo chiama a d iv i­ derne i frutti. Eppure è il salario alla giornata che gode tulle le simpatie di certe classi di operai, i quali pare non si avvedano che così danneggiano sè medesimi due volte, una prima non manteireudo la rigorosa proporzione tra il lavoro e il suo com­ penso, una seconda volta col non cercare di stimo- ; lire la propria attività, mediante la prospettiva di un maggior guadagno. Pur di avere la certezza che trascorse quelle (late ore sarà loro acquisita una certa mercede, rinunciano talvolta a maggiori bene-

ic i. Lerto, lo avvertiamo subito, vi sono argomenti degni di considerazione in opposizione al salario a compito o a fattura, ma non crediamo e lo vedremo m seguito d i’ essi abbiano tanto peso da t’ar prefe- rire il salario a tempo. Q lesto, messo in relazione a e condizioni tecniche della industria può e vero in taluni casi apparire meno irrazionale di quello che si può essere disposto a giudicarlo esanimandolo in

tesi generale, perchè coll’impiego di macchine sempre più perfette si può giu igere iti taluni casi a cono­ scere in precedenza la quantità di prodotto otteni­ bile. Ma la macchina è pur sempre guid la d.d- I uomo e della sua velocità o per lo meno della sua pro­ duttività utile è coeffieie ile u ni trascurabile l ’uomo medesimo, il quale ben di rado col salario a tempo potrà ottenere un compenso che rimuneri la sua speciale attitudine, la sua capacità tecnica personale. Nel salario a tempo l’ individuo singolo scompare, non è la sua produttività singola che può fissare la mercede, ma è piuttosto la produttività media pre­ sunta di quella determinata classe di lavoranti. Una certa eguaglianza formale ili trattamento ne è la conseguenza, ragione questa che fa preferire ai so­ cialisti nel regime economico odierno al salario a cottimo, quello a tempo, ma vi sono anche di- segiiaglianza e quindi ingiustizie sostanziali per­ chè i più attivi, più capaci, più forti sono equiparati per ogni classe di lavoranti d’ una data industria ai più... infingardi e ai meno intelligenti.

Questi inconvenienti sono tanto veri , che P im - pre ditore cerca, per ciò che lo riguarda, ili porvi riparo, nella misura del possibile, col fissare, come si è detto, un m inim um di prodotto. E là dove gli

operai sono divisi a schiere, alle quali è preposto un capo, è compito di questi il curare che sia com­ piuto no

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mono di una certa quantità di lavoro in cambio di un determinato salario a tempo, per cui gli è data la facoltà di indicare quali lavoranti vanno licenziati per incapacità a fornire il richiesto lavoro nella unità di tempo fissata.

In questo caso però, se l’ obbligo dell’ operaio di somministrare un m inim um di lavoro in un dato

tempo è rigidamente osservato, il salario a tempo si tramuta effettivamente in una forma speciale di salario a compito, che gli inglesi chiamano task woge

rie la quale è fissata la quantità di prodotto, mentre nel vero salario a cottimo, il piece wuqe, tale l i ­

mitazione non c’ è.

Insoinma, l’operaio retribuito in ragione di tempo ha interesse a lavorare il meno possibile; se la sua pigrizia e indifferenza non sono straordinàrie (e la cosa è affatto relativa) egli è sicuro di conservare il suo posto e si abitua a considerare i propri in ­ teressi in opposizione a quelli dell’ imprenditore ; questi non può ripromettersi un concorso completo nell operaio alla impresa, quando, direttamente o indirettamente, sotto una forma o sotto l ’altra, non associa l’ interesse, l’ utile dell’ operaio al lavoro che egli compie: se l’ operaio riceve lo stesso sa­ lario, tanto se in una giornata fa due unità di pro ­ dotto, quanto se ne fa una sola, farà spesso que­ st’ una sola. Ciò è conforme alla natura umana.

Tuttavia non si potrebbe proscrivere in via asso­ luta il salario a tempo. [I G b m ’ ) avverte che il lavoro alla giornata può cornpnm lersi, dal punto di vista del p a dro te, quando l’ operaio manovale e

anche, fino a u i certo punto, speciale, fa parte di un personale interessato, perchè allora è trascinato da questo personale interessato a lavorare spedita- mente e deve seguire assolutamente gli operai capi; ma in questa ipotesi quel modo di retribuzione non è giusto, perchè non commisura la mercede

') Des divers modes de rémunérations du travail

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alla entità accertata del lavoro. Esso è anche ap­ plicalo dagli operai detti cottimisti (tà ch ro m) che intraprendono un determinato lavoro e restano ope­ rai capi dell’ intrapresa ; questi operai lavorano essi medesimi con un ardore facile a spiegarsi e quelli che essi hanno ingaggiati sono costretti a im itarli. Cotesto modo di lavoro è spesso praticato nelle intraprese di sterramento e nelle industrie, specialmente in Inghilterra.

il salario a tempo è inoltre preferito dagli intra­ prendi tori in alcuni casi speciali, che interessa cono­ scere. Quando la perfezione del lavoro è di maggiore importanza della sua rapidità, nonché quando la qua­ lità della lavorazione non può essere facilmente com­ provata mediante la ispezione è chiaro che commi­ surare il compenso alla quantità accertata del lavoro fatto, equivarrebbe andar contro alle condizioni che si vuole abbia il lavoro stesso; la perfezione del prodotto non si potrebbe conseguire con lo stimolo efficacissimo a produrre la maggior quantità possi­ bile che esercita il salario a fattura. In simili casi occorre pagare a tempo operai nei quali si possa avere piena fiducia e conviene affidarsi alla loro onestà, anziché a qualsiasi altro impulso per ottenere la esecuzione del lavoro con una ragionevole sollecitudi­ ne. Parimente coloro che sono addetti a macchine delicate e di mollo valore sono spesso retribuiti a tempo per impedire che nei loro sforzi, diretti ad o t­ tenere il maggior prodotto, le danneggino.

-Nè_ va dimenticalo il caso in cui riesca difficile di misurare o di numerare il prodotto ottenuto giorno per giorno, e quello nel quale la natura del lavoro da compiere varia di giorno in giorno, se non da ora in ora. Qui la difficoltà di adottare il salario a fattura è ovvia ; la determinazione della mercede riesce assai intricata e dà luogo a molte questioni che sono eliminate con una mercede fissa giornaliera. Altre cause possono consigliare o ren­ dere necessario tale metodo di rimunerazione del lavoro, ma esso per quanto sia inevitabile nell’ assetto industriale dei nostri tempi non cessa di essere assai imperfetto. Gli operai sono spesso indotti a prefe­ rirlo, perchè assicura loro meglio la continuità della occupazione, ma anche questo beneficio non toglie al metodo in parola il difetto di impedire la co­ stante e piena proporzionalità tra il lavoro eseguito e il suo compenso.

Rivista Bibliografica

Giovanni Fabbri. — Storia della Banca Nazionale. — Teramo, G. F abbri editore, 1893, pag. 214 (lire 2).

L ’ autore ha fatto bene ad avvertire che sono « appunti buttati giù volta per volta e cosi come si è soliti di fare quando il giornale è per andare in macchina » perchè in questo libretto non possiamo proprio vedere uua vera storia della Banca Nazionale. Si tratta piuttosto di una dissertazione intorno alla Banca Nazionale scritta in forma piana e facile, nella quale abbondano, anche troppo, le digressioni di poli­ tica e mancano invece le notizie di fatto sull’ ambiente economico e finanziario, nel quale la Banca Nazionale ebbe ad agire e diffettano gli stessi dati sulle vicende del nostro maggiore istituto di emissione.

Bisogna dire che il sig. Fabbri abhia un concetto abbastanza curioso della storia di una Banca per poter credere di aver scritto la storia della Banca Nazionale in questo suo volume, dove molte sono le affermazioni e i giudizi avventati, ma pochissime le prove e dove non mancano gli errori di fatto, come riguardo al capitale del 'a Banca di Francia che non è, di 582 milioni ma 182 e mezzo. Con ciò non vo­ gliamo dire che il libro non contenga alcune cose buone, anzi non mancano in vari punti osservazioni giuste e opportune e per questo potrà essere letto con qualche profitto.

Domenico Zanichelli. - Stadi politici e storici. - Bolo­ gna, Nicola Zanichelli, 1893, pag. 715 (5 lire).

In questo volume l’egregio prof. Zanichelli ha rac­ colto alcuni suoi studi su argomenti di politica e di storia pubblicali negli ultim i anni in varie riviste, i quali nell’ insieme formano un libro interessante e istruttivo. Interessante per la varietà degli argomenti presi a trattare, istruttivo perchè richiama alla mente dei lettori avvenimenti politici o idee di uomini illu ­ stri, gli uni e le altre troppo spesso dimenticati al no stro tempo., In talune idee del valente professore d 1 B. Istituto di Scienze Sociali non possiamo essere d’accordo, ma ci piace riconoscere ch’egli è spesso di una sincerità e di una franchezza veramente lo­ devoli e porta nello esame dei vari argomenti una nota personale degna- di considerazione. Ecco i ti­ toli dei quattordici studi di cui si compone il vo­ lume : Le costituzióni moderne — Nazione e demo­ crazia — Le difficoltà del sistema rappresentativo parlamentare — Sulla costituzione italiana — La coscienza nazionale italiana — Vecchi uomini e vecchie idee — Il partito liberale storico in Italia — La giovinezza di Vincenzo Gioberti — Il primato morale e civile degli Italiani — Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo — Del rinnovamento civile d’ Italia — Ubaldino Peruzzi — Cesare Albiciui — Le poesie politiche di Giosuè Carducci. Questo studio sulle poesie politiche del Carducci è il solo che viene pubblicato ora per la prima volta e forma quasi un terzo del volume.

R ivista (Economica

/ / Congresso economico di TorinoUn Congresso

Operaio nella SvizzeraLa produzione dei petrolio

nei vari paesi — / / monopolio delle carte da giuoco Un progetto dell’ on. Grimaldi per la compra-

vendita dei beniIl compimento del canale di

Panama.

Il Congresso economico di Torino. — Sabato, 8 corrente, si è riunita a Torino, sotto la presidenza dell’ on. Boselli, la Commissione ordinatrice del Con­ gresso nazionale delle Società economiche che si terrà al principio di maggio in Torino.

Fra i moli temi inviati per sottoporre alle discus­ sioni del Congresso, la Commissione ordinatrice, dopo ampia discussione ha scelto i seguenti:

Agricoltura. — Se mediante la coltura intensiva

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16 aprile 1893

L’ E C O N O M I S T A

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Enologia. — Dei. mezzi atti a dare maggiore s v i­

luppo ali’ industria vinicola italiana, specialmente in rapporto all’ esportazione, e tenuto calcolo delle con­ dizioni speciali d’ ogni grande regione enologica» (Relatori dottore cavaliere Strucchi e avvocato cavaliere G. 1. Armandi).

Industrie e m anifatture. — Se per l ’ industrie

che dimostrino di essere in grado di esportare non convenga al sistema dei drawback sostituire quello

di una restituzione media dei dazi corrisposti sulla materia prima e sui prodotti adoperati nella fabbri­ cazione. (Relatori comm. Giovanni Piana e commen­ datore Ernesto De Angeli).

Quistione monetaria. — Dell’ Unione monetaria

Latina e degli spezzati d’ argento. (Relatori commen­ datore ingegnere Giacinto Berruti ed altro da no­ minarsi).

Credito. — Delle forme e delle applicazioni del

Credito Agrario in relazione alle condizioni generali del Credito in Italia. (Relatori deputato Ippolito Luz- z iti e cav. Alessandro Garelli).

Ilappresentanze dell’ Agricoltura Industria e Commercio. — Dell’ organizzazione nazionale di Rap­

presentanze Libere deli’ Agricoltura, dell’ Industria e del Commercio. (Relatori sen. Alessandro Rossi e comm. Ernesto De Angeli).

Imposte. Dell’ imposta progressiva e dei probabili

proventi in Italia. (Relatori prof. cav. Gaetano Fer- roglio e comm. Giacinto Berruti).

Legislazione commerciale. Delle Società Anonime

e dei Fallimenti. (Relatori deputato Maggiorino F e r­ raris e avv. Enrico Alloati).

Un Congresso Operaio nella Svizzera. — A Bienna nella Svizzera Ita avuto luogo un congresso delle Società operaie composto di elementi assai disparati, nel quale sono state appurate alcune riso­ luzioni, che rivelano le tendenze della classe operaia di quel paese.

Socialisti rossi e socialisti neri, consiglieri nazio­ nali a lato di parroci, operai di tutti i colori e di tutti i rami industriali, in numero di 271 delegati, rappresentanti 92,887 operai sparsi su tutto il ter­ ritorio elvetico, ecco il Congresso operaio di Bienna. Il segretario generale, signor Greulicb di Zurigo espose il programma del Congresso, principiando coila introduzione dell’ assicurazione federale ed obbliga­ toria contro gli accidenti e le malattie.

Il suo discorso era .basato sulle tesi seguenti : 1. ° Il contributo peli’ assicurazione degli amma- malati deve essere versalo esclusivamente dall'assi­ curato. Egli amministra la Cassa pegli ammalati.

2. ° Le spese risultanti dalla cura gratuita degli ammalati (medico, medicine, ospedale, ecc.) saranno coperte dalla Confederazione, dai Cantoni, e dai Co­ muni.

3. ° La distribuzione ed organizzazione delle Casse, pegli ammalati a seconda dei differenti ram i d’ in­ dustria è da mantenersi e promuoversi, in modo che anche le Casse delle fabbriche ne partecipino.

4. ° Le quotizzazioni peli’ assicurazione contro gli infortuni devono essere pagate dai proprietari deìlo stabilimento.

5. ° Le Casse pegli ammalati soccorrono le vittime degli accidenti fino a due settimane a spese della assicurazione.

Queste tesi che furono svolte dal signor hreulich furono poi appoggiate dal signor Favon (Ginevra), membro del consiglio Nazionale e dal sig. Decurtius

socialista cattolico. Il Congresso le adottò tutte alla unanimità.

Lo stesso signor Decurtius prese la parola per esporre la sua mozione sulla legislazione interna­ zionale per la protezione dell’ operaio, consistente nelle tesi seguenti :

1H Gli operai associati, di tutti i paesi del mondo, devono provocare, a .mezzo di conferenze, della stampa e di riunioni, una legislazione internazionale unica per la proiezione dell’ operaio ;

2a Devono far si che questa idea venga discussa nei rispettivi corpi legislativi ;

3a Al Comitato centrale si dà l’ incarico di con­ vocare un Congresso internazionale di delegati di tutte le Società operaie per elaborarne i prelim i­ nari ;

4a Le Società operaie cattoliche devono darsi cura che i principi contenuti nell’ Enciclica Papale sulla questione operaia vengano realizzati.

La quarta tesi fu combattuta energicamente da molti e potenti oratori, ed in ¡special modo dal­ l’avvocato Ftirholz di Soletta, poi rinviala al Con­ gresso internazionale di Zurigo, che avrà luogo fra alcuni mesi. Le altre tre vennero adottate con mag­ gioranza di voti.

La produzione del petrolio nei vari paesi. —

Riassumiamo in vista anche delle discussioni cui darà luogo il progettato monopolio, alcune notizie sulla produzione di questo combustibile in tutto il mondo.

Gli Stati Uniti d’America sono stati sinora il cèntro più importante della produzione petrolifera.

La statistica dello, scorso anno dimostra che le miniere cominciano ad esaurirsi.

Difatto mentre nel 1891 se no erano raccolti 71 milioni e mezzo di ettolitri, nell’ anno passato non se ne raccolsero che '¡1 milioni e mezzo.

Non ostante ciò, le esportazioni di questo prodotto, sono andate sempre aumentando, grazie all’ impiego dei bastimenti cisterne.

Infatti la esportazione degli Stati Uniti è stata : nel 1888 di > 1889 » 1890 » 1891 » 1892 galloni 509,000,000 » 676,009,000 » 689,000,000 » 667,000,000 » 741,000,000 Il gallone equivale a litri 3,783.

Malgrado la diminuzione delia produzione, i prezzi invece di aumentare sono dim inuiti, per la concor­ renza dei petroli russi.

La Standard Otl Company accaparra- i petroli

americani e quindi si trova padrona ad arbitra del merco lo.

A Bakum in Russia la produzione è delle più forti, e supera anche la domanda.

Essa è salita nei primi 9 mesi del 1892 a 33 m ilioni di quintali, costando su Vagone 7 còpek il

pound di chilogrammi 16,381.

Oggi i sette principali produttori di petrolio a Bakum si son costituiti in sindacato, tenendo fuori il Rothschild, e si dice che il sindacato voglia inten­ dersi con la « Standard Oil Company ».

Viene in terzo luogo la produzione del Canada, Il quale negli 11 primi mesi dello scorso anno ha spe­ dito 917 mila barili di petrolio non raffinato al prezzo di dollari 1,27 al barile.

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miniere petìrol¡fère d ¡ Sùrnatr», ebe si Crédono qua­ ranta volle più estese ili quelle ili Russia, e ili una qualità molto superiore, contenendo due volte di più (l’ olio limpido.

Secondo dati ufficiali austriaci, vi sono in Gallizia '491) stabilimenti die si occupano d e li estrazione del petrolio, e 79 minière di ozocherite, producenti nel- l’ insieme 938 mila quintali di petrolio per un valore approssimativo di 12 milioni ili lire.

In Italia e in Francia, com’ è noto, il petrolio si ottiene, dalla distillazione di .subisti bituminosi. Si tratta id i quantità insignificanlii

¿tb’iltídia, ; nelvlH O I. ce ha prodotto solo 1.15,5 ton­ nellate, la Francia. 49 t mila.

V è pure del petrolio in Rumania, ma per ora la quantità estratta è minima.

Le miniere del Perù invece hanno una grande estensione, e cominciano ad acquistare una certa importanza.

La « London and Pacific Petroleum Company » vi

tiene in attività 25 pozzi, dai quali l’anno scorso ha estratto 900 barili di petrolio.

NeILi Repubblica Argo tiña, in provincia di Men- doza, si è pure trovato del petrolio, e dall’ a b ile del 1890 la compagnia che esercita le sorgenti sco­ perte,, ne ha estratto 1500 tonnellate.

Filialmente si dice che nella Repuhbfiè'S'dell’Equa­ tóre si siano trovate recentemente delle ricche mi­ nière di petrolio, però non sono aneoramsereit ite e quindi qpu '£ dobbiamo tener calcolo, se non come un nuovo possibile eoefiìcente per l’avvenire.

Il monopolio delle carte da giuoco. — Ecco Come stanno le cose intorno al monopolio delle carte da gittocn, sul quale, in questi giorni, si sono pub­ blicate notizie inesatte od incomplete.

Nel 1891 venne presentata al Ministro Luzzatti un’ offerta, con la quale si proponeva ¡I pagamento a favore dell’ erario dello Stato del quintuplo del prodotto medio decennale del diritto di bollo sulle carte da giuoco, contro, il privilegio della fabbrica­ zione esclusiva.

L ’offerente si obbligava inoltre ad indennizzare i quindici o sedici fabbricanti esistenti in Italia e ad occupare il personale adibito olla fabbricazione.

...La itropiista,,.venne esaminala anche dal ministro Colombo, e d’ accordo la dichiararono accettabile, Reídle, )’ on, Luzzatti era in procinto di presentare 'un anàlogo progettò di legge, quando intervenne la

crisi del Mi nistero di Radi ni.

Più tardi là stessa offerta venne fatta all’on. m i­ nistro Grimaldi, il quale ne deferì T esarne ad un alto funzionario, commettendogli di riunire tutti gli elementi necessari a che il Governo ed il Parlamento potessero farsi un concetto preciso del progettato monopolio.

Le Intendenze di finanza hanno completato i rag­ guagli Spila quantità, qualità ed importanza delle fabbriche a ttu a i; sullo smercio; sulla fabbricazione clandestina e su tutti gli altri punti designati nel questionario del ministro.

Il progetto, redatto sulle anzidette basi, fu comple­ tato sin dal dicembre ultimo e recentemente riveduto d d l’ oii. G rioiabli, il quale, però, fin oggi non l’ ha ancora sottoposto al giudizio del Gonsig'io dei ministri.

Credasi che fra non guari l'ón. Grimal li deciderà definitivamente sulla presentazione del orogetto, aveni|o, a quanto si assicura, ricevuto affidamento sull’ esito dell’ operazione, che sarebbe assunta per

la [iurte finanziaria da uno dei nostri Istituti di credito.

Un progetto dell’on. Grimaldi per la compra­ vendita dei beni. Il ministro Grimaldi ha in

pronto gli studi per presentare, ai prim i giorni della riapertura delia Camera, un disegno di legge pel quale la lassa di Bompra-vendita di beni immobiliari, — quando si tratti di acquisti che gl’ istituti di credito fondiario fanno per ragioni di esproprio, o di aliena­ zione che gl’ Istituti medesimi fanno di tali ¡mino-* bili, — sia ridotta dalla proporzione attuile de! 4 per cento oltre i decimi, a quella di una tassa di proporzioni mitissime*

Non si ha bisognò ili segnalare la benefica impor­ tanza di questo disegno, sopratulto riguardo al credito fondiario, che così potrà più agevolmente liquidare lè proprietà im m obiliari di cui trovasi attualmente in possesso.

Il compimento del canale di Panama. — Il liqui­ datore della Compagnia del Panama a Parigi ha ricevuto informazioni che la rinnovazione del contratto per il canale di Panama è stata firmata il 6 corrente mese a Bogota. Se la nuova Compagnia sarà formata col 51 ottobre 1891 le si accorderanno 10 anni per condurre a termine il canale. Il liquidatore dovrà pagare al Governo colombiano mezzo milione di lire in tre rate, il quale sarà dedotto dagli otto milioni che verranno anticipati dalla nuova Società.

LA PRODUZIONE DEI LATTICINI IN ITALIA

Il bestiame in Italia costituisce uno dei princi­ pali fattori della ricchezza nazionale, sia per il com­ mercio attivissimo di cui è oggetto per I’ interno e per l’ estero, sia per la produzione della carne, della lana, delle pelli e dei latticinj.

Occupandoci soltanto di questi ultim i, cominceremo col fare una rapida rivista delle femmine di quella specie di bestiame, dalle quali i latticini sono ri­ cavati, cioè delle vacche, delle bufale, delle pecore,

e delle capre, prendendo per base i risultati del

censimento più recente, quello cioè del 1881. L i regioni che contano un maggior numero di vacche sono il Piemonte, la Lom nirdia, il Veneto e I’ Emilia, ed il numero ne è in questi ultim i tempi considerevolmente aumentato, anche con importa­ zioni dalla Svizzera per la quantità e bontà dei fo­ raggi, di cui si può disporre in quelle regioni. Nelle quali è fiorente l’ industria del caseificio nel largo senso della parola, comprendendo non solo la pre­ parazione del formaggio, ma anche quella del burro. Vengono poi per ordine d ’ importanza la regione Meridionale Mediterranea, la Toscana, la Sardegna, le M irclie , l’ Umbria, la regione meri Tonale A d ria ­ tica, la Liguria, la Sicilia, e il Lazio; m i in queste in generale le vacche sono poco lattifere, e vengono specialmente destinate al lavoro dei campi e a ll’ al­ levamento dei vitelli. Un notevole aumento nelle vacche lattifere, come in tutto il resto del bestiame, si è però verificato nella Sicilia. Secondo il cen­ simento del 1881 il numero delle vacche era di 2,3315,556.

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L’ E C O N O M I S T A

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in parie mitizzati per il lavoro, e le femmine sono principalmente destinate alla produzione dei latticini, il numero delle bufale secoudo quel censimento era di 8,165.

Il maggior numero delle pecore si trova nelle regioni adriatica e meridionale, in Toscana, nelle Marche e nell’ Umbria, in Sardegna e nel Lazio. Vengono poi la Sicilia, I* Em ilia, il Piemonte, il Veneto, la Liguria e l’ Emilia. Secondo il censi­ mento dell'anno 18S1 il numero delle pecore era di 7,708,113.

Le regioni più ricche di capre sarebbero la re­ gione meridionale mediterranea, la Sardegna e la meridionale adriatica. Verrebbero poi in ordire di importanza le Marcite e l’ Umbria, la Sicilia, il Pie­ monte, la Toscana, la Lombardia, il Lazio, il Veneto la Liguria e 1’ Emilia. Peraltro dietro indagini po­ steriori al censimento del 1881 resulta che I’ alle­ vamento delle capre è quasi scomparso in molte parti del Veneto, del Piemonte, della Lombardia e j dell’ Emilia, e in tutte quelle provinole delle altre regioni, nelle quali I’ agricoltura ha avuto un forte incremento. E la cagione della loro grande diminu­ zione deriva dai danni clic arrecano all’ agricoltura e alle piante. Il numero delle capre per il ceusi- mento del 1881 era di 1,881,444.

Il seguente specchietto riassume la produzione del formaggio e del burro nel 1891 per mezzo del latte di vacca : R E G IO N I O <d o «s 1 2 1 . 2 . 1 g (1) J E « " 0) * u = ! l * . o è s ì a .t i l a 8 13 ** O a 9 & | S | & & g I 1 ch il. O sr* E: P r o d u z . c o m p le ss iv a d e l fo r m a g g io n e l 1 8 o P r o d u z io n e m e d ia S d e l b u r r o r~ p e r o g n i v a c c a * • S l a §2 3 ** 2 chilogr. Piem onte . . . . 507.35815 088 7 ,6 5 5 ,2 5 6 6 433 3,2 6 3 ,5 1 9 Lom bardia . . . 461,20651.151 2 3 ,7 4 4 .3 7 0 2 0 ,4 8 8 9,5 1 0 ,9 9 6 V e n e to ... 3 6 7 ,0 6917.240 6,328. 407 5 .6 0 3 2 ,0 5 6 ,8 1 9 L ig u ria . . . . 80,793 5 016 405.246' 1 .249 100 910 E m il ia ... 262,88617 771 4 ,6 7 1 ,6 6 2 4 .826 1,268,837 Marche ed Umbria . 112,148 0.668 74 ,8 9 6 0 099 11 ,1 )0 T o sca n a . . . . 123,379 1.813 133,339 0 .598 73,775 L a z i o ... 47.548 9 778 464,937 3 014 143,331 M e r li, ad riatica. . 102.939 5 076 522,490 0 .228 23,49.3 M eridionale m editer. 125,494' 6 .905 824,840 0 .5 4 7 68,653 S i c i l i a ... 58.901 19.805 1 ,1 6 6 ,5 5 5 0 .0 5 0 2 ,950 S ardegna . . . . 113,835 3 622 412,315, 0 .152 17,246 Regno. . . 2 ,3 6 6 ,5 5 6 1 9 .6 0 8 4 6 ,4 0 4 ,3 1 3 6 99016,541,681 I l I I

La produzione del formaggio di bufala nel 1891 ascese a chilogrammi 8,165 diviso come segue:

Numero

Produz. m edia del formaggio

Produ zione com le siv a d elle bufale per og n i bufala n ei 1891

Reg io ni da latto --- --- ch ilogr. ch ilogr. L azio ...1, 640 58. 8 ,3 9> >, 536 Meriti, adriatica 1,436 34. 359 49, 340 Merid. meditela-. 4, 641 150 211 697,130 7,717 103,246 843,006 Delle 8,163 bufale esistenti secoudo il censimento dell’ anno 1891 produssero formaggio nel 1891 sol­ tanto 7,717.

La produzione del formaggio di pecora resulta dal seguente specchietto: R E G IO N I N u m e r o d e ll e p e c o re P r o d u z . m e d ia d e l f o rin a g g io p e r o g n i p e c o r a i n c h il. P r o d u z i o n e c o m p le s s iv a d e l f o r m a g g io n e l 1891 P ii monte . 304,011 1.089 330,982 Lom bardia . . . 112,861 0 .103 11,650 V eneto . . . . 290,284 0 .740 214,698 L igu ria . . . 209,172 0 709 148,334 E m ilia . 420.671 1.020 429,086 Marche ed Um bria 900,311 2 103 1 ,8 9 3 ,0 7 5 T oscana . . . 908,255 1 317 1,196,861 L a zio . . . . 648,137 7.189 4 ,5 5 9 ,4 2 5 M erid. ad riatica. 1 ,5 9,548 2 .307 3 ,4 8 1 ,8 9 7 M eridionale m editer 1,1 9 0 ,4 7 5 1 413 1 ,6 8 1 ,9 0 2 S ic ilia . . . . 431,8.14 5 802 . 2 ,5 0 5 ,5 0 4 S ardegna . . . 782 884 3.158 2 ,4 7 2 ,4 4 3 Re g n o. . 7,7 0 8 ,4 1 3 2 .456 1 8 ,9 26,857

Dal seguente specchietto resulta la quantità com ­ plessiva del formaggio di capra, col numero delle capre e con la loro media produzione per ciascuna :

R EGION I N um ero d elle capre Produ zione m edia per capra Produ zione co m p lessiva d el formaggio^ P iem on te . . . . 137,988 0 793 109,450 L om bardia . . . 101,023 1 514 152,909 V e n e to ... 74,843 0 640 47,915 L ig u ria . . . . 45,334 0.507 22,975 E m il ia ... 31,169 0.478 14,905 Marche ed U m bria . 194,134 0 692 134,305 T o sca n a . . . . 102,378 0 .735 75,215 L a zio . . . . . 94,406 3 479 328,462 M erid. ad riatica. 219,338 1.006 220,553 M eridionale m editer. 4S0.S27 1 014 487,286 S i c i l i a ... 155,424 1 934 299 045 S a r d e g n a . . . . 244,990 2 480 607,472 Re g n o. . 1 ,8 8 1 ,4 4 4 1.329 2 ,8 0 0 ,4 9 2

Riassumendo, la produzione dei latticini nel 1891, cioè del burro, del formaggio, delle ricotte, e>\, ascese

a olili. 108,958,388 per un valore di L. 128,125,695. Nel 1890 era stata di chil. 149,982,400 per un valore di L. 204,819,078.

L ’ esportazione nel 1891 fu di chil. 9,020.600 per L. 18,750,820 contro 9,424,900 per L . 18,023,915 nel 1890.

L’ emigrazione; italiana nel 1892

La direzione generale della statistica ha compilato il consueto quadro annuale della emigrazione italiana nel 1892, confrontandida con quella degli anni pre­ cedenti dal 1876 in poi.

Le fonti a cui ha attinto le notizie sono i regi­ stri dei passaporti e, sussidiariamente, la pubblica notorietà.

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rità politiche locali raccolgono notizie delle persone che si allontanano dal paese senza passaporto, per andare a ll' estero, perchè renitenti al 'a leva o per altri motivi.

Tuttavia, per quanto le anzidette autorità tengano nota, por quanto è possibile, della emigrazione del- I’ una e dell’ altra specie, è certo che la statistica ufficiale non riesce a rappresentare con assoluta esattezza questo movimento.

Infatti, mentre non pochi dichiarano di andare in cerca di lavoro negli Stali lim itrofi solíanlo per una parte dell’anno, si verifica poi che, per una circostanza o per l’altra, quando si trovano all’estero vi rimangono, sia stabilendo la loro dimora nel paese ove trovano lavoro, sia imbarcandosi in qualche porto straniero per recarsi in paesi più lontani.

Il movimento generale della emigrazione dal 1876 al 1892 è dato dalle cifre seguenti:

EMIGRAZIONE

A nn i perm anente tem poranea T otale

1876 . . . . 19, 756 89,015 108, 771 1 8 7 7 .... 21,087 78,126 29,213 1878 . . . . 18,535 77, 733 96,368 1 879. . . . 40,824 79,007 ■ 119, 831 1880 . . . . 37,934 81,967 119,831 1881 . . . . 41,607 94,225 135,832 1882 . . . . 65,748 95,814 161,562 1883 . . . lì 68,417 - 100,685 169,101 1884 . . . . 58,049 88, 668 147,017 1885 . . . . 77,029 80,164 157,193 18 6 . . . . 85,355 82,474 167, 229 1887 . .. 127,748 87,117 215,665 1888 . . . . 193,993 94,743 280, 736 1889 . . . . 113,093 105,310 218,412 1890 . . . . 104, 733 112,511 217, 224 1891 . . . . 175,520 118, 111 293,631 1892 . . . . 107,219 115,883 223,1. 2 Da queste cifre risulta clie nel 1892 si verificò una diminuzione a confronto dell’ anno precedente che segna il massimo della nostra emigrazione.

• E ciò che è meglio, la diminuzione si è quasi to­ talmente ottenuta nell’ emigrazione vera e propria.

Il commercio della Germania nel 1892

Il commercio estero della Germania, malgrado alcune annate non troppo favorevoli agli scambi andò annualmente progredendo come lo dimostra il se­ guente specchietto, che comprende il periodo dal 1880 a tutto il 1892. Ec c e d e n z a 1880.. Im p o r t a z i o n e in 1000 m archi 2,859, 928 Es p o r t a z i o n e in 1000 m archi 2,943^180 d e ll’ impor­ ta zio n e » d ell’espor­ tazione 86,252 1881.. 2, 990, 251 3,040,196 » 49,945 1882. . 3, 164,667 3 ,2’44, 121 » 79,454 1883.. 3,290,896 8,335,000 » 44, lu4 1884.. 3,284,928 3,269,401 15,527 » 18-, 5 . 2, 989, 969 2, 915,257 74,712 » 1886.. 2,944, 854 3,051,371 » 106,517 1887.. 3, 188, 798 3 , 19.i, 147 » 1,349 1888. . 3,435,877 4,087,060 3,352,602 83,275 » 1889 . 3,256,421 830, 6:39 5> 1890.. 4,272,910 3,409,584 863,326 » 1891.. 4,403,404 3,339, 755 1,063,649 » 1892.. 4,463,093 3,327,980 1,135, 113 ».

Rispetto alla quantità, tanto la importazione, quanto

la esportazione presentano un rapido e progressivo aumento negli anni dal 1880 al 1892, come si r i­ leva dal seguente prospetto :

Im p o r t a z i o n e Es p o r t a z i o n e T o n n ella te T o n n ella te 1880 ... 14,171,035 1(5,401,211 1881 ... 14,848,290 16,(572,249 1882 ... 15,299,910 17,208,956 1 83... 16,297,187 19,239,596 1884 ... 17,787,766 19,151,756 1885 ... 17,867,330 18,814,023 1886 ... 16,944,869 18,924,283 1887 ... 19,386,565 19,495,689 1888 ... 21,867,627 20, 740,384 1889 ... 26,611,896 18,292,587 1890 ... 28,142, 803 19, 365,081 1891 ... 29,012,719 21,139,376 1892 ... 29,507, 301 18, 891,040 Questa serie di cifre acquista maggior chiarezza, se si raffrontano le cifre stesse coi dati relativi al valore. Da questi confronti risulta che la Germania per ogni tonnellata delie sue importazioni al prin­ cipio del periodo di anni che abbiamo preso a con­ siderare, ha pagato marchi 201, mentre nel 1892 non ha pagato per tonnellata che marchi 151. Il che vuol dire che la Germania oggi paga la sua importazione circa il 25 per cento meno che nel 1880, e così potè più (die raddoppiare in questo tempo la quantità dell’ importazione, cioè aumen­ tarla oltre il 100 per cento, mentre la somma sbor­ sata all’ uopo non crebbe (die del 55 per cento. Un a'tro elemento che indica il miglioramento della bi ­ lancia commerciale defa Germania, si ha nel fatto che nello stesso periodo di tempo, il valore delle tonnellate esportate scese da marcili 179 per ton­ nellata (1880) a soli marcili 167 (1892). Si ha quindi cosi espresso il valore di una tonnellata:

A ll’ im p ortazion e A ll’ esportazione

1880... 201 marchi 179 marchi

1892... 151 » 167

Da un prospetto annesso alla relazione si rileva che l’ esportazione del 1892, mentre è rimasta in­ feriore dell’ 1, 2 per cento a quella del 1891 per quantità, rimase inferiore a quest’ ultima per valore, soltanto del 0. 35 per cento. I migliori risultati si ebbero nel commercio dei tessuti, la cui esporta­ zione è ge;:oralmente aumentata. Anche I’ industria chimica presenta cifre confortanti. Nella industria del ferro si hanno di fronte risultati in più ed in meno, mentre l’ industria vetraria presenta un pro­ gresso ; la minore esportazione di carbon fossile è compensata da un’ eccedenza nell’ esportazione del coke. La esportazione della birra in bottiglie è sce­ mata notevolmente, mentre è rimasta pressoché co­ stante quella in botti. Alla maggiore importazione di vino sta di fronte una maggiore esportazione non affatto insignificante ; soltanto l’ esportazione del vino spumante è diminuita.

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