L’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A T I
Anno XXY - Yol. XXIX
Domenica 23 Ottobre 1898
N. 1277
ANCORA 1/ AGGIO
Perchè il tasso dell’ aggio sull’ oro persiste ad una certa altezza e minaccia dì raggiungere il 10 per cento, insistono alcuni periodici a discutere su ll’ar gomento, sia per esaminare le cause che possono aver prodotto e mantenuto tale inasprimento, sia per invocare, al solito, l’ intervento del Governo affinchè cerchi di impedire, con qualche provvedimento, che il male si aggravi.
Non è molto che l’ Economista si è occupato, con una certa ampiezza, di tale questione *); ed allora abbiamo cercato di dimostrare quali potevano essere le cause palesi dell’ aggio; non senza avvertire che se l’ abbondante importazione passata, della quale non si può precisare quando i saldi si compiono, e la vendita di titoli italiani fatta dai mercati esteri, specie da quello germanico, potevano spiegare che l’ aggio aumentasse perchè aumentavano per quelle ragioni i nostri debiti all’ estero, non vi potevano essere sufficienti spiegazioni per la entità dell’ aumento, in- quantochè a determinarlo, oltre una certa misura, interveniva un elemento psichico o di previsione sull’ avvenire che non era valutabile.
In quella occasione abbiamo anche cercato di studiare quale potesse essere su tale materia la fun zione della speculazione e in quali limiti quella fun zione potesse esercitarsi. Non abbiamo nulla da mo dificare alle considerazioni allora esposte. La re cente discussione in diversi periodici ci ha fatto vedere che alcuno dà più importanza ad uno, altri ad altro degli elementi costituenti le variazioni del saggio dell’ aggio, ma nel complesso tutti ammettono la molteplicità delle cause che nei citati articoli fu rono da noi enumerate.
Se non che ci pare ora conveniente dir qualche cosa sopra la domanda di intervento del Tesoro sul mercato, affine di regolare il saggio dell’ aggio ed abbattere la speculazione.
Non sappiamo quali sieno le idee dell' on„ Y a c- chelli su tali materie; ci conforta però il sapere che egli ha nominato una Commissione per studiare la que stione; ordinariamente ciò vuoi dire che il Ministro riconosce che non vi è niente da fare, ma vuole aver l’ aria di occuparsi e preoccuparsi della cosa. E se così è, ci felicitiamo col Ministro de! Tesoro, che si mostrerebbe uomo di spirito.
Abbiamo il convincimento che se non fosse in vigore la disposizione che i dazi doganali siano pa
*) Vedi i numeri 1252 e 1273 dell’ Economista.
gali in oro, e che quindi il Tesoro abbia a propria disposizione tutta, o quasi tutta, la divisa estera di cui ha bisogno per i suoi pagamenti all’ estero, e se fosse ancora necessario che l’ Amministrazione fa cesse sulla piazza dei grandi acquisti di cambio, il saggio dell’ aggio sarebbe molto più alto di quello che oggi non sia, date le sole circostanze attuali. Perchè persistiamo a credere che per molte cause intrin seche ed estrinseche non fosse molto abile la A m ministrazione del Tesoro negli acquisti che faceva e, coi suoi stessi espedienti, eccitasse la specula zione. Diremo di più: — crediamo che se le grandi amministrazioni, come ad esempio le ferrovie, che insieme dovranno fare pagamenti all’ estero per quasi un centinaio di milioni all’ anno, imitassero il Te soro e con qualche provvedimento giorno per giorno si provvedessero della divisa estera, senza tentare di afferrare il buon momento, con ciò solo la spe culazione riceverebbe un altro colpo, perchè si d i minuirebbe grandemente quell’ elemento psichico che ormai tutti riconoscono non trascurabile nella com posizione dell’ aggio. Infatti col sistema attuale se la Amministrazione X ha bisogno di dieci o venti mi lioni di oro si stabilisce una specie di gara di di vinazione: l’ Amministrazione vorrebbe attendere, per acquistare, il momento in cui l’ aggio è basso; la speculazione, finché rappia che l’Amministrazione ha bisogno di divisa estera, fa sforzi sovrumani per mantenerne allo ii saggio, affinchè l ’Amministrazione la paghi ad alto prezzo.
Tutti e due, in altri termini, giuocano alla borsa, come si suol dire, cioè si espongono all’ alea di avvenimenti che molto difficilmente si possono pre vedere, con la differenza che, in generale, la spe culazione è più avveduta in quanto fa il proprio me stiere, l’Amministrazione può essere più fortunata, ma in genere è meno abile, perchè in tale materia la vora da dilettante.
Pertanto non solo crediamo sia d i grande utilità che il Tesoro abbia cessato di aver bisogno di di visa estera, ma reputiamo che sarebbe altrettanto utile che le grandi Amministrazioni se ne provvedes sero una piccola quota ogni giorno, paralizzando così la forza della speculazione.
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incerto e quindi dannoso ; senza contare il pericolo che diventasse connivente colla speculazione.
Con meraviglia abbiamo visto proporre dall’ Opi nione che sia autorizzata la Banca d’ Italia a fare riporti affinchè sia in grado di temperare l ’ aggio con opportune oscillazioni nella concessione dei riporti stessi.
Che la Banca d’ Italia sia autorizzata o no a fare riporti è questione estranea alla presente questione dell’ aggio; ma che tale autorizzazione sia fatta affin chè la Banca d’ Italia sia moderatrice, per mezzo dei riporti, del movimento dell’ aggio, crediamo una illu sione.
Un grande istituto di emissione perchè sia tale, non solo per capitale o per circolazione, o per aulo- torità di uomini che lo dirigono, ma per funzione, deve essere il regolatore del mercato; perchè l’ alta finanza deve essere legata all’ Istituto stesso e quindi deve sempre operare, in via generale, nel suo senso ; necessariamente la piccola speculazione non può che seguire la corrente; si intende, nelle linée generali del movimento del mercato.
Ora non è certo il caso di affermare che il nostro massimo istituto eserciti sul mercato quella influenza che dovrebbe spettargli, nè si può dire che l’ alta finanza gli sia intorno e si muova tutta nel suo senso. Non è il caso ora di investigare le cause lontane e vicine di tale fatto, ma a chi conosce le condizioni presenti della Banca d’ Italia non passa nemmeno per la mente di ritenere quell’ istituto come il re golatore del mercato e come il centro dell’ alta finanza della nazione.
Dato pertanto questo stato di cose, se la Banca d’ Italia venisse autorizzata a fare i riporti per lo scopo di regolare l’ aggio, si troverebbe di fronte alla speculazione ove agisse contro di essa, sarebbe rimorchiata da essa se non volesse prenderla di fronte. È possibile una cosa sim ile? sarebbe utile ?
L ’ esperienza di alcuni anni or sono ha per caso insegnato qualche cosa ?
Facciamo queste riflessioni, senza approfondirle, perchè non si creino illusioni e sopratutto perchè ad ottenere grandi effetti, come sarebbero quelli di muovere tutto un mercato, non si adoperino stra nienti troppo deboli ancora e non ancora organizzati. Perchè l’ aggio diminuisca o sparisca non vi è che un mezzo ; accrescere la esportazione o dimi nuire la importazione ; e perchè la speculazione non aggiunga nuovi elementi alle cause di aumento del - 1’ aggio, crediamo che sarebbe utile che le grandi amministrazioni evitassero le grosse provviste di di visa estera, che costituiscono per la speculazione la attrattiva ed il movente principale.
L’ ITALIA INDUSTRIALE
L ’ on. Colombo in un interessante articolo pub blicato recentemente dalla Nuova Antologia, prende occasione della Esposizione di Torino per rilevare i notevoli progressi della industria italiana e per formare auguri, perehè lo sviluppo raggiunto non si arresti, ma progredisca fino ai punto da eguagliare ed anche superare i rivali dell’ estero.
E noi siamo volentieri col l’ on. Colombo a con gratularci di questo notevole ed incontestabile pro
gresso dell’ industria italiana, e siamo ancora con lui nell’ augurare che non si arresti, ma pervenga a mote più alte.
Se non che l’ articolo dell’ on. Colombo ha dato modo ad alcuni periodici tecnici di rivolgere un rim provero agli « economisti »: « Vedet6 - rinfacciano - vedete che avevate torto dicendo che l’ Italia era paese agricolo e che non poteva diventare una na zione industriale. I fatti vi hanno dato torto e lo sviluppo già conseguito lascia sperare molto più an cora ».
Ora su tale punto è opportuna qualche conside razione, per dimostrare l’ errore in cui sono i perio dici tecnici, che vorrebbero in certo modo giustificare le misure protettive a favore dell’ industria, rilevan done lo sviluppo e dimostrando così il successo della politica doganale inauguratasi nel 1888.
G li « economisti » non hanno mai detto che l’ Italia non possa diventare, anche in breve tempo, un paese che abbia un certo sviluppo industriale; si sa che oggi i mezzi diretti ed indiretti con cui una nazione, sia coi propri sacrifici sia coll’ intervento del potere centrale, può favorire una industria od anche la indu stria, sono tanto potenti da non maravigliarsi se si ottengono gli effetti più straordinari. G li « econo m isti» non ignorano, nè potevano ignorare tali pos sibilità; soltanto avvertivano che, dato lo stato at tuale economico e di cultura intellettuale della na zione, il pretendere da essa un sollecito sviluppo tecnico avrebbe imposti tali sacrifizi da superare e di gran lunga i benefizi che si potevano ritrarre da un tale indirizzo della attività del paese.
Ma tale modesta e pur concludente considerazione che gli « economisti » opposero ai protezionisti fino da quando cominciarono più vive a manifestarsi le agitazioni per ottenere la tariffa doganale ad alti dazi e la rottura dei trattati di commercio colla Francia, tale considerazione, ripetesi, modesta ma conclu dente, venne tenuta in dispregio; gli «economisti» parvero idolatri di dottrine non suffragate dalla pratica della vita, e vennero dipinti poco meno che come individui che preponessero al bene del paese la va nità del trionfare di certe dottrine.
Ora, perchè alcune industrie hanno già vinto delle grosse battaglie, hanno vinto la concorrenza del l’ estero all’ interno e sono arrivate anche a far pe netrare in paesi stranieri i loro prodotti, si vorrebbe inneggiare al successo e così più che mai radicare quei principi di protezione doganale che noi persi stiamo a credere dannosi alla economia di un paese, qualunque sia il regime che deve abbandonare per adottare il protezionismo.
Non si pensa abbastanza quali sono stati i sacrifizi imposti al paese per ottenere che qualche quintale di filati o di tessuti di cotone fabbricato in Italia sia venduto al di là delle frontiere. Eppure non oc corrono illustrazioni; basta una semplice enumera zione di fatti per far comprendere quanto sia co stato a tutti gli altri questo lieve progresso di uno solo dei rami della sua attività.
1884-86, cioè una media di 2429 milioni l ’ anno, mentre nel triennio 1894-96 sono appena 6370 mi lioni, cioè una media di 2190 milioni l’ anno; - nè se ne giovò la finanza, perchè tutti ormai concor dano che una delle cause della crise persistente fu il mancatoci credito del mercato francese, male, interroltamente e parzialmente sostituito da quello g e rm a n ic o ;-e poi abbiamo dovuto proteggere la agricoltura per sollevarla dal peso che doveva sop portare in causa della protezione delle altre indu strie ; e P Italia, una delle nazioni che ha la plebe agricola più denutrita, che ha il maggior numero di mendicanti, che ha 230,000 emigranti l’ anno, spinti dalla miseria, l’ Italia è arrivata ad imporre una tassa sul pane, col dazio sui cereali inasprito dai dazi di consumo.
E ci fermiamo qui, sebbene tante altre cose ci sarebbero da aggiungere. E domandiamo ai perio dici tecnici che vorrebbero dare sulla voce agli « economisti » : questo lieve benefizio che porta oggi al paese il fiorire di alcune industrie, valeva davvero quelle centinaia di milioni che la nazione lia speso ogni anno durante questo periodo, e so pralutto valeva esso che si dìstogliesse il paese da quel suo primo compito indicatogli dalla natura e dalle tradizioni, cioè migliorare la agricoltura, fare la selezione dei prodotti agricoli e tenere testa colla qualità della produzione alla quantità che i paesi nuovi gettano sul mercato?
Nessuno dubita che se I’ uomo volesse irrigare il deserto di Sahara, la tecnica gliene darebbe il mezzo; ma se il sacrifizio da imporre per tale opera fosse di gran lunga superiore ad ogni benefizio?
E si noti ancora che per quanto sviluppata, la in dustria italiana sente già gli effetti ultimi del prote zionismo cioè la pletora della produzione. Nessuno nega che non sia stata dalla industria italiana allon tanata una parte della importazione straniera; in fatti nel triennio 1884-86 furono importati 4236 m i lioni di prodotti, nel triennio 1894-96 ne furono importati 3434, nel primo la media è di 1412 m i lioni, nel secondo di 1131; ed è ragionevole il cre dere che la merce nazionale abbia preso in parte il posto di quella estera ; ma l’aumento del consumo della merce italiana non può essere indefinito perchè non sono indefiniti i prodotti stranieri da allontanare. Tut tavia gli impianti industriali rimangono esuberanti e in alcuni rami la concorrenza interna si fa sentire con una certa violenza.
Si dirà: ma che importa? vedete la Germania; diventò proiezionista dieci anni prima di noi, nel 1878; soffri presto della concorrenza interna, ma seppe ri volgere la sua attività a ll’estero ed ha moltiplicati i suoi sbocchi.
Ed è vero; nelle colonne dell 'Economista frequen temente abbiamo messo sott’ occhio al lettore lo svi luppo della industria tedesca e la fortuna colla quale nelle lontane contrade teneva testa ai prodotti fran cesi, inglesi ed americani.
Se non che non ci siamo mai pensati di parago nare le condizioni della Germania alle nostre; là è tutto diverso che da noi; prima di tutto il commercio germanico è sempre onesto, il nostro è ancora in gran parte selvaggio e trascura anche troppo l’ elemento della onorabilità della ditta ; la proposta di legge del- l’ on. 0. Lucchini testifica di per sè quanto grande sia questa piaga; poi la Germania, se non è ricca come la Francia e l’ Inghilterra, è incontestabilmente più
ricca di noi e può camminare da sè; infine gli uo mini di quella nazione sono di tempra tutta diversa dai nostri.
Si vegga il Capo di quello Stato quanto vive della attività del paese, la segue, l’ aiuta, la incoraggia, la guida di propria iniziativa! L ’attuale viaggio del l’ Imperatore in Palestina ha un fine politico, mane ha anche uno economico e importantissimo, e ve dremo presto che sviluppo prenderà 1’ attività ger manica nell’ Asia Minore.
Non intendiamo con ciò, nè di fare confronti, nè di indicare esempi imitabili, intendiamo solo di far pre sente a coloro che sognano ad occhi aperti, che quella esuberanza che vediamo nel Capo della nazione te desca è anche nella nazione stessa, la quale si agita, si muove, si allarga ed ogni giorno più accresce le proprie conquiste economiche. Da noi in Italia, per varie cause, anche storiche e climatiche predomina la fiacchezza, la lentezza, la facile contentabilità, in dorate tutte da una insopportabile rettorica.
Onde, senza disperare delle sorti della patria ma solo vedendo molto lontano quello che, non ostante le lezioni avute, alcuni si ostinano di veder vicino, noi ci guardiamo intorno e ci domandiamo con quali mezzi vogliamo metterci in una via per percorrere la quale occorrono qualità e mezzi che non abbiamo e che non potremo conquistare se non con lungo e prudente lavoro.
Pur troppo molti ragazzi vogliono imitare troppo presto gli uomini, ... ma rimangono ragazzi anche quando dovrebbero essere uomini, perchè troppo pre sto si esauriscono.
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E C O N O M I S T A 23 ottobre 1898remo ». Anche Liebknecht si dichiarò del medesimo parere ; non desidera la « catastrofe » ma se si ve rifica « deve trovarci uniti ». A costoro tennero testa il Vollm ar, il Heine e altri osservando tra l’ altro che se oggi il potere cadesse nelle mani dei socia listi non saprebbero qual uso farne, essendo affatto immaturi ed impreparati per l ’organizzazione del loro stesso ideale. Il Vollm ar ripudia energicamente la violenza, la rivoluzione, come mezzo al fine che il socialismo si propone e dichiara, con formula nebu losamente teutonica, che il novus rerum ordo dev’ es sere il risultato della intrinseca necessità (der in- neren Nothwendigkeit).
Sono le solite e ormai vecchie divergenze tra gli evoluzionisti e rivoluzionari, tra coloro cioè che vo gliono spiegare ad ogni momento e in ogni occasione la bandiera del socialismo collettivista e quelli che vogliono far trionfare il princìpio fondamentale me diante 1’ evoluzione lenta e pacifica. Divergenze che non devono trarre in inganno sulle condizioni at tuali del partilo socialista tedesco, che è più forte che mai e anche alle elezioni ultime pel Reichstag ha veduto crescere il numero dei voti raccolti sui nomi dei candidati socialisti. Infatti la democrazia sociale tedesca ha ora 56 deputati, contro 48 nel Reichstag precedente, i voti eh’ essa ha raccolto rag giungono i 2 milioni, in aumento di 300,000 su quelli ottenuti nel 1893, che erano già superiori di 330,000 a quelli avuti nel 1890. Nei tre anni dal 4887 al 4890, sotto il regime della legge contro i socialisti, il loro numero era quasi raddoppiato ; il progresso sarebbe quindi ora meno rapido, ma se badiamo al totale dei voti non possiamo disconoscere che il partito è più forte che mai. Astraendo da tuttociò, certo è che il partito socialista, non in Germania sol tanto ma dappertutto ove esiste, è debole nella parte positiva o ricostruttrice del programma, quanto è forte in quella negativa o critica. Ed è forte in parte per le colpe e gli errori degli stessi Governi, o se vuoisi delle stesse classi dirigenti, la cui politica è fatta troppo spesso di costosi puntigli, di gelosie, di paure, di ingiustizie, che si risolvono, nelle menti che giudicano per impressione, in inimicizie, in rancori, verso 1’ attuale ordine politico sociale. A Stoccarda, dove si ebbe anche lo spettacolo di due donne che difesero il programma rivoluzionario contro quello evoluzionista, la disputa sulla condotta del partito, si rivelò certo abbastanza larga, ma superficiale ; e, a nostro avviso, sul presente almeno ha poca importanza, perchè nessuna delle due scuole in cui si divide teoricamente la democrazia sociale germa nica può ritenere seriamente che sia prossima quella soluzione « catastrofica » che toglierebbe di mezzo il conflitto. Per ora ambedue le parti devono, boti gré mal g ri, l’una, e con convinzione sincera l’altra, se guire il metodo evolutivo. Certo è però che se tutto il partito socialista fosse concorde nell’ ammettere che P opera sua dev’ essere diretta per ora a faci litare quell’ evoluzione sociale che dovrebbe prepa rare il terreno al socialismo collettivista, ne avrebbe grande impulso il socialismo di Stato. Perchè non c’ è da dissimularselo, il migliore amico del socia lismo di Stato è quel socialismo del Vollm ar fatto a base di azione politica e quindi legislativa a van taggio della classe lavoratrice, non già per I’ attua zione di una più corretta giustizia sociale, ma per largire favori e privilegi, per accentrare nelle mani dello Stato imprese industriali, poteri e ingerenze
nuove. Come tuttele divisioni che vi sono nella politica, quella dei socialisti, in evoluzionisti e rivoluzionari può dunque non essere del tutto senza vantaggi ; essa preserva, forse, la Germania da una corsa ancor più precipitosa dell’ attuale sulla via del socialismo di Stato.
Nel congresso di Stoccarda la corrente opportu nista ha però guadagnato terreno, come si è veduto nella decisione che fu presa sopra una questione importante — quella della partecipazione od asten sione nelle imminenti elezioni alla dieta di Prussia. La Commissione incaricata di riferire su di essa presentò la seguente proposta, che il congresso ap provò alla quasi unanimità. « Non permettendo l’an gustia del tempo di fissare un criterio unico di con dotta, si lascia che questa sia regolata nei singoli collegi elettorali. Devono però i candidati dei partiti borghesi obbligarsi (per avere i voti socialisti) a propugnare nella dieta il suffragio universale, uguale e diretto per le elezioni alla dieta e combattere tutti i provvedimenti intesi a sopprimere o scemare le pubbliche libertà. » Così veniva annullata la deci sione presa lo scorso anno ad Amburgo, ed è facile capire tutta la importanza di questo voto, col quale viene tolto il divieto di partecipare alle elezioni del Landtag prussiano. In realtà, non v ’è alcuna ragione perchè la democrazia socialista tedesca, come ha i suoi rappresentanti nel Parlamento imperiale, non li abbia nei parlamenti dei singoli stati della Confede razione e alla dieta bavarese, ad esempio, li ha già. La libertà lasciata ai singoli collegi elettorali sarà a poco a poco adoperata nel senso di partecipare alle elezioni e in fondo ciò è logico, una volta am messo che il socialismo debba, come tutti gli altri partiti, lavorare per la conquista del potere. Ma il potere logora, sciupa i partiti e forse per questo, se non per la grande difficoltà di averlo, il socialismo tedesco si accontenterà per un pezzo a lottare in sieme prò e contro il potere, cioè a cercare di avere un numero sempre crescente di rappresentanti e a combattere i partiti o meglio gli uomini che si suc cederanno al timone dello Stato.
Una delle questioni più importanti che al con gresso di Stoccarda venne discussa fu quella della politica commerciale dell’ impero, argomento di molto interesse ora che si fanno già gli studi per la re visione della tariffa doganale e la stipulazione dei
nuovi trattati di commercio.
A l Congresso si manifestarono due correnti rap presentate l’ una da Schippel, l’altra da Kautsky. B i sogna avvertire che Schippel è deputato di un col legio industriale della Sassonia. Questo spiega perchè all’ordine del giorno Kautsky, favorevole al libero scambio, Schippel ne volesse sostituire un altro molto più riservato e prudente. Il primo riteneva che l’in dustria tedesca fosse tanto forte da poter fare a meno dei dazi protettori, il secondo non lo ammet teva e credette opportuno di combattere in linea generale il libero scambio. Schippel osservò che « tutte le industrie si sono sviluppate sotto la pro tezione di un sistema daziario. (I libero scambio può essere rivoluzionario in date condizioni, ma an che il protezionismo può esserlo. Lo sviluppo va allora colla celerità del treno espresso, invece che con quella dei treno misto. Ma noi non possiamo essere liberi-scambisti internazionali. É interesse v i
far propaganda per il libero scambio internazionale. Soltanto i piccoli borghesi progressisti sono le truppe scelte del libero scambio ».
Egli chiese che il congresso non s’ impegnasse nel- 1 uno o nell’ altro senso, perchè gli operai sono protezio nisti o libero scambisti a seconda delle condizioni e il congresso, come nella questione della partecipazione dei socialisti alle elezioni per la dieta prussiana ed in quella del primo maggio e in generale in tutte le questioni pratiche, per evitare che le scissure tra le due correnti si manifestassero apertamente ricorse al mezzo termine di lasciare libertà d’ azione al par tito. Infatti Bebel propose di approvare l’ ordine del giorno Kautsky, secondo il quale l’ industria tedesca può in generale fare a meno dei dazi protettivi, ma si lascia libero al partito di contenersi nei sin goli casi come crede.
E ’ I’ opportunismo che trionfa anche fra i socia listi, i quali non sfuggono alla malattia del dubbio in ogni questione, che affligge i più in questa fine di secolo. Però c’ è un limite anche a ll’ opportunismo e i socialisti se ne accorgeranno presto, specie quando il Parlamento sarà chiamato a rivedere la tariffa e gli agrari da un Iato, gl’ industriali dall’ altro, chie deranno nuovi e maggiori dazi. Allora si vedrà se i deputati socialisti parteggiano per la moltitudine che domanda la vita a buon mercato o per i pochi che pensano di renderla più cara.
In conclusione, più che nelle divisioni su questioni teoriche, noi vediamo la causa che potrà dissolvere la democrazia sociale tedesca nell’ opportunismo di cui va impregnandosi in misura tale da superare gli altri partiti tedeschi, il che non è certo poco. Quando i socialisti tedeschi avranno le loro opinioni sulle varie questioni dello stesso colore indeciso, ca maleontico, come quella sulla questione del regime doganale, il partito sarà screditato ed i suoi avversari potranno far sfoggio di quella coerenza e di quel carattere fermo e sicuro eh’ esso non avrà più.
LE GASSE PADRONALI PER LE PENSIONI IN FRANCIA
L ’ Ufficio del lavoro della Francia ha pubblicato i risultati di una inchiesta sulle casse-pensioni or ganizzate dagli imprenditori a favore dei loro operai '). Rilevare il numero delle casse-pensioni fondate dai capi d’ impresa, farne conoscere la loro importanza, il modo di organizzazione e i risultati, tale è lo scopo della statistica teste pubblicata, e tra i fatti degni dj attenzione che essa mette in luce va notato spe cialmente l’ estensione che le casse-pensioni hanno avuto in Francia nella grande industria. Dappertutto dove sono riuniti forti capitali, dove sono adope rate macchine perfezionate, dove l ’ azione emancipa trice dei valori mobiliari ha potuto farsi sentire, il benessere degli operai è stato aumentato, il loro avvenire è stato oggetto di misure di saggia previ denza. Una inchiesta analoga a quella francese sa rebbe oltremodo interessante e utile per la propa ganda anche nel nostro paese; ma ormai se non viene un Ministro competente e veramente
riforma-1) Les caisses patronales de retraites des établisse ments industriels. — Paris, Imprimerie nationale, 1898. Un volume di pag. vi-437.
tore dei servizi del Ministero di Agricoltura, Indu stria e Commercio, non c’ è da sperare più niente di utile e di moderno da quel fossile governativo. Vediamo, intanto, ciò che mette in luce l ’ inchiesta francese.
In nessun ramo d’ industria, più che nelle imprese ferroviarie, l’ influenza della grande industria si è manifestata in modo sì spiccato. Si calcola a 385,000 il numero degli operai e degli impiegati che sono occupati nei trasporti d’ ogni specie. Le Compagnie delle strade ferrate d’ interesse generale, avevano, esse sole, al loro servizio, nel 1895, 253,000 per sone tra agenti e operai e il numero degli operai pagati alla giornata entravano in quella cifra con 86,000. Orbene, si contavano a quell’ epoca nell’ in dustria dei trasporti 196,000 partecipanti alle isti tuzioni di previdenza per le pensioni. Di quei 196,000
partecipanti, 181,000 appartenevano alle sei grandi Compagnie ferroviarie o alla Rete dello Stato. Le pensioni stabilite sono spesso abbastanza alte. La base del calcolo è lo stipendio medio dei sei ultimi anni di servizio. La pensiono raggiunge ordinaria mente la metà dello stipendio medio, con l’ aggiunta di una quota determinala per ciascun anno di ser vizio. A llo scopo di assicurare il pagamento di queste pensioni, le imprese hanno dovuto imporsi sacrifici non lievi. Mentre le ritenute sugli stipendi variano fra il 3 e il 6 per cento al più, là dove vi sono, i versamenti delle Compagnie vanno talvolta fino al 15 per cento degli stipendi. « La contribuzione to tale - dice la relazione dell’ Ufficio del lavoro - si eleva così fino al 18 per cento degli stipendi (ad esempio nelle ferrovie del Mezzogiorno). Alcune Com pagnie, come l’ Orléans, che non hanno cassa spe ciale, ma fanno i versamenti alla Cassa Nazionale, concorrono nelle pensioni non soltanto coi versa menti inscritti sui libretti, ma anche col completare a loro spese le rendite così acquisite fino all’am montare fissato dal regolamento ».
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pertutto si è almeno cercato a impedirne l’ aumento coll’ accrescere le sovvenzioni.
I deficit di cui si tratta sono completamente scom parsi ? È ciò che non si potrebbe affermare risponde la relazione dell’ Ufficio del lavoro (pag. 369). Non dimeno un grande progresso è stato fatto e ciò mercè la legge del 1890 che ba dato allo Stato il diritto speciale di sindacato obbligando coll’ art. 2 le com pagnie a sottoporre gii statuti delle loro casse pen sioni e di soccorso all’ omologazione ministeriale. Tutte le precauzioni necessarie sono state prese per tutelare gl’ interessi de! personale delle strade fer rate. Ma da questo esempio, d ie trova piena co rri spondenza con le casse pensioni delle nostre società ferroviarie, si può vedere quanto sia delicata la co stituzione delle pensioni debitamente garantite. Per sopportarne il peso, senza piegare, bisogna disporre di grandi mezzi, di spirito di sacrificio, nonché avere la certezza della durata, della potenza di ammini strazione, tutte qualità die si incontrano nelle grandi società anonime. Di regola generale, dice la relazione che abbiamo sott’ occhio, le imprese di media e di scarsa importanza non posseggono istituzioni per le pensioni. E questo non per mancanza di volontà o di sentimento umanitario, ma per la forza stessa delle cose.
Nello stesso rango delle grandi compagnie ferro viarie bisogna mettere le società minerarie, almeno quanto al numero dei partecipanti alle pensioni. Il personale operaio delle miniere in Francia è di 165,378 persone. Per principio tutto questo perso nale dev’ essere provveduto d’ una pensione, perchè la legge 29 giugno 1894 ha obbligato gl’imprenditori ad affiliare i loro operai alla cassa nazionale per le pensioni. Tutti i mesi dev’ esser fatto un versamento al conto d’ un libretto individuale nella misura del 4 per cento del salario del titolare del libretto ; metà della somma dev’ essere fornita dall’ esercente e metà dal futuro pensionalo. Se queste disposizioni legali fossero osservate, ecco a quali risultati finanziari si arriverebbe : I’ ammontare totale dei salari pagali nel 1896 agli operai delle miniere è stato di 180 m ilioni, un versamento del 4 per cento avrebbe rap presentato 7,200,000 franchi ; in realtà invece sono stati versati soltanto 5,232,593 franchi.
La legge nel 29 giugno 1894 non è dunque ap plicata in tutte le imprese e l’ Ufficio del lavoro che constata questo fatto dice, al riguardo : la legge non è dunque ancora in pieno vigore. Ciò dipende non soltanto dall’ esistenza delle casse di liquidazione che ritengono dei partecipanti, ma ancora da altre cause fra le quali citeremo la non applicazione della legge alle piccole imprese e ciò di comune accordo tra padroni e operai. « Là dove non c’ è nulla, il re perde i suoi diritti » dice un antico adagio. Una volta di più si constata che il legislatore a dispetto delle migliori intenzioni di questo mondo, non può nulla per imporre delle misure che non sono in ar monia con la natura delle cose. G li operai delle pic cole imprese sono stati più coscienti di questa ve rità che gli autori della legge 1894; si sono messi d’ accordo coi loro padroni affinchè rimanga a loro riguardo lettera morta. In cambio, là dove non era ne cessaria la legge ha funzionato o piuttosto le iniziative che I’ avevano preceduta non sono state uccise da quella. È così che, secondo I’ inchiesta dell’ Ufficio del lavoro, su 132,500 operai adulti occupati nel l'in d u stria delle miniere nel 1892, 126,000 parte
cipavano già a istituti per le pensioni. Il ricorso alla scienza degli attuari è di data affatto receute.
Le industrie metallurgiche, e principalmente quelle del ferro e dell’ acciaio forniscono in seguit-v il con tingente più elevato alle pensioni operaie. Vengono dopo per ordine d’ importanza le industrie chim i che, quelle tessili, le industrie del vetro e della ce ramica. Ora esistono casse padronali, ora è u tiliz zala la Cassa nazionale per le pensioni. L ’ inchiesta ha rivelato 96 imprese appartenenti a un dipresso a tutte le categorie che abbiamo enumerato, e che impiegano 86,000, operai di cui 74,000 erano par tecipanti a istituti per le pensioni fondate da esse. Questi stabilimenti, dice il rapporto che esaminiamo, appartengono tutti senza eccezione alla grande in dustria. L ’officina meno importante che figura nel- I’ inchiesta è una fabbrica di prodotti chimici che occupa circa 50 operai. Ma se si volesse confron tare il numero degli operai impiegati ned’ insieme delle industria di cui trattasi al numero degli operai ohe godono i benefici di una cassa pensioni autonoma ci si perderebbe in calcoli senza grande importanza e che possono condurre a conclusioni ben fragili. La relazione dell’ ufficio del lavoro è caduta in si m ili ragionamenti, perchè col notare che il numero degli operai partecipanti a casse autonome non è in ogni dipartimento che una piccola frazione delia po polazione industriale e avendo calcolato che questa frazione varia tra 11 per cento e 0,17 per cento aggiunge : si vede con ciò come questi istituti siano ancora attualmente poco sviluppati avuto riguardo alla totalità della popolazione che potrebbe parteci parvi.
Ma la questione è di sapere se precisamente le in dustrie esistenti comportano il funzionamento di que ste pensioni ; ora dalla inchiesta stessa sembra ri sultare il contrario, poiché si legge nella relazione che « importa notare come gli stabilimenti e il per sonale rilevati dagli ispettori comprendano non sol tanto la grande, ma anche la media e la piccola in dustria. L ’ effettivo medio per stabilimento ne fa fede perchè è soltanto di 10 operai circa. Ora la piccola industria è per la sua natura stessa ribelle alla crea zione di Gasse padronali. » Dopo questa dichiara zione è im itile insistere.
Quanto agli stabilimenti della stessa natura che si servono semplicemente della cassa nazionale per le pensioni, l ’ inchiesta ne ha rilevati 72, aventi un personale operaio di 40,491 persone di cui 25,128 titolari di libretti individuali. Come pel primo gruppo così per questo si nota che le imprese appartengono tutte alla grande industria. Una officina della Gi- ronda non ha, è vero, che 6 operai, ma è una officina pel gas e come tale rientra nella grande industria.
In sostanza, secondo la inchiesta stessa, gl’ istituti di previdenza s’ incontrano esclusivamente in grandi stabilimenti.
che se tutti quegli intraprenditori fossero animati dallo spìrito filantropico e dopo tutto dal più illu minato tornaconto. In ogni caso ciò che risulta dalla inchiesta è il concorso notevole recato dalla grande industria alla costituzione delle pensioni operaie ed è quindi un dovere morale e sociale per chiunque aspira a sviluppare quelle istituzioni di previdenza di non far nulla che indebolisca e pertanto distolga le imprese da quella via sulla quale si sono messe già da tempo. Scoraggiare i grandi capitali, che sono il più spesso formati da tanti piccoli capitali riuniti insieme, combattere i valori mobiliari, nuocere alla estensione degli affari all’allargamento dei mercati, al rinnovamento delle macchine ecc. è quindi darsi a un’ opera antidemocratica. Quelli che la compiono lottano, consciamente o no, contro la sorte migliore dei lavoratori.
LE TISSE 01 FABBRICAZIONE NELL’ESERCIZIO 1897-98
Le tasse di fabbricazione colpiscono in Italia i seguenti prodotti : lo spirito, la birra, le acque gas sose, la cicoria preparata e prodotti sim ilari, il glu cosio, lo zucchero, gli oli minerali grezzi di resina e di catrame, le polveri piriche e altri prodotti esplodenti, i fiammiferi, il gas-luce e la energia elettrica e 1’ olio di semi di cotone. Il prodotto di queste varie tasse, nei due ultimi esercizi chiusi, fu il seguente : GENERI colpiti da tassa Totale 1897-98 Totale 1896-97 Differenze in più o in meno Spiriti . . . .( ’ ) Lire C. 30,546,568.06 Lire C. 29,476,771.65 Lire C. -+- 1,069,796.41 B i r r a ... 1,605,491.68 1,552,509.13 4 - 52,982.55 Acque gassose . . 493.489.28 484,381.16 4- 9,108.12 Cicoria preparata e prodotti similari . 1,365,330.69 1,206,551.00 4- 158,779.69 Glucosio . . . . 759,726.52 765,918.35 - 6,191 83 Zucchero . . . . 2,605,339.96 1,545,337.88 -4- 1,060,002.08 Olii minerali di re
sina e di catrame. 192,192.19 228,713.45 — 36,521.26 Polveri piriche . . 1,169,430.29 937,796.68 4- 231,633.61 Fiammiferi . . . 7,215,107.59 7.242,484.38 — 27,376.79 Gas-luce ed energia
elettrica. 3,545,176.62 3,297,669.24 4 - 247,507.38 Olio di semi di co
tone ... — ( ’ ) 382.34 _ 382.34 Acido acetico. (3) 51,890.30 17,174.50 4- 34,715.80
Totale . . 49,519,743.18 46,755,689.76 + 2,794,053.42
l ) Questa somma rappresenta la tassa liquidata sulla produ zione senza detrazione degli abbuoni per esportazione, per im piego di alcool nelle industrie agevolate e per altri titoli.
( s) Tassa relativa a fabbricazione clandestina.
(8) Tassa riferibile a k g . 3060 di acido acetico contenente più di 1Ó e meno di 50 per cento di acido acetico puro e kg. 27,298 di acido acetico contenente 50 o più per cento di acido acetico puro, prodotti nell* unica fabbrica esistente nella provincia di Genova.
V i è stato adunque complessivamente l ’ aumento di 2,794,000 lire, derivante per la massima parte dagli spiriti e dallo zucchero; la tassa sui fiammi feri e sugli oli minerali di resina e di catrame re sero nell’ ultimo esercizio qualche migliaio di lire in meno.
Esaminiamo ora partitamente le varie tasse. Spiriti. — Lo spirito prodotto dalle fabbriche di 1“ categoria, che son quelle che lo ricavano dalla distillazione dell’ amido e delle sostanze amidacee, dai residui della fabbricazione e della raffinazione dello zucchero, dalle barbabietole, e dai tartufi di canna, ha reso all’ erario, nel (897-98, 21.1 m ilioni contro 20.7 nell’ esercizio 1896-97. Lo spi rito ottenuto fu di litri 12,628,941 in aumento di 254,301 litri, sull’ anno finanziario precedente; la maggior quantità di alcool è ottenuta dalle fabbri che di l a categoria con la distillazione di cereali e di altre sostanze amidacee; le altre materie hanno date insieme poco più di 68,000 litri di alcool r i dotto a 100.° Come si vede su 49 milioni e mezzo prodotti dalle tasse di fabbricazione oltre 21, ossia poco meno della metà sono dati dalle fabbriche di 1* categoria produttrici di alcool. Quelle in eserci zio sono state 15, in diminuzione di 2, mentre le fabbriche esistenti erano 22.
L e fabbriche di seconda categoria, che ricavano la spirito dalla distillazione del vino, delle vinaccie e delle altre materie non comprese nella prima categoria, si distinguono a seconda che sono soggette all’ accer tamento diretto del prodotto, o in ragione della p r o duttività giornaliera dei lambicchi. V i sono poi fabbriche di seconda categoria esercitate da società cooperative. Le prime hanno ottenuto 5,753,952 litri di spirito ridotto a 100° e l’ erario ha liquidato per tassa 8,805,466 lire, in aumento di 623,276 lire; le seconde produssero 323,287 litri di spirito che pa garono 497,315 lire di tassa e finalmente le fabbriche esercitate da società cooperative produssero 61,918 litri e la tassa liquidata fu di 91,515 lire. Godeste fabbriche in esercizio sono 'state 6, meDlre quelle soggette all’ accertamento diretto del prodotto, furono 603, in diminuzione di 29 e quelle tassate in ra gione della produttività dei lambicchi furono 2364 su 6756 esistenti. Le provincie nelle quali la tassa sugli spiriti produsse somme superiori al milione sono state le seguenti : Alessandria, Bari, Genova, Livorno, Milano, Napoli, Padova, Treviso.
Quanto alle tasse restituite sugli spiriti esportati in aggiunta ai vini tipici, Marsala, Porto e Vermuth, è da premettere che se i detti vini sono conciati all’ infuori della vigilanza degli agonii finanziari, vien fatta restituzione dell’ intera tassa, se invece hanno assunto la forma di liquore, la restituzione è del 90 per cento della tassa. I vini tipici esportati ebbero complessivamente la restituzione della tassa per 1,623,840 in aumento di 142,176. La tassa ab bonata sulla quantità di spirito esportato in natura, sotto forma di cognac, e aggiunto in presenza degli agenti finanziari, ai vin i comuni, ai mosti ed alle frutta esportati fu di 1,415,062 lire ; la tassa ab bonata sulla quantità di spirito impiegato nella fab bricazione dell’ aceto fu in totale di 534,054 lire in aumento di 45,759.
080 L’ E C O N O M I S T A 23 ottobre 1898
L e acque gassose resero 493,489, la quantità pro dotta fu di oltre 12 milioni di litri, le fabbriche che lavorarono 879 sopra 899 esistenti.
Cicoria e prodotti similari. — La riscossione complessiva fu di 1,363,330, le fabbriche che la vorarono 50 sulle 55 esistenti e la merce tassata fu di 2,774,820 chilogrammi.
Glucosio e zucchero. — La tassa sul glucosio rese 750,726 lire in diminuzione di 6191 lire, le fabbriche che lavorarono furono 8 sulle 9 esistenti e la quantità tassata fu tra glucosio solido e liquido di oltre 3 milioni di chilogrammi. Lo zucchero prodotto fu di chilog. 3,876,994 in aumento di 4,577,384 chilog. su ll’esercizio precedente; per tassa di fabbricazione vennero riscosse 2,605,339 lire in aumento di oltre 4 milione ; le fabbriche che lavo rarono sono state quattro e cioè una in ciascuna di queste località: Sinigallia, Savigliano, Rieti e Le- gnago.
Òli minerali. — Qui bisogna distinguere gli opi fici che impiegano materie prime di origine nazio nale da quelli che adoperano materie prime di o ri gine estera. 1 prim i in numero di 12 procurarono l’ introito di 190,471 lire in diminuzione di 36,794 lire, i secondi in numero di 10 diedero 1720 lire in aumento di 273 lire.
Polveri piriche. — I proventi per le tasse sulle polveri piriche, i fuochi artificiali e altri prodotti esplodenti furono di 1,169,430 lire in aumento di 251,633. La produzione delle polveri è stata in aumento, dim inuì invece quella dei fuochi artificiali e degli esplodenti da mina.
Fiammiferi. — Questa tassa rese 7,215,107 lire, in diminuzione di 27,376 lire. La quantità com plessiva delle marche vendute (e ve ne sono da 1/3, da 1/2, da 2/3, da 1, 1 1/2, 2, 2 1/2, 3, 3 1/2, 4, 5 e 10 centesimi) fu di quasi 602 milioni, in dim i nuzione di 24 milioni e mezzo.
L ’ importazione dall’estero di fiammiferi è di po chissima entità; quella di fiammiferi di legno o di altra materia solforati fu di migliaia 637 e di fiam miferi di legno paraffinati e di cera fu di 9958 mi gliaia. La produzione nell’ esercizio fu complessiva mente di oltre 47 milioni di migliaia. I magazzini di deposito per fiammiferi destinati all’ interno del regno nei 1897-98 furono 180, in diminuzione di 39, e quelli per fiammiferi destinati all’ estero 17, senza variazione.
Gas-luce ed energia elettrica. — Si riscossero 3,545,176 lire, in aumento di 247,507 lire. Le of ficine esistenti di gas-luce sono state 250 in au mento di 9 e quelle di corrente elettrica 2314, in aumento di 282.
L e officine che furono attive per uso non sog getto a tasse restarono in numero di 86; le officine Che furono attive per il consumo proprio di un solo stabilimento furono 1920, in aumento di 790. (I consumo dichiarato e accertato di gas-luce fu di quasi 115 milioni di metri cubi, in aumento di oltre 4 m ilioni, quello di energia elettrica di 80,656,474 di etto-watt-ora. Il consumo presunto in base alle convenzioni dì abbonamento fu di gas-luce di 1,751,936 metri cubi e quello di energia elettrica di 106,205,255 etto-watt-ora.
N ell’ insieme le tasse di fabbricazione procedono adunque abbastanza bene ed è a sperare che il le gislatore non verrà a turbare il loro assetto, con nuove modificazioni al loro ordinamento.
Rivista Economica
Le Strade Ferrate in Europa e negli Stati Uniti Il movimento dei prezzi all' ingrosso in Inghilterra -Per la proprietà immobil¡are - Tabella dei prezzi del grano su i principali mercati del mondo. t e strade ferrate in Europa e negli Stati Uniti. — Proseguendo lo studio comparativo delle condizioni, economico-sociali dell’ Europa in confronto agli Stati Uniti, Edmond Thery ha passato in riv i sta i progressi dei mezzi di trasporto.
Dal 1875 al 1897 la rete europea è aumentata di 121,902 km. e fra gli Stati che hanno costruito il maggior numero di strade nuove si notano : la Germania 21,406 km. - la Russia 20,654 km. - la Francia 20,180 km. e l’Austria-Ungheria 15,942 kilom .
Sono appunto i quattro Stati che, come abbiamo visto esaminando il debito pubblico, si sono inde bitati di più e cioè: la Germania di 11,948 milioni ; la Russia di 9647 milioni ; la Francia di 5892 mi lioni e rA u stiia-U n g h eria di 4518 milioni.
In Germania lo Stato possiede la maggior parte delle ferrovie : sopra una rete di 47,348 km. in esercizio nel 1897, le linee dello Stato ne rappre sentano 13,672, quelle amministrate dallo Stato 250 km. e le Compagnie private possiedono il resto. Le ferrovie prussiane sono organizzate militarmente.
In Russia lo Stato possiede circa due terzi della rete totale, ma colla politica di riscatto e colle nuove costruzioni intraprese da qualche anno dal governo russo, è probabile che una tale proporzione sarà in breve rapidamente superata.
Per dare un’ idea della straordinaria attività spie gata dalla Russia in materia di ferrovie, basti dire che nel solo anno 1897 ha costruito e messo in esercizio, tanto nella Russia europea che nei posse dimenti asiatici, 5027 km. di nuove ferrovie, dei quali 2283 dello Stato ; 2258 di Compagnie private a 489 km. di linee secondarie..
L ’estensione generale della rete russa, europea ed asiatica, al principio del 1898 era di 43,003 km., dei quali 7664 a doppia rotaia. Attualmente il Go verno ha auto-izzato la costruzione di altri 13,047 km., per cui prima di cinque anni si può preve dere che la rete russa avrà uno sviluppo di 60,000 kilom.
In AusH a-Ungheria, la metà circa della rete in esercizio (32,180 km. nel 1897) appartiene allo Stato. Ma se dovesse prevalere la tendenza separatista, è probabile che il Governo di Budapest riscatterebbe tutte le ferrovie transleitane e quello di Vienna ne seguirebbe l’ esempio.
In Francia, la rete di Stato, costituita nel 1897 col riscatto delle ferrovie della Vnndea e delia Cha- rente, comprende soltanto 2791 km. sopra una rete totale di 40,951 km.
Ecco ora il quadro delle ferrovie di lutti gli Stati d’ Europa e degli Stati Uniti d’America, comparati vamente nel 1873 e nel 1897 :
Differenza Stati 1875 1897 in più nel 1897
Ita lia ... 7,372 Francia... 20, 771 Germania... 25,912 Austria-Ungheria 16, 238 Belgio... 3,432 Danimarca... 1,024 Spagna... 5,611 Gran Brettagna. 26,472 Grecia... 12 Lussemburgo.... 273 Olanda... 1,586 Portogallo... 1,033 Rnmania... 1,235 R ussia... 15,564 Finlandia... 750 Serbia... — Svezia... 3,600 N orvegia... 502 Svizzera... 1,638 Turchia... 1,536
Malta Jersey ecc. —
Totale 134, 591 Stati U n iti...116,874 (Chilometri) 15,079 7, 707 40, 951 20,180 47,348 21,400 32, 180 15,942 5, 777 2, 345 2,267 1,348 12,282 6,622 34,221 7, 149 952 940 435 162 2,694 1,100 2, 340 2,307 2,879 1,644 36,218 29,654 2,394 4,644 540 540 9, 895 6, 295 1,938 1,480 3,563 1,925 2, 430 394 110 110 256,493 421,903 291,109 174,235
Questo quadro dimostra il progresso considere vole che gli americani hanno realizzato nelle loro strade ferrate dopo il 1873. A questa data la lu n ghezza totale della loro rete non era che di 116,874 km. contro 134,391 che ne aveva l’Europa. Nel 1897 in complesso delle linee americane toccò 291,109 km., con un aumento di 174,233 in ventidue anni ossia 7,920 km. per anno.
Nello stesso periodo di tempo l’ Europa non ha aperto alla circolazione che 121,902 km. di ferro vie, ossia 3540 km. all’ anno.
Attualmente gli Stati Uniti tengono dunque il rè
cord della costruzione di ferrovie sull’ Europa.
Ogni milione di americani dispone di 4084 km. di ferrovie, mentre ogni milione di europei non ne dispone che di 675 km. Bisogna però notare che la densità della popolazione americana non è che di 8 abitanti per km . q. mentre è di 39 abitanti in me dia per l’ Europa. Con le nuove costruzioni proget tale dalla Russia è probabile si ristabilirà 1’ equilibrio. In principio del 1896, per una rete di 290,960 km., il capitale investito nelle ferrovie agli Stati Uniti, valutando il dollare a 5 lire tonde, era valutato:
Capitale azioni... L. 26,156,870,000
Capitale obbligazioni...» 28, 560,260, 000
Debito fluttuante delle compa
gn ie...» 2,097,790,000 Totale L. 56,814,920,000 Ciò cbe rappresenta un reddito chilometrico di circa 196,000 lire.
Per l’ Europa si stima di 300 mila lire in media sopra un capitale investito di 75 miliardi.
Le ferrovie americane sono state colpite forte mente dalla crisi economica del 1893-96.
Fra il 1892 e il 1896 il reddito lordo è dim i nuito di circa il 10 per cento. La situazione è mi gliorata nel 1897 in seguilo all’ abbondante raccolto dei cereali che coincideva col raccolto deficiente di tutta Europa. Durante l'anno passato il numero delle
Società cadute in moratoria non è che di 42, rap presentanti un capitale di 2588 milioni di lire e le entrate delle 133 Società esistenti agli Stati U niti sono state di doli.602,236,000 contro 564,816,000 nel 1896.
11 movimento dei prezzi all* ingrosso in Inghil te rra .— Il signor Sauerbeck, il noto statistico in glese, ha pubblicato gli index-numbers, calcolali su 45 categorie di merci, per lo scorso settembre.
La media degli undici anni dal 1897 al 1877, essendo 100, ecco le cifre indicate dal Sauerbeck:
1878-1887 . . 79 Luglio . . 1896 59.2 1888-1897 . . 67 Dicembre . 1897 62.4 1889 . . . . 72 Marzo . . 1898 63.0 1893 . . . . 68 Maggio . . 1898 66.4 1894 . . . . 63 Giugno . . 1898 64.7 1895 . . . . 62 Luglio . . 1898 64.3 1896 . . . . 61 Agosto . . 1898 64.0 1897 . . . . 62 Settembre . 1898 63.9
Il cambiamento nella media è insignificante. Il prezzo del grano inglese ribassò a fine di agosto da 30 seell. e 7 den. a 25 scell. e 3 den. ma le altre categorie di grani rimasero senza cambiamenti, anzi con tendenza al rialzo.
Y i ebbe nello scorso settembre un rialzo impor tante nel burro; i prezzi del ferro, del rame e dello stagno registrarono un altro aumento; e così la juta ed il petrolio. La lana Merinos progredì del 5 °/# ma perdette poscia quasi tutto questo rialzo; il co tone è a migliore mercato stante l’ abbondanza straor dinaria del raccolto.
Separando i prodotti alimentari dalle materie prime, gli index-numbers si presentano come segue :
Die. Mag. Agos. Sett. 1897 1898 1898 3898
Prodotti alimentari 66.5 71.5 67.0 6 6 . 2
Materie prime . . 59.4 62.7 61.9 62.5
I prodotti alimentari sono un poco più bassi che alla fine dello scorso anno, ma le materie prime mostrano una nuova lieve ripresa e si tengono del 5 °/0 più alte dello scorso dicembre.
Per la proprietà immobiliare. — Il 23 corr. si aprirà a Torino il 2° Congresso dei proprietari, or ganizzato dall’Associazione torinese fra proprietari di fabbricati e terreni, della quale è presidente l’on. deputato marchese Carlo Compans di Brichanteau.
I temi a discutersi saranno i seguenti;
1° Relazione sullo stato dei lavori parlamentari riguardanti la riforma alle leggi sui fabbricati;
2° Voti e proposte sulla revisione dell’ imposte e sulle modificazioni alle vigenti leggi sui fabbricati;
3° Dei m igliori mezzi per difendere la proprietà urbana contro le eccessssive esigenze delle pubbli che amministrazioni e delle imprese assuntrici di pubblici servizi ;
4° Costituzione definitiva della Federazione fra le Associazioni di proprietari di fabbricati e .terreni in Roma ed approvazione dello statuto;
5° Procedimenti giudiziari per conseguimento fitti — privilegi ai medesimi attinenti a sgombri dei locali — riforme;
6° Servizi collettivi fra i proprietari a mezzo di Cooperative;
7° Sui contratti di locazione di fronte alle leggi sul registro e bollo ;
682 L ’ E C O N O M I S T A 23 ottobre 1898
Formeranno iuoltre materia di esame del Congresso le proposte che saranno presentate allo scopo di tu telare, sia la proprietà urbana in sè, sia nei suoi rap porti coll’imposta di ricchezza mobile, sia in rapporto ai problemi che in recenti Congressi di altra natura vennero proposti, quali l’esonero dall’ imposta dei fab bricati delle Opere pie; di trattare dell’ avocazione ai Municipi di pubblici servizi; sia di altri problemi congeneri, dei quali evidentemente i proprietari de vono seguire con occhio vigile ed interessato lo svol gimento e la soluzione.
Tabella dei prezzi del grano sui principali mercati del mondo.
(Franchi per quintale). N 05 CO 05 CO t-05 CO CO 05 co CO05CO co 05 OC CO 05 CO05 co co 05 oo o H) 3 k-J »c a> 02 > o 55 <M 0 *3 a a 01 Ô 0 N P 1 o 13) 0 a rH a 02 6 S e ti . 3 <o -Q o o 00 <N b-MERCATI P a rigi . Berlino . Vienna . Budapest . L o n d r a . , New-York , Chicago. . Odessa . . Galatz . . In Italia 22. 20.18 19.38 16.83 16.83 9.05 30.12 22.59 23.80 25.90,26.40 25.71 26.62 21,00 20.93 13.49ji9.s7ji8.66 13.37 17.83 18.25 14. » 1 8 .0 0 1 8 .0 0 16.50; - !15. »| i prezzi si aggirano 29. 28.60 23.00 26.20 18.52 I (*) 26.60 19.30 I (‘ ) 20.70 -21.12 21.35 18.37 18. 18.90 19.27 15.71 15.61 13.2013.67 20.64 16.04 I 33 20.45 1 4 .7 5 11.81j12.35 00,19. » ¡14.97,13.66 13.41 l | - I — 14- 87:12.60 12.35 tra lire 23,Je 28 per quintale.
2 1 3 5 18.90 19.27 15.61 13.67 12.35 13.41 12.35
LI
E BEL TESORO IL SO SETTEltt
Diamo il solito riassunto della situazione del T e soro durante il terzo mese dell’ esercizio finanzia rio 1898-99, raffrontandolo con la situazione del cor rispondente periodo dell’ esercizio precedente 1897-98. Il conto di Cassa al 30 settembre 1898 dava i se guenti risultati :
Dare Fondi di Cassa alla chiusura
del-l’ esercizio 1897-98 ... L. 313,160,061.46
Fondo della soppressa Cassa cen trale di Massaua passato alla
tesoreria di Asmara... » 2,957,399.68
Incassi di Tesoreria per entrate
di bilancio... > 377,905,550. 93
Incassi per conto debiti e crediti » 685,185, 918. 93
Totale--- L. 1, 379, 208,391.00 A v e re
Pagamenti per spese di bilancio. L. 286,451, 612. 09
Decreti ministeriali di scarico
come dal conto precedente.. » 212.42
Pagamenti per debiti e crediti » 837,310,060. 23
Pondo di cassa al 31 agosto 1898 (a) » 255,447,046. 26
Totale--- L. 1, 379,208, 931. 00
La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 30 settembre 1898, risulta dal seguente specchio:
Deibi ti
Buoni del Tesoro...L. 277,024,500.00 Vaglia del Tesoro... 25,297,430.80
Anticipazioni delle Banche... 60,000,000. 00
Amministrazione del Debito pubb.
in conto corrente infruttifero.. . » 171, 923,993. 27
Id. del Fondo Culto id. id. » 15, 707,786. 57
Altre Amministrazioni in conto cor
rente fruttifero... 21,340,605.48
Id. id. infruttif. » 37,490,533.44
C. C. per l’emissione Buoni di cassa » 110,000,000. 00
Incassi da regolare... » 21,917,620.99
Biglietti di Stato emessi per l’ar ticolo 11, legge 3 marzo 1898
n. 47... » 12,250,000.00 Totale dei debiti L. 751, 952,470. 55
OredUti Valuta presso la Cassa D. e P.;
art. 21 della legge 8 agosto 1895 L.(b) 91,250,000. 00 Amministrazione del debito p u b .» 155,608,735.47
Id. del fondo per il Culto » 16,184,576. 60
Altre amministrazioni... » 58,638,482.07
Obbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . » 100.00
Deficienze di cassa a carico dei
contabili del Tesoro... » 2,031,523.87
Diversi... » 32,565,231. 49 Totale dei crediti L. 356,278,649. 50 Confrontando con la situazione al 30 giugno 1898, si ha :
al 30 giugno al 31 settembre 1898 1898
Debiti... milioni 785. 5 751. 9
Crediti... » 237.7 356.2
Ecced. dei debiti sui crediti milioni 547. 7 395. 6
La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così:
30 giugno 1898 30 sett. 1898 Differenze
Conto d i cassaL. 313,160,061. 46 255,447,046. 26 — 57,713,015.20 C rediti di T eso
reria ...» 237,757,046.59 356, 278,649.50 4-118,521,602. 91
T o t.d e ll’attivo L. 550,917,108.05 611,725,695 76 4- 60,808,587.71 D ebiti d iT esor. »
Debiti del Tesoro dedotto il tota le dell’ attivo L.
785,555,008.94 751,952,470.55 — 33,602,538.39
234,637,900. 89 140,226,774.79 - 94,411,126.10
') Consegna a set embre.
(a) Sono escluse dal fondo di cassa L. 91,250,000 depositate nella Cassa Depositi e Prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato. Questa somma è stata portata fra i crediti di Te soreria.
rono nel mese di luglio 1898 a L . 113,823,480.23, si dividono nel seguente modo :
I N C A S S I Mese settembre 1898 D if fe r e n z a n e l 1 8 9 8 Da luglio 1898 a tutto settembre 1898 D if fe r e n z a n e l 1 8 9 8 E n t r a t a o r d i n a r i a
migliaia migliaia migliaia migliaia
Entrate effettive : di lire di lire di lire di lire Redditi patrimoniali dello
Stato... L. 1 2 ,5 6 5 - 3 ,4 5 3 2 5 ,4 0 7 - 2 ,4 5 5 Imposta sui fondi rustici
e sui fa b b r ic a t i... 353 1 - 2 8 4 3 3 ,7 0 8 4 - 1 ,2 4 2 Imposta sui redditi di ric
chezza m obile... 3 ,2 2 0 - 113 3 5 ,3 9 34- 3 ,6 7 8 Tasse in amministraz. del
Ministero delle Finanze. 1 3 .511 6 0 5 1 .0 9 5 4 - 397 Tassa sul prodotto del mo
vimento a grande e pic
cola vel. sulle fe rro v ie .. 1 ,7 1 5 3 - 4 6 4 ,8 7 3 4 - 17 Diritti delle Legaz. e dei
Consolati a ll’ estero.. . . 17 - 22 130 4 - 6 3 Tassa sulla fabbricazione
degli spiriti, birra, ecc.. 3 ,6 1 3 + 277 1 0 ,9 5 6 4 - 612 Dogane e diritti marittimi 1 6 ,7 6 2 - 1 ,5 7 2 5 0 ,0 5 1 - 7 ,1 8 3 Dazi interni di consumo,
esclusi quelli di Napoli
e di R o m a ... 4 ,0 3 2 - 130 1 2 ,6 0 5 - 129 Dazio consumo di Napoli. 984 S 3 .0 5 8 4 - 0 9 Dazio consumo di Rom a , 1 ,1 3 5 -4- 51 3 ,3 9 4 4 - 85 T abacchi . »... 1 5 ,5 5 6 4 - 133 4 7 ,3 3 24- 1 ,6 4 3 S a l i ... 5 ,8 6 7 4 - 20 1 7 .5 9 2 4 - 374 Lotto... 4 ,3 3 1 4 - 489 2 0 ,4 7 64 - 8 ,4 8 5 P oste... 4 ,4 7 5 - 58 1 3 ,5 9 8 4 - 251 T elegrafi... 1, 182 - 7 3 ,3 8 7 4 - 121 S ervizi diversi ... 1 ,2 6 1 - 78 3 ,9 9 1 — 315
Rim borsi e concorsi nelle
spese... 1 ,7 5 6 4 - 754 4 ,3 3 7 2 8 Entrate diverse... 2 ,3 9 84 - 1 ,3 9 4 1 1 ,1 9 6 4 - 8 ,2 5 3 Tot. E ntrata ordinaria. L. 9 4 ,7 4 2 - 2 ,0 5 3 3 5 2 ,5 8 7 4 - 1 5 ,1 2 1
E n t r a t a s t r a o r d i n a r i a
Entrate effettive :
Rimborsi e concorsi nelle
s p ese... ... ... 66 6 5 8 6 — 420 Entrate d iv ers e... 9 - 8 129 - 4 ,3 7 7 Arretrati per imposta fon
d ia ria ... 03 - 02 Arretrati per imposta sui
redditi di rìcchez. mobile 01 4 - 005 Residui attivi diversi... 18 + - 11 öS - 125 Costruzione di strade ferr. 6 — 47 164 - 66
Movimento d i capitali :
Vendita di beni e affran
camento di canoni... 731 4 - 216 3 ,5 5 0 4 - 1 .7 0 7 Riscossione d i crediti... — 2 ,0 0 0 — Rimborsi d» somme antici
pate dal Tesoro . ... — 14 71 - 60 A nticipazioni al Tesoro da
enti locali per richiesto
acceleramento dei lavori 353 4 - 164 Partite che si compensano
nella spesa... 111 + 4i 264 4 - 86 R icuperi d iv e r s i... — — — —
Capìtoli aggiunti per resti
a ttiv i... 3,07S¡ 4 - 3 ,0 7 i 3,556 4- 3 ,5 5 8 Totale Entrata straord.L 4 ,0 1 t > 4 - 3,271 10,735 4 - 767 Partite di g ir o ... 9 ,4 3 ! ► 4 - 2 , 61( 1 4 ,5 8 ; — 1 3 ,0 6 0 T otale gen erale___ 108,195! + 3 ,8 3 3 7 7 ,9 0 ; + 2 ,8 2 9
I pagamenti poi, effettuati dal Tesoro per le spese di bilancio, nel mese di settembre 1898 e da settembre 1897 a tutto settembre 1898; risultano dal seguente prospetto, che indica anche la differenza sul 1898.
co co . Mese «8 _ co tì co Pagamenti di Sett. a, CO U *“ • ,<u 1(3 05 lug li o utt o S 1 8 9 8 o g
fi
1898 3 0 'Ö a s oSmigliaia migliaia migliaia migliaia di lire di lire di lire di lire M inistero del T esoro . . L. 1 5 ,1 7 5___ 4 ,8 1 2 4 1 ,4 8 6 - 1 1 , 9 7 4
Id. delle fin a n z e.. . . 1 4 ,2 4 3 ,4 - 1 ,2 8 3 5 0 ,2 3 4 4 -1 0 ,3 6 5 Id. di grazia e giust. 3 , 2 6 1 4 - 1 ,6 1 5 9 ,7 6 0 4 - 1 ,5 8 9 Id. degli affari esteri 2 , 1 8 4 4 - 1,3 1 1 3 ,8 0 4 4 - 1 ,5 2 3 Id. dell’ istruz pubb. 3 , 9 9 2 4 - 384 1 0 ,4 9 3 - 404 Id. dell’ in t e r n o ... . 4 , 6 2 3 4 - 953 1 9 .6 1 4 4 - 1 ,3 2 9 Id. dei lavori pubbl. 4 ,9 7 2— 7 ,3 8 3 2 5 ,7 8 1 - 5 ,6 2 2 Id. delle poste e tei. 3 ,7 6 4— 534 1 6 ,2 7 3 4 - 3 .3 2 0 Id. della guerra . . . . 2 3 .5 6 3— 7 .5 3 8 7 5 ,1 5 8 4 - 3 ,9 8 7 Id. della m a r in a .... 1 1 , 3 8 8 4 - 4 ,5 6 9 3 0 ,9 6 7 4 - 2 ,3 5 4 Id. della agric. iud.
e commercio . 1 ,0 4 9 - t - 201 2 ,8 7 7- 21 Totale pag. di bilancio . . . 8 8 ,2 2 3 1 0 ,9 4 9 2 8 6 ,4 5 1 4 - 6 ,4 3 8 D ecreti minist, di s ca rico .. —
r 11I 0 2- 303 Totale pagamenti... 8 8 ,2 2 3
L
10,961 2 8 6 ,4 5 1 + 6 ,1 3 5La differenza nei Redditi patrimoniali dello Stato devesi al ritardato versamento delle quote di pro dotti per parte delle Società delle Ferrovie Adria tica reti secondarie.
La differenza nelle Dogane e Diritti Marittimi devesi a Minori introduzioni di grano.
La differenza nelle Entrate diverse, si deve a Mag giori reintegrazioni di fondi nel bilancio passivo.
La differenza nei Capitoli aggiunti p er resti at
tivi devesi al Prodotto di titoli emessi sul residuo
prestiti del 1896 per la guerra nella Colonia Eritrea. La diminuzione nelle Partite di Giro devesi per chè nel settembre 1898 si ebbero minori regola rizzazioni di litti di beni demaniali destinati ad uso di Amministrazioni governative e maggiore versa mento della Cassa Depositi e Prestiti di somme oc correnti per il servizio di debiti redimibili.
Il servizio del Debito pubblico
Abbiamo ricevuto la relazione annuale su ll’ am ministrazione del debito pubblico per I’ esercizio 1896-97. È un lavoro minuto e ricco di dati statistici e di confronti contabili che dimostra la diligenza intelligente con la quale la relazione è stata pre parata e che merita lungo studio.Ci limitiamo oggi a raccogliere attraverso le due- centocinquauta pagine del volume alcune poche c i fre sufficienti a stabilire il movimento del debito pubblico italiano durante l’anno finanziario 1896-97 e la sua situazione al 30 giugno 97 nei rapporti del capitale nominale ed in quelli della rendita.
A lla chiusura dell’ esercizio 1895-96 la consistenza dei debiti pubblici dello Stato ascendeva nominal mente, in valore capitale, a 12,978,427,717.85 di lire, delle quali erano amministrale dalla Direzione gen. del debito pubblico L. 11,786,636,976.36 e dalla Direz. gen. del Tesoro L . 1,191,790,747.49.
Alla chiusura del successivo esercizio 1896-97 il valore capitale dei debiti dello Stato era disceso a E. 12,935,348,129.59 così ripartite :
Dir. gen. del debito pubblico L . 11,726,537,310.40
» del Tesoro » 1,208,790,819.19