o
. 4 C R O n f l C H E
1,61
E C O f l O f Y V C H E
I
FINAN-ZIAMENTI
SPECIALI
ALLE
IMPRESE
Stiamo vivendo un momento
economico che non può
certa-mente essere definito facile.
L'auspicata ripresa produttiva
è ancora una volta rimandata,
viceversa le tensioni sociali e
politiche continuano.
Inquestoclima, imprenditorie
artigiani incontrano sempre
maggiori difficoltà per
acce-dere a mezzi finanziari,
pro-prio nei momenti in cui i
finan-ziamenti assumono un ruolo
di primaria importanza per il
rilancio della produttività, la
creazione di nuovi posti di
la-voro o anche solo per un
cor-retto equilibrio finanziario
del-l'impresa.
II finanziamento delle
impre-se è quindi, in questo scenario,
un argomento di vitale
impor-tanza. Quanto siano sensibili
le imprese medie e piccole e
gli artigiani a questo problema
lo si è potuto constatare
con-cretamente nel corso di una
serie di convegni organizzati
dalla Cassa di Risparmio di
Torino e svoltisi a Ivrea,
Pine-rolo, Torino, Carmagnola,
Ac-qui e Borgomanero.
Ai dibattiti sono intervenuti
numerosi esponenti del
mon-do artigianale e imprenditoria'
le piemontese, oltre a
quali-ficati esperti in materia. Ai
par-tecipanti è stato distribuito un
volume, edito a cura della
Cas-sa di Risparmio di Torino,
con-cernente il "leasing" e
costi-tuente una pratica guida ad
uno dei più importanti
finan-ziamenti speciali..
Nel corso dei convegni si è
dibattuto specificatamente il
problema dell'accesso ai
finan-ziamenti speciali. Nell'ambito
di questi incontri sono emersi
interessanti scambi di idee
sul-le probsul-lematiche attuali e sono
state avanzate proposte che
dovranno essere riprese ed
approfondite sia dalle
associa-zioni di categoria che dagli
istituti di credito.
È questo un modo concreto
per sviluppare un rapporto di
collaborazione tra banche,
im-prenditori e artigiani che la
Cassa di Risparmio di Torino
porta avanti da anni.
Le buone idee
crescono
sempre.
CR
R
Sovente hanno bisogno di aiuto e
collabora-zione, ma alla fine crescono. Il nostro compito
è aiutarle a crescere, offrendo la giusta
soluzione per ogni problema imprenditoriale.
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speci-fiche consulenze per migliorare l'efficienza e
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mercati in Italia ed all'estero.
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I R I S - T O R I N O
|s t n t, > *•> «? <7 ^
3 MAR. 1982
S O M M A R I O
3 Atlante dei musei piemontesi. Il Museo del Paesaggio di Pallanza G i a n n i S c i o l l a 17 Da una ricerca comparata su « Meccanismi per il più efficiente finanziamento
delle attività produttive con il risparmio familiare » G i o r g i o R o t a 35 Il Mezzogiorno e il processo di industrializzazione dell'economia italiana G i a n n i Z a n d a n o 41 Il ruolo del credito nello sviluppo agricolo programmato A d a l b e r t o N a s c i m b e n e 45 Problemi del vino, al di là della guerra Francia-Italia B r u n o P u s t e r l a 49 Piani-programma e bilanci pluriennali. L'obbligatorietà per le imprese pubbliche locali
e l'utilità dell'estensione a tutte le imprese A l d o P e d u s s i a 55 U n o sguardo al Piemonte degli anni settanta B r u n o C e r r a t o 67 Alcune considerazioni sul commercio ortofrutticolo all'ingrosso in Piemonte G i u l i a n o V e n i r 71 Per vendere in Canada e Inghilterra G i o r g i o P e d i c e l l i 81 Attualità delle opere di Ota Sik V i t t o r i o H e s s 83 Cavour e la sua rocca. U n parco regionale tra natura e'storia W a l t e r G i u l i a n o - P a t r i z i a V a s c h e t t o 97 La tipografia: artigianato o arte? P i e r a C o n d u l m e r 105 Economia torinese
112 Tra i libri 122 Dalle riviste
125 Indice dell'annata 1981
Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono.
Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: Enrico Salza
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Telegrammi : Borsa Merci
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ATLANTE
Gianni Sciolta
DEI MUSEI PIEMONTESI
IL MUSEO DEL PAESAGGIO
DI PALLANZA
1. Il Museo del Paesaggio di Pallanza,
sistemato nel palazzo Viani-Dugnani, è
stato fondato nel 1909'.
Inizialmente la sua denominazione era
quella di Museo storico artistico; nel
1912 sorse la Galleria del Paesaggio e
infine, assunse la denominazione
attua-le (1914).
La creazione a Pallanza di un Museo
che offrisse «un sicuro e tranquillo
ri-fugio alle memorie del Verbano e delle
vallate adiacenti»
2; che si proponesse
di preparare e conservare i materiali, i
documenti e le testimonianze tutte che
sembrerebbero degne di osservazione e
di studio; di «illustrare i monumenti
venerandi e le attrattive naturali ed
ar-tistiche d'ogni paese del lago e dei
pro-getti per accrescerle», si deve ad
Anto-nio Massara
3singolare figura di
ap-passionato studioso e cultore della
sto-ria e delle tradizioni locali.
Il Massara nato a Meina sul Lago
Maggiore nel 1878 e morto a Como a
soli 48 anni, si era formato accanto
agli eruditi novaresi Giovan Battista
Morandi e Alessandro Viglio, attenti
indagatori delle memorie della loro
ter-ra. Professore nelle scuole secondarie
di Romagnano, Pallanza, Como,
Son-drio e Mortara, si era dedicato
inizial-mente a studi storico-filologici sulla
storia del Medioevo (noto era un suo
studio su Pier Lombardo edito a
No-vara nel 1902) e alla pittura valsesiana
e novarese del Cinquecento (Intorno a
Gaudenzio Ferrari, Novara 1903). Il
soggiorno e l'attività scolastica di
Pal-lanza lo stimolarono a studiare gli
aspetti e le testimonianze della storia
del verbanese e lo indussero, nel 1909,
a fondare la rivista Verbania.
Questo periodico che ebbe vita sino al
1912 e che contò fra i suoi
collaborato-ri più noti Alessandro Raimondo
Beve-rina
4, Renzo Boccardi
5, Raffaello
Giol-l i \ Guido Bustico
7, Giovanni
Cavigio-l i \ Nino Bazzetta
9, Giuseppe
Paga-ni'
0, Francesco Pestalozza", e Carlo
Mueller'
2, e la cui elegante
imposta-zione grafica floreale era dovuta al
pit-tore Fortunato Tami, si proponeva di
promuovere la rinascita culturale della
zona del lago Maggiore, cercando di
accordare «la vita e l'ambiente», e di
illustrare «le bellezze della natura e
dell' arte, la storia e le tradizioni, i
co-stumi»; di essere insomma «uno
spec-chio nitido e fedele, ove potrà la
regio-ne verbaregio-nese contemplarsi e studiare il
modo di farsi più bella»
13.
In seno all'azione di tutela e di
conser-vazione dei monumenti e delle opere
dell'uomo e della natura, promosso da
Verbania e dal Massara, che vedeva
nelle manifestazioni artistiche l'aspetto
dell'irrazionale umano, ma anche
l'e-spressione del linguaggio popolare
(Massara fu, non bisogna dimenticarlo
anche finissimo e aggiornato studioso
delle testimonianze popolari e discusse
questa sua impostazione teorica nelle
pagine de La religione dell'arte
pubbli-cata nel 1913'") nacque l'idea della
co-stituzione del Museo Storico artistico.
Un Museo a Pallanza, oltre a
conser-vare le memorie storico artistiche del
territorio e i documenti illustrativi e
in-terpretativi dell'iconografia lacustre,
negli intenti del Massara e dei suoi
amici di Verbania, doveva anche
assu-mere il ruolo di centrò propulsore di
cultura e di educazione morale e
civile
15. Il Museo storico artistico era
previsto in cinque sezioni: 1) sezione
di scienze naturali; 2) sezione storica;
3) sezione archeologica e d'arte antica;
4) sezione folklorica e del paesaggio;
5) sezione d'arte moderna.
Quest'ulti-ma doveva contenere « opere d'arte di
autori locali ed ispirate a soggetti
lo-cali ».
Il Museo storico artistico venne
inau-gurato nel settembre del 1909 nella
se-de provvisoria di Casa Viani a
Pallan-za, e nel gennaio del 1910, trasferito al
piano superiore dell'edificio dell'Asilo
di Pallanza, ebbe il suo statuto'
6.
Due anni appresso (1910) si costituiva
la Galleria del paesaggio, che nasceva
come sezione indipendente accanto al
Museo storico artistico
17.
In questa nuova sezione, che dava
spa-zio prevalentemente a documenti
pitto-rici e illustrativi della zona, si sarebbe
identificato il ruolo principale del
Mu-seo, non come «deposito di oggetti
ca-talogati e ammuffiti, ma scuola e
cen-tro di diffusione di cultura artistica»
perché essa nasceva non solo con
l'in-tento di tutelare il paesaggio mediante
la sua conoscenza e il suo studio, ma
offriva anche gli strumenti adeguati di
informazione (conferenze illustrate da
proiezioni, uno speciale gabinetto di
stampe e fotografie, mostre personali e
collettive, pubblicazioni) per
promuo-vere «una coscienza artistica paesana».
Nella proposta di statuto per la
Galle-ria d'Arte del Paesaggio, pubblicata su
Relazione e Proposte si faceva preciso
riferimento ad una scuola d'Arte del
Paesaggio che avrebbe svolto una
fun-zione propagandistica e insieme con la
galleria, avrebbe rappresentato un
pun-to culturale di incontro dove
conver-gessero gli interessi artistici e
artigiana-li del luogo: «Con lezioni seraartigiana-li e
do-menicali la storia dell'arte nostra (che
è in qualche modo anche la storia della
vita) potrebbe venire insegnata col
commento vivo e col confronto utile
dei monumenti d'arte assolutamente
obliati di casa nostra».
«Allievi decoratori, fabbri, falegnami
vi studierebbero certi preziosi modelli
che cesserebbero d'essere oggetti di
an-tichità per divenire nuovi elementi
d'i-spirazione (,..).
Un centro nuovo d'arte insomma
ve-diamo sorgere alimentato da quella
fonte di armonie ch'è nel paesaggio:
ove potrebbero forse i numerosi artisti
che vengono alle nostre rive in cerca di
ispirazioni trovare un luogo di
conve-gno e di confronto e avvicinare meglio
l'arte loro alla vita, ed ove gli operai,
da chi prepara un'aiuola a chi fabbrica
una cancellata, potrebbero a loro volta
infondere nell'umile opera un sorriso
di bellezza».
La scuola restava comunque a livello
di progetto fino al 1920 anno in cui si
attuavano i primi corsi di decorazione
su ceramica. Nel corso dell'anno 1911,
tramite sussidi pubblici e privati, tre
tele ad olio, acquerelli, disegni, foto
e stampe, cui si aggiungeva
un'inte-ressante biblioteca di pubblicazioni
regionali, venivano ad arricchire il
Mu-seo.
locale, tra i quali si rivelavano
partico-larmente urgenti i restauri della Chiesa
di San Remigio e della Casa Morigia,
entrambe in Pallanza e il trasferimento
del Museo e della Biblioteca nel
Palaz-zo Viani Dugnani pensato non solo
co-me soluzione ad una collocazione più
conveniente del crescente materiale
museale, ma anche come possibilità di
salvare un edificio che rischiava, per i
molteplici usi cui era destinato, il
com-pleto degrado.
Tale programma di interventi esterni,
sostenuto dalla Amministrazione
Co-munale, dalla Soprintendenza dei
Mo-numenti del Piemonte, dal Direttore
Generale di Antichità e Belle Arti,
dal-la Commissione Provinciale dei
Monu-menti e dal Touring Club Italiano
po-teva dimostrare l'utilità di una
istitu-zione verbanese che risolvesse, col
con-corso degli organismi di tutela,
proble-mi di conservazione artistica secondo
impostazioni coerenti e linee direttive
costanti»
1 8.
La scuola d'arte paesana doveva
servi-re con corsi serali e domenicali
all'edu-cazione del gusto degli oggetti popolari
e dei monumenti artistici in generale.
«1. La scuola d'arte paesana di
Pal-lanza vuole reintegrare e ricondurre
verso le nuove correnti dell'industria
nazionale quelle arti costruttive che già
fiorivano nella regione prealpina dal
Monte Rosa al Lago Maggiore
fog-giando le pietre dure, il legno, i metalli
ai bisogni ed alle aspirazioni della
po-polazione.
2. La scuola d'arte paesana propone
allo studio e più all'amore degli
arti-giani del Verbano (un tempo celebri
in-tagliatori e fabbri or ridotti in gran
parte a camerieri d'albergo) non
mo-delli stampati d'ogni stile e d'ogni
pro-venienza ma forme ancor vive sotto il
sole e la pioggia nelle costruzioni della
regione, convalidate da una tradizione
locale, da una consuetudine secolare di
lavoro manuale. Non l'arte insegna ma
la morale dell'arte che si racchiude nei
principi fondamentali della sincerità,
della semplicità, del ritmo.
3. La scuola d'arte paesana non
favo-risce ma piuttosto condanna la servile
imitazione e riproduzione dall'antico:
ma crede si possa e si debba
continua-re il cammino antico. Specialmente le
forme costrutte nell'età romanica
(co-me quelle che il rude alpigiano ancora
riproduce) sono quanto più semplici e
rudimentali tanto più ricche di
svolgi-menti inesauribili.
4. Mentre lo snobismo estetico e la
speculazione antiquaria creano le
indu-strie voluttuarie del lusso vano e delle
antichità false che tendono ad
impove-rire ogni nostro paese spogliando le
chiese degli arredi, le case dei mobili
tradizionali, la Scuola d'arte paesana
vuole che ogni oggetto rimanga nel
po-sto per cui fu creato, che la lampada
d'ottone della mistica chiesa non si
venda per illuminar il salotto profano,
che si rispettino i nostri operai
com-mettendo loro anziché l'immorale
falsi-ficazione degli oggetti antichi la
costru-zione in cui non eccellono meno degli
arredi nuovi.
5. Il contadino che intaglia il giogo
per i suoi buoi, l'operaio che colora i
suoi piatti con immagini di fiori e di
uccelli (freschi come il ritornello che
ancor zufola su una cadenza secolare)
ci insegna che per esprimersi si ha
sem-pre a rifarsi ai moduli antichi, ma che
non di meno ciò che è passato è
passa-to non si ripete mai com'era prima.
6. La scuola d'arte paesana non svolge
insegnamento dalla cattedra. Diffida
dei corsi d'arte che non insegnano, dei
disegni che non esprimono nulla, dei
libri che ingombrano. Chiama non alla
lavagna ma alla finestra: alle forme
cristallizzate nei manuali di stili
or-namentali contrappone i mobili
linea-menti che si possono ogni giorno
ri-conoscere nell'ambiente che ci
cir-conda, non nella Cina ma nel paese
nostro.
7. La scuola d'arte paesana non
pone uno stile nuovo e non ha un
pro-gramma determinato e infallibile. Va
umilmente dietro la sua fede in cerca
di un suo metodo di lavoro frugando
nel tesoro nascosto delle tradizioni
re-gionali su per le alpi nevose e lungo i
laghi azzurri, non colla compiacenza
erudita di classificarle e seppellirle
ne-gli Archivi scientifici, ma col proposito
di derivarne indirizzi di lavoro
fecon-do, cespiti di guadagno, e ricreare un
più degno e decoroso ambiente alla
nuova vita popolare.
8. La scuola d'arte paesana s'inizia
con dei tentativi necessariamente
con-tradditorii. È costretta a dare il suo
nome a lavori che non sanno ancora
svincolarsi dai vecchi modelli o che al
contrario nulla chiedono all'ambiente
che loro molto darebbe. Ma a superare
i modelli, non distruggendoli come
vorrebbero i falsi novatori bensì
ri-creandoli, occorre un lavoro lungo e
paziente di ricerche e di persuasioni
condotte con pertinacia in ogni paese.
9. C'è un dovere che potrà forse
di-ventare (compiendolo) un più definito
programma.
Comprendere meglio il nostro paese,
cioè i nostri paesi, che non sono da
ricominciar da capo ma che si deve
continuare a costruire nella casa,
nel-l'arredo, nell'abito.
In questo senso c'è un regionalismo
non solo utile ma necessario.
L'arte costruttiva non può essere
na-zionale che a patto di esser prima
re-gionale. Regione e Nazione, quando si
costruisca veramente, sono termini che
non si antepongono ma che si
comple-tano.
Onde la scuola d'arte paesana non può
volere un'arte che consacri il culto
im-mobile delle forme locali ma deve
mi-rare piuttosto a svilupparle in relazione
alle nuove esigenze della Nazione cui
può portare coi graniti del Verbano e
la canapa dell'Ossola certi suoi propri
spiriti fecondatori.
10. Il paesaggio, che ha dato un volto
mobile e palpitante ad ogni battaglia, e
un altare ad ogni vittoria, è l'immagine
più viva e concreta della Patria una e
diversa. La scuola d'arte paesana la fa
ricercare in ogni paese perché si senta
non la vana pretesa di una decorazione
esteriore che la camuffi con fronzoli
da parrucchiere ma la necessità di
pro-fonde ricostruzioni che muovano dal di
dentro»
1 9.
Gli scopi precisi del Museo erano i
se-guenti:
«1. Favorire lo studio delle bellezze
naturali ed artistiche della regione e
promuovere la tutela a vantaggio
del-l'educazione artistica regionale.
2. Organizzare ogni anno esposizioni e
manifestazioni artistiche regionali.
3. Promuovere con lezioni,
pubblica-zioni, conferenze, il rispetto e lo
svol-gimento delle forme architettoniche
lo-cali, con special riguardo alla casa e al
giardino».
Nel tentativo di cogliere tutto ciò «che
stesse al di fuori» le forme, le
tradizio-ni trascurate dei paesi, e di esporre
quanto interessasse il paesaggio nel suo
complesso (arte, edilizia, trasporti e
costumi), per commentare e
trasforma-re l'ambiente, il nuovo Museo
ricono-sceva un significato preciso al termine
«Paesaggio»: «... vasto campo di
na-tura aperto alla vita, ricco di bellezze
sempre nuove che la nostra attività
spi-rituale impronta e trasforma»
2 1.
Dopo la prima guerra mondiale il
Mu-seo riapriva nel 1919 con nuove
acqui-sizioni
22; nel 1939 si arricchiva della
Gipsoteca di circa 500 pezzi dello
scul-tore Paul Troubetzkoy, inaugurata nel
1940 riordinata e riaperta nella nuova
esposizione del 1966
23. Nel 1963 il
Museo fu completamente rinnovato e
arricchito di due sale con materiale
ar-cheologico
24. Nel 1979 infine
25,
per-venne in dono al Museo di Pallanza
anche un nucleo di opere dello scultore
Giulio Branca.
La sistemazione attuale del museo vede
esposti nelle sale del piano superiore di
palazzo Viani Dugnani la pinacoteca
con dipinti antichi (XV-XVII secolo) e
moderni (Otto e Novecento). Quindi
una sezione archeologica. Nel piano
in-feriore è invece sistemata la gipsoteca.
2. La sezione dei dipinti antichi del
Museo del Paesaggio di Pallanza
con-serva alcuni affreschi staccati dei secoli
XV-XVI di grande interesse storico.
C'è innanzitutto una Scena di
corteg-giamento che deriva parzialmente da
un ciclo scoperto nel 1975 nella casa
De Laiti (ex palazzo Morigia)
26.
Si tratta di figure «cortesi» di cavalieri
e donne accompagnate da cartigli con
scritte relative alla figurazione.
L'ope-ra è molto importante perché viene ad
accrescere il capitolo della pittura ad
affresco in Lombardia che si colloca
intorno al quarto decennio del
quattro-cento. Anche l'autore di questo ciclo
partendo da ricordi dell'espressionismo
tondo gotico dei DeVeris, giunge a
ri-sultati affini al maestro dei Giochi
Borromeo
2 7.
Sin dal 1929 trovarono collocazione
stabile nel Museo gli affreschi
prove-nienti dall'oratorio di San Rocco a
Pallanza, passati, dopo la demolizione
inconsulta dell'oratorio, avvenuta nel
1879, nella chiesa della Madonna di
Campagna
2 8. Gli affreschi, che
or-navano l'abside dell'oratorio,
rano scene della vita di S. Rocco,
Cri-sto e angeli suonatori
2'.
La cultura del maestro che ha dipinto
questi affreschi rinvia al clima
lombar-do pavese della corte sforzesca
dell'ul-timo decennio del XV secolo.
I richiami leonardeschi delle figure,
l'impostazione post-bramantesca della
loro concezione spaziale, che si
riscon-tra, indirizzano più precisamente alle
opere di Bernardo Zenale e del
mae-stro della Pala sforzesca
30.
II maestro anonimo che ha eseguito il
ciclo di San Rocco verosimilmente tra
il 1490 e il 1495, è autore di altre
ope-re: innanzitutto di una Pietà su tavola
proveniente da Vezzo e ora conservata
nel Museo di Pallanza; quindi di un
polittico su tavola già appartenente
al-la collezione Delal-la Valle di Casanova e
ora Bonacossa a Milano
3 2.
Nella primavera del 1919 giungevano
al Museo di Pallanza anche gli
affre-schi staccati dal castello di Invorio
33.
Essi presentano sei grandi medaglioni
con i ritratti di Gian Galeazzo Sforza
Visconti, Filippo Maria Visconti,
Fran-cesco Sforza, Galeazzo Maria Sforza,
Gian Galeazzo Sforza, Ludovico il
Moro. La cultura di questi dipinti
rive-la forti accenti bramanteschi e affinità
iconografica e stilistica con numerose
altre opere celebrative analoghe che tra
il 1485 e lo scadere del secolo vengono
eseguite sia in territorio lombardo che
piemontese
34.
Nel nucleo di dipinti più moderni
emergono invece quattro splendide tele
di Tanzio da Varallo provenienti dalla
chiesa parrocchiale di San Leonardo a
Pallanza, raffiguranti i santi Giovanni
Evangelista, Caterina d'Alessandria,
Apollonia e Teodulo, pervenute al
mu-seo nel 1976
35.
Le tele appartengono al periodo tardo
dell'attività dell'artista, cioè al 1631-34
e sono contemporanee agli affreschi di
Santa Maria della Pace di Milano
3 6.
Di queste tele possediamo i disegni
preparatori conservati nella Pinacoteca
di Varallo
37.
«Chiusi in un andito ristretto — scrive
il Pizzigoni
38che li ha segnalati nel
197 7
39— come i santi della cappella
dell'Angelo custode a Novara, i santi
di Pallanza si proiettano con forza
ver-so lo spettatore secondo una evidenza
Fig. 2. Maestro Lombardo 1490 ca.,
S. Fiocco mentre benedice ii popolo Ida S. Rocco!. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 5. Maestro Lombardo 1490 ca., S. Rocco assalito dal male Ida S. RoccoI. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 3. Maestro Lombardo 1490 ca., S. Rocco con le piaghe Ida S. Rocco). Pallanza, Museo del Paesaggio. Fig. 4. Maestro Lombardo 1490 ca..
scultorea propria a tutto l'arco della
produzione di Tanzio; alle loro spalle
si intravede il cielo, di un blu denso e
cristallino, sul quale aleggiano, come
aloni lunari, le aureole dei quattro
per-sonaggi.
Un primo orientamento cronologico
per queste tele ci viene fornito dalla
vi-sita pastorale del vescovo Volpi, nel
1626, che trova ancora in corso i lavori
di rifacimento della parrocchiale di
San Leonardo da poco trasformata in
Collegiata dal Bescapé, su varie istanze
dei pallanzesi, e in via di affermazione
in contrapposto alla collegiata di San
Vittore che circondava Pallanza con le
sue decanie. Il vescovo conclude la
vi-sita ordinando «di ridurre quanto
pri-ma a perfezione» le due cappelle al
termine delle navate laterali, già
deco-rate da stucchi e fornite di icona con
dedica a San Carlo (sinistra) e alla
An-nunciazione (destra).
A tal fine chiede espressamente di far
eseguire per esse quadri «da buona
mano». Le cappelle avevano pianta
poligonale ed è presumibile che le
nuo-ve tele donuo-vessero collocarsi sui lati
obliqui, a fianco dell'altare, secondo
l'accoppiamento San Teodulo - Santa
Apollonia e San Giovanni Evangelista
-Santa Caterina. In realtà il
completa-mento delle cappelle, se è in
quell'oc-casione che i Pallanzesi si rivolsero al
Tanzio, dovette tardare di qualche
an-no per impegni del Tanzio stesso, che
firma nel 1627 il contratto per la
cap-pella dell'angelo custode di San
Gau-denzio a Novara, ma è impegnato
an-Fig. 8. Tanzio da Varallo,
S. Giovanni Evangelista e S. Caterina. Pallanza, Museo dei Paesaggio.
Fig. 6. Maestro Lombardo 1490 ca., Angeli tubicini Ida S. Rocco). Pallanza, Museo del Paesaggio. Fig. 7. Maestro Lombardo 1490 ca., Pietà, particolare
Pallanza, Museo del Paesaggio.
cora nel 1628 per la cappella XXVIII
al Sacro Monte di Varallo (Cristo
da-vanti a Pilato), tanto da concludere
so-lo nel 1629 i lavori in San Gaudenzio.
Il 1630 è un anno per ora scoperto
nel-la cronologia del Tanzio, ma è facile
pensare che l'infierire della peste abbia
impedito ogni attività non
immediata-mente necessaria, allontanando anche
gli artisti dalle loro normali sedi di
la-voro. Al termine della peste Tanzio
esegue il grande ex voto di Camasco
(1631) che per l'imponenza della
figu-ra, la tensione psicologica e l'evidenza
del gesto è certo stato concepito in
stretta prossimità dei santi di Pallanza.
Questi ultimi però sembrano ancora
posteriori di poco, e piuttosto
contem-poranei agli affreschi in Santa Maria
della Pace a Milano (intermedi tra il
1631 e il 1634, data degli ultimi lavori
a Borgosesia). Nella «Natività» della
Pace la Vergine ha gli stessi lineamenti
della santa Apollonia mentre nell'«
An-nuncio ai pastori», il personaggio in
piedi, in atto di indicare l'apparizione
angelica, sembra fratello del «San
Gio-vanni Evangelista».
di Pallanza tutti conservati nella
Pina-coteca di Varallo e appartenenti al
la-scito della famiglia Avondo. Come di
consueto nella produzione grafica di
Tanzio, si tratta di disegni di estrema
finitezza, non troppo divergenti dalla
definitiva redazione pittorica. Il
con-fronto più facile è tra il foglio n. 21 di
Fig. 9. Tanzio da Varallo, S. Teodulo.
Pallanza, Museo del Paesaggio.
Varallo e la «Santa Caterina» di
Pal-lanza. Il disegno è stato eseguito
da-vanti a un modello maschile e si
riferi-sce in modo specifico al generoso
pan-neggio che avvolge il corpo della santa.
Il foglio n. 33 dello stesso museo
rac-coglie soprattutto disegni parziali per
la figura di «Santa Apollonia»: il
vol-Fig. 10. Tanzio da Varallo, S. Apollonia.
Pallanza, Museo del Paesaggio.
«Nati-Fig. 11. Daniele Ranzoni, Schizzi per composizioni storiche. Pallanza, Museo de! Paesaggio.
Fig. 12. Daniele Ranzoni, Studi per la Beatrice Cenci. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 14. Daniele Ranzoni, Studi di figure. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 13. Daniele Ranzoni, Studio per la Predicazione del Battista.
Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 15. Daniele Ranzoni, Studio di paesaggio.
Pallanza, Museo dei Paesaggio.
Fig. 18. Lorenzo Peretti,
Fig. 16. Daniele Ranzoni, Studi di figure femminili. Pallanza, Museo dei Paesaggio. Fig. 17. Daniele Ranzoni, Ritratto dell'attore Manfredi. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 19. Paul Troubetzkoy, Elin Troubetzkoy con il figlio Pierre. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 20. Paul Troubetzkoy, Pellerossa con H cavallo. Pallanza, Museo de! Paesaggio.
Fig. 22. Paul Troubetzkoy, La Vittoria. Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 25. Achille Tominetti, Pastorella.
Pallanza, Museo del Paesaggio.
Fig. 26. Achille Tominetti, Aratura a Miazzina.
Pallanza, Museo del Paesaggio.
appariva agli occhi dei pittori
seicente-schi se anche lo Scaramuccia, e il Cotta si
affretta a sottolinearlo, trovò modo di
ricordarne F«amoroso finimento».
3. Sin dagli inizi della costituzione del
Museo storico artistico, il Massara,
co-me si è visto, si era preoccupato di
costituire una sezione dedicata alla
pit-tura di paesaggio, con lo scopo di
su-scitare nei visitatori del museo interesse
per i problemi della salvaguardia, la
tutela e la valorizzazione dell'ambiente
e del territorio del Verbano,
special-mente quello lacustre.
Nelle intenzioni del Massara, questa
sezione doveva essere rappresentata
con esempi di genere paesistico della
scuola «lombarda» dal XVII secolo
al-la fine dell'Ottocento. Questo progetto
traspare molto chiaramente da una
let-tera inviata a Corrado Ricci, Direttore
generale delle Antichità e Belle Arti, il
3 settembre 1916, con lo scopo di
otte-nere una serie di opere in deposito per
il suo museo. Scriveva in questa
occa-sione il Massara:
Fig. 27. Mario Tozzi, li circo.
Pallanza, Museo de! Paesaggio.
Figg. 28 e 29. Achille Tominetti, Motto di Nello e Nevicata a Miazzina, coli. priv.
Paesaggio moderno: Il Lago Maggiore
segna il primo punto di sosta in Italia
dei numerosi artisti che scendono dal
Sempione sul principio dell'800. Corot:
Bagnanti all'Isola Bella. Turner: Rocca
d'Arona. Stanfield: Rocca d'Angera.
Col turismo specialmente inglese
pren-de origine il numero stragranpren-de di
inci-sioni in rame, acque tinte, stampe
co-lorate, di paesaggio alpino tra cui ve
n'ha di primissime e di cui il Museo va
formando una collezione interessante.
Qui si incrociano varie tendenze d'arte
ma al paesaggio tende sostituirsi, di
fianco al quadro storico, la veduta di
paese. Merita d'essere segnalata la
tra-dizione accademica del Migliara, del
Bisi, del D'Azeglio che si prolunga
si-no a Giuseppe Canella il quale trionfa
alle Belle Arti in Milano nel 1847 con
una modesta Veduta del Lago
Maggio-re. Vedi «Mondo Illustrato», Torino,
Pomba, di quell'anno. Ma Antonio
Fontanesi (1818-1882) che lavora sui
laghi della Svizzera col Calarne e sul
Lago Maggiore (Luino, Cannobio)
apre ignorato gli sguardi a nuovi
oriz-zonti. E il suo lavoro si incontra con
quello parimenti ignoto ai
contempora-nei dei pionieri dell'arte lombarda
Gio-v a n n i C a r n e Gio-v a l i d e t t o il Piccio
(1804-1876) e Federico F a r u f f i n i
(1831-1869) che in anticipo sui due
pre-paratori del movimento francese Millet
(1814-1875) e Manet (1833-1883) (Vedi
Giolli, Vita d'Arte, settembre 1914,
Alfieri e Lacroix) iniziano quella
pro-fonda celebrazione artistica del
paesag-gio che prende varii aspetti poi nelle
varie tempre pittoriche del Ranzoni
(che fa col Cremona ricerche di
solidi-tà e trasparenze), del Segantini, di
Mo-sè Bianchi. Ma un non ancor ben
av-vertito moto, ma essenziale, dell'arte
lombarda si avvia dal 1879 da quando
cioè Eugenio Gignous (1850-1906) si
mette a lavorare all'aria aperta sulle
falde del Mottarone (Gignese). Qui
an-che Mosè Bianchi troverà più umili ma
più profondi accenti alla sua arte coi
Casolari di Gignese (1900), Premio
Principe Umberto. E in questo moto
trova la sua nota distintiva Filippo
Carcano e il suo grande allievo Guido
Boggiani (Raccolto delle castagne,
Ro-ma, 1881; All'ombra dei castagni,
Pre-mio Principe Umberto, Milano, 1883)
l'Ulisside cantato dal D'Annunzio a
cui la morte violenta in
un'esplorazio-ne un'esplorazio-nelle foreste americaun'esplorazio-ne tronca
l'au-dace cammino (1902)»
40.
Le speranze del Massara non andarono
deluse. Dalla sua costituzione infatti e
poi con il trascorrere degli anni, la
Galleria del Paesaggio, anche
attraver-so donazioni cospicue seguite a
fre-quenti esposizioni, si arricchì di
note-voli pezzi, che ben documentano la
storia della pittura del paesaggio (e
non soltanto di paesaggio) soprattutto
lombarda, della seconda metà dell'800
e della prima metà del Novecento.
Accanto a dipinti di Gignous
4'
figura-no infatti nel Museo di Pallanza, opere
di Grubicy
42, Boggioni
43, Ferraguti
44,
Carlo Fornara
4 5, Achille Tominetti
46,
quindi di Mosè Bianchi
47e di Daniele
Ranzoni
48, di cui il Museo custodisce
anche importanti disegni.
Tra i pittori più recenti spicca
natural-mente Mario Tozzi, l'intrese che a
Pa-rigi era venuto a contatto con le
espe-rienze del «Novecento» europeo
4 9.
4. Nella sezione di scultura emergono
nel museo di Pallanza soprattutto i
nu-clei delle opere di Paul Troubetzkoy e
di Giulio Branca. Del grande russo
tra-sferitosi in Italia
50è a Pallanza una
splendida collezione di gessi
prepara-tori per ritratti e gruppi di uomini
illu-stri (come quelli di Tolstoi,
D'Annun-zio) dove l'artista svela le sue
straordi-narie doti di modellatore calato nella
cultura tardoverista e liberty del suo
tempo.
Anche nei gessi del Branca ora a
Pal-lanza (come nella Rosmunda al
ban-chetto di Alboino o nt\YAddio dello
Spazzacamino) il «verismo temperato»
e d'ispirazione borghese si vena di
sot-tili richiami letterari.
5. La sezione archeologica, infine, del
Museo di Pallanza
5 2contiene la
N O T E
I Per la storia del Museo del Paesaggio di Pallanza si
veda: M . CEROTTI, G . MARGARINI, F . SERRA, Antonio Massara 1878-1926, in «Museo del Paesaggio 1909-1979. Museo Storico e artistico del Verbano», In-tra, 1979, pp. 27-30; L. Luisi, Museo del Paesaggio 1909-1979, in «Museo del Paesaggio», cit. pp. 67-99; Guida ai Musei piemontesi, Torino, 1977, pp. 38-39; Musei del Piemonte. Opere d'arte restaurale. Catalogo della mostra, Torino, 1978, pp. 102-103 (scheda di G. Pizzigoni); A.A.V.V. Capire l'Italia. I Musei Schede, Milano, 1980, p. 23.
' Cosi si legge nell'appello pubblicato dalla rivista Verbania dell'I 1 luglio 1909, intitolato «Per un museo storico artistico del Verbano» (ora in: L. Luisi, 1979, cit., p. 81, n. 4).
Ecco il testo preciso di questo appello:
«Per un museo storico-artistico del Verbano. Appello ai cittadini del Lago Maggiore e delle Valli adiacenti. — In tanto dilagare di una cultura superficiale che si dif-fonde monotona ed uguale per tutto il mondo, si va accentuando purtroppo in molte regioni una colpevole trascuranza dei particolari patrimoni di tradizione e di arte che ne costituiscono la caratteristica fisonomia. A por riparo alla dispersione ed alla rovina delle più sug-gestive testimonianze della vita fiorita in altre primavere intorno al lago Maggiore, si sente sempre più la necessi-tà di un Museo che alle memorie del Verbano e delle vallate adiacenti offra un sicuro e tranquillo rifugio. Domodossola e Varallo hanno già preceduto in questa opera savia di conservazione e di tutela la nostra regio-ne, che non ne è meno degna.
Non v'ha dubbio che a meglio rischiarare l'avvenire giovi il conoscere con uno sguardo profondo nel passa-to la natura delle proprie forze, giovi il seguire la pro-pria tradizione.
Ora alla conservazione della tradizione mirerebbe ap-punto il «Museo» di cui venne lanciata la prima idea dalla «Verbania» organo dell'Associazione prò Verbano e del Comitato Verbanese della Dante Alighieri. Come la Rivista si è proposta di raccogliere ed illustrare tutto ciò che nella storia e nell'arte serva alla miglior cono-scenza d'una plaga incantevole, appena superficialmente ammirata, il Museo può proporsi di preparare e conser-vare i materiali, i documenti, le testimonianze tutte che sembreranno degne di osservazione e di studio. Meglio quindi che costituire piccole, per quanto pregevoli, rac-colte municipali nei paesi già troppo disgregati di una regione unica, sarebbe bene che tutte le ville e borgate della regione concorressero con emulazione fraterna a portare in una unica sede, designata dalla natura e dalla storia, le preziose testimonianze di un nobile passato e di un laborioso presente. Cosicché mentre i cittadini della regione già tanto divisa ed ora sempre più unita dalle maggiori e più rapide comunicazioni avranno un facile e geniale strumento di cultura nel loro Museo, gli ospiti che scendono dalle Alpi potranno ammirare non soltanto la bellezza naturale offerta dai monti e dal lago, ma anche gustare il fascino che le memorie umane aggiungono agli aspetti del luogo. Né è a credersi cht debba trarre ogni beneficio dalla costituzione di un tale Museo la città che dovrà ospitarlo: perché se essa con-terrà l'illustrazione dei monumenti venerandi, delle at-trattive naturali ed artistiche d'ogni paese del lago e dei progetti per accrescerle, sarà pure la miglior guida ed il miglior invito per coloro che vogliono dare un giudizio del Verbano, a percorrere tutto il lago e le valli che vi sboccano, a conoscerne 'i tesori d'arte ignorali e gli uomini non indegni d'essere per la loro feconda attività ammirati.
II Museo che la direzione della «Verbania» propone all'attenta considerazione della Pro Verbano e di tutte le prò Paesi federate dovrebbe essere costituito da di-verse interessanti sezioni che della regione illustrassero tutti gli aspetti, le memorie, i progressi. Ne diamo qui un prospetto generale.
1. Sezione di scienze naturali - Studi sulla natura geolo-gica della regione lacustre. Fossili minerali, fauna e flo-ra (erbarii, flo-raccolte varie).
2. Sezione storica - Diplomi, sigilli e monete, pergame-ne, disegni e stampe antiche, ritratti di uomini illustri, cimelii patriottici - Bibliografia regionale, opuscoli, giornali.
3. Sezione archeologica e d'arte antica - Tombe romane e pre romane - Suppellettili di scavo (anfore, dolii, armi, fibule ecc.) Cippi, stele funerarie, iscrizioni ecc. -Affreschi, sculture ed intagli, pale d'altare - tavole e tele d'interesse artistico - Riproduzioni fotografiche di tutti i monumenti della regioni. - Disegni, calchi, pro-getti di restauro.
4. Sezione folklorica e del paesaggio - Illustrazione di costumi, e tradizioni popolari (modelli, fotografie, ri-produzioni varie, pubblicazioni ecc.) - Trasporti (la na-vigazione lacuale nel passato e nel presente) - Scienze ed industrie locali. - Sport - Ville e giardini (modelli e progetti) - Alberghi e dati sul movimento del forestiero. 5. Sezione d'arte moderna - Opere d'arte di autori lo-cali od ispirate da soggetti lolo-cali. - Tele, sculture, ac-querelli, schizzi, fotografie artistiche. Tale nelle sue li-nee generali il progetto del Museo che noi vediamo sor-gere a specchio del Verbano. Ma sarebbe ingenuità il credere ch'esso possa sorgere completo in ogni sua par-te. Basterà intanto costituire il nucleo del futuro organi-smo. La «Verbania» prima di lanciare l'idea ha voluto assicurarsi che il seme troverà in Pallanza ove dovrà fiorire un terreno fertile e propizio. E la società Pro-Pallanza accogliendo subito ed appoggiando l'idea ci fa sperare dal Municipio e dagli Enti cittadini appoggio entusiastico della bella iniziativa.
Ma certamente occorre oltre che tutto l'appoggio del Municipio, che dovrà avere la diretta sorveglianza di tale Museo, onde garantire a coloro che ad esso cede-ranno anche temporaneamente i loro oggetti la loro perfetta conservazione, il concorso di tutti i paesi del Verbano e la protezione delle autorità del Circondario, della Provincia e del Governo.
La Direzione della «Verbania».»
I Per A. MASSARA cfr. A.A.V.V., In memoria di A.
Massara, in «Bollettino storico per la provincia di
No-v a r a » , 1 9 2 7 , pp. 9 8 - 1 0 4 ; M . CEROTTI, G . MORGARINI, F . SERRA, 1 9 7 9 , cit., pp. 15-49.
* ALESSANDRO R A I M O N D O BEVERINA originario di
San-giano, era stato redattore della rivista «L'illustrazione varesina» edita dal 1911.
' R E N Z O B O C C A R D I ( 1 8 8 5 - 1 9 7 5 ) intrese f u promotore
dell'apertura di varie biblioteche popolari nell'intrese. Fu collaboratore de // Marzocco e La voce.
' RAFFAELLO GIOLLI ( 1 8 8 9 - 1 9 4 5 ) f u polemista, cantore
di un celebre volume, «L'architettura razionale».
7 G U I D O BUSTICO ( 1 8 7 6 - 1 9 4 2 ) pavese.
Fondatore de «L'illustrazione ossolana», fu direttore delle Biblioteche civiche di Novara.
' G I O V A N N I CAVIGIOLI ( 1 8 7 9 - 1 9 4 7 ) di B o r g o m a n e r o .
Fu sacerdote e insegnante nel seminario di Novara. ' NINO BAZZETTA di Vemenà fu ispettore dei Monu-menti e segretario presso il Ministero del Tesoro. Fu autore di saggi, storia, arte e letteratura.
G I U S E P P E P A G A N I ( 1 8 4 6 - 1 9 2 5 ) u o m o politico e
lette-rato di Borgomanero.
" FRANCESCO PESTALOZZA medico era stato fondatore della «Pro Stresa».
1 2 C A R L O M C L L E R ( 1 8 5 6 - 1 9 2 9 ) era di I n t r a .
I I C f r . M . CERUTTI, G . MARGARINI, F . SERRA, 1 9 7 9 ,
cit. p. 26.
14 Egli infatti pubblicò anche un volume dedicato a
«Tipi e costumi della campagna novarese», edito a No-vara nel 1913-15 dove raccolse testimonianze popolari non scritte, come canti della risaia, usi, costumi, aspetti folcloristici.
" Cfr. Per un Museo storico artistico cit., n. 2. " Statuto pubblicato in «Verbania» 1910, 1-2, p. 36 e
in L . LUISI, 1 9 7 9 , cit. pp. 8 5 - 8 6 , n. 10:
M U S E O S T O R I C O A R T I S T I C O DEL V E R B A N O
Statuto
1. È istituito in Pallanza il Museo Storico Artistico del Verbano e delle valli adiacenti allo scopo di raccogliere e conservare tutto quanto può interessare la storia e l'arte del Verbano.
2. Il Museo è costituito di oggetti donati, dati in depo-sito, od acquistati. Alle spese relative si sopperirà con sussidii delle autorità e dei corpi morali, colle private elargizioni e col reddito delle tasse di entrata ed altre eventuali.
3. Il Museo sarà amministrato da un Consiglio Diretti-vo composto di almeno 8 Membri nominati dal Consi-glio Comunale e presieduti dal Sindaco di Pallanza. Avranno in esso un Rappresentante: a) la Società «Pro Verbano», b) la Società «Pro Pallanza», la Rivista «Verbania». Gli altri Membri saranno nominati fra i rappresentanti di altri Comuni, di Enti e tra i privati che dimostreranno in ispecial modo di appoggiare la istituzione.
4. Il Consiglio Direttivo nominerà nel proprio seno una Giunta esecutiva composta oltreché dal Sindaco-Presi-dente, di un Vice-PresiSindaco-Presi-dente, di un Segretario e del Direttore.
5. Il Consiglio Direttivo resta in carica per un qua-driennio e si rinnova per metà ogni biennio. La prima scadenza è determinata dalla sorte. La Giunta esecutiva dura in carica un quadriennio.
6. La Giunta esecutiva disporrà il Bilancio e provvederà agli eventuali acquisti ed in genere all'Amministrazione del Museo nei limiti dei fondi disponibili.
7. Il Consiglio Direttivo dovrà coadiuvare l'opera della Giunta e sarà radunato almeno due volte all'anno per esaminare il Bilancio ed i conti resi dalla Giunta. Sarà inoltre radunato ogni qualvolta ne sarà fatta richiesta da almeno un terzo dei suoi membri.
8. Alla fine di ogni anno la Giunta esecutiva manderà al Consiglio Comunale di Pallanza una relazione o Ren-diconto sulla sua gestione.
9. Il Direttore ha la speciale mansione di organizzare il Museo, di ricevere e disporre gli oggetti; di vegliare alla loro conservazione ed in generale di provvedere per lo sviluppo della istituzione. Egli è sottoposto alla vigilan-za della Giunta esecutiva.
10. Un regolamento approvato dal Consiglio Direttivo stabilirà tutte le altre norme necessarie al buon funzio-namento del Museo.
" Cfr. Museo storico artistico del Verbano. Galleria d'arte deI paesaggio. Relazioni e proposte, 27 febbraio 1912, p. 15 (in L. Luisi, 1979, cit., pp. 86-87, n. 5):
« P R O S P E T T O S C H E M A T I C O » degli oggetti costituenti il primo nucleo del
Museo Verbano in Pallanza. M U S E O S T O R I C O A R T I S T I C O
A) Sezione Archeologica e d'Arte antica. I. Archeologia.
Contiene: Suppellettili di scavo provenienti da Rovegro, Pisano e da altri paesi del lago.
II. Arte antica.
an-cona d'altare: statuetta di santo, secolo XVII; sedie del secolo XVI; cassapanca in legno scolpito, sec. XVI; cancelletto in ferro, secolo XVIII; bassorilievo in bron-zo di Clodion: il trionfo di Bacco ecc. ecc.; disegno ad acquarello attr. a Gaudenzio Ferrari; a questa Sezione hanno contribuito pubblici Enti e generosi privati, tra cui ricordiamo il Marchese Della Valle di Casanova, la Duchessa Melzi, il dott. A. Maderni, l'avv. G. Cador-na, ecc.
B) Sezione Storica. I. Oggetti, ritratti, cimeli.
Contiene: l'elmo del generale Cadorna Raffaele, entro vetrina (Municipio di Pallanza): una vetrina colle inse-gne del ministro Cadorna Carlo (Municipio di Pallan-za); ritratti di Carlo, Raffaele Cadorna, di G. Garibal-di, dei fratelli Cairoli, Rosmini, dei cittadini illustri ver-banesi; fotografie, incisioni di soggetto storico, carica-ture, ecc.
II. Cartario Verbanese - Manoscritti, carte, documenti varii (primo contributo per la costituzione di un archi-vio storico verbanese).
III. Monete, medaglie commemorative e sigilli. IV. Bibliografia regionale.
a) libri rari e preziosi - b) libri, pubblicazioni varie d'argomento locale - c) riviste e giornali della regione.
G A L L E R I A D ' A R T E DEL P A E S A G G I O
A) Sezione del paesaggio retrospettivo.
Contiene: originali o riproduzioni di opere d'arte antica ispirate dal paesaggio specialmente verbanese: riprodu-zioni da Luini, Marco d'Oggiorno, Gaudenzio Ferrari, Procaccini, Tempesta, Salvatore Rosa, Zuccarelli, ecc. B) Sezione del paesaggio moderno.
Contiene: originali o riproduzioni di opere d'arte mo-derna ispirate dal paesaggio specialmente verbanese; ri-produzioni da Turner, Corot, Fontanesi, Ranzoni, ecc. ecc.; opere originali di E. Gignous, A. Tominetti, L. Bazzaro, P. Sala, L. Bolongaro, Max Fichard, F. Fla-meng, ecc. ecc.
C) Sezione delle stampe.
Raccolta preziosissima di stampe riproducenti vedute della regione, sec. XVII, XVIII, X I X ; acqueforti, ac-quetate, guazzi, disegni per la riproduzione di pano-rami.
D) Costumi, navigazione e trasporti, industrie locali. Originali e riproduzioni dei costumi della regione; mo-delli e disegni delle imbarcazioni, dei primi battelli a vapore, oggetti vari dell'industria locale; la villa e il giardino; gli alberghi - dati sul movimento dei forestie-ri; cartografia e topografia antica e moderna. E) Guide itinerari! - Carte panoramiche. Manifesti di pubblicità.
F) Archivio fotografico.
Fotografie dei monumenti d'arte della regione e dei paesaggi.
Il prospetto qui pubblicato risulta probabilmente tratto da un manoscritto di Antonio Massara, datato febbraio 1911, al quale sono state apportate alcune modifiche. " L. Luisi, 1979, cit., pp. 69-70.
" C f r . R . LODASI, ANTONIO MASSARA: « I n difesa del
paesaggio», 1979, cit., pp. 56-58.
20 C f r . L . LUISI, 1979, cit., p. 70.
21 Statuto del Museo del Paesaggio cfr. p. 90 n. 26
cfr. R. LODARI, 1979, cit. pp. 71-72.
22 C f r . R . LODARI, 1979, cit. p. 76. 2 1 C f r . R . LODARI, 1979, cit. p. 77. 24 C f r . R . LODARI, 1979, cit. p. 78.
25 Cfr. Museo del Paesaggio 1979, cit., p. 141.
26 C f r . L . LUISI, 1979, cit. p. 79.
27 Per questi maestri cfr. F. MAZZINI, Affreschi
Lombardi del Quattrocento, Milano, 1965, pp. 419 e 433.
2 ! C f r . L . LUISI, 1979, cit. p. 77.
" Cfr. P. ASTRUA, Oli affreschi dell'oratorio di San Rocco a Pallanza, una pagina poco nota all'insegna della tutela, in «Museo», 1979, cit., pp. 101-116.
10 Per la bibliografia principale relativa a questi
mae-stri cfr. P. ASTRUA, 1979, cit., n. 16 e 14.
11 C f r . P . ASTRUA, 1979, cit., tav. p. 115 e n. 19.
" C f r . P . ASTRUA, 1979, cit., tav. p. 117.
" C f r . L . LUISI, 1979, cit., p. 76, P . ASTRUA, 1979, cit., n. 21 (con bibl.). Tra i dipinti del X V I secolo va ancora segnalato un affresco con Madonna e Bambino proveniente da Cavandone; quindi del Seicento un Tori-nolo affine a Morazzone; un'indovina di anonimo cara-vaggesco.
Notevoli anche alcune sculture lignee esposte in questa parte della Pinacoteca; un Crocefisso del X V I I secolo proveniente da S. Sebastiano di Pallanza; una Minerva della scuola del Plura.
14 Tra gli esempi piemontesi alludo ad esempio agli
affreschi del Castello di Trino, ora strappati e conserva-ti nella Biblioteca.
3 ! C f r . L . LUISI, 1979, cit., p. 80.
" Per i dipinti di S. Maria della Pace di Milano, cfr. G. Testori, Tanzio da Varallo, Torino, 1960, n. 29, p. 44, tavv. 120-125.
37 Cfr. M. Rosei, Pinacoteca di Varallo Sesia,
Varal-lo, 1960, tav. 69 e G . PIZZIGONI ( « P r o s p e t t i v a » , 1977)
fig. 1, p. 58.
31 Cfr. G. PIZZIGONI, Inediti di Tanzio da Varallo, in
«Museo», 1979, cit., pp. 119-122.
39 Cfr. «Prospettiva», n. Il, 1977, pp. 58-62.
40 C f r . CERUTTI, G . MARGARINI, F . SENA, 1979, cit.,
pp. 46-47, n. 98.
41 P e r il G i g n u s cfr. A . M . BRIZIO - L . CARAMEL, Cata-logo della mostra della Scapigliatura, Milano 1966; E. PICENI - M. MONTEVERDI, Pittura lombarda dell'Otto-cento, Milano, 1969.
42 Per Grubicy: cfr. Catalogo della mostra del
Divi-sionismo italiano, Milano, 1970, pp. 81-82.
43 Cfr. COMANDUCCI, ad vocem.
44 Per Ferraguti cfr. Dizionario Bolaffi dell'Ottocento
italiano, Milano, 1973 (ad vocem).
43 Per Carlo Fornara: Catalogo, 1970, cit., pp.
116-117.
4 1 P e r il T o m i n e t t i cfr. M . POGGIOLINI TOMINETTI, in
«Arte e società in Italia dal realismo al simbolismo 1865-1915», Milano, 1979, pp. 212-214.
47 P e r M o s è B i a n c h i cfr. L . CARAMEL - C . PIROVANO,
Galleria d'arte moderna. I dipinti dell'Ottocento, I, Mi-lano, 1975.
41 Per Ranzoni si veda: L. CARAMEL, Catalogo della
mostra della Scapigliatura, Milano, 1966, pp. 49-63; F. BELLONZI, Architettura, pittura, scultura da! neoclassico al Liberty, Roma, 1979; P. IMBRICO, Disegni e acquerel-li di Daniele Ranzoni aI Museo del Paesaggio, in « Mu-seo», cit., 1979, pp. 125-139.
" P e r Tozzi cfr. C . BELLONZI, D . CARLESI, Mario Tozzi, Pisa, 1969.
30 Per Troubetzkoy si veda: J.S. Grioni, Una celebrità
dimenticata. Paul Troubetzkoy, il principe scultore, in «Arte illustrata», 1971, Id., I disegni di uno scultore: P. T. in «Antichità viva», 1974.
31 S u B r a n c a cfr. A . OTTINO DELLA CHIESA in
«Dizio-nario Biografico degli Italiani», XIII, 1960, pp. 760 sgg.; R. BOSSAGLIA, Giulio Branca fra umanitarismo e simbolismo, in «Nuova Antologia», 1976, pp. 125-127 e ora in «Museo», 1979, cit., pp. 141-144.
32 Per questo fondo del museo di Pallanza si veda: