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Cronache Economiche. N.004, Anno 1981

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(1)

o

. 4 C R O n f l C H E

1,61

E C O f l O f Y V C H E

(2)

I

FINAN-ZIAMENTI

SPECIALI

ALLE

IMPRESE

Stiamo vivendo un momento

economico che non può

certa-mente essere definito facile.

L'auspicata ripresa produttiva

è ancora una volta rimandata,

viceversa le tensioni sociali e

politiche continuano.

Inquestoclima, imprenditorie

artigiani incontrano sempre

maggiori difficoltà per

acce-dere a mezzi finanziari,

pro-prio nei momenti in cui i

finan-ziamenti assumono un ruolo

di primaria importanza per il

rilancio della produttività, la

creazione di nuovi posti di

la-voro o anche solo per un

cor-retto equilibrio finanziario

del-l'impresa.

II finanziamento delle

impre-se è quindi, in questo scenario,

un argomento di vitale

impor-tanza. Quanto siano sensibili

le imprese medie e piccole e

gli artigiani a questo problema

lo si è potuto constatare

con-cretamente nel corso di una

serie di convegni organizzati

dalla Cassa di Risparmio di

Torino e svoltisi a Ivrea,

Pine-rolo, Torino, Carmagnola,

Ac-qui e Borgomanero.

Ai dibattiti sono intervenuti

numerosi esponenti del

mon-do artigianale e imprenditoria'

le piemontese, oltre a

quali-ficati esperti in materia. Ai

par-tecipanti è stato distribuito un

volume, edito a cura della

Cas-sa di Risparmio di Torino,

con-cernente il "leasing" e

costi-tuente una pratica guida ad

uno dei più importanti

finan-ziamenti speciali..

Nel corso dei convegni si è

dibattuto specificatamente il

problema dell'accesso ai

finan-ziamenti speciali. Nell'ambito

di questi incontri sono emersi

interessanti scambi di idee

sul-le probsul-lematiche attuali e sono

state avanzate proposte che

dovranno essere riprese ed

approfondite sia dalle

associa-zioni di categoria che dagli

istituti di credito.

È questo un modo concreto

per sviluppare un rapporto di

collaborazione tra banche,

im-prenditori e artigiani che la

Cassa di Risparmio di Torino

porta avanti da anni.

Le buone idee

crescono

sempre.

CR

R

Sovente hanno bisogno di aiuto e

collabora-zione, ma alla fine crescono. Il nostro compito

è aiutarle a crescere, offrendo la giusta

soluzione per ogni problema imprenditoriale.

Per la gestione: attraverso precise e

speci-fiche consulenze per migliorare l'efficienza e

la redditività aziendale.

Per il marketing: fornendo analisi, dati ed

informazioni per una valida conoscenza dei

mercati in Italia ed all'estero.

Per le finanze: offrendo, attraverso operazioni

ordinarie e servizi speciali, gli strumenti per il

mantenimento dell'equilibrio finanziario

dell'impresa.

IMPRESE:

una risposta CRT ad ogni problema

CASSA DI RISPARMIO DI TORINO

(3)

L'ABITABILITA'DELLA

NUOVA H.P. EXECUTIVE.

Il divano posteriore

accoglie due o tre

passeggeri in buona

comodità. Il bagagliaio

è molto funzionale.

NU(MLANCIÀaPEXECUnVE.

UDIFTTCRENZADIVIAGGARE IN LANCIA.

La berlina sportiva Lancia.

L'H.P.Executive è un'idea

di automobile unica.

Dentro cinque comodi posti.

Non a parole. Nei fatti e negli

spazi. Il divano posteriore

è un divano posteriore. Dove

ci si può sedere comodamente,

senza avere le ginocchia sotto

il mento. E dove si può

affrontare a proprio agio anche

un lungo viaggio.

L'abitabilità che vi serve con

l'esclusiva eleganza e

raffinatezza proprie del

confort Lancia. E visto che

vi piace ancora guidare,

guidare sul serio,

le caratteristiche di una

autentica sportiva. Non solo

la potenza e la velocità.

Ma soprattutto l'assetto guida

da sportiva. Il baricentro

abbassato da sportiva.

L'aderenza e la tenuta di

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sportiva Lancia. Un'auto

per chi ama la guida sportiva.

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(4)

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da Torino a Potenza

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(5)

IL"""" ""'""'" inni IH munii imi illumini intimi uni il unni unum un tu min militimi mi

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sul Meno, Londra, Tli^Jf i f ! It^nfork, Parigi e Zurigo.

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(7)

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(8)

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(9)

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(10)

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(11)

-W88BSHI

RIVISTA DELLA C A M E R A DI C O M M E R C I O

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO

I R I S - T O R I N O

|s t n t, > *•> «? <7 ^

3 MAR. 1982

S O M M A R I O

3 Atlante dei musei piemontesi. Il Museo del Paesaggio di Pallanza G i a n n i S c i o l l a 17 Da una ricerca comparata su « Meccanismi per il più efficiente finanziamento

delle attività produttive con il risparmio familiare » G i o r g i o R o t a 35 Il Mezzogiorno e il processo di industrializzazione dell'economia italiana G i a n n i Z a n d a n o 41 Il ruolo del credito nello sviluppo agricolo programmato A d a l b e r t o N a s c i m b e n e 45 Problemi del vino, al di là della guerra Francia-Italia B r u n o P u s t e r l a 49 Piani-programma e bilanci pluriennali. L'obbligatorietà per le imprese pubbliche locali

e l'utilità dell'estensione a tutte le imprese A l d o P e d u s s i a 55 U n o sguardo al Piemonte degli anni settanta B r u n o C e r r a t o 67 Alcune considerazioni sul commercio ortofrutticolo all'ingrosso in Piemonte G i u l i a n o V e n i r 71 Per vendere in Canada e Inghilterra G i o r g i o P e d i c e l l i 81 Attualità delle opere di Ota Sik V i t t o r i o H e s s 83 Cavour e la sua rocca. U n parco regionale tra natura e'storia W a l t e r G i u l i a n o - P a t r i z i a V a s c h e t t o 97 La tipografia: artigianato o arte? P i e r a C o n d u l m e r 105 Economia torinese

112 Tra i libri 122 Dalle riviste

125 Indice dell'annata 1981

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono.

Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: Enrico Salza

Giunta: Domenico Appendino, Mario Catella, Renzo Gandini, Franco Gheddo, Enrico Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Zattoni.

Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi Vice direttore: Franco Alunno

Redattore capo: Bruno Cerrato Impaginazione: Studio Sogno

Composizione e stampa: Arti Grafiche V. Bona - Torino

Pubblicità: Publi Edit Cros s.a.s. - Via Amedeo Avogadro, 22 - 10121 Torino - Tel. 531.009 Direzione, redazione e amministrazione: 10123 Torino Palazzo degli Affari -Via S. Francesco da Paola, 24 - Telefono 57161.

Aut. del Trib. di Torino in data 2531949 N. 430 • Corrispondenza: 10100 Torino -Casella postale 413 • Prezzo di vendita 1982: un numero L. 6.000 • estero L. 12.000 • Abbonamento 1982: annuale L. 20.000 n estero L. 40.000 • Vers. sul c. c. p. Torino n. 00311100. Sped. in abbonamento (4° Gruppo).

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(12)

Camera di Commercio

Industria Artigianato

e Agricoltura

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Industria Commercio

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Sede: Palazzo degli Affari

Via S. Francesco da Paola, 24

Corrispondenza: 10123 Torino

Via S. Francesco da Paola, 24 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi : Camcomm Torino.

Telefoni: 57161 (10 linee).

Telex: 221247 CCIAA Torino.

C/c postale : 00311100.

Servizio Cassa:

Cassa di Risparmio di Torino. Sede Centrale - C/c 53.

Borsa Valori

10123 Torino

Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi : Borsa. Telefoni: Uffici 54.77.04 Comitato Borsa 54.77.43 Ispettorato Tesoro 54.77.03.

Borsa Merci

10123 Torino

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi : Borsa Merci

Via Andrea Doria, 15.

(13)

ATLANTE

Gianni Sciolta

DEI MUSEI PIEMONTESI

IL MUSEO DEL PAESAGGIO

DI PALLANZA

1. Il Museo del Paesaggio di Pallanza,

sistemato nel palazzo Viani-Dugnani, è

stato fondato nel 1909'.

Inizialmente la sua denominazione era

quella di Museo storico artistico; nel

1912 sorse la Galleria del Paesaggio e

infine, assunse la denominazione

attua-le (1914).

La creazione a Pallanza di un Museo

che offrisse «un sicuro e tranquillo

ri-fugio alle memorie del Verbano e delle

vallate adiacenti»

2

; che si proponesse

di preparare e conservare i materiali, i

documenti e le testimonianze tutte che

sembrerebbero degne di osservazione e

di studio; di «illustrare i monumenti

venerandi e le attrattive naturali ed

ar-tistiche d'ogni paese del lago e dei

pro-getti per accrescerle», si deve ad

Anto-nio Massara

3

singolare figura di

ap-passionato studioso e cultore della

sto-ria e delle tradizioni locali.

Il Massara nato a Meina sul Lago

Maggiore nel 1878 e morto a Como a

soli 48 anni, si era formato accanto

agli eruditi novaresi Giovan Battista

Morandi e Alessandro Viglio, attenti

indagatori delle memorie della loro

ter-ra. Professore nelle scuole secondarie

di Romagnano, Pallanza, Como,

Son-drio e Mortara, si era dedicato

inizial-mente a studi storico-filologici sulla

storia del Medioevo (noto era un suo

studio su Pier Lombardo edito a

No-vara nel 1902) e alla pittura valsesiana

e novarese del Cinquecento (Intorno a

Gaudenzio Ferrari, Novara 1903). Il

soggiorno e l'attività scolastica di

Pal-lanza lo stimolarono a studiare gli

aspetti e le testimonianze della storia

del verbanese e lo indussero, nel 1909,

a fondare la rivista Verbania.

Questo periodico che ebbe vita sino al

1912 e che contò fra i suoi

collaborato-ri più noti Alessandro Raimondo

Beve-rina

4

, Renzo Boccardi

5

, Raffaello

Giol-l i \ Guido Bustico

7

, Giovanni

Cavigio-l i \ Nino Bazzetta

9

, Giuseppe

Paga-ni'

0

, Francesco Pestalozza", e Carlo

Mueller'

2

, e la cui elegante

imposta-zione grafica floreale era dovuta al

pit-tore Fortunato Tami, si proponeva di

promuovere la rinascita culturale della

zona del lago Maggiore, cercando di

accordare «la vita e l'ambiente», e di

illustrare «le bellezze della natura e

dell' arte, la storia e le tradizioni, i

co-stumi»; di essere insomma «uno

spec-chio nitido e fedele, ove potrà la

regio-ne verbaregio-nese contemplarsi e studiare il

modo di farsi più bella»

13

.

In seno all'azione di tutela e di

conser-vazione dei monumenti e delle opere

dell'uomo e della natura, promosso da

Verbania e dal Massara, che vedeva

nelle manifestazioni artistiche l'aspetto

dell'irrazionale umano, ma anche

l'e-spressione del linguaggio popolare

(Massara fu, non bisogna dimenticarlo

anche finissimo e aggiornato studioso

delle testimonianze popolari e discusse

questa sua impostazione teorica nelle

pagine de La religione dell'arte

pubbli-cata nel 1913'") nacque l'idea della

co-stituzione del Museo Storico artistico.

Un Museo a Pallanza, oltre a

conser-vare le memorie storico artistiche del

territorio e i documenti illustrativi e

in-terpretativi dell'iconografia lacustre,

negli intenti del Massara e dei suoi

amici di Verbania, doveva anche

assu-mere il ruolo di centrò propulsore di

cultura e di educazione morale e

civile

15

. Il Museo storico artistico era

previsto in cinque sezioni: 1) sezione

di scienze naturali; 2) sezione storica;

3) sezione archeologica e d'arte antica;

4) sezione folklorica e del paesaggio;

5) sezione d'arte moderna.

Quest'ulti-ma doveva contenere « opere d'arte di

autori locali ed ispirate a soggetti

lo-cali ».

Il Museo storico artistico venne

inau-gurato nel settembre del 1909 nella

se-de provvisoria di Casa Viani a

Pallan-za, e nel gennaio del 1910, trasferito al

piano superiore dell'edificio dell'Asilo

di Pallanza, ebbe il suo statuto'

6

.

Due anni appresso (1910) si costituiva

la Galleria del paesaggio, che nasceva

come sezione indipendente accanto al

Museo storico artistico

17

.

In questa nuova sezione, che dava

spa-zio prevalentemente a documenti

pitto-rici e illustrativi della zona, si sarebbe

identificato il ruolo principale del

Mu-seo, non come «deposito di oggetti

ca-talogati e ammuffiti, ma scuola e

cen-tro di diffusione di cultura artistica»

perché essa nasceva non solo con

l'in-tento di tutelare il paesaggio mediante

la sua conoscenza e il suo studio, ma

offriva anche gli strumenti adeguati di

informazione (conferenze illustrate da

proiezioni, uno speciale gabinetto di

stampe e fotografie, mostre personali e

collettive, pubblicazioni) per

promuo-vere «una coscienza artistica paesana».

Nella proposta di statuto per la

Galle-ria d'Arte del Paesaggio, pubblicata su

Relazione e Proposte si faceva preciso

riferimento ad una scuola d'Arte del

Paesaggio che avrebbe svolto una

fun-zione propagandistica e insieme con la

galleria, avrebbe rappresentato un

pun-to culturale di incontro dove

conver-gessero gli interessi artistici e

artigiana-li del luogo: «Con lezioni seraartigiana-li e

do-menicali la storia dell'arte nostra (che

è in qualche modo anche la storia della

vita) potrebbe venire insegnata col

commento vivo e col confronto utile

dei monumenti d'arte assolutamente

obliati di casa nostra».

«Allievi decoratori, fabbri, falegnami

vi studierebbero certi preziosi modelli

che cesserebbero d'essere oggetti di

an-tichità per divenire nuovi elementi

d'i-spirazione (,..).

Un centro nuovo d'arte insomma

ve-diamo sorgere alimentato da quella

fonte di armonie ch'è nel paesaggio:

ove potrebbero forse i numerosi artisti

che vengono alle nostre rive in cerca di

ispirazioni trovare un luogo di

conve-gno e di confronto e avvicinare meglio

l'arte loro alla vita, ed ove gli operai,

da chi prepara un'aiuola a chi fabbrica

una cancellata, potrebbero a loro volta

infondere nell'umile opera un sorriso

di bellezza».

La scuola restava comunque a livello

di progetto fino al 1920 anno in cui si

attuavano i primi corsi di decorazione

su ceramica. Nel corso dell'anno 1911,

tramite sussidi pubblici e privati, tre

tele ad olio, acquerelli, disegni, foto

e stampe, cui si aggiungeva

un'inte-ressante biblioteca di pubblicazioni

regionali, venivano ad arricchire il

Mu-seo.

(14)

locale, tra i quali si rivelavano

partico-larmente urgenti i restauri della Chiesa

di San Remigio e della Casa Morigia,

entrambe in Pallanza e il trasferimento

del Museo e della Biblioteca nel

Palaz-zo Viani Dugnani pensato non solo

co-me soluzione ad una collocazione più

conveniente del crescente materiale

museale, ma anche come possibilità di

salvare un edificio che rischiava, per i

molteplici usi cui era destinato, il

com-pleto degrado.

Tale programma di interventi esterni,

sostenuto dalla Amministrazione

Co-munale, dalla Soprintendenza dei

Mo-numenti del Piemonte, dal Direttore

Generale di Antichità e Belle Arti,

dal-la Commissione Provinciale dei

Monu-menti e dal Touring Club Italiano

po-teva dimostrare l'utilità di una

istitu-zione verbanese che risolvesse, col

con-corso degli organismi di tutela,

proble-mi di conservazione artistica secondo

impostazioni coerenti e linee direttive

costanti»

1 8

.

La scuola d'arte paesana doveva

servi-re con corsi serali e domenicali

all'edu-cazione del gusto degli oggetti popolari

e dei monumenti artistici in generale.

«1. La scuola d'arte paesana di

Pal-lanza vuole reintegrare e ricondurre

verso le nuove correnti dell'industria

nazionale quelle arti costruttive che già

fiorivano nella regione prealpina dal

Monte Rosa al Lago Maggiore

fog-giando le pietre dure, il legno, i metalli

ai bisogni ed alle aspirazioni della

po-polazione.

2. La scuola d'arte paesana propone

allo studio e più all'amore degli

arti-giani del Verbano (un tempo celebri

in-tagliatori e fabbri or ridotti in gran

parte a camerieri d'albergo) non

mo-delli stampati d'ogni stile e d'ogni

pro-venienza ma forme ancor vive sotto il

sole e la pioggia nelle costruzioni della

regione, convalidate da una tradizione

locale, da una consuetudine secolare di

lavoro manuale. Non l'arte insegna ma

la morale dell'arte che si racchiude nei

principi fondamentali della sincerità,

della semplicità, del ritmo.

3. La scuola d'arte paesana non

favo-risce ma piuttosto condanna la servile

imitazione e riproduzione dall'antico:

ma crede si possa e si debba

continua-re il cammino antico. Specialmente le

forme costrutte nell'età romanica

(co-me quelle che il rude alpigiano ancora

riproduce) sono quanto più semplici e

rudimentali tanto più ricche di

svolgi-menti inesauribili.

4. Mentre lo snobismo estetico e la

speculazione antiquaria creano le

indu-strie voluttuarie del lusso vano e delle

antichità false che tendono ad

impove-rire ogni nostro paese spogliando le

chiese degli arredi, le case dei mobili

tradizionali, la Scuola d'arte paesana

vuole che ogni oggetto rimanga nel

po-sto per cui fu creato, che la lampada

d'ottone della mistica chiesa non si

venda per illuminar il salotto profano,

che si rispettino i nostri operai

com-mettendo loro anziché l'immorale

falsi-ficazione degli oggetti antichi la

costru-zione in cui non eccellono meno degli

arredi nuovi.

5. Il contadino che intaglia il giogo

per i suoi buoi, l'operaio che colora i

suoi piatti con immagini di fiori e di

uccelli (freschi come il ritornello che

ancor zufola su una cadenza secolare)

ci insegna che per esprimersi si ha

sem-pre a rifarsi ai moduli antichi, ma che

non di meno ciò che è passato è

passa-to non si ripete mai com'era prima.

6. La scuola d'arte paesana non svolge

insegnamento dalla cattedra. Diffida

dei corsi d'arte che non insegnano, dei

disegni che non esprimono nulla, dei

libri che ingombrano. Chiama non alla

lavagna ma alla finestra: alle forme

cristallizzate nei manuali di stili

or-namentali contrappone i mobili

linea-menti che si possono ogni giorno

ri-conoscere nell'ambiente che ci

cir-conda, non nella Cina ma nel paese

nostro.

7. La scuola d'arte paesana non

pone uno stile nuovo e non ha un

pro-gramma determinato e infallibile. Va

umilmente dietro la sua fede in cerca

di un suo metodo di lavoro frugando

nel tesoro nascosto delle tradizioni

re-gionali su per le alpi nevose e lungo i

laghi azzurri, non colla compiacenza

erudita di classificarle e seppellirle

ne-gli Archivi scientifici, ma col proposito

di derivarne indirizzi di lavoro

fecon-do, cespiti di guadagno, e ricreare un

più degno e decoroso ambiente alla

nuova vita popolare.

8. La scuola d'arte paesana s'inizia

con dei tentativi necessariamente

con-tradditorii. È costretta a dare il suo

nome a lavori che non sanno ancora

svincolarsi dai vecchi modelli o che al

contrario nulla chiedono all'ambiente

che loro molto darebbe. Ma a superare

i modelli, non distruggendoli come

vorrebbero i falsi novatori bensì

ri-creandoli, occorre un lavoro lungo e

paziente di ricerche e di persuasioni

condotte con pertinacia in ogni paese.

9. C'è un dovere che potrà forse

di-ventare (compiendolo) un più definito

programma.

Comprendere meglio il nostro paese,

cioè i nostri paesi, che non sono da

ricominciar da capo ma che si deve

continuare a costruire nella casa,

nel-l'arredo, nell'abito.

In questo senso c'è un regionalismo

non solo utile ma necessario.

L'arte costruttiva non può essere

na-zionale che a patto di esser prima

re-gionale. Regione e Nazione, quando si

costruisca veramente, sono termini che

non si antepongono ma che si

comple-tano.

Onde la scuola d'arte paesana non può

volere un'arte che consacri il culto

im-mobile delle forme locali ma deve

mi-rare piuttosto a svilupparle in relazione

alle nuove esigenze della Nazione cui

può portare coi graniti del Verbano e

la canapa dell'Ossola certi suoi propri

spiriti fecondatori.

10. Il paesaggio, che ha dato un volto

mobile e palpitante ad ogni battaglia, e

un altare ad ogni vittoria, è l'immagine

più viva e concreta della Patria una e

diversa. La scuola d'arte paesana la fa

ricercare in ogni paese perché si senta

non la vana pretesa di una decorazione

esteriore che la camuffi con fronzoli

da parrucchiere ma la necessità di

pro-fonde ricostruzioni che muovano dal di

dentro»

1 9

.

(15)

Gli scopi precisi del Museo erano i

se-guenti:

«1. Favorire lo studio delle bellezze

naturali ed artistiche della regione e

promuovere la tutela a vantaggio

del-l'educazione artistica regionale.

2. Organizzare ogni anno esposizioni e

manifestazioni artistiche regionali.

3. Promuovere con lezioni,

pubblica-zioni, conferenze, il rispetto e lo

svol-gimento delle forme architettoniche

lo-cali, con special riguardo alla casa e al

giardino».

Nel tentativo di cogliere tutto ciò «che

stesse al di fuori» le forme, le

tradizio-ni trascurate dei paesi, e di esporre

quanto interessasse il paesaggio nel suo

complesso (arte, edilizia, trasporti e

costumi), per commentare e

trasforma-re l'ambiente, il nuovo Museo

ricono-sceva un significato preciso al termine

«Paesaggio»: «... vasto campo di

na-tura aperto alla vita, ricco di bellezze

sempre nuove che la nostra attività

spi-rituale impronta e trasforma»

2 1

.

Dopo la prima guerra mondiale il

Mu-seo riapriva nel 1919 con nuove

acqui-sizioni

22

; nel 1939 si arricchiva della

Gipsoteca di circa 500 pezzi dello

scul-tore Paul Troubetzkoy, inaugurata nel

1940 riordinata e riaperta nella nuova

esposizione del 1966

23

. Nel 1963 il

Museo fu completamente rinnovato e

arricchito di due sale con materiale

ar-cheologico

24

. Nel 1979 infine

25

,

per-venne in dono al Museo di Pallanza

anche un nucleo di opere dello scultore

Giulio Branca.

La sistemazione attuale del museo vede

esposti nelle sale del piano superiore di

palazzo Viani Dugnani la pinacoteca

con dipinti antichi (XV-XVII secolo) e

moderni (Otto e Novecento). Quindi

una sezione archeologica. Nel piano

in-feriore è invece sistemata la gipsoteca.

2. La sezione dei dipinti antichi del

Museo del Paesaggio di Pallanza

con-serva alcuni affreschi staccati dei secoli

XV-XVI di grande interesse storico.

C'è innanzitutto una Scena di

corteg-giamento che deriva parzialmente da

un ciclo scoperto nel 1975 nella casa

De Laiti (ex palazzo Morigia)

26

.

Si tratta di figure «cortesi» di cavalieri

e donne accompagnate da cartigli con

scritte relative alla figurazione.

L'ope-ra è molto importante perché viene ad

accrescere il capitolo della pittura ad

affresco in Lombardia che si colloca

intorno al quarto decennio del

quattro-cento. Anche l'autore di questo ciclo

partendo da ricordi dell'espressionismo

tondo gotico dei DeVeris, giunge a

ri-sultati affini al maestro dei Giochi

Borromeo

2 7

.

Sin dal 1929 trovarono collocazione

stabile nel Museo gli affreschi

prove-nienti dall'oratorio di San Rocco a

Pallanza, passati, dopo la demolizione

inconsulta dell'oratorio, avvenuta nel

1879, nella chiesa della Madonna di

Campagna

2 8

. Gli affreschi, che

or-navano l'abside dell'oratorio,

(16)

rano scene della vita di S. Rocco,

Cri-sto e angeli suonatori

2

'.

La cultura del maestro che ha dipinto

questi affreschi rinvia al clima

lombar-do pavese della corte sforzesca

dell'ul-timo decennio del XV secolo.

I richiami leonardeschi delle figure,

l'impostazione post-bramantesca della

loro concezione spaziale, che si

riscon-tra, indirizzano più precisamente alle

opere di Bernardo Zenale e del

mae-stro della Pala sforzesca

30

.

II maestro anonimo che ha eseguito il

ciclo di San Rocco verosimilmente tra

il 1490 e il 1495, è autore di altre

ope-re: innanzitutto di una Pietà su tavola

proveniente da Vezzo e ora conservata

nel Museo di Pallanza; quindi di un

polittico su tavola già appartenente

al-la collezione Delal-la Valle di Casanova e

ora Bonacossa a Milano

3 2

.

Nella primavera del 1919 giungevano

al Museo di Pallanza anche gli

affre-schi staccati dal castello di Invorio

33

.

Essi presentano sei grandi medaglioni

con i ritratti di Gian Galeazzo Sforza

Visconti, Filippo Maria Visconti,

Fran-cesco Sforza, Galeazzo Maria Sforza,

Gian Galeazzo Sforza, Ludovico il

Moro. La cultura di questi dipinti

rive-la forti accenti bramanteschi e affinità

iconografica e stilistica con numerose

altre opere celebrative analoghe che tra

il 1485 e lo scadere del secolo vengono

eseguite sia in territorio lombardo che

piemontese

34

.

Nel nucleo di dipinti più moderni

emergono invece quattro splendide tele

di Tanzio da Varallo provenienti dalla

chiesa parrocchiale di San Leonardo a

Pallanza, raffiguranti i santi Giovanni

Evangelista, Caterina d'Alessandria,

Apollonia e Teodulo, pervenute al

mu-seo nel 1976

35

.

Le tele appartengono al periodo tardo

dell'attività dell'artista, cioè al 1631-34

e sono contemporanee agli affreschi di

Santa Maria della Pace di Milano

3 6

.

Di queste tele possediamo i disegni

preparatori conservati nella Pinacoteca

di Varallo

37

.

«Chiusi in un andito ristretto — scrive

il Pizzigoni

38

che li ha segnalati nel

197 7

39

— come i santi della cappella

dell'Angelo custode a Novara, i santi

di Pallanza si proiettano con forza

ver-so lo spettatore secondo una evidenza

Fig. 2. Maestro Lombardo 1490 ca.,

S. Fiocco mentre benedice ii popolo Ida S. Rocco!. Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 5. Maestro Lombardo 1490 ca., S. Rocco assalito dal male Ida S. RoccoI. Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 3. Maestro Lombardo 1490 ca., S. Rocco con le piaghe Ida S. Rocco). Pallanza, Museo del Paesaggio. Fig. 4. Maestro Lombardo 1490 ca..

(17)

scultorea propria a tutto l'arco della

produzione di Tanzio; alle loro spalle

si intravede il cielo, di un blu denso e

cristallino, sul quale aleggiano, come

aloni lunari, le aureole dei quattro

per-sonaggi.

Un primo orientamento cronologico

per queste tele ci viene fornito dalla

vi-sita pastorale del vescovo Volpi, nel

1626, che trova ancora in corso i lavori

di rifacimento della parrocchiale di

San Leonardo da poco trasformata in

Collegiata dal Bescapé, su varie istanze

dei pallanzesi, e in via di affermazione

in contrapposto alla collegiata di San

Vittore che circondava Pallanza con le

sue decanie. Il vescovo conclude la

vi-sita ordinando «di ridurre quanto

pri-ma a perfezione» le due cappelle al

termine delle navate laterali, già

deco-rate da stucchi e fornite di icona con

dedica a San Carlo (sinistra) e alla

An-nunciazione (destra).

A tal fine chiede espressamente di far

eseguire per esse quadri «da buona

mano». Le cappelle avevano pianta

poligonale ed è presumibile che le

nuo-ve tele donuo-vessero collocarsi sui lati

obliqui, a fianco dell'altare, secondo

l'accoppiamento San Teodulo - Santa

Apollonia e San Giovanni Evangelista

-Santa Caterina. In realtà il

completa-mento delle cappelle, se è in

quell'oc-casione che i Pallanzesi si rivolsero al

Tanzio, dovette tardare di qualche

an-no per impegni del Tanzio stesso, che

firma nel 1627 il contratto per la

cap-pella dell'angelo custode di San

Gau-denzio a Novara, ma è impegnato

an-Fig. 8. Tanzio da Varallo,

S. Giovanni Evangelista e S. Caterina. Pallanza, Museo dei Paesaggio.

Fig. 6. Maestro Lombardo 1490 ca., Angeli tubicini Ida S. Rocco). Pallanza, Museo del Paesaggio. Fig. 7. Maestro Lombardo 1490 ca., Pietà, particolare

Pallanza, Museo del Paesaggio.

cora nel 1628 per la cappella XXVIII

al Sacro Monte di Varallo (Cristo

da-vanti a Pilato), tanto da concludere

so-lo nel 1629 i lavori in San Gaudenzio.

Il 1630 è un anno per ora scoperto

nel-la cronologia del Tanzio, ma è facile

pensare che l'infierire della peste abbia

impedito ogni attività non

immediata-mente necessaria, allontanando anche

gli artisti dalle loro normali sedi di

la-voro. Al termine della peste Tanzio

esegue il grande ex voto di Camasco

(1631) che per l'imponenza della

figu-ra, la tensione psicologica e l'evidenza

del gesto è certo stato concepito in

stretta prossimità dei santi di Pallanza.

Questi ultimi però sembrano ancora

posteriori di poco, e piuttosto

contem-poranei agli affreschi in Santa Maria

della Pace a Milano (intermedi tra il

1631 e il 1634, data degli ultimi lavori

a Borgosesia). Nella «Natività» della

Pace la Vergine ha gli stessi lineamenti

della santa Apollonia mentre nell'«

An-nuncio ai pastori», il personaggio in

piedi, in atto di indicare l'apparizione

angelica, sembra fratello del «San

Gio-vanni Evangelista».

(18)

di Pallanza tutti conservati nella

Pina-coteca di Varallo e appartenenti al

la-scito della famiglia Avondo. Come di

consueto nella produzione grafica di

Tanzio, si tratta di disegni di estrema

finitezza, non troppo divergenti dalla

definitiva redazione pittorica. Il

con-fronto più facile è tra il foglio n. 21 di

Fig. 9. Tanzio da Varallo, S. Teodulo.

Pallanza, Museo del Paesaggio.

Varallo e la «Santa Caterina» di

Pal-lanza. Il disegno è stato eseguito

da-vanti a un modello maschile e si

riferi-sce in modo specifico al generoso

pan-neggio che avvolge il corpo della santa.

Il foglio n. 33 dello stesso museo

rac-coglie soprattutto disegni parziali per

la figura di «Santa Apollonia»: il

vol-Fig. 10. Tanzio da Varallo, S. Apollonia.

Pallanza, Museo del Paesaggio.

(19)

«Nati-Fig. 11. Daniele Ranzoni, Schizzi per composizioni storiche. Pallanza, Museo de! Paesaggio.

Fig. 12. Daniele Ranzoni, Studi per la Beatrice Cenci. Pallanza, Museo del Paesaggio.

(20)

Fig. 14. Daniele Ranzoni, Studi di figure. Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 13. Daniele Ranzoni, Studio per la Predicazione del Battista.

Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 15. Daniele Ranzoni, Studio di paesaggio.

Pallanza, Museo dei Paesaggio.

Fig. 18. Lorenzo Peretti,

(21)

Fig. 16. Daniele Ranzoni, Studi di figure femminili. Pallanza, Museo dei Paesaggio. Fig. 17. Daniele Ranzoni, Ritratto dell'attore Manfredi. Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 19. Paul Troubetzkoy, Elin Troubetzkoy con il figlio Pierre. Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 20. Paul Troubetzkoy, Pellerossa con H cavallo. Pallanza, Museo de! Paesaggio.

(22)

Fig. 22. Paul Troubetzkoy, La Vittoria. Pallanza, Museo del Paesaggio.

(23)

Fig. 25. Achille Tominetti, Pastorella.

Pallanza, Museo del Paesaggio.

Fig. 26. Achille Tominetti, Aratura a Miazzina.

Pallanza, Museo del Paesaggio.

appariva agli occhi dei pittori

seicente-schi se anche lo Scaramuccia, e il Cotta si

affretta a sottolinearlo, trovò modo di

ricordarne F«amoroso finimento».

3. Sin dagli inizi della costituzione del

Museo storico artistico, il Massara,

co-me si è visto, si era preoccupato di

costituire una sezione dedicata alla

pit-tura di paesaggio, con lo scopo di

su-scitare nei visitatori del museo interesse

per i problemi della salvaguardia, la

tutela e la valorizzazione dell'ambiente

e del territorio del Verbano,

special-mente quello lacustre.

Nelle intenzioni del Massara, questa

sezione doveva essere rappresentata

con esempi di genere paesistico della

scuola «lombarda» dal XVII secolo

al-la fine dell'Ottocento. Questo progetto

traspare molto chiaramente da una

let-tera inviata a Corrado Ricci, Direttore

generale delle Antichità e Belle Arti, il

3 settembre 1916, con lo scopo di

otte-nere una serie di opere in deposito per

il suo museo. Scriveva in questa

occa-sione il Massara:

(24)

Fig. 27. Mario Tozzi, li circo.

Pallanza, Museo de! Paesaggio.

Figg. 28 e 29. Achille Tominetti, Motto di Nello e Nevicata a Miazzina, coli. priv.

Paesaggio moderno: Il Lago Maggiore

segna il primo punto di sosta in Italia

dei numerosi artisti che scendono dal

Sempione sul principio dell'800. Corot:

Bagnanti all'Isola Bella. Turner: Rocca

d'Arona. Stanfield: Rocca d'Angera.

Col turismo specialmente inglese

pren-de origine il numero stragranpren-de di

inci-sioni in rame, acque tinte, stampe

co-lorate, di paesaggio alpino tra cui ve

n'ha di primissime e di cui il Museo va

formando una collezione interessante.

Qui si incrociano varie tendenze d'arte

ma al paesaggio tende sostituirsi, di

fianco al quadro storico, la veduta di

paese. Merita d'essere segnalata la

tra-dizione accademica del Migliara, del

Bisi, del D'Azeglio che si prolunga

si-no a Giuseppe Canella il quale trionfa

alle Belle Arti in Milano nel 1847 con

una modesta Veduta del Lago

Maggio-re. Vedi «Mondo Illustrato», Torino,

Pomba, di quell'anno. Ma Antonio

Fontanesi (1818-1882) che lavora sui

laghi della Svizzera col Calarne e sul

Lago Maggiore (Luino, Cannobio)

apre ignorato gli sguardi a nuovi

oriz-zonti. E il suo lavoro si incontra con

quello parimenti ignoto ai

contempora-nei dei pionieri dell'arte lombarda

Gio-v a n n i C a r n e Gio-v a l i d e t t o il Piccio

(1804-1876) e Federico F a r u f f i n i

(1831-1869) che in anticipo sui due

pre-paratori del movimento francese Millet

(1814-1875) e Manet (1833-1883) (Vedi

Giolli, Vita d'Arte, settembre 1914,

Alfieri e Lacroix) iniziano quella

pro-fonda celebrazione artistica del

paesag-gio che prende varii aspetti poi nelle

varie tempre pittoriche del Ranzoni

(che fa col Cremona ricerche di

solidi-tà e trasparenze), del Segantini, di

Mo-sè Bianchi. Ma un non ancor ben

av-vertito moto, ma essenziale, dell'arte

lombarda si avvia dal 1879 da quando

cioè Eugenio Gignous (1850-1906) si

mette a lavorare all'aria aperta sulle

falde del Mottarone (Gignese). Qui

an-che Mosè Bianchi troverà più umili ma

più profondi accenti alla sua arte coi

Casolari di Gignese (1900), Premio

Principe Umberto. E in questo moto

trova la sua nota distintiva Filippo

Carcano e il suo grande allievo Guido

Boggiani (Raccolto delle castagne,

Ro-ma, 1881; All'ombra dei castagni,

Pre-mio Principe Umberto, Milano, 1883)

l'Ulisside cantato dal D'Annunzio a

cui la morte violenta in

un'esplorazio-ne un'esplorazio-nelle foreste americaun'esplorazio-ne tronca

l'au-dace cammino (1902)»

40

.

Le speranze del Massara non andarono

deluse. Dalla sua costituzione infatti e

poi con il trascorrere degli anni, la

Galleria del Paesaggio, anche

attraver-so donazioni cospicue seguite a

fre-quenti esposizioni, si arricchì di

note-voli pezzi, che ben documentano la

storia della pittura del paesaggio (e

non soltanto di paesaggio) soprattutto

lombarda, della seconda metà dell'800

e della prima metà del Novecento.

Accanto a dipinti di Gignous

4

'

figura-no infatti nel Museo di Pallanza, opere

di Grubicy

42

, Boggioni

43

, Ferraguti

44

,

Carlo Fornara

4 5

, Achille Tominetti

46

,

quindi di Mosè Bianchi

47

e di Daniele

Ranzoni

48

, di cui il Museo custodisce

anche importanti disegni.

Tra i pittori più recenti spicca

natural-mente Mario Tozzi, l'intrese che a

Pa-rigi era venuto a contatto con le

espe-rienze del «Novecento» europeo

4 9

.

4. Nella sezione di scultura emergono

nel museo di Pallanza soprattutto i

nu-clei delle opere di Paul Troubetzkoy e

di Giulio Branca. Del grande russo

tra-sferitosi in Italia

50

è a Pallanza una

splendida collezione di gessi

prepara-tori per ritratti e gruppi di uomini

illu-stri (come quelli di Tolstoi,

D'Annun-zio) dove l'artista svela le sue

straordi-narie doti di modellatore calato nella

cultura tardoverista e liberty del suo

tempo.

Anche nei gessi del Branca ora a

Pal-lanza (come nella Rosmunda al

ban-chetto di Alboino o nt\YAddio dello

Spazzacamino) il «verismo temperato»

e d'ispirazione borghese si vena di

sot-tili richiami letterari.

5. La sezione archeologica, infine, del

Museo di Pallanza

5 2

contiene la

(25)

N O T E

I Per la storia del Museo del Paesaggio di Pallanza si

veda: M . CEROTTI, G . MARGARINI, F . SERRA, Antonio Massara 1878-1926, in «Museo del Paesaggio 1909-1979. Museo Storico e artistico del Verbano», In-tra, 1979, pp. 27-30; L. Luisi, Museo del Paesaggio 1909-1979, in «Museo del Paesaggio», cit. pp. 67-99; Guida ai Musei piemontesi, Torino, 1977, pp. 38-39; Musei del Piemonte. Opere d'arte restaurale. Catalogo della mostra, Torino, 1978, pp. 102-103 (scheda di G. Pizzigoni); A.A.V.V. Capire l'Italia. I Musei Schede, Milano, 1980, p. 23.

' Cosi si legge nell'appello pubblicato dalla rivista Verbania dell'I 1 luglio 1909, intitolato «Per un museo storico artistico del Verbano» (ora in: L. Luisi, 1979, cit., p. 81, n. 4).

Ecco il testo preciso di questo appello:

«Per un museo storico-artistico del Verbano. Appello ai cittadini del Lago Maggiore e delle Valli adiacenti. — In tanto dilagare di una cultura superficiale che si dif-fonde monotona ed uguale per tutto il mondo, si va accentuando purtroppo in molte regioni una colpevole trascuranza dei particolari patrimoni di tradizione e di arte che ne costituiscono la caratteristica fisonomia. A por riparo alla dispersione ed alla rovina delle più sug-gestive testimonianze della vita fiorita in altre primavere intorno al lago Maggiore, si sente sempre più la necessi-tà di un Museo che alle memorie del Verbano e delle vallate adiacenti offra un sicuro e tranquillo rifugio. Domodossola e Varallo hanno già preceduto in questa opera savia di conservazione e di tutela la nostra regio-ne, che non ne è meno degna.

Non v'ha dubbio che a meglio rischiarare l'avvenire giovi il conoscere con uno sguardo profondo nel passa-to la natura delle proprie forze, giovi il seguire la pro-pria tradizione.

Ora alla conservazione della tradizione mirerebbe ap-punto il «Museo» di cui venne lanciata la prima idea dalla «Verbania» organo dell'Associazione prò Verbano e del Comitato Verbanese della Dante Alighieri. Come la Rivista si è proposta di raccogliere ed illustrare tutto ciò che nella storia e nell'arte serva alla miglior cono-scenza d'una plaga incantevole, appena superficialmente ammirata, il Museo può proporsi di preparare e conser-vare i materiali, i documenti, le testimonianze tutte che sembreranno degne di osservazione e di studio. Meglio quindi che costituire piccole, per quanto pregevoli, rac-colte municipali nei paesi già troppo disgregati di una regione unica, sarebbe bene che tutte le ville e borgate della regione concorressero con emulazione fraterna a portare in una unica sede, designata dalla natura e dalla storia, le preziose testimonianze di un nobile passato e di un laborioso presente. Cosicché mentre i cittadini della regione già tanto divisa ed ora sempre più unita dalle maggiori e più rapide comunicazioni avranno un facile e geniale strumento di cultura nel loro Museo, gli ospiti che scendono dalle Alpi potranno ammirare non soltanto la bellezza naturale offerta dai monti e dal lago, ma anche gustare il fascino che le memorie umane aggiungono agli aspetti del luogo. Né è a credersi cht debba trarre ogni beneficio dalla costituzione di un tale Museo la città che dovrà ospitarlo: perché se essa con-terrà l'illustrazione dei monumenti venerandi, delle at-trattive naturali ed artistiche d'ogni paese del lago e dei progetti per accrescerle, sarà pure la miglior guida ed il miglior invito per coloro che vogliono dare un giudizio del Verbano, a percorrere tutto il lago e le valli che vi sboccano, a conoscerne 'i tesori d'arte ignorali e gli uomini non indegni d'essere per la loro feconda attività ammirati.

II Museo che la direzione della «Verbania» propone all'attenta considerazione della Pro Verbano e di tutte le prò Paesi federate dovrebbe essere costituito da di-verse interessanti sezioni che della regione illustrassero tutti gli aspetti, le memorie, i progressi. Ne diamo qui un prospetto generale.

1. Sezione di scienze naturali - Studi sulla natura geolo-gica della regione lacustre. Fossili minerali, fauna e flo-ra (erbarii, flo-raccolte varie).

2. Sezione storica - Diplomi, sigilli e monete, pergame-ne, disegni e stampe antiche, ritratti di uomini illustri, cimelii patriottici - Bibliografia regionale, opuscoli, giornali.

3. Sezione archeologica e d'arte antica - Tombe romane e pre romane - Suppellettili di scavo (anfore, dolii, armi, fibule ecc.) Cippi, stele funerarie, iscrizioni ecc. -Affreschi, sculture ed intagli, pale d'altare - tavole e tele d'interesse artistico - Riproduzioni fotografiche di tutti i monumenti della regioni. - Disegni, calchi, pro-getti di restauro.

4. Sezione folklorica e del paesaggio - Illustrazione di costumi, e tradizioni popolari (modelli, fotografie, ri-produzioni varie, pubblicazioni ecc.) - Trasporti (la na-vigazione lacuale nel passato e nel presente) - Scienze ed industrie locali. - Sport - Ville e giardini (modelli e progetti) - Alberghi e dati sul movimento del forestiero. 5. Sezione d'arte moderna - Opere d'arte di autori lo-cali od ispirate da soggetti lolo-cali. - Tele, sculture, ac-querelli, schizzi, fotografie artistiche. Tale nelle sue li-nee generali il progetto del Museo che noi vediamo sor-gere a specchio del Verbano. Ma sarebbe ingenuità il credere ch'esso possa sorgere completo in ogni sua par-te. Basterà intanto costituire il nucleo del futuro organi-smo. La «Verbania» prima di lanciare l'idea ha voluto assicurarsi che il seme troverà in Pallanza ove dovrà fiorire un terreno fertile e propizio. E la società Pro-Pallanza accogliendo subito ed appoggiando l'idea ci fa sperare dal Municipio e dagli Enti cittadini appoggio entusiastico della bella iniziativa.

Ma certamente occorre oltre che tutto l'appoggio del Municipio, che dovrà avere la diretta sorveglianza di tale Museo, onde garantire a coloro che ad esso cede-ranno anche temporaneamente i loro oggetti la loro perfetta conservazione, il concorso di tutti i paesi del Verbano e la protezione delle autorità del Circondario, della Provincia e del Governo.

La Direzione della «Verbania».»

I Per A. MASSARA cfr. A.A.V.V., In memoria di A.

Massara, in «Bollettino storico per la provincia di

No-v a r a » , 1 9 2 7 , pp. 9 8 - 1 0 4 ; M . CEROTTI, G . MORGARINI, F . SERRA, 1 9 7 9 , cit., pp. 15-49.

* ALESSANDRO R A I M O N D O BEVERINA originario di

San-giano, era stato redattore della rivista «L'illustrazione varesina» edita dal 1911.

' R E N Z O B O C C A R D I ( 1 8 8 5 - 1 9 7 5 ) intrese f u promotore

dell'apertura di varie biblioteche popolari nell'intrese. Fu collaboratore de // Marzocco e La voce.

' RAFFAELLO GIOLLI ( 1 8 8 9 - 1 9 4 5 ) f u polemista, cantore

di un celebre volume, «L'architettura razionale».

7 G U I D O BUSTICO ( 1 8 7 6 - 1 9 4 2 ) pavese.

Fondatore de «L'illustrazione ossolana», fu direttore delle Biblioteche civiche di Novara.

' G I O V A N N I CAVIGIOLI ( 1 8 7 9 - 1 9 4 7 ) di B o r g o m a n e r o .

Fu sacerdote e insegnante nel seminario di Novara. ' NINO BAZZETTA di Vemenà fu ispettore dei Monu-menti e segretario presso il Ministero del Tesoro. Fu autore di saggi, storia, arte e letteratura.

G I U S E P P E P A G A N I ( 1 8 4 6 - 1 9 2 5 ) u o m o politico e

lette-rato di Borgomanero.

" FRANCESCO PESTALOZZA medico era stato fondatore della «Pro Stresa».

1 2 C A R L O M C L L E R ( 1 8 5 6 - 1 9 2 9 ) era di I n t r a .

I I C f r . M . CERUTTI, G . MARGARINI, F . SERRA, 1 9 7 9 ,

cit. p. 26.

14 Egli infatti pubblicò anche un volume dedicato a

«Tipi e costumi della campagna novarese», edito a No-vara nel 1913-15 dove raccolse testimonianze popolari non scritte, come canti della risaia, usi, costumi, aspetti folcloristici.

" Cfr. Per un Museo storico artistico cit., n. 2. " Statuto pubblicato in «Verbania» 1910, 1-2, p. 36 e

in L . LUISI, 1 9 7 9 , cit. pp. 8 5 - 8 6 , n. 10:

M U S E O S T O R I C O A R T I S T I C O DEL V E R B A N O

Statuto

1. È istituito in Pallanza il Museo Storico Artistico del Verbano e delle valli adiacenti allo scopo di raccogliere e conservare tutto quanto può interessare la storia e l'arte del Verbano.

2. Il Museo è costituito di oggetti donati, dati in depo-sito, od acquistati. Alle spese relative si sopperirà con sussidii delle autorità e dei corpi morali, colle private elargizioni e col reddito delle tasse di entrata ed altre eventuali.

3. Il Museo sarà amministrato da un Consiglio Diretti-vo composto di almeno 8 Membri nominati dal Consi-glio Comunale e presieduti dal Sindaco di Pallanza. Avranno in esso un Rappresentante: a) la Società «Pro Verbano», b) la Società «Pro Pallanza», la Rivista «Verbania». Gli altri Membri saranno nominati fra i rappresentanti di altri Comuni, di Enti e tra i privati che dimostreranno in ispecial modo di appoggiare la istituzione.

4. Il Consiglio Direttivo nominerà nel proprio seno una Giunta esecutiva composta oltreché dal Sindaco-Presi-dente, di un Vice-PresiSindaco-Presi-dente, di un Segretario e del Direttore.

5. Il Consiglio Direttivo resta in carica per un qua-driennio e si rinnova per metà ogni biennio. La prima scadenza è determinata dalla sorte. La Giunta esecutiva dura in carica un quadriennio.

6. La Giunta esecutiva disporrà il Bilancio e provvederà agli eventuali acquisti ed in genere all'Amministrazione del Museo nei limiti dei fondi disponibili.

7. Il Consiglio Direttivo dovrà coadiuvare l'opera della Giunta e sarà radunato almeno due volte all'anno per esaminare il Bilancio ed i conti resi dalla Giunta. Sarà inoltre radunato ogni qualvolta ne sarà fatta richiesta da almeno un terzo dei suoi membri.

8. Alla fine di ogni anno la Giunta esecutiva manderà al Consiglio Comunale di Pallanza una relazione o Ren-diconto sulla sua gestione.

9. Il Direttore ha la speciale mansione di organizzare il Museo, di ricevere e disporre gli oggetti; di vegliare alla loro conservazione ed in generale di provvedere per lo sviluppo della istituzione. Egli è sottoposto alla vigilan-za della Giunta esecutiva.

10. Un regolamento approvato dal Consiglio Direttivo stabilirà tutte le altre norme necessarie al buon funzio-namento del Museo.

" Cfr. Museo storico artistico del Verbano. Galleria d'arte deI paesaggio. Relazioni e proposte, 27 febbraio 1912, p. 15 (in L. Luisi, 1979, cit., pp. 86-87, n. 5):

« P R O S P E T T O S C H E M A T I C O » degli oggetti costituenti il primo nucleo del

Museo Verbano in Pallanza. M U S E O S T O R I C O A R T I S T I C O

A) Sezione Archeologica e d'Arte antica. I. Archeologia.

Contiene: Suppellettili di scavo provenienti da Rovegro, Pisano e da altri paesi del lago.

II. Arte antica.

(26)

an-cona d'altare: statuetta di santo, secolo XVII; sedie del secolo XVI; cassapanca in legno scolpito, sec. XVI; cancelletto in ferro, secolo XVIII; bassorilievo in bron-zo di Clodion: il trionfo di Bacco ecc. ecc.; disegno ad acquarello attr. a Gaudenzio Ferrari; a questa Sezione hanno contribuito pubblici Enti e generosi privati, tra cui ricordiamo il Marchese Della Valle di Casanova, la Duchessa Melzi, il dott. A. Maderni, l'avv. G. Cador-na, ecc.

B) Sezione Storica. I. Oggetti, ritratti, cimeli.

Contiene: l'elmo del generale Cadorna Raffaele, entro vetrina (Municipio di Pallanza): una vetrina colle inse-gne del ministro Cadorna Carlo (Municipio di Pallan-za); ritratti di Carlo, Raffaele Cadorna, di G. Garibal-di, dei fratelli Cairoli, Rosmini, dei cittadini illustri ver-banesi; fotografie, incisioni di soggetto storico, carica-ture, ecc.

II. Cartario Verbanese - Manoscritti, carte, documenti varii (primo contributo per la costituzione di un archi-vio storico verbanese).

III. Monete, medaglie commemorative e sigilli. IV. Bibliografia regionale.

a) libri rari e preziosi - b) libri, pubblicazioni varie d'argomento locale - c) riviste e giornali della regione.

G A L L E R I A D ' A R T E DEL P A E S A G G I O

A) Sezione del paesaggio retrospettivo.

Contiene: originali o riproduzioni di opere d'arte antica ispirate dal paesaggio specialmente verbanese: riprodu-zioni da Luini, Marco d'Oggiorno, Gaudenzio Ferrari, Procaccini, Tempesta, Salvatore Rosa, Zuccarelli, ecc. B) Sezione del paesaggio moderno.

Contiene: originali o riproduzioni di opere d'arte mo-derna ispirate dal paesaggio specialmente verbanese; ri-produzioni da Turner, Corot, Fontanesi, Ranzoni, ecc. ecc.; opere originali di E. Gignous, A. Tominetti, L. Bazzaro, P. Sala, L. Bolongaro, Max Fichard, F. Fla-meng, ecc. ecc.

C) Sezione delle stampe.

Raccolta preziosissima di stampe riproducenti vedute della regione, sec. XVII, XVIII, X I X ; acqueforti, ac-quetate, guazzi, disegni per la riproduzione di pano-rami.

D) Costumi, navigazione e trasporti, industrie locali. Originali e riproduzioni dei costumi della regione; mo-delli e disegni delle imbarcazioni, dei primi battelli a vapore, oggetti vari dell'industria locale; la villa e il giardino; gli alberghi - dati sul movimento dei forestie-ri; cartografia e topografia antica e moderna. E) Guide itinerari! - Carte panoramiche. Manifesti di pubblicità.

F) Archivio fotografico.

Fotografie dei monumenti d'arte della regione e dei paesaggi.

Il prospetto qui pubblicato risulta probabilmente tratto da un manoscritto di Antonio Massara, datato febbraio 1911, al quale sono state apportate alcune modifiche. " L. Luisi, 1979, cit., pp. 69-70.

" C f r . R . LODASI, ANTONIO MASSARA: « I n difesa del

paesaggio», 1979, cit., pp. 56-58.

20 C f r . L . LUISI, 1979, cit., p. 70.

21 Statuto del Museo del Paesaggio cfr. p. 90 n. 26

cfr. R. LODARI, 1979, cit. pp. 71-72.

22 C f r . R . LODARI, 1979, cit. p. 76. 2 1 C f r . R . LODARI, 1979, cit. p. 77. 24 C f r . R . LODARI, 1979, cit. p. 78.

25 Cfr. Museo del Paesaggio 1979, cit., p. 141.

26 C f r . L . LUISI, 1979, cit. p. 79.

27 Per questi maestri cfr. F. MAZZINI, Affreschi

Lombardi del Quattrocento, Milano, 1965, pp. 419 e 433.

2 ! C f r . L . LUISI, 1979, cit. p. 77.

" Cfr. P. ASTRUA, Oli affreschi dell'oratorio di San Rocco a Pallanza, una pagina poco nota all'insegna della tutela, in «Museo», 1979, cit., pp. 101-116.

10 Per la bibliografia principale relativa a questi

mae-stri cfr. P. ASTRUA, 1979, cit., n. 16 e 14.

11 C f r . P . ASTRUA, 1979, cit., tav. p. 115 e n. 19.

" C f r . P . ASTRUA, 1979, cit., tav. p. 117.

" C f r . L . LUISI, 1979, cit., p. 76, P . ASTRUA, 1979, cit., n. 21 (con bibl.). Tra i dipinti del X V I secolo va ancora segnalato un affresco con Madonna e Bambino proveniente da Cavandone; quindi del Seicento un Tori-nolo affine a Morazzone; un'indovina di anonimo cara-vaggesco.

Notevoli anche alcune sculture lignee esposte in questa parte della Pinacoteca; un Crocefisso del X V I I secolo proveniente da S. Sebastiano di Pallanza; una Minerva della scuola del Plura.

14 Tra gli esempi piemontesi alludo ad esempio agli

affreschi del Castello di Trino, ora strappati e conserva-ti nella Biblioteca.

3 ! C f r . L . LUISI, 1979, cit., p. 80.

" Per i dipinti di S. Maria della Pace di Milano, cfr. G. Testori, Tanzio da Varallo, Torino, 1960, n. 29, p. 44, tavv. 120-125.

37 Cfr. M. Rosei, Pinacoteca di Varallo Sesia,

Varal-lo, 1960, tav. 69 e G . PIZZIGONI ( « P r o s p e t t i v a » , 1977)

fig. 1, p. 58.

31 Cfr. G. PIZZIGONI, Inediti di Tanzio da Varallo, in

«Museo», 1979, cit., pp. 119-122.

39 Cfr. «Prospettiva», n. Il, 1977, pp. 58-62.

40 C f r . CERUTTI, G . MARGARINI, F . SENA, 1979, cit.,

pp. 46-47, n. 98.

41 P e r il G i g n u s cfr. A . M . BRIZIO - L . CARAMEL, Cata-logo della mostra della Scapigliatura, Milano 1966; E. PICENI - M. MONTEVERDI, Pittura lombarda dell'Otto-cento, Milano, 1969.

42 Per Grubicy: cfr. Catalogo della mostra del

Divi-sionismo italiano, Milano, 1970, pp. 81-82.

43 Cfr. COMANDUCCI, ad vocem.

44 Per Ferraguti cfr. Dizionario Bolaffi dell'Ottocento

italiano, Milano, 1973 (ad vocem).

43 Per Carlo Fornara: Catalogo, 1970, cit., pp.

116-117.

4 1 P e r il T o m i n e t t i cfr. M . POGGIOLINI TOMINETTI, in

«Arte e società in Italia dal realismo al simbolismo 1865-1915», Milano, 1979, pp. 212-214.

47 P e r M o s è B i a n c h i cfr. L . CARAMEL - C . PIROVANO,

Galleria d'arte moderna. I dipinti dell'Ottocento, I, Mi-lano, 1975.

41 Per Ranzoni si veda: L. CARAMEL, Catalogo della

mostra della Scapigliatura, Milano, 1966, pp. 49-63; F. BELLONZI, Architettura, pittura, scultura da! neoclassico al Liberty, Roma, 1979; P. IMBRICO, Disegni e acquerel-li di Daniele Ranzoni aI Museo del Paesaggio, in « Mu-seo», cit., 1979, pp. 125-139.

" P e r Tozzi cfr. C . BELLONZI, D . CARLESI, Mario Tozzi, Pisa, 1969.

30 Per Troubetzkoy si veda: J.S. Grioni, Una celebrità

dimenticata. Paul Troubetzkoy, il principe scultore, in «Arte illustrata», 1971, Id., I disegni di uno scultore: P. T. in «Antichità viva», 1974.

31 S u B r a n c a cfr. A . OTTINO DELLA CHIESA in

«Dizio-nario Biografico degli Italiani», XIII, 1960, pp. 760 sgg.; R. BOSSAGLIA, Giulio Branca fra umanitarismo e simbolismo, in «Nuova Antologia», 1976, pp. 125-127 e ora in «Museo», 1979, cit., pp. 141-144.

32 Per questo fondo del museo di Pallanza si veda:

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