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SOMMARIO
3 Vita per la montagna G i o v a n n i R o m o l o B i g n a m i 23 Il credito in agricoltura. Situazione e prospettive A d a l b e r t o N a s c i m b e n e 3 5 Piccole e medie imprese di fronte alle esportazioni (2a parte) M a r i s a G e r b i S e t h i
59 Tendenze del comparto della componentistica a u t o nell'area torinese e ruolo del governo locale E n r i c o L u z z a t i 65 Il mercato turistico delle agenzie di viaggio in Italia
7 7 Vecchi problemi e n u o v o turismo alla Conferenza mondiale di M a n i l a G i u s e p p e C a r o n e 87 Prospettive di sviluppo del c o m m e r c i o italo-australiano G i o r g i o P e l l i c e l l i 91 Acquacoltura, piscicoltura, i t t i o l o g i a ? E l e n a G a r i b a l d i 95 Il parco fluviale delle Vallere: metodologia d ' i n d a g i n e e di intervento M . L o d o v i c a C a s a l i - M a r i o D e o r s o l a
1 1 3 I mastri ferrati p i e r a C o n d u l m e r 1 2 1 Nascita di u n marchio B r u n o C e r r a t o 1 2 7 Economia torinese 1 3 3 Tra i libri 1 4 3 Dalle riviste In copertina: Andrea Tavernier, Sul Lago Maggiore. (Torino, Museo Civico).
Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono.
Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: Enrico Salza
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Fig. 1. Era un antico borgo dell'economia di autoconsumo, arroccato in un vallone laterale.
VITA
PER LA MONTAGNA
Giovanni Romolo Bignami
CONSTATAZIONI E PROSPETTIVE
Coloro che nel tempo hanno operato nelle zone montane a contatto costante e diretto dei seri problemi umani e tec-nici di queste contrade, hanno sempre auspicato e richiesto una presa di co-scienza da parte dell'opinione pubblica in generale.
Lo hanno affermato a chiare lettere in un periodo difficile e complesso, i tec-nici agrari che hanno partecipato alla predisposizione di quell'importante ri-cerca dell'Istituto nazionale di econo-mia agraria: «Lo spopolamento mon-tano in Italia», indagine geografico-economico-agraria ' condotta nella re-gione piemontese-ligure all'inizio degli anni '30.
Lo abbiamo modestamente riaffermato noi quando, passata la tempesta san-guinosa della guerra, abbiamo iniziato poco dopo il 1950 a lavorare attorno a questi problemi.
Nonostante la secolare complessità del-la situazione, resa ancor più difficile da varie contingenze umane negative, connesse con un certo tipo di sviluppo
della società, passi concreti sulla strada delle soluzioni se ne sono fatti. Purtroppo l'immensità del problema ri-duce di per sé la dimensione dei risul-tati acquisiti, anche se gli sforzi umani e tecnici profusi sono stati tanti e su-dati.
Oggi si constata che, se anche non sempre nel senso giusto, vi è stata e vi è un'ampia presa di coscienza da parte dell'opinione pubblica.
Si può affermare che la considerazio-ne del problema delle zoconsiderazio-ne montaconsiderazio-ne ha fatto in tutta Europa, ma partico-larmente nell'area alpina e nel no-stro Paese più che in altri e occorre sottolinearlo, un notevole salto di qualità.
Il seme, costituito da studi, prove, di-battiti, convegni, esperienze pratiche, ha attecchito da un lato, fra la gente di montagna, e dall'altro nelle restanti parti del Paese.
Si sono cioè ristabilite le condizioni ne-cessarie per un dialogo fra eguali, sen-za egemoni e subalterni.
La strada da percorrere è ancora lunga e difficile, i tempi assegnati dalle inci-pienti contingenze umane sono brevi, ma forse oggi come mai in passato si è
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anche costretti a prendere ulteriormen-te atto della situazione.
Cioè tutta l'umanità ha iniziato un se-rio esame di coscienza sul problema dell'uso corretto del suolo, della razio-nale ed equilibrata antropizzazione del-lo stesso, delle disponibilità delle risor-se primarie e del loro inequivocabile valore.
Nel recente convegno di Roma sul pro-blema del dimensionamento delle gran-di città, particolarmente dell'Asia e dell'America latina, i demografi delle Nazioni Unite hanno lanciato un serio allarme fornendo delle prospezioni de-mografiche al 2000 di estrema gravità. Fra le conclusioni operative alle quali molti paesi sono pervenuti, emerge quella di favorire le emigrazioni al-l'inverso dalle città alle campagne, il ritorno pratico e non poetico alla terra, una giusta distribuzione della popola-zione.
L'uomo si sta rendendo conto di aver perso una parte delle sue dimensioni umane e che il progresso mal inteso e portato alle estreme conseguenze si ri-volta su sé stesso, innescando un pro-cesso di autodistruzione.
Su tutta questa tematica fondamentale di vita, le zone montane hanno la pos-sibilità di formulare delle proposte pra-tiche e concrete, non più su un piano di sola lamentela e di denuncia, pur non dimenticando di quanto la mon-tagna sia creditrice nei confronti del piano.
E con questa presa di coscienza che la montagna degli anni '80 tradita, ma non vinta, pur piegata e dolorante per i tanti salassi umani ed economici subi-ti, si affaccia all'appuntamento non più lontano degli anni 2000 con un programma di vita che ha per protago-nista la gente che abita o può abitare le antiche contrade delle Alpi e delle alte colline.
Questo perché nel passato, nell'oggi e nel domani, la cosa più preziosa e so-stanziale che racchiudono le montagne è la realtà del loro popolamento. Accanto a dossi, ai colli, alle pendici, alla geomorfologia del territorio, vi è la storia degli uomini che hanno abi-tato queste terre, scrivendo una pa-gina di storia della civiltà: quella delle Alpi.
LA REALTA STORICA GEOGRAFICA - UMANA
La storia non ha soltanto la funzione di studio del passato, ma di effettiva preparazione per l'avvenire.
Per tale motivo un discorso di prospet-tiva sulle zone montane non può pre-scindere da qualche breve e sommaria considerazione storica d'inquadra-mento.
Il modo di popolarsi di queste contra-de, per scavalcamento di crinali o dal basso verso l'alto, deve essere ancor oggi tenuto ben presente se si vogliono affrontare in modo concreto e raziona-le i probraziona-lemi contingenti e potenziali. Le caratteristiche geografiche dei luo-ghi, le guerre, le invasioni, le calamità naturali, hanno nei secoli, dato una lo-ro indelebile implo-ronta al modo di for-marsi e di ubicarsi delle aggregazioni umane nelle vallate piemontesi. Sono nati cosi i villaggi posti al di fuo-ri delle vie naturali di scorfuo-rimento, col-locati sui pendii in alta quota e nei val-loni laterali e si è formata in tal modo quell'economia di autoconsumo che pur con varie diversificazioni ha con-traddistinto per lungo tempo l'assetto sociale ed economico delle valli del Piemonte.
È di fondamentale interesse, per dare un'esatta impostazione a molti dei pro-blemi odierni, evidenziare che la base della società montanara è la famiglia patriarcale coltivatrice dei terreni e la cellula di aggregazione immediatamen-te superiore è il villaggio, utilizzatore in comune dei boschi e dei pascoli. La nostra montagna è giunta a metà del secolo scorso con una struttura sodale-agricola di tipo autarchico, di autoproduzione e di autoconsumo. In tali condizioni, senza aiuti esterni, isolata e sfruttata nelle sue risorse pri-marie umane ed economiche, non col-locata nel contesto delle nuove realtà urbane e manifatturiere, nonostante la coraggiosa e tenace intraprendenza di tanti valligiani, la montagna ha subito i contraccolpi causati dalla rivoluzione industriale, dall'apertura dei mercati e degli scambi e particolarmente dagli avvenimenti politici che per circa un
secolo sono stati essenzialmente «guer-re».
Essa inoltre, particolarmente nel setto-re agricolo, non è riuscita ad acquisisetto-re tempestivamente l'utilizzazione dei nuovi ritrovati della scienza e della tec-nica, quali la concimazione chimica, la selezione delle sementi, la rotazione agraria, l'uso delle macchine, prima a vapore e poi con il motore a scoppio. Come ne sia uscita la montagna da questo traumatico incontro-scontro, è cosa nota e ampiamente delibata attra-verso studi, indagini, convegni, ed es-senzialmente con l'esame attento ed obiettivo della grave realtà attuale.
• • •
L'ambiente geografico che ospita questo immenso problema umano ed economico è costituito in Piemonte da una superficie di 1.315.032 ettari ri-spetto all'intera superficie regionale di 2.539.923 ettari, cioè in percentuale il 51,77% del territorio regionale. Le vallate piemontesi sono collocate nell'arco alpino occidentale, in un bre-ve tratto delle Alpi centrali, le Leponti-ne, interessano pure il settore ligure-piemontese dell'Appennino e il com-plesso delle alte colline della Langa astigiana, albese e monregalese.
Rispetto alle singole province, la super-ficie ufficialmente classificata montana risulta ripartita secondo i dati della ta-bella 1.
T a b e l l a 1. Superficie territoriale e montana delle province piemontesi Superficie Province Territoriale Montana ha ha Alessandria 356.040 108.078 30,36 Asti 151.078 15.517 10,27 Cuneo 690.314 429.914 62,28 Novara 359.387 223.353 62,15 Torino 683.016 401.690 58,81 Vercelli 300.088 136.480 45,48 Piemonte 2.539.923 1.315.032 51,77
utile analizzare la destinazione coltura-le del territorio interessato.
La superficie agro-silvo-pastorale del Piemonte montano è di oltre 990.000 ettari.
Emergono in particolare 102.000 ettari di terre coltivabili, circa 400.000 ettari di prati e pascoli e 342.000 ettari di boschi. Le cifre riferite sono da considerarsi in leggero difetto, perché nell'indagine condotta si è preferito, al fine di non falsare i dati, considerare soltanto le superfici ubicate nei comuni classificati totalmente montani. Regioni Valle d'Aosta 1.299,99 Piemonte 63.064J0 Liguria 13.939,01 Lombardia 23.286,98 Trentino-Alto Adige 21.113,59 Veneto 8.121 ' 13 Friuli-Venezia Giulia 14.652,13 Emilia-Romagna 201.542^92 TOTALE Italia Settentrionale 347.020,45
Toscana 143.949,23 Umbria 79 334 5g
Marche 126Ì864 16
L a z l° 56.472,16
TOTALE Italia Centrale 407.120,14
Abruzzo 105.188,54 Molise 93.779 19 Campania 17l!298|o2 Puglia 44.136,62 Basilicata 220.261,02 Calabria 152.973,07
Per un esame comparato con le altre realtà regionali italiane e di dettaglio rispetto alle singole Comunità montane del Piemonte, si rimanda alle tabelle 2 e 3.
La superficie agro-silvo-pastorale mon-tana costituisce l'8,60% dell'analoga superficie nazionale, superata soltanto dal Trentino Alto Adige con il 9,60%. Lo stesso raffronto fatto però con l'analoga superficie dell'arco alpino, evidenzia una presenza percentuale del Piemonte del 26%, superato ancora dal Trentino Alto Adige con il 30%.
I boschi montani della nostra regione costituiscono l'8% della stessa superfi-cie nazionale, con una percentuale ana-loga a quella della Toscana, mentre quella del Trentino Alto Adige è del 15%.
II Piemonte ha la più estesa superficie di prati permanenti e di pascoli delle zone montane dell'Italia continentale (14,95%), seguito molto da vicino dal Trentino Alto Adige (14,64%). Queste indicazioni, anche se sommarie, evidenziano comunque la profonda vo-cazione foraggero-zootecnica delle
no-Tabella 2. Ripartizione della superficie montana nelle regioni italiane secondo la destinazione colturale
Superficie agricola utilizzata (SAU)
Seminativi
Coltivazioni permanenti Legnose agrarie Altre
Prati permanenti e pascoli Totale (A) Superficie a boschi (B) Altra superficie (CI 1.292,97 18.662,14 21.191,07 10.111,21 43.755,21 3.812,85 2.049,78 7.977,80 546,66 20.070,94 7.888,17 4.147,49 714,93 628,65 2.068,94 8.610,82 96.563,99 397.412,36 63.464,43 268.933,26 389.253,55 123.359,30 68.260,76 96.560,00 99.703,61 499.210,14 106.482,68 306.478,94 454.837,28 135.921,93 87.031,61 314.691,54 54.291,13 342.302,24 203.206,72 291.080,44 582.953,63 187.880,00 134.109,09 238.076,23 108.853,03 31.165,72 7.563,09 3.681,23 49.086,05 24.834,45 1.072,26 1.457,22 5.287,30 118.739,08 61.402,03 83.908,84 142.989,62 318.688,48 149.871,97 215.911,45 253.835,13 326.754,57 116.446,17 112.736,93 169.493,75 91.496,09 32.651,23 407.039,57 938.307,03 725.431,42 12.525,79 8.989,13 51.834,71 16.865,16 20.946,71 71.878,71 1.308,44 175,74 8.100,19 23,26 3.872,30 32.860,90 207.892,27 45.110,85 126.858,76 41.482,58 174.679,20 151.373,11 326.915,04 148.054,91 358.091,68 102.507,62 419.759,23 409.085,79 177.355,39 55.558,67 163.771,38 32.761,24 122.942,04 285.283,26 67.054,43 32.727,65 55.969,29 7.088,93 55.770,83 73.963,13 46.340,83 1.611,02 2.305,28 150.697,49 1.074.196,37 1.267.943,42 465.115,11 85.742,90 190.568,87 147.681,17 34.499,18 Totale (A + B + C) 46.085,03 158.115,69 42.901,67 90.533,27 82.989,29 70.764,09 78.076,61 76.262,50 200.079,77 999.628,07 352.591,07 688.092,65 1.120.780,20 394.566,02 299.217,31 629.030,27 44.676,60 1.503.807,65 2.004.357,73 2.033.899,48 645.728,15 4.683.985,36 67.698,92 30.359,31 36.634,13 42.230,26 713.141,97 296.677,45 365.282,51 465.559,14 176.922,62 1.840.661,07 571.324,86 236.341,23 577.832,35 142.357,79 598.472,10 768.332,18 747.396,77 1.764.414,27 837.671,98 292.574,26 2.894.660,51 123.668,66 2.658.243,99 4.707.079,03 3.597.002,88 1.115.225,03 9.419.306,94 585.357,19 1.606.193,46 3.916,30 1.224.893,86 1.733.058,53 276.311,77 182.180,35 2.191.550,65 127.584,96 3.883.137,85 6.440.137,56 3.873.314,65 1.297.405,38 11.610.857,59 494,95 219,98 148.795,57 240.457,98 275.653,86 179.183,42 290.649,54 292.304,09 38.960,02 44.029,27 611.987,22 508.792,98 714,93 389.253,55 454.837,28 582.953,63 82.989,29 1.120.780,20 TOTALE Italia Meridionale 787.636,46 183.040,21
TOTALE Italia Continentale 1.541.777,05 383.389,33 pICIMa 259.247,38 53.559,22
oardegna ( 128.534,73 62.907,04 TOTALE Italia Insulare 387.782,11 116.466,26 TOTALE GENERALE 1.929.559,16 499.855,59 Prov. aut. Trento 7.661,73 22.231,17
V- a u t- Bolzano 13.451,86 21.524,04
TOTALE Trentino-Alto Adige 21.113,59 43.755,21 Ponte: dati ISTAT - prima elaborazione INEMO.
Tabella 3. Ripartizione della superficie montana in Piemonte secondo la destinazione colturale Superficie agricola utilizzata (SAUI ha
V. Pellice
V. Chisone e Germanasca Pinerolese Pedemontano V. Sangone
Bassa V. Susa e Cenischia Alta V. Susa V. Ceronda e Casternone V. di Lanzo Alto Canavese V. Orco e Soana V. Sacra Valchiusella
Dora Baltea Canavesana
TOTALE Torino Val Sesia V. Sessera V. Mosso Prealpi Biellesi Alta V. Cervo Bassa V. Cervo Alta V. Elvo Bassa V. Elvo Comunità montane Seminativi Coltivazioni permanenti
Prati permanenti- Totale Superficie a boschi
Altra superficie
Totale Seminativi
Legnose agrarie Altre e pascoli (A) (B) <C) (A + B + C)
V. Curone-Grue-Ossona V. Borbera
Alta Val Lemme e Alto Ovadese Alta Valle Orba e Valle Erro
8.321,96 5.636,94 1.263,60 7.291,54 1.955,53 282,60 1.256,40 1.563,53 149,95 598,10 6,84 41,65 1.791,69 4.563,67 2.190,72 1.975,80 12.219,13 11.081,31 4.717,56 10.872,52 5.534,18 10.139,49 7.032,97 11.370,27 1.715,52 2.447,51 1.413,90 4.005,16 19.468,83 23.668,31 13.164,43 26.247,95 TOTALE Alessandria 22.514,04 5.058,06 796,54 10.521,88 38.890,52 34.076,91 9.582,09 82.549,52 V. Po-Bronda-lnfernotto V. Varaita V. Maira V. Grana V. Stura V. Gesso-Vermenagna-Pesio V. Monregalesi
Alta V. Tanaro-Mongia e Cevetta Alta Langa Montana
529,61 614,18 2.326,35 2.138,32 865,33 1.395,85 1.638,09 2.467,71 14.719,94 465.44 188.45 168,00 140,65 22,45 111.34 624,50 348.35 4.378,70 1.042,29 477,38 714,12 1.431,09 1.384,79 1.975,56 4.987,25 4.571,73 468,31 11.699,59 19.377,45 21.555,97 6.427,63 30.552,18 30.138,01 10.467,55 16.608,13 6.553,16 13.736,93 20.657,46 24.764,44 10.137,69 32.824.75 33.620.76 17.717,39 23.995,92 26.120,11 4.064,17 9.747,49 13.874,64 3.855,76 11.311,42 14.568,42 9.315,71 18.046,03 13.246,37 1.397,29 3.722,15 5.252,03 1.383,75 1.627,32 2.776,42 3.078,22 5.224,22 4.495,31 19.198,39 34.127.10 43.891.11 15.377,20 45.763,49 50.965,60 30.111,32 47.266,17 43.861,79 TOTALE Cuneo 26.695,38 6.447,88 17.052,52 153.379,67 203.575,45 98.030,01 28.956,71 330.562,17 V. Antigorio-Formazza V. Vigezzo V. Antrona V. Anzasca V. Ossola V. Strana Cusio e Mottarone V. Grande Alto Verbano V. Cannobìna 46,32 68,17 48.21 54.22 220,79 11,79 253,04 32,34 37,21 37,66 0,08 19,70 11,53 225,22 94,36 5,43 4,53 2,90 13,23 117,52 0,04 208,12 4,97 56,52 3,30 14.757,83 5.514,65 5.372,31 6.006,07 23.848,77 1.909,70 4.790,92 3.951,59 846,28 2.408,29 14.804,15 5.582,90 5.443,12 6.085,05 24.412,30 1.921,53 5.346,44 3.988,90 945,44 2.453,78 7.615,79 11.413,33 3.968,13 8.145,61 22.736,95 1.177,17 8.289,10 7.491,76 2.754,04 4.529,49 9.777,93 1.722.76 4.143.09 7.038,80 9.136.77 1.548.10 688,84 1.884,02 269,80 2.065,72 32.197,87 18.718,99 13.554,34 21.269,46 56.286,02 4.646,80 14.324,38 13.364,68 3.969,28 9.048,99 TOTALE Novara 809,75 360,85 406,60 69.406,41 70.983,61 78.121,37 38.275,83 187.380,81 654,02 340,15 1.146,98 634,27 1.183,90 421,87 392,58 384,55 668,58 59,07 333,68 71,02 58,27 934,00 125,71 667,96 131,04 624,78 114,70 29,80 58,98 780,08 1,70 322,52 91,74 211,10 195,51 23,69 35,84 65,72 466,27 14,57 7,45 140,50 49,19 200,26 19,74 0,32 199,05 12.448,88 21.241,86 2.225,52 3.742,75 10.799,90 16.090,43 1.668,25 21.946,19 3.065,90 17.735,49 3.301,50 10.261,84 3.442,02 14.232,41 21.731,41 4.076,30 4.573,78 13.074,85 16.641,57 2.098,08 22.530,22 4.563,75 17.996,52 3.977,44 10.424,92 3.910,44 7.589,81 15.327,67 1.941,32 4.408,69 12.032,51 17.206,02 2.481,75 9.396,87 2.761,27 6.604,51 1.177,08 1.392,96 1.507,54 1.892,97 6.960,69 319,48 1.261,05 5.878,63 11.246,57 488,83 16.119,61 1.033,76 10.512,14 801,24 470,57 1.637,82 6.348,94 4.094,11 1.418,11 127.970,53 139.831,69 83.828,00 58.623,36 356,66 25,10 36,50 328,54 9,32 54,75 334,69 357,72 17,06 134,05 18,31 110,88 25,66 95,54 51,90 190,36 8,05 7,23 30,49 53,56 10,95 15,26 15.993,86 2.415,54 3.579,91 794,50 1.687,11 2.895,60 5.910,20 1.618,11 16.557,94 2.582,74 3.641,95 1.264,41 1.696,43 3.029,57 6.351,38 2.042,99 27.132,82 5.270,13 4.132,98 2.044,39 1.266,97 1.159,84 2.276,65 1.120,15 12.481,53 2.965,54 2.194,93 367,58 930,28 1.169,34 703,36 289,71 23.715,19 44.019,77 6.337,10 10.243,52 30.985,99 45.094.16 5.068,66 48.046,70 8.358,78 35.113.17 5.955,76 12.288,45 7.055,80 282.283,05 56.172,29 10.818,41 9.969,86 3.676.38 3.893,68 5.358,75 9.331.39 3.452,85 TOTALE Vercelli 1.503,28 453,40 315,90 34.894,83 37.167,41 44.403,93 21.102,27 102.673,61
Langa Astigiana - Val Bormida 5.193,31 2.247,84 81,27 1.239,04 8.761,46 3.842,02 1.575,43 14.178,91
TOTALE Asti 5.193,31 2.247,84 81,27 1.239,04 8.761,46 3.842,02 1.575,43 14.178,91 TOTALE PIEMONTE 63.064,70 18.662,14 20.070,94 397.412,36 499.210,14 342.302,24 158.115,69 999.628,07
Tabella 4. Popolazione totale e montana delle province piemontesi Popolazione Province Totale Montana n. n. Alessandria 483.183 37.024 7,66 Asti 218.547 7.389 3,38 Cuneo 504.504 144.558 26,75 Novara 496.811 132.963 26,76 Torino 2.287.016 219.944 9,62 Vercelli 406.252 144.750 35,63 Piemonte 4.432.313 686.628 15,49
Tabella 5. Comunità montane e comuni montani del Piemonte
« Comunità Comuni n. Province comunità
n.
Totali Parziali Tot. + Parz. Alessandria 4 48 2 50 Asti 1 12 - 12 Cuneo 9 136 15 151 Novara 10 77 1 78 Torino 13 143 4 147 Vercelli 8 88 4 92 TOTALI 45 504 26 530
stre vallate, il che costituisce un'indica-zione di tutto interesse per un certo ti-po di uso delle zone montane.
• • •
Su questo territorio al censimento del 1971 risultavano presenti 686.628 abi-tanti, cioè il 15,49% dell'intera popola-zione regionale.
La collocazione nelle varie province era quella della tabella 4.
L'organizzazione politico-amministrati-va presente sul territorio è
rappresenta-Tabella 6. Superfici e popolazione delle comunità montane delle regioni italiane (i dati relativi alle zone montane sono quelli delle classifiche di montanitàì
Regioni Comuni montani
N. Comunità montane N. Superficie territoriale ha
Superficie montana ha % Totale Popolazione Montana % Valle d'Aosta 1*) 74 7 326.226 325.555 99,79 109.150 75.856 69,50 Piemonte 530 45 2.539.921 1.315.032 51,77 4.432.313 686.628 15,49 Liguria 183 19 541.505 435.670 80,45 1.853.578 328.421 17,72 Lombardia 530 28 2.380.391 1.009.914 42,40 8.543.387 984.113 11,52 Trentino-Alto Adige!*) (*' ') 339 16 1.362.349 1.362.349 100,00 841.886 841.886 100,00 Veneto 158 18 1.837.696 591.297 32,18 4.123.411 397.374 9,64 Friuli-Venezia Giulia!*) 105 10 785.100 447.319 56,98 1.213.532 195.969 16,15 Emilia-Romagna 124 14 2.212.334 853.494 38,58 3.846.755 356.124 9,26 TOTALE Italia Settentrionale 2.043 157 11.985.522 6.340.630 52,90 24.964.012 3.866.371 15,40 Toscana 156 23 2.298.956 1.086.694 47,27 3.473.097 547.410 15,76 Umbria 62 9 845.604 469.101 55,47 775.783 193.039 24,88 Marche 118 12 969.200 524.534 54,12 1.359.907 263.744 19,39 Lazio 235 17 1.720.313 705.557 41,01 4.689.482 488.942 10,43 TOTALE Italia Centrale 571 61 5.834.073 2.785.886 47,70 10.298.269 1.493.135 14,40 Abruzzo 217 19 1.079.407 792.395 73,41 1.166.694 433.636 37,17 Molise 123 10 443.794 346.648 78,11 319.807 209.888 65,63 Campania 295 24 1.359.492 764.979 56,27 5.059.348 721.710 14,26 Puglia 60 5 1.934.690 484.492 25,04 3.582.787 249.199 6,96 Basilicata 115 13 998.763 713.538 71,44 603.064 421.375 69,87 Calabria 283 25 1.508.025 991.031 65,72 1.988.051 742.001 37,32 TOTALE Italia Meridionale 1.093 96 7.324.171 4.093.083 55,80 12.719.751 2.777.809 21,80 TOTALE Italia Continentale 3.707 314 25.143.766 13.219.599 52,00 47.982.032 8.137.315 16,80 Sicilia!*) Sardegna!*) 221 181 15 22 2.570.785 2.408.934 1.791.579 925.831 36,07 74,37 4.679.014 1.473.800 573.788 710.517 12,26 48,21 TOTALE Italia Insulare 402 37 4.979.719 2.717.410 54,50 6.152.814 1.284.305 20,80 TOTALE GENERALE 4.109 351 30.123.485 15.937.009 52,00 54.134.846 9.421.620 17,40 (*) Regioni a statuto speciale.
Tabella 7. Attività della popolazione per sesso, classi d'età, settori di attività (1975) Totale comunità montana Valli Po - Bronda - Infernotto
Classi d'età Settori di attività
0-5 6 - 1 0 11-13 14-18 19-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 Agricoltura, foreste, caccia e pesca
Industria Estrattiva Industria Alimentare Industria Tessile, vestiario Industria Legno, mobili Industria Meccanica, metall. Industria Carta
Industria Gomma Industria Chimica e varie Industria Costruzioni Industria Enel, Gas, Acqua Commercio
Alberghi, locande Servizi Sanitari, igienici Servizi Spettacoli... Servizi Istruzione Servizi Pubblici in genere Servizi Trasporti, P.T., ecc. Infanti e Studenti In cerca di occupazione Casalinghe
Pensionati, invalidi Altri
Totale popolazione presente Popolazione non presente TOTALE popolazione residente
M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 90 171 104 170 104 154 124 203 176 279 239 396 288 457 4 4 19 22 23 25 35 36 43 43 44 44 56 56 3 20 70 47 7 16 16 27 14 20 9 16 12 16 _ 28 14 112 11 40 12 41 15 41 11 33 11 40 10 11 26 26 16 17 14 15 21 21 6 7 10 11 16 ?8 131 166 126 156 103 117 67 99 85 92 61 65 4 4 9 10 7 7 3 3 2 2 / 7 2 3 8 8 5 5 2 2 1 1 1 2 1 ? 6 8 12 13 3 4 4 4 3 4 3 3 30 33 103 103 81 83 91 92 75 75 79 80 84 84 2 2 14 14 11 11 11 11 9 9 b 5 4 4 9 19 24 56 28 54 22 58 17 46 32 64 24 61 4 7 4 11 5 20 7 20 5 12 14 30 3 14 4 13 ? 22 3 21 4 14 1 9 4 8 4 10 1 1 2 3 2 3 2 2 1 2 1 15 4 23 5 24 6 17 7 13 3 12 1 1 R 8 10 12 19 21 9 10 8 10 13 13 1 1 5 6 25 31 24 25 16 17 19 21 8 10 528 984 385 799 273 55.9 225 493 35 58 3 5 17 aq 18 47 2 4 2 4 3 3 1 2 3? __ 164 _ 168 — 192 — 178 — 212 — 193 1 3 4 4 6 2 13 6 12 14 31 22 47 60 96 - 1 - 4 4 4 6 8 2 3 5 6 4 6 528 984 385 800 273 559 420 889 545 1.073 496 890 518 939 522 922 598 1.095 657 1.162 40 67 24 42 12 31 44 85 62 113 58 91 56 83 40 67 38 65 38 71 568 1.051 409 842 285 590 474 973 607 1.186 554 981 574 1.022 562 989 636 1.160 695 1.233
Tabella 8. Attività della popolazione per sesso, classi d'età, settori di attività (1975) Comune di Ostana Classi d'età Settori di attività 0-5 6-10 11-13 14-18 19-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 oltre 74 Totale M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF - 1 - 1 - 1 - 3 Agricoltura, foreste, caccia
e pesca
Ind. Estrattiva _
Ind. Alimentare 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 7 7
Ind. Tessile, vestiario
Ind. Legno, mobili _ Ind. Meccanica, metall. 1 1 1 1
Ind. Carta Ind. Gomma Ind. Chimica e varie Ind. Costruzioni Ind. Enel, Gas, Acqua Commercio
Alberghi, locande Serv. Sanitari, igienici Serv. Spettacoli... Serv. Istruzione Serv. Pubblici in genere Serv. Trasporti, P.T., ecc.
Infanti e Studenti — 1 In cerca di occupazione Casalinghe Pensionati, invalidi Altri 1 - 1 1 1 1 3 1 2 1 2 1 1 1 1 - 1 1 - 1 - 1 - 1 1 2 3 3 2 3 1 4 3 6 5 12 5 11 4 10 24 51
50-54 55-59 60-64 65 69 70-74 oltre 74 Totale M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 01 ' 478 158 242 95 143 29 41 _ 2 1.708 2.686 47 49 15 15 4 4 2 2 292 300 10 13 2 2 1 1 94 178 7 22 3 7 84 364 5 5 1 11 2 3 1 1 112 118 27 30 5 5 1 . 1 642 759 3 3 35 36 19 21 2 2 34 40 57 57 21 21 5 5 3 3 629 636 5 5 1 1 62 62 25 60 9 16 21 36 5 6 4 4 220 480 7 18 6 9 4 6 1 1 60 148 1 7 6 11 1 5 1 3 — 2 31 125 1 1 9 12 2 8 3 9 — 2 31 123 11 12 10 10 4 5 93 102 12 16 6 6 3 5 119 135 1.449 2.898 43 129 — 165 — 97 — 64 — 26 — 14 - 76 — 1.512 03 203 171 380 426 821 459 938 343 728 370 883 1.997 4.163 3 4 — 1 1 2 — 1 25 40 22 1.154 418 834 567 1.101 502 1.023 347 751 370 890 7.768 15.066 40 62 83 28 57 40 80 34 63 19 45 32 69 615 1.111 40 62 1.237 446 891 607 1.181 536 1.073 366 796 402 959 8.383 16.177 ta da 5302 Comuni e da 45 Comunità
montane, suddivisi nei rispettivi ambiti provinciali come risulta dalla tabella 5. Per un esame comparato con le altre realtà regionali si rinvia alla tabella 6 che riassume la situazione italiana. Il problema della popolazione va però analizzato in modo approfondito con una lettura attenta delle sue caratteri-stiche di sesso, classi d'età e settori di lavoro.
Soltanto cosi è possibile effettuare del-le prospezioni e costruire deldel-le ipotesi attendibili per l'immediato e il futuro prossimo.
Alla base di quei piani di sviluppo economico-sociale delle Comunità montane, che sono stati fatti in modo concreto e razionale, vi è infatti un at-tento studio della situazione della po-polazione.
Quale metodologia di lavoro è stato in-nanzi tutto fatto un censimento provvi-sorio datato al momento di esecuzione del Piano e poi sono stati analizzati i singoli casi e si sono infine costruite delle tabelle riassuntive per Comune, per fasce d'altitudine e per Comunità montana.
Quali esemplificazioni di questo tipo di lavoro, che è di fondamentale impor-tanza, si presentano alcuni di questi prospetti particolarmente significativi e indicanti per vallate e comuni le va-rie situazioni del Piemonte (tabb. 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14 e 15).
Tabella 9. Attività della popolazione per sesso, classi d'età, settori di attività (1975) Comune di Pagno
Classi d'età Settori di attività
Agricoltura, foreste, caccia e pesca
Ind. Estrattiva Ind. Alimentare Ind. Tessile, vestiario Ind. Legno, mobili Ind. Meccanica, metall. Ind. Carta
Ind. Gomma Ind. Chimica e varie Ind. Costruzioni Ind. Enel, Gas, Acqua Commercio
Alberghi, locande Serv. Sanitari, igienici Serv. Spettacoli Serv. Istruzione Pubblici in genere Serv. Trasporti, P.T., ecc. Infanti e Studenti In cerca di occupazione Casalinghe Pensionati, invalidi Altri 0-5 6 - 1 0 11-13 14-18 19-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 oltre 74 Totale 3 2 2 1 8 6 12 1 3 - 33 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 3 2 2 2 3 2
1 1
1 1
1 1- 1
- 2 1 1 16 , 32 8 19 10 26 11 20 1 2 -- 1 1 1 1 1 2 - 6 1 1 1 1 1 3 3 1 - 8- 1
- 1 M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 12 17 14 25 17 28 11 19 6 12 1 4 78 142 — 1 1 6 1 7 4 4 3 3 2 2 1 1 14 14 8 1 8 8 1 1 1 1 1 1 1 1 3 3 2 2 1 3 2 3 1 1 2 3 13 22 1 2 2 6 1 5 1 1 1 2 2 6 1 1 4 4 1 1 2 2 — 1 9 13 47 99 — 3 — 4 — 5 _ 1 _ __ 1 _ 3 3 49 1 1 — 1 2 3 1 5 15 24 16 13 10 20 10 25 55 104 — 2Tot. pop. presente 16 32 8 19 10 26 16 34 12 28 14 31 16 37 12 27 21 30 22 41 23 42 15 26 23 43 17 28 10 23 10 28 245 497 Pop. non presente 3 3 - 1 - 1 - 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 1 - 1 1 1 - 1 8
Tabella 10. Comunità Montana, Valle Stura di Demonte
< 6 6-io 1 M 4 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 Totale Settori di attività
Agricoltura
Foreste, caccia e pesca Ind. estr. e manifatt. Ind. costr. e inst. imp. Ener. elettr., gas, acqua Commercio Trasporti e comunic. Credito e assicuraz. Servizi Pubblica amministr. Turismo Liberi professionisti Insegnanti, dip. M.P.I. Sanità
CC., G.d.F., C.F.S. Altri
Bambini, scoi. stud. : In cerca di occupazione Casalinghe Pensionati Non identif. Non pres. M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 9 14 26 28 16 25 27 35 57 85 62 96 109 146 118 168 60 88 62 82 22 26 10 11 1 4 579 808 10 14 2 2 1 1 1 1 3 3 1 1 1 1 1 1 10 808 10 22 37 68 89 105 125 93 98 89 93 70 72 52 57 38 46 18 19 5 5 1 1 561 642 14 14 26 28 44 45 56 56 55 55 51 51 64 64 44 44 36 36 10 10 4 4 1 1 405 408 5 5 9 9 17 17 5 5 11 11 9 9 13 13 2 2 1 1 72 72 3 8 7 16 22 32 11 26 16 30 12 16 20 35 20 35 12 20 17 22 7 8 1 2 3 149 252 5 6 11 2 15 5 25 9 28 9 41 3 47 4 40 1 43 1 33 1 36 1 30 1 33 1 16 18 8 10 2 2 1 1 212 17 239 21 25 34 43 61 49 60 54 61 41 51 37 42 17 26 17 22 18 23 6 8 1 1 1 1 309 390 1 2 13 18 12 17 15 17 6 6 10 10 15 16 6 6 12 12 90 104 7 13 7 1 12 1 4 2 13 2 7 2 11 2 3 1 8 3 4 3 8 3 9 20 7 1 14 1 6 12 2 2 2 3 2 5 1 58 12 122 12 13 7 26 6 20 7 20 1 6 4 7 5 14 2 4 4 5 1 36 116 4 3 16 6 20 4 10 1 4 4 11 2 3 4 9 1 2 1 4 26 83 1 1 10 10 9 9 3 3 5 5 8 8 1 1 3 3 40 40 16 29 22 53 35 56 23 28 18 20 14 16 6 9 12 14 6 7 7 7 2 1 2 160 243 163 301 49 73 7 11 1 1 1.125 2.180 10 18 11 16 3 4 2 2 15 17 26 40 39 125 207 198 196 205 218 207 128 105 38 15 17 — 1.698 39 1 2 3 5 3 9 2 5 16 23 30 52 46 90 62 150 198 382 304 515 207 414 236 559 1.108 2.206 12 22 6 7 5 6 1 1 1 1 3 2 1 1 1 1 1 5 1 1 8 1 26 47 17 28 25 51 33 55 25 37 18 35 19 36 22 36 22 37 5 16 13 33 11 24 1 1 5 1 1 8 26 255 492 TOTALI 376 713 304 634 257 514 303 567 317 621 408 767 395 688 375 678 351 646 396 740 379 751 246 527 340 681 354 625 228 462 247 611 5.276 10.225
Tabella 11. Comune di Argenterà
< 6 6-10 11-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 _> 7f Totale Settori di attività M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 2 2 3 3 Agricoltura
Foreste, caccia e pesca
Ind. estr. e manifatt. ~ ~
Ind. costr. e inst. imp. 1 1 I 1 2 2
Ener. elettr., gas, acqua — ~
Commercio Trasporti e comunic. Credito e assicuraz. Servizi ~ ~ Pubblica amministr. 1 1 1 1 1 1 i o Turismo 1 1 2 1 3 Liberi professionisti Insegnanti, dip. M.P.I.
Sanità ~ —
CC., G.d.F., C.F.S. Altri
Tabella 12. Comune di Moiola
annt 6 1 0 1 1"1 4 1 5 0 9 2 0"2 4 2 5 2 9 3° -3 4 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 > 7 4 Totale
Settori di attività anni
Agricoltura 1 1 1 2 2 5 6 3 4 5 5 9 12 4 4 1 1 1 1 31 37
Foreste, caccia e pesca 1 1 1 31 37
Ind. estr. e manifatt. 2 4 3 4 5 7 6 6 8 8 3 3 4 4 1 1 32 12 37 12 Ind. costr. e inst. imp.
Ener. elettr., gas, acqua 2 2 1 1 1 2 2 2 2 5 5 3 3 32 12 37 12 Commercio Trasporti e comunic. 1 1 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 1 2 2 1 1 1 1 1 3 10 12 3 Credito e assicuraz. 2 1 2 2 1 1 3 5 Servizi 3 5 3 4 6 1 1 1 1 1 1 18 3 Pubblica amministr. Turismo 1 2 2 1 1 1 1 3 9 18 3 Liberi professionisti 1 2
Insegnanti, dip. M.P.I. 1 1 —
Sanità 1 1
7
CC., G.d.F., C.F.S. — —
Altri 1 1 1 1 —
Bambini, scoi., stud.
In cerca di occupazione 7 20 7 18 9 21 3 2 1 1 1 1 1 1 2 23 1 2 2 19 23 32 11 19 13 26 71 2 63 3 56 132 Casalinghe Pensionati Non identif. 2 6 1 5 1 3 1 6 8 2 5 12 7 3 6 8 5 17 10 4 2 23 1 2 2 19 23 32 11 19 13 26 71 2 63 3 56 132 Non pres. 2 4 1 1 1 1 1 1 3 4 5 5 1 3 3 1 2 2 1 1 17 26 TOTALI 9 24 8 19 10 22 7 19 8 20 16 28 18 24 13 22 13 26 20 37 20 36 14 32 13 24 24 35 11 19 13 26 217 413
Si inizia rappresentando quella delle valli Po-Bronda-Infernotto, zona carat-teristica e con stretta analogia a varie parti del Piemonte montano.
Si tratta di una valle principale molto ampia fino a tre quarti del suo percor-so e che assume caratteristiche alpine ad iniziare dallo sbalzo altitudinale re-pentino, soltanto nell'ultima parte del-la sua asta valliva; ai suoi fianchi sono poste delle piccole convalli.
La situazione della popolazione è foto-grafata oltreché globalmente (tab. 7), anche in due Comuni: Ostana (alt. m 1250), posto nell'alta valle e Pagno (alt. m 362) al centro dplla Valle Bron-da (tabb. 8 e 9).
L'obiettivo si sposta su una vallata al-pina da considerarsi da manuale, tale è perfetto il susseguirsi degli orizzonti botanici; si tratta della valle Stura di Demonte, interessante anche perché è stata oggetto di una consistente azione di bonifica montana.
Dalla situazione globale di valle (tab.
Tabella 13. Comunità Montana, Valli Gesso, Vermenagna e Pesio 10 11 -14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 37 66 41 69 49 74 58 95 83 148 146 235 201 303 37 2 3 4 5 3 5 4 6 7 11 8 11 61 133 143 239 232 290 187 204 195 205 164 181 161 182 83 83 117 119 106 106 115 117 137 137 130 130 117 117 2 2 8 8 29 29 21 22 13 13 9 9 12 12 11 43 24 73 30 82 42 88 50 103 53 105 52 90 2 5 28 35 85 90 70 77 78 86 67 73 41 46 4 8 7 9 8 9 6 6 5 5 4 5 116 1 164 135 178 123 146 85 118 80 105 46 77 55 79 116 1 1 11 25 16 29 16 17 27 31 21 21 18 18 7 37 27 47 35 55 21 37 27 45 23 46 27 56 2 2 8 8 6 6 1 1 1 1 4 4 3 3 25 20 50 9 27 10 24 2 12 5 12 5 2 26 6 30 14 36 5 14 14 27 8 26 2 2 4 4 5 5 3 3 10 10 5 5 4 4 25 77 53 107 37 64 37 44 27 34 28 30 22 26 1.546 630 1.241 333 645 58 108 19 22 16 37 34 49 4 7 1 1 1 1 87 220 402 373 399 388 441 4 5 3 5 4 4 4 13 11 16 17 28 31 49 56 123 21 49 8 18 7 13 4 4 2 2 4 1 2 39 12 25 26 45 31 69 75 113 40 66 39 68 37 56 46 66 1.585 646 1.271 746 1.489 739 1.436 901 1.642 751 1.365 810 1.466 791 1.465 842 1.623 Settori di attività Agricoltura
Foreste, caccia e pesca
Industria estrattiva e manifatturiera Industria costr. e inst. imp. Energia elettrica, gas, acqua Commercio Trasporti e comunicazioni Credito e assicurazioni Servizi Pubblica amministrazione Turismo Liberi professionisti Insegnanti, diplomati M.P.I. Sanità
CC., G.d.F., C.F.S. Altri
Bambini, scolari, studenti In cerca di occupazione Casalinghe Pensionati Non identificati Non presenti TOTALI < 6 anni MF M 771 22 48 23 T a b e l l a 14. Comune di Roaschia < 6 6-10 11- 14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 anni Settori di attività Settori di attività M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF Agricoltura 6 12 4 7 1 1 2 2 3 3 5 6 Foreste, caccia e pesca
Ind. estr. e manifatt. 1 1 2 2 3 2 2 3 3 Ind. costr. e inst. imp. 2 2 I 1 Ener. elettr., gas, acqua
1 Commercio 1 1 1 1 1 I 1 Trasporti e comunic. 1 1 2 2 1 2 1 1 I Credito e assicuraz. Servizi 2 3 2 3 2 2 1 1 Pubblica amministr. 1 1 Turismo I 1 1 1 2 Liberi professionisti Insegnanti, dip. M.P.I. Sanità
CC., G.d.F., C.F.S.
Altri 1 2 1
Bambini, scoi., stud. 6 10 8 14 12 22 4 /
50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 > 7 4 Totali anni M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF 196 319 96 170 97 121 43 48 15 18 7 10 1.069 1.676 9 10 4 4 1 1 42 56 124 141 62 63 29 29 6 6 1.364 1.673 91 92 67 67 25 25 6 6 1 1 995 1.000 5 5 3 3 102 103 54 91 23 38 21 28 13 18 1 2 2 2 376 763 37 43 17 17 2 4 427 476 3 3 4 4 41 49 32 52 23 35 13 18 6 6 1 2 1 715 981 27 27 15 15 8 8 160 192 17 36 20 30 10 18 5 5 2 2 1 221 415 4 4 1 1 1 1 1 1 29 29 7 19 6 16 5 9 67 197 7 19 9 10 6 7 2 3 73 203 7 7 1 1 41 41 15 19 13 17 14 17 5 5 3 2 4 278 447 2.588 5.096 1 1 57 96 391 221 162 84 52 67 _ 3.287 129 273 177 448 568 1.082 576 1.115 478 1.017 485 1.187 2.543 5.365 1 1 1 1 3 45 97 21 44 20 37 21 32 15 29 17 26 11 27 456 790 787 1.597 561 1.198 821 1.564 678 1.326 516 1.124 507 1.299 11.689 23.032
10) si prendono in considerazione due Comuni: Argenterà (alt. m 1684), po-sto al culmine della valle e Moiola (alt. m 689) al suo inizio (tabb. 11-12). È quindi preso in esame un gruppo di valli: Gesso-Vermenagna-Pesio unifica-te in un'unica Comunità montana, con un'economia agricola-turistica e indu-striale.
Dalla situazione globale delle tre vallate (tab. 13), si passa a considerare due Co-muni: Roaschia (alt. m 820) nella Valle Gesso ad economia pastorale di transu-manza e Limone Piemonte (alt. m 1010) ad economia turistica (tabb. 14 e 15). Dall'esame attento ed obiettivo di que-sti dati, emerge una considerazione di fondo, che allo stato attuale delle cose, più che parlare di sviluppo, si deve la-vorare per un'azione di contenimento. Essa non può essere fine a sé stessa, cioè rappresentare una conservazione in modo statico di quanto esiste, ma deve prevedere le azioni necessarie per ottenere la trasmutazione di classi d'età con il rientro o il mantenimento in lo-co di giovani.
Perché questo possa avvenire, avendo ben presenti le situazioni di abitabilità effettive e potenziali delle varie zone, occorre che si inneschi un processo nuovo di considerazione dei problemi.
Tabella 15. Comune di Limone P.te
® 6-10 11-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 > 7 4 Totale
Settori di attività 3 n m a n n'
M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF M MF Agricoltura 5 8 5 5 7 9 4 6 6 11 7 10 9 13 6 13 4 14 7 9 4 6 3 6 1 2 68 112
Foreste, caccia e pesca 1
Ind. estr. e manifatt. 2 2 4 4 1 1 2 2 1 1 3 3 4 4 2 2 1 1 20 20 Ind. costr. e inst. imp. 5 5 2 2 6 6 11 11 14 14 21 21 7 7 9 9 7 7 4 4 1 1 87 87
Ener. elettr., gas, acqua 1 1 1 1 1 1 3 3
Commercio 4 2 7 6 14 6 17 5 15 9 18 8 11 4 7 1 4 1 1 1 3 43 101 Trasporti e comunic. 1 1 1 1 10 11 5 6 5 5 5 7 7 7 9 9 1 1 1 44 49 Credito e assicuraz. 1 1 1 1 3 3 1 1 1 1 7 7 Servizi 7 11 7 10 10 12 9 17 10 12 5 11 4 7 2 2 2 3 1 1 1 57 87 Pubblica amministr. 2 3 4 5 1 1 9 9 3 3 1 1 8 8 2 2 1 1 31 98 33 Turismo 1 10 15 16 21 12 14 16 21 10 13 12 19 5 9 7 8 6 7 2 2 2 2 31 98 132 Liberi professionisti 2 2 2 2 4 4
Insegnanti, dip. M.P.I. 2 3 2 1 5 1 1 1 1 15 6
Sanità t 1 1 2 3 1 1 1 1 1 5 15 6
CC., G.d.F., C.F.S. 1 1 1 1 2 2 3 3 2 2 2 2 11 11 Altri 2 3 2 4 1 1 1 2 3 3 2 2 1 1 2 2 2 2 1 1 17 21 Bambini, scoi., stud. 54 115 66 131 66 114 33 73 5 7 2 2 226 442
Esso deve poggiare su alcuni presuppo-sti di base, di preparazione morale e psicologica e di assestamento sociale ed economico.
Se queste premesse non avessero a con-cretizzarsi, è evidente che dall'attuale situazione umana non vi è da aspettarsi una evoluzione positiva.
Di questo, senza spirito polemico o di inutile saccente denuncia, occorre ren-dersene ben conto, avendo presente che l'irrazionale copertura del territorio, lo sfruttamento anomalo delle risorse pri-marie, rende l'intero sistema economi-co regionale asimmetrieconomi-co e quindi se-riamente carente.
L'AUTONOMIA
QUALE ESIGENZA DI VITA
Non può essere affrontato il problema della montagna senza tener conto, co-me da antichi nuclei territoriali monta-ni si siano formati nella zona alpina e talvolta oltre, alcuni stati moderni. Ne è un esempio tipico la stessa Italia, creata dall'evolversi del primitivo nu-cleo savoiardo-piemontese.
Stabilendo opportuni paralleli, si pos-sono avere interessanti dati di raffron-to con la situazione di altri stati, tra cui quelli tipicamente alpini quali la Svizzera e l'Austria.
Da questa analisi emergono delle im-portanti indicazioni sul tipo di organiz-zazione politico-amministrativa neces-saria per assicurare con la dovuta auto-nomia funzionale, la vita alle zone montane.
È tempo innanzi tutto di non più im-porre dei modelli, ma di rendere la gente protagonista effettiva del suo do-mani.
La strada è lunga e difficile, si tratta di un lavoro generazionale, un messaggio che gli uomini seri ed onesti del nostro tempo devono lanciare e consegnare ai giovani perché ne traggano motivo, ispirazione, fiducia per un loro modo d'essere.
Occorrono in sintesi:
— un modello di sviluppo diverso — un modello statuale diverso — una democrazia, vera democrazia
— un'autonomia effettiva e ripetendo il titolo efficace di un recente interessante saggio di Sandro Fontana, professore di storia contemporanea all'Università di Pavia: «un'autonomia della cultura -una cultura delle autonomie».
Se non si affrontano questi problemi, se si tralascia di dare ad essi una rispo-sta valida, non si fa altro che costruire sulla sabbia.
Si possono prospettare delle soluzioni valide che però si fermano e si dissol-vono nelle strette di un sistema non at-to a recepire in chiave risolvente gli in-cipienti problemi umani ed economici. Nel dare questo indispensabile respiro alle soluzioni, si è ben lungi dall'essere utopistici. Sarebbe un serio errore si-glare con il marchio dell'utopia tali im-postazioni.
Occorre comprendere che non si tratta di idee troppo grandi per poter essere realizzate e se vi è vera volontà non portano lontano nel tempo.
Occorre avere fantasia, fede e non ave-re paura del nuovo, è indispensabile non morire nel vecchio, gli uomini de-vono ogni giorno, specialmente se si trovano in condizioni difficili, aprire nuove finestre, vedere in modo nuovo i vecchi orizzonti, camminare verso nuo-ve frontiere che devono anuo-vere quale meta l'antropizzazione razionale delle zone abitabili, in un reciproco rispetto e con una politica nuova delle risorse primarie.
E l'unica strada che possa percorrere l'uomo per uscire dal ripetersi del mo-dello biblico della Torre di Babele, del progresso fine a sé stesso, che tale più non è e si autodistrugge.
Con questo dissertare non si va lonta-no dai crinali delle lonta-nostre valli o dai pendii delle alte colline della Langa o del Monferrato, dai borghi e dai tetti di questa nostra gente e dai loro blemi. Anzi si penetra nella radice pro-fonda, essenziale che è quella di poter abitare questi luoghi in modo diverso. Per ottenere dei risultati, per iniziare a ribaltare una situazione di morte in una prospettiva di vita, è necessario l'impegno di tutte le forze, tenace e co-stante, senza soste o tentennamenti. Occorre un modo nuovo di vivere nelle zone abitabili della montagna e noi
li-mitiamo il discorso al nostro angolo di visuale anche se ha prospettive e di-mensioni planetarie.
L'effetto demografico drenante che si è verificato nelle nostre valli e nelle alte colline, ha interessato in misura mas-siccia l'intero sud d'Italia, cosi come altre vaste zone del nostro continente ed è in atto in modo enorme in altre parti della terra.
Cosa voglia dire per soli fini produttivi settoriali sradicare delle intere popola-zioni dalle loro terre e porle senza una adeguata politica della casa e delle strutture sociali, nella periferia di una grande città o nel suo vetusto e fati-scente centro urbano, è cosa purtroppo più che nota, cosi come è conosciuto l'abbandono dei villaggi delle nostre valli, delle fattorie e delle terre delle al-te colline.
A questo punto vi è da considerare quale tipo di sviluppo o meglio di vita, di contenimento organico, si può porre in essere per le nostre zone, invertendo il modello negativo in atto. Ed è su questo che occorre ragionare partendo dalle radici dell'albero, non dai rami. Occorre ridare alla vita di ciascuno di noi, di ogni nostro simile, una dimen-sione umana nella famiglia e nel la-voro.
Si tratta di sostituire al termine «urba-nizzazione» — quasi si volesse fare di ogni angolo della terra un agglomerato urbano — il termine «utilizzazione ra-zionale del suolo».
Ma sarebbe ben poca cosa mutare una parola, occorre modificare una menta-lità, quella ancorata al fatto che il solo modo di portare la civiltà, sia il model-lo urbano.
No, prima di tutto, innanzi tutto, esi-ste un modello umano fatto del giusto equilibrio fra il rurale e l'urbano, co-struito dall'uomo per l'uomo, non da qualche uomo per suo comodo a scapi-to degli altri uomini.
Questa è la base della vera civiltà, quella che cancella l'egemonia econo-mica e culturale.
Nell'aprile dell'ormai lontano 1945 è caduto definitivamente il regime fasci-sta, ma sono rimaste salde e integre le strutture del vecchio stato centrale, ne-gatore a fatti di una reale autonomia alle comunità locali.
I grandi partiti politici hanno costruito le loro strutture sullo stesso modello centralizzato dello stato, tendente a fa-gocitare tutto.
E ben vero che particolarmente in cam-po cattolico e fra gli autonomisti delle vallate alpine — si ricorda un discorso di De Gasperi del 1943 e la Carta di Chivasso sempre dello stesso anno — si sono levate più volte idee chiare e coraggiose sul ruolo reale delle autono-mie locali, ma il problema ha trovato il suo nodo di chiusura nella Carta costi-tuzionale, dove soltanto a parole si esaltano le autonomie locali.
Lo stesso timore che aveva bloccato all'indomani dell'assemblaggio politico della penisola, lo spirito aperto dei re-gionalisti illuminati quali il Cattaneo, ha soffocato anche in questa occasione il cammino dell'autonomia.
All'insegna di un inesistente pericolo all'unità d'Italia, si prevedono, con so-luzioni a metà, delle Regioni che ve-dranno la luce soltanto molti anni do-po, in mezzo a difficoltà di ogni tipo. Le Regioni a statuto speciale meritano una storia a parte e alcune di esse, par-ticolarmente quelle dell'arco alpino, rappresentano momenti positivi di au-tentico governo locale.
La vita dei popoli, sempre, ma partico-larmente quando abitano regioni forte-mente modellate e incise dall'orografia, passa attraverso l'autonomia coordina-ta in un modello scoordina-tatuale unico, snello, ? moderno, efficiente.
Ma per far ciò occorrono tempi sicuri e sereni di democrazia per affrontare il , discorso della costituzione, che in uno
stato moderno non è un feticcio ina-movibile, ma segue le esigenze del pae-se reale, plasmandosi sulle stespae-se. E una battaglia da tempi lunghi, ma da non tralasciare, mentre nell'immediato si devono usare volgendoli al massimo bene gli strumenti di cui si dispone. Su questa strada, anche se non hanno ancora raggiunto gli obiettivi istituzio-nali fiistituzio-nali, vi sono le Comunità monta-ne, eredi di antiche autonomie, che se
Fig. 3. Frazionamento fondiario e un antico borgo di
alta valle. Qualche anno or sono era cosi, poi è arrivato il progresso sotto forma di un'incontrollata lottizzazione fondiaria.
Fig. 4. La volontà dell'uomo, ma anche le leggi valide possono difendere
ben guidate ed animate e non soltanto lottizzate politicamente, possono costi-tuire un ottimo strumento di governo locale di assemblaggio organico delle autonomie comunali, sollevandole dal-lo sterile campanilismo.
Questa è la strada giusta, quella dell'obiettivo da raggiungere, della me-ta del viaggio '80-2000, se si vuol vime-ta e non morte, se si vuol avere un territo-rio organicamente organizzato nel ri-spetto delle sue vocazioni e ponendo gli uomini in condizioni umane di vita.
UNA PROPOSTA
DI ASSESTAMENTO SOCIALE ED ECONOMICO
Questo nostro studio può riferirsi alle Alpi in generale, ma in particolare a quelle piemontesi.
Per dare una base sicura ad una tratta-zione di economia montana occorre in-nanzi tutto determinare in termini so-ciali ed economici l'unità di misura geografica, il tipo di aggregazione na-turale sul quale applicare i parametri economici.
È necessario valutare l'influenza che hanno avuto e hanno oggi gli «habi-tat» naturali e gli orizzonti botanici ai fini sociali ed economici e quali sono state le conseguenze quando sono stati violati.
Occorre cercare di attenuare gradual-mente le modificazioni provocate dai fatti storici, tendendo ad ottenere il ri-torno alla normalità.
La geografia nelle sue diversificazioni è la scienza di base per lo studio e l'im-postazione dei problemi economico-sociali delle zone montane.
Occorre conoscere in ogni suo aspetto la tipologia di questi territori, perché essa determina e influenza costante-mente il modo di evolversi o di stabi-lizzarsi della copertura umana.
Le conseguenze di questi fenomeni si ritrovano infatti nelle caratteristiche di uso del territorio, nella diversificazione delle produzioni e degli scambi, in una parola dei processi economici nella lo-ro interezza.
La catena alpina è un sistema orografi-co, che è stato costantemente abitato dall'uomo pur nei limiti spaziali impo-sti dall'altimetria, anche se talvolta, come già detto, falsati da eventi storici esterni.
In un sistema orografico di tale tipo, la valle o il gruppo di valli, il tavolato o l'altipiano, sono le unità di misura spa-ziale che possono contenere, non tra-scurando le integrazioni esterne, com-pleti fenomeni economico-sociali e di organizzazione politico-amministrativa. È necessario a questo punto formulare un'esatta definizione della valle, intesa appunto quale unità-base di misura nel sistema fisico ed umano della monta-gna.
La valle si può affermare che è quella porzione di territorio racchiuso, in alto da una catena di testata o di passo a seconda della formazione geologica e del susseguente modellamento dei ghiacciai, sui due lati da dorsali spar-tiacque degradanti dall'alto al basso e contenente un sistema idrografico co-stituito da un corso d'acqua principale e dai suoi affluenti che discendono dai valloni laterali-secondari, ove si ripeto-no le fasce altimetriche del solco valli-vo principale.
Fig. 5. Perché è necessario l'assetto fisico: l'effetto di una valanga.
Al basso la valle intesa quale territorio classificato montano, deve chiudersi assolutamente sul finire dei rilievi, sen-za includere zone prive di caratteristi-che di effettiva montanità.
L'obiettivo di fondo che si deve conse-guire, come già accennato, deve essere quello di conservare, ottenendone all'interno una trasposizione di ringio-vanimento, un'equilibrata copertura umana del territorio, individuando le zone abitabili in modo stabile e quelle soggette alla sola utilizzazione econo-mica, quali i boschi ed i pascoli. Tutto questo prescindendo, pur tenen-dole ben presenti, dalle situazioni uma-ne in atto.
L'assetto che deve essere dato al terri-torio tende a tre livelli di soluzione dei problemi e cioè: fisico - sociale - eco-nomico, intimamente interconnessi se si vuol ottenere l'equilibrata utilizza-zione del territorio stesso, con l'impo-stazione di un'economia polivalente e integrata con quella delle altre zone. Prima di esaminare gli aspetti partico-lari legati ai tre livelli di assetto, occor-re poccor-recisaoccor-re che è necessario innanzi tutto procedere con la regolamentazio-ne dell'uso del suolo.
Infatti nessuna scelta economica e so-ciale può essere collocata su un territo-rio se non si può disporre dello stesso, cioè le scelte urbanistiche devono esse-re stesse-rettamente coresse-relate alle altesse-re. Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda le infrastrutture gene-rali d'assieme.
Le strade, gli acquedotti, le fognature, gli elettrodotti, non sono opere fini a sé stesse, ma sono bensì la logica con-seguenza che accompagna le scelte di uso e di abitabilità di un territorio. Stabiliti questi presupposti vi è da af-frontare il problema degli assetti. Quello fisico passa attraverso la solu-zione dei problemi relativi alle frane, alla regimazione dei corsi d'acqua, alle valanghe e cioè a quelle opere che sono fondamentali per assicurare la tranquil-lità di vita su un territorio.
L'assetto sociale è, costituito dalle solu-zioni relative alle scuole, alla sanità, al-la cultura, al tempo libero, alle iniziati-ve di istruzione permanente degli adul-ti, cioè a tutto un complesso di scelte che sono indispensabili per rendere
abi-tabile un territorio e si tratta di proble-mi inscindibili da quelli econoproble-mici. Non è possibile stabilire fra l'assetto sociale e quello economico una scala di priorità, l'uno è indispensabile all'altro per assicurare le condizioni di vita. In questa rapida e sintetica carrellata, rimane da esaminare l'assetto economi-co che si artieconomi-cola su più economi-componenti. Date le caratteristiche dei luoghi vi è da porre in evidenza innanzi tutto l'agricoltura, intesa in un modo com-pletamente nuovo rispetto alle vecchie impostazioni.
All'agricoltura si accompagna il turi-smo valutato però quale attività econo-mica che veda l'effettiva presenza atti-va della gente del luogo, l'artigianato specializzato, la partecipazione ai feno-meni d'industrializzazione all'interno e all'esterno dei territori montani. Il tut-to è completatut-to dal settut-tore del terziario inteso nelle sue componenti dell'arti-gianato di servizio, del commercio, dei trasporti, dei servizi generali e della pubblica amministrazione.
Si è detto che l'agricoltura va imposta-ta con concetti nuovi; occorre restituire le varie zone alle loro naturali vocazio-ni, che troppe volte per situazioni uma-ne contingenti, sono state ampiamente disattese.
La vocazione delle nostre valli è in lar-ga massima preminentemente fo-raggero-zootecnica, con ai piedi la viti-coltura, la fruttiviti-coltura, l'orticoltura delle fasce basse.
Occorre quindi procedere all'imposta-zione di un piano foraggero che, a se-conda delle altimetrie dei luoghi, si de-ve articolare sugli erbai, sul mais da si-los, sui prati polifiti con impianto tra-dizionale o sul sodo, sulla trasemina quale metodo di miglioramento dei prati-pascoli e dei pascoli permanenti delle quote più elevate.
Si pone quindi innanzi tutto il problema della costituzione e del funzionamento di un vero servizio di assistenza agraria-sociale che, gestito dalla gente del luogo, ripercorra il cammino delle indimentica-bili cattedre ambulanti d'agricoltura, adeguandosi ai tempi e alle esigenze. Vi è da dire che la vera assistenza agra-ria e sociale fatta da équipe valide e preparate e non raccogliticce, rivolta al nucleo della famiglia contadina nella
sua interezza, costituisce la chiave di volta di tutta la proposta di assesta-mento per quanto si riferisce all'agri-coltura.
L'impostazione zootecnica non potrà essere soltanto bovina, ma anche ovina e caprina, al fine di permettere un'uti-lizzazione completa di tutte le risorse foraggere, una più razionale ripartizio-ne dei rischi di capitale e un più solle-cito riavvio dell'economia, là dove la zootecnia maggiore sta ristagnando per carenza di capi, a causa del dissesto socio-economico delle singole aziende. Circa la zootecnia maggiore, se attuata in forma cooperativistica, un indirizzo di sicuro interesse — nelle nostre zone, data la presenza di razze autoctone quale ad esempio la Piemontese — può essere rappresentato dalla costituzione di centri di allevamento di vitelle da portare allo stadio della gravidanza ac-certata. In tal modo si può evitare la svendita e l'avvio al macello degli alle-vi a causa delle carenze economiche e di mano d'opera delle singole aziende e si costituiscono dei serbatoi di riforni-mento per la rimonta degli allevamenti anche di altre zone.
Continuando nel discorso principale, è evidente che dal punto di vista organiz-zativo aziendale, pur nella difesa atten-ta e razionale del nucleo familiare diretto-coltivatore, è indispensabile — al fine di rendere pratici ed attuabili questi discorsi — che lo stesso possa inserirsi quale parte attiva, in strutture cooperativistiche di coltivazione in co-mune delle terre, di uso partecipativo delle macchine agricole, di allevamento sociale del bestiame, o almeno di ac-quisto collettivo dei mezzi di produzio-ne e di conseguente vendita comuproduzio-ne dei prodotti.
Soltanto in tal modo è possibile rende-re attuabile un'indispensabile azione volontaria di riordino fondiario, oltre a razionalizzare le partecipazioni a part-time e la pluriattività.
Infatti, mentre alcune attività aziendali di coltivazione e di allevamento posso-no svolgersi in modo cooperativistico a seconda della composizione dei nuclei familiari sia per sesso che per età, è possibile completare il quadro del red-dito con altre attività d'allevamento e di coltivazione che si organizzano a
ci-Fig. 8. L'aratro a chiodo di ieri.
Fig. 10. i moderni trasporti agricoli in montagna.
Fig. 11. Il controllo sanitario e selettivo del bestiame.
Fig. 12. Strade nuove per la montagna, ma salvando il paesaggio e l'ambiente.
Fig. 13. Un prato poliiita nuovo: l'aumento della produzione foraggera è una ricchezza
per la montagna.