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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.1999, 25 agosto

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G A Z Z E T T A SETTIM ANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

A nno X X X IX - V oi. XL III

F iren ze,

25 Agosto 1912

SOMMARIO : La Chiesa del Socialismo — La politica commerciale italiana — E. Z., Corrispondenza

da Napoli. Statistica Comunale — L ’ azienda dei sali in Italia — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Prof. N. Gobbi, Il Monopolio dell’ assicurazione sulla vita - Achille Necco, I prezzi delle merci in Italia nel 1910 - Prof. Dott. Vittorio Racah, Per la difesa contro la filossera — RIVISTA ECONO'

MICA E FINANZIARIA : L ’ Istituto Internazionale di Agricoltura - Il movimento delle Società per

Azioni in Italia - Sugli scioperi in Italia — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio della Francia - Il commercio Inglese — Le condizioni del commercio ed industria nella Provincia di Vicenza — Cronaca delle Camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.

La Chiesa del Socialismo

Le gravi difficoltà tra cui si dibatte il So* cialismo italiano per i dissensi che lo dilaniano, hanno fatto perder la testa ai Capi i quali non potendo più senza pericolo occuparsi delle que­ stioni concrete ed attuali, si abbandonano con

una voluttà incomprensibile a fantasticherie

esposte con linguaggio tutto traboccante di ag­ gettivazioni, quasi volessero stordirsi per non vedere quello che li circonda.

Un opuscolo di Tullio Colucci con prefa­ zione di Filippo Turati ci ha prodotta la piu penosa impressione, tanto ci sono apparsi eccessivi il misticismo ed il trascendentalismo di cui sono piene quelle pagine.

Nella prefazione del Turati pare di leggere in alcuni brani il discorso che il Manzoni mette in bocca a San Carlo Borromeo quando riceve 1’ Innominato. Basta cambiare la parola « Socia­ lismo » in quelle « grazia divina » e tutto il re­ sto corre egualmente ed ha g li stessi concetti. « Non importa cercare cosa sia il Socialismo: è un quid che vive in noi, quando c ’ è, e che si ma­ nifesta come una tendenza ad agire in un dato senso. Esso non si può voler acquistare, ma « c’ è o non c’ è » od anche : « esso è vero sempre ad un modo, comunque si esprima o si atteggi, purché v i animi e vi muova e vi susciti, e su­ sciti ed animi e muova e trasformi ciò che è a voi d’ intorno, non importa sotto qual formula, non importa verso qual meta ».

Confessiamo il vero, questo modo di conce­

pire il Socialismo ci sembra un tentativo, non serio però, di salvarlo dal naufragio nel quale i dissensi profondi dei Capi minacciano di tra­ volgerlo.

Come ? voi ammettete un Socialismo che si

adatta a qualunque formula e che può avere

qualunque meta ! Socialismo sindacalista o rifor­ mista, o rivoluzionario, o integralista, per voi è lo stesso ?

Ma se ciò fosse, come mai vi dividete e vo­ tate le espulsioni ?

E se esiste questo Socialismo trascendentale che sta al di fuori e al disopra di tutte le forme del Socialismo concreto, di quello cioè che vive della vita umana, in che consiste? come lo defi­ nite ? perchè dichiarate che è indefinibile ed inaf­ ferrabile ? Ed è per questa vostra incertezza di pensiero che invocate la « fede » che, con una aggettivazione contraddittoria chiamate « ragio­ nevole ». Come volete che il popolo distingua la vostra fede ragionevole da quella cieca che gli domanda la Chiesa ? Se non sapete voi stessi dirgli che cosa è il Socialismo, e imitate la Chiesa che fa dire al Cristo ego sùm qui sum ?

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530 1, ECONOMISTA 25 agosto 1912

ingenua sincerità di pensiero per nascondere l’artifizio.

Questo Socialismo, voi dite, per « sentirsi più leggero e più libero, per evitare disavven­ ture, anclie si stacca dalla zavorra perigliosa delle idee, che paventa 1’ urto di altre idee o la smentita dei fatti : vaneggia, un istante, nel­ l’ anacronismo artificioso di un mito solitario ; poi se tocca appena la terra, ne rimbalza sde­ gnoso e sgomento, come della propria profana­ zione ignominiosa, e rivola in alto, dove l’oc­ chio più non lo segue, più non lo scerne. Ed allora soltanto, si palpa e si ritrova, e sente di essere il vero, il grande Socialismo, non di un tempo o di una scuola, di una nazione o di una classe, ma il Socialismo sempiterno della uma­ nità sompiterna.... ».

Eh via ! queste sono chiacchiere che hanno la pretesa di parere filosofiche, ma che in verità sembran degli isterismi ; il Socialismo che rim­ balza come un pallone, che sparisce in alto ed allora può palparsi, riconoscersi eco. queste cose si sono lette nel Kempis o nelle lettere di santa Caterina.

Non possiamo ammettere che uomini che hanno l’ ingegno e la cultura del Turati e del Colucci, parlino sul serio un linguaggio simile e vogliano che il popolo lo comprenda con « fede ragionevole ». Qui siamo in piena Chiosa che co­ manda il credo quia absurdum, che vuole la sottomissione al mito, la evirazione del pensiero.

I popoli sono assillati da problemi concreti e precisi che premono da ogni parte ed hanno bisogno di avere designata la linea di condotta da seguire per risolverli nel miglior modo. E voi imitate la Chiesa e date per guida la fra­ seologia più complicata e più indefinibile; e men­ tre sono palesi ed evidenti i vostri dissensi im­ maginate che al di là di essi vi possa essere e vi sia qualche cosa che vi suscita, vi muove e vi- trascina. E poiché questo « qualche cosa » non sapete dire che sia, di che natura sia, come si concreti e si mostri, nasce il sospetto che il solo impulso che vi fa suscitare, muovere e tra­ sformare venga appunto dai vostri personali dis­ sensi, che invano cercate di nascondere e di di­ minuire.

Non siamo e non saremo mai socialisti, ma perchè altro attendevamo dal Socialismo, ci sen­ tiamo addolorati di vederlo così miseramente de­ perire e tentare di vivere assumendo le forme ed

il linguaggio di una Chiesa.

La politica commerciale italiana

Y .

Gli effetti' delle Convenzioni a cui si è accen­ nato nell’ articolo precedente e che riguardano il periodo 1881-1890 sono dal comm. Stringher rias- ! sunti nel seguente modo: prima riporta la tabella ! delle importazioni ed esportazioni delle merci nel ! commercio speciale e quindi riepiloga il significato I di quelle cifre rilevando che « nei primi tre anni,

| le importazioni si tennero a una media di 1.230

milioni di lire, nel 1884 salirono a oltre 1.300 milioni ; ma per elevarsi ancora negli anni 1885 e 1886 a 1.460, e toccare nel 1887, la cifra di 1.605- milioni di lire, non più raggiunta per pa- ! recchi anni. Ma è noto che a ingrossare di tanto le importazioni di quel triennio contribuirono varie notevoli circostanze ».

E qui l’ Autore enumera alcune di tali cir­ costanze e prima di tutto gli anticipi di impor- 1 fazione di zucchero, caffè e petrolio nella previ­

sione di aumenti di dazi che furono infatti più tardi applicati; il grande consumo di materiali per l’ industria edilizia la quale fu anche « spe­ culazione ardita e vibrata, che poi condusse a

1 grave e lunga crisi con perdita di ingenti capi­

tali immobilizzati » ; la maggiore importazione di materiali necessari per la effettuazione di un ' nuovo e largo piano ferroviario; e infine le an­ ticipate provviste, nel 4887, di fronte all’attesa

| applicazione della nuova tariffa doganale, entrata

in vigore nei primi mesi del 1888.

Queste anticipate importazioni, l’ aumento dei dazi portato dalla nuova tariffa e sopratutto la rottura delle buone relazioni commerciali alla Francia fecero scemare le importazioni totali nel 1888 da 1.605 milioni a 1,175 nel 1887; quelle dalla Francia si ridussero da 326 a 150 milioni; nei due anni successivi però vi fu una sensibile ripresa a 1.391 milioni nel 1889 ed a 1.320 nel 1890.

In quanto alle esportazioni esse si manten­ nero per sette anni stazionarie intorno alla cifi'a di 1.050 milioni, salva la depressione del 1885 in cui scesero a 950 milioni.

E qui l’ Autore scende ad analizzare in modo particolare così per le singole più importanti voci, come per le principali provenienze e de­ stinazioni il commercio internazionale italiano, per venire poi a considerare le differenze tra le

S importazioni e le esportazioni e notare che :

« mentre nel primo triennio (1881-1883) l’ ecce- ! denza delle importazioni si mantenne in misura

| quasi insignificante (75 milioni nei primi due

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25 agosto 1912 L ’ ECONOMISTA 531

ragguardevoli negli anni successivi » fatto que-- j st’ ultimo determinato sia dai provvedimenti do- ganali, sia da una significante diminuzione del commercio di esportazione (anni 1888-1890). Ma ehi esamini quel movimento, fa notare l’Autore, non può dimenticare che appunto nel detto pe­ riodo « passato il momento ottimista dell’aflret- tata abolizione del corso coattivo della carta-mo­ neta — cui si provvide con un prestito di 644 milioni di lire, nella più gran parte collocato ;

all’estero e riscosso in oro — si ricadde in uno j

stato di crisi latente, e in un periodo di de­

biti ingenti ; creati per fronteggiare le spese di |

esecuzione del vasto piano ferroviario, anch’esso j affrettatamente disegnato, e in contrasto col rac­ coglimento che l’ Italia avrebbe dovuto imporsi in seguito all’abolizione della tassa sulla maci­ nazione dei cereali, e alla decretata ripresa del baratto dei biglietti in ispecie metalliche ».

« Gli omeri dell’ Italia — prosegue lo Striti- gher — non erano tanto robusti da sopportare | il peso di debiti nuovi accesi per masse, ripe- tentisi ogni anno. Il prodotto delle obbligazioni emesse per coprire le spese ^di costruzioni fer­ roviarie, nei soli quattro esercizi 1886-87 e 1.889- 1890, ascese complessivamente a 628 milioni di lire; epperò la più gran parte di essi dovette riversarsi all’estero, traendo fiduciariamente e fiduciosamente sull’ avvenire. Se ne vedranno più tardi le conseguenze finali : ma le conseguenze immediate non potevano non riflettersi anche sulla struttura dei nostri commerci. Nell’espor­ tazione, a molti milioni di merci si sostituirono molti milioni di titoli, una parte dei quali saldò la bilancia commerciale; come si trae dall'anda­ mento del corso dei cambi, che si mantenne in pieno favore, o relativamente favorevole, in sino a che vi furono- rendite e obbligazioni da man­ dare fuori d ’ Italia, e in sino a che si trovarono mercati pronti ad accoglierle, per salire improv­ visamente a mete dolorose quando vennero a stringersi e i titoli e il credito.

« E del resto -— conclude lo Stringher — non vi è periodo che si assomigli a quello tra­ scorso tra il 1888 e il 1890, nel quale le incer­ tezze, i mutamenti e le radicali trasformazioni degli ordinamenti doganali ebbero tumultuario influsso sull’ andamento degli scambi dell’ Italia con l’ Estero: cosicché il predetto decennio si può considerare come un periodo eccezionale della vita mercantile italiana, come un periodo in ­ quieto di transizione fra il vecchio regime e quello nuovo, instaurato coi negoziati e con l’ as­ setto del regime convenzionale, quali si svolsero e si fissarono fra il 1892 ed il 1898 ».

Questi giudizi dello Stringher sul periodo

cosi difficile attraversato dalla economia italiana vanno atteutamente considerati poiché in brevi e misurate parole delineano gli errori commessi.

E veramente si può dire allora che gli uomini di Stato italiani procedettero con una unilateralità di vedute che oggi non può a meno di m eravi­ gliare. Considerati a se i singoli fatti, abolizione della tassa sulla macinazione, abolizione del corso forzato dei biglietti mediante un prestito all’ estero, emissione di obbligazioni ferroviarie, rottura dei rapporti commerciali colla Francia, rivestono cia­ scuno una limitata importanza.

Ma l’ aver voluto fare tutte queste cose as­ sieme senza pensare alla relazione che passava tra loro ed alla ripercussione di un fatto sul­ l’altro, ha determinato la grave crisi che in quel tempo attraversò la nazione.

Fu opera saggia abolire la tassa di maci­ nazione, la quale, allora in cui erano scarsi i molini a vapore, dava origine a grandi abusi ; ma fu non saggio indebolire il bilancio quando si voleva tentare di abolire il corso forzato dei biglietti.

Nessuno può negare che fosse 'conveniente e sotto l’aspetto polìtico e sotto quello economico di aumentare il numero dei chilometri di ferro­ vie ; ma concepire un piano cosi vasto che im­ portava l’emissione all’estero di molte diecine di milioni di obbligazioni, quando si era appena fatto un prestito per l’abolizione del corso for­ zato, fu opera dannosa alla economia del paese. Aggiungere poi a questi atti di per se stessi gravissimi, una politica doganale prima incerta, poi ardita provocando una grave crisi nel com­ mercio all’estero, fu il colmo delia imprevidenza. Non è da meravigliarsi quindi se la crisi durò lungamente e se si manifestò così intensa.

Fortunatamente il periodo successivo ripara in parte agli errori commessi e rende possibile il risveglio economico della nazione.

CORRISPONDENZA DA NAPOLI

Statistica, Comunale

18 Agosto L ’ articolo, pubblicato nell’ Economista deì- l’ i l corrente, intorno alla popolazione della città di Firenze al 30 giugno 1911, e tratto da un lavoro demografico di cotesto Ufficio comunale di statistica, m’ invoglia a farvi cenno d’ una pubblicazione, in parte analoga, che vede la luce qui in Napoli.

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532 L ’ ECONOMISTA 25 agosto 1912

fascicoli mensili. S’ intitola Bollettino mensile di Statistica e Topografia. Quest’ ultima parola già vi dico che i dati puramente statistici non co­ stituiscono l ’ unica materia della detta pubblica­ zione. Sono abbondanti, sì, e particolareggiati, ed occupano circa una metà di ciascun fascicolo; ma l’altra metà è intesa, in più modi che va­ riano volta per volta a fare ben conoscere Na­ poli e i suoi dintorni, nelle molteplici loro par­ ticolarità, ai cittadini e agli stranieri. Di fatti il Bollettino viene distribuito a studiosi, a bi­

blioteche, a Enti pubblici eco. ; non solo in Italia, ma anche nei più lontani paesi.

H o sott’ occhio il numero che per ora è il più recente, quello relativo al mese d’aprile 1912, abbellito da una diecina di nitide illustrazioni in fototipi. Nella rubrica N a p oli nelle descri­ zioni dei viaggiatori stranieri riporta, in origi­ nale e tradotta, una poetica pagina di Ippolito Taine. Il quale, osservano i compilatori, « ha ritratto il nostro paese quando questo (1864) apriva gli occhi a una luce novella e in esso incominciava a pulsare con ritmo d’ entusiasmo secondo quella vita civile, che, in un cinquan­ tennio, ha più che non paia, trasformato uomini, cose e istituti, facendo crescere il popolo napole­ tano d’ un terzo della sua popolazione, diminuire la mortalità, aumentare la media della vita, sfol­ tire l ’analfabetismo, non così come noi vorremmo, come l ’animo nostro ardentemente desidererebbe — è sempre tanto lontana la meta nell’ affannosa lotta per la conquista del meglio ! — ma certo con così evidente vantaggio sul passato, che non può non infondere forza e coraggio in quelli che lavorano e. che sperano. Se si leggono gli antichi scrittori di cose napoletane, specie quei pochi che s’occuparono d’ igiene, di statistica di econo­ mia politica, si vedrà a chiarissime note quale grande divario corra tra il popolo napoletano d’ un tempo e quello d’oggi, come in esso sia avvenuta una profonda trasformazione, quella trasformazione e quel progresso stesso che si rivelano in tutta Italia, in una p a rte p iù e meno altrove ».

Segue una indicazione delle principali sta­ zioni climatiche che a Napoli fanno corona, divise in cinque gruppi : 1) Stazioni climatiche lito­ ranee ; 2) id. insulari; 3) id. di collina; 4) id. di pianura ; 5) id. a clima vesuviano. Delle più elevate è data 1’ altezza sul livello del mare e per ogni gruppo è fatta menzione delle malattie per le quali i luoghi sono rispettivamente da consigliarsi. Due grandi prospetti porgono, per ciascun giorno del mese, i risultati delle osser­ vazioni meteoriche (pressione, temperatura, umi­ dità, venti, pioggia) fatte nei due R R . Osserva­

tori, quello dell’ Università, che è in pianura, e quello di Oapodimonte, situato in collina.

Un elenco delle sessanta sorgenti d’ acque minerali d’ ogni qualità, coll’ indicazione delle varie affezioni morbose alle quali possono riu­ scire di salutare rimedio, fa conoscere a chi già non lo sapesse che per tal genere di ricchezza naturale la provincia di Napoli non ha paese che la superi, nè forse la pareggi.

Una pagina che ne espone l ’analisi chimica e batteriologica, pone in evidenza la purezza e ! la conseguente salubrità per cui va celebrata j l’ acqua di Serino. Finalmente una sommaria de- ' scrizione dà un’ idea abbastanza approssimativa ! di quell’ opera veramente grandiosa che è là

nuova fognatura di Napoli.

Venendo ora alla parte più propriamente : demografica, mi basterà rilevare l’ entità com­

plessiva della popolazione napoletana. Il censi- ! mento generale italiano del giugno 1911 dava il

| numero di 721,632, esclusa la guarnigione. Ora

ne abbiamo uno un po’ maggiore. Prescindiamo dalla differenza di sistema tra i censimenti de­ cennali governativi, che ritraggono quasi foto-

| graficamente la popolazione presente un dato

giorno in un dato luogo, e quelli che i Comuni possono eseguire ed eseguiscono di continuo nel proprio territorio, che indicano la popolazione residente e risultano dai dati di fatto registrati ! negli uffici di Anagrafe. Un aumento, dopo poco

1 meno d’ un anno, deve esservi stato di certo,

| perchè le nascite superano i decessi e la immi­

grazione è costante, sebbene non fortissima. Se-

| condo dunque gli elementi posseduti dal Comune

I di Napoli, la popolazione calcolata al 30 aprile 1912 era di 724,707. A ggiungendovi i militari residenti in numero di 8243, si ha un totale di

| 732,950. Essa pertanto supera di qualcosa più

i che 100 mila quella di Milano, di assai più quella ! di Roma, di circa 300 mila quella di Torino, è doppia di quella di Palermo, molto più che doppia

| di quella di Genova, più che tripla di quella di

! Firenze.

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25 agosto 1912 L ’ ECONOMISTA 533

curato dell’ operosità di tutti i servizi pubblici di spettanza del Comune : servizio vaccinico, v i­ gilanza scolastica, assistenza ospitaliera, vigilanza annonaria, polizia mortuaria, consumo dell’acqua potabile e ispezioni su di essa, igiene del suolo e dell’abitato, disinfezioni, analisi eseguite sui generi alimentari dal laboratorio chimico, illumi­ nazione, edilità, licenze rilasciate per pubblici esercizi, servizio prestato dai pompieri, contrav­ venzioni contestate dalle guardie municipali. Un prospetto del prezzo medio mensile dei principali generi di consumo che 3i vendono nella città, chiude la pregevole pubblicazione.

E. Z.

L’ azienda dei sali in Italia

Come di consuete pubblichiamo un riassunto della Direzione Generale delle Privative presen­ tato al Ministero delle Finanze sull’ Esercizio dal primo luglio 1910 al 30 giugno 1911 dell’Azienda dei sali.

Dai resultati finanziari ed economici del­ l’Azienda ricavasi che l’ entrata del Monopolio sali era presunta nella cifra di L. 82,000,000, alla quale con successive note di variazioni fu portato un aumento di L. 2,500,000; in segu ito, con la legge 29 novembre 1910, n. 629, che ap­ provò il bilancio di assestamento, la previsione del prodotto lordo fu definitivamente portata a L. 85,500,000. '

Gli introiti dell’ esercizio risultarono di lire 86,348,467.82, cioè, di lire 739,498.60 in più del­ l’ esercizio precedente.

L a spesa.accertata durante l’ esercizio 1910-11 fu di L. 15,167,876.86. A d essa occorre aggiun­ gere la perdita che si ebbe nello stock di lire 295,161.76; di guisa che il totale della passività ascese a lire 15,463,038.62 e 1’ utile netto fu di L. 70,885,429.20, inferiore di L . 13,860.51 a quello dell’esercizio precedente.

Per quanto riguarda la diminuzione dello stock, devesi osservare che essa è stata deter­ minata dalla deficiente produzione delle Saline marittime, nelle quali la lavorazione fu ostaco­ lata da eccezionali avversità atmosferiche, e fu quindi necessario di ricorrere alle scorte del sale per fare fronte al consumo.

La differenza delle spese in confronto del­ l’esercizio precedente risulta di lire 328,921,88. È però necessario tener conto di una parte di esse che è invece diminuita e che riflette servizi i quali possono essere considerati come indipen­ denti dal vero e proprio esercizio industriale. Tali spese, che si inferiscono alla Guardia di F i­

nanza, al rimborso di tassa (drawback) ed alla somministrazione del sale ai pellagrosi, rappre­ sentano un totale di lire 448,729.33, che som­ mato alla cifra precedente, viene a determinare la effettiva maggiore spesa dell’Azienda in lire 777,651.31.

Quanto al movimento dei sali, si ha che la produzione delle Saline marittime nell’anno 1910 fu inferiore a quella del 1909 e la quantità presa in carico risultò di quintali 1,929,057.03 di sale, di fronte a quintali 1,959,879.27 dell’eser­ cizio precedente; diminuì leggermente la produ­ zione di salgemma nella Salina di Lungro ed aumentò di poco la produzione del sale di V ol­ terra.

Un maggiore impulso fu dato alla produ­ zione dei sali lavorati nelle Saline : furono in­ fatti prodotti in più quintali 3,174.25 di sale raffinato, quintali 46,477.45 di sale macinato tipo industriale e quintali 19,628.68 di sali sofisti­ cati ; nei Depositi si sofisticarono invece quin­ tali 9,331.34 in meno di sale.

Nei sali sofisticati si verificò un aumento di lavorazione pel pastorizio (q.li 7,282.13), pel re­ frigerante (q.li 8,399.47) e pel grofo q.li 385.20); ed una diminuzione di q.li 5,769.45 nel sale per l’ industrie.

Il consumo individuale si contenne fra un massimo di kg. 7,680 (Lombardia) ed un minimo di kg. 5 448 (Toscana) ; il consumo medio fu di kg. 6,695; il contributo oscillò fra L . 3,073 (Lombardia) e L . 2,354 (Calabria) ; il contributo medio fu di L . 2,697. Nelle medie a quantità ed a valore si ebbe rispettivamente una dimi­ nuzione di gr. 28 e di L . 0,010 sull’ esercizio precedente.

Nei sali venduti a tariffa ridotta si nota in generale un aumento (2.61 per cento) tranne che per il sale industriale, per cui si verificò una diminuzione di quintali 6,089.07 dovuta alla mi­ nore richiesta dell’ industria delle pelli.

Nei sali venduti extra-Monopolio si ebbe una diminuzione del 12.6 per cento mentre nel­ l’esercizio precedente si era constatato un au­ mento del 20.72; la variazione, sensibile, dipese dalle minori richieste della Repubblica Elvetica e di quella di San Marino e dalla cessata ven­ dita al Regno di Montenegro.

Durante l’ esercizio il Consiglio tecnico dei sali tenne tre adunanze, occupandosi anzi tutto del progetto di regolamento speciale per la col­ tivazione delle Saline di Cervia, che ha appro­ vato con la variazione di alcuni articoli.

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permu-534 L’ ECONOMISTA 25 agosto 1912

tito, riservandosi però l’ approvazione di adatta forinola di sofisticazione. Si dichiarò in massima favorevole alla concessione alla Società Anonima delle Tenne Magnaghi in Salsomaggiore per utilizzare i principi attivi di quelle acque nella preparazione di uua cipria igienica, imponendo il pagamento del sale in essa contenuto, che po­ trà effettuarsi in base alla tariffa ridotta, quando il Consiglio di Sanità ricóuosca nel prodotto qualità terapeutiche.

Deliberò che si possa consentire l’ importa­ zione dei sali potassici di Stassfurt, senza l’onere della sofisticazione attualmente prescritta.

Concretò infine le modalità per la restitu­ zione dell’ imposta pagata sul sale impiegato per la preparazione di prodotti del suolo salati espor­ tati all’estero.

La Relazione ci dice ancora (tanto per par lare dei caratteri delle principali saline italiane) che nelle Saline marittime il prodotto della campagna 1910 preso in carico dai contabili ascese in complesso a q.li 1,986,097.53, con una differenza in meno sull’ esercizio precedente di q.li 89,874.29 e sulla produzione media del de­ cennio precedente di circa q.li 200,000.

La quantità complessiva accertata con la prima misurazione fu di quintali 2,079,953.65 e la perdita nel primo periodo di giacenza fu quindi del 4.51 per cento.

La minor produzione si dovette principal­ mente alle Saline della costa Adriatica, che fu­ rono contrariate dalle condizioni atmosferiche.

Nelle Saline di Sardegna furono prodotti q.li 1,459,589.56, quindi poco meno della media normale. Nulla di notevole durante la campagna, la quale fu soltanto avversata a Carloforte da inm. 195.3 di pioggia (97 nell’anno precedente) e da una minore evaporazione di mm. 79.

A M argherita di Savoia nell’ inizio della campagna le acque di scorta furono trovate molto diluite dalle piogge autunnali ed invernali, per cui dovette ritardarsi l’ inizio della salinazione.

Nel periodo della cristallizzazione, cioè nel mese di luglio ed in parte di agosto si ebbero soltanto 64 giorni utili d i salinazione. Cionon­ dimeno quel breve periodo era stato così propizio per forti calori e venti asciutti che al momento della raccolta, cioè ai primi di settembre si va­ lutava a q.li 700,000 il sale esistente nelle Sa­ lsie r e . Ma purtroppo, un violeuto ciclone, per oui caddero in 3 giorni ben 320 mm. di piog­ gia, distrusse rapidamente circa 300,000 quintali di sale e la produzione accertata fu appena di q.li 451,679,41.

Un fatto analogo si avverò per la Salina di Cornacchie), dove la campagna salifera fu

dap-principio avversata, poi per un breve periodo molto favorita, ma' poco prima del raccolto le pioggie distrussero quasi la metà del sale esi­ stente, riducendo la produzione a q .li 78,169.34. Dai dati udometrici della località si rileva che caddero nel 1910 mm. 1446 di acqua, cioè una quantità eccezionalissima e che la precipi­ tazione durante la campagna fu di mm. 614 in confronto a mm. 245 dell’ anno precedente.

Nelle Saline di Cervia, che diedero soltanto q.li 57,040.50 di prodotto non fu possibile im­ mettere le acque marine prima della fine di mag­ gio e quindi la raccolta fu iniziata dappertutto con notevole ritardo. Alla fine di luglio sola­ mente 34 Saline avevano conseguito una piccola parte di prodotto e durante la salinazione le piog­ gie si seguirono a brevi intervalli in guisa da turbare gravemente la lavorazione e da renderla impossibile oltre il mese di agosto.

La Salina di Corneto diede q.li 33,474.84 di prodotto.

La necessità di applicare nella Miniera di Lungro una parte del personale ai lavori di ri­ cerca, di sistemazione e di miglior-amento dei vari servizi allo scopo di arrivare con graduale riduzione alla eliminazione dei trasporti a spalla, non ha permesso di intensificare i lavori inerenti alla produzione del sale, e perciò anche in que­ sto esercizio finanziario la produzione fu limitata a q.li 43,214 di salgemma.

I lavori intrapresi saranno continuati atti­ vamente per estendere su vasta scala l’applica­ zione dei mezzi meccanici in sostituzione d el­ l’opera dell’ uomo e per potere riportare la miniera al punto da dare un maggior prodotto, con una spesa unitaria inferiore all’ attuale.

II sale di ebollizione a Volterra fu prodotto in misura tale da fare appena fronte al cresciuto consumo, e fu necessario intraprendere sollecita mente la costruzione di un secondo forno a li­ tantrace, anche per le notevoli insistenti difficoltà che s’ incontrarono per provvedersi di combusti­ bili vegetali.

La spedizione nel 1910-911 risultò di quin­ tali 119,915 e la produzione di q.li 122,481.

Tenendo presente che la produzione nei due precedenti esercizi fu rispettivamente di quintali 109,476 e 111,438 si riconosce quanto sia mi­ gliorata la posizione e quale risultato abbiano dato gli sforzi fatti per intensificare quella spe­ ciale lavorazione.

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25 agosto 1912 L’ ECONOMISTA 5B5

A ncora: nell’ intento di conseguire una sem­ pre maggiore semplicità e speditezza dei servizi di vendita ed una maggiore economia nelle spese generali, fu esteso il sistema dell’ approvigiona- mento diretto dei sali agli Uffici di vendita, per conto dell’Amministrazione, presso i due depo­ siti di Venezia e Castellammare di Stabia, e vennero altresì incaricati della distribuzione dei generi ai rivenditori direttamente, senza più in­ tervento degli Uffici di vendita locali, i seguenti Depositi: Lungro, Pizzo. Sampierdarena, Savona, Ancona. Mantova, Novara, Venezia, Anzio, N a­ poli (Sali) e Catanzaro Marina.

L ’Amministrazione si occupò pure efficace­ mente della Difesa del Monopolio, ed a questo proposito osserva che l’ esiguo numero delle con- traw enz'oni accertate (quattrocentonovanta) che rappresenta i! minimo degli accertamenti fatti nel novennio a difesa del Monopolio, e la lieve entità dei casi di contrabbando compresi in detto quantitativo, possono, ugualmente, prestarsi a presumere che il contrabbando a danno dell’ im­ posta sul consumo del sale sia d’ importanza irrilevante, ovvero alla ipotesi di un complesso di condizioni per cui il contrabbando bene orga­ nizzato sfugga alla vigilanza degli agenti della finanza.

Indubbiamente (riflette il Relatore) il miglio­ ramento delle condizioni economiche delle classi meno abbienti ha fatto diminuire il numero dei raccoglitori del sale di produzione spontanea: ma la differenza fra il prezzo di costo del sale e quello di vendita è tale da rimunerare largamente il frodatore, quando possa operare su larga scala e col minimo rischio. E questi due elementi con­ comitanti si presentano specialmente nel sale destinato sia alle industrie alimentari, che gran vantaggio possono trarre dall’ impiego di sale contrabbandiero invece di quello venduto dal Monopolio a L. 40 il quintale, sia alle altre in­ dustrie che, favorite o con la riduzione e ov­ vero con la esenzione dell’ imposta, possono dare occasione allo smercio di contrabbando.

È bensì vero che le pene minacciate e le responsabilità addossate, specialmente alle Ditte che impiegano grande quantità di sale in esen­ zione da imposta, sono rilevanti; ma è da rite­ nere che un regime punitivo più mite, accompa­ gnato da un sistema di controlli più organico e più elastico concilierebbe meglio la difesa del diritto del Monopolio, gli interessi legittimi e le speciali esigenze delle industrie.

I risultati che ho avuto l’onore di rias­

sumere — così termina il Relatore confeimano

il moto ascendente degli introiti, e quantunque gli utili netti non si elevino nella stessa propor­

zione, ciò non deve soverchiamente impensierire, imperocché è dovuto principalmente alla man­ cata produzione nelle saline marittime, che negli ultimi due esercizi fu assottigliata da circostanze di forza maggiore. Tale sosta nell’aumento degli utili deve quindi ritenersi di carattere affatto transitorio, sia perchè svolgendosi negli stabili- menti la lavorazione in condizioni normali la produzione deve raggiungere il grado elevato a cui gli stabilimenti stessi sono stati portati coi lavori eseguiti negli ultimi anni, sia perchè la razionale trasformazione dei servizi accessori, e di quelli attinenti alla distribuzione del genere al consumo, deve portare indubbiamente a risul­ tati economici migliori.

D el progresso delle Saline fu fatta una ras­ segna in occasione dell’ ultima Esposizione (1911 ); ma l’Amministrazione non intende di arrestarsi nella via intrapresa, e vuole a breve scadenza completare il programma che si è tracciato e che riguarda principalmente i due più importanti centri di produzione: Cagliari e Margherita di Savoia.

Oltre a ciò 1’ Amministrazione del Monopo­ lio, mentre da una parte attende al programma tecnico dei suoi stabilimenti, migliorando la qua­ lità dei prodotti che vengono distribuiti al pub­ blico a tariffa normale, ha cura dall’ altra di as­ secondare il gusto dei consumatori, preparandosi a mettere in vendita per l’alimentazione nuovi tipi di sali scelti e più perfezionati.

« In tutto questo campo si compie un lavoro assiduo e costante, che contribuirà certamente a migliorare i risultati futuri dell’ Azienda ».

Alla Relazione seguono i soliti ampi pro­ spetti e quadri statistici dettagliati.

R

ivista

B

ib lio q ra fio i

Prof. Doti. Vittorio Raeah, P er la difesa

contro la filossera. Manualetto pratico del Viticultore toscano. — Firenze, Cassa Cen­ trale di Risparmi o Depositi, 1911, pag. 105. Con lodevole pensiero 1’ Amministrazione della Cassa di Risparmio di Firenze, ha accolto l’offerta disinteressata del Manualetto compilato j dal competente prof. V ittorio Raeah curandone a proprie spese la pubblicazione e la diffusione, allo scopo di cooperare ad arrestare l’ invasione tilosserica sempre più incalzante nella Toscana.

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536 L ’ ECONOMISTA 25 agosto 1912

A c h i l l e NeCCO, / prezzi delle merci in Italia nel 1910. — Torino, Soc. Tip. Ed. Nazio­ nale, 1911, op. pag. 18. ,N

L ’Autore in queste brevi pagine continua i suoi lodati studi sul prezzo delle merci in Italia in base alle categorie doganali, e così può ag­ giungere agli indici numerici che ha già dato per il periodo 1881-1909 anche quelli del 1910; i quali indici numerici, supposto 100 i prezzi 1881 sarebbero nel 1910 per la importazione 86.55 e per la esportazione 82.12, mentre nell’anno pre­ cedente erano rispettivamente 85.45 e 72.29, il che vuol dire quindi un lieve aumento.

Prof. N. Gobbi, Il Monopolio d ell assicurazione

sulla vita. — Milano, Soc. Ed. Libraria, 1912, pag. 46 (L. 1).

L ’argomento ha perso ormai molto della im­ portanza che aveva qualche mese fa, prima cioè che il disegno del Monopolio dell’ assicurazione della vita, diventasse legge. Però sono sempre piene di efficacia le giuste ragioni colle quali 1’ Autore con dottrina e competenza combatte il concetto della legge, e raccomanda quello della riassicurazione obbligatoria.

J.

RIVISTA ECONOMICA S FINANZIARIA

— Da una pubblicazione dell’associazione fra le Società italiane per Azioni rileviamo il se­

guente movimento delle Società per Azioni

in Italia.

Nei primi sei mési del 1912 si sono costi­ tuite in Italia 121 società ordinarie aventi il capitale nominale di L. 54,443,100, versato di L. 38,516,601.

L e società estere autorizzate ad operare nel Regno nello stesso periodo sono state 13, aventi il capitale di L . 121,350,000.

Le società nazionali esistenti che hanno au­ mentato il loro capitale sono state 97. il cui ca­ pitale di L. 327,341,100, è stato accresciuto di L . 130,554,400. Invece 41 società hanno dimi­ nuito il capitale proprio, che era di L . 61,016,000, e la diminuzione è stata di L. 23,326,500.

Infine, 70 società aventi il capitale nomi­ nale di L . 44,597,000, si sono sciolte ed hanno cessato il loro esercizio.

Si hanno pure per le Società Nazionali. Costituite n. 121, capitale L. 54,443,100; sciolte n. 70, capitale L . 44,597,000, Differenza, n. 51 in più ; capitale L. 9,846,100 in più.

Si è avuto quindi l’ aumento numerico di 51 società e 1’ aumento capitalistico di Lire 9,846,100.

E si hanno ancora Società Nazionali che hanno aumentato il capitale, n. 97 per lire 130,554,400; che hanno diminuito il capitale n. 41 per L. 61,016,000. Differenza, 56 in più per L. 69,538.400 in più.

Dividendole in categorie si hanno le seguenti Società Nazionali costituite: Istituti di credito e banche n. 6, capitale sottoscritto L . 1,010,000 versato L. 303,000 ; Industrie estrattive (miniere e cave) n. 2, L . 1,505,000, 1,501,500, Id. side­ rurgiche n. 1, L. 350,000, L. 140,000; Id. mec­ caniche, ed affini, n. 3, 540,000, 162,000; Id. chi­ miche ed elettrochimiche, n. 9, 7,575,000,6,881,520; Id. elettriche, n. 12, 4,914,200, 3,360,000 ; Id. dell’ automobile od affini, n. 1, 100,000, 30,000; Id. dei trasporti terrestri e marittimi, n. 15, 7.890.000, 2,668,000; Id. tessili, n. 5, 4,970,000, 2,075,000; Id. manifatture diverse, n. 2, 3 mi­ lioni 250.000, 1,325,000 ; Id. agricole, n. 3,

325.000. 157.500, Id. alimentari, n. 10, 3 milioni

43,900, 2,148,600; Imprese immobiliari ed edi­ lizie, n. 6, 6,326,000, 6,125,800 ; Industrie di co­ struzioni e relativi materiali, n. 9, 5,060,000, 3,184,440; Acquadotti, acque minerali e bagni, n. 3, 576,000,282,000; Alberghi, ristoranti e tea­ tri, n. 7, 754,000, 264,541; Aziende di Commer­ cio, n. 11, 3 milioni 429,000, 1,850,500; Società non comprese nelle categorie precedenti, n. 16, 2.625.000, 1,127,000.

Totali: n. 121, 54,443,100, 33,516,601. Società estere autorizzate ad operare in Italia, n. 13, 121,350,000, 550,000.

— Ecco alcune notizie sugli scioperi in

Italia nel 1910.

Le industrie maggiormente colpite da scio­ peri furono le costruzioni edilizie con 110 scioperi e circa 58,000 scioperanti, le costruzioni stradali, ferroviarie e lavori di sterro con 97 scioperi e 10,500 scioperanti, le costruzioni meccaniche e navali con 92 scioperi e 12,000 scioperanti, l ’in­ dustria laterizia con 65 scioperi e 6800 sciope­ ranti, la seta con 52 scioperi e 7500 scioperanti; il cotone con 39 scioperi e 8000 scioperanti, la estrazione dello zolfo con 31 scioperi e 11,000 scioperanti, ecc.

Del totale degli scioperi il 45 °/0 avvenne nell’Italia settentrionale, il 39 nell’Italia centrale, e soltanto il 16 nell’Italia meridionale ed insulare.

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25 agosto 1912 IV ECONOMISTA

537 scioperanti, la Campania con 69 scioperi e 7300

sciopeiauti : il minor numero di scioperi si ebbe in bardegna, Umbria, Abruzzi, Calabria e Ba­ silicata.

Il maggior numero di scioperi si ebbe in aprile (130), maggio (118), marzo (107), il mi­ nimo in dicembre (31).

L esitò più frequente è quello completamente sfavorevole agli scioperanti (33,8 °/0) intorno a cui si aggruppa un terzo degli scioperi; segue l’esito completamente favorevole (18,9 °/0); i’ esito a metà favorevole (15,4 °/0), 1’ esito in minima parte favorevole (15 °/0), e l’esito prevalentemente favorevole (13,3 °/0).

Furono inoltrate, negli scioperi, 1654 do­ mande: di queste ben 729 si riferivano a que­ stioni di salario, 234 al monopolio del lavoro; 197 alla disciplina, 193 ad accessori del salario, 152 all’orario, 100 al regolamento disciplinare e 49 allo sforzo e pericolo.

Sortirono esito completamente favorevole il 28,8 °/0 ; sfavorevole il 36,8 ; prevalentemente fa­ vorevole il 7,7; a metà favorevole IT I, in minima

parte favorevole il 12,1.

Le giornate di lavoro perdute dagli sciope­ ranti furono 2,958,000; dagli operai forzatamente disoccupati in conseguenza dello sciopero 61.700 ; complessivamente un totale di 3,020,000 giornate ! perdute.

I salari perduti dagli scioperanti ammontapo a lire 8,967,000; cui aggiungendone 119,000 per­ dute dai disoccupati, si ha una perdita comples­ siva di salari per lire 9,086,000. Furono distri­ buite in sussidi lire 386,600; erogate in spese di corrispondenza lire 32,000: cosicché comples­ sivamente in cifra tonda, il costo accertato degli scioperi nel 1910 è stato di L. 9,505,000.

— Nel numero di agosto del Bollettino di

Statistica Agraria, edito dall’ istituto Interna­

zionale di Agricoltura trovasi in quattro ta­

belle relative ai quattro cereali fru m en to , segale, orzo e avena riuniti tutti i paesi per i quali si ha il dato approssimativo della produzione.

Per il complesso dei 16 paesi seguenti: Prussia, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Spagna. Inghilterra e Galles, Ungheria, Italia, Lussem­ burgo, Svizzera, Canadà, Stati Uniti, India, Giap­ pone, E gitto e Tunisia la produzione del fru­ mento è calcolata in q. 543,664,789 contro quintali 562,141,600 nel 1911 ossia 96.7 per cento.

Più particolarmente la produzione di que­ st’anno è calcolata in q. 30,595,000 contro quin­ tali 40,414,000 nel 1911 per la Spagna, in q. 49,698,000 contro q. 51,736,000 per l’ U nghe­ ria, in q. 47,108,000 contro q. 52,362,000 per l’ Italia, in q. 51,145,000 contro q. 58,746,000

per il Canadà, in q. 185,069,000 contro quintali 169.100.000 per gli Stati Uniti, in q. 99,862,000 contro q. 102,016,000 per l’ India.

Per la segale nell’ insieme dei paesi seguenti: Prussia, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Spagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Svizzera, Canadà, Stati Uniti, Algeria la produzione è di quintali 134.300.000 contro q. 131,065,000 ossia 102,5 per cento.

Per 1 orzo nel complesso dei paesi conside­ rati (Prussia, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Spa­ gna, Inghilterra e Galles, Ungheria, Italia, L us­ semburgo, Svizzera, Canadà, Stati Uniti, Giappone, Egitto e Tunisia) la produzione è di quintali 144.557.000 contro quintali 144,747,000 ossia 99.9 per cento.

Finalmente pei paesi seguenti: Prussia, B el­ gio, Bulgaria, Danimarca, Spagna, Inghilterra e Galles, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Svizzera, Canadà, Stati Uniti, Giappone, Algeria, Tunisia, si ha una produzione complessiva di quintali 333.038.000 contro q. 298,707,000 corrispondente al 111.5 per cento.

Mancano tuttavia nelle tabelle paesi pro­ duttori importanti, primo dei quali la Russia, cosicché i totali e gli indici unitari sopraindi­ cati subiranno ancora delle variazioni nei mesi successivi.

In due tabelliue sono riuniti i dati relativi al mais ed al riso, la cui produzione è prevista rispettivamente in q. 714,022,000 (111 percento della produzione dell’anno scorso) e in quintali 4.695.000 (100.3 per cento) negli Stati U niti, e in q. 19,418,000 (112.6 per cento) e 2,960,000 (76.9 per cento) nell’Egitto.

Seguono, come al solito, brevi rapporti dei vari paesi, dai quali si rileva, per la Russia, che per quanto il tempo non sia stato molto fa­ vorevole alle colture nella maggior parte della Russia Europea, pure si calcola di avere per tutti i cereali una raccolta superiore alla media.

Altre cinque tabelle relative al lino, alla barbabietola da zucchero, alla vite, al tabacco, e al cotone fanno conoscere la superficie, lo stato di coltura e, per qualche paese, anche la stima del i accolto di tali prodotti. Vediamo cosi, per esempio, che la produzione del lino (seme) è pre­ vista in q. 7,112,000 negli Stati Uniti e in quin­ tali 6,515,000 nell’ india, ossia rispettivamente il 144.6 per cento e il 113.8 per cento della produzione del 1911, che la produzione del co­ tone in Egitto è prevista in q. 3,828,702 ossia 133.9 per cento, quella dell’ uva in Spagna in i q. 24,134,551 ossia 89.5 per cento e finalmente

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538 L ’ ECONOMISTA 25 agosto 1912

In un’ ultima tabella relativa alla campagna bacologica sono riprodotti 1 dati già pubblicati nel Bollettino di luglio colla aggiunta di quelli relativi alla produzione in bozzoli degli alleva­ menti destate al Giappone in kg. 17,195,000 ossia 86.9 per cento della corrispondente produ­ zione del 1911. Rileviamo infine che nel com­ plesso dei paesi seguenti : Austria, Bulgaria, Spagna, Ungheria, Italia, Svizzera, Giappone e Algeria la produzione in bozzoli è stata quest’ anno di chilogrammi 157,574,000 contro 161,901,000 nel 1911 ossia 97.3 per cento.

Il commercio della Francia. — La Di

rezione generale delle Dogane pubblica il quadro del commercio della Francia con gli altri paesi e le colonie durante il mese di luglio:

Mese di luglio

Importazioni 1912 Differ, sul 1911

(Migliaia di franchi) Oggetti alimentari 172,219 + 8,699 Materie necessarie all’ industria 321,590 + 5,688 Oggetti fabbricati 126,655 + 9,553 Totali 620,264 -t- 23,940

Esportazioni 1912 Differ. sul 1911

(Migliaia di franchi) Oggetti alimentari 56,076 -p 3,850 Materie necessarie all’ industria 155.688 + 14,371 Oggetti fabbricati 250,620 +- 14,363 Colli postali 63,070 + 1,220 Totali 495,454 + 33,854

Ecco intanto i resultati per i sette primi mesi del 1912, paragonati con quelli del 1911:

Sette mesi.

Importazioni 1912 Differ. sul 1911

(Migliaia di franchi)

Oggetti alimentari 1,(09,628 - 301,890

Materie necessarie

all’ industria 2,722,499 — 38,463

Oggetti fabbricati 903,653 -j- 8o,845

Totali 4,682,675 — 305, C08

Esportazioni 1912 Differ. sul 1911

(Migliaia di franchi) Oggetti alimentari 431,495 -p 36,559 Materie necessarie all’ industria 1,102,235 -+- 56,487 Oggetti fabbricati 1,881,498 -P 163,281 Colli postali 277,971 -+- 5,438 Total i 3,693,199 -+- 261,965

Dalle precedenti cifre rilevasi ohe ben so-disfacenti sono i resultati del commercio fran­ cese, tanto le importazioni che le esportazioni sono in aumento sul corrispondente luglio del 1911.

L ’ insieme delle importazioni è superiore di 23,940,000 franchi e sono in forte aumento gli oggetti di alimentazione e gli oggetti fabbricati. Nell’esportazioni hanno un forte aumento le ma­ terie necessarie all' industria e gli oggetti fab­ bricati.

Il movimento totale del nostro commercio estero, per i sette primi mesi del 1911, si eleva a 8 miliardi con una lieve diminuzione nel 1911 dovuto alle importazioni, specialmente a quelle degli oggetti alimentari.

Il commercio inglese. — Ecco secondo

la classificazione del Board o f Trade, i resul­ tati del commercio estero inglese del mese di luglio e dei sette primi mesi del 1912:

Importazioni.

luglio sette mesi

("migliaia di sterline) Prodotti alimont. 24,684 153,217 Materie prime 17,697 152,769 Articoli manifat. 15,687 104,601 Articoli diversi 236 1,645 Totali 58,304 412,232 Esportazioni.

luglio sette mesi

(migliaia di sterline)

Prodotti aliment. 2,706 17,075

Materie prime 5,810 41,182

Articoli man fat. 32,759 213,639

Articoli diversi 711 5,403

Totali 41,986 267,299

LE C O l i m DEL COMMERCIO ED 1 D S ID ID

nella Provincia di Vicenza

Pubblichiamo alcuni cenni sommari relativi alle condizioni commerciali ed industriali di questa Provincia desumendoli da un' ottima pubblicazione della Camera di commercio vicentina.

L ’agricoltura, che rimane sempre la base della economia della provincia di'Vicenza non ha avuto nell’annata 1911 un andamento molto favorevole. Le condizioni metereologiche verificatesi in tale periodo non sono state, infatti, particolarmente propizie per le varie culture. I principali raccolti dell’annata quali il frumento, il granturco, i fo ­ raggi riuscirono più tosto deficienti e in ogni caso inferiori a quelli dell’annata 1910 ohe pure non è ricordata come una delle più abbondanti.

A ciò devesi aggiungere lo sviluppo e la dif­ fusione dell’afta epizootica la quale, ha assunto un carattere di speciale gravità, cagionando non lievi danni all’industria casearia.

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’25 Agosto 1912 L ’ EOONOMlSTA 539

determinò gli allevatóri di bachi à méttere una minore quantità di seme in incubazione per cui il j racteoltò dei bozzoli risultò a line campagna dal 10 al 15 0[0 inferiore al normale.

Conviene rilevare però che se anche l’agricol­ tura non ha avuto nell’annata 1911 raccolti abbon­ danti, ha però ugualmente ricavato larghi benefici in conseguenza degli alti prezzi che ormai i pro­ dotti agricoli hanno raggiunto.

Sotto lo stimolo di questi prezzi rimuneratori e per l’ opera illuminata e solerte della Cattedra Ambulante di Agricoltura e del Comizio Agrario di Vicenza va diffondendosi nella Provincia un no­ tevole progresso in tutti i principali rami dell’eco­ nomia agraria.

Nel campo delle coltivazioni, e in special modo in quello della cerealicoltura, si è raggiunto un no­ tevole progresso mercè la diffusione delle macchine agricole più perfezionate, il crescente impiego delle concimazioni chimiche, le migliorate cure culturali, l’ accurata selezione delle sementi e la ricerca di altre -varietà atte ad eliminare, o per lo meno ad attenuare, i danni derivanti dall’ allettamento che è piuttosto frequente nella nostra provincia.

Tra le coltivazioni -industriali quella della bar- | babietula da zucchero va diffondendosi progressiva- . mente in seguito alla costruzione della tramvia | della Riviera de’Berici la quale ha avvicinato alla j fabbrica una zona della provincia che, per sua na­ tura, è particolarmente adatta a questa speciale coltivazione la quale, oltre ad essere più redditiva di quella del granturco, che viene in parte a so­ stituire, lascia poi il terreno in condizioni migliori per la successiva coltura a cereali.

Nella nostra economia agraria la coltivazione del prato sia irriguo, sia asciutto, sia in rotazione è divenuta ormai fonte di cospicui redditi mercè le cure assidue, le migliorie introdotte, il razionale impiego dei concimi minerali complessi, pratiche queste che si sono diffuse in tutta la provincia la quale è ormai considerata una delle maggiori pro­ duttrici di foraggi d’Italia.

Il questi ultimi tempi l’ attenzione dei nostri agricoltori si è particolarmente rivolta ai prati e ai pascoli della zona montana nella quale si vanno praticando notevoli migliorie tendenti a ridurre molti pascoli, specialmente quelli vicini all’abitato, in prati falciabili. Secondo le esperienze della no­ stra Cattedra Ambulante di Agricoltura con tali migliorie si potrebbe spingere il reddito del pascolo da 10 lire per campo vicentino a 50 con vantaggio grandissimo della zona montana, che comprende diverse migliaia di ettari suscettibili di essere ri­ dotti a prati o per lo meno di miglioramento par­ ziale atto a mantenere senza dubbio un maggior numero di bestiame in alpeggio. E questo tutto un vasto problema, ancora in gran parte da risol­ versi. che si ricollega alla sistemazione dei nostri pascoli alpini, la maggior parte dei quali abbisogna di ricoveri pel bestiame, di serbatoi per l’acqua da abbeverare e di opportuni locali per la lavorazione del latte.

In pianura, invece, specialmente sotto l’ impulso dello spirito cooperativo, più rapido e notevole è il progresso nell’industria casearia per cui ai vec­ chi metodi tradizionali vanno sostituendosi quelli moderni e tecnicamente migliori. Il numero dei caseifìci sociali sono in provincia oltre 90, diffusi in particolar modo nella zona pedemontana e in quella pianeggiante situata a nord e ad est di Vi­ cenza. Il periodo di maggior lavoro per essi coin cide con l’inverno e la primavera, col periodo cioè in cui non si ha l’alpeggio.

Nel campo zootecnico, specialmente sotto gli auspici del Comizio Agrario di Vicenza, è stata notevole la diffusione di buoni riproduttori delle razze simili alle nostrane e precisamente di quelli Ulten, come tipo da lavoro, e di quelli Rendena e in minor numero di quelli SwUt, come tipo da latte. La legge 5 luglio 1908, n. 302, che dette fa­ coltà alle provincie di prescrivere l ’ approvazione preventiva dei tori da destinarsi alla monta pub­ blica, ha cominciato ad avere presso noi la sua applicazione. La nostra provincia infatti, valendosi di tale facoltà, deliberò le norme per disciplinare questo servizio e lo speciale regolamento fu appro vato dal Ministero di Agricoltura, Industria e Com­ mercio con decreto 11 agosto 1911.

Anche la mutualità agraria ha avuto recente­ mente un notevole impulso mercè la istituzione di una Federazione delle mutue bestiame per l’ assi­ curazione contro la mortalità e il sorgere di nuove mutue simili. Complessivamente si contano in pro­ vincia 23 mutue, alcune delle quali risalgono quasi a' un cinquantennio, mentre la maggior parte di esse non conta più di dieci anni di vita. Il sistema prevalente è ancora quello a quota di riparto.

L ’opera a favore del rimboschimento della pro­ vincia va gradatamente intensificandosi per opera di istituzioni e di privati alcuni dei quali si sono già acquistate larghe benemerenze in questo ramo di attività. Notevole è l’opera che va esplicando la Pro Montibus et Sylvis di Vicenza, che conta in provincia sezioni a Schio, a Bassano e recentemente anche in Asiago, con la costituzione di orti fore­ stali e la distribuzione gratuita delle piantine da rimboscare. Attivissima è poi la Sezione di Schio la quale ha costituito parecchi orti forestali nei vari comuni della zona montana. Si calcola che nella scorsa annata siano state distribuite oltre 200,000 piantine ed enti ed a privati.

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540 L ’ ECONOMISTA

25 agosto 1012 provincie finitime e dell’estero. Nella scorsa annata

quest’ opera di propaganda si è esplicata anche mediante la distribuzione di piante di varietà con­ venienti latta dai vari enti agrari, e mediante un concorso di frutteti specializzati bandito dal Co­ mizio Agrario di Vicenza.

* * *

In relazione alla entità dei raccolti dell’annata si è svolto il commercio della provincia il quale si basa principalmente sullo scambio delle derrate agricole e degli altri prodotti del suolo.

Le fiere ed i mercati di bestiame, specialmente durante i mesi estivi, furono poco numerosi in causa dell’epizoozia aftosa ; ripresero il loro anda­ mento normale soltanto a settembre allorché l’afta era ormai decrescente in intensità e limitata in estensione. È continuata pertanto la crisi del be­ stiame, che, come abbiamo più volte accennato, si è manifestata con una crescente difficoltà di ap­ provvigionamenti del bestiame da macello, resa particolarmente accentuata durante l’estate, periodo che nella nostra provincia suole coincidere con quello di maggior consumo della'carne.

Il mercato delle derrate agricole, segnatamente dei ceieali, è stato improntato a persistente soste­ gno nei prezzi, come conseguenza della non abbon­ dante produzione della provincia e della scarsa disponibilità dei principali centri cerealiferi del­ l’estero e un progressivo rialzo nei prezzi si è ve­ rificato poi nel vino, nei foraggi e nei latticini.

Attivi si sono svolti nell’annata gli scambi del pollame e delle uova, che alimentano una cospicua esportazione nei principali centri di consumo del- 1 Italia Settentrionale e dell’estero e sempre mag­ giormente p-omettenti si sono manifestati la pro­ duzione e lo scambio delle frutta.

Il rialzo nei prezzi dei principali generi di con­ sumo ha però attenuato alquanto la potenza di acquisto e di consumo della popolazione. Durante 1 annata, intatti, qualche commercio, come ad esem­ pio quello delle manifatture, si è svolto alquanto nell’incertezza e nel disagio mentre quello delle ferramenta, del legname, dei pellami, eco., tranne qualche difficoltà d’ordine generale, ha avuto un andamento regolare e una domanda sufficientemente attiva.

La tensione monetaria, che era incominciata a verificarsi durante i mesi estivi e specialmente in occasione dei raccolti agrari è andata gradata- mente accentuandosi coll’avvicinarsi della fine del- 1 anno, periodo nel quale la domanda di danaro si ta più attiva per esigenze proprie di fine stagione. Questa richiesta di danaro è stata particolarmente sentita nella nostra provincia perchè ancora non sono del tutto scomparse le influenze del prece­ dente periodo nel quale le speculazioni, i febbrili acquisti di terreni e le numerose immobilizzazioni hanno determinato un largo impiego di capitali, un aumento considesevole degli sconti e una dimi­ nuzione di capitale circolante.

LI Istituti di credito hanno dovuto quindi re­ stringere le loro operazioni attive ed applicare alti 1

saggi di sconto nel mentre i depositanti, di fronte al rincaro del capitale, aumentarono le loro esigenze e cercarono di dare ai capitali, affidati alle banche, impieghi più vantaggiosi. Questi depositi ritirati dalle banche vennero di preferenza investiti in mutui ipotecari e chirografari che per le difficoltà del credito molti sono stati indotti a contrarre anche ad alto saggio d’interesse.

La consistenza dei depositi presso le

banche popolari, le Agenzie della Cassa di Rispar­ mio di Verona nella provincia di Vicenza e la Cassa Postale sono rimasti pressoché stazionari. Intatti mentre i depositi al 31 dicembre 1910 erano presso di esse complessivamente di L. 56,928,526.57. ai 31 dicembre 1911 erano di L. 57,056,259.77.

Nella sola Cassa Postale, di fronte a L. 4,945,006.05 di depositi al 31 dicembre 1910 e a L. 4,898.430.80 alla stessa data nell’anno 1911, si hanno rispetti­ vamente Lire 5,311,074.77 e Lire 5,550,064.69 di rimborsi.

Questa lenta progressione nel flusso dei de­ positi presso i nostri Istituti di credito e la tuttora sentita deficienza di danaro se viene a ribadire la affermazione dianzi manifestata, cioè di investi­ menti diretti fatti dai depositanti senza il concorso della banca in seguito all’aumenttao saggio di scontoi viene anche a convalidare un fatto che da qualche tempo si verifica presso di noi e al quale altra volta è stato accennato: l’ esodo di una parte del risparmio per acquisti di terreni fuori provincia e per acquisti fatti in provincia ma presso proprie­ tari del di fuori i quali, nel momento favorevole del rialzo nel prezzo dei terreni, hanno liquidate le loro proprietà, richiamando altrove una notevole quantità di risparmio della provincia.

A queste cause specifiche, oltre a quelle che siamo venuti man mano notando, non solo estranee altre, quali le dispersioni ed i consumi di capitali determinati da recenti e lontani dissesti bancari, la partecipazione del risparmio della provincia ad in­ dustrie e ad imprese non sempre riuscite, la limi­ tata formazione del risparmio, in seguito a qualche scarso raccolto senza considerare poi le altre cause d’ordine generale quali il rincaro e il più elevato teuor di vita, le contingenze politiche eco.

Queste molteplici cause hanno naturalmente ripercussioni varie sulle diverse forme di attività economica. Una che conviene qui ricordare, perchè interessa 'direttamente l’ industria e il commercio, è quella per la quale la clientela esige ormai per sistema il credito a lunga scadenza, sistema questo ohe richiede all’ industriale e al commerciante la immobilizzazione di ingenti capitali assai spesso superiori alla loro potenzialità economica.

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Poche considerazioni aggiunge la Relazione sul­ l’andamento delle industrie nella provincia.

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25 agosto 1912 L ’ ECONOMISTA 541

prevedere un andamento più normale e proficuo; per altre invece, poche per fortuna, è continuato il periodo di malessere nel quale si dibattono da tempo. Le industrie che si trovano in queste spe­ ciali condizioni sono quelle della seta e del cotone. L ’industria serica, e specialmente quella della trattura e della filatura, che sono quelle le quali quasi esclusivamente si svolgono nella nostra pro­ vincia, ha chiusa l ’annata con perdita che è riuscita particolarmente sensibile agli industriali perchè è venuta ad aggiungersi a quelle che già da diversi anni devono subire, tl ribasso nei prezzi delle sete, cagionati dalla vittoriosa concorrenza giapponese, non ha lasciato nell’ annata margine di profitto in­ dustriale di fronte al caro prezzo dei bozzoli.

L ’ industria cotoniera è stata ancora afflitta dalla crisi di sovraproduzione che ha determinato una riduzione di lavoro e un notevole ribasso nei prezzi.

Nè migliore sorte è stata riservata all’ industria della canapa e del lino, la quale raramente ha po­ tuto ottenere dal consumo l’aumento, veramente notevole, verificatosi nel costo della materia prima in conseguenza della scarsa produzione della fibra tessile.

L ’ industria laniera in Italia ha avuto comples­ sivamente un andamento meno favorevole che nel­ l’ anno precedente. Di fronte a questo stato non si può dire che l’ industria della provincia sia stata la più colpita per il fatto della sua salda consi­ stenza.

Buono è stato poi l’andamento dell’ industria della carta, in seguito ad un graduale aumento nella domanda della carta da giornali; dell’ indu­ stria dei cappelli di paglia, favorita attualmente dalla richiesta del cappello di truciolo; dell’ indu­ stria dei marmi, specialmente del membro di Chiampo, le cui qualità sono note ed apprezzate sul mercato internazionale; dell’ industria chimica, per il largo consumo di solfato di rame, mentre è andata at­ tenuandosi la crisi nei perfosfati.

L’industria molitoria visse in condizioni di in­ certezza, in seguito all’errato previsioni sulla entità dei nuovi raccolti, alle difficoltà dei trasporti, ai ritardi negli arrivi; quella del caolino è stata ancor più minacciata dalla concorrenza internazionale, quella mineraria ha subito un rallentamento per cause accidentali e per la diminuita potenzialità dei giacimenti. L ’ industria dei laterizi nel complesso ha avuto una regolare domanda nel mentre si è accentuata l’applicazione di nuovi mezzi nelle in­ dustrie elettriche; l’ industria delle oreficerie infine è andata gradatamente assestandosi essendo cessate le cause perturbatrici della mano d’opera e atte­ nuate quella dell’aspra concorrenza locale.

Nello scorso anno non si è osservato un largo richiamo di nuovi capitali nelle industrie ; i capi­ tali conferiti in nuove società industriali non rag­ giunsero, infatti, le 300,000 lire mentre gli aumenti di capitali nelle industrie già esistenti si aggirano a circa il doppio di tale ammontare. Questo scarso afflusso di capitali verso le industrie, e

special-mente verso le manifatturiere, deve senza dubbio derivare dalle condizioni attuali del mercato che non richiede l’apprestamento di nuovi mezzi pro­ duttivi mentre in qualche nostra industria essi si sono mostrati esuberanti, tali anzi da rendere al­ quanto onerosa la produzione.

Nel chiudere questa breve rassegna sulle prin­ cipali industrie della nostra provincia non possiamo dimenticare un’altra industria che promette un progressivo sviluppo : alludiamo a quella del fore­ stiero. Durante l’anno scorso, infatti, le nostre prin­ cipali stazioni di cura e climatiche, quali a quelle di Becoaro e dell’altipiano di Asiago, hanno avuto un maggiore concorso di forestieri. Questo fatto se è derivato anche dalle speciali condizioni sani­ tarie in cui molte stazioni balneari marittime sono venute a trovarsi durante l’estate scorsa, è dovuto in gran parte ai migliorati mezzi di comunicazione, di pulizia e d’ igiene che in quelle stazioni si vanno via via apprestando.

Concludendo, la Belazione afferma, che mal­ grado l’andamento non troppo favorevole di talune produzioni e industrie, la provincia di Vicenza offre l’esempio di un organismo economico sano e robusto, capace di dare le più intense manifesta­ zioni di vita in un periodo normale.

Segue un dettagliato rapporto delle singo’ e industrie.

Mercato monetario e Rivista delle Borse

24 agosto 1912 L ’andamento dei raccolti nei vari paesi, assai più favorevole che nello scorso anno, fa prevedere che il fabbisogno sui diversi centri sarà, nei pros­ simi mesi, ragguardevole e tale prospettiva non può non influire, fin da ora, sulla tendenza del mercato del denaro. Si nota, infatti, un certo soste­ gno nei saggi che, se costituisce una conseguenza della maggiore attività dell’attività finanziaria ve­ rificatasi ovunque, non è meno perciò l’ indizio delle precauzioni che banche e banchieri adottano fin da ora per poter fronteggiare le richieste che ad essi convergeranno in un prossimo avvenire. Nonostante il livello raggiunto dagli impieghi degli Istituti, eccedente in misura apprezzabile quello di un anno fa, la situazione degli Istituti stessi è tale, però, da dare affidamento sull’ ulteriore svol­ gimento del mercato monetario: è, senza dubbio, in questa fiducia che risiede la ragione della sta­ zionarietà dei saggi che si è avuta a registrare ne­ gli ultimi otto giorni.

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