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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.1998, 18 agosto

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G A ZZ E T T A SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BAN CHI, F E R R O V IE , IN TERESSI PRIV ATI

Anno XXXIX - Voi. XLIII

Firenze, 18 Agosto 1912

N. 1998

SOMMARIO : Il Canale di Panama — La politica commerciale italiana — La situazione finanziaria ed economica del Giappone nel 1911 — L ’ andamento del Commercio e dell’ Industria nella provincia di Pisa — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Eugenio Rignano, La rôle des «T h éo ric ien s» dans les sciences biologiques et sociologiques - Avv. Guglielmo Tedesco, Sul riordinamento delle leggi ita­ liane sulle Borse - RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : I concordati di lavoro in Francia - La convenzione italo-germanica per le assicurazioni operaie - Il censimento nel Regno Unito — RAS­

SEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio dell’ Austria-Ungheria - Il commercio della Norvegia - Il commercio di Napoli — La situazione del Tesoro al 30 giugno 1912 — Cronaca delle Camere di commercio — Rivista delle Borse — Notizie commerciali.

Si attendeva che a tempo opportuno sarebbe stata adunata una Conferenza in cui tutti gli Stati civili sarebbero stati rappresentati, nella quale Conferenza si sarebbero presi accordi circa 1’ uso del nuovo Canale, accordi che sarebbero stati eguali per tutti e quindi non avrebbero creato nessun privilegio per nessuno degli Stati interessati.

Un dispaccio da New York invece ci dice: « il Senato americano oon una ingente maggio­ ranza, ha approvato un progetto di legge che stabilisce la franchigia per tutti i piroscafi ame­ ricani che attraverseranno il Canale di Panama ». La comunicazione è brevissima, ma pur troppo è gravida di molte serie conseguenze perchè con­ tiene questioni di ordine politico e di ordine finanziario.

Di ordine politico in quanto vi è il prece­ dente quasi identico del Canale di Suez dove nessun privilegio è stato ammesso, e di cui tut­ tavia gli Americani si sono serviti appunto sotto l’egida di questo principio di eguaglianza inter­ nazionale.

Permetterà, senza energiche proteste, l’ In­ ghilterra che abbia seguito questo dispregio se non dei diritti certo delle convenienze internazionali ? Permetterà che gli Americani si arroghino dei privilegi sull’ Istmo « perchè il Canale è stato scavato coi loro quattrini » sebbene abbiano usato del Canale di Suez per il quale non hanno speso nemmeno un quattrino ?

Potranno tollerare le Potenze europee più interessate nella questione che gli Stati Uniti, stabiliscano a proprio favore un tale privilegio

Il Canale di Panama

Il recente voto del Senato della Confedera­ zione americana può esser causa di un grave con­ flitto tra gli Stati Uniti e le diverse Potenze Europee.

Come è noto fra un paio d’anni sarà ulti­ mato il Canale che attraversa l’ Istmo di Panama ed unisce i due Oceani ; i! Canale di Panama ha tutta una storia che è troppo recente perchè vi sia bisogno di ricordarla. Gli Stati Uniti in ossequio della famosa dottrina di Monroe si sono adoperati in modo da rendere impossibile ad una potenza europea, la Francia, di compiere essa stessa il taglio dell’ Istmo, sebbene avesse impiegati in quell’ impresa già iniziato molte centinaia di milioni. Ed hanno, poco dopo fallito quel tenta­ tivo, iniziati i lavori non solo, ma determinando una scissione nel piccolo Stato, sono diventati padroni effettivi di quella parte che interessava la costruzione del nuovo Canale. Fin qui niente di grave poiché il fatto si poteva attribuire alla incapacità della impresa francese a proseguire i lavori, ed anche ad una rigorosa applicazione della dottrina di Monroe, contro la quale del re­ sto T Europa non ha mai protestato, sebbene ab­ bia finto ufficialmente di non conoscere.

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senza aver consultato gli altri Stati interessati, come se essi soli esistessero al mondo, o fossero superiori a tutti gli altri insieme?

É un poco il concetto del Roosevelt che si manifesta ; prima vi è Roosevelt, poi gli ameri­ cani, e poi, se vi è posto, tutto il rimanente. Ma fino a che tali concetti rimangono sui libri o nei discorsi di un Presidente, possono essere ar­ gomento di sorriso; però quando dal dominio delle chiacchiere si passa a quello dei fatti, allora le conseguenze di quei concetti possono essere molto diverse.

Non pensiamo nemmeno che la deliberazione del Senato americano possa generare un conflitto armato con alcuni degli Stati d’ Europa ; gli americani sono molto guasconi ; sfoderano facil­ mente la spada, ma altrettanto facilmente la ri­ mettono nella guaina. D ’altra parte il Parlamento americano non ha la importanza e la efficacia che hanno i Parlamenti europei. Ohi veramente fa. le leggi è il Presidente il quale può non dar seguito ad un progetto già approvato.

Tuttavia la deliberazione del Senato è un sintomo del quale bisogna tener conto nella po­ litica internazionale, poiché mostra come gli americani sieuo animati dal più antipatico chau- vinisme, e come possano costituire un serio peri­ colo per l’avvenire.

Nè va trascurato che la questione implica anche il lato finanziario ; è naturale che esone­ rando da ogni tassa per il passaggio del Canale i piroscafi americani, i piroscafi degli altri Stati dovranno pagare tanto di più, affine di permet­ tere il bilancio finanziario dell’azienda del nuovo Canale.

Non è il caso di rilevare le parole che ha pronunziato a proposito del progetto approvato uno dei più focosi senatori, sfidando tutta l’ Eu­ ropa, anzi tutto il mondo ; i dispacci dicono che le parole del senatore Cutmint diedero luogo a mormorii e disapprovazioni e per ora ciò può ba­ stare ; è però sintomatico che alcuni senatori ab­ biano approvato il proget to dichiarando che sono convinti che esso possa edsere il germe di con­ flitti.

Era non molto si potranno notare le riper­ cussioni che quel progetto avrà negli Stati euro­ pei ; ma è intanto doloroso constatare, non solo l’altezzoso contegno degli Stati Uniti, ma anche che un’opera, la quale dovrebbe esser solo un pegno di pace, si voglia fare strumento di conflitti, che possono essere gravissimi.

Seguiremo attentamente l’andamento della questione che è senza dubbio molto interessante.

La politica commerciale italiana

IV.

La Memoria del comm. Stringher passa quindi ad analizzare i trattati commerciali con­ clusi dall’ Italia nel già indicato periodo; e primo di tutti il 'trattato del dicembre 1887 con l’Au- stria-Ungheria, che costituì la prima nuova ta­ riffa convenzionale del Regno d’ Italia dopo la riforma doganale del 1887- Questo trattato, giu­ dica l’Autore, « stava a dimostrare che quella ri­ forma, benché inspirata nella sua espressione a concetti di non dubbia protezione industriale ed agraria, non rendeva incompatibile la prosecu­ zione di una savia politica di trattati commer­ ciali, intesi a rafforzare le correnti dei traffici internazionali e a dar guarentigia di fissità nel regime daziario alle produzioni delle manifat­ ture e del suolo ».

E qui l’ illustre scrittore viene a parlare di uno dei punti più delicati della nostra storia economica, quello che portò alla rottura dei rap­ porti commerciali con la Francia, fonte per noi di notevoli e dolorose depressioni nella entità dei nostri scambi internazionali. « L ’Assemblea di Versailles, dice lo Stringher, aveva respinto un elaborato trattato a tariffe, frutto di lunghi negoziati, per più anni condotti efficacemente da Luigi Luzzatti, assistito da Vittorio Ellena, Giu­ lio Axerio e Giacomo Malvano, e portati a buon fine con le stipulazioni di Parigi del 6 luglio 1877, e si dovette attendere il 1881 (3 novembre) per stringere un nuovo accordo, considerato fra noi meno favorevole di quello precedente, benché negoziato in condizioni politiche che dovevano considerarsi, se non propizie, di certo non con­ trarie alla giusta tutela dei nostri interessi com­ merciali, di fronte ai quali e a quelli di altri paesi concorrenti, la Francia oppose segnatamente le necessità di una maggior difesa dei propri in­ teressi agrari ».

L ’ Italia aveva facoltà di far scadere il trat­ tato del 1881, che aveva la durata fino al primo febbraio 1892, al primo Gennaio 1888 con preav­ viso di un anno; e dopo aver riformata la pro­ pria tariffa generale nel 1887 il goveruo italiano approfittò di quella facoltà denunziando tutte le convenzioni esistenti, per modellare possibilmente i nuovi patti « iu conformità ai bisogni che la laboriosa inchiesta e le discussioni del nostro Parlamento avevano messo in luce ».

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di rammentare che, nella Commissione di inchie­ sta doganale, venne discussa la questione circa l’atteggiamento di essa rispetto alla iniziativa della denunzia dei trattati di commercio allora vigenti. E poiché vi fu dissenso circa l’estensione del mandato conferito alla Commissione stessa, ritenendo taluni componenti che non potesse es­ servi compreso l’accennato delicatissimo caso, non si venne a deliberazione formale in merito alla denunzia dei trattati. Tuttavia, nell’ ultima adu­ nanza della Commissione, gli on. Brioschi, Luz- zatti, Ellena, C. Ferraris, Raggio e Miraglia, manifestarono, senza discussione, il loro avviso favorevole alla denunzia, riservandosi di esporne i motivi in altra sede o di dichiararli al Go­ verno qualora ne fossero stati richiesti. Mancava all’adunanza il senatore Lampertico. L ’on. Giu­ seppe Saracco, nelle conversazioni coi colleghi, ebbe a manifestare sempre il suo pensiero non favorevole alla iniziativa della denunzia. Consta in modo certo a chi scrive, che il Governo (pre­ sieduto dall’on. Depretis essendo ministro delle finanze il Magliani e ministro degli esteri il ge­ nerale Robillant) era stato sentito da taluni fra i componenti la Commissione, prima di dare il voto su la questione, poderosa per considerazioni economiche e per sostanziali considerazioni di carattere politico. Grave, assai grave — termina la sua nota il comm. Stringher — era il dubbio se, denunziato il trattato con la Francia, sarebbe stato possibile di conchiuderne un altro. Eppure le correnti dell’opinione pubblica e quelle parla­ mentari si manifestarono per la denunzia, dopo aver premuto per la revisione della tariffa ».

E infatti il trattato 1881 venne denunziato assieme però a tutti gli altri trattati; se non che le trattative iniziate con la Francia, e con­ dotte a Roma pazientemente e con criteri della più larga conciliazione dagli onorevoli Ellena, Luzzatti e Branca, non ebbero successo « pro- traendosi i negoziati inutilmente anche dopo la scadenza del trattato, la quale era stata proro­ gata al primo marzo 1888 ».

Naturalmente a quel tempo si accusò l’ono­ revole Orispi come principale autore della rot­ tura dei rapporti commerciali colla Francia, anche perchè proprio nel tempo in cui i nostri nego­ ziatori si trovavano a Parigi, l’on. Crispi fece il noto viaggio improvviso a Friederichruhe per visitare il principe di Bismark; ed è probabile che il fatto abbia influito a rendere la Francia meno disposta a riprendere le trattative. Però lo Stringher a questo proposito cita un brano del discorso pronunciato il 9 settembre 1888 ad Anagni dall’on. Ellena, nel quale discorso fra l’altro è detto : « io non voglio ricercare se, in­

sieme con le considerazioni economiche, le poli tiche abbiano avuto qualche parte nei Consigli, tanto spesso rinnovati, della Repubblica; ma i documenti inscritti nei libri verdi, provano che l’on. Crispi adoprò nel negoziato un grande spi­ rito di equità e di conciliazione. E fu longanime nella forma e non avaro di concessioni nella so­ stanza ».

Ci permettiamo a questo punto di osservare che può essere perfettamente esatto che l’onore­ vole Crispi desiderasse che si concludessero gli accordi commerciali colla vicina Repubblica, e che è senza dubbio esattissimo il credere che l’on. Crispi non è andato a Friederichruhe allo scopo di impedire, con quella improvvisa mani­ festazione, che si continuassero le trattative in­ tavolate a Parigi ; ma a nostro avviso la que­ stione è diversa: si tratta cioè di vedere se la visita del Crispi a Bismark in quel momento politico, non abbia influito sulla Francia, già mal disposta verso di noi, a renderla meno con­ ciliativa. Ricordiamo che in quell’epoca nelle colonne de\VKconomistu abbiamo appunto rile­ vato, senza abbandonarci alle esagerazioni a cui cadeva allora una parte della stampa italiana, essere molto difficile mantenere il centro econo­ mico e finanziario a Parigi e quello politico a Berlino, senza un grande tatto ed una grande prudenza.

Naturalmente il Governo francese non diede carattere politico ma solo economico, alla ver­ tenza, il che appare dagli atti ufficiali ; ma l’opi­ nione pubblica di quel tempo vide nel fatto eco­ nomico una intima connessione coi fatti politici. E forse la conferma di questo nostro giudizio si trova nelle stesse parole del comm. Stringher, il quale, dopo aver ricordato che il l.o marzo 1888 la Francia applicò alle nostre esportazioni i dazi della tariffa generale aggravati da quelli diffe­ renziali, e che noi pure applicammo i dazi dif­ ferenziali aggiunti a quelli della tariffa generale per le provenienze dalla Francia, nota che a par­ tire dal I o gennaio 1890 l’ Italia abrogò la ta­ riffa differenziale contro le provenienze francesi, alle quali, da allora in poi, furono applicati sol­ tanto i dazi inscritti sulla nostra tariffa gene­ rale, ed aggiunge: « ma, non ostante le nostre disposizioni concilianti, i dazi differenziali fran­ cesi a carico delle merci italiane continuarono a sussistere per altri due anni ». Il quale fatto, se prova come non esistesse nel Governo italiano nessun risentimento politico, proverebbe anche il contrario per ciò che riguarda il Governo francese.

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Francia furono gravissime; infatti il valore degli scambi tra i due paesi, da 660 milioni di media nel periodo 1881-87 scese nei due anni 1888-89 a 318 milioni. Però osserva il comm. Stringher « mentre la guerra di tariffe noceva in siffatte proporzioni ai commerci reciproci delle due na­ zioni latine, si avvantaggiavano i traffici di altri paesi. L ’ Italia cercò nuovi sbocciai alle sue pro­ duzioni non necessarie al consumo interno; e per converso, da altre provenienze calarono in Italia le merci, chè le alte gabelle impedivano il passo, per lo meno direttamente, ai prodotti di Francia. Chi più ne profittò, fu l’ Impero tedesco».

Circa i trattati conclusi colla Germania, l’Autore osserva che l’ Italia si era accontentata di vincolare poche voci col trattato del 1883 e qualche concessione ulteriore venne fatta succes­ sivamente, ma continua lo Stringher, « codeste modestissime concessioni contribuirono assai poco a determinare il forte aumento delle esportazioni tedesche in Italia avvenute segnatamente fra il 1836 ed il 1890, giacché ben altri vantaggi potè, nel frattempo, trarre il commercio tedesco con noi, sia dall’applicazione, in forza della clausola della nazione più favorita, delle riduzioni da­ ziarie concesse dall’ Italia ad altri paesi, sia, e specialmente, dalle condizioni create dal dissidio doganale fra l’ Italia e la Francia, per cui tutti i prodotti della industria germanica che pote­ vano sostituirsi a quelli di Francia, trovarono più facile adito sul mercato italiano ».

Circa ai rapporti commerciali colla Svizzera, l’Autore accenna ai tentativi fatti per concludere un nuovo trattato, ma il Governo italiano do­ vette accorgersi che si incontravano grandi dif­ ficoltà, perchè « mentre al Governo della Confe­ derazione premeva che l’ Italia provvedesse con una certa mitezza al regime daziario per alcune merci che la Svizzera importava in Italia e se­ gnatamente per le manifatture di cotone, al Go­ verno italiano premeva di serbare intera la sua libertà di azione rispetto a quegli stessi dazi ». Perciò dol 1879 al 1883 tra i due paesi corse una convenzione che assicurava soltanto la clau­ sola della nazione più favorita; nel 1883 fu con­ cluso un trattato che migliorava in alcuni punti (come il vino, gli oli d’oliva, gli agrumi, le paste alimentari), il regime daziario preesistente e non lo aggravava in altri punti come le sete torte, lo zolfo raffinato, le uova, il sapone, la canapa, i guanti eco. ecc. Successivamente per le ripercus­ sioni della rottura dei rapporti commerciali colla Francia, venne nel 1889 stipulato un nuovo trat­ tato di cui parla il nostro Autore spiegandone le cause e gli effetti ad un tempo.

& Col nuovo trattato, infatti, la Svizzera ot­

teneva riduzioni di dazio rispetto a 26 prodotti, fra i quali primeggiavano per importanza commer­ ciale: il formaggio, i tessuti di cotone (meno quelli imbianchiti o tinti), l’oro cilindrato e trafilato, i gioielli d’ oro, la pasta di legno e le macchine di­ namo-elettriche. Otteneva ancora che fossero vin­ colati, a parità del dazio generale, altri 29 pro­ dotti; e grazie alla clausola per il trattamento della nazione più favorita, la. Svizzera veniva a godere, per altri 45 prodotti, delle concessioni da noi fatte nei trattati allora in vigore con l’Austria, la Germania e la Spagna.

« Dall’altra parte, il trattato italo-elvetico del 1889 assicurava all’ Italia riduzioni daziarie, all’entrata nella Svizzera, per .39 prodotti del­ l’agricoltura e dell’ industria nazionali, rappre­ sentati nello stesso anno 1889 da un valore complessivo di oltre 97 milioni di lire, dei quali, però, più di 77 e mezzo si riferivano alla sola seta ritorta e altri 13 ai vini naturali in botti. Degli altri 37 prodotti vincolati a dazio ridotto, citeremo solo i più notevoli, e cioè: il bestiame bovino, suino, ovino e caprino, il pollame, il grano, il granturco e la farina, il riso brillato, le uova di pollame e le carni suine conservate. Per altri 10 prodotti, rappresentati da un valore complessivo di molto meno di 8 milioni di lire, il nuovo trattato vincolava a parità di dazio ge­ nerale della tariffa elvetica: e basterà fra essi menzionare le sete gregge, non ritorte ; l’ olio di oliva in botti: il lino e la canapa, greggi; i tessuti di seta e lo zolfo.

« Le merci che trassero maggior benefizio dalle concessioni daziarie reciprocamente conve­ nute nel trattato in discorso, fra i due paesi, furono:

nelle nostre esportazioni verso la Svizzera : le sete ritorte, i vini, le sete greggie, il bestiame di ogni specie, l’olio d’oliva e la canapa greggia ;

nelle importazioni svizzere, invece, in Ita­ lia, i formaggi, i tessuti di cotone stampati, le macchine, i filati di cotone, l’ oro cilindrato e trafilato, i cavalli e la pasta di legno.

« Tutto sommato, il trattato italo-elvetico del 1889, mentre favoriva, sino a un certo segno, l’ importazione in Italia dei prodotti svizzeri, agevolava la esportazione dei nostri nella Confe­ derazione.

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gabella differenziale. La somma delle concessioni daziarie fatte dall’ Italia per virtù di quei patti ebbe, si può dire, a foggiare la tariffa conven­ zionale italiana in vigore quando furono aperti i negoziati ohe portarono agli accordi del 1891 e 1892 ».

La situazione finanziaria eà economica

D EL G IA P P O N E N EL 1911

Continuando a sfogliare l’Annuario testò pubblicato a Tokio su questa situazione, del quale già cominciammo a occuparci in un precedente articolo, rileviamo che il carattere generale della situazione del Giappone, può esser caratterizzato da un aumento di capitale disponibile e dal re golare progresso del commercio e della industria dovuti principalmente all’aumento del risparmio per pai te del popolo e all’ ammortizzamento de! Debito nazionale.

L ’efficacia delle disposizioni prese dal Go­ verno dopo il 1908 relativamente alle Finanze nazionali e al Debito è ormai dimostrata: esse produssero una crescente abbondanza di capitali sul mercato e una tendenza del tasso dell’ inte­ resse a diminuire.

Il Governo profittò di queste buone circo­ stanze per cominciare a convertire in prestito al 4 per cento i prestiti nazionali al 5 per cento che erano arrivati al periodo del rimborso.

A questo momento, le previsioni dei finan­ zieri sullo stato della circolazione monetaria fe­ cero abbassare l’ interesse fino a un tasso senza precedenti : il mercato dei valori, da così lungo tempo inerte, dette qualche segno di attività, ma all’ avvicinarsi della stagione in cui la do­ manda di capitale è ordinariamente la più grande, è appena da meravigliare se la lentezza della cir­ colazione monetaria fu sensibilmente modificata.

Durante questo tempo, il Governo realizzava il suo piano di conversione e di riscatto del De­ bito. Allo scopo di procurarsi le necessarie ri­ sorse, emise dei prestiti 4 per cento sul mercato interno e sui mercati inglese e francese. Con l’ aiuto di questi e del fondo di ammortizzamento diversi prestiti e obbligazioni del Tesoro al 5 per cento furono rimborsati fino alla concorrenza di yen 523,300,000 (1,351,683,900 ir.).

Su questo totale yen 249,800,000(345,233,400 fi-.) furono rimborsati in moneta e yen 273,500,000 (706,450,500 fr.) furono cambiati con titoli 4 per­ cento. In conseguenza ben poche città, banche e società fecero appello ai capitali esteri.

D’altra parte sebbene i depositi della Cassa di risparmio postale si siano accresciuti di yen 37,640,000 (97,224,120 fr.) e i depositi di banca nelle località più importanti di yen 110,670,000 (285,860,610) fr.), i presti ti consentiti dalle ban­ che non aumentarono che di yen 85.700,000 (221,363,100 fr.); la circolazione monetaria di­ venne dunque sempre più debole e il lasso di interessi si mantenne basso.

In tali circostanze, in presenza di questa sovrabbondanza di capitali che ingombravano il mercato e cercavano un collocamento, le obbli- ! gazioni lanciate dalle diverse banche e società j furono accolte con favore e sottoscritte tanto più volentieri in quanto offrivano una sicurezza quasi uguale a quella dei fondi di Stato.

Le emissioni di queste obbligazioni ebbero uu pieno successo e si elevarono al totale di yen 86,070,000 (222,318,810 fr.). L ’attività negli affari si trovò dunque stimulata da questo af­ flusso di capitale e inoltre la annessione di Chò- sen, la diminuzione delle imposte e la revisione della tariffa doganale contribuirono a preparare una ripresa di commercio.

Sulle ferrovie dello Stato, il traffico si alzò i rapidamente, sebbene che le entrate lorde sono sa­ lite alla cifra non mai raggiunta di yen 84,550,000 | (218,909,250 fr.).

Inoltre sebbene i capitali sottoscritti durante l’annata per le nuove imprese si siano elevati a yen 487,000,009 (1,257,921,000 fr.) l’attitudine delle Finanze e degli uomini di affari è rimasta calma e si è con soddisfazione constatata 1’ as- | senza di imprese lanciate per pura speculazione | che erano state così numerose subito dopo la ì ultima guerra.

Circa i resultati commerciali, la esportazione è [ rappresentata da yen 458,000,000 (1,183,014,000 franchi) e l’ importazione da yen 464,000,000 j (1,198,512,000 fr.) il che dà uu totale di yen

922,000,000 (2,381,526.000 fr.)

Sebbene questa cifra apparisca come leg­ germente inferiore a quella del 1907, bisogna ! tener conto del fatto che per gli ultimi quattro mesi del 1910 il commercio con Chòsen annesso non era incluso nel totale. Calcolando invece anche il commercio di Chòsen per quei quattro

i mesi, si constaterà che il totale ottenuto nel 1910 è il più forte che si sia ottenuto fino ad oggi.

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materie prime (cotone greggio e lana), il resili- ! tato del commercio estero doveva essere conside­ rato come soddisfacente nonostante il leggero ecce­ dente delle importazioni che sorpassarono di yen 6,000,000 (15,498,000 fr.) le esportazioni.

Riassumendo, dopo la primavera del 1910, i capitali hanno abbondato sul mercato in se­ guito al riscatto d’una parte notevole del Debito nazionale e dell’aumento del risparmio, col che è ribassato il tasso dell’ interesse e le imprese si sono sviluppate. Inoltre il commercio estero ha normalmente progredito, perchè il Giappone ebbe la soddisfazione di vedere ogni anno ingran­ dire le capacità economiche del Giappone e la nazione trar partito con prudenza e economia da tutte le sue risorse.

La Relazione espone poi in particolari quadri statistici le cifre della situazione economica giap­ ponese, dividendo la quarta parte più dettagliata in sette parti: Finanza; Agricoltura, industria e commercio ; Commercio estero ; Banche e mer­ cato monetario ; Convenzioni ; Chosen ; Niwan, e coronandola di un’ appendice.

Ci dogliamo che lo spazio ci vieti di occu­ parci particolarmente di questi quadri : ma, a de­ lineare la situazione economica giapponese, con­ fidiamo siano sufficienti i riassunti dei caratteri generali, che abbiamo dato in questo e nel prece­ dente fascicolo quali si desumono dall 'Annuario.

L’ andamento dii Commercia e dell’ industria

nella provincia di Pesaro

La Camera di Commercio di Pesaro di cui è presidente benemerito il cav. Tongia ha pre­ sentato a S. E. il Ministro Nitti una interessante relazione sull’andamento del commercio in questa provincia, della quale diamo un breve cenno, come facciamo comunemente dell’altre provincie.

Nella Provincia di Pesaro è abbastanza estesa l’industria della macinazione dei cereali, e nei paesi situati lungo la Valle del Piume Foglia risultano nel 1911 circa molini N. 280 che tengono occupati N. 519 operai con un sa­ lario giornaliero da L. 0,75 a L. 5.

La produzione annua è stata di q. 639.544 del valore approssimativo di L. 15.988.600.

I molini sono azionati quasi tutti da ruote idrauliche a uno o più palmenti; pochi sono mossi a vapore e fra questi il più importante è un molino di Pesaro che occupa 34 operai. Vi sono poi N. 4 molini mossi a forza elettrica e parecchi a gas povero.

Il prodotto di questa industria serve al con­ sumo locale, eccettuati gli importanti molini di Pesaro e Fermignano che distribuiscono farine in tutta Italia.

Fra le parecchie fabbriche di paste alimen­ tari che esistono in Provincia di Pesaro, una o due hanno carattere industriale. Se ne contano 12 che impiegano complessivamente 52 operai retribuiti con un salario giornaliero da L. 1,50 a L. 2,50.

La produzione nell’anno 1911 è stata di quin­ tali 4525. Il valore approssimativo di L. 280.750. Esteso è l’allevamento dei bachi nella Pro­ vincia di Pesaro.

Dallo specchio statistico, pubblicato dalla Camera nell’anno 1911, risulta che nei mercati di Fano, Fermignano, Fossombrone, Pergola, Pe­ saro, S. Angelo in Lizzola, Urbino, furono venduti Cg. 335.054.420 per l’ importo complessivo di L. 1.052.540.750 ai seguenti prezzi medi generali:

Fano . . . . L. 3075 Fermignano » - — Fossombrone » 3226 Pergola . . . . » 3226 Pesaro . . . . » 2969 S. Angelo in Lizzola. » 2657 Urbino . . . . » 3122

La trattura della seta viene esercitata, in alcuni Comuni, coi migliori sistemi dell’arte.

Gii opifici sono 165 dei quali alcuni a va­ pore, con bacinelle in attività 787, altre a fuoco diretto con bacinelle 315.

Nel 1911 lavorarono 2000 operaie, colla mer­ cede giornaliera da L. 0,60 a L. 3.

La produzione fu Cg. 80.220 del Valore di L. 3.609.900.

Nella Provincia viene esercitata, quasi da tutte le famiglie coloniche, la lavorazione delle tele di lino e canapa ; però nella massima parte pel solo ed unico uso privato.

I telai ripartiti in tutti i Comuni, sono 17.160 ¡ quali si calcola abbiano prodotto metri 798.000 del valore di L. 399.000.

In Pesaro continuò a funzionare una sola fonderia di ghisa con annessa officina meccanica per la lavorazione di tubi ed altri generi. Vi sono poi in complesso 176 officine metallurgiche che occupano circa 595 operai.

Esistono pure 33 officine meccaniche che occupano 150 operai circa. Vi sono 32 officine per la lavorazione di oggetti in metallo che oc­ cupano 125 operai.

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18 agosto 1912 L ’ ECONOMISTA 519

Complessivamente occupano 870 operai, col salario giornaliero da L. 1,10 a L. 3,80.

Nella Provincia di Pesaro molte sono le for­ naci leterizi, però quasi tutte a sistema ordinario; trovandosene solamente 6 a sistema Hoffmann.

Nelle fornaci stesse hanno lavorato 719 operai, colla mercede da L. 0,75 a L. 3.

La produzione dell’anno 1911 è stata di pezzi 23.858.000 valutati L. 732.260.

In confronto del 1910 vi è una diminuzione nella produzione dei laterizi dovuta all’ impos­ sibilità di esportare in Austria per la inasprita tariffa doganale e di più per la cattiva stagione.

Fiorente in Pesaro è l’industria delle costru­ zioni di trabaccoli a vela e barche da pesca.

I prodotti di questa industria sono dissemi­ nati in tutti i Porti dell’Adriatico.

Di questi Cantieri i più importanti sono tre in Pesaro e nel 1911 costruirono 13 o 14 tra­ baccoli.

Circa il movimento commerciale dei porti di Fano e Pesaro, si ha che la quantità delle merci entrate nel Porto di Pesaro fu di tonnel­ late 24.341: quella delle merci uscite di tonnellate 15.390 : per modo che si ha una differenza tra l’importazione e la esportazione di tonnellate 8951.

La quantità delle merci entrate nel Porto di Fano fu di tonnellate 6335: quello delle merci uscite di tonnellate 6798: per modo che si ha una differenza tra l’ importazione e la espor­ tazione di tonnellate 46?.

II valore delle merci entrate nei porti di Fano e Pesaro durante l’anno 1911 fu di Lire 2.481.907,30: quello delle merci uscite fu di L. 718.642,86: cosicché le importazioni supera­ rono le esportazioni per L. 1.763.264,44.

Questioni vitali per la provincia di Pesaro sono quelle relative al porto e alla stazione di Pesaro.

Ecco in proposito l’ ordine del giorno appro­ vato dulia Camera pesarese :

La Camera di Commercio e Industria di Pesaro,

considerando che un ulteriore ritardo nella sistemazione portuale ferroviaria di Pesaro ne comprometterebbe i più vitali interessi con pre­ giudizio di ogni legittima aspirazione;

considerando che tutti i precedenti auto­ rizzano la Camera a diffidare della efficacia del suoi voti e delle vane promesse con le quali sono accolti ;

preso atto della lettera della Direzione Generale delle opere marittime in data 31 ot­ tobre 1911 N. 6119 all’ ing. capo del Genio Ci- vil? di Pesaro;

plaudendo all’ invertimento di fondi pro­

posto dal sig. Sindaco di Pesaro per ciò che ri­ guarda le opere da eseguirsi al Porto;

preso atto della lettera in data 5 gen­ naio 1912 della Direzione Generale delle Fer­ rovie ;

ritenuto che la questione portuale ferro­ viaria di Pesaro non sarà mai utilmente ed ef­ ficacemente risolta se tutte le forze vive della Provincia non si riuniranno in azione concorde ed energica onde -strappare al Governo i mi­ glioramenti vagamente promessi da lunga serie d’ anni ;

delibera unanime

di nominare nel proprio seno un Comitato con facoltà di aggregarsi le Autorità politiche ed amministrative nonché le persone più diretta- mente interessate del Distretto, col mandato di premere con ogni influenza presso il Governo perchè sia compiuta la seguente serie pratica di opere d’ indiscutibile e pronta attuazione :

1) Prolungamento dei moli del porto fino a cinquanta metri;

2) Miglioramenti al bacino di espansione e al bacino di stazionamento (come lavori di ri­ parazione) ;

3) Allacciamento ferroviario fra la Sta­ zione e il Porto;

4) Magazzino delle merci ; 5) Binario nuovo di scarico ;

6) Infine esaminare e coordinare le pro­ poste perchè il fabbricato viaggiatori della Sta­ zione di Pesaro sia costruito in modo degno di un Oapoluogo di Provincia, e adeguatamente al movimento della Stazione stessa che ogni anno aumenta.

R

ivista

B

ibliografica

Eugenio Rignano,

Le rôle des « Théoriciens » dans les sciences biologiques et sociologiques. — Bologna, Zanichelli, 1912, op. pag. 16. La genialità dell’ Autore è già stata accer­ tata in alta misura nei suoi scritti ormai nurne- j rosi; in ciascuno dei quali vi è sempre la carat­

teristica di una logica stringente colla quale espone una idea e la sostiene con pensati argo­ menti.

(8)

interes-sante per gli studiosi. Egli si domanda cioè se il teorico, che non ha fatto studi sperimentali, ose ne ha fatti, possa, indipendentemente da essi, in­ terloquire utilmente sulle sup-eme questioni bio­ logiche e sociologiche, senza pericolo di essere u priori chiamato « incompetente ».

La risposta si indovinafacilmente quando si tenga conto del titolo del libro che sta per essere pubblicato, ed a noi pare che l'Autore abbia ragione, si intende, fino ad un certo punto; in quanto la competenza del « teorico » ad affrontare tali questioni si può ridurre ad una questione di misura. Ad ogni modo quanto scrive il sig. E. Rignano è grandemente suggestivo ed attendiamo con .impazienza il volume.

Avv. Guglielmo Tedeschi,

Sul riordinamento delle leggi italiane sulle Borse. —- Roma, Officina Polig. Editrice, 1912, pag. 149. L Autore esamina il progetto di legge sulle Borse che riconosce nel complesso non cattivo, perchè in fondo mantiene le principali disposi­ zioni vigenti. Per raggiungere meglio il suo scopo l’Autore premette un esame critico delle Borse di Parigi, di Londra, delle Borse tedesche ed italiano. Conclude chiedendo principalmente che le contrattazioni sieno riservate esclusivamente ai mediatori inscritti, il cui numero possa essere illimitato; e non teme il formarsi di un mercato

l i b e r o come quello detto la « Coulisse » di Pa-

rigi, in quanto il pubblico imparerebbe presto che i contratti conclusi fuori della Borsa ufficiale non avrebbero effetto giuridico e sarebbero quindi basati soltanto sulla buona fede.

Il volume, che contiene molte osservazioni piene di acume e di praticità, si chiude col testo del progetto di legge.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Da una rilevazione compiuta dall’ Ufficio del lavoro francese risulta, che i

concordati di

lavoro in Francia

andati in vigore nel

1911

sono stati 202 (252 nel 1910). All’edilizia si riferiscono 98 concordati, cioè 48.5 per cento del totale (38.9 nel 1910); all’ agricoltura si riferi­ scono 17 concordati ; ai trasporti 16 ; alla metal­ lurgia 15; all’ industria del legno 14.

Dei 202 concordati, 156 (77 per cento) sono stati conclusi in seguito a scioperi e 46 senza scioperi, mentre nel 1910 i concordati conclusi in segn-to a scioperi furono 144 (57 per cento) e 98 senza scioperi.

In quanto alle parti contraenti: 39 concor­ dati (19.4 per cento) contro 67 nel 1910 (26.6 per cento) sono stati conclusi tra sindacati padro­ nali e sindacati operai; 46 (22.8 per cento) contro 112 (14.4 per cento) tra padroni o collettività di padroni e sindacati operai; infine 117 (57.8 per cento) contro 73 (29 per cento) tra padroni o collettività di operai.

I concordati che contengono la determina­ zione della durata si ripartiscono come segue: avevano una durata minore di 1 anno, 3 con­ cordati ; da 1 a 2 anni, 19; da 2 a 3 anni, 10; da 3 a 4 anni, 15 ; da 4 a 5 anni, 1 ; da 5 anni, 10.

Sicché 54 per cento dei concordati sono stati stipulati por una durata eguale o superiore a 3 anni.

Inoltre in 13 di questi concordati, (cioè 27 per cento) contro 28 (23 per cento) è contemplata la clausola del rinnovo tacito.

19 concordati (9.4 per cento) contro 47 (18.6 per cento) contengono norme per una procedura arbitrale atta a decidere sulle eventuali conte- stazioni derivanti dall’ interpretazione del con­ tratto.

26 concordati (12.8 per cento) contro 41 (16.3 per cento) contengono stipulazioni sull’as- sunzione degli operai : 6 fissano la durata del periodo vii prova, 3 (29) stipulano l’ impiego esclu­ sivo di operai organizzati, 3 (12) prescrivono che gli organizzati siano preferiti agli altri operai. 4 danno la preferenza agli operai locali (lavo­ ratori dei campi).

6 (3 per cento) limitano il numero degli apprendisti.

In 81 concordati (40 per cento) viene rego­ lata la durata del lavoro; 64 fissano la durata massima del lavoro giornaliero in modo uniforme per tutto l’anno. Questa durata è di 7 ore, 1 con­ tratto ; 8 ore, 4; 9 ore, 5 ; 10 ore, 43 ; 11 ore. 7 ; 12 ore 4.

Nel 67 per cento dei casi in cui viene fis­ sata la durata massima delle giornate in modo uniforme, fissata a 10 ore questa è nell’86 per cento dei casi uguale o inferiore a 10 ore.

In altri concordati la durata di lavoro è fissata in modo variabile a seconda delie sta­ gioni o della natura dei lavori (della vigna), da 6 a 8 ore, 1 contratto; da 7 a 8 ore, 1; da 8 a 10 ore, 7; da 8 a 11 ore, 2 ; da 9 a 10 ore, 3 ; da 9 a 11 ore, 1; da 10 a 11 ore, 1; da 11 a 14 ore, 1.

(9)

L ’ ECONOMISTA 521 18 agosto 1912

194 concordati (96 per cento) fissano un salario minimo.

È segnalato il salario ad ora in 100 casi, il salario a giornata in 37, il salario settimanale in 5, mensile in 3.

Il salario è fissato esclusi vamente a cottimo in 20 concordati (nel 1910); 4 concordati invece prescrivono formalmente la soppressione del la­ voro a cottimo.

Sono prescritte le gratificazioni: per le ore supplementari in 65 (110) concordati, ossia 32.2 per cento, (43.6 per cento); per i lavori difficili, pericolosi o insalubri in 19 (20) concordati cioè 9.4 per cento (7.9 per cento).

39 (74) concordati cioè 16.4 per cento (29.4 per cento) regolano il modo di pagamento dei salari (giorno, luogo, eco.), 19 (57) concordati cioè 9.4 per cento (22.6 per cento) regolano il riposo durante la giornata, 9 (43) cioè 5 per cento (17.1 per cento) contengono una clausola relativa alla applicazione del riposo settimanale, 1 (8) concordato cioè 5 per cento (3.2 per cento) ri­ guardante i boscaiuoli prescrive l’adesione alla legislazione degli infortuni sul lavoro, 7 (7) con­ cordati cioè 3.5 per cento (2.8 per cento) regolano l'uso delle ritenute e delle multe, 21 (22) concor­ dati cioè 10.4 per cento (8.7 per cento) fissano il preavviso di licenziamento, 12 concordati contro 4 sopprimono il preavviso di licenziamento.

—- È stata firmata a Berlino la convenzione

italo-germaniea per le assicurazioni ope­

raie.

Quest’ importante convenzione che, previe le sovrane ratifiche, deve andare in vigore il 1° aprile 1913, è il frutto di negoziati che hanno avuto inizio nel 1910 quando i delegati dei due Governi si riunirono per la prima volta nella capitale dell’ impero per concretare le linee fon­ damentali di un accordo diretto a regolare le condizioni dei cittadini dei due paesi nei riguardi delle assicurazioni operaie.

Alla conferenza di Berlino, che doveva avere carattere preparatorio, in quanto si svolgeva nel periodo evolutivo della codificazione germanica, segui, per iniziativa dei ministri Di San Giu­ liano e Nitti, dopo Fapprovazione della legge tedesca avvenuta nel 1911, una seconda'Con­ ferenza che ebbe luogo a Roma dal 31 maggio al 18 giugno. In questa fu dai delegati tecnici dei due Governi fissato il testo della convenzione che è stata poi sottoposta alla firma del Can­ celliere dell’ Impero e del rappresentante del Governo del Re d’ Italia a Berlino.

La convenzione ora conclusa consta 25 arti­ coli. Contiene disposizioni relative alle assicura­ zioni sugli infortuni, all’assicurazione invalidità, vecchiaia e superstiti, alle visite mediche ed

in generale ai mezzi istruttori connessi con la procedura prescritta per far valere il diritto all’as­ sicurazione. Contiene pure importanti disposi­ zioni relative all’assistenza che le autorità con­ solari debbano prestare agli assicurati nei loro rapporti con l’ istituto assicuratore. La conven­ zione prevede anche la possibilità di stipulazioni addizionali destinate ad allargare il campo degli accordi tra i due paesi in materia di assicura­ zione operaia, in relazione ad un corrispondente ampliamento della nostra legislazione in tema di infortuni agricoli e di assicurazioni per l’ inva­ lidità e la vecchiaia.

— L ’ Home Office, ha pubblicato i risultati del

censimento nel Regno Unito

fatto il 2 aprile 1911.

La popolazione dell’ Inghilterra e del Prin­ cipato di Galles, ammonta a 36,070,492 abitanti, divisi in 7.970.000 famiglie, nella ragione 4.4 persone per famiglia.

La superficie complessiva dell’ Inghilterra e del principato di Galles è di 58,340 miglia quadrate, il che dà una popolazione media di 618 persone per miglia. Nel 1801 la densità della popolazione era di 102 persone per miglio qua­ drato, nel 1861 saliva a 307 persone, nel 1901 a 558. per giungere nel 1911 alla cifra predetta di 618. Le contee più popolate sono quelle di Londra, di Middlesex, di Lancashire, di Gla­ morganshire, di Durham e del Surrey; quelle meno popolate sono le contee di Radnorshire, con soli 48 abitanti per miglio quadrat», e di Mongomeryshire, con soli 57 abitanti per miglio quadrato.

Nel 1851 la popolazione dell’ Inghilterra e del paese di Galles ammontava a 17,827,609 abitanti di cui 8,990,809 vivevano in centri urbani, mentre 8,936,800 erano rurali. Il che vuol dire che la popolazione industriale e quella agricola si equivalevano.

Oggi la popolazione dell’ Inghilterra e del Galles è di 36,070,492 abitanti e di questi 28,162,936 vivono in centri urbani e soltanto 7,909,556 nelle campagne.

Riguardo ai sessi, il censimento registra 17,445,608 maschi e 18,624.884 femmine ; ossia la popolazione femminile supera la maschile di 1,179,276.

(10)

donno superava quello degli nomini del 40 per mille nelle istituzioni per la cura dell’ uleoolismo si trovavano 1357 donne e soli 304 uomini.

11

Commercio dell’Austria-Ung-heria. —

Questo commercio si è elevato nel primo seme­ stre dall’ anno in corso non compreso il movi­ mento dei metalli preziosi a 2.990.6 milioni di corone, dei quali 1.765,9 alle importazioni e 1.224, i alle esportazioni.

Pei- il periodo corrispondente al 1911. il totale non raggiungeva che 2.710,4 milioni di Corone dei quali 1.527 alle entrate e 1.183 4 alle uscite.

Il commercio estero della Monarchia segna dunque in quest’ anno un aumento di 208.2 mi­ lioni di Corone, cioè 238,9 alle importazioni e 41,3 alle esportazioni.

L ’eccedente delle entrate sulle uscite è pas­ sato tra il 1911 e il 1912 da 343,6 milioni di Corone a 541,2 milioni..

Per ciò che concerne il mese di giugno i risultati sono stati i seguenti: importazioni 285,7 milioni di Corone (contro 241,8); esporta­ zioni 208,2 milioni (contro 196,1); totale 493.9 milioni di Corone nel 1912 contro 437.9 nel

1911

cioè in favore dell’ annata in corso, un aumento di 56 milioni di Corone, di cui 43,9

alle

entrate e 12,1 alle uscite.

Il Commercio della Norveg-ia- —

Fio­ r-ente è il commercio estero della Norvegia se­ condo i risultati pubblicati per l’ anno 1911.

In totale l’ ammontare delle merci scam­ biate tra la Norvegia con l’ Estero è valutato a 8,275,746 tonnellate delle quali 4,566,476 alla importazione e 3,709,300 alla esportazione.

Il valore totale del movimento commerciale viene stabilito a 767,047,800 Corone, delle quali 468.695,000Corone alle importazioni e 298,352,800 Corone alle esportazioni.

Il Commercio di Napoli.

— L ’ Ufficio di Statistica della Camera di Commercio rende noti i dati riassuntivi del valore del commercio estero di Napoli nel 1911.

Le importazioni raggiunsero il valore totale di L. 290,846,560 contro L. 265,499.256 nel 1910: donde una maggiore importazione nel 1911 per L. 25,347,304. — Il valore delle importazioni fu principalmente formato: da 44 milioni di lire di grano leñero, da 38 milioni di grano duro.

da 22 milioni di carbon fossile, da 16 milioni di cotone, da 12 milioni di pesci secchi, da 11 milioni di parti staccate di macchine, da 9 milioni di pelli crude, da 7 milioni di rame, ottone e bronzo in pani, da 5 milioni di lamiere di ferro e di acciaio, da 4 milioni di solfato di rame, da 4 milioni di pelli conciate, da 4 mi­ lioni di tessuti di lana pettinata, ecc.

Le esportazioni raggiunsero in complesso il valore di Lire 161,484,510, contro L. 111,299,000 dell’anno precedente; donde una maggiore espor­ tazione nel 1911 di fronte al 1910 di 50,185,510 lire. I principali prodotti esportati furono : pasta di frumento, per 18 milioni di lire, frutte, le­ gumi e ortaggi nel sale, nell’ olio e nell’aceto 15 milioni, corallo lavorato 15 milioni, conserva di pomidori 10 milioni, formaggi 10 milioni, bovi 8 milioni, canapa greggia 7 milioni, tabacco fabbricato 5 milioni, farina di grano 4 milioni, frutte secche 4 milioni, vini 4 milioni ecc.

I valori del commercio estero di Napoli nel triennio 1909-911 sono dati dalle cifre seguenti :

Importazione Esportazione 1909 L. 248,712,010 L. 99,618,989 1910 » 265,499,256 » 111,299,000 1911 » 290,846,560 » 161,484,510

II commercio del Messico.

— Ecco i valori di questo commercio per i dieci primi mesi del­ l’anno liscale 1911-1912 (luglio 1911-apriìe 1912).

(11)

18 agosto 1912 L ’ ECONOMISTA 523

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 3 0 G iu g n o 1912

Ecco il conto riassuntivo del Tesoro al giorno 30 giugno 1912: Differenza ( + miglioramento — peggioramento della Situazione del Tesoro) - 149,714,198.95 + 406,287,443.82 + 316,528,244.87 — 251,090,9Ì3.61 + 65,482,331.28 Fondo di cassa Crediti di Tesoreria Insieme Debiti di Tesoreria Situaz. del Tesoro

A130 giugno 1912 873,664,747.13 1 962,646,162.48 1,336,310,909.61 880,470,3i9.56 + 455,840,560.05 DARE

Incassi (versamenti in Tesoreria) Fondo di cassa alla chiusura

dell’esercizio 1910-11 523,378,916.(18 In conto entrate di bilancio 3,005,031,390.5i In conto debiti di Tesoreria 5,491,752,199.87 In conto crediti di Tesoreria 1,459,418,1)97.30 Totale 10,479,610,633.76 AVERE —• Pagamenti

a) Fondo di cassa al 30

giugno 1912 373,664,747.13

In conto spese di bilancio 2,938,180,899.29 Decreti di scarico 1,418,159.96 Decreti Ministeriali di pre­

levamento

In conto debiti di Tesoreria 5,240,661,286.26 In conto crediti di Tesoreria 1,925,685,541.12 Totale dei pagamenti 10,479,610,633.76' Ecco la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria :

DEBITI

Buoni del Tesoro Vaglia del Tesoro

Banche — Conto anticipaz. statutarie Cassa depositi e prestiti in conto cor­

rente fruttifero

Amministrazione del Debito pubblico in conto corrente infruttifero Amministrazione del Fondo culto in

conto corrente infruttifero Cassa depositi e prestiti in conto cor­

rente infruttifero

Ferrovie di Stato — Fondo di riserva Altre Amministraz.

conto corrente fruttifero Id. Id. infruttifero Incassi da regolare

Biglietti di Stato emessi per Par*. 11 della legge 3 marzo 1898, n. 47 Id. legge 29 dicembre 1910, n. 888 Operazione fatta col Banco di Napoli

per effetto dell’art. 8 dell’allegato

B alla legge 7 genn. 1897 n. 9

CREDITI

Valuta aurea presso !a Cassa depositi e prestiti: Legge8agosto 1895,n. 486 al 30 giugno 1912 80,000, mo — al 30 gì ugno 1912 207,268,030. - 35,875,911.24 70,909,731.40 201,814,57g.45 7,847,192.61 110,360,924.58 12,100,000— 2,515,356.78 94,869,785.65 44,533,069.85 22,500,000— 53,000,000— 16,875,805.— Totale 880,470,349.56 22.500.000. 60.000. 000— 1,8ÌG,920— 53,000,000— 32,544,262.15 19,366,659.30 111,404,303.53 118,167,007.80 Regge 3 marzo Ì898, n. 47 Legge 31 dicem. 1907, n. 834 (art. 10) Legge 81 dicem. 1907, n. 804 (art. il)

Legge 2ÉI dicem. 191Ó, n. 888 Amministraz. del Debito pubblico per

pagamenti da rimborsare Id. del Fondo pel culto Id. Cassa depositi e prestiti Id. Altre Amministrazioni Id. Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico Deficienze di Cassa à carico dei con­

tabili del Tesoro Diversi

Operazione fatta col Banco di Napoli

Totale 902,646,162.48 Prospetto degli incassi di bilancio verificatisi presso le tesorerie del Regno nel mese di giugno 1912 per l ’esercizio 1911-912 compalati tìon quelli del periodo cor­ rispondente dell’ esercizio precedente.

Incassi — Entrata ordinaria. Categoria I. — Entrate effettivi' :

l,7iU,342.67 415,760,862.03 16,875,805—

Redditi patlitìion. d. Stato

Imposta sui fondi ru ­ stici e sui fabbricati Imposta sui redditi

di R. M.

Tasse in amministr. del Ministero delle finanze

Tassa sul prodotto d. movimento a grande e piccola velocità s. ferrovie

Diritti delle Legaz. e Consolati all’estero Tassa sulla fabbricaz.

degli spiriti e birra Dogane e dir. maritt. Dazi interni di cons. esclusi quelli delle città di Nap. e Roma Dazio consumo della

città di Napoli - Dazio consumo della

città di Roma Tabacchi Sali

(12)

Rimborsi e coti corsi nelle spese Entrate diverse Capitoli aggiunti per

resti attivi Categoria II. CostriiZi di strade fer. Categoria III. - Movi­ mento di capitali : Vendita di beni ed 4,073,Í 4.04 40,787,074.40 4,499,810.26 77,744,609.51 170,811.85 - f »11,772,689.88 + 4,168,283.55 - f 78,513,757 82

(a) Sono osciuse dal fondo di cassa L. 233,692,725 depositale nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato.

(2) La differenza dipende da minori versamenti in conto prodotto netto dell’esercizio diretto delle ferro­ vie dello Stato.

(3) La differenza in più è costituita da: Maggiori accertamenti

Maggiori revocazioni di tolle­ ranze in corrispondenza degli sgravi

L.

3,200,000.-affrancam. dicanoni 5,616,839.99 4,010,400.23 definitivi concessi pei danni dei ter-Accensione di debiti

Rimborsi di somme

209,211,725.20 — '»97,948,423.07 remoti del 1905 e 1909 , » 1,700,000.— Sposto montò nei versamenti

ri-anticipate dal Tes. Anticipazioni al Tes.

da enti locali per ri­ chiesto accel erain en.

21,339,031.49 4- "'7,782,«20.17 spetto a quelli dell’esercizio prece­

dente » 200,000.—

(4) Maggiori accertamenti d’im­

posta con ruoli L. 11,650.000.—

di lavori

Partite che si

coni-500,000.— Maggiori revocazioni di tolle­

ranze per quote indebite ed mesi-pensano nella spesa

Prelev. sull’ avanzo accertato col conto consunt. del Peserò.

15,765,867.71 — -"9,856,(181.37 gib ili » 1,350,000. —

Maggiori versamenti di debi­

tori diretti » 1,350,000.—

Spostamento nei versamenti

di-1905-6

---Prelev. di cui alle leggi

1,236,000.— retti e par ritenuta diretta » 6,850,000.— (5) La differenza in più proviene da maggiori

ac-15 aprile 1909 e 1 In certamen ti.

gl io 1909

Pre'ev. pt‘r

anticipa-1,193,000.— — "'44,953,826.94 (6) La differenza dipende soltanto dall’essere com­ preso nell’es'Tcizio 1910-911 un versamento di maggior zioni varie

Plelev. sugli avanzi e tutto l’esercizio

72,368,464.41 + «49,314,369.67 somma eseguito nel mese di luglio 1910, in conto del­ l’esercizio 1909-910, mentre nell’esercizio 1911-912 non si ebbe più il medesimo Versamento ritardato in conto 1910-11 2,524,094.74 + 2,521,094.74 dell’esercizio 1910-911.

Ricuperi diversi Capitoli aggiunti per

2,549,042.21 + 407,523.73 (7) 11 maggior incasso proviene principalmente da maggiori accertamenti.

resti attivi. 2,964,872.07 — «20,612,511.53 (8) Minori accertamenti, da at-Totale

Categoria IV. -

Par-461,103,626,03 - «29,334,759.93 tribùlrsi per circa L. 27,000,000 a mi­ nori importazioni di grano a causa

del buon raccolto nazionale L. — 37,760,000.— Spostamento nei versamenti » — 4,240,000.— Lite di giro 79,010,581.76 -f **86,258,583.69

Totale generale 3,005,031,390.51 -f- 20,989,520.19 Ecco il prospetto dei pagamenti di bilancio veri­ ficatisi presso le tesorerie del Regno nel mese di giugno 1912 per l’esercizio 1911-912 comparati con quelli del periodo corrispondente dell’ esercizio precedente.

MINISTERI. Mese di giugno 1912 Differenza sul 1911 Ministero del Tesoro 985,322,930.94 -4- 26 8.298,753.42

Id. delle Finanze 358,729,435.42 -+- 27 5,923,634.58 Id. di grazia e g. 55,215,208.45 — 28 6,357,355.27 Id. degli aff. esteri 28,897,952.20 -4- 724,346.67 IJ. dell’ist. pubbl. 124,724,035.97 + “ 20,246,128.02 Id. dell’ interno 157,692,042.39»5,318,403.37 Id. dei lav. pubbl. 222,161,888.92 + »20,508,632.01 Id. poste e telegr. 138,565,840.43 4~ 882,472.49 Id. della guerra 508,497,742.50 -4-“ 32,095,102.45 Id. della marina 324,404,125.25 + “ 84,918,726.95 Id. agric.ind.com. 31,469,696.82 + 31 5,019,530.65 Totale pag. di bilancio 2,938,180,899.29 -4- 177,578,375.34 Decreti di scarico 225,159.96 -4- 148,407.13 Decieti prelev. fondi 1,193,000.— 16,189,826.94

Totale pagamenti 2,939,599,050.25 NOTE.

-4- i3i,o3b,98o.oo

(L) In questa somma è coni preso l’ammontare della valuta d ’ oro depositata nella Cassa depositi e prestiti in L. 233,692,725.

L. — 42,000,C00 — (9) La differenza deriva da minori versamenti in cons iguen /a dello quote di concorso a dai sussidi- ai Comuni, relativi al 1909-910 convertiti in quietanza noi 1910 911. (La commutazione dei compensi propri dello stesso esercizio 1910-911 fu invece compiuta quasi interamente entro il 30 giugno 1911).

(10) La differenza è apparente, e dipende dal fatto elio il pi odotto netto del dazio consumo di Roma per l’esercizio 1911-912, non è stato ancora liquidato.

(11) Il maggior incasso proviene principalmente da maggiori accertamenti.

(12) Maggiori accertamenti per L. 2,1.20,090, spo­ stamento noi versamenti per L. 180,000.

(13) La differenza è costituita principalmente da minori accertamenti.

(14) La differenza in meno dipende:

da rimborsi non ancora effettuati da vari Mini­ steri per pensioni ordinarie L. — 34,500,000.—

Da maggiori rimborsi : dall’ Amministrazione delle Ferrovie dello Stato della spesa di interessi dei mutui con­

tratti L. -j- 20,000,000.— dalle Provincie e dai Comu­ ni per il mantenimento di scuole tecniche e di Istituti

tecnici L. -4- 2,500,000.—

(13)

18 agosto 1912 L ’ ECONOMISTA 525

(16) L ’entrata ordinaria presenta un aumento di oltre 14 milioni, ma raggiungerà la somma di circa L. 48,000 quando sarà effettuato al tesoro dai vari Mi­ nisteri il rimborso della spesa per pensioni ordinarie. Occorre inoltre tener presente la diminuzione di entrata di circa 27 milioni per minori importazioni di grano e che costituisce un miglioramento per l’econo­ mia nazionale.

(15) La differenza proviene, per circa 6 milioni, da maggiori ricuperi di somme da reintegrale ai capitoli di spesa iscritti in bilancio nella parte ordinaria (Gat. I - Spese effettive); e, per circa 2 milioni, da anticipa­ zioni da Amministrazioni e da privati per spese da so­ stenersi dall’Amministrazione militare.

(17) La differenza proviene da maggiore ricupero di somme da reintegrarsi a capitoli di spesa iscritti in bilancio nella parte straordinaria della categoria « Spese effettive ».

(18) La diminuzione dipende dalla minore aliena­ zione di certificati e di obbligazioni ferroviarie.

(19) Maggiori rimborsi fatti al Tesoro dall’Ammi­ nistrazione delle Ferrovie dello Stato della spesa per ammortamento di mutui contratti.

(20) La differenza deriva principalmente dal non essere ancora avvenuto il ricupero delle anticipazioni date al Ministero della guerra pel servizio di Cassa dei corpi dell’esercitò.

(21) Minori prelevamenti dal conto cori-ente col Ministero dei lavori pubblici, di cui alle leggi 15 aprile e 4 luglio 1909 per i Comuni danneggiati dal terre­ moto, in corrispondenza a minori spese.

(22) Maggiori prelevamenti dalla Cassa per prov­ vedere i fondi necessari alle anticipazioni fatte dal tesoro in conto corrente per effetto di leggi spe­ ciali che riguardano le spese straordinarie militari,

o p e r e pubbliche, ecc.

(23) La diminuzione dipende dalla minore aliena­ zione di obbligazioni ferroviarie.

(24) L ’entrata straordinaria presenta una diminu­ zione di circa 29 milioni; ma se si tiene conto della minore accensione di debiti per circa 97 milioni ne ri­ sulta un miglioramento di 68 milioni.

(25) La differenza proviene principalmente da mag­ giori versamenti per ordini di pagamento relativi ai fitti di beni demaniali destinati ad uso od in servizio di amministrazioni governative proprie dell’esercizio 1910-911, e convertiti in quietanza di entrata nell’eser­ cizio u. s. (1911-912).

(26) La maggiore spesa proviene principalmente da lavori e provviste di materiale rotabile per sopperire alle deficienze ai Io luglio 1905 e per far fronte all’ au­ mento del traffico (Ferrovie dello Stato).

(27) La differenza deriva : Maggiori pagamenti :

in corrispondenza al mag­ gior contributo accertato nel 1910- 1911 in confronto del 1909-910 per la gestione del dazio consumo di

Napoli L. -(- 1,144,000.—•

per fitti di beni demaniali, essendosi nel 1911-912 soddisfatta insieme con la spesa di competenza quella propria del 1910-911 rimasta interamente da pagare al 30 giu­ gno 1911, mentre nel 1910-911 nes­ sun pagamento si ebbe in conto competenza e insignifì-canti furo o

quelli in conto residui » -f- 3,618,000.—

per il debito vitalizio, essen­ dosi nel 1911-912 disposto un note­ vole rimborso in conto competenza, mentre nessun rimborso in conto competenza fu effettuato nel 1910-

1911 » + 10,896,000.—

per compra tabacchi » -t- 6,300,000.— su capitoli vari » 4- 8,215,000.—

Minori pagamenti :

in corrispondenza alle quote di concorso ed ai sussidi ai Co­ muni relativi al 1909-910, disposti nel 1910 911, mentre le quote ed i sussidi propri del 1910-911 furono interamente disposti entro il 30 giu­ gno 1911 L. — 15,250,030.— per vincite al lotto » — 9,000,000.—

L. + 30,173,000.—

L . — 24,250,000.— L. + 5,923,000 (28) La differenza dipende dal fatto che non furono ancora effettuati i rimborsi dovuti al tesoro per pen­ sioni ordinarie.

(29) L ’aumento è determinato per 14 milioni dal maggior numero di 1 ìquidazioni del concorso dello Stato nell’aumento degli stipendi degli insegnanti elemen­ tari ed il nuovo concorso portato dalla legge 4 giu­ gno 1911, n. 487.

(30) La differenza è principalmente causata da maggiori spese per contributo al Ministero della guerra nelle spese per l ’arma dei Beali carabinieri, e per pa­ ghe ed assegni alle guardie carcerarie ed alle guardie di città.

(31) I maggiori pagamenti derivano dall’accelera­ mento dei lavori pubblici, in special modo per l ’acque­ dotto pugliese, e dal crescente sviluppo delle costru­ zioni ferroviarie.

(32) La maggiore spesa proviene principalmente dalla maggiore forza sotto le armi,' e dell’accelera­ mento dei lavori e delle provviste.

(33) La differenza deriva dai pagamenti effettuati in relazione alle maggiori assegnazioni stabilite dalla legge 2 luglio 1911, n. 630, e per L. 30,000,1:00 da spese di guerra.

(34) La maggiore spesa proviene principalmente da pagamenti disposti a favore dell’azienda del dema­ nio forestale.

m ira PELLE [ I H 31 [OBLIO

Camera di Commercio di Firenze. — Nella seduta del 16 luglio 1912 (Presidente Niccolini) tra le altre deliberazioni vennero approvati i seguenti importanti ordini del giorno:

La Camera di Commercio ed Industria di Firenze,

confermando quanto precedentemente ha osser­ vato sullo stesso argomento in varie occasioni ;

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