libri a Venezia
3.2 Gli acquisti di libri a Venezia
Dopo la nomina al ducato Ferdinando Gonzaga acquista a Venezia volumi dedicati al “governo dello stato” al quale in realtà non aveva mai aspirato. Il 18 gennaio 1614 Ercole Marliani gli invia alcune opere del giurista e matematico Gerolamo Cardano315, tra cui il testo Neronis Encomium316, che definisce “fatica veramente che merita essere letta da lei” (doc. 48). Cardano era un giurista e un matematico non estraneo agli ambienti protestanti (nel 1570 era stato arrestato dal tribunale dell’Inquisizione e costretto all’abiura) ma era apprezzato per la sua forte personalità, il suo spirito acuto e le sue conoscenze nelle scienze naturali,
315 Il giurista Gerolamo Cardano (1501-1576) aveva una cultura enciclopedica ed era versato anche
negli studi matematici tanto da essere consultato da Leonardo da Vinci. La sua opera più famosa, iniziata nel 1534 e stampata a Norimberga nel 1550 in ventuno libri, è il De subtilitate, una sorta di enciclopedia delle scienze naturali che contiene informazioni dalla cosmologia alla costruzione di macchine, dalle leggi della meccanica alla criptologia, dall'utilità delle scienze della natura al nefasto influsso dei demoni. Nel 1554 Cardano pubblicò il De Astrorum iudiciis, un’operetta che conteneva l’oroscopo di Cristo e un calcolo astrologico sulla fine del mondo che lo portò all’arresto da parte del tribunale dell’Inquisizione (cfr. G. GLIOZZI, voce Cardano Gerolamo in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. XIX, Roma 1976, pp. 758-763).
316 Somniorum synesorium omnis generis insomnia explicantes, libri 4. Per Hieronymum
Cardanum Mediolanensem medicum ac philosophum. Quibus accedunt, eiusdem haec etiam: De libris proprijs. De curationibus & praedictionibus admirandis. Neronis encomium. Geometriae encomium. De vno. Actio in Thessalicum medicum. De secretis. De gemmis & coloribus. Dialogus de morte. Dialogus de humanis consilijs, tetim inscriptus. Item ad somniorum libros pertinentia: De minimis & propinquis. De summo bono, Basileae: per Sebastianum Henricpetri, 1562 mense Septembre.
nell’astrologia e nella meccanica. Forse i suoi testi erano già presenti nella biblioteca mantovana perché nel 1594 Guido Avellani da Praga scrive alla corte di essere alla ricerca di alcuni testi del matematico317 e nel 1606 Giovanni Antonio Magini invia a Vincenzo I un volume di astrologia di Valentino Naibod318 nel quale era “ben enunciata la dottrina di Tolomeo e ancor meglio quella del Cardano”319.
Il Neronis Encomium era stato pubblicato per la prima volta a Basilea nel 1562 e sarà più volte ristampato ad Amsterdam e a Lione fino alla metà del Seicento. Il trattato capovolge radicalmente uno dei più tradizionali luoghi comuni dell’intera storiografia occidentale e difende la personalità politica di Nerone davanti al tribunale della storia. Facendo riferimento ad Aristotele e a Platone, Cardano considera la tirannia necessaria per la quiete e la tranquillità dello stato: Nerone era stato condannato da una storiografia interessata a difendere lo strapotere e la sopraffazione, era stato elogiato e portato all’apoteosi finché il suo regime coincideva con il favoreggiamento delle classi privilegiate mentre era stato spinto alla rovina quando le sue azioni divennero filo-popolari e travolsero il ceto senatorio320. Lasciata la porpora cardinalizia Ferdinando deve imparare a governare il ducato mantovano pertanto le sue letture sembrano essere indirizzate verso temi politici, il buon governo e il diritto sociale.
Un anno più tardi, nel 1614, l’ambasciatore Camillo Sordi segnala di aver richiesto alla Serenissima l’autorizzazione alla stampa del volume Consiliorum
siue responsorum (fig. 51) di Carlo Bardelloni321, giurista mantovano, professore
317 VENTURINI, Le Collezioni cit, doc. 484.
318 Enarratio elementorum astrologiae, in qua praeter Alcabicij, qui Arabum doctrinam
compendio prodidit, expositionem, atque cum Ptolemaei principijs collationem, reiectis sortilegijs & absurdis vulgoque receptis opinionibus, de verae artis praeceptorum origine & vsu satis disseritur: in celeberrima Coloniensi academia studiosis philosophiae proposita a Valentino Nabod…Coloniae: apud haeredes Arnoldi Birckmanni, 1560.
319 FURLOTTI, Il carteggio tra Bologna cit., doc. 164.
320 E. DI RIENZO, Dal principato civile alla tirannide: Il "Neronis encomium" di Gerolamo
Cardano, in “Studi storici”, 28, n. 1, 1987, pp. 157-182; N. EBERL, Cardanos Encomium Neronis, Edition Übersetzung und Kommentar, P. Lang, Frankfurt amMain 1994.
321J. DAVIES, Culture and power: Tuscany and its Universities (1537-1609), Leiden, Brill, 2009, p.
di diritto allo studio pisano e magistrato nel Monferrato (doc. 60). L’opera, che contiene consigli per amministrare lo stato, sarà pubblicata due anni più tardi e dedicata al duca Ferdinando322. Nello stesso anno arriva a Mantova il De
iurisprudentiae methodis323 dell’inquisitore Girolamo Asteo324 (doc. 64) e nel 1615 un’opera di Ottavio Finetti dedicata ai rapporti tra padri e figli e tra sovrani e sudditi325 (doc. 77). Nel 1617 l’inviato Battaini invia al duca i Discorsi del signor
Scipione Ammirato sopra Cornelio Tacito di Scipione Ammirato il Giovane, in cui l’autore, Scipione Ammirato il Vecchio326, dichiarava l’esistenza di una ragione di stato non arbitraria ma rispettosa del bene generale, tesa a limitare i privilegi e gli eccessi, a condizione che essa fosse esercitata solamente dal principe, legittimo rappresentate dello stato, nel rispetto delle leggi di Dio e della natura (doc. 152). Nel 1621 l’inviato manda anche un volume dal titolo Elio
322 Consiliorum siue responsorum Caroli Bardelloni...Volumen primum [- secundum] ... Accessere
index et argumenta notabilium luculentissima... Venetiis: apud Io. Guerilium & Io. Ant. Finatium, 1612-1616.
323 Hieronymi Hastaei ex Ordin. Min. episcopi Verulani, De iurisprudentiae sine de facili
inuentione iusti & aequi in vtroque foro vnius geometricae proportionis ope tam in iustitia distributiua, quam commutatiua: Deque iniusti facillima emendatione aritmeticae proportionis vsu. Ad sanctissimum D. N. Paulum 5. Pont. Opt. Max…Brixiae, apud Io. Baptistam & Ant. Bozzolas, 1614.
324 Girolamo Asteo (1560-1626) è nominato, tra il 1587 e il 1608, inquisitore per le diocesi di
Aquileia e di Concordia e in Friuli apre un gran numero di procedimenti. La sua carriera di giudice di fede termina nell’aprile del 1608 a causa di una contestazione da parte della Serenissima che lo costringe a una rocambolesca fuga a Roma dove ricoprirà l’incarico di consultore del Sant’Ufficio presso la Congregazione. Il dissidio è rilevante e alla fine è allontanato anche dal Friuli. Per ricompensarlo il 17 novembre 1608 papa Paolo V lo nomina vescovo di Veroli (Frosinone) (cfr. G. ANCONA, Autonomia giudiziaria e dipendenza amministrativa del Sant'Ufficio di Aquileia e
Concordia all'epoca di fra Girolamo Asteo (1598-1608), in “Metodi e ricerche”, n.s., XXV, n. 1, 2006, pp. 11-46).
325
Dell'vficio de' figliuoli verso il padre e come s'habbi a reggere il padre verso i figliuoli per viuere tranquillamente nelle priuate case, & a mantenimento, e grandezza del politico giouerno. Opera di Ottavio Finetti, in Venetia appresso Gio. de Salis, 1615.
326 Scipione Ammirato (1531-1601) è uno storico e letterato tra i massimi teorizzatori della ragione
di stato ed esponente del Tacitismo interpretato in chiave antimachiavellica (cfr. R. DE MATTEI, voce Scipione Ammirato in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. III, Roma 1961, pp. 1-4).
Seiano327 di Pierre Matthieu328 (fig. 52), scrittore, poeta e drammaturgo francese (doc. 305), nel quale è narrata la vita e la morte di un soldato romano, amico e confidente dell’imperatore Tiberio, che fu giustiziato con l’accusa di congiura. Anche questi testi forniscono al Gonzaga altre riflessioni sul rapporto tra principe e sudditi.
Nelle ricerche presso i tipografi e mercanti veneziani non mancano anche i testi filosofici. Nel 1615 Scipione Agnelli329, teologo e poeta mantovano, invia un componimento sulle idee di Platone e di Aristotele330 (doc. 72) e nel 1616 Camillo Sordi comunica alla corte che sono disponibili opere di Seneca commentate dall’umanista fiammingo Giusto Lipsio331 (doc. 105). Altre opere di Seneca saranno offerte alla corte nel 1627 (doc. 641).
327 Elio Seiano di Pietro Mattei historiografo del re christianissimo, tradotto dalla francese nella
lingua italiana dal gelato academico humorista, per Andrea Fei stampator ducale, 1620.
328 Pierre Matthieu (1563-1621) compose diversi trattati tendenti a dimostrare la corruzione della
monarchia e i vantaggi di un onesto governo. Partigiano dei Guisa, è lo storiografo di Enrico IV di Borbone e di Luigi XIII (cfr. Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/pierre- matthieu, ultimo accesso 7 novembre 2016).
329 Scipione Agnelli (1586-1653) è educato alla corte mantovana e nel Monferrato. Laureato in
teologia e in diritto civile e canonico, si dedica ben presto alle lettere e acquista fama come oratore, poeta, teologo e storico. Dal 1624 copre la sede vescovile di Casale Monferrato ed ottiene diverse ambasciate dai Gonzaga (in Spagna nel 1628 e in Francia nel 1630 e nel 1638). Esperto di musica, tra il 1614 e il 1617 compone delle favole mitologiche musicate da Monteverdi. Per volere di Vincenzo I Gonzaga nel 1611 pronuncia l'orazione funebre per la duchessa Eleonora de' Medici (cfr. A. NARDUCCI, Giunte all'opera "Gli Scrittori d'Italia" del conte G.M. Mazzuchelli…, Tipografia Salviucci, Roma 1884, p. 9). Tra i suoi scritti si ricorda la poderosa opera postuma Annali di Mantova fino al 1637 (Tortona 1675) curata dal nipote Scipione Agnelli Maffei e dedicata al duca Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers (cfr. G. CAPILUPI, voce Scipione Agnelli, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. I, Roma 1960, pp. 426-427).
330 Disceptationes de ideis in tres libros distributæ, authore comite Scipione Agnello. Cum duplici,
capitum & rerum, indice …Venetiis: ex typographia Ambrosij & Bartholomei Dei fratrum, 1615.
331 Giusto Lipsio/Joost Lips/Iustus Lipsius (1547-1606) è un umanista fiammingo vicino alle teorie
morali e politiche di Tacito e di Seneca. Nel 1570 è a Roma come segretario del cardinale di Granvelle, nel 1572 inizia un viaggio in Germania e accetta una cattedra di storia nella nuova università luterana di Jena (1572-74). Compie diversi viaggi tra Colonia, Anversa, Lovanio e Leida dove insegna all'università calvinista (1578). Nelle sue opere affronta i problemi della
Ferdinando Gonzaga è molto interessato anche alla letteratura cavalleresca e alle opere di Torquato Tasso. Nel 1616 gli inviati si rivolgono ad Evangelista Deuchino332 per alcune ricerche ma l’editore veneziano non riesce a soddisfare la domanda perché la sua bottega era stata chiusa d’autorità per debiti (doc. 95). Il duca Ferdinando conosceva la nuova edizione della Gerusalemme Liberata poiché nello stesso anno Paolo Beni333, strenuo difensore del Tasso, gli aveva inviato Il polemica post-machiavellica e tacitiana: i rapporti tra politica e morale, l’idea del tiranno, la rivoluzione e la tolleranza religiosa. Fondamentali sono le sue edizioni delle opere di Tacito, Valerio Massimo e Seneca (cfr. N. ABBAGNANO, Storia della Filosofia, 4 voll., II: Il Pensiero
medievale e rinascimentale dal Misticismo a Bacone, Istituto Geografico De Agostini, Novara 2006, p. 465. Per i rapporti tra Lipsio e Seneca cfr. F. BUZZI, La filosofia di Seneca nel pensiero
cristiano di Giusto Lipsio, in “Aevum antiquum”, XIII, 2000, pp. 365-391).
332 Evangelista Deuchino (1593ca.-1631ca.) appartiene a una famiglia di tipografi attivi prima a
Venezia e poi a Treviso tra il 1570 e il 1629. Il suo esordio è legato a un’opera fortunata di Fulvio Orsini, le Imagines et elogiavirorum illustriumex antiquis lapidibus (1570), una collezione di monumenti che valse all'autore il titolo di "padre dell'iconografia antica". Dopo la morte del padre, Deuchino lavora a Treviso ma nel 1608 ritorna a Venezia. Qui stampa alcune edizioni tassiane (l'Aminta e le Prose nel 1612, le Rime in due volumi nel 1620-1622, il Rinaldo nel 1621). Il suo più importante lavoro è il corpus di opere del matematico ferrarese Guidobaldo Del Monte pubblicato nel 1615 (cfr. T. PESENTI, voce Deuchino Evangelista in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. XXXIX, Roma 1991, pp. 497- 498; A. CONTÒ, voce Deuchino Evangelista, in Dizionario dei tipografi e degli editori italiani. Il
Cinquecento, diretto da M. MENATO, E. SANDAL, G. ZAPPELLA, Bibliografica, Milano 1997, pp. 374- 376).
333 Paolo Beni (1552ca.-1625) è stato per trent’anni il più fiero difensore di Torquato Tasso. Dopo
una laurea in teologia e filosofia, passa al servizio del cardinale Madruzzo a Roma e poi di Francesco Maria II della Rovere duca di Urbino. Tra il 1590 e il 1593 tiene la cattedra di teologia a Perugia e dal 1594 è chiamato da Clemente VIII alla cattedra di filosofia a Roma. Entra nella Compagnia di Gesù ma lascia la congregazione per dissidi per la stesura di un’opera teologica. Ritorna a Padova e al 1607 risale il suo primo intervento nella discussione postuma sulla Gerusalemme Liberata e sulla poesia del Tasso. La sua Comparatione di Homero, Virgilio e
T. Tasso (Padova 1607), poi ristampata nel 1612 in edizione definitiva con l'aggiunta di tre discorsi, resta tra i documenti più esemplari del nuovo stato d'animo di rivolta contro la tradizione che sta per investire ormai tutta la cultura secentesca. Nel 1613 Beni pubblica a Padova la prima edizione della sua opera più impegnativa, i Commentarii in Arist. Poeticam, che sono ristampati e arricchiti nel 1622-23 e nel 1625 nelle Opere. Nel 1616 è pubblicato a Padova un commento ai primi dieci canti della Gerusalemme Liberata con una lunga introduzione polemica (Il Goffredo
Goffredo ovvero Gerusalemme liberata, il commento ai primi dieci canti del celebre poema (doc. 102).
Il duca legge anche trattati di carattere giuridico-internazionale. Nel 1616 Camillo Sordi gli invia un libretto del giurista Cornelio Francipane334 (doc. 107), forse l’Allegatione over Consiglio in iure…per la vittoria navale contro Federico
I imperatore et atto di papa Alessandro III, in cui l’autore difendeva le ragioni del dominio della Serenissima sul mare Adriatico derivato da un’antica concessione a Venezia di papa Alessandro III nel 1177. Francipane confuta nel testo le
ovvero Gerusalemme liberata... col commento di P. B.), lavoro che è escluso dai successivi commenti secolari del poema tassesco (cfr. G. MAZZACURATI, voce Beni Paolo in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. VIII, Roma 1966, pp. 494-501; P. B. DIFFLEY, Paolo Beni: a biographical and critical study, Clarendon, Oxford 1988).
334 Cornelio Frangipane (detto "il Giovane" o "il Veneziano") (1553-1643) studia filosofia a
Bologna e diritto a Padova. Appena ventenne acquista fama in campo astrologico intervenendo nel dibattito sulla "stella nuova" apparsa nella costellazione di Cassiopea nel novembre del 1572 con uno scritto che annunciava l’imminente morte di un sovrano e l'avvento di un monarca che avrebbe riportato la pace nel mondo, sconfitto i Turchi e convertito gli ebrei. Queste previsioni sembrano avverarsi nel 1574 quando muore Carlo IX di Francia e passa da Venezia Enrico III di Valois. Dopo questi lavori la sua produzione letteraria s’interrompe per oltre un trentennio: unica eccezione 39 versi latini offerti all'imperatrice Maria d'Asburgo di passaggio per Venezia. Nel 1580 Frangipane è accusato di aver mutilato un contadino e subisce un processo ma è scarcerato. Per questa vicenda lascia il Veneto e compie un lungo viaggio nell'Impero, in Francia e in Spagna. Sono anni in cui collabora con Aldo Manuzio il Giovane all'edizione delle lettere di Cicerone. Tornato in patria alla fine degli anni Ottanta ricopre la carica di assistente giudiziario del podestà di Brescia. Nel 1592 è di nuovo a Venezia dove è nominato consulente del governo per le materie ecclesiastiche. Negli anni seguenti prende le difese della Serenissima contro gli autori che avevano criticato il governo della Repubblica e commenta il Mare liberum di Grotius e la Republique di Bodin. Un buon successo ha il suo il trattato Per la storia di papa Alessandro III (Venezia 1615) in cui l’autore difendeva le ragioni del dominio veneziano sul mar Adriatico. Accusato di aver sottratto un fascicolo dalla Cancelleria segreta, è sospeso da ogni incarico e confinato a Treviso dove nel 1616 riprende l'attività letteraria ed entra nella nobiltà della contea di Gorizia. Nel 1621 è graziato dal Consiglio dei Dieci e trascorre gli ultimi anni nel convento di S. Francesco della Vigna, al quale lascia la sua biblioteca di oltre 650 volumi (cfr. M. CAVAZZA, voce Frangipane
Cornelio in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. L, Roma 1998, pp. 230-233).
affermazioni di Cesare Baronio che nella sua storia del cristianesimo (gli Annales
ecclesiastici335), dimostrava l'inconsistenza di questa tradizione, dando così inizio alla pubblicazione di una serie di testi che si schierano dall’una o dall’altra parte.
Questi trattati sono pubblicati in un momento ben preciso della storia della Serenissima, quando la Repubblica subisce la minaccia degli Asburgo (sia austriaci sia spagnoli) sulle rotte commerciali del mare Adriatico dove i pirati Uscocchi assaltavano i mercantili veneziani. Sono gli scontri che portano alla guerra di Gradisca (1615-1617), vinta dalla Serenissima con la cacciata dei corsari dal golfo336.
Sembra pertanto che il duca Gonzaga, alleato dell’Impero ma anche buon amico della Dominante, voglia aggiornarsi sulle ragioni giuridiche dei due contendenti. Per lo stesso motivo il 12 settembre 1616 Giuseppe Cernita da Verona scrive alla corte che invierà presto il testo di Cesare Baronio “scritto in favore di sua santittà”, certamente gli Annales ecclesistici già citati. Con la stessa lettera Cernita invia a Mantova anche un libro del diplomatico Giovanni Francesco Buonamici337, amico di Galileo Galilei e suo strenuo difensore contro
335 Questa storia dei primi dodici secoli della Chiesa cristiana fu pubblicata tra il 1588 e il 1607
come risposta alla Historia Ecclesiae Christi luterana, in cui si dimostrava che la Chiesa cattolica aveva deviato dalle credenze e dalle pratiche della chiesa primitiva. Questi volumi erano noti a Vincenzo I Gonzaga che li richiede tra il 1598 e 1599 (cfr. FURLOTTI, La corrisponenza tra Roma cit., docc. 333 e 347).
336 A. BIN, La Repubblica di Venezia e la questione adriatica 1600-1620, Il Velcro Editrice, Roma
1992.
337 Giovanni Francesco Buonamici (1592-1669) si laurea in legge a Pisa ma intraprende subito la
carriera diplomatica. Divenuto segretario del marchese Cosimo Riccardi e ambasciatore granducale, ha la possibilità di frequentare la corte di papa Paolo V. Avendo inclinazioni allo studio delle scienze naturali entra in rapporto con Galileo Galilei. Nel 1622 è scelto come segretario dal nunzio pontificio Carafa che lo porta con sé a Vienna dove Buonamici sposa nel 1623 la dama d’onore dell’imperatrice Eleonora Gonzaga, che fa ottenere al marito la carica di segretario dell’arciduca Carlo d’Asburgo presso la corte spagnola. Buonamici è anche al servizio del duca Wolfgang Guglielmo del Palatinato-Neuburg presso la corte di Filippo IV a Madrid e qui è nominato consigliere di Stato e consigliere privato. Durante il suo soggiorno in Spagna inizia una relazione epistolare con Galileo Galilei, destinata a prolungarsi per anni (cfr. G. FAVARO, Amici e corrispondenti di Galileo, A. Bocchineri, F. Rasi, G. F. Buonamici in “Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere e arti”, LXI (1901-1902), pp. 665-701, qui p. 677). Sul
la curia romana in occasione del processo allo scienziato del 1633 (doc. 108). Questo documento introduce un altro tema importante per la cultura di Ferdinando, la scienza e i rapporti con Galileo, già noti dalle lettere dell’Archivio Gonzaga.
Materia scientifica di studio per Ferdinando è certamente l’alchimia. Nell’ottobre del 1619 Battaini gli invia il Lexicon alchemiae338 (fig. 53) di Martin Ruland, medico dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, che tradusse le opere di Paracelso. Per la difficoltà incontrata nel rintracciare il trattato, l’inviato così scrive alla corte:
“questi libri, che così facilmente non si trovano, quelli che li hanno se li fanno pagare molto cari; nel resto farò cercar diligentemente per questa libraria et col presente ordinario mandarò nota di tutti li libri chimici che si ritrovarano in conformità di quanto sua altezza comanda” (doc. 255).
Non mancavano nella raccolta ducale i testi di carattere storico. Nel 1616 Alessandro Campiglia339, accademico vicentino vicino agli ambienti antispagnoli, finire del 1630 Buonamici si trasferisce a Roma, dove è testimone informato dei retroscena della curia nella lunga vicenda della ritrattazione di Galilei, al quale consiglia di sottrarsi al processo e di trasferirsi in territorio veneto. Buonamici scrive un’importante relazione del processo allo scienziato di cui esistono due copie, la prima autografa e l'altra posteriore di un secolo che differisce in alcuni passaggi. Tornato in Toscana, Buonamici continua la sua corrispondenza con Galilei il quale pare che avesse una senile inclinazione sentimentale per la moglie di lui. Buonamici ottiene l’ultimo incarico diplomatico da Mattia de' Medici nel 1641 e mure a Prato nel 1669 (cfr. G. DE CARO, voce Buonamici Giovanni Francesco in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. XV, Roma 1972, pp. 133- 135).
338 Lexicon alchemiae sive dictionarium alchemisticum, cum obscuriorum verborum, et rerum
hermeticarum .. Francofurti: Z. Palthenius, 1612.
339 Alessandro Campiglia si laurea in legge a Padova, dove nel 1600 è segretario dell'Accademia
dei Ricoverati. Trasferitosi a Venezia, scrive un testo sulla situazione politica della Francia che urta la Santa Sede. L’opera non fu mai pubblicata e da lì a due anni vide la luce in una Historia di
Francia del prete pesarese Omero Tortora (cfr. G. BENZONI, voce Campiglia Alessandro in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. XVII, Roma 1974, pp. 537-539).
anticuriali e filofrancesi, invia al Gonzaga un testo sulla vita di Enrico IV di Borbone340 che sarà posto all’indice nel 1621 (fig. 54). L’opera è accompagnata da un’interessante lettera in cui l’autore dichiara che la realtà storica, anche la più tragica, come la guerra civile tra ugonotti e cattolici scoppiata in Francia dopo la