1. Tra corte e diplomazia
1.2 I destinatari delle lettere a Mantova
A Mantova altri funzionari hanno il compito di raccogliere le informazioni inviate dagli ambasciatori veneziani e trasmetterle al duca. Per individuare i loro nomi e chiarire i loro ruoli, è utile ricordare la relazione di un inviato della Serenissima giunto nella città dei Gonzaga in occasione della morte di Francesco IV e la
successiva nomina al ducato di Ferdinando. E’ il veneziano Giovanni Da Mula89
89 Giovanni Da Mula è nominato dalla Serenissima ambasciatore straordinario a Mantova il 29
agosto 1611. Le complicazioni internazionali, sopravvenute per l'inizio della prima guerra di successione del Monferrato, consigliano la Repubblica di sospendere il suo incarico che è assolto solo due anni più tardi, tra il 1° e il 9 ottobre 1615, dopo la convenzione di Asti (25 giugno 1615) che sancisce la fine delle ostilità da parte dei Savoia (cfr. G. GULLINO, voce Da Mula Giovanni in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. XXXII, Roma 1986, pp. 381-383). La relazione dell’ambasciatore si conserva in originale presso l’Archivio di Stato di Venezia (Relazioni, b. 18). Il suoi viaggi a Padova, a Vicenza, a Verona e il suo soggiorno a Mantova sono descritti anche in alcuni dispacci veneziani (ASVe, Senato, Dispacci Ambasciatori (Mantova), f. 8, cc. 1-4, cc. 5-9, cc. 22-27).
(1583-1632) che redige la sua relazione alla morte dell’erede mantovano, letta tuttavia dinnanzi al doge e al senato veneziano due anni più tardi90. Nel suo testo sono riportati gli incarichi ricoperti dai membri del consiglio di stato dei Gonzaga:
“Il Consiglio del signor duca di Mantova consta per l’ordinario di quattro soggetti, che sono il vescovo di Diocesarea91, Chieppio, Iberti e Striggio. Attende il vescovo
solamente alle consultazioni, ma gli altri hanno anco carico di notar e di far rispedizioni necessarie. Li negozi di Mantova, del Monferrato e di Francia sono raccomandati al Chieppio. L’Iberti ha cura delle cose di Venezia e di Germania ed il Striggio di quelle di Spagna, di Milano e di Genova…il conte Iberti è suddito del signor duca del Monferrato, ma allevato in Spagna, onde ha nome di molto interessato con quella parte. Il conte Striggio è da poco tempo entrato al carico di consigliero ed è stimato buon ministro…indroduce ben presso anco il signor duca nel Consiglio il secretario Magno per le cose di Roma, persona da bene, ma di pochi favori per ascender a maggior grado”92.
Annibale Iberti è indicato come figura di riferimento per i rapporti con la Serenissima, ma i documenti del carteggio evidenziano che le lettere dei residenti sono indirizzate in gran quantità anche ad Annibale Chieppio, ad Alessandro Striggi e a Giovanni Magni.
Iberti aveva una grande esperienza internazionale perché era stato ambasciatore dei Gonzaga in Spagna e, dopo la morte di Filippo II nel 1598, era stato testimone diretto del cambio di regime. Tornato a Mantova, egli aveva scritto una relazione per il suo successore offrendo al nuovo residente a Madrid un dettagliato resoconto sul funzionamento della segreteria di stato e un vivace
90 Relazione di Giovanni Da Mulla ritornato di ambassator dal cardinal duca di Mantova
Ferdinando in A. SEGARIZZI (a cura di), Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, 3 voll., Laterza, Bari 1912, I, pp. 151-161. La relazione è stata ripubblicata in D. LUCCHINI (a cura di),
Relazioni degli ambasciatori veneti da Mantova, Finisterrae 25, Mantova 2010, pp. 117-172.
91 Monsignor Gregorio Carbonelli, vescovo abate della Basilica di Santa Barbara, che nel 1616
celebrò le nozze tra Camilla Faà di Bruno e Ferdinando Gonzaga.
ritratto degli ufficiali che vi operavano. Iberti otterrà anche altri privilegi dai Gonzaga e negli ultimi anni della sua carriera sarà nominato abate di Felonica93.
Molto fitta è la sua corrispondenza con Camillo Sordi che lo coinvolge in diverse questioni veneziane come la trattativa per la vendita delle proprietà di Ca’ degli Oppi o la vicenda del credito dei mercanti Bartolomeo e Grazioso Bontempelli detti dal Calice. Iberti è in contatto con artisti e attori comici che lavorano nella città lagunare e Sordi si rivolge a lui per l’individuazione di compagnie teatrali (doc. 185) o per la ricerca di ritratti della famiglia Gonzaga.
Figura di maggior rilievo politico all’interno del consiglio di stato mantovano è Annibale Chieppio (1568-1623) che si era trasferito a Mantova da Milano ed era considerato un “ministro prudente e intelligente”, nonchè un grande esperto della questione del Monferrato. Artefice della fortuna del suo casato, che si estinguerà nel 1740, il diplomatico lascerà tutto il suo patrimonio ai conti D’Arco che erigeranno a Mantova un palazzo dove ancora oggi si conserva l’archivio Chieppio e un suo ritratto attribuito a un pittore anonimo fiammingo (fig. 15) 94.
Giureconsulto, cultore di lettere e scienze, associato all’Accademia degli Invaghiti a Mantova, Annibale Chieppio nel 1587 pubblica un’orazione funebre dedicata al Granduca di Toscana95 e recita un componimento sul bacio nell’Accademia cittadina. Nel 1591 egli diventa segretario di stato, dal 1592 al
93D’ARCO, Famiglie mantovane cit., I, pp. 99-100;D. FRIGO, “Per ben negociare” in Spagna: una
memoria del primo Seicento del mantovano Annibale Iberti in “Cheiron”, IX, n. 17-18, 1992, pp. 289-306; ID., Il Ducato di Mantova e la corte spagnola nell’età di Filippo II, in J. MARTÍNEZ MILLÁN (a cura di), Felipe II (1598-1998), Europa dividida, la monarquía católica de Felipe II, Atti del convegno internazionale (Università Autonoma di Madrid, 20-23 aprile 1998), 4 voll., Parteluz, Madrid 1998, I, p. 283-305; FERRARI, La cancelleria cit., 2002, p. 303.
94 G. BENZONI, voce Chieppio Annibale in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. XXIV, Roma 1980, pp. 666-670; FERRARI, La
cancelleria cit., 2002, pp. 305-306; P. DALLA TORRE, I Chieppio e il passaggio dal loro cognome
ai D’Arco, in “Civiltà mantovana”, III serie, anno XLII, n. 124 settembre 2007, pp. 23-27; G. REBECCHINI, scheda n. 209, in MORSELLI, La Celeste Galeria. Le raccolte cit., p. 643.
95 Oratio Annibalis Chieppii I.C. Mantuani habita in funere serenissimi Francisci Medicis magni
Aetruriae ducis, Mantuae in primaria vrbis aede Apostolorum principi sacra. iiij Id. Nouembris anni 1587, Mantuae: apud Franciscum Osanam, 1587.
1594 è diplomatico a Roma e nel 1601 partecipa all’impresa di Vincenzo I Gonzaga a Canissa in Ungheria contro i turchi.
Chieppio aveva sposato Lavinia Rovelli che gli aveva portato un’ingente dote con la quale aveva acquistato una villa nella campagna mantovana a Olmo Lungo96 e un palazzo in città tra la chiesa di San Francesco e il complesso monastico di San Giovanni delle Carrette, oggi nel complesso di Palazzo d’Arco, dove aveva collocato la sua ricca collezione di opere d’arte costituita da dipinti, sculture e gioielli97. Il suo operato non è circoscrivibile soltanto all’aspetto politico e diplomatico dello stato Gonzaga ma anche a quello culturale. Chieppio è coinvolto nelle rappresentazioni del Pastor fido guariniano (1591-1598), nello spettacolo dell’Arianna di Monteverdi (1608), protegge la compagnia degli Uniti e gli attori Pier Maria Cecchini (Frittellino) e Tristano Martinelli (Arlecchino), segue l’edificazione della villa Favorita di Nicolò Sebregondi ed è intermediario di artisti come l’incisore Aliprando Caprioli e i pittori Francesco Albani, Domenico Fetti, Andrea Andreani, Paolo Falcone, Francesco Bergamo, Frans Pourbus il Giovane e Domenico Tintoretto.
Per diversi anni Chieppio supervisiona il mecenatismo dei suoi signori segnalando opere d’arte soprattutto al duca Vincenzo I Gonzaga indirizzato all’acquisto della tela La morte della Vergine di Caravaggio (Paris, Musée du Louvre, Inv. 54), comprata per duecentottanta ducati grazie all’intercessione di Peter Paul Rubens.
96 Oggi il fabbricato si trova in condizioni miserevoli tra le moderne costruzioni del porto di
Valdaro (cfr. R. TAMALIO, Il grave stato di degrado della corte di Olmo Lungo residenza prediletta
del cancelliere gonzaghesco Annibale Chieppio, in “Civiltà mantovana”, anno XLVI, n. 131, primavera 2011, pp. 136-150).
97 La collezione di Annibale Chieppio, elencata nel suo inventario post-mortem del 1623, era
costituita da 302 quadri e 47 sculture. Tra queste opere si trovava una versione della Melanconia di Domenico Fetti, un Ritratto del duca Vincenzo I Gonzaga di Frans Pourbus il Giovane (Mantova, Fondazione D’Arco), una Deposizione della scuola di Peter Paul Rubens (Mantova, Fondazione D’Arco), una copia del Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello (Mantova, Fondazione D’Arco), una Madonna col Bambino e San Francesco di Fra Semplice da Verona (Mantova, Fondazione D’Arco), copie degli Imperatori e delle Imperatrici di Teodoro Ghisi e Pietro Facchetti (cfr. REBECCHINI, Private collectors cit., pp. 202-208 e Appendice 6.V).
Annibale Chieppio è ricordato anche nella relazione di un altro ambasciatore veneziano, Francesco Morosini, inviato della Serenissima a Mantova nel 1608 per le nozze di Francesco IV Gonzaga con Margherita di Savoia. Chieppio è qui celebrato perché “supera tutti in autorità" e perché “di povero ch’era, ora possiede più di 6.000 scudi d’entrata, un nobilissimo palazzo in Mantova e ogni giorno accresce la sua fortuna”98.
Dopo la morte di Vincenzo I nel 1612, Chieppio cade vittima d’incomprensioni e di gelosie da parte della corte tanto che Ferdinando lo rinchiude in carcere nel 1616. Liberato dopo un anno per l’intercessione di Anna di Baviera, moglie dell’imperatore Ferdinando I d’Asburgo, il suo successo sembra offuscarsi anche negli anni di governo di Vincenzo II nonostante il riconoscimento del titolo di conte conferito dal principe Carlo di Rethel. Così lo descrive Giovanni Da Mula nella sua relazione del 1615:
“Il Chieppio ha universale concetto veramente d’esser buono e fedele ministro, e per tale è stimato anco dal signor duca, tutto che non vi siano mancati degli emuli che, con censurare le relazioni che ebbe egli già col governatore di Milano nelle passate occorrenze, abbino procurato di poner in dubio la sua fede, prendendo essi tanto maggior fomento per opprimerlo quanto che egli, per essere modesto e più tosto freddo, poco s’aiuta per avanzar la sua fortuna con l’arti, come fanno gli altri. Ma in effetto è molto intelligente e pratico delle cose del padrone. E’ ministro più vecchio d’ogni altro; ogni sua buona fortuna riconosce dal duca Vincenzo; ha tutto il suo nel Mantovano; è ricco assai, ha un bellissimo palazzo in Mantova e, per quanto anco si tiene, molti danari contanti; ed è insomma grandemente stimato. Mi disse il signor duca che egli possedeva pienissimo tutto il negozio del Monferrato, nel quale aveva le mani già tanto tempo, e che voleva che venisse a darmene una distinta e copiosa informazione”99.
Annibale Chieppio aveva elaborato un piano di rigido contenimento finanziario per lo stato Gonzaga finalizzato a eliminare lo sperpero della corte mantovana, i troppi e ingenti debiti, la servitù e il numero degli armati. Per ridurre i costi egli
98 LUCCHINI, Relazioni cit., pp. 59-91, qui p. 71. 99 IVI, pp. 144-145.
aveva ipotizzato il trasferimento della corte dal palazzo di città alla villa di campagna della Favorita ma il duca Ferdinando, che aveva fatto costruire l’edificio per ben altro scopo, aveva ignorato i suoi consigli proseguendo a dilapidare i beni della famiglia. Pertanto si può immaginare che quest’atteggiamento di austerità non abbia favorito la sua carriera politica.
Nel carteggio Chieppio è l’intermediario di alcune importanti questioni veneziane come la costruzione del canale che dall’Adige portava in laguna proposto dall’ingegnere Gabriele Bertazzolo (doc. 13) o la contrattazione con i mercanti Bontempelli per i numerosi prestiti di denaro della corte (docc. 18, 73, 96, 97, 104). Rare sono le sue segnalazioni di oggetti preziosi che ormai i Gonzaga non potevano più permettersi: nel 1616 egli è alla ricerca di libri di Seneca (doc. 105), nel 1618 rintraccia un unicorno (doc. 207) e nello stesso anno individua un tagliapietre per una commissione non precisata (doc. 208).
Chieppio sembra invece indaffarato nella ricerca di denaro: nel 1619 egli si rivolge al Monte di Pietà di Verona per impegnare alcuni gioielli del duca (doc. 227, 375, 376) e nel 1622 è coinvolto nella gestione di altri gioielli depositati nel Monte di Pietà di Venezia (docc. 373, 374). Pur conoscendo le difficoltà delle finanze mantovane, egli non suggerirà mai la vendita della collezione d’arte della famiglia e morirà nel 1623 senza vedere la partenza per l’Inghilterra dei capolavori di Palazzo Ducale.
Altra figura di potere nel consiglio mantovano è Alessandro Striggi (1573- 1630), gran cancelliere, segretario di stato, consigliere ducale e ambasciatore mantovano nelle corti di Milano, di Spagna e di Roma. Il padre era un compositore e operava tra Firenze e Mantova e anche Alessandro riceve un’educazione musicale che lo porta a collaborare con Claudio Monteverdi per la composizione della Favola d’Orfeo nel 1607. Conclusi gli studi giuridici, necessari per accedere alle cariche politiche e diplomatiche, nel 1608 Striggi figura tra i gentiluomini della camera e del consiglio del duca Vincenzo I Gonzaga. L’anno successivo è nominato primo consigliere del principe Francesco e il 2 giugno 1611 ottiene il ruolo di conte con un feudo nel Monferrato. Gli incarichi ricoperti in seguito sono ancor più importanti: nel 1612 e nel 1617-1618 egli è inviato a Milano in qualità di ambasciatore residente; nel 1613 è nominato
presidente del Magistrato ducale; nel 1624 consigliere di stato e l'anno successivo gran cancelliere. A coronamento della lunga e fedele servitù prestata alla casa Gonzaga nel 1628 Striggi è nominato marchese da Carlo I Gonzaga-Nevers e muore di peste a Venezia il 15 giugno 1630, mentre si trova in missione diplomatica, per ottenere soccorso dalla Serenissima contro le armate imperiali che assediavano Mantova100.
Molte lettere del carteggio gli sono inviate da Venezia: tra il 1613 e il 1616 egli è in contatto con i mercanti Bontempelli (docc. 63 n. 4, 66, 104 n. 2, 114, 115, 118 n. 3 e 122); è coinvolto nelle trattative di Ca’ degli Oppi (doc. 106 n. 3, 438 n. 2 e 439 n. 3) e dal 1625 si occupa della vendita di alcune perle (docc. 516, 528, 529 e 533).
Alessandro Striggi ha strette relazioni con gli intermediari inglesi per la vendita della collezione Gonzaga, primo tra tutti il mercante fiammingo Daniel Nijs (docc. 534, 536) che gli presenta Nicholas Lanier, musico inglese ed esperto d'arte, inviato a Mantova per visionare la raccolta (docc. 552, 553, 559). Striggi incontra nel 1627 anche un altro referente di Carlo I Stuart, l’artista Philip Esengren, giunto a Mantova con lo stesso incarico (docc. 623, 625). Pertanto Striggi può essere considerato l’intermediario mantovano più strettamente coinvolto nella vendita della collezione: a lui sono indirizzate tutte le liste delle opere scelte da Daniel Nijs (docc. 629, 634, 636) e sarà lui a sollecitare il mercante fiammingo per i pagamenti delle tele. L‘8 settembre 1627 Striggi, vero artefice della trattativa, così scrive a Girolamo Parma, inviato mantovano a Venezia:
“Io non biasimo già il dar via quadri per dispegnar gioie, che vagliono tre volte tanto di quello, che sono impegnate, per pagar col prezzo di essi debiti necessarij, tanto più che questa casa resta così bene di pitture fornita dopo tale alienatione, che altra forse d’Italia non l’agguaglia, et vostra signoria sa che i signor duca Ferdinando teneva simili cose in un mucchio a lasciarle consumare dalla polvere, sino inquell’andito che
100C. BURATELLI, Spettacoli di corte a Mantova tra Cinque e Seicento, Le Lettere, Firenze 1999,
va dalla sagrestia al choro di S. Barbara. Chi non sa i fatti nostri non può dar sicuro giudicio delle deliberationi”101
L’ultimo consigliere fidato di Ferdinando Gonzaga, ma con un potere più ridotto, è Giovanni Magni, giurenconsulto mantovano che inizia la sua carriera come pretore e podestà a Viadana102. Ambasciatore a Roma dal dicembre del 1603 al febbraio del 1609, Magni è anche segretario ducale di Vincenzo I che lo invia in Francia e in Spagna103. Nel periodo in cui vive a Roma, si distingue come intermediario di opere d’arte e frequenta alcuni artisti come Peter Paul Rubens, Pomarancio e Orazio Gentileschi. A quest’ultimo commissiona nel 1609 una
Madonna con Bambino oggi perduta104.
Pochi sono i documenti del carteggio che lo vedono destinatario delle lettere inviate da Venezia, ma tra queste si legge di un suo coinvolgimento nel 1615 nella vendita di alcune agate (doc. 75) e nel 1618 nella ricerca di un intagliatore di marmi a Verona (doc. 180).
L’ambasciatore veneziano Giovanni Da Mula non cita nella sua relazione la figura di Ercole Marliani (1580ca.-1630), originario di Viadana e segretario ducale. Figlio di Bernardino Marliani105, altro funzionario della corte e celebre letterato dell'Accademia degli Invaghiti, Ercole aveva terminato i suoi studi a Roma ed era divenuto cancelliere e ministro plenipotenziario presso il duca di Savoia106. Come il padre anch’egli si interessa di letteratura e compone una
101 Cfr. doc. 681, n. 3.
102 FERRARI, La cancelleria cit., p. 303.
103D’ARCO, Famiglie mantovane cit., vol. V, p. 141. 104FURLOTTI, Il carteggio tra Roma cit., pp. 320-321.
105I. AFFÒ, Vita del Cavaliere Bernardino Marliani Mantovano, Filippo Carmignani, Parma 1780 e
R. TAMALIO, voce Marliani Bernardino in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", vol. LXX, Roma 2008, pp. 600-602.
106 C. D’ARCO, Notizie delle Accademie, dei Giornali e delle Tipografie che furono in Mantova e di
mille scrittori Mantovani vissuti dal secolo XIV fino al presente (esclusi i viventi), ASMn, Documenti Patrii d’Arco, nn. 224-227, V, p. 68; E. CAGNANI, Raccolta d’alcune rime di scrittori
mantovani fatta da E. C. con una Lettera cronologica et altre prose e rime dello stesso, Mantova, Osanna, 1612 [in E. MARANI-C. PERINA, Mantova. Le Lettere, 3 voll., Istituto Carlo D’Arco per la Storia di Mantova, Mantova 1962, II, p. 621]; P. PREDELLA, Notizie di illustri mantovani, Archivio
commedia dal titolo Le costanti, pubblicata dagli Osanna e recitata a corte alla presenza di Eleonora Gonzaga nel 1622107. Marliani scrive anche celebri orazioni funebri: per le esequie di Margherita d'Austria del 1611 e per i funerali del duca Vincenzo I nel 1612108. Data la sua formazione culturale, egli è un buon intermediario a Venezia per la ricerca di volumi a stampa e nel 1614 invia al duca Ferdinando alcuni testi del giurista e matematico Girolamo Cardano tra cui il trattato Neronis Encomium (doc. 48).
Il carteggio veneziano mette in evidenza che i destinatari delle lettere qui trascritte partecipano attivamente alla vita culturale di Mantova e frequentano artisti, attori e letterati. Alcuni di loro hanno una solida formazione letteraria o musicale che li porta a produrre vari componimenti. Raramente essi si occupano di acquisti di opere d’arte o di oggetti di lusso che ormai la corte mantovana non poteva più comprare e il loro primo interesse sembra essere invece l’attività d’intermediazione economica per ottenere denaro a prestito dal Monte di Pietà o dai mercanti della città lagunare al fine di scongiurare la crisi dello stato mantovano.
Accademia Nazionale Virgiliana, b. 65-66, f. M, c. 44r; D’ARCO, Famiglie mantovane cit., vol. V, pp. 230-231; FERRARI, La cancelleria cit., 2002, p. 306.
107 Mantova, Biblioteca Comunale Teresiana, Miscellanea, 120/10; cfr. Herla C-1336,
http://www.capitalespettacolo.it/ita/ric_gen.asp, ultimo accesso 2 agosto 2016; cfr. BURATELLI,
Spettacoli cit., p.120.
108 Marliani Ercole e Aurelio & Osanna Osanna, Oratione ne' funerali Del Serenissimo Signor D.
Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova et di Monferrato, & c. del Signor Hercole Marliani, in Mantoua: presso Aurelio et Lodouico Osanna fratelli, 1612.