• Non ci sono risultati.

Da quando la Lituania è entrata a far parte dell’Unione europea, nel 2004, il suo obiettivo principale è stato quello di raggiungere l’Unione economica e monetaria. Il primo gennaio del 2015 la Lituania, con l’adozione dell’euro, ha proseguito in questa direzione, diventando così il diciannovesimo Stato membro facente parte dell’Eurozona.

Il tasso di conversione tra il litas, la precedente valuta lituana, e l’euro è stato fissato a 3,4528 litas per euro. Questo tasso di cambio è stato deciso il 28 giugno del 2004, un paio di mesi dopo l’entrata della Lituania nell’Eurozona, nell’ambito degli accordi europei di cambio attraverso il Meccanismo di cambio europeo (Exchange Rate Mechanism II ). Analizziamo ora brevemente il percorso compiuto dalla Lituania per l’adozione dell’euro.

Negli anni immediatamente successivi all’ingresso nell’Unione europea la Lituania ha sperimentato una forte crescita economica, dovuta in larga parte anche all’utilizzo di fondi europei. Il passaggio successivo era quindi l’adozione di una moneta unica. Questo per- corso è descritto dall’art. 140 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il quale stabilisce che la legislazione nazionale dello Stato membro richiedente la conversione, non- ché lo statuto della sua Banca centrale, debbano rispettare gli statuti del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e della Banca centrale europea (BCE). É inoltre richiesto il rispetto di quattro criteri di convergenza.

1. Una situazione della finanza pubblica sostenibile: lo stato richiedente non deve pre- sentare un disavanzo pubblico eccessivo, secondo la valutazione del Consiglio europeo, formulata su proposta della Commissione europea e considerate le valutazioni dello Stato membro; i limiti riguardano il rapporto tra il disavanzo pubblico e il PIL, il quale non deve superare il 3% alla fine dell’ultimo bilancio d’esercizio, e il rapporto

1.3 L’adozione dell’euro 21

tra debito pubblico e PIL, il quale non deve superare il 60% alla fine dell’ultimo bilancio d’esercizio.

2. Un alto grado di stabilità dei prezzi e un tasso di inflazione medio, misurato per il periodo di un anno precedente alla data della richiesta, che non superi per più di 1,5 punti percentuali quello dei migliori tre Stati membri dell’Unione europea, in termini di stabilità dei prezzi.

3. Un tasso d’interesse nominale di lungo termine che non ecceda per più di 2 punti percentuali quello dei migliori tre Stati membri dell’Unione europea, in termini di stabilità dei prezzi.

4. Il rispetto dei normali margini di fluttuazione previsti dal Meccanismo dei cambi del europeo, senza particolari svalutazioni nei due anni precedenti alla data della richiesta.

Una prima richiesta per l’adozione dell’euro venne respinta il 16 maggio 2006 dalla Commissione europea14. Nonostante il deficit della Lituania non fosse oltre lo 0,5% del PIL

e il debito pubblico si attestasse al 20% del PIL, la Commissione europea era preoccupata del fatto che l’inflazione non fosse sotto controllo. L’inflazione nel periodo in esame aveva infatti raggiunto un valore pari a 3,8%. La Commissione europea temeva un peggioramento della situazione economica, dovuta all’aumento dei salari e alla conseguente crescita della domanda interna.

Preoccupazione destava altresì l’innalzamento dei prezzi dell’energia, dovuti alle ten- sioni con la Russia, dalla quale la Lituania importava e importa tuttora gas, petrolio ed elettricità. Le problematiche riscontrate si acuirono con la crisi che colpì l’economia mon- diale nel 2008, la quale portò il Paese in recessione, segnando una decrescita del PIL vicina al 15%. Con l’obiettivo congiunto di contrastare la crisi economica e di mantenere il criterio di stabilità sul tasso di cambio per l’adozione dell’euro, la Lituania decise di non svalutare la propria moneta, preferendo una svalutazione interna. Questa decisione portò alla ridu- zione della spesa pubblica, all’aumento delle tasse, al miglioramento della competitività e al sostegno delle ditte esportatrici.

Nel frattempo la Lituania stava perseguendo gli altri criteri per l’adozione dell’euro. Con la riduzione dei salari nel settore pubblico fu raggiunto il criterio riguardante il di- savanzo pubblico. Tagli dal 5% al 45% dei salari dei dipendenti pubblici, del 5% agli insegnanti e del 15% alle pensioni statali contribuirono al raggiungimento di quest’obiet- tivo15. Con un gesto simbolico il presidente della Repubblica Lituana, seguito dai suoi ministri, si ridussero lo stipendio rispettivamente del 45% e del 40%. Queste condizioni,

14

European Commission, 2006 Convergence Report on Lithuania, European Economy, May 2006.

15Richard S., Lithuania’s entry into the euro zone and its impact on the European Central Bank,

22 1. La Lituania

unite all’aumento dell’IVA di 3 punti percentuali e alla rivalutazione di alcune accise, por- tarono il deficit pubblico al 2,1% del PIL nel 2013, ben al di sotto del valore di riferimento per soddisfare il criterio della sostenibilità della finanza pubblica, fissato al 3%.

Anche il debito pubblico, seppur raddoppiato dal 2006, rientrava nei limiti previsti, registrando un 39,4%. Un’ampia riforma del lavoro, unita a una riduzione dei salari nel settore privato, permisero alla Lituania di raggiungere un’inflazione stabile. Nel periodo preso come riferimento dall’Unione europea, che andava da maggio 2013 ad aprile 2014, il tasso d’inflazione medio registrato era dello 0,6%, al di sotto del tasso d’inflazione di riferimento pari all’1,7%. Tre criteri di convergenza su quattro erano quindi rispettati. L’ultimo, riguardante il tasso d’interesse di lungo termine, fu anch’esso raggiunto grazie all’elevato tasso di crescita dell’economia, la quale favorì l’abbassamento dei tassi d’inte- resse. Da un valore pari a quasi il 15% nel momento della crisi, il tasso d’interesse a 10 anni raggiunse il 5,2% nel 2012, per arrivare al 3,6% nel 2014. Questo valore era inferio- re a quello registrato dall’Unione europea nel periodo di riferimento considerato, che era pari al 6,2%. Il 4 giugno 2014, con l’adempimento dell’ultimo criterio di convergenza, la Lituania ricevette parere positivo da parte della Commissione europea per l’adesione alla moneta unica europea16. Il 23 luglio dello stesso anno il Consiglio europeo approvò uffi-

cialmente la richiesta e il primo gennaio del 2015 la Lituania adottò ufficialmente l’euro. Nonostante gli esiti favorevoli espressi dalla Commissione europea nella sua relazione, la Banca centrale europea espresse al tempo le sue perplessità riguardanti la possibilità da parte della Lituania di tenere sotto controllo l’inflazione. La Banca centrale europea era infatti preoccupata che l’aumento dei prezzi degli alimentari e dell’energia potessero por- tare a un notevole rialzo del tasso d’inflazione17. Ulteriori dubbi furono espressi riguardo la forte dipendenza che la Lituania presentava e presenta tuttora dalla Russia, in quanto rappresenta uno dei suoi maggiori paesi importatori. I rapporti si erano infatti deteriorati nel periodo immediatamente precedente l’approvazione della Commissione europea. La Lituania aveva deciso di appoggiare i paesi appartenenti al Partenariato Orientale, un pro- gramma europeo che vede coinvolte Armenia, Azerbaigian, Georgia, Moldavia, Ucraina e Bielorussia con l’obiettivo di avvicinare questi paesi all’Unione europea. Se analizziamo le previsioni riguardanti il tasso d’inflazione, riassunte precedentemente in Tabella 1.1, pos- siamo vedere come, dopo un abbassamento del tasso d’inflazione registrato nel 2014 e 2015, questo è previsto in aumento per gli anni successivi, con una proiezione al 2,5% nel 2018. I timori della Banca centrale europea sembravano quindi fondati, anche se il valore del 2,5%, previsto anche per il 2019, non si discosta molto dall’indicazione del presidente della BCE, Mario Draghi, di mantenere il tasso d’inflazione di poco inferiore al 2%. Secondo un’indagine svolta a metà novembre del 2014 dalla società BERENT Research Baltic per conto della Banca di Lituania, il 53% degli intervistati considerava positivamente o molto

16European Commission, Convergence Report 2014, European Economy, April 2014. 17