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Il terzo settore è una realtà in continua espansione. Ricomprende vari tipi di soggetti giuridici (associazioni, fondazioni, cooperative sociali, organiz- zazioni di volontariato, ong, ecc.) che perseguono obiettivi sociali e ideali, non hanno fi ni di lucro, ma devono conseguire un equilibrio gestionale in relazione alla loro caratteristica di essere aziende. Sono ormai comunemen- te denominati enti non profi t, hanno natura aziendale – nel senso che deb- bono gestire risorse, garntire il raggiungimento del loro scopo e mantenere un equilibrio economico patrimoniale – e concettualmente si contrappon- gono agli altri tipi di aziende, quelle pubbliche e private, che costituiscono il settore pubblico e delle imprese, anche se con tali settori interagiscono. Possiamo dire sinteticamente che il terzo settore sta fra lo Stato e il mercato. Gli enti del terzo settore sono strumenti di realizzazione di quella sus- sidiarietà orizzontale e verticale prevista esplicitamente dalla costituzione e sono parte molto attiva nel campo della sanità, assistenza, istruzione, formazione, ricerca, tutela dei beni artistici, ambiente, interventi nel terzo mondo, ecc.2.

La crescita del terzo settore è stata forte e continua, anche in relazione all’arretramento dello Stato in vari campi. Si pensi solo che le istituzioni non profi t, secondo i dati Istat3, nel 2001 erano 235.232 e sono salite a 342.432 nel 2016; gli occupati nel 2001 erano 488.523 e sono saliti a 812.706 nel 2016, quasi raddoppiando4. La Lombardia è in assoluto la regione con più soggetti e Milano è storicamente una città impegnata nel sociale, che vanta numerosi primati in questo settore.

1. Docente di Economia delle aziende non profi t, Università Cattolica del Sacro Cuore. 2. Propersi A., Rossi G., Gli enti non profi t, Giuffrè, Milano, 2018.

3. Istat, Censimento permanente delle Istituzioni non profi t, 11 ottobre 2018. 4. Ibidem.

Gli enti non profi t milanesi sono soggetti decisamente rilevanti per realiz- zare le proposte del nostro Arcivescovo, concorrendo a promuovere il bene comune ed a garantire un futuro più equo, solidale e migliore per la società.

Milano in questa partita ha sempre giocato un ruolo rilevante e cetamente lo potrà giocare in futuro.

Parlando di terzo settore e Milano è utile ricordare che agli inizi di questo millennio si era acceso un dibattito sulla costituzione di una Authority che regolasse e controllasse il mondo degli enti non profi t.

L’esigenza era fortemente sentita e promossa da tutti gli operatori del settore ed anche dalle forze politiche, sia per armonizzare la legislazione molto variegata e carente, sia per rendere il settore trasparente e privo di false organizzazioni, create per ragioni solo di risparmio fi scale, o, peggio, per vantaggi privati e illeciti di soggetti camuffati da enti senza fi ni di lucro. Si aprì allora una competizione fra diverse città per ottenere la sede di questo ente e Milano ebbe la meglio proprio in ragione della sua vocazione e storia in quaesto settore.

Nacque quindi in città nel 2002 l’Agenzia delle onlus (organizzazioni lu- crative di utilità sociale). La scelta fu dai media enfatizzata, rappresentando Milano come “capitale del volontariato”, sottintendendo che ciò assorbisse tutti gli enti non profi t. In effetti il nome dell’Agenzia era improprio, in quanto il settore era composto non solo da onlus, ma anche da fondazioni e associazioni non onlus, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, ex ipab, imprese sociali, ecc.

A tale anomalia si è poi provveduto con il cambiamento del nome dell’A- genzia che è stata denominata Agenzia del Terzo Settore, termine che inclu- de tutti i soggetti operanti in questo mondo, che si diversifi ca da quello delle imprese e da quello della pubblica amministrazione.

L’Agenzia ha svolto un lavoro apprezzato da tutti in quanto, sotto la pre- sidenza prima del prof. Ornaghi e poi del prof. Zamagni, ha approvato im- portanti documenti di indirizzo in tema di bilanci di esercizio degli enti, di bilancio sociale, di linee di indirizzo per la raccolta fondi, per le adozioni a distanza, ecc. Tali documenti sono stati riconosciuti dal mondo del non pro- fi t utili e necessari, perché formulati secondo le caratteristiche degli enti, che divergono dalle regole proprie delle imprese e degli enti pubblici.

Oltre a ciò l’Agenzia ha svolto un’importante funzione di controllo della regolarità del settore, e, pur essendo dotata di una struttura molto snella, con la collaborazione della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entra- te, ha cercato di contenere il fenomeno dei “falsi enti non profi t” che tanto danneggiano i veri operatori di questo benemerito settore sociale. Ha infatti

cancellato molte onlus improprie e promosso verifi che ad hoc in caso di sospetti di irregolarità.

Nel 2012 però, in un momento di crisi dei nostri conti pubblici, il Gover- no Monti, su impulso del Ministro del lavoro prof.ssa Fornero, ha disposto la chiusura dell’Agenzia per motivi di risparmio di spesa. Si noti che l’Agenzia comportava un onere per lo Stato di soli due milioni di euro, in quanto il personale era distaccato dal Comune di Milano ed anche l’utilizzo della sede era a carico del Comune stesso.

Vi fu una rivolta del mondo degli enti, che ritenevano utile l’Agenzia come punto di riferimento indipendente per il Settore, ma non vi fu nulla da fare, nonostante che si fossero avanzate sagge proposte di accollo della spesa al 5 per mille (pari a 300 milioni di euro annui) e ben capiente per una spesa così ridotta.

Milano ha così perso questa Agenzia le cui funzioni, necessarie per alcu- ne previsioni normative (devoluzione di patrimoni in caso di scioglimento “in primis”), sono state trasferite a Roma presso il Ministero del Lavoro. Tale trasferimento ha comportato comunque costi per lo Stato, almeno per gli stipendi del personale dedicato alla funzione, ma soprattutto ha tolto al Settore un elemento di terzietà rispetto allo Stato, che invece era presente con un’agenzia indipendente.

Nel 2018 è poi stata varata la riforma del Terzo Settore, che si prefi gge di regolare in modo organico questo mondo introducendo la nuova fi gura di Ente del terzo settore (Ets) e dando veste organica alle varie norme regolanti l’attività degli enti. Occorre però notare che, per varie ragioni legate alla complessità delle norme, ed anche al cambiamento di Governo – le cui forze politiche sembrano avere idee diverse sul contenuto della riforma stessa – si assiste ad una situazione di impasse delle nuove norme, che sono ben lonta- ne dall’attuazione concreta.

La riforma, che nel complesso è stata vista positivamente, benchè ancora da completare, comunque non è coerente con il modello che il terzo settore si aspettava con riferimento alla struttura dei rapporti con lo Stato. Infatti è prevista una totale centralizzazione delle competenze collocate presso il Mi- nistero del lavoro e, ai fi ni di indirizzo e di regolazione, si prevede una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio. Al terzo settore è concesso soltan- to di partecipare ad un Consiglio Nazionale che ha mere funzioni consultive.

Le forze politiche ora al Governo avevano previsto nei loro programmi elettorali l’utilità di una Authority per il Terzo Settore e, dato la situazione di ritardo nell’attuazione della riforma, potrebbero valutare l’opportunità di ricostituirla.

La riforma comunque avrà tempi lunghi di attuazione dovuti anche alle diffi coltà di dare vita al Registro del Terzo Settore, che costituisce il punto di partenza per tutte le novità della riforma, ma di cui si prevede la istituzione fra circa 18 mesi.

Data questa situazione per Milano si presenta l’opportunità di riprendere le azioni a suo tempo messe in campo per richiedere la ricostituzione in città della sede di tale Agenzia. Ne ha tutti i titoli, sia per la esperienza di 10 anni che l’ha vista come sede della soppressa Agenzia, sia per la sua storia e tradizione non solo di volontariato, ma anche di sede di prestigiosi enti, fondazioni e associazioni operanti nel capo della sanità, assistenza, cultura, ricerca, sport, istruzione, ecc., promosse nei secoli dai nostri antenati e sem- pre attive, a cui si aggiungono da tempo e con continuità nuove iniziative promosse dalla società civile e sempre più anche dal mondo delle imprese, che riescono così a sviluppare la loro funzione di responsabilità sociale.

“Milano Italia” anche in questo settore può dare molto al Paese. Tutto il terzo settore si attende che vi sia una funzione terza rispetto allo Stato che promuova gli interessi degli enti, regoli le problematiche gestionali tipiche di questi peculiari soggetti, che non sono imprese e che svolgono funzioni di interesse pubblico, ed anche bonifi chi il settore dai falsi enti.

Tanti problemi del settore possono essere più correttamente impostati e risolti con l’impulso di un’Agenzia indipendente più che dallo Stato.

Milano che ha già avuto la sede dell’Agenzia e che ha questa lunga storia nel mondo non profi t può svolgere un ruolo propulsivo in questo importante settore sociale e, come in altri ambiti sociali ed economici, svolgere una funzione trainante rispetto a tutto il Paese.

Pubblico e privato sociale insieme per innovare