CAPITOLO TERZO
5. Gli affidatari: storie di miseria comune e rara umanità
Superato il periodo dello svezzamento, il peregrinare di casa in casa dei trovatelli continuava. Interesse dell‟istituto, infatti, per arginare i grandi numeri di assistiti e limitare le spese, è quello di affidare i bambini alle cure di famiglie, di artigiani o contadini, che possano dare ai piccoli, nutrimento ed educazione. In cambio, le famiglie dei
tenutarj,ricevevano dei compensi a cadenza semestrale. Tenuto conto del bacino sociale
entro cui si ricercavano gli affidatari, è facile comprendere quanto la possibilità di incrementare un esiguo reddito familiare potesse costituire un incentivo ad assumersi
276 ASP 399, Regolamenti diversi, c. 10, art. XXIII. 277 Ivi, art. XXV
278 P.Viazzo.-M. Bortolotto-A. Zanotto, Riforme dei regolamenti, cit. pag. 207 279 ASP 399, Regolamenti diversi, c. 10, art. XXXVIII
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l‟onere di allevare un trovatello. Di contro, risulta difficile immaginare, né le fonti d‟archivio sono per questo d‟aiuto, eventuali scenari affettivi né l‟intento, da parte dell‟amministrazione dell‟istituto, di dare ai piccoli assistiti il calore di una famiglia adottiva. I dati d‟archivio e i regolamenti tratteggiano un freddo quadro di reciproco utilitarismo economico che lega il brefotrofio e le famiglie della comunità che orbitano intorno ad esso. La storia, al momento, tace sulle conseguenze psico- affettive che questa pratica ha avuto sui piccoli.
I compensi dei tenutari sono inferiori a quelli corrisposti alle balie nel primo anno di allattamento e diminuiscono in base all‟età del bambino, che inizia a costituire forza- lavoro per la famiglia. Una grande importanza è riservata, inoltre, ai principi educativi che i gettatelli avrebbero dovuto ricevere dalla famiglia degli affidatari, che non deve essere povera e deve dimostrare una condotta morale esemplare, in grado di garantire l‟educazione fisica, morale e religiosa degli esposti, che devono essere allevati dignitosamente e senza essere sfruttati in lavori non adatti alla loro età280. Scrive Di Bello che l‟educazione dei bambini è “affidata alle famiglie dei tenutari ed ai parroci, auspicando per essi una corretta educazione religiosa, domestica e civile”281
. La trasgressione di queste norme comporta, oltre alla negazione dell‟attestato del parroco per la riscossione del salario, anche la restituzione del trovatello282. Nel Libretto che viene assegnato al tenutario insieme al bambino sono anche contenute norme relative alla registrazione della cresima, alle modalità di adozione eventuale, ai matrimoni delle
280
G. Di Bello, Senza nome né famiglia., cit., pag. 92: Le finalità educative erano di tipo prevalentemente etico e civile: i gettatelli come tutti i bambini delle classi sociali inferiori nell‟800, dovevano avere dalla famiglia una formazione delle attitudini morali e fisiche da far valere soprattutto nell‟attività lavorativa, compendiate bene nel motto “onestà e laboriosità”. cfr. anche D. Gazzi.-A. Zannini, Redditi da baliatico e
integrazione sociale degli esposti in una comunità montana del secolo XIX, in C. Grandi(a cura di), Benedetto chi ti porta, cit., pag. 96.
281 G. Di Bello, Senza nome né famiglia, cit,. pag. 65-66. Cit. anche in L. Trebbi, La “ruota” di via S.
Maria, cit. pag. 165
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trovatelle, insistendo sull‟accertamento della moralità e dei buoni costumi.283 Sul librettino, infine, viene segnata anche l‟eventuale morte del gettatello284
, dopo la quale il
Libretto viene restituito all‟istituto, insieme al vestiario in dotazione285.
In linea di continuità con il Regolamento del 1784, anche nel Motuproprio si mantiene il ruolo di controllo dei parroci che si confermano figura centrale di riferimento per i genitori, la struttura e gli affidatari286. In un contesto finanziario difficile per l‟ospedale, al parroco può essere demandato il compito di incentivare il sistema dell‟affido, promuovendo una “tale caritatevole disposizione” presso i “loro popolani”.287
Il ruolo della Chiesa, nella figura dei parroci, resta, quindi, centrale nella gestione dell‟assistenza all‟infanzia abbandonata. Anche se l‟amministrazione delle strutture viene centralizzata e controllata dallo Stato, infatti, nella prassi quotidiana, l‟attestazione del battesimo, delle condizioni di indigenza delle famiglie espositrici o dell‟idoneità morale del tenutario resta di responsabilità dei parroci. Nelle Istruzioni per i parroci, si avverte che, per una corretta distribuzione delle creature, l‟Ospedale si rimette alla loro prudenza e
283 ASP, Fondo Ospedali Riuniti, n. 87, c. 481, art. XXXIV
284 ASP 2604, Registri Giustificazioni di Baliatici , c. 1: Denuncia di morte. “ In fede da me infrascritto
come al libro dei morti di questa cura di Colognola nel val di serchio segnato con lettera B trovo notato quanto appresso. A dì 26 Xmbre 1807 Maria carolina di Cosimo del fù Salvatore Zuccani abitante nella parrocchia di Santa Cristina di Pisa parvola di mesi sei e di otto o dieci giorni circa morì a balia in questa cura di Colognola il giorno 25 dicembre circa le ore quattro pomeridiane e il sopradetto giorno li fu data sepoltura nel cimitero di questa chiesa dopo le solite esequie prescritte dal rituale romano”.
285 ASP, Fondo Ospedali Riuniti, n. 87, c. 481, art. XXXIII. Per quel che riguarda il vestiario vi si stabilisce
che, a seconda dell‟età, dalla prima Classe di nascita alla quinta classe degli undici ai sedici anni si sarebbero assegnate determinate quantità di indumenti, prevalentemente costituiti da biancheria. Per i neonati pezze di lana o di canapa e fasce; canapette, mezze lane calze e scarpe in quantità crescente in base all‟età per i bambini da un anno in poi. A proposito anche se di anni posteriori al 1784, cfr. ASP 399, Regolamenti diversi, c.n.n.: “Notificazione del commissario Giuseppe Schippisi, del 18 settembre 1818, vestiario per gli esposti a balia anno per anno: dalla nascita a 1 anno, pezze lana, tiglia, fasce di canapetta, formanti brac. Da 2 a 3 anni: vestito di lana alla contadina, camicie di tiglia, scarpe di prima calzatura. Da 4 a 8 anni: camicie di tiglia, vestito di tiglia scarpe. Da 9 a 10 anni vestito di tiglia per i masci, ginnella per le femmine, contuscio per le femmine, camicie, scarpe. Le femmine da 11 a 12 anni gonnella di lana, scarpe”.
286Ibidem. Gli articoli XIII e XIV stabiliscono, inoltre, che “i parroci dovessero altresì vigilare sulle nutrici
di campagna riguardo la buona custodia, l‟alimento e educazione dei trovatelli e avevano inoltre il potere, sotto consultazione dei giusdicenti locali, di trasferire ad altri i gettatelli mal tenuti”.
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che riguardo all‟erogazione dei compensi, ci si atterrà alle attestazioni che i parroci stessi avranno cura di rilasciare gratuitamente, o negare, agli affidatari288. Per quanto attiene ai lattanti si raccomanda che l‟attestato venga concesso con facilità
“a tutte le donne capaci d‟aver[e] buona cura [dei lattanti], perché allora non vi è timore di cattiva educazione, e perché questo nutrimento naturale è troppo necessario specialmente nell‟estate per il gran numero degl‟infanti esposti”289
.
Tra i documenti d‟archivio, sono numerose le carte recanti le suddette attestazioni, da cui si denota il ruolo ricoperto dal parroco e a quali criteri obbedisse. Ad esempio, risalgono al 1807, 1811 e 1814, quindi in pieno dominio francese, altre tre attestazioni. La prima, del 9 novembre 1807, certifica l‟onestà della famiglia di Settimio Paoletti di Lorenzana, la cui “ottima e cristiana morale” è nota, oltre che agli altri abitanti, anche al curato del posto290
. La seconda certifica l‟idoneità a fare la balia di Anna Maria moglie di Antonio Dal Grande, “donna cristiana, sana in quanto alla salute, di latte assai fresco”291. Il terzo documento, invece, datato 30 marzo 1814, presenta il caso di Anna Domenica moglie di Giovanni Pineschi , che, avendo perso la sua creatura, offre il suo servizio di balia all‟Ospedale dei Trovatelli di Pisa. Ad essere sottolineata nel documento è la certezza che qualunque neonato affidato a questa donna riceverà le cure necessarie e la giusta
288
ASP 2605, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 4: “ai Sigg. Parrochi pregati per l‟amor di Dio ad uniformarsi alle seguenti lettere[…]gli attestati sian fatti gratis.[…] Siccome per benefizio pubblico lo Spedale riceve il peso delle Creature da ogni popolo del suo territorio, così ogni popolo è obbligato a sgravarlo con riceverle in cura dallo Spedale. […]”
289
ASP 2605, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 6; cit in Trebbi L., La “ruota” di via S. Maria, cit. pag. 132
290 ASP 2604, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 6: “Attesto da me infrascritto Pievano alla presente
chiesa dei SS. Bartolommeo e Cristoforo di Lorenzana come Settimio Paoletti e sua famiglia abitante in questo mio popolo sono persone di ottima e cristiana morale, non hanno a mia notizia dato mai motivo alcuno di essere attaccati sopra la loro onoratezza ma anzi onestissime a sentimento di tutti e credo che senza timore alcuno si possa a loro affidare l‟educazione e custodia di qualunque persona. “
291
ASP 2607, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 385,a dì 6 ottobre 1811; vedi anche in ASP 2608, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 385 “Certificasi da me sottoscritto Proposto della Chiesa Collegiata di S. Cristoforo di Barga come Lucia di Giuseppe Cardosi di questa mia Cura è donna di buoni costumi circa che ha partorito da un anno a questa parte, però desidera prendere dall‟Imperiale Spedale di Pisa una creatura per allattare gli può esser concessa”
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educazione292. Un peso molto importante è assegnato all‟educazione del bambino ed al
buon esempio che gli poteva esser dato, sia nel “temporale”, ossia nella vita e nelle azioni quotidiane, che nello “spirituale”, cioè avviandolo alla vita di buon cristiano293
.
Le dichiarazioni dei parroci sulle famiglie di nutrici e tenutari rivestono una grande importanza anche per la retribuzione. Perciò spesso le attestazioni sono più benevole di quanto il reale stato del piccolo giustificasse , “forse per compassione e solidarietà verso i propri parrocchiani, tale controllo risultava spesso solo presunto o troppo pietoso”294.
Secondo Di Bello,
“ il parroco è sempre meno propenso a denunciare i casi di mala tenuta e quando è costretto a farlo, spesso in forma riservata, prega lo Spedale di non coinvolgerlo per non essere screditato agli occhi dei parrocchiani o da loro mal voluto”295
.
In certi casi, tuttavia, i parroci non hanno remore nell‟attestare la non idoneità di una famiglia ad assolvere il ruolo di affidataria. Angelo Menni e moglie, per esempio, furono definiti dal loro cappellano “persone incapaci di prendere una creatura e non tenerla poi con tutta quella attenzione necessaria”296
. Non sono inconsueti, infatti, casi di abusi, vendite illecite o smarrimenti di bambini, perpetuati per lucrare ed ottenere il massimo guadagno dagli affidi e favoriti dalla mancanzadi controlli accurati sul territorio. Si sono registrati casi di madri che, dopo aver esposto la prole, si sono presentate all‟ospedale come balie per i loro stessi figli, diversamente da quelle donne che prestano lo stesso servizio dopo aver partorito all‟interno della stessa struttura, o altri casi che Di Bello
292 ASP 2610, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 233 il 30 marzo 1814: “Anna Domenica moglie di
Giovanni Pineschi , di questa Parrocchia allattava una sua creatura partorita il dì 13 marzo suddetto e presentemente morta desidera prendere altra creatura da allattare dall‟ospedale ed essendoli affidata sarà dalla medesima ben tenuta ed allevata.”
293 ASP 2605, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 9; cit. in L. Trebbi, La “ruota” di via, cit. pag. 134: “si
deve negar in coscienza l‟attestato a chi ne tiene poca cura o nello spirituale o nel temporale col non mandarle in Chiesa ai tempi debiti e particolarmente alla Dottrina Cristiana, o col rilevarle senz‟arte, o col mandarle ad accattare, o far danni ad altri, o col dargli cattivi esempi domestici”.
294G. Di Bello, Senza nome né famiglia, cit., pag. 33; citato anche in L. Trebbi, La “ruota” di via S. Maria,
cit. pag. 153
295 L. Trebbi, La “ruota” di via S. Maria, cit. pag. 153 296
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definisce “mercati illeciti” , come cessioni di esposti da una ad altra balia o la stesura di fedi o attestati falsi per poter allattare297. Per questo motivo l‟ospedale usa legare al collo degli esposti una medaglietta, far depositare la firma dei parroci e dei medici e riportare come promemoria nelle ultime pagine dei Libretti di istruzione per i parroci, balie e tenutari le sanzioni che tali illeciti avrebbero potuto comportare.
La ricostruzione di questo quadro sociale è stata possibile grazie a regolamenti, ricevute di pagamento e resoconti. Ma, in questo panorama disumanizzato dalla fredda miseria, si può a volte azzardare la narrazione di una storia, forse, di affetto paterno. Un caso interessante emerso dalle ricerche d‟archivio aiuta a ricostruire quella che sarà anche stato un caso comune ad altri bambini, ossia la possibilità di essere adottati. In più filze analizzate si incontra il nome di Federigo Usciali, nato nel 1810, posto in ruota da sconosciuti, che diventa un figlio dello Spedale come tanti altri. Nel 1811 viene però dato in custodia a Ranieri Cappelli che, dopo un iter lungo cinque anni, potrà ultimare le pratiche di adozione e dare il suo cognome al bambino298. Da parte sua, Ranieri Cappelli, per ottenere il permesso di adozione, deve rinunciare al salario di tenutario299. In questo caso, oltre al risparmio dell‟amministrazione dell‟Ospedale, il guadagno del custode, oltre che in termini affettivi, era costituito da una forza lavoro in più che rientrava a far parte anche giuridicamente della sua famiglia300.Diverso era il futuro di altri bambini, destinati ad
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G. Di Bello, Senza nome né famiglia, cit. pag. 43-45
298
ASP 2555, Registri di Baliatici e di esposti 1810-1811, c. 186. “Federigo Usciali di Pisa de‟ 23 ottobre
1810 n. 372 apposto da incognito di notte, fu battezzato in detto S. Giovanni. Nel 1819 a dì 14 giugno con lettera di sig. Cancelliere[…]che Federigo Usciali figlio di detto Spedale dei Trovatelli di Pisa in forza di un atto di adozione del primo agosto 1816 firmato a suo favore per parte del Signor Ranieri Cappelli (che lo aveva preso in custodia nel 1811) e della signora Maria Anna Paoli ha cambiato il di lui cognome”.
299 ASP 2608, Registri Giustificazioni di Baliatici , c. 387 “A dì 1 febbraio 1811 Fedrigo Usciali del 23
ottobre 1810 n. 370 in custodia del Sig Ranieri Cappelli di Pisa abitante in Cura di s. Martino, quale ha dichiarato di renunziare a tutte quelle spese ed emolumenti passati dallo spedale de Trovatelli di detta città per il mantenimento totale di detta creatura, prendendo sopra di se tutto l‟incarico di provvedere a tutti i bisogni della medesima promettendo di adottarlo tutta volta […]”
300 L. Gorni – M. Pellegrini, Un problema di storia sociale. cit., pag. 28: “In genere era difficile che cessata
la retribuzione per il raggiunto limite d‟età del trovatello, i tenutari lo restituissero all‟istituto; in alcuni casi veniva corrisposto un sussidio a chi tenesse il ragazzo fino alla maggior età o al matrimonio. Una volta
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arricchire le fila dell‟esercito napoleonico, a diventare spose o servi, oppure a sparire, lasciando uno spazio vuoto nei registri riservati alle loro vicende.