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Madri assassine e padri invisibili: storie di mentalità e responsabilità perdute.

CAPITOLO TERZO

3. Madri assassine e padri invisibili: storie di mentalità e responsabilità perdute.

La struttura assistenziale trova la sua legittimazione sia nel dare accoglienza ai bambini nati fuori dal matrimonio, agli orfani e agli indigenti che nell‟impegno a fornire loro le cure indispensabili alla loro educazione ed inserimento in società. Tuttavia, dai risultati delle ricerche sull‟argomento, Hunecke sostiene la tesi che tra i trovatelli “forse la metà o addirittura la maggioranza di essi, fossero in realtà legittimi”219. Lo studioso tedesco, a

riguardo, riconosce anche una certa difficoltà nell‟indagine storica “perché le amministrazioni dei brefotrofi registravano come legittimi solo quei bambini che lo fossero senza ombra di dubbio”220

. Il ruolo e l‟organizzazione delle strutture per l‟assistenza dell‟infanzia abbandonata muta nel corso della storia insieme al rapporto tra figli legittimi e illegittimi. Su quest‟ultimo influiscono altri fattori, come la storia sociale, con i suoi cambiamenti di costume, e la storia economica, con l‟esponenziale aumento dei poveri che caratterizza il XIX secolo. Tra le più evidenti conseguenze, dei mutamenti che

218 Manuale alfabetico dei Maires, cit., tomo II, pag. 348-356: “In caso di esposizione di un fanciullo, il

Giudice di pace, o qualunque altro uffiziale di polizia ne sia stato avvertito, è obbligato a trasferirsi nel luogo dell‟esposizione, di formare un processo verbale dello stato del fanciullo, della sua età apparente, segni esteriori, vesti ed altri indizj che possano somministrare degli schiarimenti sulla sua nascita.”

219 V. Hunecke, I trovatelli di Milano, cit., pag.27 220Ivi, pag. 28

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si registrano nell‟organizzazione economica e sociale vi è anche l‟aumento delle esposizioni di neonati. Cosmai vede nell‟affermazione della famiglia nucleare, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo,

“un conseguente irrigidimento della morale e dei comportamenti sessuali, finalizzati alla procreazione esclusivamente nell‟ambito della famiglia legittima”221.

Da questo momento, i bambini nati fuori dal matrimonio subiscono un processo di progressiva emarginazione, e, complici anche le nuove norme a protezione del segreto sull‟identità paterna, il loro mantenimento ricade sulle sole madri e non sulla comunità di origine o su entrambi i genitori. In base a norme- come l‟articolo 340 del Codice Napoleonico che vieta la ricerca della paternità222- che determinano una crescente deresponsabilizzazione del padre, le donne sono le sole figure su cui ricadono gli oneri morali e patrimoniali di gravidanze e parti illegittimi. Se le madri vengono richiamate alle loro responsabilità, i padri sono sollevati da qualsiasi peso, economico e morale. Economico perché i padri non sono più obbligati a risarcire i brefotrofi dalle spese di mantenimento. Morale perché, oltre a essere sgravati dei compiti dell‟educazione, gli uomini sono sollevati, godendo di un anonimato legalizzato, anche dall‟onta di un‟unione illegittima223. E può anche darsi il caso di una madre, che presti servizio come balia nello stesso istituto in cui è ospitato il figlio e il cui salario è in gran parte prelevato, scrive Pellegrini nel suo saggio sul brefotrofio milanese, dal “padre putativo del bambino che, dopo essersi liberato d‟ogni responsabilità verso di questo, specula altresì sul baliatico

221 F. Cosmai, “e mi creda la di lei umilissima serva N.N.”. Le modalità dell‟esposizione infantile a Santa

Maria della Pietà di Venezia durante la seconda dominazione austriaca, in C. Grandi(a cura di), Benedetto chi ti porta, cit., pag. 257

222 art. 340 – Le indagini sulla paternità sono vietate. Nel caso di ratto, allorché l‟epoca di esso coinciderà

con quella del concepimento, il rapitore, sulla domanda delle parti interessate, potrà esser dichiarato padre del fanciullo.

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. Già nel capitolo precedente, in tema di filiazione, si è discusso riguardo l‟evoluzione, in campo giuridico, che porta alla progressiva deresponsabilizzazione del seduttore. Nel già citato saggio di Bianchi si fissa come terminem post quem il XVIII secolo per poi approdare al secolo successivo, quando quella che cominciava ad essere una consuetudine diviene legge, ossia il divieto di ogni indagine sulla paternità per gli esposti nei brefotrofi. Così come si è potuta constatare la progressiva scomparsa, da fine Seicento in poi, di sentenze emesse dal tribunale arcivescovile di Bologna che obbligano i padri al mantenimento della prole illegittima, anche nello studio di Flores Reggiani sull‟Ospedale Maggiore di Milano si giunge a conclusioni analoghe. La povertà, o meglio, l‟assenza di assistenza economica da parte della famiglia era un requisito per l‟accesso al brefotrofio, soprattutto per la struttura milanese che, progressivamente accolse anche legittimi di madri povere225. In assenza di figure genitoriali, la struttura rivestiva le veci paterne e “ si assumeva l‟esercizio, nei limiti che i bilanci consentivano, di tutte le funzioni che questo ruolo comportava e i rischi ad esso connessi.226”In caso contrario i genitori, soprattutto il padre, si obbligavano al risarcimento delle spese di mantenimento: per questo motivo, secondo il Capitolo milanese citato nel saggio, veniva negata anche l‟assoluzione a quei genitori che abbandonavano la prole pur avendo i mezzi per mantenerla; talvolta il timore del disonore non soffocava del tutto il senso di responsabilità e capitava che i bambini fossero abbandonati come un fagottino contenente somme di denaro o bigliettini con promesse di pagamento. Per tutto il Settecento, fino a quando la ricerca della paternità non viene vietata dalle riforme teresiane, si assiste alla progressiva scomparsa della figura

224 L. Gorni-M.Pellegrini, Un problema di storia sociale., cit., pag.174

225 F. Reggiani, Responsabilità paterna a Milano fra Settecento e ottocento, in D. Lombardi(a cura di) in

“Ricerche storiche”, XXVII (1997), n. s. dedicato a Legittimi e illegittimi, pag. 289

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Ivi, pag. 291. Secondo Reggiani l‟abbandono aveva un valore sociale, in quanto rappresentazione di una delega “nell‟esercizio di un preciso dovere naturale che, prescritto dal diritto giustinianeo limitatamente ai figli naturali, era asserito con forza dal diritto canonico rispetto a tutti i figli illegittimi, anche a quelli spuri, nati da unioni illecite: il dovere del padre di alimentare i propri figli e quello della madre di allattarli”. (pag. 290)

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paterna. Prima di allora, era consuetudine iniziare le ricerche dalle esplicite denunce delle partorienti. Esistevano a Milano appositi registri destinati, dal 1653, a raccogliere le denunce di paternità, nelle quali le puerpere, sotto giuramento, dichiaravano il nome, cognome, residenza e professione del padre, al fine di obbligarlo, in un secondo momento, alle spese di mantenimento. A partire dalla prima metà del Settecento tuttavia, le denunce si fanno più vaghe, si allude più frequentemente ad abusi sessuali da parte di anonimi seduttori. Da qui al divieto per legge di indagine sulla paternità degli esposti il passo è breve. Non è semplice tuttavia trovare cause certe legate a questo fenomeno che parallelamente colpevolizza la figura della madre, unica responsabile adesso dell‟atto dell‟abbandono. Come già discusso nel capitolo precedente, da un lato influisce la mutata percezione delle unioni extramatrimoniali e la loro condanna, insieme a quella dell‟infamia femminile, metabolizzata dall‟immaginario collettivo dopo il Concilio tridentino; ma non si può trascurare nemmeno il dato sociale, che vede, in quelli che Reggiani definisce “fenomeni di drammatica pauperizzazione e di intensificazione della manodopera” un aumento delle esposizioni per povertà e degli abusi sessuali a danno delle serve domestiche227. La tutela dell‟identità del seduttore, soldato, garzone ma molto più spesso signore o rampollo della famiglia aristocratica ove la ragazza prestava servizio, può essere una delle cause che portano lo Stato a vietare la ricerca del padre naturale. Ma anche motivazioni di matrice economica, legate alla tutela del patrimonio. Un esempio viene fornito dalle ricerche di Silvana Raffaele, sulla Sicilia del Settecento. Nel regno borbonico il principio patriarcale è solennemente sancito dalla legge228. “Come al Re è

227 Cfr. F. Reggiani, Responsabilità paterna a Milano, cit, pag. 298; Cfr. J.L. Flandrin, Amori contadini,

cit., pag. 202: citato in G. Di Bello –P. Merigolo, Il rifiuto della maternità, cit., pag. 25. Vedi par. 3 del II capitolo

228 A riguardo cfr. i due saggi della studiosa siciliana: S. Raffaele, Il caso siciliano. Forme alternative di

famiglia: adozioni, legittimazioni e riconoscimenti nel secolo XIX, in C. Grandi (a cura di), Benedetto chi ti porta, cit.,; “Restando proibito l‟andarsi rintracciando gli occulti o incerti genitori di quei bambini che

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delegato il controllo dello Stato, così al padre compete il corretto andamento del suo nucleo familiare”229

. È un principio indefettibile che occorre difendere a tutti i costi, anche quando i comportamenti del padre siano poco corretti. La famiglia siciliana d‟età borbonica, neolocale e coniugale, resta perciò tutelata dalla legge da eventuali destabilizzazioni derivanti da trasgressioni, come una nascita illegittima. Gli articoli del Codice Borbonico riportati alla nota 33 del precedente capitolo, chiariscono che l‟intento dello Stato è quello di rendere impermeabile la famiglia patrilineare e il suo patrimonio. La validità del matrimonio, quindi, garantendo la legittimità della prole, garantisce anche la continuità del patrimonio. In questo contesto la trasgressione sessuale diventa un pericoloso mezzo di mobilità patrimoniale e sociale, e il figlio naturale, se sopravvive, ha bisogno di una patente per rientrare di diritto nell‟asse ereditario della famiglia d‟origine. Per questo motivo i figli della colpa, i figli di nessuno vanno nascosti e crescono, grazie all‟assistenza centralizzata come figli di Dio e dello Stato230

.

In Toscana, il dilagante fenomeno degli abbandoni si mantiene inalterato il regolamento del 1784, il Motuproprio del 1805 e le leggi napoleoniche, che ripetono la stessa serie di raccomandazioni, disposizioni e divieti. Anche durante la Restaurazione, lo scenario non cambia: le vedove che partoriscono illegittimamente si offrono come balie allo Spedale. È il caso di Maria Maddalena vedova Brigazzi che, “illegittimamente incinta “, oltre che persona “miserabile, mancante di parenti e totalmente abbandonata alla pietà pubblica”231 chiede di essere accolta a Pisa per partorire e si propone come balia.

saranno portati nelle ruote”. La percezione dell‟abbandono nella Sicilia Borbonica, in D. Lombardi(a cura

di) in “Ricerche storiche”, cit.

229 Ivi, pag. 316 230 Ivi, pag. 319

231 ASP 164, c. 99: Lettera del 29 gennaio 1827 dal Tribunale di Pietrasanta al Consigliere di Stato

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Le madri illegittime che non hanno la possibilità economica di allevare il figlio o non possono tenerlo per tutelare l‟onore familiare, sono costrette all‟esposizione del neonato nella ruota. Sul finire del XVIII secolo, una politica di intervento mirata alla prevenzione da parte dei sovrani illuminati, porta alla mobilitazione delle istituzioni pubbliche a sostegno dell‟infanzia ma anche delle madri, ad esempio attraverso la creazione degli ospizi di maternità, o l‟elargizione di sussidi232

.

In caso di parto avvenuto nel reparto ostetrico dell‟ospedale, la madre può esporre il bambino facendolo registrare come figlio di ignoti, con oneri di spesa se la donna ha le possibilità economiche per il pagamento della somma richiesta dall‟istituto per il mantenimento della creatura; altrimenti, come si è visto prestando servizio in qualità di balia per un tempo imprecisato233. In entrambi i casi, l‟anonimato della madre è garantito e protetto dalla legge.

Anche in Toscana l‟annoso problema di come limitare l‟accesso dei legittimi alle strutture assistenziali diventa oggetto di provvedimenti governativi. A riguardo, Di Bello cita un Biglietto della Segreteria di Stato del 23 marzo 1789 in cui viene stabilito che gli ospedali toscani possono prendersi cura dei figli legittimi solo quando “la madre non sia in grado di allattare il proprio figlio, non abbia i mezzi per farlo allattare da altra, e sia mancante di parenti o altri obbligati a supplire tale spesa”234

. Gli abusi , tuttavia, sono numerosi, tanto da costituire un elemento di criticità, come riportato da Corsini in un altro documento di poco posteriore, riguardante un intervento dell‟arcivescovo di Firenze sull‟Ospedale degli Innocenti, che denuncia quanto il brefotrofio fiorentino sia:

232 cfr. F. Cosmai, “e mi creda la di lei umilissima serva N.N.”. , cit. pag. 257; D. Lombardi , Padri e

madri: una questione di responsabilità, cit., pag. 227; F. Reggiani, Responsabilità paterna a Milano tra Settecento e Ottocento, in D. Lombardi(a cura di) in “Ricerche storiche”, cit., pagg. 287-314

233 L. Gorni-M.Pellegrini, Un problema di storia sociale., cit., pag.12

234 G. Di Bello, La valorizzazione dell‟amore materno. Percorsi legislativi nella Firenze dell‟Ottocento, in

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“attualmente di soverchio aggravato per trasporto di un gran numero di bambini nati di illegittimi genitori, e de‟ quali una gran parte almeno ragionevolmente presumesi, che sieno nati in case affatto miserabili, né di madri che siano nell‟impotenza di allattargli. 235

L‟abuso delle norme fa ancora una volta da cornice al problema del sovraffollamento delle strutture di assistenza. Si è già visto come, nel 1805, la Regina Maria Luisa prenda provvedimenti per quelle istituzioni che si trovano “eccessivamente aggravate dallo straordinario concorso di figli legittimi, abbandonati dai propri genitori per depravazione di costumi piuttosto che per violenza di circostanze, e di miseria”236

. Solo l‟estrema miseria o la malattia, se certificate, vengono ancora a costituire un‟eccezione per l‟accesso dei legittimi ai brefotrofi.

Durante il periodo napoleonico viene riconfermata l‟idea che i brefotrofi debbano dare ospitalità prioritariamente ai bambini illegittimi, tanto che nei documenti ufficiali si distingue tra “trovatelli, figli abbandonati e orfani legittimi”237

. Anche se Di Bello riferisce di un decreto del Prefetto dell‟Arno del 1810 che vietava il pagamento di baliatico alle madri poverissime che allattano il figlio238, la Società di carità materna, nel Dipartimento del Mediterraneo, a Pisa, nonostante le continue crisi finanziarie, continua a sovvenzionare le madri indigenti accettandole come balie degli esposti239. Tuttavia nel periodo napoleonico il numero degli esposti legittimi si abbassa in modo significativo. La

235 C. Corsini, Una “inondante scostumatezza”, cit., pag. 12

236 G. Di Bello, La valorizzazione dell‟amore materno., cit., pag. 334

237 ASP 75, Affari relativi ai Trovatelli dall‟anno 1811 al 1814 riguardanti specialmente il loro

arruolamento militare.

238

G. Di Bello, La valorizzazione dell‟amore materno., cit., pag. 336

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ASP 2615, Registri Giustificazioni di Baliatici, c. 2: “Il Vice-prefetto del Circondario di Pisa . Vedute le lettere del Si. Maire di cascina del 20 settembre e 5 ottobre 1812, con le quali rende conto che i Pupilli Maddalena Ranieri e Giovanni Battista Gratta, figli dei fù coniugi Giuseppe Gratta e Maria Onesta Lenzi si ritrovino privi affatto di parenti che possano assisterli senza che possano in nessuna maniera procacciarsi la sussistenza e che perciò come orfani propongo d‟inoltrargli a questi Ospizi perché siano ivi assistiti; c. 3 il 8 ottobre 1812 il vice prefetto. Ho fatto pervenire alla Commissione Amministrativa di questi ospizi la mia deliberazione per l‟ammissione nello Spedale dei Trovatelli degli orfani Gratta a cui hanno rapporto Sig. Maire le vostre lettere di 20 settembre e 5 ottobre. Potrete dunque sig. Maire indirizzare gl‟orfani suddetti a questi Spedali e frattanto vi repeto la mia distinta stima”; le già citate cc. 275, 11, 189

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causa viene ricondotta da Corsini al nuovo regolamento ispirato alla normativa francese in materia, ma che, si è visto, riprende le direttive borboniche, in base al quale si vieta l‟introduzione nello Spedale di figli legittimi salvo i casi di estrema indigenza dei genitori e malattia della madre. “Il risultato della nuova normativa fu che si ridusse drasticamente il numero dei bambini introdotti come di legittimi genitori240”, ed è in aumento la registrazione come figlio di genitori sconosciuti.

Le ricerche pubblicate da Trebbi confermano questa tesi e riportano come a Pisa, tra il 1808 e il 1814, sui 2568 esposti i legittimi sono il 4,1%, mentre ben il 76,2% viene registrato come figlio di genitori o parenti incogniti, mentre del 17,8% si conosce solo l‟identità materna241

. Il brefotrofio pisano accoglie i bambini nelle due distinte categorie di legittimi e illegittimi, cui riserva un trattamento diverso se si guarda all‟assegnazione di baliatico limitata a dodici mesi per i primi ed all‟affido per i secondi, ma li accomuna, ricorda Trebbi, nel drammatico tasso di mortalità.

Una distinzione di genere caratterizza, invece, l‟abbandono dei legittimi, che sono in grande maggioranza di sesso femminile. Non è difficile capire i motivi di questo squilibrio, inesistente invece tra gli illegittimi, che sono abbandonati per ragioni che prescindono dal sesso. Nel caso dell‟esposizione di legittimi, infatti, la differenza sessuale è importante. Tenuti in casa, i figli già in tenera età possono contribuire con il loro lavoro all‟economia domestica. Anche le figlie lavorano, ma da una certa età in poi sono più le preoccupazioni che i vantaggi, a cominciare dalla dote, che molte famigli povere non possono proprio permettersi242. Dalle ricerche condotte sul brefotrofio pisano in età

240 C. Corsini, “Era piovuto dal cielo”, cit., pag. 84

241 L. Trebbi, La “ruota” di via S. Maria a Pisa, cit., pag. 105

242 F. Cambi- S. Ulivieri, Storia dell‟infanzia nell‟Italia liberale, Firenze, Nuova Italia, 1988, pag. 92, citato

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napoleonica emerge, tuttavia, una situazione quasi paritaria tra i sessi e ciò sembra confermare quella graduale attenuazione della prevalenza femminile nell‟esposizione che Hunecke rileva per Milano243.

Al mantenimento degli illegittimi si provvede sia con il baliatico che con il successivo affido ai tenutari. Da un punto di vista giuridico, invece, essendo registrati come figli di genitori sconosciuti, i bambini illegittimi possono godere della tutela del brefotrofio anche durante il periodo in cui restano in custodia presso le famiglie degli affidatari. Per i legittimi, invece, si prevede soltanto il periodo di baliatico per quei genitori cui è concessa, previa documentazione d‟idoneità, l‟assistenza da parte dell‟istituto. Inoltre, come si è visto all‟inizio del paragrafo, la dichiarazione avrebbe dovuto anche attestare l‟intenzione dei genitori di riprendere il bambino una volta terminato il periodo dell‟allattamento. Per i bambini legittimi, quindi, l‟accoglienza dell‟Ospedale è limitata nel tempo e coincide con la fase di allattamento più onerosa in termini economici. Questo doppio canale di accoglienza rende, quindi, l‟istituto per l‟assistenza all‟infanzia abbandonata di Pisa un punto di riferimento per la popolazione del territorio.