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Allons enfans Soldatini di piombo: la militarizzazione dell’infanzia abbandonata e

CAPITOLO QUARTO

4. Allons enfans Soldatini di piombo: la militarizzazione dell’infanzia abbandonata e

i Pupilli della Guardia Imperiale

La militarizzazione dell‟infanzia abbandonata caratterizza soprattutto il XVIII secolo. Per tutto il 1700 fino alla caduta di Napoleone, si registrò, a livello europeo la tendenza a fornire i bambini senza famiglia di un‟istruzione di tipo militare per “essere destinati all‟esercito e alla marina”. Per tutti quei bambini lasciati soli, perché orfani, trovatelli o abbandonati, il cui futuro sarebbe stato la strada, il degrado sociale e la delinquenza, “lo Stato assoluto settecentesco si prese cura internandoli, impartendo loro una rigida educazione di stampo religioso e militare e avviandoli al lavoro manifatturiero e

406 G. Da Molin, Dal conservatorio all‟alunnato, cit, pag. 95. La santa Casa istituisce anche una scuola

convitto per levatrici ed assegnava alle ragazze che si specializzavano in questo mestiere una dote tre volte superiore a quella corrisposta normalmente.

1. 407 M. Piseri, La scuola normale per la formazione delle maestre stelline, in La vita fragile, cit, pp.125-136. A pag. 127 viene citato un intervento di Giuseppe II (da ASMi, fondo Luoghi Pii, p.a., c. 331 risoluzione 1786) in cui si dice che l‟educazione nella struttura deve riguardare l‟artigianato e l‟istruzione di base, cioè “leggere e far di conto” per formare “buone madri e persone abili a servire dame e il ceto nobile come cameriere”; però prevede, “per quei talenti più distinti” l‟insegnamento del francese, di storia e geografia al fine di “ renderle un giorno utili all‟Educazione feminina, come governante”. Il primo maestro fu Gaspare Cordara e già nel 1788 vengono inviate due maestre stelline a Pavia e Mantova.

139 all‟arruolamento forzato.”408

Oltre che ad un loro collocamento come manodopera contadina, operaia oppure come coloni, gli orfani maschi pagavano il loro debito con lo Stato arruolandosi come soldati. Il lavoro diventava un mezzo per piegare all‟obbedienza mente e corpo; insieme all‟educazione religiosa, quella militare era vista come il mezzo più convincente per veicolare i valori della subordinazione, dell‟umiltà, dell‟accettazione del proprio stato sociale. Il sentimento verso gli esposti restò connotato fortemente da utilitarismo e indifferenza: non venne prevista nessuna mobilità sociale e nessuna educazione se non quella di stampo paternalistico, “che ne facesse sudditi e cristiani ossequienti e umili, ai quali era riservata una funzione subordinata, quali soldati, contadini o lavoratori in bottega o negli opifici.”

Anche i sovrani illuminati attuarono politiche assistenziali maggiormente mirate al controllo sociale che al rispetto per l‟infanzia: l‟ educazione militare per esposti esercitava una funzione di controllo sociale su una categoria ad alto tasso di devianza. I bambini abbandonati erano assimilati ai marginali da moralizzare con una disciplina rigida perciò, sotto il profilo assistenziale ed educativo, “ricevevano un‟educazione negli orfanotrofi militari e nelle scuole reggimentali o in istituti civili, tutti caratterizzati da disciplina rigida e nessuna manifestazione d‟affetto”. Nessuno spazio era inoltre concesso per tempo libero e gioco. “Se i bambini nobili giocavano con i soldatini”,-scrive Polenghi- “i fanciulli abbandonati erano soldatini essi stessi, condannati ad essere usati come tali da adulti” 409

. Nel 1761, ad esempio, Luigi XV dispose che i bambini dati in affidamento alle famiglie contadine venissero arruolati al posto dei figli naturali degli affidatari. In questo caso, l‟obiettivo era la tutela del lavoro contadino e gli esposti erano il mezzo, e non il fine. Nel 1764, sempre in Francia, venne proposta la fondazione di un istituto dove gli orfani

408 S. Polenghi, Fanciulli soldati, cit., pag. 11 409

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avrebbero ricevuto un‟educazione militare, consistente nell‟istruzione elementare e nella pratica militare. Sulla base della tesi di Chamousset (1757) secondo cui un fanciullo esposto non temeva la morte perché privo di affetti, l‟obiettivo dell‟istituto sarebbe stata la creazione del soldato modello, grazie all‟apprendimento dei valori come il silenzio, l‟obbedienza, la subordinazione410

. Lo Stato è padre di questi piccoli fanciulli destinati a diventare soldatini, carne da macello, per le schiere dell‟esercito. Oltre all‟esempio francese, Polenghi cita anche i provvedimenti dello zar Pietro il Grande, presi nella Russia del 1712, quando venne istituito l‟ospedale per accogliere i bambini abbandonati che, compiuti i dieci anni di età, sarebbero stati arruolati nell‟ammiragliato di San Pietroburgo. I bambini senza famiglia sono ritenuti “Figli dello Stato”, così nella Trieste asburgica come nella Spagna di Carlo IV, padre de los huérfanos (1798). I figli dovevano contribuire al menage familiare e, in questo caso, servire lo Stato e riscattare così la colpa per cui sono venuti al mondo. Scrive Polenghi, a riguardo, che “nella figura del trovatello- soldato si rivela appieno una mentalità utilitaristica e meccanicistica, quasi che il peccato dei genitori avesse privato questi piccoli dell‟anima, facendone solo un corpo cartesiano, un homme-machine plasmabile per divenire perfetto militare, senza sentimenti e senza paura”411. Parallelamente venivano create anche strutture per l‟accoglienza ed istruzione degli orfani militari, destinati alla leva anch‟essi, come negli esempi russi, tedeschi, inglesi o il livornese Conservatorio militare leopoldino (1781)412.

410 S. Polenghi, Fanciulli soldati, cit., pagg. 30-37. Il testo di Chamousset cui l‟autrice fa riferimento è

Memoire politique sur les enfasi (1757)

411 Ivi, cfr. pagg. 39-43. 412

Ivi, capp. II, La militarizzazione dei figli dei soldati (pagg. 49-82) e III, L‟educazione militare dei figli dei

soldati in Italia e in Francia, (pagg. 83-89). Polenghi fa riferimento a: l‟orfanotrofio militare di Ganchina

istituito dallo zar Paolo I nel 1798, ai Militärwaisenhäuser sorti in terra tedesca fin dal XVII secolo ed, infine, al Conservatorio militare leoldino di Livorno, istituito nel 1781 per figli e figlie di militari. Nel Reggimento Toscano, già dodici anni prima dell‟istituzione del Conservatorio, era prevista la figura del maestro. Per questo motivo, già nel 1769, il Granduca fonda un Collegio militare per nobilli finalizzato alla formazione degli ufficiali; il progetto però fallisce e solo nel 1781 vedrà la luce il nuovo Conservatorio militare. Diversi furono i criteri pedagogici che, a differenza degli esempi precedenti, stigmatizzava l‟uso di una educazione severa, che abusasse del bastone, definito dal Granduca stesso “abjetto”. In tale ottica si

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Sul finire del secolo, tuttavia, a questa mentalità si aggiunsero visioni opposte di matrice laico-illuminista, che, tendenti a vedere nel bambino un cittadino con diritti e dignità, criticavano lo sfruttamento e al militarizzazione degli esposti.

La Rivoluzione Francese appare come punto di rottura con il modello educativo precedente perché catalizzò istanze illuministiche e consentì la laicizzazione, la modernizzazione e la parziale apertura a istanze democratiche “di una proposta pedagogica nata dall‟assolutismo, che si tradusse, in età napoleonica, in esperienze nelle quali convivevano, contraddittoriamente, schemi assolutistici e concezioni democratico- giacobine, ritualità religiosa e calore patriottico, valori simbolici e virtù civili413”.

Da “figli di Dio”, secondo la definizione di San Vincenzo de‟Paoli, gli esposti sono considerati “ figli dello Stato” assoluto, ma diventano “ figli della patria” secondo l‟idea della “fratellanza laica illuminista e giacobina”. Secondo il presidente del comitato di mendicità, il duca de La Rochefoucauld-Liancourt, l‟educazione dei trovatelli doveva ubbidire a finalità diverse ed i bambini, salvati dalla devianza, sarebbero divenuti cittadini.

Enfans de la Patrie, i trovatelli erano adottati dalla nazione intera, madre ubertosa che li

guida e nutre dei nuovi ideali rivoluzionari come nel celebre quadro di Delacroix. Con il decreto del giugno 1793, gli esposti vennero mondati del segno della colpa e assimilati a tutti gli orphelins, in coerenza all‟eguaglianza di diritti sancita costituzionalmente. Anche da un punto di vista simbolico, il bambino venne rivalutato come uomo nuovo e l‟esaltazione del piccolo Bara, ucciso dai vandeani nel 1793, pose l‟accento sulla figura

vietavano pene corporali come schiaffi o pugni, e si caldeggiavano carità e pazienza da usare verso le reclute. L‟autrice fa riferimento a un documento risalente agli anni del primo Collegio (1769) custodito nell‟Archivio di Stato fiorentino e che già evidenzia l‟attenzione del Granduca per l‟educazione:

Regolamento che d‟ora in poi dovrà osservarsi dai nostri ufficiali e bassi ufficiali nel gastigare i loro sottosti (ASF, , Segreteria di guerra, filza 14, prot. 366/2, Affari Risoluti da S.A.R. il 19 maggio 1769.

Attualmente sono in corso ricerche su un‟altra istituzione per la militarizzazione, in questo caso coatta, dei fanciulli a forte rischio di marginalità: il discolato.

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del bambino eroe-martire e soldato, dal cui sacrificio sarebbe sorta un‟umanità nuova414. L‟educazione degli esposti rientrava nel più ampio dibattito sull‟educazione nazionale. Ad essere seguito fu il modello spartano: i bambini, prima che alla famiglia, appartenevano alla patria che li allevava ed istruiva. La famiglia venne relegata a mera funzione procreativa, e questo spiega la mancanza di distinzione tra bambini con o senza genitori. Nel piano educativo di Michel Lepeletier de Saint Fargeau, presentato postumo da Robespierre alla Convenzione nel 1793, non solo si prevedeva l‟istruzione in comune per bambini e bambine a partire dai cinque anni, ma si incoraggiavano i genitori poveri che, altrimenti sarebbero stati costretti ad abbandonare la prole, a donare i figli alla patria, che “li accoglierà tutti in egual modo, li crescerà tutti in egual modo.415

I parametri educativi fortemente indirizzati verso una disciplina rigida, militare, in istituti preposti sembrano in effetti riecheggiare i modelli precedenti. A cambiare furono, tuttavia, le finalità: non più un sovrano-padre, ma una patria-madre da servire come lavoratori coscienziosi, dediti alla nazione, privi di superstizioni e moralmente integri.

Durante il Direttorio e nell‟età napoleonica vennero rimesse in discussione le idee pedagogiche e le politiche per un‟infanzia abbandonata che non aveva effettivamente beneficiato della Rivoluzione, anzi ne era stata danneggiata a causa della soppressione di istituti religiosi e delle difficoltà finanziarie interne all‟organizzazione assistenziale, gravata già dalle spese per la cura dei soldati feriti. Gli esposti ricevettero maggiori attenzioni, sia in termini di accoglienza e sopravvivenza che di educazione. Si ripresentò l‟idea di un‟educazione di stampo militare. Durante il Consolato, ad esempio, ai ragazzi orfani, figli di militari o figli di indigenti, ricoverati presso la Maison Nationale des Elèves

de la Patrie, venne riformato l‟impianto educativo, da religioso a militare, nel quale si

414 S. Polenghi, Fanciulli soldati, cit., pagg. 100-105 415

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prevedevano esercizi con piccoli fucili, oltre alle più tradizionali grammatica, storia, aritmetica e geografia416. Il successo della Maison avviò l‟iter legislativo attuato in età imperiale sull‟infanzia abbandonata e modificò la percezione dell‟educazione militare, che da semplice strumento coercitivo per disciplinare i ragazzi devianti, acquistò importanti valenze morali e formative. L‟educazione militare mantenne la finalità di disciplinamento ma acquistò anche quella di integrazione sociale.

In età napoleonica la militarizzazione dell‟infanzia abbandonata mostrava, tuttavia, le sue interne contraddizioni, secondo le quali sfruttamento e assistenza convivevano in una volontà di integrazione sociale, realizzabile con l‟arruolamento. Le caratteristiche dell‟educazione militare in età giacobina prima e napoleonica poi rimandavano a modelli di matrice laica, a differenza di quella settecentesca. Il modello di una disciplina classica, rintracciata da Machiavelli e da Lipsio nell‟etica e nell‟organizzazione militare romana e nella morale neostoica della Roma imperiale, si arricchì del pensiero utopico del „700 e della rivoluzione del modello greco. Tirteo e Platone diventarono paradigmi di una nuova pedagogia nella quale lo Stato si sostituiva alla famiglia. Gli aspetti duri vennero mitigati da sentimenti di compassione laica della cultura illuministica

“Gli istituti di assistenza, la pratica del baliatico, l‟educazione militare nascevano da una incomprensione e ignoranza del ruolo dell‟educazione familiare e dell‟insostituibilità dei rapporti genitore-figlio che solo lentamente la pedagogia e la psicologia avrebbero messo in luce. In questo senso, all‟epoca risultava accettabile e normale che lo Stato si sostituisse ai genitori e che l‟esercito assolvesse a una funzione che spettava alla famiglia417.”

Si addolcì anche la disciplina militare per gli orfani, che perse i caratteri più duri e meccanici del modello educativo esclusivamente maschile, fondato sull‟autorità per acquisire sentimenti di umanitarismo laico, quasi in sostituzione della famiglia. “Se Napoleone era il padre dei suoi soldati, il capitano Filippo De Meester, direttore del collegio degli orfani militari di Milano, era chiamato papà dai suoi allievi”.

416 S. Polenghi, Fanciulli soldati, cit., pag. 115 417

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In età imperiale l„infanzia abbandonata fu al centro di importanti provvedimenti. Le guerre condotte durante il regime napoleonico, infatti, con l‟elevato numeri di morti, contribuiscono al conseguente aumento del numero di orfani e bambini abbandonati. Sotto il profilo giuridico il Codice Napoleonico considerava i bambini figli dello Stato, in quanto la tutela giuridica sui bambini abbandonati fino alla maggiore età, ventuno anni, venne assegnata direttamente agli istituti di beneficenza. Restava il problema del sovraffollamento delle strutture, dei loro aggravi di spesa e delle conseguenti condizioni di degrado in cui versavano i piccoli assistiti. Dai dipartimenti italiani furono ingenti le richieste di denaro e le denunce da parte dei prefetti. A Tortona, ad esempio, si denunciava la penuria di balie, mentre a Torino l‟elevata mortalità infantile. Il reclutamento degli esposti sembrò, quindi, un‟ottima soluzione per due problemi, quello economico- organizzativo dei brefotrofi e quello militare. Reclutare giovani trovatelli alleggeriva gli istituti e forniva all‟esercito napoleonico un costante rifornimento di soldati, seppure poco più che bambini.

In età napoleonica, in anni durante i quali le guerre flagellavano l‟Europa e Napoleone Bonaparte necessitava di milizie continuamente rinnovabili, quello che era sempre stato considerato un problema, ossia il numero elevato di trovatelli senza famiglia, diventò un‟importante risorsa.

L‟arruolamento era stato, nei tempi precedenti, una soluzione scarsamente adottata, perché pochi erano i ragazzi che riuscivano a raggiungere l‟età di 14 anni che non trovavano collocazione presso famiglie o datori di lavoro. Il periodo napoleonico, pur non avendo modificato in modo significativo il funzionamento degli istituti, applicò in modo più rigoroso le norme per l‟educazione e l‟allevamento degli esposti, tra cui la regola che a undici anni i maschi avrebbero dovuto essere messi a disposizione del Ministro della

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Guerra e Marina418. L‟impiego dei maschi presso artigiani o botteghe trovò una sua

regolamentazione tra le disposizioni per i Maires delle Comuni, i quali avrebbero dovuto provvedere al collocamento dei fanciulli, alla sorveglianza dei luoghi di lavoro ed al controllo delle loro attività419. Durante il primo ventennio del XIX secolo, quindi sia prima che dopo il periodo francese, vennero mantenute le normative, secondo le quali, i trovatelli maschi, raggiunta l‟età di 14 anni , “se non si saranno dedicati ad un‟arte qualunque e non avranno i mezzi per procacciarsi la sussistenza, saranno diretti alla milizia, o a qualunque stabilimento di lavoro”420

.

È durante il periodo napoleonico che tale strumento viene adottato per tutti i gettatelli compresi quelli già occupati presso famiglie o presso artigiani, che non avessero compiuto ancora i venti anni, età oltre la quale si prevedeva l‟iscrizione alle liste di coscrizione. Il 27 maggio del 1810, una lettera del Ministro degli Interni chiedeva ai Prefetti un‟indagine sull‟elevato tasso di abbandono di bambini, finalizzata sia ad un futuro arruolamento che ad obbedire alla necessità di diminuire le spese dei brefotrofi.

“Sua Maestà nota con grande stupore che il numero di questi fanciulli e la spesa che lo stato deve sostenere aumentano di anno in anno. Sua Maestà vuole approfondire le cause e prescrivere di conseguenza tutte le misure che possano concorrere a ridurre il numero e quindi la spesa”421

. La richiesta di un vero e proprio censimento dei bambini per l„anno 1809 mirava al reperimento di informazioni statistiche sugli esposti. Oltre ai dati numerici, si raccolsero anche informazioni sulla loro mortalità o, in caso di sopravvivenza, sulla loro emancipazione dall‟istituto, se per agnizione, per maggiore età o per matrimonio. Si richiesero dati anche sullo stato dell‟istituto nel 1810, cioè quanti bambini ospitasse e

418

L. Gorni-M.Pellegrini, Un problema di storia sociale.cit., pag. 127

419

Manuale alfabetico dei Maires, loro aggiunti, e commissari di polizia, dei membri dei Consigli municipali, dei Bureaux di beneficenza, delle Commissioni amministrative degli ospizi, dei Percettori delle contribuzioni, trad. di V. Guidotti, Pisa, Nistri, 1810, tomo II, pag. 350

420 C. Corsini, “Era piovuto dal cielo e la terra l‟aveva raccolto”, cit. , pag. 108 421 Ivi , pagg. 108, 110.

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quanti invece fossero in affidamento a famiglie. L‟obiettivo di tale indagine , del cui esito saranno ritenuti responsabili i prefetti, era “destinare al servizio militare i giovani trovatelli maschi di buona costituzione” 422. Sulla base dei rapporti giunti al Ministero degli Interni si avviò la macchina dell‟arruolamento dei trovatelli nelle fila dell‟esercito napoleonico. Le tabelle statistiche giunte a Parigi nel 1810 da tutti i dipartimenti imperiali riportavano dati su tutti i senza famiglia maschi, dagli undici anni in su. Nei dipartimenti italiani i suscettibili all‟arruolamento furono 1022. Nel gennaio del 1811, inoltre, un decreto di regolamentazione della carità pubblica ridefinì lo status di senza famiglia. Veniva a cessare la distinzione tra esposti, orfani e abbandonati. Furono istituite più ruote per agevolare gli abbandoni invece dell‟infanticidio e vennero stanziati dei fondi dallo stato per il baliatico e l‟affido fino ai sei anni. I genitori legittimi erano sempre tenuti al risarcimento delle spese di mantenimento nel caso di un ricongiungimento entro i dieci anni di vita del bambino. Dopo quel termine, il piccolo restava di proprietà dello Stato e partiva per l‟Armata. Tutti i bambini, quindi, legittimi o illegittimi, figli della colpa o della miseria più nera, dovettero rispondere alla chiamata alle armi in quanto figli della stessa madre, la Patria423. Il 30 marzo dello stesso anno, a seguito di un decreto imperiale, fu istituito il Reggimento dei Pupilli della Guardia Imperiale424, costituito inizialmente da due battaglioni, pari a 1700 giovani da raccogliersi tra quelli già censiti oltre i 15 anni d‟età e fisicamente idonei. I prescelti vennero inviati a Versailles e arruolati definitivamente dopo ulteriori visite mediche. Nell‟arco di sei mesi, altri due decreti

422

C. Corsini, “Era piovuto dal cielo e la terra l‟aveva raccolto”, cit. , pag. 108,. A riguardo cfr. anche ASP 163, lettere diverse del Consiglio di Prefettura del Dipartimento del Mediterraneo dal 1814 al 1817, c.n.n. “Lettera 111 Dipartimento del Mediterraneo-Circondario di Pisa. Oggetto: Stato dei Trovatelli abbandonati- Pisa 10 gennaio 1814. Il Vice-Prefetto relaziona che il Ministro della Guerra ha ordinato che tutti i trovatelli che abbiano compiuto il sedicesimo anno e non ancora chiamati a far parte della Coscrizione siano diretti al Reggimento dei Pupilli della Guardia Imperiale a Parigi. Viene richiesta cia dei registri per distinguere tra Trovatelli, Orfani e Abbandonati.”

423 S. Polenghi, Fanciulli soldati, cit.,pag. 119 424 Ivi, pagg. 121-128

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portarono a nove il numero dei battaglioni per un totale di circa 8000 unità. Nel settembre dello stesso anno, un nuovo decreto chiama alla leva i giovani trovatelli toscani. Ogni dipartimento avrebbe dovuto inviare un contingente proporzionato al numero degli esposti presenti nel territorio, in base ai censimenti effettuati. La macchina burocratica si muoveva secondo la rigida gerarchia che affidava ai Ministri degli Interni e della Guerra l‟arruolamento e ai Prefetti il reperimento dei fanciulli degli istituti. I criteri di selezione erano molto severi: ben due commissioni mediche dovevano certificare l‟idoneità fisica dei ragazzi. Di fatto, le cattive condizioni in cui versavano i trovatelli negli istituti, ridussero a 5300 le unità che riuscirono ad arrivare a Versailles. Non tutti i ragazzi infatti erano in grado di affrontare nemmeno il lungo viaggio a piedi verso Parigi che durava anche quattro mesi. In molti casi, inoltre, si richiamavano quei ragazzi dati in affido a contadini, fatto che provocava spesso proteste e defezioni. La ricerca d‟archivio ha fatto emergere numerose testimonianze di questo avvenimento. I Registri dei Trovatelli e abbandonati danno un‟idea dei numeri. Sono numerosi, infatti, quei trovatelli la cui ultima notizia riguarda la loro partenza per Versailles o “All‟Armata”. Come Quintilio, il cui destino sembra scritto nella sua data di nascita, il 14 luglio del 1789, che, una volta raggiunta la maggiore età, risultava “partito all‟armata di Napoleone”425. Di lui si sa che diventò Guardia Imperiale426. Una sorte simile toccò ad altri suoi coetanei427. Ogni anno, una nuova leva stimata in circa 1500 unità partiva per occupare i vuoti creati dal

425 ASP 2551, Registri di Baliatici e di esposti. Dal 1784 al 1818, c. 467: “Quintilio del dì 14 luglio 1789 n.

935 fu posto in Ruota di questo Spedale da M. Francesca Frediani commessa con fede del Rev.do Giovan