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Le cause dell’abbandono: una dialettica tra legittimità e responsabilità

CAPITOLO SECONDO

3. Le cause dell’abbandono: una dialettica tra legittimità e responsabilità

Poche possono essere le varianti tra un‟istituzione assistenziale ed un‟altra. Un dato che segna una linea di continuità è la difficoltà di gestione -sia da un punto di vista finanziario che organizzativo- di un numero esponenzialmente crescente di esposizioni che sembra esplodere, come si è detto, alla fine del „700 per proseguire per tutto il secolo seguente.

111 G. Di Bello –G. Merigolo, Il rifiuto della maternità, cit., pagg. 22-24: a riguardo, equivocando sulla

paternità dell‟ordinanza attribuita erroneamente a Leopoldo I di Toscana, le autrici citano J.L. Flandrin,

Amori contadini. cit.. A pagina 177 del saggio dello storico francese, infatti, viene citata l‟ordinanza del 7

settembre 1711 (reperibile in Recueil des edits, ordennances, déclarations, traitez & concordats du règne de

Léopold I, duc de Lorraine et de Bar, Nancy, 1753, t. I, ppag. 757-758) : “Che tutte le nubili & le vedove

che si dicono lasciate sedurre & mettere incinte, siano tenute a dichiarare la loro gravidanza, nei Borghi o nei Villaggi, al Sindaco o al principale Ufficiale di Giustizia; nelle Città al Prevosto della Giurisdizione, o al Luogotenente Baliato, ciascuna secondo la sua condizione, ciò di cui sarà immediatamente steso un Atto, firmato dalla Parte, se sa firmare, altrimenti dal Giudice o dal Cancelliere; il quale essa dichiarerà provenire detta gravidanza, & ingiungerà ad essa di vegliare alla conservazione del suo frutto”.

112 G. Di Bello –P. Merigolo, Il rifiuto della maternità, cit., pag. 18 113

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Una problematica connessa al fenomeno dell‟abbandono riguarda i criteri di accettazione degli istituti e lo status giuridico del neonato. Di fronte ai numeri ingestibili di esposizioni, con il rischio di elevata mortalità infantile e di deficit finanziari, le amministrazioni dei brefotrofi si trovano obbligate all‟adozione di un filtro che limiti gli accessi all‟assistenza gratuita. Sulla base di motivazioni finanziarie e di gestione, le amministrazioni dei brefotrofi si appellano da un parte all‟evoluzione, in termini giuridici e morali, dello status di legittimità o di illegittimità per regolare il flusso di assistiti; dall‟altra sia al ruolo dell‟istituzione assistenziale, che all‟interpretazione del concetto di responsabilità genitoriale, secondo l‟etica cristiana e secondo la legge. In altre parole, si assiste nel corso dei secoli, ad un cambiamento nei rapporti reciproci tra gli ospedali per esposti ed i suoi assistiti.

Quello della filiazione rappresenta, dunque, un elemento di discontinuità nel tempo, per quanto attiene ai criteri di accettazione dei neonati. In un primo momento, le amministrazioni dei brefotrofi tendono ad una responsabilizzazione della figura paterna- anche di quella illegittima- per la riscossione degli alimenta, una delle preziose fonti di sostentamento della struttura. In una seconda fase, le leggi sul divieto della ricerca della paternità e maternità e la conseguente deresponsabilizzazione dei genitori, oltre alla necessità di regolamentare il flusso di esposti, costringono gli istituti per l‟infanzia abbandonata a desistere dall‟accoglienza indiscriminata e a limitare l‟accesso solo agli illegittimi sin dal XVIII secolo.

Il dilagante pauperismo e le mutate condizioni socio-culturali a partire dalla fine del Settecento, invece, porteranno ad aperture nell‟accettazione anche di quei figli legittimi di famiglie indigenti e inadatte all‟allevamento della prole. Sarà, quindi, in un terzo ed ultimo momento, quando gli alti numeri di esposizione sveleranno quanto le misure restrittive adottate in precedenza siano state inefficaci e facilmente aggirabili, e quando la

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povertà colpirà grandi percentuali di popolazione, che le politiche governative tenteranno la via della responsabilizzazione dei genitori verso i loro figli. La madre, più che il padre, necessita di mezzi per distoglierla da quell‟atto diventato esecrabile e di cui resta l‟unica attrice. Gli istituti per esposti vengono quindi delegittimati dalle politiche e dai dibattiti intellettuali tardo ottocenteschi, decretandone la trasformazione, con la soppressione della ruota, o la chiusura114.

È in questo gioco di alternanza nella cessione di responsabilità nei confronti delle creature esposte, oltre che nelle motivazioni dei flussi demografici e nella distinzione tra legittimi e illegittimi che va ricercata la chiave di lettura dell‟abbandono. Secondo quanto chiarisce Palombarini,

“Le motivazioni che sono alla base dell‟abbandono vanno ricondotte ad un insieme di fattori o concause legate per un verso alla povertà, strutturale o congiunturale, alla trasgressione e all‟illegittimità, e dall‟altro alla disponibilità di strutture assistenziali che accolgono la bocca in più, l‟orfano, il figlio del peccato115”.

Fino a quasi tutto il XVII secolo, esporre il proprio figlio alle cure di una struttura d‟assistenza era un‟azione accettata dalla collettività. I brefotrofi trovano la loro ragion d‟essere nel fornire alimentazione e i primi fabbisogni ai figli di chi non può provvedervi da sé. In questo primo momento, quindi, solo la povertà costituisce la chiave d‟accesso all‟assistenza gratuita da parte dell‟istituto. Laddove si riuscisse a risalire alla paternità ed alla maternità della creatura e si appurasse la possibilità dei genitori di mantenere il bambino, padri e madri sono obbligati per legge a pagare gli alimenta, pena la scomunica116. In questo periodo, ricorda la Arrivo, la diversa filiazione non rappresenta

114 cfr. D. Lombardi, Padri e madri: una questione di responsabilità, cit. pag. 225-229 115

A. Palombarini, Gettatelli, cit., pag. 43

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una vera discriminante, in quanto la responsabilità paterna è un dovere “fondato più che altro su vincoli di sangue”, quindi valido sia per i figli legittimi che per gli illegittimi.117

Prima della Controriforma i figli legittimi non costituiscono una categoria nettamente definita rispetto agli illegittimi, e tra questi si distingue tra naturales, i nati da relazioni stabili simili al matrimonio come il concubinato, e spurii, ossia i nati da relazioni adulterine, incestuose118. Se sulla base del Codex Civilis non viene fatta distinzione tra legittimi e naturales, in fatto di oneri di mantenimento, è con il diritto canonico che viene annullata ogni differenza119. Questa consuetudine dura fino a quando non si impongono i nuovi dettami morali a favore del matrimonio legittimo, in aperto contrasto con i rapporti extraconiugali e il concubinato120. A causa di questo irrigidimento della morale sessuale, sostiene Prodi nel suo saggio sui rapporti tra Controriforma e filiazione, ai figli illegittimi si assegna un‟accezione negativa e, di conseguenza, il passaggio attraverso la ruota diventa preludio di emarginazione121. Sia nel mondo cattolico che in quello protestante si tende a porre sotto controllo la sfera sessuale e della riproduzione, scrive Arrivo; “definendo in modo sempre più netto illecito dall‟illecito. Comportamenti sessuali, aborto, infanticidio, abbandono di neonati, nascite illegittime son sempre più oggetto della predicazione delle Chiese e delle preoccupazioni dei legislatori.122”

117 G. Arrivo, Legami di sangue. Legami di diritto., cit., pag. 236 118

Ivi, pag. 235; Bianchi A., La deresponsabilizzazione dei padri (Bologna secc XVI-XVII), cit., pag. 266.

119Secondo il diritto canonico, con il Decretale di Clemente III (1088-1091), si obbligava il padre a

provvedere a prestare gli alimenti a tutti i figli comunque nati, “considerando inaccettabile che i genitori venissero sollevati dal dovere naturale di fornire le cure necessarie a neonati incolpevoli”. cfr. A. Bianchi,

Madri e padri davanti al tribunale arcivescovile., cit., pag. 60.

120 A. Palombarini, Gettatelli, cit., pag. 43

121 P. Prodi, Il matrimonio tridentino e il problema dei figli illegittimi, cit., pag. 409

122 G. Arrivo, Seduzioni, promesse, matrimoni. Il processo per stupro nella Toscana del Settecento.,Roma,

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Ci si avvia gradualmente verso una seconda fase, nella quale i brefotrofi limitano l‟accesso all‟assistenza agli illegittimi ed alla povertà si sostituisce- o, meglio si aggiunge- la tutela dell‟onore e si assiste alla progressiva scomparsa della figura paterna123

.

A partire dalla fine XVIII secolo, si fanno avanti nuove esigenze assistenziali che vedono al centro le madri irregolari e i figli illegittimi. Le donne, da vittime di una violenza, diventano le uniche colpevoli dell‟abbandono, deresponsabilizzando la figura del padre. L‟attore maschile del concepimento viene avvolto in una nebbia di omertà da parte delle sedotte e protetta dai poteri centrali. Le giovani donne appartengono spesso a ranghi sociali bassi, sono serve o operaie, che non denunciano il partner perché scomparso dopo una promessa matrimoniale non mantenuta o perché appartenenti a ceti superiori. Ma per capire bene cosa cambia occorre fare un passo indietro. Fino a tutto il Settecento, la donna sedotta che denunciava il padre della creatura illegittima poteva chiedere a buon diritto un matrimonio riparatore o, almeno, un risarcimento sia per le spese del parto che per le spese di mantenimento del bambino.

Questo diritto a poco a poco scompare. Tra le possibili cause si può ricercare il desiderio, da parte dei ceti più ricchi e potenti, nobili o alto borghesi, di preservare oltre al proprio onore anche un patrimonio che, cancellando eventuali figli naturali, resta intatto e trasmissibile solo ad eredi legittimati dal vincolo matrimoniale. La validità del matrimonio, quindi, garantendo la legittimità della prole, garantisce anche la continuità del patrimonio. In questo contesto la trasgressione sessuale diventa un pericoloso mezzo di mobilità patrimoniale e sociale e il figlio della colpa, se sopravvive, ha bisogno di una patente per rientrare di diritto nell‟asse ereditario della famiglia d‟origine.

123 Già a partire dalla seconda metà del „600 si notano i primi segnali del cambiamento, come fa notare

Bianchi nei suoi studi sul tribunale arcivescovile bolognesi e sui processi ai padri illegittimi. cfr. A. Bianchi,

La deresponsabilizzazione dei padri, cit., pag. 263-286; A. Bianchi, Madri e padri, cit., pag. 60; D.

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“Proibendo la ricerca della paternità, il Codice Civile ha soprattutto liberato i benpensanti dagli obblighi loro imposti da leggi ispirate dal cristianesimo medievale.124”

Come in Francia, anche l‟Italia sembra seguire le stesse fasi.

La tutela giuridica offerta alle donne si basava sull‟assunto della loro inferiorità, per cui corpo femminile diveniva un oggetto prezioso e pericoloso al tempo stesso da sorvegliare e proteggere. All‟atto dell‟abuso sessuale bisognava intervenire con la legge e riparare, in termini economici e morali, al danno. Le donne si presentavano infatti come vittime di un atto di seduzione o di false promesse matrimoniali, giustificando così gravidanze illegittime derivate da reiterati rapporti consensuali e per le quali chiedevano alla giustizia il regolare adempimento. Nel saggio di Arrivo sull‟argomento, lo stupro viene definito un “ incidente di percorso nel lento e tortuoso cammino verso il matrimonio.125” In molti casi, infatti, come si vedrà anche nel capitolo seguente per le trovatelle fiorentine, le gravidanze indesiderate, che rendono necessario il ricorso alla giustizia a tutela dell‟onore familiare (laddove le ragazze-madri hanno una famiglia alle spalle, ovviamente), diventa nella maggior parte dei casi strumento catalizzatore dei tempi matrimoniali e risolutore di eventuali ostacoli alla serena conclusione del contratto nuziale. Il saggio di Arrivo ripercorre la storia del tribunale secolare fiorentino in materia di violenze sessuali nella Toscana dei Lorena. È il Granduca Francesco Stefano, infatti, tra il 1737 ed il 1745 a porre le basi per una riforma della legislazione in materia di stupro, gravidanze illegittime,

124 cfr. J.L. Flandrin, Amori contadini, cit., pag. 202: citato in G. Di Bello –PA. Merigolo, Il rifiuto della

maternità, cit., pag. 25. A riguardo si può anche citare lo studio di S. Raffaele pubblicato su Enfance abandonnée et société en Europe, cit., pagg. 101-103. La storica studiando gli articoli del Codice Borbonico,

scrive che la possibilità di reintegrare nei pieni diritti un figlio nato fuori dal matrimonio a esclusione di quelli nati da “incesto; da adulterio, o da congiungimento di persone legate da voto solenne, o dagli ordini sacri” è concessa dall‟articolo 253 del Codice Borbonico. Il riconoscimento paterno è consentito a prescindere dal matrimonio (257) ma restano vietate le indagini sulla paternità (263). L‟attenzione è sempre puntata sull‟aspetto patrimoniale. (261)”Il figlio naturale riconosciuto non potrà reclamare i diritti del figlio legittimo”, ma i suoi diritti successori sono regolati dall‟articolo 674, secondo cui succedono al padre solo i figli naturali riconosciuti legalmente, hanno diritto a metà di quanto avrebbero ereditato da legittimi se il padre ha figli legittimi. Se non riconosciuti succedono solo alla madre.

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aborto e infanticidio. Il progetto, che non sarà mai del tutto attuato, si ispirava al tentativo di conciliare la sicurezza del parto con il “diritto al segreto”. Per questo si prevedono due diverse procedure di denuncia di gravidanza: nel primo caso per le prostitute o per quelle dell‟onore. Il provvedimento intendeva tutelare da azioni penali anche i potenziali accusati, il più delle volte figli di famiglie altolocate o sicuramente di rango superiore alle accusatrici, sottoponendoli a pene pecuniarie. Rispetto al progetto iniziale, la legge, emanata nel 1754 fu diversa: si distingueva, infatti, tra stupro consensuale, che costava al seduttore circa 300 lire di dote alla vittima; la seconda possibilità, invece, ossia lo stupro con promessa di matrimonio, doveva essere provata.126 È chiaro come i provvedimenti legislativi tendessero a coprire le responsabilità maschili, affidando anche all‟arbitrio dei giudici l‟interpretazione delle testimonianze su vere o presunte promesse matrimoniali. Nella grande opera di riforma del codice penale toscano del 1786, Pietro Leopoldo I effettuò alcune modifiche al sistema preesistente127. Già nel 1777, ad esempio il Magistrato degli Otto di Guardia e di Balìa venne sostituito dal Supremo Tribunale di Giustizia128. Lo stesso Granduca elaborò dati reali sui casi di denuncia di violenza sessuale, che tra il 1762 e il 1781 rappresentarono circa il 10% delle cause totali129. Prevedendo una semplificazione tra i reati di violenza, accettando come unico reato quello di stupro volontario, per cui la pena era una somma in denaro ed eventualmente il risarcimento delle spese del parto, l‟orientamento era quello di eliminare la condanne al matrimonio. L‟articolo 98 del codice penale leopoldino, ad esempio, irrigidisce i criteri di

126 G. Arrivo, Seduzioni, promesse, matrimoni, cit. pagg. 68-69. L‟autrice, in nota n. 79 spiega anche le

influenze francesi al progetto di Francesco Stefano. Già dal 1718, in Francia, infatti si era abbandonata la tendenza a condannare lo stupratore a morte o forzarlo al matrimonio riparatore a favore di pene in denaro.

127 cfr. P. Leopoldo di Toscana , Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A. Salvestrini, Voll. I,

Firenze, Olschki Editore, 1969, Legislazione criminale, pag. 133

128 Ivi, pag. 129, nota 1: editto del 26 maggio 1777; pag. 131. Il Tribunale Supremo di Giustizia era

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valutazione delle prove di promessa di matrimonio130. Solo la deflorazione o la gravidanza erano prove sicure di abuso o, comunque, motivo per l‟ottenimento del matrimonio131

. Dalla seconda metà del XVIII secolo, quindi, anche nel nostro Paese solo la donna diviene l‟unica responsabile del proprio onore come anche del destino del frutto della propria colpa. La figura della ragazza-madre resta dunque schiacciata tra la morale, diffusasi dopo il Concilio di Trento, che criminalizza i rapporti sessuali extramatrimoniali, ed il mutato status della donna, spesso anche lavoratrice fuori dal proprio contesto comunitario, e per questo elemento debole e non più protetto. A fare da controcanto alla drammatica condizione femminile, quella dei figli. Lo status di figlio naturale viene cancellato a vantaggio di quello di illegittimo tout court, figlio di genitori ignoti, senza identità affettiva e sociale, vittime di una paternità occultata dalla legge132.

Se la figura della donna infatti veniva assimilata al concetto di onore, una nascita illegittima costituiva scandalo per l‟intera famiglia della donna e per questo si rende necessario l‟occultamento delle gravidanze illegittime133

.

L‟abbandono e l‟esistenza dei brefotrofi vengono ora legittimati da queste altre priorità, sancite dalle parole di intellettuali dell‟epoca. La Arrivo, nel suo saggio, riporta infatti le parole di Alfonso De‟Liguori, che, nel 1748, nella sua Theologia moralis, assegna agli ospedali l‟esclusivo dovere di protezione delle famiglie ricche “ob infamiae timorem”134

.

129 G. Arrivo, Seduzioni, promesse, matrimoni, cit. pag.18

130

Ivi, pag. 71

131 Ivi, pag. 164: viene citata una legge del 3 novembre 1790, in cui si legge che “le promesse di matrimonio

non somministrino azione alcuna nel foro all‟effetto di obbligare i promittenti ad effettuare il matrimonio e resti solo intatta l‟azione civile contro il dissenziente per i danni e le spese.”

132 G. Di Bello –P. Merigolo, Il rifiuto della maternità, cit., pag. 26

133 M. Perrot, Drammi e conflitti familiari, in P. Ariés- G. Duby (a cura di), La vita privata, vol. IV,

L‟Ottocento, Roma-Bari, Laterza, 1988, citato in A. Neiger, L‟immagine dell‟infante abbandonato nella narrativa veneta, cit. pag. 333

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In questa maniera i genitori legittimi, anche se poveri, tendono a essere accusati di abuso quando si rivolgono alle strutture di assistenza all‟infanzia.

Tra Sette e Ottocento, gli ospedali per trovatelli tentano l‟esclusione dei legittimi all‟assistenza e, a tutela dell‟anonimato, si rivaluta l‟efficacia della ruota, a causa della quale, però, diventa difficile distinguere i figli legittimi dagli illegittimi135. In questo periodo, a causa di leggi che vietano la ricerca della paternità, tra cui anche i provvedimenti napoleonici, si assiste a quel fenomeno che viene definito da Povolo “deresponsabilizzazione del seduttore” 136

, le cui naturali conseguenze sono la colpevolizzazione della figura materna e la separazione della madre dal figlio137. A tutela del segreto della maternità vengono tuttavia attuati provvedimenti che si rivelano inefficaci, come la possibilità di abbandono del figlio in forma anonima o l‟istituzione di reparti detti per le “gravide occulte”, in cui è possibile partorire anonimamente e abbandonare il neonato dopo il parto138. È facile immaginare come, tra le conseguenze di queste misure vi sia, oltre al falso segreto sull‟identità materna, l‟abuso da parte di genitori legittimi della possibilità di esporre i figli mantenendo l‟anonimato.

Il persistere delle difficoltà nella gestione di numeri sempre più elevati di esposti porta, a partire dal XIX secolo, ad una ridefinizione della responsabilità genitoriali prima e degli stessi ospedali poi. Fatto salvo il mantenimento delle norme che garantivano l‟accesso all‟assistenza per quelle famiglie che potessero certificare il loro effettivo stato di bisogno139, politiche legislative intervengono a favorire la responsabilizzazione anche

135 G. Arrivo, Legami di sangue. Legami di diritto., cit., pagg 256-257. 136

C. Povolo, Dal versante dell‟illegittimità., cit., pagg. 89-164

137

D. Lombardi, Padri e madri, cit., pag. 223

138 G. Di Bello –P. Merigolo, Il rifiuto della maternità, cit., pag. 27

139 G. Di Bello, Senza nome nè famiglia, cit., pag. 144.” La nascita degli Ospedali per esposti e ancora di più

l‟istituzione della ruota avevano favorito l‟abbandono dei bambini, ma va ribadito che nella maggior parte dei casi l‟esposizione avveniva non per volontà ma per forza, soprattutto a causa delle misere condizioni

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delle madri nubili140 che, secondo Hunecke, vengono quindi a costituire una nuova area di bisogno su cui intervenire141. Queste iniziative a favore della maternità sono interpretate dagli studiosi come “operazioni politiche ispirate dalle teorie popolazioniste e mosse quindi soprattutto dall‟intento di salvaguardare la vita e la salute del bambino e la capacità riproduttiva della madre” 142.

Rimane difficile trovare un‟interpretazione univoca sulle cause di un aumento così ingente degli abbandoni così come si è verificato tra la fine del „700 e per tutto il XIX secolo. In ambito morale, il fenomeno può aver subito i condizionamenti dell‟etica comportamentale cattolica insieme ad altri cambiamenti nella mentalità collettiva, come le trasformazioni dei costumi143, le modifiche nella struttura familiare o le nuove esigenze economiche che spingono le donne a lavori extradomestici144.

Hunecke, infine, confutando il nesso tra morale cattolica post-tridentina ed aumento delle esposizioni, descrive il rapporto tra queste e l‟esistenza dei brefotrofi come una corrispondenza biunivoca: le une esistono in presenza degli altri e viceversa145. Lo storico tedesco evidenzia, infatti come le esposizioni aumentano laddove sono già presenti

economiche della famiglia. Tra le ragioni che forzavano l‟abbandono dei figli legittimi c‟era l‟impossibilità di allattare. I bambini venivano esposti anche per risolvere il problema dell‟allattamento di neonati le cui madri non potevano farlo per mancanza di latte. In questi casi si preferiva-o più spesso si era costretti a preferire- esporre il bambino invece di rivolgersi a balie private. Nella maggior parte di questi casi i genitori si preoccupavano di provvedere per un futuro riconoscimento del bambino e manifestavano l‟intento di riprendere la prole nel periodo dello svezzamento”.

140

G. Di Bello, Senza nome nè famiglia, cit., pag. 227

141 cfr. V. Hunecke, Intensità e fluttuazione degli abbandoni, cit., pag. 58: “Nei Paesi non protestanti, la

ricerca della paternità divenne sempre meno comune nel corso del Settecento e all‟inizio dell‟Ottocento