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Come l’Africa può sviluppare l’occidente

Seconda parte: L’analisi LCA applicata al Senegal

Capitolo 4 Il paese studiato: il Senegal

4.1 Come l’Africa può sviluppare l’occidente

In Africa, ad esempio, l’intimo legame con la natura caratterizza numerose pratiche sociali. L’uomo ricerca una vita in armonia con il suo ambiente poiché ne è parte integrante; […] l’uomo non si ritiene superiore ne padrone della natura ma ne è gestore ed ha delle responsabilità nei suoi confronti. (Anne-Cécile Robert)

La scelta del Senegal come modello dove applicare l’analisi LCA non è casuale, ci sono diverse ragioni dietro la scelta di questo paese. La principale risiede nel fatto che nel presente studio si avanza una critica al modello di sviluppo perseguito dalle economie industriali e soprattutto all’imposizione dello stile di vita “occidentale” ai paesi in via di sviluppo. Il modello di sviluppo attuale, infatti, è egemonico e mira ad uniformare i sistemi produttivi, poiché solo in questo modo riesce a compiere una massimizzazione delle produzioni. In questo modello il necessario contingentamento delle produzioni, che permetterebbe di restare in linea con le capacità dell’ambiente di rigenerarsi, difficilmente potrà essere attuato perché rappresenterebbe uno sconvolgimento del sistema socio – economico che ha portato all’attuale livello di sviluppo.

La scelta è ricaduta su un paese africano poiché l'Africa è un continente molto ricco di risorse ed è sotto popolato. Ha una popolazione pari a quella dell'Europa ed è tre volte più grande. Ciò nonostante, è il continente dove maggiormente infierisce la povertà302. Può essere, a buona ragione, ritenuto l’espressione massima dell'intreccio tra la dimensione ambientale e sociale dei grandi problemi globali. Perché è il luogo del mondo dove il circolo vizioso tra degrado dell'ambiente e aumento della povertà si manifesta con la massima virulenza. Dove l'esperienza quotidiana di milioni di persone, meglio di qualsiasi studio o ricerca, costata “sul campo” quanto sia stretto e diretto il rapporto tra la degenerazione ambientale e l’inasprirsi delle condizioni sociali303. È proprio in Africa che il modello di sviluppo attuale dimostra tutti i suoi limiti sia sociali che ambientali.

Gli africani sono i grandi sconfitti di questo sviluppo ed è per questo che dall’Africa potrebbero arrivare nuove forme di crescita capaci di considerare

302 M. Pallante, Decrescita e terzo mondo, http://www.riflessioni.it/ecoriflessioni/decrescita_terzo

_mondo.htm

anche gli aspetti ecologici dello sviluppo, capaci di mettere al centro dello sviluppo l’uomo e il suo ambiente. L’Africa potrebbe essere il continente capace di trovare non una ma diverse nuove strade per lo sviluppo, tante quante sono le comunità che vi abitano304. Purtroppo per il momento è “l’occidente” a detenere la chiave della modernità, per cui spesso per gli africani essere moderni significa copiare “l’occidente” e ricercare quello sviluppo economico che sta distruggendo il pianeta.

La sfida per gli africani oggi è quella di definire una versione moderna dei loro valori, che permetta loro al tempo stesso di essere se stessi e di partecipare allo sviluppo dell’umanità, poiché nelle società africane vi sono valori che potrebbero risolvere molti dei problemi attuali. La cultura africana è portatrice di pratiche che potrebbero aiutare a costruire quell’economia della “permanenza”, solidale e in simbiosi con la natura, necessaria ad uno sviluppo davvero sostenibile. Le società tradizionali africane attraverso la categoria del sacro, sapevano rispettare e proteggere la natura; l’equilibrio fra l’uomo e la natura è preso in seria considerazione e molte società africane cercano di salvaguardarlo. Allo stesso modo in Africa esiste un forte attaccamento alle relazioni interpersonali ed alla destinazione comunitaria dei beni. Molte società africane praticano tradizionalmente un’economia solidale. Non cercano di accumulare i beni, ma di ridistribuirli molto rapidamente fra i membri della comunità305.

Naturalmente, come ovunque, anche i valori africani hanno il loro rovescio, il loro lato negativo. Non s’intende assolutamente negare le realtà, spesso gravi, esistenti in Africa306. Né affermare che tutto ciò che c’è in Africa è perfetto e che occorrerebbe ritornare ad un’Africa mitica, che sarebbe stata deformata dalla colonizzazione. Il ritorno ai valori tradizionali non è una soluzione, perché nei valori africani tradizionali vi sono necessariamente degli aspetti negativi.

304 Per comodità noi parliamo di Africa al singolare, ma in Africa esistono centinaia e centinaia di

civiltà diverse. Si è coscienti che parlare di Africa è riduttivo, così come parlare di Occidente è riduttivo (A. Robert, L’Africa in soccorso dell’occidente, Bologna, EMI, 2006 p. 90).

305

In genere, nelle società africane, il concetto di povertà non si basa, come in Occidente, sull’accumulazione di beni materiali, ma nell’assenza di legami con le altre persone (A. Robert,

L’Africa in soccorso dell’occidente. cit., pp. 144 ss).

306 Oggi, in Africa esiste il problema della corruzione dei capi di stato e di governo. È un vero

problema, molto grave. Ma molti studi dimostrano che la corruzione è derivata per lo più dall’economia della tratta che era corrotta e corruttrice e costituiva una deformazione di ciò che esisteva nella società africane tradizionali, le quali accantonavano una certa quantità di prodotti come garanzia per la sopravvivenza della comunità in caso di siccità. I prodotti venivano comunque sempre ridistribuiti e usati per il benessere della comunità e non accaparrati dai capi villaggio e dai notabili per i loro egoistici interessi (Ivi, pp. 58 ss).

Non si tratta quindi di ritornare a valori tradizionali considerati in modo mitico a posteriori, né di continuare sulla strada dell’ideologia “sviluppista”, ma di ricercare nuove strade per fare fronte a problematiche vecchie (quelle sociali) e nuove (quelle ambientali). È necessario che ogni realtà provi a gestire il proprio sviluppo307, che ogni realtà ricerchi il proprio equilibrio economico e sociale ed in seguito contribuisca con il suo insieme di conoscenze a creare un insieme di pratiche e saperi cooperativi, poiché le pratiche competitive non sembrano in grado di garantire un benessere diffuso ne una reale tutela ambientale. Si tratta, dunque, di ricercare un punto d’incontro fra gli aspetti positivi esistenti nei valori e nelle attività delle varie comunità perché, forse, solo quest’equilibrio consentirà di risolvere i problemi globali. Con questo studio si vuole appunto presentare uno strumento che consenta a qualsiasi comunità di ricercare il proprio modello di sviluppo sostenibile e di condividere con le altre comunità, sulla base di criteri univoci, gli impatti rilevati e il benessere prodotto308.

4.2

Il Senegal

Geografia ed ambiente 309

Superficie: 196.722km²

Il Senegal è situato all’estrema punta occidentale del continente africano, e in quanto paese saheliano, rappresenta il punto di raccordo tra il Nord Africa e l’Africa subsahariana . Il paese, che si affaccia ad Ovest sull’Oceano Atlantico e confina a Nord con la Mauritania, ad Est con il Mali, a Sud con le repubbliche Guinea e Guinea Bissau, ospita all’interno del proprio territorio la Gambia, piccolo paese (lungo 350 km e largo 50km ossia 11.295 km²) un tempo appartenente all’impero coloniale britannico, il cui territorio si snoda lungo il corso dell’omonimo fiume.

307 Occorre favorire una vera diversità di pensiero, una vera diversità culturale a livello del pianeta.

In questa diversità culturale ci sono tutte quelle culture dell’Asia, dell’Africa, del Sud America, tenute fuori da qualsiasi discorso sullo sviluppo e che invece meriterebbero di essere ascoltate e assimilate attraverso un continuo interscambio.

308 Occorre precisare che le proposte ipotizzate non mirano a veicolare alcuna soluzione salvifica

per l’Africa ma sono esclusivamente funzionali a mostrare come opera il metodo.

309

Le informazioni riportate in questo paragrafo, ove non indicato diversamente, sono state reperite in AA.VV., Atlas du Senegal, Parigi,Les. Éditions J.A., 2007

Il S. è essenzialmente costituito territorio completamente pianeggiante (rilievo maggiore 581 m ), una pianura ricca di valli, sabbiosa e poco frastagliata.. Il centro del paese è occupato da un gruppo di altopiani incisi dalle valli fossili di Ferlo, Sine e del Saloum

il Clima è caratterizzato da una stagione secca da novembre ad aprile ed una stagione delle piogge da luglio ad ottobre, chiamata “hivernage”.

Le precipitazioni sono decrescenti da 1500 mm annui nelle regioni meridionali a 800 mm. nella zona centrale ed infine circa 300 mm al nord

A partire dalla fine anni 70 si è assistito ad una modificazione sensibile del paesaggio dovuta ai gravi problemi di siccità che hanno investito il paese. Oggi il molte zone del Nord del paese sono in una fase avanzata di pre-desertificazione caratterizzata da:

• terre incolte

• formazione naturale di dune di sabbia • prosciugamento dei corsi d'acqua • frequenti tempeste di sabbia

Possiamo trovare differenti fattori alla base:

 l'impatto di un economia agricola basata sulla monocoltura itinerante dell'arachide (predisposta e favorita dalle autorità coloniali ed in seguito principale fonte di valuta “pregiata” per lo Stato, grazie alle esportazioni). Tale monocoltura ha consumato le sostanze nutritive del suolo senza contribuire in modo significativo allo sviluppo delle comunità locali. Tale pratica ha inoltre portato alla scomparsa delle pratiche di coltivazione tradizionali

 la scomparsa progressiva dei terreni da pascolo che ha provocato un super sfruttamento dei pascoli residui

 il sovra-sfruttamento risorse forestali (per utilizzo energetico, per fare spazio a nuovi terreni arabili...) ed i frequenti incendi favoriti dai venti caldi e secchi (harmattan) che spazzano il paese

Il S. consuma più alberi di quanto le sue foreste possano produrne. Nel 1980 la superficie forestale era di 12,7 milioni di ettari a seguito di uno sfruttamento intensivo ( 3,6 milioni di m³ annui quando mediamente la produttività delle

formazioni lignee è circa 600.000 m³) nel 1990 si è passati a 11,9 milioni di ettari (perdita di 800.000 ha). Questo super sfruttamento si ha per bisogni energetici (il 54% dell'energia utilizzata in S. è prodotta grazie all'uso di legname. Se questa tendenza prosegue in un contesto di crescita demografica nel 2010 la domanda nazionale sarà di 4,4 milioni di m³.

Gli effetti del cambiamento climatico combinati con lo sfruttamento intensivo di alcuni tipi di culture ha portato alla scomparsa di molte varietà di piante locali considerate poco produttive. Questo ha comportato gravi problematiche soprattutto per la produzione alimentare, infatti il S. ha un’economia fortemente legata alla sue risorse naturali (e quindi alla biodiversità). Sia l'“arido-cultura” che molte pratiche di allevamento sono oramai da molti anni al limite delle loro potenzialità pluviometriche. Le popolazioni toccate dalla siccità hanno tendenza a spostarsi verso zone dove vi è più abbondanza d'acqua (fiume Senegal, lago Guiers) o verso le grandi città. I terreni divenuti incoltivabili vengono abbandonati e si tende a sfruttare le terre rimaste fertili fino a che anche queste non saranno esaurite. La costante diminuzione di queste ha favorito l’accentuarsi delle tensioni sociali tra produttori agricoli ed allevatori.

Storia

Nel X° secolo, gli Almoravidi arrivano sul fiume Senegal; alla fine del XII° secolo, si impone l’impero del Mali seguito dall’impero Djolof durante il XV°secolo.

Nel 1444, i portoghesi giungono alla penisola che chiamano Capo Verde, creano dei caposaldi commerciali e sfruttano l’oro e il mercato degli schiavi.

Dal XVII° al XIX secolo, i paesi europei lottano per ottenere il controllo dei caposaldi.

Nel 1638, i francesi creano un caposaldo commerciale a Saint-Louis.

A partire dal 1670, le guerre sante imperversano durante due secoli tutto il paese; dal 1770 l’islam incomincia ad estendersi a tutto il paese.

Durante il XVIII secolo, le colonie francesi di Gorée e di Saint-Louis si sviluppano.

Nel 1850 un grande impero islamico si estende verso Est, fino a Tombuctù e verso Ovest fino in Senegal.

Un francese Louis Faidherbe invade le terre degli Wolof crea delle piantagioni di arachidi, costruisce dei forti e fonda Dakar nel 1857.

In 1884/1885, alla conferenza di Berlino, i paesi europei si dividono il continente africano. La parte più importante dell’Africa occidentale diventa francese . La Gambia, terreno intercluso all’interno del Senegal, rimane britannica.

Nel 1945, la Francia continua a considerare il Senegal come parte integrante della metropoli.

Il 20 giugno 1960, il Senegal acquisisce l’indipendenza e Léopold Sédar Senghor diventa il primo Presidente della Repubblica (dal 1960 al 1980).

Nel 1980, Abdou Diouf è eletto alla presidenza del paese, e presiederà per altri venti anni. Liberalizza la vita politica, dando un orientamento liberale alla politica economica, e segue una politica internazionale attiva.

Nel 1989 il Senegal entra in conflitto con la Mauritania

Nel 1990 scoppia una ribellione armata nella Casamance. Favorita dall’aggravarsi della crisi economica che conduce, nel 1994, alla svalutazione del franco CFA del 50%. La svalutazione riaccende le tensioni sociali e violente manifestazioni scoppiano a Dakar.

Il 19 marzo 2000, Abdoulaye Wade è eletto alla presidenza della Republica, mettendo fine a 40 anni di governo socialista. Nel 2007 Wade fu riconfermato dal popolo senegalese alla presidenza.

Ordinamento dello Stato

Il Senegal è oggi una Repubblica presidenziale, dotata di una Costituzione ispirata dal modello di quella dell’antica potenza coloniale. Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica (eletto ogni cinque anni con mandato rinnovabile una sola volta), che è affiancato da un Primo Ministro. Il Parlamento è composto dall’Assemblea Nazionale, i cui 120 membri sono eletti ogni cinque anni, che detiene il potere legislativo e vota le leggi. Il potere giudiziario è indipendente dal potere legislativo e dal potere esecutivo. Viene esercitato dalla Corte Suprema che interviene in caso di conflitti tra esecutivo e legislativo, nonché dalle Corti d’appello ed i tribunali.

L’organizzazione amministrativa divide il paese in 11 Regioni, suddivise a loro volta in Dipartimenti, Circoscrizioni, Comuni rurali, Comuni e Villaggi. Ma un

importante riforma dell’organizzazione territoriale è in corso.

Popolazione 310

Popolazione: 12,521,851 (2007 est.)

Crescita demografica: +2.645% annui (2007 est.) età media: 18.7 anni

Popolazione urbana: 41% ( 53% è concentrata nel agglomerato di Dakar) con un tasso di crescita annuo del 4%

L’impoverimento delle terre e il degrado delle condizioni di vita in ambito rurale, favorisce l’esodo verso le città e l’emigrazione. Questo fattore crea una situazione di povertà, disoccupazione e disperazione all’interno delle città, obbligando così la popolazione a sviluppare attività commerciali informali e ad occupare liberamente lo spazio urbano311.

La densità media della popolazione, 51 abitanti per km²

È un dato puramente teorico perché la suddivisione spaziale è molto eterogenea: dai 5 abitanti per km² di alcuni dipartimenti del Senegal orientale agli oltre 4.000 ab./km² di Dakar, il 65% della popolazione senegalese vive sul 14% del territorio nazionale.

Disoccupazione: 48% (2001 est.)312 Popolazione attiva 42%

Popolazione attiva impiegata in agricoltura 70% Popolazione sotto la soglia di povertà 54% (2001 est.) Persone sotto alimentate (2001-2003) 2.200.000 percentuale sul totale popolazione 23%

Il Senegal è un bivio geografico e umano, dove i popoli, le religioni e le tradizioni hanno transitato secondo le migrazioni. Il Senegal è quindi costituito da un caleidoscopio di etnie :

310 I dati relativi alla popolazione sono stati reperiti in CIA, The world factbook 2008,

https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/SG.html

311 AA.VV., Atlas du Senegal. cit., p.112 312

Si deve sottolineare che questi dati non riescono però a cogliere la grande percentuale di popolazione attiva nell’economia informale.

§ I Wolof , l’etnia più importante del paese (36% ca): sono musulmani al 95% e sono essenzialmente concentrati sulla penisola di CapoVerde.

§ I Lebou, parenti dei Wolof sono tradizionalmente pescatori ed appartengono alla confraternita dei Layène.

§ I Serer (19%), installati principalmente sulla Petite Côte (Piccola Costa), nel Sine-Saloum costiero e nella regione Thiès, sono principalmente agricoltori. § I Peul (8%), storicamente nomadi pastori, diventano coltivatori o commercianti quando si sedentarizzano

§ I Toucouleur (13%) occupano maggiormente la valle del fiume Senegal, ma sono ugualmente spesso nomadi.

§ I Diola (14%) soprattutto presenti in Casamance, sono orientati verso la risicoltura. Sono maggiormente cristiani o animisti.

§ I Mandingue popolano la valle della Gambia e la media Casamance

§ Le etnie Fulani, Sarakolé, Bambara, Mauri, Bassari nonché un’ importante comunità siro-libanese sono ugualmente rappresentate.

§ La comunità europea è essenzialmente francese e concentrata nelle città.

La religione più diffusa è quella musulmana (90%), seguita da quella cattolica (9%). Non sono del tutto abbandonate le pratiche animistiche tradizionali.

Sistema Educativo

Alfabetizzazione: 39,3% (49% maschi; 29,7% femmine)

Sanità

Aspettativa di vita: 56 anni

mortalità infantile: 60,15 morti ogni 1000 abitanti

La principale causa della mortalità infantile è la malaria (27,4%) seguita da problemi neonatali come infezioni, asfissia, parti prematuri (22,8%), polmonite (20,7%) diarrea (17%).

Ogni 100.000 nati muoiono 690 donne di parto

Non esiste alcuna assistenza sanitaria di base e gli operatori sanitari sono pochissimi (6 ogni 100.000 abitanti) concentrati in poche grandi città. Non stupisce dunque il grande ricorso alla medicina tradizionale

la spesa annua dello Stato senegalese per la sanità è 24 us$ pro-capite. Le prestazioni sanitarie non sono gratuite gli utenti pagano tutto. Inoltre non esiste sicurezza sociale se un lavoratore si ammala perde il proprio salario per il periodo di assenza questo rende ancora più difficoltoso l'accesso alle prestazioni sanitarie. Sono presenti sul territorio diverse industrie farmaceutiche che, favorite da un regime fiscale favorevole, commercializzano l’intera produzione sui mercati internazionali.

La malaria è la principale causa di mortalità del paese i farmaci comuni sono ormai inefficaci. Si registrano più di 600.000 mila casi all'anno con più di 5000 morti. I gruppi più vulnerabili sono i bambini sotto i 5 anni e le donne in gravidanza.

Una semplice zanzariera alle finestre e agli ingressi potrebbe ridurre fortemente l'impatto di questa malattia. Attualmente sono a disposizione di solo il 15% delle abitazioni (quelle più efficaci, impregnate d'insetticida, solo del 2%).

tasso HIV negli adulti: 0,8 %

È un dato basso rispetto alle medie africane, tuttavia nel 2005 si sono comunque registrati 5200 decessi per AIDS

Acqua

La rete idrografiche di tipo tropicale è marcata da importanti differenze tra le due stagioni (durante la stagione delle piogge molti fiumi tracimano).

Presenza di falde freatiche abbondanti, diffuse in quasi tutto il paese.

Il clima è marcato da una forte evaporazione circa 2000 mm\annui che impedisce alle acque di superficie di rinnovarsi. In alcune regioni la parte d'acqua che evapora annualmente è maggiore delle precipitazioni. La combinazione di problematiche naturali (siccità in primis) e un tasso di crescita demografica elevato trainano una forte pressione sulle risorse d'acqua

Accesso alle fonti d'acqua potabile313

popolazione totale: 72%

Anche se in maniera discontinua a causa delle molte perdite nella rete idrica Urbana: 90%

Rurale: 54%

Il prelievo totale d'acqua nel 2002 è stato 2,221 000 milioni di km³ annui di cui: 2,065 milioni di km³ per l'irrigazione e l'allevamento (93%)

98 milioni di m³ usati dalla collettività (4%) 58 milioni di m³ per l'industria (3%)

il prelievo per abitante è stato 225 m³ annui

Bonifica e gestione acque nere: la pratica comune di rilasciare le acque sporche in ambiente specialmente nella zona del delta del fiume Senegal e nella zona dei Niayes e di Dakar ha dato vita fenomeni di contaminazione delle falde molto gravi.

A partire dagli anni 2002 sono attive 2 dighe sul fiume Senegal, gestite dall’OMVS l’organizzazione per la valorizzazione delle risorse del fiume Senegal, di cui fanno parte, oltre al Senegal, Mauritania e Mali. La produzione di energia delle centrali idroelettrica dovrebbe garantire la produzione di 800GWh/annui da ripartirsi tra i tre paesi.

Profilo Economico

PIL: 21.540.000.000 us$ (2006) Crescita PIL: 2%

PIL pro capite: 1.800 us$314

Il ruolo storico svolto da Dakar, ex capitale dell’Africa Occidentale Francese, ha fatto del Senegal uno dei Paesi più sviluppati della regione, dotato di infrastrutture relativamente più avanzate rispetto a quelle dei Paesi limitrofi e di un’industria di base abbastanza diversificata.

Con delle filiere agricole e della pesca importanti (circa il 20% del PIL ed un terzo delle esportazioni), l’economia senegalese è ancora molto dipendente dei

Aquastat, 2005, http://www.fao.org/nr/water/aquastat/countries/senegal/senegal_cp.pdf

raccolti agricoli e dei giacimenti di fosfati, in quanto poco diversificata sul piano industriale.

Esportazioni principali: Pesci e prodotti ittici, olio d'arachide, fosfati, fertilizzanti, acido fosforico prodotti petroliferi, cotone, sale, cemento

Partner commerciali: Mali 18.5%, India 14.3%, Francia 6.9%, Italia 5.1%, Gambia 5% (2006)

l'Africa assorbe il 37% del totale delle esportazioni del S. in particolare i paesi dell'UEMOA (23% delle esportazioni). L'India acquista la quasi totalità della produzione esportata di acido fosforico. Il Mali copre circa il 9,5% del totale delle esportazioni senegalesi acquistando prodotti della raffinazione del petrolio. Importazioni principali: Prodotti petroliferi, tecnologie, cereali e prodotti alimentari

Partner commerciali: Francia 21.3%, Nigeria 10.6%, Olanda 4.9%, Cina 4.8%, Brasile 4.1%315

Agricoltura

Le condizioni climatiche ed idriche permettono tre cicli di culture durante l'anno: - Riso, mais, sorgo da marzo a giugno (il mais e il sorgo coprono che il 45% dei bisogni cerealicoli delle famiglie)

- Colture orticole da novembre a Febbraio - Riso e arachide da marzo a giugno

 Arachide

L’economia agricola è fortemente dominata dall'arachide:

- Dall'indipendenza il sistema agricolo è stato essenzialmente fondato sull'alternanza di colture cerealicole e dell'arachide industriale accompagnata dalla messa a riposo periodica delle terre maggese.