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Da danno ambientale a danno economico

Capitolo 2 La monetarizzazione dell’ambiente

2.2 La valutazione delle esternalità

2.2.1 I Beni Pubblic

2.2.2.1 Da danno ambientale a danno economico

La valutazione delle esternalità è una procedura di valutazione qualitativa e quantitativa, prevede un percorso articolato che parte dall’identificazione dei fattori di pressione connessi all'attività stessa, procede con l'identificazione di tutti i possibili ricettori e si conclude con la valutazione, prima in termini "fisici" e poi monetari, dei danni subiti. Il danno ambientale dev’essere determinato e quantificato in termini di alterazione, deterioramento o distruzione totale o parziale dell’ambiente e trasformato in un costo monetario. Si pongono quindi due problemi: uno relativo all’identificazione e alla misurazione degli impatti; ed uno relativo ai sistemi per attribuire un valore monetario a questi impatti, in modo tale che sia possibile includerli nelle analisi economiche dei progetti. Per realizzare tali stime è necessaria la comprensione di profili compositi attraverso strumenti che richiedono patrimoni informativi che non si limitano al campo economico in senso stretto ma investono altre discipline (la Medicina, l’Ingegneria, il Diritto, la Psicologia etc.) al fine di creare, secondo un approccio sistemico, modelli integrati di valutazione.

La valutazione si esegue facendo riferimento al criterio dei sentieri d’impatto, tipico degli studi d’impatto ambientale (valutazione non economica). Una volta delineato il campo d’indagine ed individuata la causa prima dell’emissione di un certo inquinante, la misura fisica e la concentrazione ambientale dell’inquinante (il cosiddetto “fattore d’impatto”), per sentieri d’impatto s’intendono le “catene” di effetti non economici che partendo dalla causa prima dell’emissione generano una serie di effetti attraverso nessi successivi di causa/effetto, che conducono a risultati finali di varia natura dipendenti dall’ esposizione all’inquinamento dei ricettori (stima tossicologica) ed dalla conseguente attribuzione di un danno fisico acuto e/o cronico (analisi epidemiologica). Si usa distinguere nell’analisi dei sentieri d’impatto due fasi: una valutazione qualitativa in grado di stimare l’inquinante (fase di screening dei sentieri principali) ed una ricostruzione quantitativa, una modellizzazione matematica basata sulla definizione di indicatori ambientali di sintesi a cui vengono collegati i valori rilevati in ambiente con riferimento al contesto territoriale e agli scenari alternativi futuri; ciò richiede la disponibilità di dati organizzati e congruenti relativi all'intero territorio analizzato e lo sviluppo di modelli previsionali per la definizione degli scenari futuri. La valutazione del danno ambientale così ottenuta è suscettibile di

valutazione economica per un’eventuale stima del valore monetario del danno, sulla base di una monetizzazione della perdita di utilità dei soggetti esposti agli effetti finali dei sentieri d’impatto (applicazione dei valori di danno unitario)55. In alcuni casi i beni ambientali sono oggetto di scambi di mercato e per essi è relativamente semplice ricavare il valore del danno subito: oltre all’eventuale diminuzione quantitativa derivante dall’impatto dell’agente inquinante, si può fare riferimento alla riduzione del prezzo del bene in seguito alla sua contaminazione per stimare la misura del deterioramento. In questi casi, quindi, è direttamente il mercato a fornire un valido aiuto per la valutazione. In altre situazioni l’ausilio è mediato; è possibile stimarne il valore di una risorsa, che è un input per la produzione di un bene scambiato (si pensi all’acqua che è un fattore delle colture irrigue), se si riesce a stabilire una relazione tra quantità o qualità dell’input e livello di output ed a verificare come i costi di produzione siano influenzati da disponibilità e condizione del fattore. È quindi il lato dell’offerta, cioè le imprese con il loro comportamento, a dare le informazioni per questa tecnica definita “factor income”56.

Tuttavia il capitale naturale è solo in minima parte oggetto di diritti di proprietà e quindi valutato economicamente, in gran parte esso è res nullius o res communis omnium con la conseguenza che fornire un prezzo al suo sfruttamento od alla sua alterazione risulta difficile.

Il concetto di valore economico del bene ambientale è un argomento particolarmente discusso tra gli studiosi delle discipline economiche e ambientali, poiché secondo la teoria economica neoclassica il valore scaturisce dall’interazione tra individui e bene e non dalla qualità intrinseca di quest’ultimo. Per quel che riguarda i beni pubblici questa idea di valore è ormai superata; gli studi su questo argomento sono ormai concordi nel riconoscere all’ambiente una plurifunzionalità, da cui conseguono una molteplicità di valori derivanti dalle preferenze individuali, dai bisogni collettivi e dalle funzioni fisiche dell’ecosistema di cui la valutazione del danno ambientale deve tenere conto. Tale concezione conduce il valore del bene ambientale oltre al tradizionale concetto del valore di scambio, sicché per la sua definizione si utilizza la nozione di “valore

55 http://www.costiesterni.it/met.html, http://www.sociologia.unimib.it/old/wcms/file/materiali

/221.pdf e M. Rovai, Metodi di valutazione dei beni e delle risorse ambientali 2007, http://www.agr.unipi.it/labrural/Didattica/economia-dellambiente/luc_ecoamb-_15-valut-

economico totale” (VET) in cui confluisce sia il valore d’uso (diretto ed indiretto) tradizionale sia i valori di non-uso (opzione, esistenza, lascito), si tratta dei benefici intrinseci che esistono nella natura stessa del bene e non sono connessi al suo uso attuale o potenziale ma alla sua esistenza57.

Nell’approccio economico ambientale, attualmente prevalente tra i decision maker, in assenza di un mercato il processo di valutazione del bene ambientale si esprime mediante la misura delle preferenze umane rispetto ai cambiamenti nello stato dell’ambiente; il valore economico di questo può essere misurato dalla quantità di moneta capace di fornire un’utilità pari a quella prodotta dal bene stesso, in questo modo i valori monetari, applicati per quantificare in termini economici la perdita di utilità associata al fattore d’impatto, riflettono la disponibilità a pagare della popolazione per evitare tali effetti.

La metodologia usata per la determinazione dei valori economici può essere ripartita tra metodi diretti ed indiretti. che, secondo la teoria economica, consentono di valutare la perdita di utilità individuale associata non solo a beni di mercato ma anche a beni intangibili come la vita umana e a beni pubblici come gli habitat e gli ecosistemi58. I primi costituiscono i cosiddetti approcci delle curve di domanda, permettono di ottenere relazioni fra “prezzo” e quantità di una risorsa ambientale, collegandola all’acquisto e all’uso di beni di diversa natura, facilmente quantificabili ed aventi una connessione con essa o simulando l’esistenza di mercati, chiedendo direttamente agli intervistati, attraverso sondaggi, la loro disponibilità a pagare59 per la ricchezza ecologica in questione.

56 R. Marino, La quantificazione del danno ambientale cit.

57 Comunque si deve segnalare che in generale, la questione inerente al valore di un bene, cioè alla

attribuzione ad esso di un corrispettivo monetario, è considerata una questione prettamente antropocentrica. Si ritiene che l’attribuzione di un valore monetario ad una risorsa, nello specifico ad una risorsa ambientale, non attenga alla sfera della indagine scientifica (ad esempio, lo studio di un particolare ambiente naturale o sociale), quanto al fatto che il genere umano interagisca con tale risorsa e, dunque, attribuisca un valore monetario ad essa, dato che ne ricava una qualche utilità (E. Defrancesco, P. Rosato, L. Rossetto, Il danno ambientale. cit.).

58 I problemi della valutazione economica dei danni all’ambiente sono spesso riconducibili alla

scarsa attendibilità dei risultati ottenuti, specie se sono coinvolti aspetti della qualità della vita o la perdita irreversibile di risorse naturali. Tali problemi sono dovuti al fatto che, da un lato, la risorsa ambientale spesso è a utilità multipla e, quindi, il danno ha molteplici componenti misurabili, dall’altro, molti benefici prodotti sfuggono al mercato e, dunque, non hanno un prezzo (Ibidem).

59 Il metodo della "disponibilità a pagare" si pone l'obiettivo di quantificare in termini monetari i

benefici derivanti da un determinato bene ambientale. Il presupposto teorico su cui poggia questa metodologia è che le preferenze degli agenti costituiscono il fondamento per la misurazione dei benefici e che una preferenza positiva manifesta, quindi, una disponibilità a pagare per quel dato bene. Si calcola sommando il prezzo di mercato con il prezzo che l’agente sarebbe disposto a pagare effettivamente per quel bene (surplus del consumatore). In tema di danno ambientale si può usare anche la disponibilità ad accettare (DAA), ma allo scopo di misurare la compensazione per

Le procedure indirette invece, colgono prevalentemente il valore d’uso delle risorse danneggiate, non riescono a fornire un’informazione per misurare il benessere, non giungono a ricavare curve di domanda ed ignorano i valori di non- uso, cercano di stimare l’ambiente facendo riferimento a valutazioni di mercato in qualche modo dipendenti dalla qualità dell’ambiente stesso. Ciò nonostante danno ugualmente indicazioni utili ai decision makers60.

 I metodi indiretti

Comportano la rilevazione delle preferenze attraverso l'osservazione dell’adattamento, concretamente valutabile, del comportamento dei soggetti economici a seguito di un danno ambientale determinato. Alcuni beni e servizi ambientali sono collegati a dei beni o servizi di mercato, osservando la variazione dei prezzi di quei beni a seguito della mutazione del bene ambientale è possibile giungere ad una valutazione del prezzo del bene. Infatti il danno ambientale, causando una contrazione nella disponibilità dei beni a fruizione libera e gratuita, determina una riduzione del benessere collettivo; il valore del danno, quindi, è espresso dalla somma utilizzata dai soggetti economici per ricreare il flusso di utilità equivalente a quello generato dal bene originario. Questo approccio, pur parziale, ha il pregio di riferirsi a comportamenti ‘reali’ oggettivamente osservabili e si fonda sulla possibilità di rintracciare sul mercato segnali utili alla valutazione della perdita di benessere. Può essere corretto attraverso l’adozione di prezzi ombra sociali, i quali non riflettono l’ipotetica situazione di mercato bensì l’aspetto del valore d’uso sociale e la cui valutazione esprime i benefici e le preferenze della collettività. La teoria estimativa cerca così di superare i limiti dell’approccio mercantile alla stima dei danni ed avvicinarsi alla nozione di valore economico totale dei beni che riassume tutti i motivi di apprezzamento di un dato bene economico (privati e pubblici, attuali e futuri)61. Questi adattamenti, pur

sopportare una perdita derivante dal deterioramento dell’ambiente o per rinunciare ad un beneficio analogo: essa dovrebbe essere rispettivamente uguale (simmetricamente in valore assoluto) alla DAP per evitare un danno od ottenere un vantaggio (R. Marino, La quantificazione del danno

ambientale cit.).

60 Le tecniche esposte sono generalmente coerenti le une con le altre e possono essere usate in

modo complementare per accostare il più possibile il risultato finale al valore economico totale, ma bisogna prestare molta attenzione onde evitare sovrapposizioni od omissioni. Si deve aggiungere che spesso forniscono solamente ordini di grandezza indicativi (E. Defrancesco, P. Rosato, L. Rossetto, Il danno ambientale cit. e R. Marino, La quantificazione del danno

ambientale. cit.).

eterogenei nella loro natura, sono tutti riconducibili ad una modificazione della funzione di spesa degli individui, possono essere strumenti difensivi, di surrogazione (‘risorsa per risorsa’ o ‘servizio per servizio’) del bene danneggiato, di ripristino del bene alle condizioni iniziali o altri. I principali metodi indiretti sono:

1. La risposta alla dose

Richiede che esistano dati che mettano in relazione la reazione fisiologica umana o della natura all’emissione di un inquinante. Si possono utilizzare prezzi di mercato o valori “ombra” per arrivare a quantificare il costo portato dal deterioramento ambientale (per esempio la perdita di raccolti causata dall’inquinamento atmosferico). Questo metodo è alla base della valutazione tecnica dei benefici connessi ad una politica ambientale: con essa si tenta di stimare l’impatto del fenomeno contaminante e consiste nell’utilizzare il valore del danno evitato come misura del beneficio ottenuto. Si rivela particolarmente utile in quei casi in cui i soggetti non riescono a percepire l’esistenza della lesione a causa della difficoltà nel suo riconoscimento o della lunghezza della scala temporale in cui essa si realizza o anche perché il suo verificarsi risulta legato ad elementi probabilistici. La relazione dose/risposta permette di disporre di una stima della funzione di danno con la quale calcolare sia il deterioramento ambientale in assenza di un’azione specifica, sia quello residuo in sua presenza, sia il nocumento evitato grazie a tale intervento, tramite la differenza tra i primi due

2. Il costo di sostituzione

Considera le spese per il ripristino o la sostituzione del bene degradato e lo utilizza per misurare il beneficio di tali operazioni. E’ valido soprattutto nei casi in cui vi siano dei vincoli sulla qualità dell’ambiente e per i cosiddetti progetti ombra, per i quali il costo di qualsiasi piano volto a restaurare un habitat corrisponde ad una valutazione minimale del danno causato. Dipende dall’effettiva possibilità di sostituire le risorse ambientali con fattori produttivi di mercato nel processo di produzione e dagli effetti sui prezzi di tale operazione. La

valore economico totale del bene ambientale perduto (E. Defrancesco, P. Rosato, L. Rossetto, Il

sostituibilità tra risorse e fattori comporta infatti la possibilità di stabilire una qualche forma di compensazione del danno subito e permette una misura diretta di questo ultimo

3. Il comportamento riduttivo

Valuta le spese destinate alla prevenzione del danno da inquinamento (per esempio i depuratori dell’aria e dell’acqua) e le equipara al valore dato dagli individui ai beni deteriorabili.

4. Il costo opportunità

Il costo-opportunità si fonda sul valore che assumerebbe una risorsa se fosse stata utilizzata nel migliore impiego alternativo. Il costo-opportunità trova largo impiego in economia nella gestione delle risorse naturali (rinnovabili e non). Rappresenta il costo da sostenere per aver perduto l’opportunità di utilizzare quella stessa risorsa in un tempo futuro. Seguendo l’approccio di fondo, utilizzato dall’analisi costi benefici, with-or-without62 stima i benefici totali dell’attività che provoca il degrado ambientale per stabilire a quanto dovrebbero ammontare i vantaggi della conservazione per rendere non conveniente l’attività in questione. Questo criterio potrebbe fornire indicazioni nella valutazione di risorse o di beni che non possono essere ripristinati. Tuttavia non tutti i benefici sono monetizzabili e, quindi, il costo-opportunità fornisce solo un valore minimo dell’utilità ritraibile dal bene.

 Metodi diretti

È necessario ricorrere ai metodi di valutazione diretta quando il mercato non esiste e non esiste alcun rapporto con beni e servizi privati (es. beni naturali irriproducibili) e quindi non esistono criteri estimativi affidabili. Se per i danneggiati non è possibile mettere in atto nessuna forma di adattamento, né è possibile ripristinare il bene (es. distruzione di beni irriproducibili), la perdita di utilità rimane circoscritta alla percezione dei danneggiati. Le metodologie di stima diretta del danno attribuiscono il valore ad un bene ambientale sulla base di “preferenze rivelate” o attraverso “preferenze espresse”, si può ritenere che esse debbano essere prioritariamente impiegate quando il bene colpito è irriproducibile

e, in generale, siano prevalenti le componenti di non-uso, rispetto a quelle di uso, nel determinare il valore economico totale della risorsa danneggiata.

1. Metodi che valutano le preferenze rilevate

Esaminano gli acquisti individuali di beni necessari per godere o beneficiare in modo indiretto del bene ambientale, in questo modo si può fare riferimento alle scelte compiute sul mercato e quindi ai prezzi.

Metodo del costo di viaggio

Consiste nel prendere in considerazione i costi (carburante, alimenti, pedaggi, tariffe d’ingresso ecc.) che si affrontano per visitare un certo luogo come misura del suo valore ricreativo. Tali spese sono ricavate da questionari rivolti ai visitatori e permettono di ottenere relazioni tra “prezzo” di una gita e il numero di visite effettuate all’anno. La disponibilità a pagare per esse è influenzata, oltre che dall’interesse per il posto, anche dal livello di reddito degli agenti, quindi questi dovranno essere classificati secondo caratteristiche simili per ottenere curve di domanda per gruppi omogenei. Sommando la spesa effettuata e il surplus dei consumatori si ottiene il beneficio totale ricavabile dall’uso indiretto del luogo e, mediante il prodotto tra il numero annuo dei turisti e il costo medio da questi pagato per accedervi, il suo valore ricreativo totale. In tale tecnica sussistono dei problemi di non facile soluzione, quali le valutazioni monetarie del tempo per la gita al singolo luogo (qualora la visita preveda più mete), del beneficio ottenuto dai non paganti e dell’eventuale mancanza di un luogo sostitutivo.

Metodo dei prezzi edonici

Questo metodo separa nei valori rilevati sui mercati immobiliari la parte del prezzo di un immobile che è da attribuire alle sue qualità ambientali, oppure stima prezzo che l’agente è disposto a pagare per migliorare la qualità dell’ambiente in cui abita. Poiché si ritiene che il costo delle abitazioni sia influenzato da vari fattori, quali il numero di vani, la prossimità ai luoghi di lavoro, etc., la qualità ambientale della zona si può ottenere tramite una regressione multipla, una stima (in termini percentuali del prezzo degli immobili) dei cambiamenti di valore dovuti solamente alla trasformazione ambientale. Una volta ricavata la relazione

tra valutazioni di mercato per le proprietà e qualità ambientale sono necessarie altre analisi e considerazioni per giungere alla curva di domanda; anche in questo approccio le difficoltà da superare sono notevoli e richiedono la conoscenza approfondita di tecniche statistiche e di fattori come le disposizioni fiscali, gli aspetti finanziari, le condizioni di offerta che influenzano il valore delle unità immobiliari e il trattamento della variabile reddito dei residenti.

2. Metodi che valutano le preferenze espresse.

Poiché il danno ambientale può colpire beni caratterizzati da un apprezzabile valore intrinseco, specie nel caso di danno irreversibile che interessi risorse sottoposte a particolare tutela da parte della collettività, vanno considerate anche valutazione in grado di elicitare direttamente, almeno in alcuni casi, questo valore. Queste valutazioni si basano su qualche forma di manifestazione delle preferenze dei soggetti e, in particolare, della loro disponibilità a pagare per avere quel dato bene integro. I comportamenti rivelati riguardano relazioni di mercato, quindi dalla loro osservazione non è deducibile la disponibilità a pagare per eventuali componenti extra-mercato del valore dei beni e/o dei servizi: componenti che sono frequenti in ambiti come quelli della sanità, dell'ambiente, dei beni culturali e simili.

La valutazione contingente

La comparazione fra la disponibilità di beni ambientali pubblici ed il reddito avviene usualmente mediante la valutazione contingente. E’ un approccio che ha lo scopo di monetizzare il valore di beni ambientali mediante interviste e altre tecniche sperimentali. Questa tecnica ha il grande vantaggio di permettere di valutare, diversamente da ogni altro approccio, anche il valore di opzione e di esistenza. La valutazione contingente giunge alla stima del danno mediante la rilevazione diretta della disponibilità della collettività a pagare o ad accettare una compensazione in denaro. Le preferenze vengono espresse direttamente nell’ambito di un mercato ipotetico dove viene simulata una contrattazione che, una volta conclusa, fornisce il valore monetario (prezzo) del bene danneggiato. La qualità del risultato ottenibile con la valutazione contingente dipende, in buona parte, sia dalla bontà statistica del piano di campionamento degli intervistati, sia

dall’accuratezza della simulazione del mercato. Infatti, la rilevazione delle preferenze è affidata a interviste e, quindi, l’attendibilità della valutazione risiede nel rapporto di franchezza e trasparenza stabilito con l’intervistato, nonché dalla capacità di questo ultimo di fornire una misura monetaria della sua variazione di benessere. La valutazione contingente dovrebbe comunque essere utilizzata con molta cautela e, prioritariamente, allo scopo di completare il quadro informativo utile alla formulazione di valutazioni che sono essenzialmente di supporto ad un giudizio di valore.

2.2.3

L’Internalizzazione

Definito il livello “ottimale” (efficiente) di inquinamento, si pone il problema di come incorporare i costi ambientali così stabiliti nel sistema dei prezzi e dei diritti di proprietà del mercato; ovvero di come internalizzare gli effetti esterni nei processi che li generano e raggiungere il livello d’inquinamento fissato. Occorre dunque un intervento pubblico per favorire l'assunzione di responsabilità e di impegno ambientale da parte dei cittadini, siano essi fornitori, produttori o consumatori. Se l’internalizzazione non fosse imposta, nessuno sarebbe sollecitato a prendere provvedimenti e l’utilizzazione di sistemi alternativi ad impatto ridotto non sarebbe incentivata, onde tutti i costi ricadrebbero sugli inquinati. In conformità con il principio del diritto internazionale “chi inquina paga”63 secondo cui i costi devono essere addebitati a chi produce il danno ambientale,