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pianificazione sostenibile

3.2 L’analisi LCA come strumento della sostenibilità forte

3.2.3 Un nuovo indicatore per valutare i benefici di un impatto: l’ISU

3.2.3.2 L’ISU nell’analisi LCA

La multidimensionalità del concetto di sviluppo sostenibile comporta una consequenzialità con tutta una serie di indicatori che, a vario titolo, misurano la qualità della vita. Lo sviluppo umano, promuovendo l’ampliamento delle possibilità di realizzarsi della persone, diviene, in quest’ottica, un prerequisito ed un effetto di uno sviluppo sostenibile; i due paradigmi si influenzano e si rilanciano non essendo possibile l’uno senza l’altro. Pur esistendo punti di vista molto contrastanti sul significato di sostenibilità e di sviluppo umano, si può notare una convergenza di opinioni sull’importanza rivestita dal capitale naturale, nel determinare il successo delle politiche sociali e l’importanza del superamento delle condizioni d’indigenza per mettere in essere uno sviluppo sostenibile283. Quindi, indipendentemente dalla concezione di sviluppo portata avanti, appare necessario trovare degli strumenti in grado di porre in essere una sintesi tra gli aspetti sociali e quelli ambientali che lo sviluppo deve conseguire.

Il posizionamento dell’indicatore ISU all’interno dell’analisi LCA rappresenta un tentativo di realizzare una metodologia capace di prendere in considerazione gli effetti delle interrelazioni uomo-ambiente secondo l’approccio multidimensionale dello sviluppo sostenibile. Grazie all’introduzione di questo indicatore si ritiene di perfezionare il metodo LCA, rendendolo in grado di compiere una pianificazione che consideri anche gli aspetti sociali degli impatti ambientali. Così da avere uno strumento completo capace di mettere in diretto confronto i costi ambientali ed i benefici sociali di una produzione e di verificare come gli impatti di questa si ripercuotono sulla società, non solo in termini di danni, ma anche in termini di benessere. L’ISU, divenendo una categoria di danno (rappresentante un vantaggio) dell’analisi di ciclo di vita, permette di contrapporre direttamente agli impatti ambientali provocati, effettuati a danno delle generazioni presenti e future, il benessere sociale conseguito, a vantaggio della generazione attuale. Di modo da verificare facilmente se l’impatto prodotto sia giustificato o meno, dalla produzione di un benessere diffuso. L’idea alla base di questo concetto è quella che vede le produzioni umane portatrici sia di benessere che di impatti, pertanto l’unica giustificazione, sebbene parziale, ai danni ambientali causati risiede nella

l’emergere della questione ambientale, e lo “sviluppo umano” con cui si cerca di porre rimedio alle degenerazioni, causate dai processi di globalizzazione, delle condizioni sociali di gran parte della popolazione mondiale (Rist, Lo sviluppo. cit. pp. 206 ss.).

equa ripartizione dei benefici prodotti. La giustificazione sarà sempre parziale sia perché il bisogno che si soddisfa, ed il benessere che ne consegue, è prettamente antropico284 e quindi nessuna scusante, a livello strettamente ecologico, è possibile; sia perché le produzioni rispondono a scelte sociali, quindi inevitabilmente contingenti allo “spirito del tempo” e di conseguenza non in grado di comprendere le necessità delle generazioni future. L’unica tutela nei confronti di questi due aspetti sembra essere la presenza di una forte coscienza ambientale nella società che induca a compiere scelte eco-conservative.

Nella prospettiva dell’economia della “permanenza” una tale analisi risulta essenziale per il perseguimento di un benessere sostenibile poiché permette una pianificazione in grado di stabilire i costi/benefici derivanti da una produzione e quindi permette di poter avere una discussione democratica sull’opportunità o meno di implementare il bisogno che pone la problematica, sia di verificare se i benefici di una produzione ricadano o meno su tutta la collettività, come avviene per gli impatti. L’introduzione dell’ISU permette di avere un’idea sulla “qualità sociale” degli impatti, in particolare riguardo all’equità intragenerazionale. Essendo il concetto di bisogno “necessario” molto più ampio di quanto non lo siano le effettive possibilità di definirlo e misurarlo, inevitabilmente un indice sintetico, che si propone di riassumerlo, è oggetto di molteplici riserve. A causa di ciò per poter garantire una buona “qualità sociale” occorrerebbe prima definire attraverso scelte democratiche e partecipate quella serie di bisogni, intesi come priorità sociali (istruzioni, cure sanitarie, approvvigionamento idrico, mobilità etc.) e quindi come “necessari” allo sviluppo della società. Ed in seguito pianificare, sempre in maniera democratica, quali attività produttive garantiscano la migliore soluzione in termini di costi ambientali e di ripartizione del benessere.

Le dimensioni dello sviluppo umano

I bisogni che ogni società dovrebbe perseguire, anche in linea con quanto affermato dai criteri dello sviluppo umano, sono quelli che consentano di essere in grado di sfuggire alla privazione delle “capacitazioni”285 di base. L’approccio allo

283

E. Defrancesco, P. Rosato, L. Rossetto, Il danno ambientale cit.

284 Ritroviamo qui l’idea aristotelica, secondo la quale gli ordinamenti sociali vanno giudicati

dall’estensione con cui promuovono il “bene dell’uomo”, utilizzata dalle Nazioni Unite per elaborare il concetto di sviluppo umano (UNDP, Human Development Report 1990. cit.).

285

Si indica con questo termine le capacità che una società dà (o nega) all’individuo per raggiungere quelle libertà sostanziali che gli permetteranno di realizzarsi. La “capacitazione” di

sviluppo umano trova il suo fondamento nella convinzione che debbano essere ampliate le opportunità a disposizione dei singoli individui, attraverso la formazione ed il potenziamento delle capacità umane. Il principio fondamentale su cui si basa questo approccio è l’uguaglianza, lo sviluppo umano deve essere un processo di ampliamento delle opportunità per tutti, senza alcuna discriminazione. Ogni individuo deve essere messo nella condizione di condurre una vita sana, di acquisire competenze e di accedere alle risorse necessarie per condurre una vita degna e per contribuire allo sviluppo della società.

Partendo da questi presupposti, al fine di trovare un parametro, da inserire nel metodo LCA per valutare la “qualità sociale” degli impatti, si sono individuati gli indicatori di quelle molteplici dimensioni dello sviluppo umano286 che se non soddisfatte ampiamente comporterebbero una tale privazione delle “capacitazioni” degli individui da mettere in discussione il conseguimento dello sviluppo sostenibile. Si tratta di un insieme bisogni considerati universali, e quindi appartenenti alla persona in quanto tale287, che ogni società, per avere “parzialmente” giustificati gli impatti che produce, dovrebbe prioritariamente soddisfare, poiché “necessari” al suo stesso funzionamento in quanto portatori delle libertà sostanziali costitutive dello sviluppo.

In questo lavoro per individuare tali dimensioni, prendendo spunto dai parametri considerati dall’UNDP per misurare l’indice di sviluppo umano288, è stata aggregata all’interno di un indice, denominato a sua volta ISU (indice sviluppo umano), una serie d’indicatori ritenuti capaci di rappresentare il grado di soddisfacimento di questi bisogni nella società. Essendo lo sviluppo umano un processo di ampliamento delle scelte delle persone, in teoria, queste possono essere infinite e cambiare nel tempo, tuttavia si possono considerare tre dimensioni essenziali comuni a tutti i livelli di sviluppo:

 vivere un’esistenza lunga e sana,

 acquisire conoscenze

 uno standard di vita dignitoso

una persona non è che l’insieme delle combinazioni alternative di “funzionamenti”. Per “funzionamenti” s’intende ciò che una personale può desiderare, in quanto gli dà valore, di fare o di essere” (dai funzionamenti più elementari: essere nutrito a sufficienza, non soffrire di malattie evitabili; ai più complessi: essere in grado di partecipare alla vita della comunità, etc.) (A. Sen, Lo

sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia, Milano, Mondadori, 2000, pp.19 ss.) 286 UNDP, Human Development Report 1990. cit.

287

A. Sen, Lo sviluppo è libertà. cit. pp. 227 ss.

Se queste scelte non sono disponibili, molte altre opportunità rimangono inaccessibili poiché a queste tre dimensioni si ricollega un insieme di capacità fondamentali per la vita umana289.

La longevità, misurata con la speranza di vita alla nascita, riflette la capacità di vivere a lungo e in buona salute ed è indicativa delle condizioni di vita materiale di ogni individuo come l’alimentazione, la sanità, la copertura dei servizi di base, l’abitazione.

L’istruzione, misurata sulla base della sintesi di due indicatori: il tasso di alfabetizzazione degli adulti, vale a dire la percentuale di persone con più di 15 anni che sa leggere e scrivere; e il rapporto lordo di iscrizione, cioè il rapporto fra gli iscritti alla scuola primaria, secondaria e terziaria e la popolazione delle corrispondenti fasce d’età. La sintesi fra questi due indicatori viene effettuata assegnando un peso pari a 2/3 al primo indicatore e 1/3 al secondo. Le conoscenze e l’istruzione esprimono la possibilità dell’individuo di apprendere e comunicare i saperi necessari a partecipare in maniera attiva alla vita della comunità. Dal punto di vista ecologico una buona diffusione delle conoscenze è fondamentale per creare quella coscienza ambientale necessaria ai cittadini per partecipare attivamente, e con cognizione di causa, alla scelte dei bisogni da soddisfare, ovvero la diffusione dei saperi è l’unico modo per poter arrivare, a livello sociale, ad esprimere una chiara preferenza, tra “beni ambientali” (alta qualità della vita) e “beni materiali” (alto tenore di vita), in una prospettiva che tenga conto sia dell’equità intragenerazionale che intergenerazionale. Una società capace di comprendere la problematica ambientale e gli effetti dell’inquinamento può facilmente mettere in essere pratiche eco-compatibili con ripercussioni dirette sia sulla salute che sulla qualità della vita.

Tali dimensioni, includendo giustizia, coesione sociale, protezione dell’ambiente vitalità economica, sono, unanimemente, considerate indispensabili per una gestione equa delle risorse tale da garantire un buon livello di solidarietà inter ed intra generazionale così come richiesto dal paradigma “ufficiale” dello sviluppo sostenibile290.

289

Longevità, conoscenze e standard di vita sono le tre dimensioni fondamentali che entrano nel calcolo dell’Indice di Sviluppo Umano, anche se il concetto di sviluppo umano è più ampio della sua misurazione e per quanto l’indice, di per sé, possa venire migliorato e perfezionato non potrà mai riflettere in modo adeguato un concetto così complesso (Ibidem).

290

UNECE, Strategia UNECE per l’educazione per lo sviluppo sostenibile, marzo 2005, http://www.unece.org/env/esd/strategytext/strategyinitalian.pdf, UNDP, Human Development

Per rappresentare un indice espressivo della terza ed ultima dimensione, invece, si sono sviluppate diverse concezioni, a volte anche distanti tra loro. L’UNDP rileva lo standard di vita decente dal livello di PIL pro capite disponibile, ipotizzando che sia possibile raggiungere quegli aspetti, non richiamati dai primi due parametri, grazie ad un livello di reddito soddisfacente. In disaccordo con questa rappresentazione, perché proprio come scritto dall’UNDP291 il reddito non è direttamente collegato agli standard di vita292, si prende spunto dal rapporto sullo sviluppo umano del 1997, che introduce l’indice di povertà umano (IPU), per trovare un indicatore in grado di descrivere un tenore di vita decente. L’IPU per valutare questa dimensione utilizza un aggregato di parametri denominato “indice di deprivazione rispetto a standard di vita decenti” in grado d’individuare l’accesso o meno ad alcuni dei beni sostanziali293. Lo standard di vita decente diviene espressione di quelle dimensioni dello sviluppo umano già indicate indirettamente nella longevità e nella conoscenza ma che meritano un’attenzione particolare. Allo stesso modo nell’ISU proposto in questa tesi lo “standard di vita” presente in una società è una dimensione composita, rappresentata da un aggregato di indicatori, denominato “indice di standard di vita”, che raffigura il livello di accesso delle persone ad una serie di beni considerati essenziali.

L’indice di “standard di vita” è costituito dalla media aritmetica di una serie di parametri elementari:

 persone che hanno accesso all'acqua potabile

 bambini di età inferiore a 5 anni non sotto peso

 persone che hanno accesso sufficiente al cibo

 popolazione che ha accesso ai servizi sanitari

Report 1990. cit.

291 UNDP, Human Development Report 1990. cit. 292

Inoltre si vuole sottolineare in questo modo che lo sviluppo sostenibile non dipende dalla crescita economica

293 L’IPU valuta se gli individui all'interno delle loro società dispongano o meno delle opportunità

necessarie per condurre una vita lunga e sana e per godere di un tenore di vita decente. Le tre dimensioni considerate nel calcolo sono: 1) La deprivazione nella longevità, misurata come percentuale di individui che hanno una speranza di vita inferiore ai 40 anni. 2) La deprivazione nelle conoscenze, espressa come percentuale di adulti analfabeti. 3) La deprivazione rispetto a standard di vita decenti, costituito a sua volta dalla media semplice di tre variabili elementari: a) la percentuale di popolazione che non ha accesso all’acqua potabile. b) la percentuale di popolazione senza accesso ai servizi sanitari. c) la percentuale di bambini inferiori ai cinque anni di età che risultano sottopeso. Questo incide valuta lo sviluppo, in termini di qualità, viene quindi giudicato per la prima volta a partire dall'ottica dei poveri, nel senso che i parametri utilizzati sono quelli dell'esclusione (UNDP, Human Development Report 1997, New York e Oxford, Oxford University Press, 1997, http://hdr.undp.org/en/media/hdr_1997_en_overview.pdf).

 persone sopra alla soglia di povertà294

 media del valore di accesso casa e energia (Questo parametro è a sua volta un aggregato di due variabili: 1) persone che hanno accesso alla casa 2) persone che hanno accesso all'energia)

Le tre dimensioni sono interdipendenti e non separabili e sono tutte funzionali, nell’ottica dell’economia della “permanenza”, al raggiungimento di un unico scopo: permettere alla società di raggiungere un benessere sostenibile. Tuttavia, indipendentemente dal tipo di sviluppo che si persegue, risulta difficile non vedere anche nei parametri dello “standard di vita” un pre-requisito per raggiungere lo sviluppo sostenibile. Questi racchiudono, infatti, bisogni che hanno ripercussioni dirette oltre che sulla durata di vita (rilevata dal parametro longevità) anche sul tipo di vita e la cui deprivazione rende impossibile il conseguimento delle “capacitazioni” essenziali. Al contrario l’accesso a questi bisogni permette agli individui di conseguire sia il benessere diretto che ne deriva ma anche quel ruolo attivo nella società indispensabile per uno sviluppo davvero sostenibile. Si pensi al cibo o all’acqua, l’impossibilità di avere un accesso diretto ed agevole a queste risorse, oltre che sotto l’aspetto nutrizionale, incapacità le persone rendendole schiave del bisogno ed obbligandole a passare le loro giornate a cercare di soddisfarlo295. Oppure si pensi al ruolo “redistributivo” ricoperto dalla sanità o dall’edilizia pubbliche che fornendo servizi indispensabili attenuano gli effetti della distribuzione del reddito e contribuiscono a livellare le condizioni sociali296. Emerge come tutti le dimensioni siano interconnesse, solo per fornire un esempio: appare ovvio che per conseguire il diritto all’educazione debbano essere eliminati i principali ostacoli (accesso all’acqua, alla mobilità, costruzione di scuole etc.) che attualmente costituiscono un freno alla frequentazione scolastica da parte di molti ragazzi. Allo stesso modo avere accesso ad una casa ed avere accesso ai consumi energetici sono considerati bisogni fondamentali in quanto permettono il

294

Il livello di reddito qui indicato non deve, tuttavia precludere, il soddisfacimento degli altri bisogni. È stato inserito un indicatore monetario per rappresentare quelle dimensioni di cui non si è tenuto conto ma che costituiscono, comunque sia, delle “capacitazioni” importanti.

295 Il non avere accesso all’acqua implica una serie di conseguenze molto gravi, oltre all’aspetto

biologico e a quello sanitario, legato alle scarse condizioni igieniche presenti dove manca l’acqua, vi sono anche delle implicazioni sociali. In molti paesi africani molti bambini non vanno a scuola per occuparsi dei lavori domestici, come andare a prendere l’acqua a fonti che spesso distano molto dai villaggi. Questo oltre a minare la salute dei bambini, costretti a compiere i lunghi viaggi portando taniche molto pesanti, impedisce loro di realizzare il loro diritto al sapere e quindi di realizzarsi (http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1712).

realizzarsi delle altre variabili297. Oltre a ciò, questi fattori contribuiscono a rafforzare nelle donne l’emancipazione e la conquista dell’indipendenza. Questo aspetto ha dei rivolgimenti diretti molto importanti anche sull’intera società poiché è dimostrato che un un’istruzione adeguata e la conquista di un ruolo attivo da parte delle donne inducono a dei notevoli miglioramenti sul piano sociale298.

La categoria di danno ISU all’interno del metodo Eco-Indicator

Alle dimensioni incluse nell’indice di sviluppo umano, e alle corrispondenti capacità (longevità, saperi acquisiti e standard di vita), corrispondono specifici indicatori di riferimento, dalla cui media aritmetica si ottiene l’ISU.

Tuttavia gli indici elementari (speranza di vita, tasso di alfabetizzazione, rapporto lordo di iscrizioni, etc.) sono espressi in unità di misura diverse (anni e tassi percentuali e nel caso ci fosse anche il reddito in dollari) e dunque un loro confronto diretto non è possibile. Per superare questo problema occorre “normalizzare” i valori in modo tale che tutti siano espressi lungo una scala di misura comune, compresa tra un valore minimo e un valore massimo. Pertanto ricalcando il modello di calcolo proposto dall’UNDP299 la formula per attuare la normalizzazione è la seguente:

 Indice = (valore attuale X – valore min. X )/(valore max X - valore min X)

In altre parole per ciascun indicatore si guarda a quello che è il valore effettivo o attuale del dato e lo si pone a confronto con dei valori minimi e massimi di riferimento. Si ottiene così un numero che ci dice qual è la posizione di questo indicatore all’interno di una scala che va da zero a uno. In questo modo gli

296 F. Piccioni, Un paradiso riservato ai soli ricchi, su “Il Manifesto” del 22 Ottobre 2008, p. 2 297

Si pensi a livello sanitario cosa comporti avere una condizione abitativa scadente o all’importanza di internet come vettore della conoscenza.

298. Un miglioramento della condizione femminile comporta notevoli vantaggi sociali, solo per

citare qualche esempio: la semplice alfabetizzazione delle donne riduce notevolmente i livelli di mortalità infantile e assieme all’accesso delle donne al mondo del lavoro favorisce un calo della crescita demografica (A. Sen, Lo sviluppo è libertà. cit., p.192 ss.).

299 A partire dal 1994 il calcolo dei valori minimi e massimi sono stati definiti da UNDP in base ai

valori minimi osservati nei 30 anni passati e ai valori massimi attesi nei prossimi 30 anni. Gli estremi per la speranza di vita alla nascita sono così stabiliti in 25 e 85 anni; il tasso di alfabetizzazione adulta e il rapporto lordo di iscrizioni congiunte hanno soglie pari a zero e al 100 per cento; il PIL reale pro capite, infine, ha come soglia minima 100 dollari in PPA e come soglia massima 40.000 dollari in PPA. Questi valori non cambiano nel corso del tempo e rendono pertanto più significativi i confronti fra diversi paesi nei diversi anni (UNDP, Human Development

Report 1994, New York e Oxford, Oxford University Press, 1994, http://hdr.undp.org/en/media/hdr_1994_en_chap5.pdf). A partire da queste considerazioni possiamo considerare per l’indice di standard di vita, essendo questo una percentuale, degli

indicatori possono essere confrontati ed aggregati. L’indice di sviluppo umano può quindi assumere valori compresi fra zero (nessun risultato in termini di sviluppo umano in nessuna delle tre dimensioni considerate) e uno (piena realizzazione in tutte e tre le dimensioni dello sviluppo umano): il suo valore mostra quindi la strada già percorsa verso lo sviluppo e la distanza che ancora lo separa dal valore massimo.

L’ISU proposto in questa tesi rappresenta la media aritmetica dei tre indici seguenti300:

 Indice di Aspettativa di Vita =

 Indice di Educazione =

Composto da:

 Livello di Istruzione degli Adulti (LIA) =

 Indice Lordo di Iscrizioni scolastiche (ILI) =

 Indice standard di vita: è la media aritmetica delle percentuali, dei parametri sopra citati, divisa per cento301.

Per rendere possibile la lettura dell’ISU da parte di “Eco-Indicator 99”, e quindi per portare la valutazione sulla “qualità sociale” degli impatti all’interno dell’analisi LCA, abbiamo creato all’interno del metodo la categoria di danno Indice sviluppo umano formata da tre categorie di impatto, vale a dire:

1. l’Indice di aspettativa di vita, che presenta la sostanza Indice di aspettativa di vita, la quale ha un fattore di caratterizzazione pari a 1; 2. l’Indice di educazione, che contiene le sostanze Indice di iscrizione

estremi che vanno da zero al 100%.

300 Dove: AV: Aspettativa di Vita, TIA: Tasso di Istruzione degli Adulti e TCLI: Tasso Combinato

Lordo di Iscrizioni scolastiche (UNDP, Human Development Report 1994. cit.).

301 Occorre notare che mentre l’IPU usa gli indicatori della privazione o dell’esclusione per

l’indice di standard di vita, l’indice qui proposto considera, invece, le percentuali di persone che vedono soddisfatto il bisogno. Questo perché tale indice, all’interno dell’analisi LCA, è funzionale a mostrare la “qualità sociale” degli impatti prodotti e quindi i benefici sociali che derivano dal