CAPITOLO II FONDAMENTI IDEOLOGICI E
2.5 Martirio e resistenza
2.5.4 Al-'amaliyāt al-istishadiyyā Le operazioni di martirio
In base all'ideologia religiosa di Hizbullāh il martirio deve essere condotto contro il nemico che occupa illegittimamente una terra, ma sulla base di specifiche regole giuridico-religiose.
Lo scopo delle operazioni di martirio poste in essere dal Partito di Dio fu quello di liberare il Libano dalla presenza straniera occidentale e israeliana.
Nella Lettera aperta Hizbullāh dichiarava:
«America and its allies and the Zionist entity that has usurped the sacred Islamic land of Palestine have engaged and continue to engage in costant aggression against us and are working constantly to humiliate us. Therefore, we are in a state of constant and escalating preparedness to repel aggression and to defend our religion, existence, and dignity. They have attacked our country, destroyed our villages, massacred our children, violated our sanctities, and installed over our heads criminal henchmen who have perpetrated terrible massacres against our nation […] Thus, we have seen that aggression can be repelled only with sacrifices and dignity gained only with the sacrifice of blood, and that freedom is not given but regained with the sacrifice of both heart and soul»238.
Come abbiamo visto, in seguito ai massacri di Sabra e Chatila, una Forza Multinazionale venne inviata a Beirut con lo scopo di evitare un peggioramento della situazione dovuta alla guerra civile ed organizzare l'evacuazione dei combattenti palestinesi verso la Tunisia. Tuttavia ciò non fu sufficiente a ristabilire l'ordine.
Fu proprio la presenza militare straniera il fattore che determinò l'utilizzo di questa nuova tattica di resistenza sia da parte del Partito di Dio, sia da parte di altri movimenti politici libanesi239.
«In September 1982, the PLO withdrew most of its forces from Lebanon. “Israeli” forces retreated to south Lebanon and formed the notorious security zone, although UN
238 Norton A. R., Amal and the shi'a, op. cit., Appendix B., pp. 170-171
239 Secondo lo studio sulle caratteristiche ideologiche e demografiche degli attentatori suicidi libanesi effettuato dal politologo americano Robert Pape, 27 attentatori erano comunisti o socialisti senza alcun legame con il fondamentalismo religioso; 3 erano cristiani; 8 erano legati ad organizzazioni fondamentaliste islamiche; mentre di 3 attentatori non è stata accertata alcuna affiliazione ideologica. Cfr. Pape R., op. cit., pag. 168
Security Council resolution 425 that calls upon “Israel” immediately to cease its military action against Lebanese territorial integrity and withdraw forthwith its forces
from all Lebanese territory.
It was the beginning of a new era; the era of resistance. A group of young Lebanese gathered themselves with small arms and launched attacks against “Israeli” posts in occupied areas. At that time, they were just amateurs, but very tough amateurs. Ahmad Kassir opened the era of martyrdom operation shortly after the occupation. He blew up the headquarters of the “Israeli” military ruler in the southern city of Tyre. “Israel” began to realize the swamp it put itself in as a new Islamic resistance was on the rise, it was to be called Hizbullah (The Party of God)»240.
L'utilizzo delle operazioni di martirio contro le truppe israeliane presenti in Libano, non solo segnò la nascita di una “nuova era” e di una nuova tecnica di resistenza, ma ebbe come obiettivo quello di disorientare i soldati israeliani. Infatti, sulla base della sua ideologia religiosa, Hizbullāh giustifica le operazioni di martirio sostenendo che esse erano parte di una visione generale che si basava sulla necessità di utilizzare tutti i mezzi possibili per affrontare il nemico israeliano in modo tale da far vacillare le sue capacità militari e indurlo al ritiro.
Le truppe israeliane presenti nel Sud non furono gli unici obbiettivi delle operazioni di martirio. Una serie di attentati suicidi vennero effettuati contro le forze militari straniere presenti in Libano da gruppi clandestini legati ad Hizbullāh.
Nel dicembre del 1982 la corazzata americana Virginia, ancorata nella costa libanese, fece fuoco sulle forze di coalizione di sinistra che minacciavano le posizioni dell'esercito libanese. Secondo la stampa locale tale avvenimento segnò la fine della neutralità americana nella guerra civile libanese, comportando il definitivo schieramento dell'esercito americano al fianco dei cristiani.
Quattro mesi dopo fu messa in atto la prima operazione di martirio. Il 18 aprile 1983 un'autobomba esplose nell'Ambasciata americana di Beirut provocando la morte di 63 persone, mentre nell'edificio era in corso un meeting di funzionari appartenenti alla CIA.
Il 23 ottobre dello stesso anno, un autocarro carico di materiale esplosivo esplose nel quartier generale americano provocando la morte di 241 marines. Venti minuti più tardi, un autocarro fece crollare il palazzo di sei piani utilizzato dal contingente francese
240“Twenty Six Years on 1982 Invasion, Resistance Made the Change”, reperibile al seguente link:
della Forza Multinazionale, la cui esplosione provocò la morte di una dozzina di persone. Nessun gruppo rivendicò l'attentato, ma un'agenzia di stampa internazionale rivelò, in seguito ad una telefonata, che tali atti erano stati messi in atto da una organizzazione fino ad allora sconosciuta, chiamata il Jihād Islamico: «The caller identified his group as “soldier of God yearning for martyrdom” and said that their goal was an Islamic Republic for Lebanon and the expulsion of Israelis and their supporters»241.
Un mese dopo, i quartieri generali israeliani situati nel porto della città di Tiro subirono la stessa sorte. A causa di questa lunga serie di attacchi la forza multinazionale di peacekeeping abbandonò il Libano nel marzo del 1984, mentre le truppe israeliane ripiegarono a Sud, prima di ritirarsi definitivamente dal Libano nel maggio del 2000. Il tema dominante nel discorso di Hizbullāh sulle operazioni di martirio è che tali operazioni erano giustificate dalla particolare condizione di occupazione militare in cui versava la comunità sciita. In base a tale punto di vista, l'auto-sacrificio non era un desiderio individuale di salvezza ma un atto di guerra con finalità politiche.
Martin Kramer sostiene che, anche se le operazioni erano concepite come atti di guerra, «their very structure suggested sacrificial rite. The perpetrators went deliberately to their deaths; the planners deliberately sent the perpetrators to their deaths»242.
Secondo l'autore le operazioni di auto-martirio combinavano abnegazione e sacrificio, ma la dimensione sacrificale era più evidente per una semplice verità: i martiri non si erano auto-selezionati, erano stati invece selezionati, preparati e guidati verso il loro auto-martirio e «had to meet criteria that were socially and culturally defined»243.
L'autore sottolinea che tali criteri non sono mai stati resi pubblici, ma i martiri presentavano delle caratteristiche comuni: dovevano essere di sesso maschile; adulti e quindi mentalmente capaci ma ancora troppo giovani per sposarsi, in modo tale che con il loro sacrificio non potessero essere accusati di aver infranto i diritti dei genitori, delle mogli o dei figli i quali non sarebbero mai dovuti venire a conoscenza della progettazione dell'operazione di martirio; non potevano avere legami con chiunque avrebbe potuto considerarsi socialmente responsabile nel vendicarne la morte (contro i suoi finanziatori) nel caso in cui l'operazione fosse fallita, infine «those selected for
241 Palmer Harik J., Hezbollah. The Changing Face of Terrorism, I.B.Tauris, London 2005, pag. 36 242 Kramer M., Sacrifice and Self-Martyrdom in Shi‘ite Lebanon, in Terrorism and Political Violence, vol. 3, no. 3 (Autumn 1991), pp. 30-47, in Arab Awakening and Islamic Revival (New Brunswick, N.J.: Transaction Publishers, 1996), pp. 231-43, reperibile al seguente link: http://www.martinkramer.org/sandbox/reader/archives/sacrifice-and-self-martyrdom-in-shiite-lebanon/ 243 Ibidem.
“self- martyrdom” had to have a minimal measure of pious intent, and no traits understood in surrounding society as signs of emotional disorder. This was usually demonstrated in a published will and the testimony of parents and friends. While the “self-martyr” obviously would have to be someone susceptible to suggestion, he could not be suicidal. If he were, his death would smack of exploitation, not devotion»244.
Il Partito di Dio ha ammesso che nei primi anni di vita, ad alcuni giovani uomini è stato permesso di sacrificare la propria vita come bombe umane, nonostante non avessero l'età o il giusto livello di maturità245.
Elemento fondamentale per la legittimazione delle operazioni di martirio, sia quelle poste in essere dal Partito di Dio che quelle poste in essere da altri movimenti politici, fu il sostegno della comunità. Le operazioni di martirio vennero generalmente supportate dalla comunità musulmana libanese, che percepiva la presenza dei contingenti stranieri come dei “supporti” all'occupazione israeliana e non come dei peacekeeping246. Per tale motivo i futuri shuhadā sottolineavano nei video-testamenti
l'importantanza vitale della funzione delle loro missioni: la cacciata degli invasori stranieri dalle terre libanesi.
Come sottolinea Robert Pape «la comunità sciita non rimase sorda a queste dichiarazioni di “martirio”. Il numero dei terroristi suicidi crebbe continuamente col trascorrere del tempo: 1 nel 1982, 8 nel 1983-1984, 32 nel 1985-1986 […] Tutti dichiararono nel loro testamento di essere volontari; nessuno dei 41 tentò di arrendersi alle forze israeliane piuttosto che portare a termine la propria missione»247.
Secondo Qassem è stato osservato che quando la società sperimenta il martirio, «the cultivation power of this form of sacrifice is multiplied many time over»248. Il vice
Segretario Generale di Hizbullāh sottolinea che parlare di martirio è una cosa, ma interagire direttamente con coloro che sono disposti a sacrificarsi è un'altra: «even if we were to intensively teach the importance of these people and of martyrdom to the masses, and to make of the issue our motto and cultural banner, and even if we were to spend years in this direction, we would only achieve but an insignificant portion of the increasing number of today's youth that are a direct result of martyr's sacrifice»249.
244 Ibidem.
245 Jaber H., op. cit., pag. 89. Attualmente, sebbene i combattenti arruolati nella lotta contro l'occupazione siano giovani, il Partito di Dio seleziona unicamente uomini appartenenti ad una determinata fascia d'età e dotati di maturità e razionalità.
246 Hamzeh A. N., op. cit., pag. 83 247 Pape R., op. cit., pag. 174 248 Qassem N., op. cit., pag. 46 249 Ibidem.
L'autore evidenzia che, nonostante a livello nazionale non esistano privilegi politici o pratici verso chi è disposto a compiere il martirio, il numero dei volontari continua a crescere.
L'utilizzo del martirio e del jihād da parte della Resistenza Islamica hanno permesso il raggiungimento di diversi obiettivi, tra i quali Qassem ne elenca quattro250: la
compensazione dello squilibrio militare e l'imposizione di gravi perdite nelle truppe nemiche (israeliane) realizzati attraverso l'utilizzo di semplici tecnologie che hanno confuso e impressionato il nemico e sconvolto la sua capacità di reagire; la revisione dell'approccio militare israeliano in Libano dovuto al riconoscimento dell'efficacia dell'arma del martirio; l'ondata di fervore patriottico nella regione attraverso lo scoppio dell'intifada palestinese e la rinascita della speranza di una completa liberazione dei territori occupati; infine «the exposure of the israeli soldier as one who hides in the safety of his military machines, afraid of direct military conflict» che, come sostiene Qassim, si è manifestata con diverse diserzioni dei soldati israeliani.