• Non ci sono risultati.

L'antimperialismo: il jihād contro il Grande Satana

CAPITOLO III – LA STRATEGIA POLITICA

3.2 L'antimperialismo: il jihād contro il Grande Satana

«Il Libano è una freccia puntata contro il cuore del Sionismo e dell'Imperialismo in Medio

Oriente. Ḥizbullāh è la punta di questa freccia»387.

Un'altra componente basilare del pensiero politico del Partito di Dio è la lotta permanente contro l'Occidente ed in particolare contro gli Stati Uniti che, usando la terminologia khomeinista, vengono definiti il “Grande Satana”388 .

Come affermato da Naim Qassem, l'anti-occidentalismo del Partito di Dio deriva da un conflitto culturale e non solo ed esclusivamente da divergenze politiche o ideologiche: «When the West moves into a region, it does so with the intention of marketing its principles […] They seek to impose their own Western principles, not taking ours into consideration, in an attempt to suck us into their own agenda. From here we consider that there is a cultural conflict between us and the West and it is our job to invalidate their concept here, to prove their evil and to spread our vision instead. If we succeed we will have obstructed their political agenda and this is our first kind of confrontation»389.

Secondo il Partito, il rifiuto della civiltà occidentale deriva dal confronto storico tra islam e Occidente390. Tale confronto è nato nel VII secolo, ossia nei primi anni di

diffusione dell'islam, si è intensificato nel tardo XI secolo con l'avvento delle Crociate e, durante il periodo colonialista del XIX e XX secolo, si è trasformato in un'incursione non solo ed esclusivamente militare, ma anche culturale e intellettuale, attraverso il movimento cosiddetto “Orientalista”391 e attraverso le missioni evangeliste.

L'Occidente era dunque identificato con l'Europa cristiana e «by extension, the civilisational confrontation with it was restricted to European Christendom»392.

A partire dal XX secolo l'America ha associato sé stessa alla civiltà occidentale, «which thereby represented ʻEuroamericanʼ Christendom. Correspondingly, Islam's confrontation with the West in the twentieth century became a civilisational struggle against American and European political and cultural hegemony over the Middle

387 Sayyid Ali Khameneī, Guida Suprema della Repubblica Islamica iraniana. 388 Küng H., Islam. Passato, presente e futuro, Rizzoli, Milano 2005, pag. 526 389 Jaber H., op. cit., pp. 56-57

390 Saad-Ghorayeb A., op. cit., pag. 89

391 Sul concetto di orientalismo si rimanda all'imponente lavoro di Edward Said, Orientalismo.

L'immagine europea dell'Oriente, Feltrinelli, Torino 2007

East»393.

Ne consegue che, non solo l'antagonismo di Hizbullāh contro l'Occidente è formulato in termini politici o ideologici ma anche per mezzo di un forte rifiuto della cultura occidentale e del suo impatto sulla società araba e musulmana394.

L'oratoria anti-occidentalista del Partito di Dio è fondamentalmente una conseguenza della posizione anti-colonialista del Partito: il colonialismo e l'imperialismo sono indicati come le principali costanti di paesi come Gran Bretagna, Francia e, recentemente, Stati Uniti, i quali hanno calpestato i diritti dei popoli musulmani, diviso il mondo musulmano attraverso la politica del “divide et impera” e la costruzione di Nazioni artificiali, utilizzato la politica dei doppi standard e imposto con la forza la propria egemonia.

Come sottolinea Michele Brunelli: «La guerra contro l'imperialismo occidentale e lo sradicamento della sua presenza dal Libano identificano due nemici ben definiti: la Francia e gli Stati Uniti. La Francia è ancora considerata dalla popolazione musulmana, una potenza coloniale, rea di aver legato, durante il mandato della Società delle Nazioni (1920), alcune regioni esclusivamente musulmane all'area a maggioranza cristiana. Gli Stati Uniti, invece, sono visti come un invasore sin dall'intervento come forza multinazionale di pace in Libano (1982-1984), in seguito al riesplodere della guerra civile. Inoltre essi incarnano la potenza imperialista per antonomasia, il cui obiettivo politico è quello di voler dominare l'intera regione, depredando gli arabi delle loro risorse naturali. Tutto ciò – nella forma mentis delle popolazioni dell'area mediorientale – avviene con la complicità di Israele, soggiogato ai voleri di Washington»395.

Così, il dissenso verso l'Occidente è rivolto in primo luogo verso l'America che «will remain the nation's chief enemy and the greatest Satana of all»396, e solo

secondariamente verso l'Europa che è considerata responsabile della nascita dello Stato d'Israele e per estensione dei crimini commessi da quest'ultimo nei confronti dei Palestinesi397, che è altresì accusata di aver abbandonato i principi cristiani398, ma con la

quale rimane aperta la possibilità di instaurare un dialogo399.

L'ostilità di Hizbullāh nei confronti degli Stati Uniti è dunque largamente dovuta al

393 Ibidem.

394 Saad-Ghorayeb A., op. cit., pp. 102-111

395 Brunelli M., Hezbollah. Il Partito di Dio. Una prospettiva storica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Diritto allo studio, Milano 2008, pag. 34

396 Hasan Nasrallah citato in Noe N., op. cit., pag. 54 397 Saad-Ghorayeb A., op. cit., pp. 91-92

398 Ivi, pag. 95

continuo supporto americano ad Israele:

«Crediamo che non ci sia differenza tra Stati Uniti e Israele; il secondo è una mera estensione dei primi. Gli Stati Uniti sono pronti a combattere contro il mondo intero per difendere l'esistenza e la sicurezza di Israele. I due paesi stanno collaborando in completa armonia e gli Stati Uniti non hanno certo intenzione di esercitare pressioni su Israele»400.

Secondo il Partito di Dio, i comportamenti dell'amministrazione americana confermano la sua convinzione che Israele esista per eseguire la politica estera americana nella regione e che tale politica sia progettata per mettere in atto gli interessi di Israele: «Washington è Tel Aviv negli Stati Uniti e Tel Aviv è Washington nel Medio Oriente»401.

Ne consegue che ogni movimento che denuncia o resiste all'occupazione israeliana incontra l'ostilità degli Stati Uniti402.

Il Partito inoltre sottolinea la palese faziosità della politica americana praticata nei confronti del Libano e soprattutto nei confronti di Hizbullāh. Per il Partito, mentre gli Stati Uniti non hanno mai smesso di biasimare la Resistenza per i suoi continui raid nei confronti delle forze di occupazione israeliane, gli stessi non hanno mai fatto pressioni affinché Israele aderisse alla Risoluzione Onu 425403, che impone allo Stato israeliano

un ritiro incondizionato dal Libano. Un altro esempio della parzialità politica statunitense fu l'appoggio americano al Kuwait durante l'invasione irachena, che fece emergere il netto contrasto tra tale linea politica americana e quella applicata nei confronti dell'occupazione israeliana del Libano.

Inoltre, la più recente causa di instabilità del Medio Oriente, provocata dall'invasione degli Stati Uniti in Iraq e dalla dura repressione israeliana dei diritti dei palestinesi, ha confermato la convinzione del Partito che i suoi due nemici principali, lo Stato israeliano e gli Stati Uniti, stiano preparando una prova di forza contro i musulmani della regione.

Nella prospettiva di Hizbullāh, l'ultima manifestazione colonialista ed imperialista è rappresentata dal cosiddetto “progetto americano-sionista” che minaccia di usurpare l'intera regione mediorientale, imporre la sua egemonia e completare la distruzione della Palestina. La leadership di Hizbullāh sottolinea l'importanza della resistenza 400 Sayyid Muhammad Husayn Fadlallah citato in Kramer M., The Oracle of Hizbullah, op. cit.

401 Cfr. Appendice A

402 Qassem N., op. cit., pag. 246

403Consultabile al seguente link: http://daccess-dds- ny.un.org/doc/RESOLUTION/GEN/NR0/368/70/IMG/NR036870.pdf?OpenElement

palestinese definendo quello che secondo il Partito è l'obbiettivo americano-sionista: «Today their main aim is Palestine – both before Iraq and after it. When we talk about the occupation of Iraq their aim is Palestine via the gates of Iraq. When Syria, Iran and the Islamic movement are targeted, their aim is Palestine [...] Their threats today are foremost directed against Palestine while their secondary goal is to allow the U.S. completing its control over Iraq»404.

È possibile sostenere che l'inasprimento dell'avversione del Partito nei confronti degli Stati Uniti sia stata una conseguenza della nuova politica americana nei confronti del cosiddetto “terrorismo internazionale”.

Nel 1995, gli Stati Uniti hanno catalogato Hizbullāh “Specially Designated Terrorist (SDT)”405; nel 1997 il Dipartimento di Stato Americano lo ha designato “Foreign Terrorist Organization (FTO)”406 e nel 2001, il Governo degli Stati Uniti lo ha

designato “Specially Designated Global Terrorist (SDGT)”ai sensi dell' ordine esecutivo 13224407.

A sostegno della designazione di Hizbullāh quale organizzazione terroristica, il Governo degli Stati Uniti ha inoltre catalogato come “Specially Designated Global

Terrorist Entities (SDGTs)” una serie di soggetti ed organizzazioni affiliate o collegate

al Partito di Dio. Questa lista include tra gli altri: il sayyid Husayn Fadlallah, Hasan Nasrallah, Imad Mugniyah e lo shaykh Subhi al-Tufayli; mentre le organizzazioni elencate sono: Islamic Resistance Support Organization, la Bayt al-Mal (House of Finance); la Martyrs Foundation in Iran e in Libano, l'organizzazione jihad al-Binā408,

Radio al-Nūr e la televisione satellitare al-Manār409.

L'elaborazione del National Security Strategy, altrimenti detto “Dottrina Bush”410, ha

esacerbato le tensioni esistenti poichè «la guerra al terrorismo internazionale dell'Amministrazione Bush, scaturita dagli attentati dell'11 settembre 2011, ha provocato un inasprimento della propaganda e dei sentimenti antiamericani. La lotta al terrorismo viene in effetti percepita come pretesto per perpetrare, in un'ottica

404 Hasan Nasrallah citato in “Hizbollah: Rebel Without a Cause?”, in ICG Middle East Briefing Paper, 30 July 2003, consultabile al seguente link: http://www.crisisgroup.org/~/media/Files/Middle%20East %20North%20Africa/Iraq%20Syria%20Lebanon/Lebanon/B007%20Hizbollah%20Rebel%20Without %20A%20Cause.pdf

405 Consultabile al seguente link: http://www.archives.gov/federal-register/executive-orders/1995.html

406 Consultabile al seguente link: http://www.state.gov/www/global/terrorism/terrorist_orgs_list.html

407Consultabile al seguente link: http://www.treasury.gov/resource- center/sanctions/Documents/13224.pdf

408 Cfr. Capitolo IV 409 Cfr. Appendice B

colonialista, una serie di attacchi a quei regimi arabi non subordinati al potere di Washington»411.

A tal proposito, il Partito denuncia la politica americana volta a infangare la reputazione di Hizbullāh nel mondo412, sollevare l'opinione pubblica libanese contro la Resistenza e

a fomentare conflitti interni con lo scopo di «strike and distract the Resistance»413.

Il ripudio della cultura occidentale in generale e americana in particolare si esprime anche attraverso la totale disapprovazione del materialismo occidentale che sta alla base della politica capitalista e che genera disparità, discordia, sfruttamento culturale, economico e sociale.

Nel secondo Manifesto del 2009 il Partito afferma:

«L’aspetto più pericoloso della logica egemonica Occidentale in generale e degli Stati Uniti in particolare, è, in sostanza, la convinzione che il mondo sia di loro proprietà e che essi hanno il diritto di dominare sulla base della loro presunta superiorità in più di un campo. Così la strategia di espansione occidentale - e in particolare statunitense - accoppiata al sistema economico capitalistico, [...] ha trasformato la globalizzazione in un meccanismo che diffonde disparità e instilla discordia, demolisce le identità ed impone il tipo più pericoloso di sfruttamento civile, culturale, economico e sociale. La globalizzazione ha raggiunto il suo aspetto più pericoloso quando si è trasformata in una globalizzazione militare riposta nelle mani di quanti hanno deciso di seguire il piano di dominazione occidentale, in gran parte manifestatosi nella regione del Medio Oriente, a partire dall’Afghanistan fino all’Iraq, fino in Palestina e Libano e di cui una parte integrante è stata l’aggressione del luglio 2006 per mano israeliana […] Questo piano ha trovato l’apice con l’affermarsi del movimento neoconservatore sotto l’amministrazione di George Bush figlio. Questo movimento ha espresso i suoi particolari punti di vista attraverso il “Progetto del Nuovo Secolo Americano” […] Era chiaro che quel documento si concentrava sulla costruzione di strategie militari, non solo come forza di deterrenza ma anche come una forza di azione e di intervento o come forza di precauzione attraverso attacchi preventivi, intesi come mezzi di gestione delle crisi prima che queste hanno avuto luogo. Quando accaddero gli avvenimenti dell’11 settembre, v’era al potere negli Stati Uniti l’amministrazione Bush. Davanti a ciò essa ha realizzato che era l’occasione opportuna per esercitare la più grande influenza possibile per realizzare la sua visione di egemonia mondiale strategica 411 Brunelli M., op. cit., pag. 34

412 Cfr. Appendice A

unipolare con lo slogan della “guerra universale contro il terrorismo”[...] Le guerre al terrorismo degli Stati Uniti sono finora costate all’umanità svariati milioni di persone, nonché aree totalmente distrutte, non solamente per i danni al suolo e alle infrastrutture ma anche alle basi della società che sono state disintegrate, spingendo all’indietro il processo di sviluppo storico in un movimento di ricaduta, generante guerre civili e infiniti conflitti fra fazioni, confessioni ed etnie. Ciò senza dimenticare l’attacco al patrimonio culturale e civile di questi popoli […] L’amministrazione Bush ha trasformato gli Stati Uniti in un pericolo che minaccia il mondo intero ad ogni livello ed in ogni campo […] Le politiche di egemonia degli Stati Uniti si basano su considerazioni ideologiche e progetti teorici alimentati da correnti estremiste che sono alleate con un complesso industriale – militare caratterizzato da una avidità ed un materialismo senza fine […] L’obiettivo centrale dell’egemonia americana consiste nel dominare a tutti i livelli le nazioni: politicamente, economicamente, culturalmente o attraverso il saccheggio delle loro risorse, soprattutto del petrolio [...] Si prefigge di conseguire il controllo con qualsiasi mezzo che non rispetti le norme morali e le condizioni umane, tra cui l’uso eccessivo della forza militare, sia direttamente che indirettamente»414.

Secondo il Partito gli Stati Uniti cercano di realizzare tale obbiettivo attraverso diversi mezzi: appoggiando incondizionatamente Israele, la sua sicurezza e i suoi progetti; distruggendo la civiltà e la cultura dei popoli arabo-musulmani e indebolendo i valori del jihād e della resistenza per mezzo dei media e di guerre psicologiche; appoggiando le dittature e i regimi asserviti agli Stati Uniti; usurpando le terre, i mari e le basi aeree geograficamente strategiche della regione, installando basi militari nei punti vitali del territorio; ostacolando qualsiasi rinascita della regione che permetta di progredire economicamente e di svolgere un ruolo storico a livello internazionale; ed infine, favorendo le lotte civili interne, assecondando la sedizione e le divisioni nella regione, in particolare quelle confessionali tra musulmani.

Hizbullāh sostiene l'importanza della lotta contro tali obbiettivi ma, poichè questa lotta ha una dimensione storica e generazionale, deve essere posta in essere da un “fronte globale”:

«La nostra esperienza in Libano ci ha insegnato che difficile non significa impossibile. Al contrario, i popoli vitali e attivi posti dietro una guida saggia, consapevole e pronta a tutte le possibilità, sono propensi ad accumulare i successi ed a conseguire una vittoria

dopo l’altra. Così come ciò è vero verticalmente lungo la storia, è vero anche orizzontalmente nell’espansione geografica e geopolitica»415.

Nonostante la veemente critica nei confronti della cultura americana, il Partito dichiara che tale ostilità è diretta alla politica praticata dall'America, ma non al popolo americano416.

Il Partito sottolinea l'importanza di instaurare un dialogo con il popolo americano e con la società occidentale in generale, ma non con lo Stato americano417.