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CAPITOLO II FONDAMENTI IDEOLOGICI E

2.2 I tre pilastri del credo del Partito: credere nell'islam, nel jihād, nel

2.2.4 Il wilāyat al-faqīh

Il terzo pilastro che compone la struttura ideologica del Partito di Dio è il principio khomeinista del wilāyat al-faqīh, ossia il Governo del giureconsulto.

La teoria del wilāyat al-faqīh venne elaborata dall'ayatollāh Khomeinī in un ciclo di lezioni tenute dallo stesso a Najaf e raccolte in un testo intitolato “wilāyat al-

faqīh:hokumat-e islamī” ossia “La tutela del giureconsulto: il governo islamico” nel

quale condannava il quietismo politico di molti religiosi sciiti e l’istituzione monarchica in quanto istituto non islamico contrapposto alla repubblica islamica popolare.

poichè è impensabile che «Dio abbia abbandonato gli uomini a sé stessi; né, tanto meno, che abbia lasciato la “comunità migliore” sotto il dominio dei nemici dell'islam: il processo di trasmissione dell'autorità legittima non può essersi interrotto con la cesura dell'Occultazione»142.

Il sistema islamico necessita di protezione e così pure la umma che in assenza di una guida potrebbe cadere nel caos. Inoltre l'applicazione e l'osservanza delle leggi rivelate da Dio presuppongono l'esistenza di un governo islamico che, essendo governato dalla

shari'a, necessita della guida di un'autorità esperta nell'interpretazione del fiqh (la

giurisprudenza islamica).

Khomeinī afferma che, vista l'erudizione dei mujtahid marja (i più autorevoli tra i teologi), solo questi ultimi sono autorizzati ad ereditare l'autorità politico-religiosa del Profeta e degli imām durante il Grande Occultamento del Mahdi.

Questo non significa che, in assenza del dodicesimo imām, il “giusto faqīh” abbia la stessa autorevolezza del Profeta o degli imām che sono ma´sum143, ma solo che ne

assume, provvisoriamente, il potere temporale e religioso.

Il “giusto faqīh” condivide il potere e l'autorità politica dell'imām grazie alle sue competenze generali, ma il fatto che non sia dotato dell'infallibilità ('isma) lo rende incapace di assumere l'autorità spirituale dell'imām. A tal proposito Khomeinī distingue tra l'autorità divina (wilāya al-takwiniyya) dell'infallibile Profeta Muhammad e degli

imām, e la funzionale, estrinseca e relativa autorità (wilāya i'tibariyya) dei “fallibili fuqāhā144, sottolineando che, diversamente dal Profeta e dagli imām, il faqīh non ha il

diritto di controllare ogni aspetto della vita dei credenti.

Sebbene il faqīh non detenga l'autorità spirituale dell'imām, possiede comunque l'autorità religiosa in quanto na'ib al-amm (delegato generale). Inoltre lo status di

marja' al-taqlīd (fonte o modello di emulazione) attribuisce a chi lo detiene pieni poteri

in questioni di ordine religioso, che in teoria possono vincolare l'intera comunità se il

faqīh dovesse emergere come unico marja'. Tuttavia la presenza di un gran numero di maraji'145, porta di fatto alla limitazione dell'autorità religiosa del faqīh nei confronti dei

suoi fedeli.

Mentre i comandi del faqīh che riguardano precetti religiosi consolidati (al-hukum al-

kashif) non sono vincolanti per la umma, lo sono invece le sue direttive discrezionali

142 Guolo R., La via dell'Imam. L'Iran da Khomeini a Ahmadinejad, Editori Laterza, Roma-Bari 2007, pp. 35-36

143 Letteralmente “colui che è immune dal peccato e dall’errore”. 144 Plurale di faqih.

basate sulla valutazione dell'interesse generale (al-hukum al-wilāyatī). In altri termini, sebbene il gran numero di maraji' precluda la supremazia di un marja' sull'altro, la forza vincolante della sua autorità politica sull'intera comunità in quanto wāli amr al-

muslīmīn (Tutore Legale dei Musulmani), non ha pari: «Thus, while juristic pluralism

characterises the religious sphere, juristic autocracy typifies the political sphere»146.

Secondo i suoi sostenitori, la presenza di alcune garanzie istituzionali evitano che tale potere sfoci in un sistema dittatoriale. In particolare, poichè le direttive del faqīh sono basate sulla legge divina e sull'interesse della comunità, non possono essere considerate delle opinioni arbitrarie (istibdād bi'l-ra'i).

Inoltre, essendo la giustizia e la pietà attributi specifici richiesti al faqīh da parte della Costituzione, questo preclude la possibilità di praticare forme di dispotismo.

Infine, colui che è incaricato di esercitare tali poteri, deve possedere delle specifiche caratteristiche e sottostare a determinate condizioni. In altri termini, deve possedere la sapienza, ossia la perfetta conoscenza della religione islamica e dei suoi precetti religiosi e politici; dev'essere timorato di Dio e dunque essere immune da tentazioni, desideri e passioni che possano corromperne il dovere; ed infine deve essere capace di guidare nel migliore dei modi la umma islamica.

Il concetto del wilāyat al-faqīh è stato sin dal principio parte integrate della struttura ideologica del Partito di Dio147, così come il riconoscimento del ruolo di Tutore dei

musulmani all'imām Khomeinī e, successivamente, all'ayatollāh Khameneī.

Tale riconoscimento si basa sul fatto che, seppure l'imām Khomeinī governasse esclusivamente lo Stato iraniano, le sue volontà politiche erano dirette a tutti i credenti con lo scopo di preservare le risorse e l'unità degli Stati musulmani.

I principali dettami rivolti alla popolazione musulmana riguardavano la lotta contro il Grande e il Piccolo Satana; il rifiuto di ogni forma di oppressione; la lotta contro la dominazione e l'egemonia straniera; la cura dei bisognosi ed infine la difesa dell'unità della umma islamica.

«Hizbullah considered Imam Khumayni as waliyy amr al-Muslimin (jurisconsult of the Muslims) or al-waliyy al-faqih, thus commanding to him absolute allegiance and loyalty in accordance with al-mas’uliyya al-shar‘iyya (the legitimate and religious responsibility) to the faqih, who is the official Iranian marja‘ al-taqlid. The faqih

146 Saad-Ghorayeb A., Hizbu'llah. Politics and Religion, Pluto Press, London 2002, pag. 63

147 Lo stesso Khomeinī viene descritto come un “uomo sacro”, tant'è che, per via del ruolo assunto durante la Rivoluzione Iraniana, assunse il titolo di mujaddid al-dīn (Rinnovatore della Religione) di questa epoca.

specifies the taklif and he is the only one who determines legitimacy»148.

L'obbedienza del Partito di Dio all'autorità del faqīh è un obbligo, seppur temperato da un largo margine di potere decisionale in quanto «His authority is confined to strategic issues such as jihad, political rule and the classification of “friends and enemies”»149,

aggiungendo però che tale autorità in alcuni casi deriva da una specifica richiesta: «in matter specific to particular states, like the issue of jihad and political partecipation, he awaits a request for his intervention before delivering any rulings»150.

Dalle direttive generali emanate dal faqīh derivano i compiti di amministrazione e di supervisione dei dettagli, l'esecuzione delle procedure, le politiche quotidiane e «and

jihad against the Israeli invader, in all senses»151.

Tale responsabilità, che è sostanzialmente indipendente a livello pratico, è assunta dai membri del Partito ed è guidata dal Segretario Generale. Questi ultimi ricevono l'autorità e la legittimazione direttamente dal faqīh, il quale accorda al Partito ampia libertà di manovra nello svolgere tali funzioni. La consultazione interna, inoltre, permette al Partito di stabilire e di valutare ciò che è applicabile e maggiormente adatto al proprio contesto interno. Inoltre, se la leadership si dovesse confrontare con questioni essenziali che richiedano una specifica conoscenza giuridica, il Partito dovrebbe prendere l'iniziativa di informarsi, oppure richiedere “l'autorizzazione clericale” per stabilire se l'azione sottoposta a valutazione giuridica debba essere abbandonata oppure posta in essere.

Come sottolineato da Ghorayeb, «the party's commitment to the Wilayat does not represent a “political” commitment to a national head of state. It is an “intellectual” commitment to a sacred Islamic figure and his successors whose commands are considered “fixed truths”»152, asserendo, inoltre, che la devozione a tale teoria è

sintomatica della sua inclinazione al panislamismo153. Tale devozione è rivolta in primo

luogo al faqīh ed in secondo luogo all'Iran. Il wilāyat diventa in tal modo l'ultimo rifugio del panislamismo, mentre l'Iran è lo stato che più si avvicina al modello di Stato islamico ideale.

148 Alagha J. E., op. cit., pp. 98-99 149 Saad-Ghorayeb A., op. cit., pag. 67 150 Ivi, pag. 68

151 Qassem N., op. cit., pag. 56 152 Saad-Ghorayeb A., op. cit., pag. 66

153 Il movimento panislamista nacque nel XIX secolo ed ebbe come scopo principale la riunificazione di tutti i popoli arabo-musulmani sotto un unico Stato islamico (il cui modello di riferimento è il Califfato) con l'obbiettivo di fronteggiare l'avanzata economico-politica e coloniale delle potenze europee in Africa.

L'obbedienza del Partito nei confronti delle linee giuridiche dettate dal faqīh non inficia né la politica interna portata avanti da Hizbullāh, né la cooperazione regionale ed internazionale con gruppi la cui direzione strategica incontra quella del Partito poichè, essendo parte integrante dello Stato libanese, «Hizbullah's work concords the Islamic order with the Lebanese national background […] Concern for the Islamic world's issues and those of the oppressed does not conflict with interest and concern for national issues that fall within the realm of refuting occupation and oppression, struggling for justice and preserving interest and national priorities»154.

2.3 Il concetto di giustizia sociale come fondamento della propria