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La Lettera aperta agli oppressi del Libano e del mondo

CAPITOLO II FONDAMENTI IDEOLOGICI E

2.1 La Lettera aperta agli oppressi del Libano e del mondo

Il 16 febbraio del 1985 Hizbullāh pubblicò sul quotidiano libanese al-Safir la “Lettera aperta agli oppressi del Libano e del mondo” (Nass al-risāla al-maftūha allāti

wajahaha hizbullāh ila-l mustad'afīn fī Lubnān wa-l-alām)81, manifesto politico, sociale

ed ideologico del Partito di Dio.

«On 16 February 1985, Hezbollah made its public debut to the world. The group's manifesto was declared by Hezbollah's spokesman, Sheickh Ibrahim al-Amin, who was one of the three official clerics who had been dispatched to Beirut to spread the Party of God's agenda to the people of the suburbs. The publication of the manifesto coincided whit the anniversary of Ragheb Harb's death and his face appeared on the cover. Ayatollah Khomeini appeared on the back of the manifesto»82.

Come sottolineato dallo shaykh Naim Qassem83, con tale dichiarazione il Partito di Dio

entrò in una nuova fase, portandolo dalla attività clandestina di resistenza «that run free from political or media interactions into public political work. On the one hand, such work is coupled to resistance as a main and fundamental priority. On another, it is an expression of the Party's vision and directive, as no jihad movement could separate itself from complementary political work that builds on the fruits of resistance and draw the objectives nearer»84.

La Lettera aperta si apre con la dedica agli oppressi del Libano; allo shaykh Raghib Harb «leader who […] sacrificed his soul and died as a martyr or was martyred in order to grant them victory, and as a witness to the tyranny and oppression of the world 80 Citato in Noe N., Voice of Hezbollah. The Statements of Sayyed Hassan Nasrallah, Verso, London, pag. 213

81 Alagha J., The Shifts in Hizbullah's Ideology. Religious Ideology, Political Ideology, and Political

Program, Amsterdam University Press, ISIM Dissertation, 2006, Appendice B, pag. 223. La versione

integrale della Lettera Aperta è presente in Norton A. R., Amal and the Shi'a. Struggle for the soul of

Lebanon, University of Texas Press, Austin, 1987, Appendice B., pag. 167

82 Ivi, pag. 54

83 Vice Segretario Generale di Hizbullāh, autore del volume da cui abbiamo tratto il testo e il commento oggetto di questo capitolo.

Per approfondire la figura dello shaykh si rimanda al sito ufficiale: http://www.naimkassem.net/. 84 Qassem N., op. cit, pag. 98

oppressors»85; alla Resistenza islamica e all'Intifada; infine a coloro che hanno

contribuito a frantumare il sogno americano in Libano e lottano contro l'occupazione israeliana «raising the banner of action according to the wilayat al-faqih»86.

Nel primo capitolo intitolato “Chi siamo e qual è la nostra identità?”, viene sottolineata l'esclusiva obbedienza al wāli al-faqīh (giurisperito) incarnato all'epoca dall'ayatollāh Ruhollah al-Moussawi al-Khomeinī, suprema autorità teologica sciita.

«Noi, figli della Umma di Hizbullah [...] rispettiamo gli ordini di un unico comando saggio rappresentato dalla tutela/protezione del giurisperito (waliyy al-faqih), attualmente incarnato nel supremo Ayatullah Ruhallah al-Musawi al-Khumayni… che ha fatto detonare la rivoluzione musulmana, e che sta portando alla gloriosa rinascita islamica»87.

Il Partito definisce sé stesso come una umma legata ai musulmani del mondo intero da un forte legame ideologico-dottrinale e politico, ossia l'islam: «we in Lebanon are neither a closed organisational party nor a narrow political framework. Rather, we are an umma tied to the Muslims in every part of the world by a strong ideological- doctrinal, and political bond, namely, Islam, […] as a religion for the world to follow»88.

Dunque, non un'organizzazione chiusa ma una componente della umma islamica mondiale, pronta a difendere gli altri musulmani sotto la supervisione politica del wāli

al-faqīh portando avanti quello che viene definito un “dovere religioso” (wajib shar‘ī).

Ognuno di loro diviene un combattente quando l'invito del jihād lo richiede, svolgendo ciascuno il proprio compito in battaglia in conformità con la “legittima e religiosa responsabilità” (taklīf shar‘ī) del wilāyat al-faqīh.

La Lettera aperta presenta Hizbullāh come il partito degli oppressi «serving the interests of the entire world oppressed and their perpetual revolution for achieving social, economic, and political justice. Hizbullah considered Third World Countries, which included all Muslim countries, as the world oppressed»89.

Nel manifesto agli oppressi Hizbullāh espone la sua posizione nei confronti dell'Occidente, in particolare degli Stati Uniti. L'Occidente viene descritto come «the tyrannical world set on fighting us»90. Hizbullāh dichiara di rifiutare sia l'Urss che gli

85Alagha J., op. cit., pag. 223 86 Ibidem.

87 Ivi, pag.224 88 Ibidem. 89 Ivi, pag.116

Usa, sia il capitalismo che il comunismo, in quanto entrambi incapaci di porre le basi per una società giusta. Con particolare veemenza rifiuta l'UNIFIL poiché, dichiara, esso è stato inviato con prepotenza ad occupare le zone evacuate da Israele che le utilizza come buffer zone91.

Sia dal punto di vista internazionale che dal punto di vista regionale, Hizbullāh definisce le potenze mondiali imperialiste e capitaliste come gli oppressori, guidati dal “Grande Satana” (Stati Uniti), Francia, e dal “Piccolo Satana” (Israele).

Riprendendo una famosa espressione dell'imām Khomeinī, il Partito di Dio dichiara che l'America è dietro tutte le catastrofi che hanno colpito il mondo arabo-musulmano. Il Partito di Dio sottolinea che si impegnerà a combattere e sradicare l'immoralità, la cui prima “radice” è l'America: «When we fight it, we only exercise our legitimate right of defending our Islam and the dignity of our umma»92.

L'America, gli alleati del Patto Atlantico e l'entità sionista93 sono accusati di attaccare

continuamente i musulmani e di farlo senza tregua. Per tale motivo, dichiara il Partito, i musulmani si trovano in uno stato di allerta permanente al fine di respingere l'aggressione e difendere la religione musulmana, la dignità e loro stessa esistenza. Hizbullāh li accusa di aver invaso il Libano, di aver distrutto villaggi, tagliato la gola dei loro figli, di aver violato i santuari e di aver nominato “padroni” che hanno commesso i peggiori massacri contro la umma islamica.

Nel paragrafo intitolato “I nostri nemici, e i nostri obbiettivi in Libano” Hizbullāh lancia una vera e propria guerra di resistenza contro le forze di occupazione che ha come scopo il raggiungimento dei tre obiettivi seguenti: espellere definitivamente dal Libano gli Americani e i Francesi, mettendo fine ad ogni entità colonialista; sottomettere i falangisti ad un giusto potere e sottoporli alla giustizia per i crimini che hanno commesso contro i musulmani e i cristiani; consentire a tutto il popolo libanese di determinare il suo futuro e di scegliere la forma di governo che desidera.

Come appena sottolineato, uno degli obiettivi di Hizbullāh è di concedere alla popolazione libanese (sia cristiani che musulmani) il diritto all'autodeterminazione attraverso la libera scelta della forma di governo che ritenga più opportuna. In realtà la “Lettera” invita il popolo libanese a scegliere il sistema islamico che è l'unico in grado sia di garantire giustizia e libertà per tutti, che di impedire ogni tentativo di infiltrazione imperialista in Libano. Un sistema che non deve essere imposto con la forza («we don’t 91 La zona cuscinetto.

92 Alagha J., op. cit., pag. 225

want to impose Islam upon anybody, as much as we don’t want others to impose upon us their convictions and their political systems»94).

Nel paragrafo intitolato “I nostri amici”, Hizbullāh invita tutti gli oppressi del mondo alla lotta, compresi i cristiani, esortando «the entire world oppressed to bond together in order to face the conceit of the world oppressors by forming an international consortium of liberation movements. Thus, Hizbullah’s struggle is aimed at achieving these objectives across the Muslim umma and beyond by confronting the oppressors who exploit the world’s oppressed»95.

Il manifesto aggiunge che gli “amici” di Hizbullāh sono quei cristiani e quei musulmani che lottano contro gli oppressori. Anche se questi popoli oppressi aderiscono a delle idee che non provengono dall'islam, questo non preclude la possibilità che il Partito di Dio collabori con loro per raggiungere determinati obbiettivi, quali l'eliminazione dell'oppressione e la creazione di una società più giusta:

«As for our friends, they are all the world’s oppressed peoples. Our friends are also those who combat our enemies and who defend us from their evil..[...]Even though we have, friends, quite different viewpoints as to the means of the struggle, on the levels upon which it must be carried out, we should surmount these tiny divergences and consolidate cooperation between us in view of the grand design»96.

Dal punto di vista interno Hizbullāh sostiene che gli oppressori sono i politici Maroniti e le loro milizie (Falangisti, Fronte Libanese, Forze Libanesi) in quanto collaborazionisti di Israele: «They participated in the implementation of certain Israeli plans in order to accomplish its Lebanese dream and acceded to all Israeli requests in order to gain power»97.

Il Partito di Dio distingue però i Maroniti dal resto dei cristiani: «In conformity to the Open Letter, in one of its political declarations Hizbullah stated that it sees in the presence of the peace-loving Christians, who reside in the areas under its control, the credibility of its “opening-up” (infitah) and the tolerance of Islam. Hizbullah stressed that the dhimmis or ahl al-dhimma share with the Muslims the social values of overt and purposeful tolerance such as love, fraternity, and solidarity»98.

Nella Lettera aperta specifica che la politica maronita, esercitata attraverso il “Fronte Libanese” e le “Forze Libanesi” è esente da tale tolleranza e non è in grado di garantire 94 Alagha J., op. cit., pag. 228

95 Ivi, pag. 116 96 Ivi, pag. 227 97 Ivi, pag. 226 98 Ivi, pag. 121

la pace e la tranquillità per i cristiani del Libano poiché è fondata sui privilegi confessionali e sull'alleanza con il colonialismo e con Israele.

La storia del Libano ha dimostrato che i privilegi confessionali sono una delle principali cause della grande esplosione che ha devastato il paese. Essa ha dimostrato che qualsiasi interferenza esterna non è stata di nessun aiuto per i cristiani del Libano che vengono esortati dal Partito a far ricorso alla ragione invece che alle armi, alla fede invece che al settarismo. Hizbullāh esorta i cristiani a rivedere le proprie posizioni: «if you review your calculations and know that your interest lies in what you decide, by your own free will, not what is imposed upon you, then we renew our call to you»99.

I Cristiani sono invitati ad abbracciare l'islam affinché possano essere felici in questo mondo e nella vita ultraterrena, li si esorta a liberarsi dall'odiato confessionalismo, a bandire dal loro cuore ogni fanatismo e campanilismo ed infine ad agire.

Hizbullāh chiarisce, nella Lettera aperta, che il suo punto di vista politico contro il Maronismo non implica un sentimento di vendetta contro tutti i cristiani: «If you were deceived and misled into believing that we anticipate vengeance against you – your fears are unjustified. For those of you who are peaceful, continue to live in our midst without anybody even thinking to trouble you»100.

Tale appello viene esteso a tutti gli oppressi tra i non musulmani, mentre coloro che appartengono all'islam solo formalmente sono esortati ad aderire alla pratica islamica ma nello stesso tempo a rinunciare ai fanatismi, respinti dalla religione musulmana. Con tali dichiarazioni il Partito di Dio apre al dialogo ed alla comprensione con i cristiani e con le altre confessioni religiose, un dialogo basato sulla incrollabile convinzione dell'ostilità nei confronti degli Stati Uniti e di Israele.

La presenza dell'“entità sionista” è considerata illegale, è l'odiato nemico «that must be fought until the hated ones get what they deserve»101.

La lotta e l'eliminazione di Israele è uno degli obbiettivi sul quale il Partito di Dio basa la sua resistenza militare, politica ed ideologica:

«Our primary assumption in our fight against Israel states that the Zionist entity is aggressive from its inception, and built on lands wrested from their owners, at the expense of the rights of the Muslim people. Therefore our struggle will end only when this entity is obliterated. We recognize no treaty with it, no cease-fire, and no peace

99 Ivi, pag. 229 100 Ivi, pag. 230 101 Ivi, pag. 231

agreements, whether separate or consolidated»102.

Israele è considerato “il più grande pericolo per il futuro delle nostre generazioni e per il destino delle nostre terre”, soprattutto perché, esaltando le idee di colonizzazione ed espansione, ha come obbiettivo quello di realizzare il sogno della Grande Israele, che si espande dall'Eufrate al Nilo.

Il Partito di Dio sottolinea che “l'entità sionista” è stata aggressiva sin dalla sua nascita ed è stata costruita sulle terre strappate ai loro legittimi proprietari, a scapito dei diritti del popolo musulmano: uno Stato coloniale artificiale creato dalle Potenze occidentali coloniali attraverso la sottrazione della terra ai palestinesi, con lo scopo di salvaguardare gli interessi occidentali in Medio Oriente.

Hizbullāh rifiuta di riconoscere il cosiddetto “conflitto arabo/israelo/palestinese” e ogni negoziazione e colloquio di pace volto a risolverlo, in quanto questo significherebbe il riconoscimento (o l'implicito riconoscimento) dello Stato israeliano. Per tale motivo il Partito condanna vigorosamente ogni piano di negoziazione con Israele e guarda ai negoziatori come nemici per il fatto che le trattative non sono altro che il riconoscimento della legittimità all'occupazione sionista della Palestina.

In linea con le sue ideologie politiche Hizbullāh condanna tutti i Paesi e le organizzazioni corrotte che sono d'accordo con il principio “land for peace”, considerando ciò uno sfacciato tradimento al sangue versato dal popolo musulmano- palestinese ed alla sua sacra causa. Per tale motivo il Partito lancia un appello ai musulmani di tutto il mondo affinché condividano, con i loro fratelli in Libano, l'onore di lottare contro l'occupazione sionista. Pertanto la Resistenza (di cui il partito ricorda il carattere islamico) e il jihād avranno fine solo quando la “cancerous gland” sarà estirpata.

Nel paragrafo intitolato “I Regimi Arabi Disfattisti” Hizbullāh dichiara che tali regimi, poiché complottano con Israele, non sono in grado di accompagnare le ambizioni e le aspirazioni della umma. Alcuni governanti reazionari sono dipinti come dei fantocci nelle mani dell'Occidente. In particolare i governanti degli Stati produttori di petrolio non hanno esitato a fare dei loro Paesi basi militari per l'America e la Gran Bretagna e si attengono ed eseguono «what the “White House” dictates to them, especially the policies of getting out the natural resources and the riches»103.

Tale politica disfattista ed accondiscendente spinge i regimi reazionari a mantenere le

102Ibidem. 103Ivi, pag. 233

persone nell'ignoranza, a lavare loro il cervello e a reprimere ogni mobilitazione islamica che è diretta contro l'America e i suoi alleati. Non sono in grado di schierarsi con gli oppressi, anzi, vietano loro di interferire negli affari politici perché ciò potrebbe rappresentare un grave pericolo per la sopravvivenza dei loro regimi.

«We find in these reactionary Arab regimes an impediment against the increase in conscious raising and unity of the Islamic populace. We consider them [reactionary Arab regimes] responsible in stalling the attempts to keep the wound open and the struggle with the Zionist enemy going on […] The day will come when these barely standing regimes will fall under the fist of the oppressed as has the thrown of despotism collapsed in Iran»104.

Nel paragrafo intitolato “Dio è con l'unità dei musulmani”, Hizbullāh lancia un appello ai popoli musulmani delineando le cause interne ed esterne delle tensioni esistenti tra essi. Mette in guardia contro l'imperialismo che causa discordia tra i musulmani i quali devono essere consapevoli che la politica coloniale mira alla distruzione dell'unità tra essi al fine di diffondere la sedizione (fitna) e di infiammare sentimenti settari tra sunniti e sciiti. La soluzione proposta dal Partito per far fronte a tali disaccordi è l'unità tra i musulmani, dipinta come un bastione in grado di distruggere le cospirazioni messe in atto dagli Stati arroganti ed oppressori. Tale unità può essere garantita solo seguendo le indicazioni dei “retti ulama” non corrotti dagli interessi del Grande e del Piccolo Satana.

Pur riconoscendo l'esistenza di differenze giuridiche tra sunniti e sciiti, il Partito dichiara che questo non preclude la possibilità che possa esistere un'unità ideologico- politica che li unifichi nella lotta contro la politica colonialista israelo-americana.

Esorta i musulmani ad essere consapevoli che il colonialismo non è stato in grado di controllare le loro risorse naturali e le loro ricchezze. Fu in grado di farlo solo dopo la rottura della loro unità, incitando sunniti contro sciiti e viceversa. Mettendoli in guardia, dichiara loro: «Do not allow the policy of “divide and rule” to be practiced among you»105.

La Lettera si conclude con una critica nei confronti delle Organizzazioni Internazionali, in particolare dell'Onu e del Consiglio di Sicurezza, che non costituiscono “un podio” per le nazioni oppresse e, in generale, rimangono inefficaci e inefficienti a causa dell'egemonica procedura di voto e della supremazia assoluta da parte delle potenze

104Ivi, pag. 234 105Ivi, pag. 236

occidentali.

La critica viene indirizzata in particolare nei confronti del sistema basato sul diritto di veto. Il Partito sottolinea che attraverso tale sistema le organizzazioni non servono gli interessi degli oppressi, ma esclusivamente quelli degli oppressori. Conclude lanciando un appello a tutti i Paesi affinché vengano adottate due risoluzioni: una che vieti il diritto di veto e l'altra che preveda l'espulsione di Israele dall'Onu in quanto «it is an illegitimate-rapist entity»106.

2.2 I tre pilastri del credo del Partito: credere nell'islam, nel jihād, nel