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Come è noto, nel secolo scorso l'utilizzo dei pronomi allocutivi di cortesia è stato soggetto a variazioni, alcune delle quali legate a forze esterne di politica linguistica (mi riferisco naturalmente al tentativo fascista di eliminare il lei);419 vediamo

come i testi scolastici si sono accostati al fenomeno nel corso del Novecento, con uno sguardo anche alle grammatiche postunitarie.

De Amicis, riportando i dubbi di Scrupolino, illustra narrativamente la problematicità nell'uso degli allocutivi per quanto riguarda la differenza tra lei e ella (anche con un ironico riferimento finale alla sacralità della codificazione grammaticale):

415 FORNACIARI 1881: 82.

416 Cfr. CORTICELLI (1878: 43), MOISE (1878: 268), MORANDI-CAPPUCCINI (1897: 119). 417 5: 48.

418 39: 268; 43: 312.

419 Per l'ingerenza della dittatura nelle questioni linguistiche del periodo si rinvia a MENGALDO (1994: 13-

16), a RAFFAELLI (2010) e alla bibliografia ivi indicata. Per osservazioni sui pronomi allocutivi cfr.

MIGLIORINI (1957: 187-196), NENCIONI (1982: 14), PATOTA (2009: 98), D’ACHILLE (2010a: 128; 2010b: 798), MOLINELLI (2010: 47-48). Si veda anche il documentario (disponibile in dvd) Me ne frego, regia di Vanni Gandolfo, da un'idea di Valeria della Valle: realizzato con i materiali dell'Archivio Luce, narra il tentativo del fascismo di creare una lingua unica, adeguata ai dogmi della dittatura (cfr. http://www.cinecitta.com/IT/it-it/news/45/5057/me-ne-frego-il-fascismo-e-la-lingua-italiana.aspx).

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Uno dei più molesti argomenti di dubbio e di confusione era per lui l’uso del lei e dell’ella, fra cui si trovava ogni momento come tra il martello e l’incudine. Gli dicevano: – Di’come i fiorentini. – Ma questi scellerati – rispondeva – dicono un po’ l’uno e un po’ l’altro. Che regola ci si può cavare, che Dio li confonda! – E con gente ch’egli praticasse, tanto e tanto si lasciava andare al lei; ma con persone a cui parlasse la prima volta, e che gli mettessero un po’di suggezione, non c’era verso: il

lei gli veniva sulle labbra, ma se lo rimangiava, e metteva fuori l’ella a proprio

dispetto, e lo sosteneva nel discorso a prezzo di qualunque sforzo e sacrificio della naturalezza e dell’armonia, anche facendo rider gli amici, pur di salvare la Grammatica sacra.420

Anche l'uso di voi in alternanza con lei non è ben chiaro: per Lombardo Radice421 si utilizzano in modo equivalente, mentre per Morandi e Cappuccini parlando "a una sola persona, noi possiamo darle del tu, del lei, del voi"422 mentre "a persona di rispetto" si dà il Lei o Ella, "non comune nell'uso familiare toscano"; il voi si dà "a persona con cui s'ha mezza confidenza".423

1919-1968

Buona parte delle grammatiche per le scuole elementari,424 medie425 e superiori426 si preoccupa di fornire una definizione degli allocutivi di cortesia. Alcuni dei testi editi durante il fascismo, com'è naturale, fanno proprie le indicazioni del regime a favore del voi:

Nessuna ragione giustifica l'uso del Lei o di Ella [...]. Quest'uso, sorto, per desiderio di pompa e di servilismo, durante la dominazione spagnola, non ha ragione di essere perché considera la persona non già come una realtà ma come un'astrazione.427

(Il voi) si adopra ormai, dopo le recenti disposizioni impartite, in tutti i casi in cui veniva adoperato il lei, che è stata considerata forma di colloquio e di scrittura

420 DE AMICIS 1987: 181. 421 LOMBARDO RADICE 1910: 72. 422 MORANDI E CAPPUCCINI 1897: 123. 423 Ivi: 125-126. 424 4: 62; 5: 100; 7: 34. 425 11: 127-128; 12: 369; 14: 75; 16: 230; 17: 163; 18: 87-89; 19: 97. 426 20: 254; 21: 134; 23: 135. 427 11: 127-128.

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ingiustificata, indicando essa un riferimento a una terza persona non presente o ad una sottintesa parola «signoria» che contrasta coi nostri concetti moderni. L'uso di

lei che dà luogo anche ad ambiguità sintattiche e di senso, fu introdotto tardi nella

nostra lingua e corrisponde a fogge di colloquio non nostre. Il tu e il voi hanno rappresentato nei più gloriosi periodi della lingua e della letteratura le due forme uniche delle espressioni di convenienza, ed anche quando la forma lei è prevalsa nel colloquio e nelle scritture, troviamo adoprato il voi da nostri grandi scrittori (Leopardi, Mazzini, Tommaseo, ecc.)".428

Altri testi, invece, cercano di delimitare l'àmbito d'uso del voi e del lei, senza però riuscire a dare una definizione accettabile: per uno delle scuole elementari, entrambi i pronomi di cortesia si possono adoperare, ma voi "non accorda familiarità";429 in un altro, rivolto alle scuole medie, si dice che voi deve essere rivolto a una persona di condizione inferiore che si voglia tenere a distanza e ai grandi dignitari,

lei alle persone di riguardo;430 infine, in uno per le scuole superiori, nella stessa pagina leggiamo: "voi si usa rivolgendosi a persone che hanno nei nostri confronti qualche superiorità. È usato anche dal superiore, nei confronti dell'inferiore, quando la familiarità non sia tale da utilizzare il tu", e più avanti: "rivolgendosi a persone di riguardo viene comunemente usato il lei (nei casi più solenni il pronome che fa da soggetto è Ella)."431

Solo uno dei testi fa un po’di chiarezza sulla differenza tra lei ed Ella:

(Il pronome di cortesia) in origine è rappresentato dalla terza persona femminile:

ella (cioè, Sua signoria) e loro (le loro signorie), e ad ella si è sostituito lei, più

corrente e meno solenne [...].432

Poi, però, prosegue con giudizi impressionistici e parzialmente contraddittori sull'utilizzo di lei e voi:

428 19: 97. 429 7: 34. 430 Cfr. 14: 75. 431 21: 134. 432 20: 254.

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Nelle classi popolari e nell'Italia Meridionale vige come pronome di cortesia la forma della seconda plurale: voi, che è più comodo di lei, e trova il suo più autorevole riscontro nella lingua francese.433

1969-2016

Neppure le grammatiche più recenti riescono a fare completamente chiarezza sull’utilizzo delle forme pronominali di cortesia. Solo tre testi individuano il maggior utilizzo, al singolare, di lei rispetto a voi (regionale) e ella (desueto), o il maggior utilizzo al plurale di voi rispetto a loro.434 Tra gli altri che si occupano dell’argomento, alcuni trascurano di prendere in considerazione il plurale,435 altri danno spiegazioni parziali rispetto all’uso di una forma piuttosto che un’altra, come nell’esempio che segue:

Alle persone amiche, ai parenti, si usa dare confidenzialmente del tu; il voi è adoperato solitamente nei riguardi dell’Autorità, nella corrispondenza commerciale, rivolgendosi a società, a ditte, ecc. Usiamo il Lei (meno sovente l’enfatico «Ella») rivolgendoci alle persone alle quali dobbiamo rispetto e considerazione; per il plurale maschile e femminile, si usa Loro.436

Troviamo informazioni parziali o inesatte anche in testi più recenti: 33 dedica un approfondimento ai pronomi di cortesia, in cui si dice che con persone di sesso maschile o femminile con cui non abbiamo un rapporto di confidenza usiamo i pronomi di 3a persona singolare e plurale lei e loro o il pronome di 2a persona plurale voi se si tratta di corrispondenza commerciale: “Lei è troppo buono, dottore!”, “Lei, signora, non doveva scomodarsi”, “Come Loro sanno, non amo molto uscire”; “La presente per informarVi del nostro ritardo”;437 37

individua come pronomi di cortesia unicamente lei e loro: “Lei, dottor Rossi, è

433 Ibidem. 434 35: 111; 39: 263; 43: 303. 435 31: v. A, 286; 42: 118. 436 32: 439. 437 33: 213.

96 davvero onesto”, “Lei, signora Bianchi, è molto simpatica”, “Loro, professoresse Neri e Guidi, una volta trasferite, rimpiangeranno questa scuola”.438

In conclusione, le grammatiche di G1 e G2 hanno caratteristiche comuni per quanto riguarda la trattazione dei pronomi allocutivi di cortesia, salvo gli esempi del voi fascista e il fatto che, mentre nel periodo precedente al 1968 le grammatiche di ogni ordine di scuola trattano l’argomento, nel periodo successivo questo è riservato ai testi rivolti alla scuola media e superiore.