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La questione del “ben pronunciare”: le varietà regionali di pronuncia

L'interesse nei confronti della lingua parlata si limita alla pronuncia e, come recitano i programmi del 1905, è fondamentalmente rivolto alla "correzione della fonetica dialettale".237 Già in epoca postunitaria, quando ebbe inizio per l'italiano il

237 "Valga ad ogni modo questa osservazione per dire quanto il maestro debba avere cura della pronunzia,

esercitando nel linguaggio degli alunni una correzione paziente, massime dei riLessi dialettali. Sotto questo aspetto le classi che danno migliori risultati, sono quelle rette dai maestri che meglio pronunziano e leggono e che maggior cura pongono nella correzione parlata e scritta. Il maestro che legge e pronunzia male, o, peggio, che adopera abitualmente espressioni dialettali e permette che anche gli alunni ne usino, coltiva difetti, i quali, passando dal linguaggio parlato allo scritto, diventano errori ortografici e grammaticali, che egli più tardi solo con grandissimo stento riuscirà, se pure, a sradicare". Cfr. R.D. 29

66 passaggio da lingua prevalentemente scritta a lingua parlata,238 una delle necessità che si

presentarono ai grammatici fu quella di "arginare la diffusione di diversità fonologiche e grafiche [...], pericolose per l'unità di un sistema linguistico nazionale in fieri".239 Infatti,

i grammatici postunitari manifestarono subito, rispetto ai loro predecessori, una diversa e più larga attenzione per i problemi di pronuncia e molti si accorsero che questa non seguiva poi tanto fedelmente la scrittura come pur andava sostenendo Fornaciari (1882, 11).240

Inevitabilmente, in seguito alle indicazioni dei programmi, la tendenza correttoria della pronuncia non poteva che irrobustirsi nei testi scolastici successivi. In linea con l'esigenza di una lingua comune, gli aspetti fonologici su cui gli autori delle grammatiche generalmente si soffermano sono alcuni di quelli in cui le varie pronunce regionali si differenziano da quella fiorentina; in questo lavoro mi occuperò delle opposizioni /e/ - /ɛ/, /o/ - /ɔ/, /ts/ - /dz/, /s/ - /z/.241

1919-1968

La maggior parte delle grammatiche di G1 pensate per la scuola elementare non si occupa della pronuncia;242 la situazione cambia nelle grammatiche destinate agli

genn. 1905, n. 45, cit. in CIVRA (2002: 279), consultabile online alla pagina http://antologia.marcovalerio.com/programmi/1905.htm. Sull'argomento si veda anche la monografia di PAPA (2012: 79-113). Bisogna comunque ricordare, con DE BLASI (1997: 55), che nelle Istruzioni dei programmi del 1905 "l'educazione alla lingua parlata nega a questa ogni specificità e la considera solo come una preparazione alla scrittura". Si veda in proposito anche DE BLASI (2004).

238 Il riferimento d'obbligo è a DE MAURO (2011); si veda anche SERIANNI (2013b: 35-42). 239 CATRICALÀ 1995: 81.

240 Ibidem.

241 A questo proposito si vedano, oltre a SABATINI (1985: 156) e GALLI DEPARATESI (1987: 43-45), gli

studi di LEPSCHY (2005: 17) e D'ACHILLE (2010a: 108;209), le considerazioni di DE MAURO (2014: 132)

e la bibliografia ivi indicata. Fino agli anni ̓80 del Novecento, a scuola, "la prononciation régionale est enseignée - dans la majeure partie des cas - inconsciement, l'école italienne n'ayant aucune tradition d'enseignement de l'orthoépie. Les enseignants, individuellement, ignorent la norme phonétique standard" (SANGA 1981: 98, nota 2). Per indicazioni sull'insegnamento della pronuncia nella scuola di ieri e di oggi si veda REVELLI (2013: 201-202).

242 Un solo testo fa riferimento alla totalità delle opposizioni, quelle tra "e e o aperte e chiuse" e "s e z

aspre e dolci" (cfr. 5: 8-9), mentre in un altro si insiste particolarmente sulla diversa apertura delle vocali, attraverso numerose regole ed esercizi dedicati al suo riconoscimento e memorizzazione: "dopo aver letto bene trascrivete: La parola bòtte è un nome femminile, plurale di bòtta che significa colpo [...]. La bόtte invece è un grande recipiente di legno a doghe [...]. Vedete dunque, o figliuoli, che grandi differenze per un accento?" (6: 47). Seguono numerose regole e esercizi per la corretta pronuncia (ivi: 48-53).

67 ordini scolastici successivi: infatti, quasi tutte forniscono esempi dell'opposizione tra /e/ - /ɛ/ e /o/ - /ɔ/,243 mentre in misura minore viene presa in considerazione quella esistente tra /ts/ - /dz/ e /s/ - /z/.244 Non pochi autori, inoltre, mostrano di avere ben chiara la variazione diatopica del fenomeno:

I dialetti toscani distinguono molto bene due suoni dell'E e dell'O, cioè un suono aperto ed uno chiuso. Ma chi appartiene ad altra regione d'Italia, anche se persona istruita, distingue poco e talora confonde i due suoni [...]. Certo non è bello, come presso i Lombardi, udire un perchè con quella e spalancata. Ma come rimediare? Con le regole grammaticali.245

I dizionari e le persone colte (anche gli «attori», coloro che doppiano i film, gli annunziatori della radio, ecc.) si regolano o dovrebbero regolarsi secondo la pronunzia «toscana»; ma l'italiano «comune», che non sente viva nella sua coscienza questa distinzione (o perché non la trova nel suo dialetto, o perché non l'avverte chiaramente nella parola degli altri e tanto meno nella scrittura), s'avvia ad adottare un timbro «medio», cioè nè «aperto» nè «chiuso». [...] Questo inconveniente, del resto, si ripete anche per altri suoni, perchè l'esatta pronunzia della nostra lingua rimane di solito assai trascurata nelle scuole e nelle grammatiche.246

L'esatta individuazione del suono aperto o chiuso di e ed o riesce facile ai toscani, più difficile a coloro che sono nati e vivono in altre parti d'Italia, e non è cosa agevole enunciare regole che insegnino la corretta pronunzia delle due vocali in tutte le parole nelle quali esse compaiono. La migliore guida sarà la viva voce dell'insegnante o delle persone che parlano bene o anche il dizionario.247

Alla consapevolezza della facilità di errore nella pronuncia, perché legato all'ortografia, si unisce la preoccupazione per le sue ricadute sulla scrittura:

Certe tendenze all'errata pronunzia sono proprie di una regione o di un'altra [...]; ma da tutti, anche dai toscani, è trascurata la pronunzia, e quindi errato sovente l'uso

243 11: 7-8; 12: 11-12; 13: 18; 14: 14; 15: 14; 16: 179; 17: 5; 18: 13; 19: 4; 20: 19; 21: 17-18; 22: 17. 244 12: 22; 13: 20; 14: 17; 15: 15; 17: 7; 18: 14; 19: 7; 20: 33; 21: 21. 245 18: 13. 246 Ivi: 22. 247 21: 17. Si vedano anche 14: 17 e 19: 5, 7.

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nella scrittura.248

Tale accento deve per necessità segnarsi in tutte le parole costituite dagli stessi suoni, e che dànno diverso significato secondo che la e o la o sono aperte o chiuse.249

1969 - 2016

Così come i loro predecessori, anche gli autori di grammatiche per la scuola elementare della seconda parte del campione non si occupano della pronuncia. Si pongono il problema, invece, quasi tutti gli autori dei testi destinati alla scuola media e alla scuola superiore.250 Essi sembrano consapevoli del fatto che la pronuncia fiorentina non sia riprodotta da parte degli studenti di tutta Italia, in particolare per quanto riguarda le vocali (“Non è facile dire quando le e le o accentate si debbano pronunciare chiuse o aperte”;251 “Scrivi ognuno dei seguenti

omografi accanto al relativo significato. In caso di dubbio, consulta il dizionario:

accètta/accétta, collèga/colléga, vènti/vénti, fòro/fóro”;252 “Segna l’esatto accento

fonico sulle parole che seguono e poi indica, aiutandoti eventualmente col dizionario, se il suono delle e oppure della o su cui cade l’accendo fonico è aperto (a) o chiuso (c): cartone, cesta, pezzo, ciminiera, errore, stomaco, rilento,

girello”253).

Negli ultimi due esempi si consiglia di utilizzare il dizionario in caso di dubbio; lo stesso testo, proponendo esercizi simili per la pronuncia della s e della z sorde o sonore, non dà lo stesso suggerimento, lasciando intuire che probabilmente il peso dato alla pronuncia delle vocali non è lo stesso dato alla pronuncia delle consonanti in questione: 248 11: 12. 249 15: 14. 250 30: 22-23; 31: 8-9; 32: 216, 238; 33: 20, 24; 34: 76; 36: 23, 26; 37: 14-15, 23; 38: 654-659; 39: 532-

535; 40: 24-25, 27; 41: 205, 209; 42: 5, 7; 43: 167, 169. L’unico testo rivolto alla scuola media che, pur occupandosi della pronuncia, non fa riferimento alla distinzione tra e e o aperte e chiuse e s e z sorde e sonore è 35.

251 30: 22. 252 33: 21. 253 Ivi: 24.

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Sistema le seguenti parole nel giusto gruppo, distinguendo il suono dolce della z da quello aspro: zimbello, porzione, azzardo, zebra, deficienza.254

Completa le seguenti parole aggiungendo le lettere mancanti e poi indica nelle parentesi se il suono della s è dolce (d) o aspro (a): …nda (…), ….glia (…), deci…(…), fe…(…), …go (…).255

Non mancano i casi in cui i testi cadono in contraddizione, come nel testo 41, che in un punto spiega che le differenze di pronuncia non sono un problema fintanto che non causino errori ortografici,256 per poi affermare qualche pagina più avanti che è bene non commettere errori nella pronuncia delle e e delle o aperte e chiuse;257 o nel testo 42, che propone l’esercizio:

Nelle seguenti frasi individua la parola corretta tra le due scritte in corsivo e cancella quella sbagliata: solo un attento esame del significato della frase ti può guidare nella scelta. 1. Non c’è ròsa/rósa senza spina 2. Lo spettacolo inizia tra vènti/vénti minuti […].258

Il significato della frase non può guidare il parlante nella scelta dell’accento corretto, in quanto è la competenza nel riconoscimento del suono a permettere di scegliere tra i due omografi: il contesto della frase permette, certamente, di capire che in 1 si parla di un fiore e non del participio passato del verbo rodere e che in 2 abbiamo a che fare con un numero e non con masse d’aria; questo però non ci dice nulla sulla pronuncia fiorentina delle due parole.

È dunque evidente che per le grammatiche di G2 la pronuncia non fiorentina, in particolare per quanto riguarda la scelta delle vocali, equivale a una

254 Ivi: 35.

255 Ibidem. La stessa situazione si ripete nel testo 36, in cui un esercizio chiede: “Indica se le e e le o delle

parole omografe in corsivo presenti in queste frasi sono aperte (a) o chiuse (c). In caso di difficoltà aiutati con il vocabolario” (36: 25), mentre l’altro non fa riferimento a casi dubbi, chiedendo semplicemente di sottolineare in blu le parole in cui la lettera s e la z sono sorde, in rosso quelle in cui sono sonore (Cfr. ivi: 30).

256 Cfr. 41: 200. 257 Cfr. ivi: 212. 258 42: 31.

70 pronuncia errata; oltre agli esempi letti, 39 definisce le differenze regionali dalla pronuncia fiorentina “errori di pronuncia”,259 mentre altri testi propongono

esercizi di correzione quali:

Alla caccia dell’errore: quali sono gli accenti segnati erroneamente? fratéllo – tendòne – mèdico – zébra – blòcco […].260

Nelle seguenti frasi cancella le parole omografe errate. 1. Come mai oggi la posta/posta non è ancora stata consegnata? 2. Quella botte/botte contiene vino pregiato. 3. Claudia non accetta/accetta le vostre scuse […].261

In conclusione, segnalo che uno solo dei testi propone un esercizio da svolgere oralmente sull’argomento.262