È questo il quesito più frequente che ci viene rivolto, quando, durante un‟escursione naturalistica, ci si incammina su un territorio, ponendoci domande sulla genesi degli affioramenti di gran parte dei terreni dell‟isola di Sicilia. Ed è difficile far credere che, semplificando un po‟, si cammina su un fondale marino più o meno profondo formatosi milioni di anni or sono, che ora, emerso per imponenti movimenti tettonici, si rende disponibile all‟erosione e al modellamento degli agenti esogeni, nonché alle nostre colture, alle nostre strade, ai nostri palazzi e al nostro degradante uso e consumo. È per questo che, con un‟affermazione un po‟ decisa, tendiamo a credere che la tutela del territorio passi anche attraverso le conoscenze geografiche, che devono diventare “conoscenze di massa” (altro che diminuzione delle ore di geografia nelle scuole…) “provvedimento governativo stupido, perché la geografia è forse la disciplina più importante per chi non voglia vivere rinserrato nella sua dimora, ma comprendere il mondo in cui si trova”(Canfora, 2013
Certo, la geologia descritta in queste pagine è una sorta di geologia essenziale, utile per completare una corretta “lettura geografica del territorio” e di cui bisogna tener conto nella fruibilità culturale del sito, da far presente tanto ai viaggiatori, quanto ai turisti apparentemente meno interessati agli aspetti naturalistici delle località in studio.
In questo lavoro, abbiamo ricercato siti “geoculturali” fruibili persino dalle scolaresche. Di certo, alcuni di questi luoghi non sono ancora abitualmente utilizzati ai fini turistici, altri hanno una certa rinomanza turistica ma per motivazioni finora avulse dall‟interesse culturale; inoltre, come già accennato, abbiamo evitato di studiare siti difficili da raggiungere e con accessi poco fruibili.
Premesso che in molte zone della Sicilia, come dell‟intero meridione, “il patrimonio culturale è radicalmente compromesso ed il processo di degrado dell‟ambiente e del territorio è del tutto irreversibile”(Nocifora, 2004)e che quindi non è improbabile rimanere
sconcertati per avere nel contempo la visione di “tanta bellezza” in prossimità di altrettanta “bruttezza”, che ingenera un dolore al quale non dovremmo mai assuefarci, vogliamo infine ricordare il rispetto che si mostrava per il paesaggio durante l‟era preindustriale citando il costituzionalista Salvatore Settis : “Quest‟Italia che fu non era immobile, cambiava anzi ogni giorno, ogni ora: ma cambiava sotto quello sguardo vigile e inconsapevolmente amoroso. Cambiava piano, cambiava con cura. Come se ognuno, dal contadino al principe, sapesse egualmente bene che nessuna torre mai dev‟essere più alta di quella del Comune (o del duomo), che nessun folto di ulivi dev‟esser mai spianato. Che nessuna veduta dev‟essere alterata o turbata senza misura e senza ragione, cioè senza pensarne crearne una migliore; che mai lo sguardo deve posarsi su una bruttura”(Settis, 2010). Non siamo tenuti a tesser le lodi dell‟era
preconsumistica, ma sappiamo bene in fondo al cuore, che un‟idea consumistica del “benessere” ha quasi dappertutto degradato il paesaggio.
Orbene, rassegnati a questo contesto, abbiamo concentrato la nostra attenzione sui seguenti siti, che potevano in qualche misura corrispondere alle caratteristiche dei profili prima riportati, costituendo dei veri e propri “casi studio” :
Il castello e la rocca di Calatabiano, meraviglioso castello su una
rocca determinata da una geologia sorprendente -
La Riviera dei Ciclopi, notissima per i miti associati ma tutta da
riscoprire per le peculiarità scientifiche che la caratterizzano -
L’isola di Capo Passero, luogo estremo, dal grande fascino storico e
naturalistico -
La valle di Pantalica, straordinario esempio di commistione
geomorfologica e antropologica nelle cave iblee -
Il Chiancone di Riposto della spiaggia di Praiola, sito
semisconosciuto da tutelare per l‟affascinante storia geologica che lo ha prodotto.
Alcuni di questi siti sono già protetti e tutelati sia come riserve naturali, SIC o come ZPS8, gli altri, grazie al loro intrinseco valore culturale possono essere proposti agli organismi di tutela, perché si attivino al più presto per conservare intatte e valorizzare le peculiarità dei luoghi in questo contesto segnalati. Tutti questi luoghi inoltre, possono connotarsi anche come geositi, perché presentano interessanti e peculiari strutture di tipo geologico che vanno però ad innestarsi in un quadro di relazioni più ampio, i cui fili conduttori diversificati ed interdisciplinari si prestano ad una lettura del territorio che li può definire come “bene culturale geografico”. In questo quadro, è bene segnalare che nel corso degli ultimi decenni, hanno assunto dignità culturale anche beni inaspettati, sia naturali che manufatti, il cui valore intrinseco non veniva in precedenza riconosciuto ed era anzi gravato da connotazioni negative; si pensi alle miniere abbandonate, oggi in cerca di grande riscatto culturale oppure alla archeologia industriale, come
8 SIC : Sito di Interesse comunitario; ZPS : Zona di Protezione Speciale. Di entrambi si è
evidenziamo nel nostro caso di studio, in cui gli insediamenti delle tonnare o delle saline, hanno assunto pienamente la connotazione di
bene ambientale culturale che salvaguarda la memoria del passato
e la cultura del presente.
L‟attrattività turistica di queste località, può far riferimento a un circuito locale a servizio di turisti prevalentemente già in zona, per vacanze tradizionali o comunque provenienti da bacini urbani limitrofi o come si suol dire, per un “turismo di prossimità” ma in realtà un circuito culturale ben studiato per appositi “target”, può convogliare turisti interessati provenienti da tutto il mondo.
Una breve analisi dell‟accessibilità del sito sarà qui presentata unitamente alla descrizione della presenza di servizi al turista. Come supporti necessari alla fruizione potrebbe essere consigliabile la presenza di guide che sappiano evidenziare e far comprendere pienamente le caratteristiche ed il valore del bene paesaggistico, ma in alternativa, la preparazione di materiale esplicativo da parte delle “Pro loco” può rivelarsi egualmente utile o infine l‟apposizione di pannelli esplicativi direttamente “in situ” possono avere la loro funzione di richiamo dei fruitori interessati a conoscere le peculiarità di quell‟ambiente.
Tutti questi siti se correttamente fruiti e valorizzati possono avere un valore economico incrementato? Noi riteniamo di si(Tempesta, 1996),
anche se non è in questa sede che viene approfondito questo tipo di studio, a cui si rimanda in bibliografia.
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