Ogni vulcano, a dispetto di ciò che appare, è in origine una depressione, “un buco” che sprofonda nelle viscere della Terra, ecco perché dove oggi sorge il vulcano più alto d‟Europa, esisteva durante il primo periodo Quaternario, un profondo golfo marino “pre-etneo” che lambiva i Peloritani verso Nord e gli Iblei a Sud, comprendendo totalmente anche l‟attuale Piana di Catania. A partire da 600 mila anni or sono, prende inizio nei fondali centro-settentrionali di questo golfo, un lungo periodo di attività vulcanica sottomarina. Questa prima attività vulcanica non produsse subito un piccolo cono, ma al contrario si estese lungo grandi fratture sottomarine che partendo dall‟area degli attuali faraglioni, si dirigevano verso l‟antica costa, nei pressi della odierna città di Adrano. Questa base di prodotti vulcanici, con composizioni chimiche leggermente diverse dai recenti basalti eruttati dal vulcano, costituisce la porzione più antica delle lave etnee (Livello Tholeitico Basale) e tuttora si ritrovano in affioramento proprio nei pressi delle cittadine di Adrano, Paternò e Motta S. Anastasia ad occidente, e nelle Isole dei Ciclopi all‟altro estremo orientale. Nelle aree centrali, le lave eruttate successivamente, hanno del tutto cancellato i segni di quella attività sottomarina che un tempo costituiva la larga base del paleovulcano etneo.
La composizione chimico-mineralogica dei prodotti lavici etnei è denominata basalto, che è la roccia più comune fra le rocce effusive125 e può assumere vari tipi di forme macroscopiche dipendenti dalle condizioni di raffreddamento.
La peculiarità della Riviera dei Ciclopi, consiste nel mostrare, come in un manuale a cielo aperto, queste forme vulcaniche tutte meravigliosamente rappresentate con formazioni uniche al mondo che esprimono straordinari geositi.
Ne sono esempio i Faraglioni e la vicina riviera, i quali fanno parte di un unico complesso “ipoabissale”126, cioè di una sorta di iniezione di materiale lavico rimasta poco al di sotto del fondale marino, in letteratura chiamata “laccolite”; essa non venne “a giorno” immediatamente ma rimanendo sotto il fondale, ebbe il tempo di formare durante il lento raffreddamento del magma, macroscopiche strutture geometriche regolari, come fossero prismatiche canne d‟organo, visibili oggi, sia sotto forma di “basalti colonnari” nei Faraglioni, sia come “pavimento dei giganti” nel porticciolo di Acitrezza; quest‟ultima struttura simile ad un pavimento naturale, non è altro che la spianata di abrasione marina che ha sezionato in testata i basalti colonnari, costituendo un curioso lastricato che si ritrova in diversi punti del porto, il quale sembra piastrellato da geometriche “mattonelle” esagonali … applicate ovviamente dai giganti.
125 Ricordiamo che per rocce effusive si intendono quelle rocce prodotte dalle eruzioni le cui lave
sono venute a giorno (anche sotto il mare) altrimenti i prodotti magmatici rimasti all‟interno della crosta terrestre prendono il nome di rocce intrusive
126 Rocce formatesi dal magma che rimane contenuto poco al di sotto della superficie terrestre e
che, in questo caso, non avendo avuto il contatto con l‟acqua marina, produce rocce che si sono raffreddate abbastanza lentamente rendendole più tenaci e con strutture geometriche
Fig. 8.2 “Pavimento dei giganti” presso il porto di Acitrezza
Circa 500 mila anni fa, per motivi tettonici che continuano tutt‟ora a strutturare la zona, si iniziò l‟emersione in diverse fasi, del fondale marino e delle lave sottostanti che si rinvengono oggi nell‟Isola Lachea e nei Faraglioni. Una porzione di fondale argilloso è ancora ben visibile sulle cime dei faraglioni, sull‟isola Lachea e in diversi siti sulla collina di Acitrezza, dove l‟antico fondale è stato “dislocato” da numerose faglie, ritrovandosi fino a circa 300 m sopra il livello del mare.
Laddove l‟antico laccolite ha avuto punti di contatto con l‟acqua del mare, vi è stata una vera e propria eruzione sottomarina; questa, produce di solito due tipologie di strutture entrambe ben rappresentate nella Riviera dei Ciclopi ma in particolare nella rocca del Castello di Aci : i “pillows” e le “jaloclastiti”. Questo sito è uno dei più rappresentativi al mondo per la bellezza dei propri “pillows lave” nel loro nome inglese, cioè lave a cuscini, che non hanno nulla di morbido ma semplicemente sono lave che hanno assunto una forma tondeggiante al contatto con l‟acqua fredda del mare. Sulla genesi dei pillows, come ormai si chiamano anche in letteratura italiana corrente, vi sono evidenze scientifiche registrate anche a grandi profondità oceaniche, dove i pillows sono frequentissimi, ed è
assodato che la loro forma è dovuta alla contrazione termica del materiale appena effuso che fuoriesce per piccole o grandi “bolle”; queste si raffreddano immediatamente nella zona superficiale formando al contorno di ogni singolo pillow, vetro vulcanico nero e traslucido simile all‟ossidiana, mentre all‟interno la massa cristallina è di solito fessurata a raggiera. All‟interno della massa basaltica si ritrovano piccole concentrazioni di minerali bianchissimi; non si tratta di sale marino ma di minerali tipici, provenienti dai gas magmatici, chiamati zeoliti. Tutta la parete della rocca del Castello è un tripudio di pillows di diverse dimensioni che ci dimostrano l‟origine sottomarina di questa rocca e la sua affascinante storia geologica. Se si vuole, e vi invitiamo caldamente a farlo, i pillows si possono osservare ancor più da vicino scendendo nella spianata di abrasione marina alla base del Castello (per i locali, ‟e praghi ) dove li ritroviamo visibili in sezione, e dove si ravvisa addirittura parte del sedimento argilloso marino originario, rimasto intrappolato fra un pillow e l‟altro. Questo sedimento nel venire al contatto col pillow appena eruttato, ha modificato la propria struttura originaria essendosi “cotto” per il calore prodotto dal pillow, e si è quindi “metamorfosato per contatto”127 come usano dire i geologi
Fig. 8.3 Pillows sul terrazzo marino, lato S
127 Il “metamorfismo da contatto” è il meccanismo che a scala molto più ampia ha prodotto gli
Fig 8.4 - Particolare dei pillows (scala 1:5 circa)
L‟altra tipologia di materiale, associato sempre alle eruzioni sottomarine, sono le jaloclastiti, meno belle a vedersi trattandosi di materiale sabbioso e brecciato più o meno incoerente e di colore giallo brunastro. Esso è dovuto alla minutissima frammentazione del materiale lavico, “letteralmente esploso” al contatto con le prime infiltrazioni d‟acqua nel laccolite. Nella Rocca del Castello tutta la porzione orientale, verso il mare, è ricoperta dalle jaloclastiti che rappresentano un materiale incoerente soggetto a facile erodibilità. In zona, possono anche essere riscontrate nei pressi dell‟abitato di Ficarazzi e dell‟albergo Eden Riviera.
Fig. 8.5 - In primo piano, antistanti al castello, le Jaloclastiti
Altra tipologia di lave tipiche, riscontrabili nei dintorni, sono le lave a corde : lave dall‟aspetto ondulato dovuto al corrugamento della zona superficiale raffreddatasi in ambiente subaereo più rapidamente rispetto alla massa fluente sottostante, la concavità delle “corde” indica la direzione di discesa del flusso; si ritrovano nascoste tra il legname del piano di calpestio dei lidi Esagono e Risacca, in territorio di Acicastello, ma sono invece ben visibili in diversi siti presso il lungomare della scogliera della città di Catania in particolare di fronte all‟albergo “Hotel Nettuno”.
La descrizione degli aspetti geologici più rilevanti della Riviera dei Ciclopi si può completare con la citazione delle caratteristiche del sedimento che fa da “cappello” sia all‟Isola Lachea, che ai Faraglioni stessi : si tratta del vecchio fondale marino, costituito da marne argillose (argille con forte presenza di calcare) infra-pleistoceniche (risalenti a circa un milione di anni fa ) con chiare tracce alla base di metamorfismo da contatto (cioè “cotte” alla base, dal calore del magma) che rappresenta l‟evidenza dell‟intrusione magmatica ancora ben calda sotto il sedimento del fondale marino di quell‟epoca. Da allora, il fondale del mare antistante la Riviera è molto cambiato essendo prevalentemente influenzato dai sedimenti provenienti dalla attuale degradazione delle lave etnee.
Fig. 8.7 La sommità dell’Isola Lachea e del faraglione ricoperta dall’antico fondale marino argilloso
L‟Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi costituiscono una Riserva
Naturale Integrale gestita dall‟Università di Catania attraverso un
ente (CUTGANA); il Museo Didattico Naturalistico “Lachea” situato sulla sommità dell‟omonima isola raccoglie numerosi e significativi esemplari di fauna, flora e minerali dell‟Arcipelago dei Ciclopi.
Tutta la costa delle “Terre di Aci” oggi risulta una zona fortemente urbanizzata e sottoposta ad alta pressione antropica e turistica, ciononostante, questo litorale non ha perso il suo fascino misterioso, per la speciale sensazione di inquietudine che si prova, soprattutto nelle solinghe passeggiate serali d‟inverno, guardando il mare roboante da una parte e l‟Etna che erutta una lingua di fuoco dall‟altra, riconoscendosi privilegiati nell‟essere così a contatto con queste due grandi forze creative e distruttive della natura che hanno forgiato anime e rocce locali e che infondono per qualche misterioso
motivo, la speciale sensazione che… non si nasce invano ai piedi di un vulcano… (Jorge Pilar, poeta andino).
Bibliografia cap. VIII
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Sitografia
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CAPITOLO IX
Sull’isola di Capo Passero
Possiamo interpretare con parole, le sensazioni che suscita un luogo estremo, un‟isola di confine che dà il senso della propria finitezza e nel contempo apre gli orizzonti verso l‟infinito azzurro del mare ?
Ma chi vada semplicemente in quell‟estremo lembo di Sicilia, da cui si scopre il faro del Capo Passero e quasi le creste dei mari che s‟incontrano allo spartiacque… (Cesare Brandi, Sicilia mia
)
1289.1 Capo Passero “territorio emotivo”
L‟Isola di Capo Passero è un luogo del cuore, o un luogo dell‟anima, prima di essere oggetto di qualunque considerazione scientifica; in letteratura, questo sito geografico si può indicare con l‟espressione di “territorio emotivo”. Un territorio emotivo è uno spazio geografico fisico e umano, che ha generato emozioni intense e conserva la capacità di provocarne negli abitanti e nei visitatori (Ruocco, 2010). Il
suo adagiarsi con leggerezza sul mare, senza mostrare asperità, induce a pensare ad una mano fraterna della terra che sfiora appena il mare degli Joni. E quel mare si lascia accarezzare dalla terra per l‟ultima volta, prima di congiungersi col mare africano, dove la riva cambia la propria natura, e il colore del mare vira, dal blu profondo dello Jonio, con le sue coste rocciose, a tutte le sfumature verd‟azzurre delle coste basse e sabbiose prospicienti l‟Africa. L‟importanza dell‟Isola di Capo Passero, al di là delle solleticazioni dei sentimenti e dello strepitoso mare, è dovuta alle proprie qualità naturalistiche, sia come geosito sia per tipicità vegetazionali, che in questo lavoro descriveremo con qualche dettaglio. Si rivelano inoltre, affascinanti aspetti legati all‟attività umana della pesca dei tonni che
128 Cesare Brandi, senese, accademico dei Lincei, è il più grande storico dell‟arte vissuto in
Sicilia, cattedratico a Palermo e Torino ha scritto il libro in citazione che è una raffinata “guida turistica” della regione.
svelano nell‟isola un genius loci simbolicamente caratterizzante l‟evoluzione geografica del territorio siciliano.