Tutti i terreni affioranti della Sicilia, ad esclusione della zona degli Iblei, non si ritrovano nello stesso luogo della loro originaria formazione, ma sono stati traslati anche per centinaia di chilometri da imponenti forze tettoniche dovute all‟orogenesi degli appennini, di fatto ancora in corso. L‟orogenesi Alpino-Himalaiana non ha interessato solo quelle catene montuose da cui riceve il nome, ma ha
90 Durante i lavori di costruzione dell‟autostrada ME-CT furono ritrovate a valle del maniero due
tombe di epoca classica con due scheletri aventi il capo rivolto verso occidente, oltre a 6 monete e cinque vasetti di terracotta, segni evidenti di una necropoli e quindi di un territorio sub-urbano.
coinvolto anche l‟intero bacino del Mediterraneo, modificando totalmente l‟assetto delle originarie porzioni di crosta terrestre sottostanti.
Le “lamine”, i “brandelli”, le “scaglie” di crosta terrestre (in letteratura chiamate thrust) che si sono sovrapposte più o meno caoticamente come “impilamento di falde tettoniche”, in particolare durante gli “ultimi” 8 milioni di anni in cui ha avuto corso l‟orogenesi delle montagne siciliane, vedono rappresentare nella catena “montuosa” siciliana, una piccola porzione della lunga catena appenninica, chiamata più propriamente “Appenninico-Maghrebide”, che si diparte dalle Alpi, prosegue per tutta la penisola italiana in senso NE-SW, vira, in corrispondenza dell‟arco calabro-peloritano disponendosi in senso circa W-E, coinvolgendo le tre porzioni dei monti appenninici siciliani: Peloritani, Nebrodi e Madonie, nonché le alture collinari dei monti di Palermo come anche il complesso dei monti Sicani, con effetti più blandi anche sui monti Erei che risultano totalmente inseriti in una sorta di “fossa sedimentaria” chiamata “Bacino di Caltanissetta”.
Le strutture geologiche dell‟Appennino hanno una loro prosecuzione verso il continente africano proseguendo sott‟acqua nel canale di Sicilia e riaffiorando nei monti del Maghreb tunisino e dell‟Atlante algerino fino al Marocco dove si chiude il cerchio dell‟ultima orogenesi subita dal settore mediterraneo.
Il lavoro dei geologi consiste nel dipanare la matassa di queste sovrapposizioni tettoniche e ricostruire i movimenti che hanno subìto durante le ere geologiche, i relativi settori della crosta terrestre.
La causa motrice di tutta l‟orogenesi nel bacino mediterraneo, che perdura tutt‟ora, è dovuta al progressivo avvicinamento tra la “Zolla europea” che si sovrappone o “sovrascorre” sulla “Zolla africana” in Sicilia rappresentata dai Monti Iblei. La placca africana di conseguenza si abbassa progressivamente al di sotto delle falde europee, secondo il noto meccanismo della subduzione.
Il castello di Calatabiano è costruito su uno sperone roccioso sedimentario, con strati di “potenza” o spessore, molto variabili, che possiede una bellezza misteriosa con una colorazione giallo ocra di strati sovrapposti ora teneri al taglio, ora rigidi e non scalfibili nemmeno col temperino. Ma ciò che desta curiosità e richiede spiegazioni, sta nel ritrovare ciottoli all‟interno degli strati, di dimensioni anche decimetrici, costituiti da materiale completamente diverso da quello che costituisce l‟intera formazione.
Fig.7.2 - La collina del Castello con l’ascensore che la percorre; a destra il castello, a sinistra la chiesa del SS. Crocifisso
La collina alta 210 m.s.l.m. fa parte delle ultime propaggini meridionali della catena montuosa dei Peloritani Orientali e si trova interposta tra la Valle dell‟Alcantara e le pendici settentrionali dell‟Etna. La stessa collina su cui si arrocca il castello è totalmente compresa all‟interno della formazione geologica denominata “formazione Piedimonte” (Truillet, 1968) ed ha una storia naturale sicuramente affascinante; è una formazione sedimentaria ben stratificata che contiene spesso bellissimi elementi (clasti) visibili in fig. 7.3 , di rocce metamorfiche anche di grandi dimensioni, provenienti dalla degradazione della catena montuosa cristallina91 calabride che era già emersa al passaggio Eocene-Oligocene, 33 milioni di anni or sono.
Fig 7.3 - Clasti decimetrici di metamorfiti nella massa sedimentaria
La formazione Piedimonte è una formazione “flyschoide” cioè formatasi dentro il mare, per accumulo di sedimenti provenienti da frane sottomarine che si innescavano periodicamente con una certa regolarità, lungo la scarpata continentale, a guisa di “correnti di
91 Per “cristallino” si intende la porzione di crosta terrestre costituita da rocce plutoniche e
torbida” cioè flussi di sedimenti caotici che si muovono come una sorta di “valanga sedimentaria sottomarina”, disponendosi alla fine del lungo percorso, quando l‟energia dei flussi si stempera del tutto, con modalità di stratificazione estremamente caratteristiche e ben conosciute dagli studiosi (torbiditi e sequenze di Bouma).
Tale sedimento si deponeva durante la traslazione orogenetica di quel tratto di crosta terrestre che comprendeva anche il fondale stesso (sedimento sintettonico). La formazione Piedimonte oggi si ritrova alle quote più basse delle attuali unità calabridi che hanno una storia geologica davvero singolare, essendo una porzione di crosta completamente “esotica” rispetto al resto dell‟appennino. L‟arco calabro-peloritano è delimitato da due grandi faglie : la linea di Sangineto a Nord e quella di Taormina a Sud e proprio alle quote più alte presenta unità geologiche antichissime, provenienti dallo “zoccolo cristallino” che normalmente, quando non è coinvolto nell‟orogenesi, si trova al di sotto di tutte le rocce sedimentarie.
Fig. 7.4 - pag. 129 Bosellini op.cit.
Queste rocce, appartenenti oggi all‟Appennino, erano già emerse a causa di imponenti sforzi tettonici, quando ancora tutti gli altri domini circostanti erano completamente sott‟acqua e sono costituiti da terreni che si ritrovano in Italia solo fra Peloritani e Calabria, ancorché in Sardegna e sulle Alpi, intese in letteratura come rocce
“granitoidi e metamorfiti” di ogni tipo; le rocce metamorfiche o metamorfiti, sono le meno rappresentate fra le tre grandi “famiglie” di rocce (le altre due sono le sedimentarie e le magmatiche) anche in Italia, perché affiorano soprattutto nei contesti orogenetici, allorquando è coinvolta la crosta profonda. Gli studiosi ritengono che l‟arco calabro-peloritano, risultando formato da falde impilatesi nelle primissime fasi dell‟orogenesi alpina, sia legato ai movimenti traslativi del microcontinente Sardo-Corso che ha una storia geologica del tutto differente rispetto alla costruzione del resto dell‟Appennino.
Vi sono evidenze largamente confermate dagli studiosi, che pongono questo microcontinente proveniente addirittura da una struttura staccatisi durante l‟Oligocene superiore (30 milioni di anni fa) dalla paleopenisola iberica, e traslando verso sudest, ha provocato l‟apertura del bacino algero-provenzale e successivamente l‟apertura del mar Tirreno.
Fig. 7.5 - La rotazione della Calabria come microzolla alpina in traslazione verso l’attuale posizione durante l’oligocene sup. Da: http:// centrocaprense.org
l‟avamposto di questa traslazione ha avuto i suoi effetti nella costruzione dell‟arco calabro peloritano, in cui interi settori di crosta profonda sono traslati al di sopra di tutti gli altri terreni sedimentari delle falde appenniniche, determinando l‟attuale assetto strutturale
dei peloritani in cui “paradossalmente” i terreni più antichi e profondi stanno sulle cime delle montagne. Ovviamente le condizioni “fisiche” di queste cime montuose sono estremamente fragili, a causa dei dissesti tettonici che hanno dovuto subire,92 per questo motivo ogni pioggia intensa provoca sui Peloritani frane e smottamenti che non trovano paragoni in qualsiasi altro luogo della Sicilia .