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In questo lavoro di ricerca di siti turistici che abbiano visto integrare l‟opera materiale e immateriale dell‟uomo con la geologia del territorio, ci accingiamo ad esaminare tre “castelli” della Sicilia orientale e l‟ambiente naturale su cui insistono. Questi tre edifici storici sono stati selezionati come oggetto di studio, in primo luogo per la loro facile accessibilità al turista “di passaggio” ed inoltre perché i contesti su cui sorgono, esprimono proprie peculiarità naturalistiche e geologiche in particolare, le quali rappresentano elementi distintivi dell‟evoluzione geologica della Sicilia potendo essere considerati a tutti gli effetti, ammirevoli siti “geoculturali” che meritano rispetto, valorizzazione e ampliamento delle potenzialità turistiche.

Essi sono :

il castello di Calatabiano il castello di Acicastello

la torre fortificata dell‟Isola di Capo Passero in Portopalo .

Probabilmente l‟aspetto più mirabile dell‟integrazione fra opere umane e geologia in Sicilia, è fornito dal castello di Mussomeli, forse non a caso posto al centro geografico dell‟isola, che sembra venir fuori come germogliato dalla nuda roccia la quale si fa “poesia di architetture in stile gotico chiaramontano” (Brandi,1963 p. 57) e per

questo ha meritato la foto di copertina del meraviglioso volume “Castelli medievali di Sicilia” edito dalla Regione .

Ma esemplari casi di integrazione delle storiche opere umane con il territorio, si trovano dovunque in Sicilia, per chi sa ben guardare.

Nel lungo percorso della storia umana, l‟uomo ha sempre avuto bisogno di un rifugio. Con l‟evoluzione delle tecniche di lavoro manuali esso riuscì a svincolarsi dai ripari rupestri per cominciare a costruire capanne ed altri sistemi abitativi e di difesa quali palizzate e torri in legno, poi via via sempre più complessi fino ad arrivare alla costruzione, in Sicilia a partire dal Trecento, di un gran numero di fortellicia (fortilizi rurali) a volte anche molto piccoli e poveri dal punto di vista difensivo ma straordinariamente integrati al territorio, nella voluta ricerca di siti rupestri accidentati, che riuscirono a fondersi con la geologia del luogo divenendo essi stessi paesaggio

Codesti edifici che riuscivano a conciliare le funzioni difensive con quelle abitative, oggi li possiamo genericamente indicare col nome di “castello”.

E la Sicilia è sempre stata ricca di castelli, come testimoniano i toponimi Castel di Judica, di Lucio, di Tusa, Castelvetrano, Castellammare del Golfo, Gagliano Castelferrato, etc. ed anche quei toponimi di origine araba, quali Calatabiano, Calatafimi, Caltanissetta, Caltabellotta, Caltavuturo, tutti derivati dal prefisso arabo “Kalaat” che significa castello87.

La maggioranza dei castelli siciliani coincide con l‟arrivo dei normanni, popolo di origine scandinava, che realizzarono con la conquista della Sicilia strappata agli arabi in trent‟anni di guerre, una delle imprese più leggendarie della storia siciliana88. Essi, infatti, introducendo tra il secolo XI e XII l‟insediamento di tipo feudale, elargendo terre e poteri di signoria a quanti avevano partecipato a quella conquista, giustificano di fatto la moltiplicazione dei castelli in Sicilia.

Derivato dal latino castellum, il castello – normalmente formato da tre elementi: la cinta, il mastio e la dimora baronale – rappresenta quindi “il potere” che oltre a dare una precisa connotazione al paesaggio, costituisce l‟elemento di identificazione simbolica della popolazione.

Così i castelli feudali venivano in genere edificati sulle alture, sì da agevolare la difesa e costituire punti di osservazione dominanti, mentre quelli appartenenti alla monarchia erano ubicati in città.

Coesistevano allora due strutture di potere, seppure a volte in contrasto. Fermo restando peculiari caratteristiche comuni alla maggior parte delle fortificazioni, i castelli rispecchiavano le ideologie dominanti del tempo ed in primo luogo la cultura del dominio del suo “signore”, il cui intento era anche quello di mostrare una costruzione unica, diversa dalle altre, ostentando così la sua ricchezza e il suo potere. Per altro verso, i castelli “costituivano il

87 Kalaat è il nome che gli Arabi, giunti in Sicilia nell‟827, diedero ai Castelli generalmente

preesistenti.

88 Correva l‟anno 1061 quando Ruggero d‟Altavilla costrinse alla resa la città di Messina,

occupando poi Catania (1071) e facendo capitolare dopo alcuni mesi di assedio la capitale dell‟emirato, Palermo (10 gennaio 1072). I territori conquistati e quelli successivi vennero ripartiti fra i due fratelli Altavilla : a Roberto toccò la giurisdizione su tutta l‟isola e i territori di Palermo, Val di Demone e parte di Messina; a Ruggero l‟altra metà di Messina, Troina, Catania, Mazara.

fulcro dell‟ordine sociale, politico ed economico di quella società”

(Famoso, 2005 p.59) .

La vita del castello era organizzata fondamentalmente secondo un‟economia di autoconsumo, giacché i contadini del borgo ed in genere quelli del territorio feudale dovevano fornire le derrate al signore che destinava le eventuali eccedenze ai mercanti di altri luoghi in cambio di beni di lusso.

I castelli medievali in Sicilia ammonterebbero a circa 300, pochissimi fruibili, molti completamente distrutti, in buona parte edificati tra il XII ed il XV secolo, in quanto prima di allora il signore feudale poteva edificare solo su concessione del Re, tant‟è che Federico II, durante il cui regno vennero costruiti parecchi presidi militari, ordinò l‟abbattimento dei castelli privati riservando a se stesso il diritto di costruirne di nuovi o restaurare e ripristinare quelli già esistenti.

Con Federico III, meno rigido del suo predecessore, sorsero nuovi castelli, aumentati di numero ancora dopo la sua morte per la debolezza dei suoi successori, sempre allo scopo di difendere il feudo e la sua economia, soprattutto nelle aree rurali isolate.

Dopo la conquista catalano aragonese, agli inizi del 1400, le fortificazioni interne persero il loro valore strategico, sicché si ridussero le nuove costruzioni, mentre tra la fine del „400 e per tutto il „500, sorsero parecchie fortificazioni e torri costiere in conseguenza dell‟arrivo dei “turchi” le cui marinerie si scontrarono continuamente contro le armate degli aragonesi, per il dominio sul Mediterraneo. Infine, con lo sviluppo dell‟artiglieria venne meno la necessità delle fortificazioni che furono in parte abbandonate. Il terremoto del 1693 e l‟incuria dell‟uomo ridussero dell‟80% il numero delle fortificazioni attive siciliane.