L‟isola, è orientata con il suo asse maggiore in direzione NE-SO e mostra, dal suo punto più alto, un lieve ma costante declivio da N verso S ; le coste settentrionali sono alte fino a circa 10 metri e sono aspre, con anfratti penetranti la linea di costa e grotte di abrasione marina, alcune delle quali evidenziano una origine carsica, comunque rimodellata dall‟azione del mare. La stessa costa alta, che presenta interessanti fossili bivalvi oggi del tutto estinti, chiamate rudiste di cui tratteremo più avanti, prosegue anche dopo aver superato il Capo Passero, posto sul vertice dell‟asse maggiore dell‟isola e permane costa alta e rocciosa, per tutta la sua porzione orientale anche in corrispondenza dell‟altro affioramento che caratterizza la porzione meridionale dell‟isola, con la formazione
129 Se non si vuole prendere in considerazione l‟Arcipelago delle Pelagie ultimo vero avamposto
geologica denominata Calcari a nummuliti dell‟epoca Eocene130.
La
superficie di questa formazione, estremamente aspra e carsificata, presenta un sito morfologico singolare, lo scivolone, come viene detto localmente, con un suo piano strato, perfettamente liscio e inclinato di 35° verso SE che si “tuffa” repentinamente nel mare.
Fig.9.2 “Lo scivolone” nel calcare a nummuliti
Le nummuliti che denominano la formazione, dal latino nummulus (monetina), sono interessanti fossili marini a forma biconvessa vissute fino a 40 milioni di anni fa, e sono fossili guida131 del periodo Eocene. Sia il calcare a rudiste, che quello a nummuliti, rivelano un paleoambiente di formazione simile a quello che si riscontra oggi nelle acque pulite, calde e mediamente agitate, dei mari dove prosperano i coralli e queste qualità doveva possedere il paleo mediterraneo, laddove oggi troviamo questi fossili; mare che era
130Da 55 a 34 milioni di anni dall‟attuale
131 Per fossile guida si intende un fossile la cui presenza permette una datazione precisa dello
parte di quell‟antico oceano tra l‟Africa e l‟Euro-Asia ormai saldato da catene montuose, che gli scienziati hanno chiamato Tetide e di cui l‟attuale Mediterraneo non rappresenta altro che un relitto (insieme al Mar Nero, al Mar Caspio e al Lago d‟Aral) in chiusura forzata dall‟imponente scontro fra le zolle africana ed europea che proprio in Sicilia hanno una loro congiuntura.
Sugli strati esposti, le nummuliti sono facilmente riconoscibili in diversi siti. Sugli stessi strati rocciosi eocenici, che diventano estremamente carsificati verso S, tanto da rendere davvero difficoltoso il cammino se non si è ben forniti di protettivi scarponi da roccia (non avventuratevi in ciabattine o infradito) si riscontrano, a pochi passi dal
FIG. 9.3 Il calcare a nummuliti estremamente carsificato nella scogliera meridionale dell’Isola
mare, due grosse cavità riempite da enormi ciottoli arrotondati. Si tratta di una morfologia tipica delle zone fluviali o costiere, dove i potenti flussi di acqua, generati in questo caso dai marosi, fanno ruotare vorticosamente ciottoli imprigionati casualmente in una cavità, i quali non riescono più a fuoriuscire, erodendo nel loro vorticare, sia le pareti che li contengono, sia il fondo, che si approfondisce sempre più. Si viene a creare una forma a volte perfettamente cilindrica contenente ciottoli, chiamata in letteratura „marmitta dei giganti’; Il nome deriva dalla enorme forma a pentolone, mitico desco di ipotetici giganti. Le dimensioni dei ciottoli ci fanno capire l‟entità dei flussi che un tempo dovevano coinvolgere queste rotazioni e che oggi non sembrano avere più riscontro.
Fig 9.4 Ciottoli decimetrici all’interno di una “marmitta dei giganti”
La costa meridionale dell‟isola è prevalentemente bassa, per quanto rocciosa e coinvolge gli stessi terreni della scogliera settentrionale appartenenti al periodo tardo-Cretaceo cioè aventicirca 65 milioni di anni, anch‟essi con interessanti fossili di bivalvi chiamate Rudiste, le quali presentano una valva sviluppatissima, spesso a forma di imbuto più o meno contorto, l‟altra valva ha funzione di chiusura ad opercolo ed è perciò meno evidente.
Il passaggio dai calcari eocenici a quelli cretacei è marcato da una importante faglia che si sviluppa in senso NE-SO, dislocante l‟intera porzione sudorientale dell‟isola, abbassa i terreni eocenici portandoli a contatto di quelli cretacei, con formazione lungo il piano di faglia, di brecce con elementi di dimensioni notevoli (megabrecce). Questa faglia è generata concordemente ai ben più ampi movimenti distensivi della crosta iblea, regolati dalla “scarpata ibleo-maltese”, la quale delimita tutta la costa orientale della Sicilia, con un andamento a grandi faglie a “gradoni”, che si immergono
rapidamente fino a raggiungere profondità considerevoli già a breve distanza dalla costa jonica e che rilasciano, ogni poche centinaia di anni, le energie che provocano terremoti molto intensi. L‟ultimo di questi forti sismi, che cambiò i connotati architettonici all‟intera regione sud-orientale siciliana, avvenne l‟11 gennaio del 1693.
Il capo opposto a Capo Passero che è l‟estremità orientale dell‟isola, denominato Punta del Travo, delimita la porzione occidentale dell‟isola più vicina alla terraferma; qui, in diversi affioramenti a contatto con le acque, si riscontrano i più antichi terreni vulcanici della intera Sicilia, di età cretaceo superiore,132 (che costituiscono
una base spessa in profondità circa 650metri) sovrastata da tutta la porzione carbonatica degli Iblei, dalle rocce tipicamente bianchissime. La regione iblea rappresenta in Sicilia una zona di “avampaese”133 appartenente di fatto al continente africano il cui limite settentrionale, si trova geologicamente tracciando una linea quasi retta fra Catania e Gela134. Lungo questa linea, la “zolla europea” viene a contatto con l‟Africa che da circa 35 milioni di anni si sta abbassando e si lascia ricoprire dai terreni appartenenti alla “zolla europea” a cui tutto il resto della Sicilia appartiene. Il limite più meridionale affiorante “dell‟Europa in Sicilia” è costituito dai monti Judica , Scalpello e Turcisi, che sovrastano la piana di Catania135
La presenza di terreni vulcanici di età cretacica pur essendo continua in profondità in tutto il comprensorio Ibleo, si riscontra in pochissimi siti in affioramento, precisamente poco a N della città di Siracusa e poi nell‟estremo Sud della stessa provincia, proprio a Portopalo di Capo Passero. Si tratta di vulcaniti diverse dai basalti etnei, più simili chimicamente a quelle dell‟area vesuviana, ma sono di esclusiva origine submarina, molto alterate all‟affioramento, classificate precisamente come Tefriti leucitiche, in cui la leucite è un ben evidente minerale bianco dall‟aspetto simile a granuli di sale marino.
132 Più di 65 milioni di anni..., all‟epoca dei dinosauri per intenderci, le lave dell‟Etna hanno
meno di 1milione di anni)
133Margine non ancora deformato di un continente, verso cui si dirige un altro continente in
collisione
134Il margine fra i due continenti prosegue verso N comprendendo la Puglia, tutta la placca
Adriatica ed anche l‟Istria che può ancora definirsi “zolla africana”
135Lo scontro fra placca europea e africana, attraversa tutta l‟Italia : l‟Europa “salta” sull‟Africa
che invece si è abbassata sempre più in profondità, rimanendo ormai affiorante come propaggine continentale solo negli Iblei, in Puglia e in Istria.