Agli inizi del millennio scorso, il castello di Aci Castello era il Castello della città di Aci e si sviluppava come un vero e proprio borgo fortificato. Come gli altri centri della zona anche questo aggregato urbano ha subito danni e a volte vere devastazioni a causa di terremoti ed eruzioni vulcaniche. Il castello però, qualsiasi fosse il danno riportato, è stato di volta in volta ricostruito. Per capire l‟interesse che tutte le dominazioni in Sicilia hanno avuto nei confronti del castello di Aci, è di fondamentale importanza tenere conto della sua posizione strategica. Dalla rocca su cui è costruito il castello era infatti possibile controllare il passaggio delle navi dirette a Messina ed inoltre la sua conformazione in aspra e verticale pietra lavica lo rendeva una fortezza inespugnabile
124 E. Reclus, La Sicile et l‟eruption de l‟Etna en 1865
Tratto dall‟intervento di Vittorio Morabito Impalà Viaggiatori francesi nell‟antica Aci 1660- 1890 in “Memorie e Rendiconti” serie III vol. VI accademia di scienze e belle arti degli zelanti e dei dafnici Acireale p. 43 .
Fig. 8.1 Castello di Acicastello visto da Ovest
La storia di Aci Castello è lunga e ricca di vicissitudini che vedono il borgo ora in mano a privati e ora ai re, quando non ai vescovi della vicina Catania.
Quando Aquilia (l‟attuale Acireale) divenne il fulcro della vita e dell‟amministrazione delle contrade della Terra di Aci, il borgo “castellese” rimase una contrada di periferia. La scarsa popolazione si strinse attorno alla Chiesa di San Mauro, oggi patrono, e nacque così una nuova comunità. In seguito a quella di San Mauro, fu costruita in paese anche la chiesetta di San Giuseppe. Nonostante Aci Castello, sopraggiunto il momento del distacco da Aquilia, perdesse il suo antico ruolo di importanza sulle Terre di Aci, bisogna però ricordare che quel ruolo rimane, ad imperitura memoria, nello stemma della città di Acireale.
Una volta il castello si ergeva in mare e non aveva punti di contatto con la terraferma. Fu in seguito a diverse colate laviche infatti, che si colmò il lembo di terra che ancora oggi unisce la rocca al paese e che rese infine inutile il ponte levatoio utilizzato fino a quel momento. Così come già avvenne per le colate emesse tra il 122 a.C. e il 252-
253 d.C. (Romano & Sturiale, 1981) che colmarono parte della zona della
attuale piazza elevando il livello del piano di calpestio
Sin dall‟epoca antica molti popoli si sono succeduti nella colonizzazione del castello. Nelle acque che lo bagnano si sono combattute diverse battaglie storicamente menzionate, sin dai tempi degli antichi greci e degli arabi.
Aci Trezza fa parte insieme a Cannizzaro e Ficarazzi, del Comune di Aci Castello. Il borgo vero e proprio nacque intorno al 1600, quando alcuni abitanti delle Terre di Aci riconobbero nell‟isola Lachea e nei tre Faraglioni un buon riparo per le barche. Piano piano nacquero la Chiesa, un‟amministrazione locale, delle torri di difesa di cui oggi resta un esemplare e il borgo diventò un importante scalo. Presto partirono ed arrivarono a Trezza grandi imbarcazioni a scopo principalmente commerciale e si intensificarono anche i rapporti con l‟estero, in particolare con la Francia. (Gravano, 1986)
Nei secoli successivi comunque, le attività commerciali diminuirono e Aci Trezza divenne quello che conosciamo oggi: una località di mare, dalla forte vocazione turistica, in cui la pesca è la principale attività ed il mercato del pesce è tra i più grandi della Sicilia. Recarsi in quel mercato di primo mattino, rende conto della vitalità dei “trizzoti” e della incredibile varietà di pescato che si trova in quel mare.
Di particolare importanza, soprattutto nella storia dei rapporti tra Aci Castello e la vicina Catania, è la data del 1126, in cui i vescovi di Catania, ai quali era stato concesso il castello, vi ricevettero le reliquie di Sant‟Agata, patrona di Catania, che arrivavano da Costantinopoli. Nello stesso secolo un‟altra data significativa è quella del 1169, anno in cui il castello fu in parte distrutto dall‟eruzione lavica dell‟Etna e dal terremoto che la accompagnò. È in questa data che la rocca su cui è costruita il Castello “si riunisce” completamente alla costa. Come già accennato infatti, è accertato che il castello sorgesse su una sorta di isoletta e che poi la lava abbia riempito in diversi episodi eruttivi, lo spazio tra l‟isola e la costa. Gli anni che seguono, vedono il Castello conteso tra gli Aragonesi di Sicilia e gli Angioini di Napoli. Nel 1693 verrà distrutto dal grande terremoto che cambia i connotati della Sicilia sudorientale mentre era utilizzato dai Re di Spagna come prigione oltre che come torre di guardia; a questo periodo si deve probabilmente il cannone murato
che è possibile ancora vedere sulla terrazza. Il Castello fu oggetto di compravendita e assegnazione dei territori più e più volte, cambiando “proprietario” continuamente. L‟ultimo feudatario fu probabilmente il principe di Castelforte. Fu Ferdinando di Borbone a negargli la signoria per fare del castello una prigione di stato.
Nel XIX secolo, il castello diventa parte del Demanio Comunale; sarà utilizzato come deposito di masserizie e, durante la seconda guerra mondiale, come rifugio antiaereo.
Dal 1985 il Castello è sede di un Museo Civico all‟interno del quale sono custoditi diversi reperti archeologici rinvenuti nella zona, ed in particolare reperti sottomarini. Sul Castello inoltre è stato allestito un piccolo orto botanico con diverse piante, alcune delle quali anche rare.