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D ECIDERE E PRENDERE PARTE ALLE DECISION

Tavola 2 Il livello di partecipazione dichiarato nelle decisioni familiari riguardanti particolari acquisti e dove fare le vacanze secondo

4. Tra amici e associat

Al crescere dell’esperienza di vita, con gli amici ci si vede sempre più spesso, il coinvolgimento reciproco nelle relazioni diventa più in- tenso, si costruiscono e condividono norme e valori, gesti e ritualità. Si fanno esercizi di socievolezza in cui la vita diventa ludica e leggera, in cui sono più importanti gli aspetti che accomunano che quelli che separano, in cui lo stare insieme diventa scopo e non mezzo (Simmel, 1911). Il cercarsi, il vedersi, lo stare a volte per ore in silenzio o dicen- do parole in libertà sono occasioni di formazione di aree di intimità e di espressività fine a loro stesse, di una semplice voglia di condividere e affermare la propria peculiarità esistenziale.

Legami che spesso ci accompagnano per buona parte del corso di vita anche dopo l’adolescenza e che contribuiscono a costruire i per- corsi biografici di ciascuno di noi, agendo sia nella formazione del sé che nel suo riconoscimento tra altri (Ghisleni, Rebughini, 2006).

Un percorso tutt’altro che pacifico e coerente, spesso segnato da conflitti, passioni e ansie che rimodulano le forme della partecipazio- ne al gruppo, modificano l’intensità delle relazioni, riposizionano le collocazioni interne dei soggetti, ridefiniscono i confini esterni al gruppo, offrono occasioni di riflessività sulle esperienze fatte; incenti- vano la riflessione sulle proprie rappresentazioni e opinioni dello stare insieme e dei rapporti fiduciari, della coerenza, della fiducia, dei valori in cui si crede o che si negano e, in termini generali, sul senso della vita e della convivenza, del giusto e dell’ingiusto (De Piccoli, Favret- to, Zaltron, 2001; Ronfani, 2003a; Fucci, 2005).

Gli amici e i gruppi amicali non sono però inamovibili e le forme dello stare insieme non sono necessariamente fisse lungo l’itinerario di crescita. In questo caso i conflitti possono servire sia a rafforzare il grup- po, posizionando i rapporti a un altro livello di significatività, sia a rom- perlo o a ridimensionarlo, portando all’esclusione di uno o più membri e/o permettendone l’acquisizione di altri. Così, gli amici si cambiano o si confermano, le relazioni si modificano e si ricombinano soprattutto quando ci sono occasioni di verifica dei rapporti fiduciari che legano i singoli membri e quando, sia come individui che come gruppi, si avver- tono cambiamenti e trasformazioni delle proprie aspettative, del pro- prio sentire e del sentire degli altri oppure dei propri interessi (Pombe- ni, 1997). È in questi frangenti che si incontrano nuovi amici e si la- sciano quelli che fino a ora sembravano inseparabili, magari per ripren- derli più avanti nel processo di crescita. In questo modo la sperimenta- zione delle trasformazioni prosegue all’interno di un nuovo spazio rela- zionale in cui si collaudano nuove situazioni e nuovi ruoli, si riprogetta ciò che facciamo e ciò che siamo prima di uscire “nuovi”, allo scoperto con altri che non appartengono al gruppo (Alberoni, 1984).

Con gli amici e il gruppo di amici si sperimentano spesso azioni al limite delle proprie capacità fisiche ed emotive come lo sballo oppure

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si oltrepassano le linee incerte della legalità e delle norme sociali, spe- rimentando piccole e grandi devianze. Con l’aggiunta della forte emo- zione di sapersi ritirare al momento giusto. Oppure, per alcuni, una piccola componente decisamente meno importante quantitativamen- te e qualitativamente di quanto lascino intendere quotidianamente i media, perdere l’attimo e rimanere per brevi o lunghi periodi contem- poraneamente sia nella “normale” quotidianità che nella difficile are- na della trasgressione.

Avere amici è un dato così scontato tra i nostri intervistati che so- stanzialmente nessuno (0,1%) si esime dal rispondere al quesito. Il 99,4% delle ragazze e dei ragazzi dichiara di avere almeno un amico o un’amica significativa, a cui si sente più vicino. È una condizione di normalità che tutti sperimentano e che nel tempo non appare affatto venir meno nonostante le grandi produzioni retoriche mediatiche sul- l’isolamento e l’individualizzazione dei processi di crescita. Anzi, se dovessimo dar retta ai risultati di ricerca ottenuti nelle rare occasioni di indagine campionaria che si sono occupate dei soggetti che al con- tempo attraversano e costituiscono questa particolare fase del corso di vita, sembra che lo sviluppo delle reti amicali si sia, nel tempo della presunta celebrazione dei rapporti informali e mediati, sempre più dif- fuso e radicato. Come sempre i confronti con altre ricerche “zoppica- no” se i quesiti cambiano. È questo il caso del confronto con l’indagi- ne del Cospes del 1984 (De Pieri, Tonolo, 1990), in cui si rilevava che l’87% dei preadolescenti intervistati dichiarava di avere almeno un amico preferito, ma la prudenza non modifica la certezza che avere amici significativi rappresenti, oggi come allora, un importante aspet- to della quotidianità sia dei ragazzi sia dei giovani, come hanno mo- strato in questo caso altre indagini (La Valle, 2007; Albano, 2006).

Il piccolo gruppo dei solitari (0,5%) non presenta particolari carat- terizzazioni nell’appartenenza sociale, anche se occorre aggiungere che circa la metà di questi è 15enne, residente nelle regioni meridionali del Paese e proviene da famiglie operaie e di lavoratori manuali. Con- statazioni che aiutano poco a comprendere questa situazione.

I rapporti amicali appaiono solo in forma minoritaria contrasse- gnati da relazioni esclusive, formate da due o da tre amici. Queste ov- viamente ci sono, ma prevale nettamente nelle risposte l’opzione più estesa: l’84% dichiara di avere diversi amici e amiche, i rapporti a due si fermano al 6%, mentre quelli a tre al 9%. Anche in questo caso, il valore numerico di questa preferenza espressa dagli intervistati è così elevato che tale condizione appare attraversare in modo omogeneo le diverse appartenenze. Le diversità nelle risposte dei soggetti delle di- verse coorti scolastiche, per genere, per provenienza e per caratteristi- 1. Le forme

e la descrizione dell’esperienza amicale

che familiari sono talmente poco apprezzabili che non meritano parti- colare menzione. Le diversità nelle forme amicali sembrano emergere, come si è dimostrato in altre occasioni, negli anni successivi a quelli considerati e già questo può essere motivo di riflessione rispetto alle convinzioni più diffuse (Albano, 2006).

L’esperienza scolastica contribuisce in modo sostanziale a formare la composizione amicale e, via via che questa cresce nel tempo, più diver- sificata risulta la composizione tra amici di classe e amici esterni alla classe. Per i più piccoli, infatti, la centralità dell’esperienza amicale in classe è più forte di quella espressa dalla coorte dei 15enni: tra questi ul- timi, ben il 41% degli amici è esterno all’esperienza di classe, mentre tra i 13enni lo è il 22% e tra gli 11enni “solo” il 16%. Con ogni proba- bilità queste diverse composizioni risentono della forte discontinuità di spazi, luoghi e cerchie sociali quotidiane che caratterizza il passaggio al- le scuole superiori di secondo grado, mentre invece quello dalla prima- ria alla secondaria tende ad accompagnarsi a cambiamenti meno evi- denti. Nel primo caso il passaggio è più specializzato di quello che lo ha preceduto e quindi più diversificato in base agli orientamenti scolastici e professionali degli intervistati. La diversificazione dell’offerta formati- va della secondaria di secondo grado contribuisce così a formare nel tempo una piccola diaspora delle amicizie a suo tempo cresciute e ali- mentate dalla condivisione dell’essere studenti nella stessa classe, sia nella scuola primaria che nella secondaria di primo grado.

Le frequentazioni amicali sono intense e niente affatto episodiche, ma come potrebbe essere diversamente? Il 62% delle ragazze e dei ra- gazzi afferma di vedere i propri amici pressoché tutti i giorni e un altro 30% più giorni alla settimana. Ciò dipende molto dalla composizione della cerchia amicale, cioè dal fatto che gli amici siano o meno con- temporaneamente anche compagni di classe se non di scuola; fatto questo che aumenta le probabilità di vedersi e di frequentarsi tutti i giorni. Infatti è così, ma solo in parte. Anche chi dichiara di avere amici fuori dall’ambito scolastico, riferendosi sicuramente a quelli pre- senti nel quartiere e nella zona in cui abita, mostra di avere comun- que frequenti relazioni, visto che nella misura del 56% riesce a vedere gli amici tutti o quasi tutti i giorni (tavola 1).

Emergono alcune diversità dovute al genere e all’appartenenza di coorte, nel senso che, via via che aumentano le esperienze scolastiche, meno accessibili diventano le possibilità di frequentare giornalmente i propri amici “di sempre”, che hanno scelto percorsi scolastici diversi passando dal primo al secondo grado di istruzione superiore. In partico- lar modo per le ragazze che, ad esempio, nell’ultima coorte scolastica presa in considerazione riescono a vedere i propri amici non di scuola nella misura del 50%, meno di quanto lo possano fare i coetanei maschi (60%). Forse una limitazione degli spazi di manovra per le ragazze, ma

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come si può notare non si tratta di differenze rilevanti e comunque non vi è affatto l’abbandono: se la frequentazione non è più giornaliera, ci si vede e ci si frequenta comunque più giorni nel corso della settimana.

La composizione per genere degli amici invita ad alcune considera- zioni (grafico 1). La prima, senza stupore, è che tendenzialmente i ra- gazzi e le ragazze non privilegiano affatto una forte omogeneità di ge- nere: la quota parte di intervistati che frequenta solo amici dello stesso sesso è contenuta per entrambi i generi. La seconda è che, al di là della precedente specificazione, esiste comunque una tendenza alla specializ- zazione per genere, visto che la quota maggiore dei rispondenti (legger- mente più i ragazzi che le ragazze) sceglie l’opzione di risposta omoge- nea alla propria appartenenza. Anche questa componente, come la precedente, cala al trascorrere nel tempo dell’esperienza scolastica.

Tavola 1 - Frequenza degli incontri con gli amici secondo se gli amici sono

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