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Numero di scuole che hanno promosso o hanno partecipato a iniziative e numero di iniziative più importanti (massimo

L’indagine sulle iniziative scolastiche e territorial

Tavola 12 Numero di scuole che hanno promosso o hanno partecipato a iniziative e numero di iniziative più importanti (massimo

tre iniziative per scuola) secondo grandi aree territoriali (valori percentuali)

Numero di scuole Numero di iniziative

Nord Italia 49 47 Centro Italia 20 21 Sud Italia 25 26 Italia insulare 6 6 Totale 100 100 (n. casi) (129) (330)

Nella maggior parte dei progetti descritti la scuola è il soggetto o uno dei soggetti promotori, ma rilevante è anche il numero di iniziati- ve promosse dagli enti locali (nell’ordine Comuni, Province e Regio- ni) che hanno visto le scuole nel ruolo di partner. Seguono poi i pro- getti promossi da associazioni, cooperative e associazioni di volonta- riato e dall’Ufficio scolastico regionale. Più della metà dei progetti è finanziata da fondi della scuola a cui, in numerosi casi, si aggiungono altre risorse. La seconda fonte di finanziamento è rappresentata dagli enti locali, in particolare i Comuni, mentre i finanziamenti della leg- ge 285/1997 riguardano ormai solo l’1% circa dei progetti analizzati e quelli europei poco più del 6%.

La maggior parte dei progetti (il 70% circa) si esaurisce nell’arco di un anno scolastico, ma una quota significativa, intorno al 12%, ha durata biennale e il 9% circa triennale. Alcuni progetti sono però at- tivi da 5 anni e uno addirittura da 11.

2. Le iniziative nelle scuole e nelle comunità locali

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Nelle iniziative descritte sono stati coinvolti in modo quasi uguale gli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado, men- tre pochi sono i progetti che hanno coinvolto gli alunni della scuola primaria. Alcune hanno invece visto la partecipazione di alunni e stu- denti dei diversi ordini e gradi di scuola, a partire da quella dell’infan- zia per arrivare alla secondaria di secondo grado. Qualche progetto aveva invece come destinatari studenti con specifiche caratteristiche. Per esempio, il progetto Girls’ power del Liceo linguistico europeo Marcelline di Bolzano si rivolgeva solo alle studentesse ed era finaliz- zato a favorire il protagonismo e l’aggregazione femminile attraverso l’acquisizione di consapevolezza delle potenzialità delle donne, in una prospettiva di pari opportunità; altri progetti si rivolgevano a studenti stranieri giunti da poco in Italia allo scopo di promuovere il loro inse- rimento nel nuovo contesto scolastico e sociale.

Le iniziative sono prevalentemente di piccole dimensioni: a poco meno della metà hanno infatti collaborato al massimo 5 classi, men- tre un quarto circa ne ha coinvolte tra 6 e 10.

Gli insegnanti sono coinvolti nella quasi totalità dei progetti, mentre i familiari o altri cittadini hanno partecipato a un progetto su 5 circa. Non mancano però le iniziative che hanno richiesto le com- petenze di altri professionisti. In particolare: artisti, nelle iniziative di carattere artistico, ludico-espressivo; architetti, negli interventi di progettazione o riqualificazione delle aree urbane; magistrati, nelle iniziative di educazione alla legalità e, più in generale, formatori, edu- catori, psicologi e docenti universitari.

Le 103 iniziative riferite dai sindaci sono giunte da sole 37 ammi- nistrazioni comunali. Si tratta in quasi il 60% dei casi di Comuni del Nord Italia; un quarto sono collocati in Centro Italia, il 13% al Sud e il restante 8% in Sicilia e in Sardegna. Il Comune è nella quasi totali- tà dei progetti il principale promotore o uno dei soggetti promotori. Rispetto alle iniziative descritte dalle scuole, quelle promosse dalle amministrazioni comunali vedono il coinvolgimento di un maggior numero di soggetti sia in qualità di collaboratori sia in qualità di fi- nanziatori. Inoltre i progetti sono generalmente più ampi e spesso co- involgono bambini e ragazzi di diverse età.

A prescindere dall’area tematica, le iniziative possono in prima battuta essere suddivise in tre ampie categorie in base al ruolo svolto o attribuito alla partecipazione:

a) le iniziative nelle quali la partecipazione dei bambini e dei ra- gazzi è intesa prevalentemente come metodo pedagogico per raggiungere gli obiettivi specifici;

b)le iniziative in cui la partecipazione e la sua pratica sono l’o- biettivo stesso del progetto;

2.1 Il ruolo della partecipazione

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c) le iniziative finalizzate a educare alla partecipazione, intesa co- me valore e ingrediente fondamentale della cittadinanza attiva, attraverso un’opera di sensibilizzazione su specifici temi sociali. Nel primo caso gli obiettivi, diversissimi tra loro, sono raggiunti utilizzando metodi in cui i bambini svolgono un ruolo attivo nel pro- prio processo di apprendimento: si favorisce la libera espressione delle opinioni, il dialogo, il confronto, la discussione, la collaborazione. Le tecniche adottate sono spesso richiamate nella descrizione del meto- do: cooperative learning, learning by doing, peer education, role playing, si- mulation games, circle time… In questi progetti la partecipazione è il metodo con cui si raggiunge uno specifico obiettivo quale la progetta- zione del giornale scolastico, la riqualificazione di un’area verde o di un monumento, l’organizzazione di un evento musicale.

Nel secondo caso invece l’obiettivo è esplicitamente quello di in- segnare e “allenare” i bambini e i ragazzi a essere partecipativi, prota- gonisti, agenti attivi, ed è l’oggetto sul quale si lavora a essere stru- mentale al raggiungimento della partecipazione. Per fare un esempio: la riqualificazione di un’area verde è strumentale all’obiettivo di far sperimentare ai bambini e ai ragazzi la partecipazione.

Questi due tipi di iniziative sono accomunati dal fatto che, seppur attraverso strade diverse – cioè considerando la partecipazione come mezzo oppure come obiettivo –, favoriscono l’agentività dei bambini (Baraldi, 2008). Promuovono cioè il loro ruolo attivo, portatore di competenze specifiche, di un modo differente di pensare e di una di- versa prospettiva sul mondo perché proveniente da soggetti con parti- colari caratteristiche, ma degni di attenzione e considerazione al pari degli adulti (Prout, James, 1990; Qvortrup, 1991).

Il terzo tipo di iniziative potrebbe essere definito “più teorico”, e orientato all’educazione alla partecipazione, piuttosto che alla sua promozione e al suo esercizio. Spesso, infatti, si tratta di progetti fina- lizzati ad approfondire le conoscenze e a favorire la sensibilità e la consapevolezza dei bambini e dei ragazzi su specifici argomenti, allo scopo di dotarli di un bagaglio di nozioni e di strumenti analitici suffi- ciente per esercitare, grazie a una partecipazione consapevole e com- petente, la cittadinanza. Non sempre questi progetti, volti ad esempio a promuovere la diffusione e la conoscenza dei diritti umani (tra i quali i diritti dei bambini), delle istituzioni e della loro organizzazione a li- vello locale, nazionale e internazionale, dei valori della Resistenza, del- la libertà, dell’antirazzismo piuttosto che dell’uguaglianza, utilizzano un approccio didattico diverso da quello tradizionale delle lezioni frontali. Va comunque riconosciuto a queste azioni un ruolo importante nel for- nire le basi da cui è possibile motivare i bambini e i ragazzi a partecipa- re attivamente come cittadini, a partire da un buon bagaglio di cono-

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scenze dei temi relativi alla cittadinanza, ai diritti, alle istituzioni, e dalla consapevolezza dell’importanza di svolgere un ruolo attivo nella comunità.

Occorre sottolineare che numerosi progetti, al di là del proposito dichiarato di tendere alla promozione della partecipazione, non lascia- no in realtà trasparire alcuna azione orientata in tal senso, sia per quan- to riguarda i metodi attuati sia per quanto riguarda la tematica trattata. Si tratta ad esempio delle iniziative di formazione o orientamento pro- fessionale piuttosto che finalizzate all’acquisizione di competenze infor- matiche, scientifiche o linguistiche, al di fuori del curriculum.

Sulla base di questo primo criterio di classificazione si rileva che i progetti delle scuole rientrano per lo più tra le iniziative del secondo tipo. Sono quindi iniziative su temi riconducibili alle aree tematiche più diverse: dal laboratorio teatrale al giardinaggio, dall’analisi dell’ac- qua alla cooperativa sociale, dalla progettazione di una scuola in un Paese africano, all’adozione di un’area verde, ma accomunati da meto- di e tecniche di apprendimento cosiddetto non convenzionale che prevedono un ruolo attivo e partecipativo dei bambini o dei ragazzi.

Seguono, per numero di progetti, quelli che sono strutturati intor- no all’idea stessa di partecipazione e di promozione della medesima. Anche in questo caso le aree tematiche possono essere molto diverse, ma l’obiettivo principe ed esplicitato è quello di insegnare il valore della partecipazione e il suo esercizio.

Meno diffuse, ma comunque numerose, sono infine le iniziative che, come detto sopra, prediligono la forma educativa piuttosto che promozionale della partecipazione – potremmo definirle iniziative di stampo più tradizionale, che sembrerebbero presupporre la non com- pleta competenza dei bambini «che vanno formati, a cui va spiegato, va insegnato» (Dreossi, 2003, p. 279).

Rientra in quest’ultimo tipo di progetti la maggior parte delle ini- ziative descritte dai sindaci: la partecipazione è infatti per lo più inte- sa come metodo pedagogico ed è strumentale agli obiettivi specifici. Pochi sono invece i progetti che intendono educare al valore della partecipazione in sé e in nessuno essa è posta come obiettivo.

Abbiamo classificato i 330 progetti descritti dai dirigenti scolastici e i 103 descritti dai sindaci in base alle macroaree tematiche già indivi- duate per classificare le iniziative alle quali scuole e amministrazioni comunali hanno riferito di aver complessivamente collaborato (tavola 13). Abbiamo quindi proceduto a delineare le caratteristiche principali dei progetti facenti parte di ciascun ambito tematico e abbiamo infine descritto in modo dettagliato i progetti particolarmente significativi.

Va precisato che la classificazione non deve essere intesa in senso rigoroso poiché spesso i progetti possono interessare più aree temati- 2.2 Le aree tematiche

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che. In tal caso sono stati collocati in quella più significativa nell’eco- nomia generale del progetto, quella che meglio lo caratterizza.

Tavola 13 - Aree tematiche e numero delle iniziative descritte nei progetti

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