D ECIDERE E PRENDERE PARTE ALLE DECISION
Grafico 2 Aspetti presenti nella personale esperienza di classe degli intervistati secondo l’appartenenza alla coorte scolastica.
1. Le indagini campionarie
europee
bambini, in particolare dei genitori e degli insegnanti, in modo che si possano delineare sempre più efficaci pratiche di sostegno all’imple- mentazione dei diritti dei più piccoli. In questa prospettiva, significa- tive per la loro centratura sull’analisi delle rappresentazioni sociali sono le indagini esplorative condotte negli anni ’90 dal gruppo di ri- cerca coordinato da Doise (2002) sulle idee che i giovani e gli adulti hanno sui diritti dell’uomo e del bambino. Da queste emergeva che, seppure le diverse rappresentazioni dei diritti risultassero sensibili al- le caratteristiche individuali e culturali, queste apparivano delineare delle convergenze al di là delle differenze culturali e nazionali. Quasi prefigurando oggi la presenza, tra soggetti di diversa appartenenza culturale e territoriale, di alcuni elementi di universalismo alla base del processo di istituzionalizzazione dei diritti umani. Una questione lontana dall’essere chiarita in modo convincente, ma che ripropone la necessità di approfondire l’analisi della variabilità e delle conver- genze tra le diverse idee che gli uomini e le donne, i bambini e le bambine hanno sulla tematica dei diritti.
A oggi sono diverse le ricerche che soprattutto in singoli ambiti nazionali e locali (Canada, Estonia, Turchia, Cina, Nuova Zelanda, Macedonia…) si sono soffermate ad analizzare queste tematiche e al- cune di queste interessano anche il nostro Paese. La varietà dei meto- di di ricerca utilizzati in queste ricerche è molto articolata e prevalgo- no, visti gli obiettivi di ricerca quasi sempre di tipo comprensivo, i metodi segnati dall’approccio qualitativo ed etnografico.
Anche in Italia si sono realizzate nel corso degli ultimi 10 anni diverse iniziative di ricerca al proposito. Tra queste si ricordano: Molinari, Emiliani, 1999; Emiliani, Molinari, 1999; Molinari, 2001; Bosisio, Leonini, Ronfani, 2003; Mancini, 2004; Saporiti, 2006. Ma non vanno dimenticate le diverse esperienze di ricerca locali, pur- troppo scarsamente documentate, che in questi anni si sono svilup- pate in diverse parti del Paese all’interno degli ambiti scolastici e as- sociativi.
La consapevolezza per molti decisori politici ed esperti che un rinnovamento del welfare europeo passi anche per nuove forme con- sistenti di investimento per le giovani generazioni (Esping-Ander- sen, 2005) ha spinto le istituzioni europee a occuparsi via via in for- ma (lentamente) crescente dei diritti dei bambini (si veda ad esem- pio il lavoro svolto da Fra, 2009), anche solo in forma conoscitiva se non propositiva, viste le difficoltà a oggi di concretizzare un’effettiva politica europea nel campo delle politiche sociali anche dopo l’en- trata in vigore del Trattato di Lisbona (Crepaldi, 2009). La messa in cantiere di ben due tornate delle inchieste campionarie svolte dal-
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l’Eurobarometro per conto della Commissione europea sulla cono- scenza e la percezione dei diritti dei bambini tra diverse coorti di ra- gazze e ragazzi sta a segnalare l’ormai radicata legittimazione di que- sto tema nella cornice culturale che informa le istituzioni europee. Sul lato delle tecniche di ricerca sta anche a indicare in parte uno “sdoganamento” delle tecniche quantitative di ricerca nei confronti di una parte della popolazione ritenuta erroneamente meno affidabi- le nelle risposte a questionari di quanto lo siano gli adulti (Solberg, 1996; Scott, 2008).
Nella tornata del 2009 dell’inchiesta campionaria svolta dall’Euro- barometro sui diritti dei bambini si segnala che circa il 65% delle ra- gazze e dei ragazzi europei coinvolti (15-18 anni) è informato del fatto che i soggetti con meno di 18 anni godono di diritti specifici rispetto agli adulti (European Commission, 2008; 2009). Un livello di consa- pevolezza diffuso in modo variegato nei 27 Paesi europei e ben anco- rato nel tempo (meno nei singoli spazi nazionali), visto che è risultato pressoché identico a quello riscontrato nella precedente indagine ge- mella del 2008. Un risultato che con qualche cautela, data la diversità degli strumenti utilizzati, si avvicina alle quote rilevate già a inizio de- cennio da un’analoga indagine promossa dall’Unicef (2001) in una più vasta area geografica; in questo caso i ragazzi europei tra i 14 e i 17 anni che dimostravano di essere a conoscenza dell’esistenza di diritti specifici erano il 63% (European Centre for Social Welfare Policy and Research, 2004). Si tratta di un risultato di rilievo anche se non certo eccezionale, almeno considerando che sono ormai passati 20 anni dal- l’approvazione della Convenzione internazionale del 1989 (Crc) e che nell’arco di otto/nove anni non sembrano essersi manifestati mi- glioramenti decisivi nella quota dei ragazzi informati su questi temi. Un segnale che quindi richiama la necessità di sostenere e incoraggia- re gli sforzi di diffusione e di conoscenza che in questi anni numerosi soggetti e attori istituzionali e della società civile hanno fatto per pro- muovere la Crc e soprattutto per implementarne i principi attraverso numerose esperienze condotte con i bambini, i ragazzi, gli insegnanti e i genitori.
Non possiamo ancora dire quindi che questi principi e soprattutto gli impegni che ne derivano costituiscono già un “saper comune” tra i giovani cittadini, per richiamare il noto lavoro di Doise (2002). In- fatti, scrivono i redattori dell’Eurobarometro, i livelli di conoscenza specifici sulla natura di questi diritti e sugli strumenti a disposizione per richiamarne la dovuta e corretta applicazione risultano meno soddisfacenti di quelli relativi alla semplice informazione (ma, se vi fosse qualche dubbio al riguardo, ciò non è certamente da imputare alla minore età degli intervistati, visto che la stessa cosa si verifica “regolarmente” anche nelle inchieste campionarie rivolte ad adulti).
Così a una verifica, peraltro complessa, del livello di conoscenza dei propri diritti, i ragazzi europei dimostrano solo in piccola parte (circa il 25%) di andare oltre la semplice soglia di informazione fornendo la prova di una conoscenza più approfondita, e di non aver pressoché mai (81%) avuto l’occasione di richiederne il rispetto in caso di vio- lazione, anche perché – sono in molti ad affermarlo – non saprebbero a chi rivolgersi.
In questo sondaggio di opinione, il campione di ragazzi italiani (peraltro di ridotte dimensioni: 400 soggetti) si esprime in modo ab- bastanza conforme alla media europea sia rispetto al livello di infor- mazione sull’esistenza di diritti distinti (69%) che su quello di una co- noscenza più approfondita di questi diritti (24%).
È la prima volta che in modo sistematico nel nostro Paese si ha la possibilità di effettuare una ricerca campionaria rappresentativa su questi temi i cui risultati, nelle intenzioni dei ricercatori e del com- mittente, possono contribuire a sostenere specifiche azioni di promo- zione e di riflessione sui diritti dei bambini e degli adolescenti. L’unico precedente, anche se territorialmente circoscritto, è attribuibile a Sa- poriti (2006) e ad alcuni suoi colleghi con un’indagine da loro svolta a inizio degli anni Duemila. Al di là dei risultati che questa produsse (e che verranno più avanti ripresi), gli autori auspicavano che la loro esperienza rappresentasse uno stimolo per la realizzazione di una più ampia indagine di verifica sui loro risultati. Nell’economia delle ipo- tesi di lavoro che volevamo raggiungere con questa ricerca, va detto che l’invito è stato raccolto e alcune loro conclusioni sono state ripre- se e valorizzate.
La sezione del questionario relativa a questa dimensione d’inte- resse era composta da una serie di quesiti che toccavano diversi aspetti sollevati dalle ricerche citate, in particolare i livelli di cono- scenza e di informazione sull’esistenza di diritti specifici, le opinioni in merito a questi diritti, le valutazioni sul loro rispetto e sulle con- crete possibilità di chiedere aiuto in caso di violazione dei diritti stessi.
La quota parte dei 21.527 bambini e ragazzi intervistati che ri- sulta essere informata dell’esistenza di diritti propri di questa fase del corso di vita è decisamente alta: tocca la soglia del 90%. Siamo ben oltre la quota rilevata dall’Eurobarometro per il nostro Paese e ciò solleva non pochi interrogativi, qui non risolvibili, ma l’ampiez- za e la rappresentatività dei due insiemi campionari non è affatto paragonabile. Questo risultato è invece del tutto in linea con quello raccolto dal citato gruppo di ricerca coordinato da Saporiti (2006, p. 385) tra i 1.603 ragazzi molisani tra i 10 e i 13 anni che nella mi- 2. Informazione
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sura del 96% dichiaravano di sapere che i bambini hanno dei propri diritti.
Una quota così alta di soggetti informati non può che essere frutto di una forte concordanza di risposte tra i diversi gruppi degli intervi- stati, siano questi ragazzi o ragazze, 11enni, 13enni o 15enni. In effetti il livello di informazione non varia in relazione alle diverse coorti di età degli intervistati, come invece si rilevava in altre occasioni di ri- cerca (Melton, Limber, 1992, p. 175), ma a onor del vero non in quel- la già citata di Saporiti.
Decisamente diverso appare però il livello di conoscenza della Convenzione internazionale del 1989, il documento in cui trovano fondamento istituzionale i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: in questo caso “solo” il 47% degli intervistati afferma di conoscere l’esi- stenza della Crc contro il 53% che non la conosce affatto1. Interessan- te notare che da una parte esiste un elevato livello di consapevolezza dell’esistenza di diritti propri dei bambini, dall’altra che questa non si è ancora trasformata in “conoscenza istituzionale”, visto che la Crc è il principale strumento di articolazione e definizione specifica di que- sti diritti.
Soffermandoci su tale aspetto, considerandolo come un primo in- dicatore del livello di conoscenza su che cosa consistono i diritti dei bambini, si ritiene rilevante constatare che esso appare sì influenza- to da alcune caratteristiche sociali e culturali degli intervistati, ma in alcuni casi non in modo decisivo, così come ci si poteva aspettare dai risultati di ricerche svolte sempre da Melton, principalmente in alcune città degli Stati Uniti e del Canada durante gli anni ’80 e ’90. I quesiti standardizzati utilizzati nel nostro questionario non ri- percorrono in modo specifico quelli suggeriti da Melton ormai di- versi anni fa, ma ciò non toglie che sembrano venir meno alcune in- fluenze sul livello di conoscenza esercitate dalle appartenenze sociali dei ragazzi intervistati. Con ogni probabilità il tempo trascorso ha agito a favore di una diffusione più generale dei livelli di conoscenza dei propri diritti, sciogliendo in parte le resistenze opposte da alcuni fattori individuali e familiari. Ma vediamo quali, consultando i dati proposti nel grafico 1.
1Il livello di mancata conoscenza della Crc appare qui più alto di quello riscontrato
nella periodica rilevazione svolta dall’Eurispes che però, come visto nel cap. 1, par. 2.10, considera una popolazione di riferimento diversa da quella considerata in questa ricerca nonché un campione formato da un numero di unità più ristretto. Nell’edizione dell’inda- gine svolta nel 2009, risultava che non erano a conoscenza dell’esistenza della Crc il 41% degli studenti tra i 12 e i 15 anni e il 48% tra quelli con età tra i 16 e i 19 anni (Eurispes, Telefono azzurro, 2009).
La prima evidenza da commentare è che la distribuzione dei sog- getti alle risposte a questo quesito non appare sensibilmente legata in modo lineare all’appartenenza alle diverse coorti scolastiche: in que- sto quadro sono i 13enni a risultare più informati. Limitate appaiono anche le differenze tra i valori di conoscenza secondo il genere visto che la distanza tra le due percentuali si limita a pochi punti. Meno influente di quanto ci si poteva aspettare risulta anche la diversifica- zione per grandi aree territoriali del Paese, pur dovendo sottolineare che il maggior livello di conoscenza si concentra nell’area meridiona- le. Su questo punto vale la pena aggiungere che se lo sguardo si rivol- ge ai valori regionali, lo sventagliamento dei livelli di conoscenza si fa ben più evidente, passando dal 58%-59% registrato in Puglia e in Calabria, al 40% raccolto in Valle d’Aosta, Liguria e Piemonte: una distanza rilevante, di circa 19 punti tra i due estremi della distribu- zione, che assume valore se si ricorda che il campionamento degli in- tervistati ha tenuto conto del livello di rappresentatività di ogni sin- gola regione.
Limitata appare anche l’influenza sui livelli di conoscenza eserci- tati dall’appartenenza di classe dei genitori, qui considerata in riferi- mento al rivestire o meno nella struttura delle occupazioni una posi- zione di dominio. Infatti, se è pur vero che la consapevolezza e la co-
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Totale Genere Coorte