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Analisi ABC e indice di rotazione in “Tommasini”

CAPITOLO 3 La gestione delle scorte

3.2 Analisi di alcune variabili critiche

3.2.3 Analisi ABC e indice di rotazione in “Tommasini”

Anche all’interno del centro commerciale considerato queste due variabili assumono un ruolo chiave, o meglio, vengono considerate e poi di conseguenza fatte le opportune valutazioni.

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Per quanto riguarda l’analisi ABC, anche l’azienda analizzata si avvale di questo strumento in quanto utile per determinare il peso che le diverse categorie di prodotti hanno sul fatturato complessivo. Anche nel caso in esame, quindi, si darà maggiore attenzione ai prodotti della classe A, ovvero tutti i prodotti che, in termini di fatturato, hanno un ruolo cruciale e rilevante. La situazione analizzata è però un po’ particolare rispetto a quanto è stato precedentemente analizzato dal punto di vista teorico.

Nel centro commerciale, analizzando le vendite dei singoli settori e il fatturato annuo complessivo, si può constatare che, quest’ultimo dipende per circa il 75% dalla vendita dei capi uomo e donna. Data la classificazione vista nel paragrafo 3.1.2, si può quindi dire che il settore uomo e donna sono quelli che complessivamente hanno un maggiore peso.

La differenza però sta proprio nella quantità di questi prodotti. Di solito infatti accade che circa il 20% dei prodotti (poche voci quindi) incidono per circa l’80% del fatturato. Nel centro commerciale “Tom” non è così: le quantità ordinate degli articoli uomo e donna sono elevate, circa il 50% del quantitativo totale che viene annualmente ordinato. Di conseguenza, circa il 15% del fatturato dipende dal 20% dei prodotti acquistati (come lo sport, il settore jeanseria, il bambino, ecc.) e il rimanente 10% del fatturato dipende dalle rimanenti voci (30%) (mercerie, accessori, ecc.).

L’azienda analizzata presenta perciò un caso simile a quello raffigurato in Fig.3.8 (p.111) in cui la curva rappresentata identifica un fenomeno caratterizzato da una bassa concentrazione. Vi è un decremento dal primo al terzo gruppo, ma la pendenza è meno ripida rispetto al caso classico dato che nel gruppo A la quantità dei prodotti è elevata.

Per capire le ragioni di tale scelta si deve analizzare l’azienda in questione. Essendo un’azienda che commercializza prodotti finiti, capi di abbigliamento, la scelta non poteva sicuramente essere quella di avere solo il 20% dei prodotti che influiscono in maniera significativa sul fatturato. Questo sia per motivi di fatturato complessivo sia per far fronte alle esigenze dei clienti. I prodotti della classe A sono i prodotti più richiesti dalla clientela quindi non si può di certo ridurre tale gamma.

Se da un lato questi prodotti devono essere opportunamente controllati e ordinati nella giusta quantità, i prodotti delle altre due categorie non devono essere sottovalutati nel caso concreto. Infatti, anche se incidono in maniera poco significativa sul fatturato, la loro presenza è fondamentale per garantire un adeguato servizio al cliente così da distingue anche il negozio dal punto di vista competitivo. Se si guarda il fatturato, l’intimo o gli accessori (come le cinture, i foulards, ecc.) non hanno un peso rilevante, ma possono essere

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la chiave per conquistare la fiducia del cliente. Infatti, proprio grazie a questi articoli il cliente riceve un trattamento unico. Molte volte per “accontentare” le esigenze dei clienti e quindi per avere un feedback positivo, tali articoli possono venire ordinati anche nel corso della stagione rivolgendosi a dei “prontisti” in grado di realizzare un articolo in breve tempo. Tali operazioni non sono di certo possibili per quei prodotti che hanno un valore consistente, ma per gli articoli a basso valore tale sforzo viene fatto per un ritorno dal punto di vista della fidelizzazione.

In conclusione, si può quindi affermare che l’azienda considerata presenta una situazione in cui ci sono le tre solite classi di prodotti con delle percentuali un po’ diverse rispetto al caso teorico e anche la gestione delle medesime è un po’ particolare. Gli articoli della classe A vengono costantemente monitorati per capire l’andamento e anche per effettuare i budget delle successive stagioni di vendita. Allo stesso tempo, anche se a livello di investimento sono i più costosi vengono ordinati in quantità elevate sia per garantire un maggiore profitto annuo sia per soddisfare le esigenze della clientela. I prodotti della categoria C, anche se non hanno un peso rilevante, sono comunque presi in considerazione in quanto in grado di dare all’azienda un “plusvalore”, ovvero la soddisfazione del cliente. Ovviamente, non si deve dimenticare che un’errata previsione dell’andamento stagionale sugli accessori complessivamente non ha alcuna conseguenza negativa; ma se lo stesso errore avviene all’interno del settore uomo o donna le conseguenze possono essere molto negative.

Avendo chiarito l’analisi ABC all’interno della “Confezioni Tommasini”, è possibile passare all’analisi dell’indice di rotazione. Anche in questo caso, alcune premesse sono d’obbligo.

L’azienda commercializza in genere prodotti stagionali, prodotti quindi che “durano” sei mesi all’interno della superficie di vendita, dopodiché subiscono già un deprezzamento a livello di mercato in quanto ormai non più di moda.

L’indice di rotazione, dato dal rapporto tra le quantità vendute in un certo periodo e le giacenze medie del periodo, consente all’azienda di capire come complessivamente sono andate le entrate e le uscite in una determinata stagione.

Dal punto di vista statistico l’indice di rotazione viene calcolato per ogni settore e, quindi, periodicamente, considerato e valutato, anche se all’interno del negozio non risulta particolarmente significativo in quanto vengono solo trattati articoli stagionali. Quindi la loro permanenza in magazzino è di sei mesi.

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L’indice di rotazione, anche se non significativo, dà però, nel caso concreto, una situazione riassuntiva dell’andamento stagionale: permette di capire, infatti, quanti capi sono rimasti a magazzino, quindi quanti sono i capi rimasti invenduti alla fine di una certa stagione di vendita. Minore sarà l’indice di rotazione, di conseguenza, maggiori saranno i capi rimasti invenduti nel corso della stagione.

Tale indice viene, quindi, calcolato per i diversi settori in modo da dare un’informazione aggiuntiva al momento delle decisioni riguardanti i budget di acquisto futuri. Un buon indice di rotazione nel caso in questione si ha quando la quantità stagionalmente venduta, rispetto alla quantità complessivamente ordinata, è pari a circa il 60%.

Alla fine di ogni stagione, dopo il periodo dei saldi, i capi che non sono stati venduti durante i sei mesi vengono o resi al fornitore, in piccola parte, in base agli accordi commerciali precedentemente stipulati; o depositati nuovamente a magazzino e messi in vendita nella stagione successiva (nel caso dei così detti articoli continuativi). Per tale motivo il magazzino dispone di uno spazio, sia nella parte adibita ai capi appesi, sia nell’area dove vengono depositati tutti gli altri articoli, in cui è possibile depositare le rimanenze. Nel corso degli ultimi anni però si è riscontrata una riduzione di tale indice a causa, soprattutto, dell’elevata quantità rimasta invenduta al termine di ogni stagione di vendita. Non essendo effettuate grandi modifiche in termini di quantità ordinata, la riduzione degli acquisti nel corso della normale stagione di vendita ha causato un aumento delle rimanenze stagionali.

Questo è un problema da non sottovalutare dato che l’azienda è un’azienda di abbigliamento in cui, al termine di una stagione, gli articoli sono ormai considerati fuori moda e non più richiesti dalla clientela.

Per far fronte a questo problema, nel 2010 è stato aperto un “Outlet” all’interno del centro commerciale in cui vengono venduti, sottocosto, i capi delle stagioni passate (applicando sconti che vanno dal 50/70% fino anche al 90%). Si è deciso di adottare questo tipo di soluzione, perché negli ultimi anni i capi invenduti erano veramente un’elevata quantità e quindi non si voleva correre il rischio di avere un’esplosione del magazzino, e pertanto dover ridurre la quantità da ordinare per insufficienza di spazio. A giugno del 2012, si è deciso di dedicare maggiore spazio a questi articoli delle precedenti stagioni, attraverso l’acquisto di un ulteriore area commerciale (sempre a Caselle) in cui vengono commercializzati le rimanenze, a prezzi outlet, così da poter alleggerire il magazzino.

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