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CAPITOLO 3 La gestione delle scorte

3.2 Analisi di alcune variabili critiche

3.2.2 L’indice di rotazione

Il magazzino è un luogo temporaneo, la merce non vi rimane per sempre, indipendentemente dal fatto che si tratti di prodotti finiti, semilavorati o materie prime. Queste vengono depositate per essere poi o vendute o modificate nuovamente, quindi il magazzino è solo un posto di “transito”, in cui la merce si “ferma” per un breve tempo.

Cosa succede se invece la merce vi rimane a lungo? Sicuramente qualcosa nel sistema non funziona correttamente: il deposito della merce a magazzino costa per un’azienda in termini di spazio occupato, di manutenzione, ma soprattutto di immobilizzazione del capitale. Allo stesso tempo, però, una breve permanenza in magazzino (anche se ritenuta positiva) implica che l’attività di movimentazione è elevata, con entrate e uscite molto frequenti.

In entrambi i casi, quindi, si evince la necessità di uno strumento che sia in grado di controllare gli stock e fornire una certa misura del tempo che questi trascorrono a

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magazzino. L’indice in questione è l’indice di rotazione, che “esprime il grado di mobilità delle scorte e perciò dei capitali investiti a scorta”65.

Come si può capire dalla precedente definizione, tale indice può essere calcolato rapportando le uscite di un periodo con le scorte (o giacenze) medie sempre del periodo di riferimento.

9 = ;     :   

Il periodo di riferimento è a discrezione dell’azienda, ma solitamente si calcola per un periodo di 12 mesi.

Tale indice è abbastanza flessibile, il che significa che può essere calcolato in riferimento a un unico articolo o più articoli, magari appartenenti al medesimo settore o alla stessa categoria. L’indice di rotazione può essere considerato sia tra quantità (9.) che tra valori (9). Di seguito vengono riportati gli indici per calcolare questi due rapporti.

9. =< à      < à    

9 =             

In quest’ultimo caso è importante il modo in cui le uscite e le giacenze vengono calcolate. È possibile, infatti, utilizzare diversi criteri ovvero è possibile effettuare una valutazione in relazione ai costi, ed è importante che entrambe le grandezze siano valutate in questo modo così da poter avere una certa omogeneità nel rapporto.

Questi due indici possono essere usati per diversi obiettivi e in particolare:

1) Entrambi possono esser utilizzati nel caso in cui si vuole calcolare la rotazione su un unico prodotto. Solo nel caso in cui i costi siano costanti durante tutto il periodo di interesse allora i due risultati possono risultare simili, altrimenti in genere i risultati sono molto diversi tra loro. Solitamente le aziende preferiscono calcolare 9 perché i dati in termini valoriali sono più facili da reperire rispetto a quelli quantitativi.

2) Se si vuole calcolare per più articoli un unico indice di rotazione è possibile calcolare tale rapporto:

                        

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In questo modo se si moltiplicano le quantità (singole) per i prezzi il valore ottenuto sarà omogeneo, diversamente dal caso in cui si sommano quantità di articoli diversi che darebbero sicuramente un valore eterogeneo.

3) Da questo si può osservare che, essendo un rapporto tra quantità, quello che risulta è un numero puro ovvero non presenta una certa dimensionalità e non fa riferimento a nessun tipo di dati.

Si può quindi affermare che questi due indici sono calcolati rapportando sempre grandezze omogenee e perciò confrontabili tra loro, a patto che siano calcolati in riferimento alla medesima unità di tempo.

Avendo analizzato l’indice di rotazione e le diverse modalità di calcolo (a valore o a quantità) è possibile effettuare alcune considerazioni circa il valore che può assumere, il significato e il modo di utilizzo.

Per quanto riguarda il primo aspetto, il valore, non è possibile effettuare delle considerazioni generali circa il valore che l’indice di rotazione dovrebbe assumere rispetto al singolo prodotto. In particolare, gli indici, soprattutto per quanto riguarda l’indice a valore, dipendono fortemente dal modo in cui le aziende valutano le scorte e anche le uscite. Nel corso degli anni sono stati effettuati degli studi per cercare di capire se vi sono degli indici di rotazione accettabili in riferimento ai diversi tipi di settore.

L’indice in questione, invece, indica, dal punto di vista del significato, quante volte ruota la scorta all’interno del periodo considerato. Per capire meglio, si consideri un esempio molto semplice: un prodotto nel corso dell’esercizio trascorso ha un indice di rotazione pari a 6, ovvero la scorta per quel periodo è ruotata in media 6 volte. Questo può essere ottenuto vendendo nel corso dell’anno 12000 unità sia acquistando 4000 unità per volta (senza scorta di sicurezza) e avendo così una scorta media uguale a 2000, sia acquistando 2000 unità per volta e tenendo a magazzino una scorta di sicurezza pari a 1000. In entrambi i casi l’indice di rotazione risulterebbe comunque sei66.

Infine, si tratta di capire come l’indice di rotazione può essere utile per avere altre informazioni riguardanti la gestione. Innanzitutto, l’indice di rotazione è utilizzato frequentemente per il “controllo della redditività degli investimenti”67. Se, infatti, l’indice a quantità risulta elevato questo significa che la liquidità dell’impresa e la redditività sono positive. Quindi una prima conseguenza si ha proprio su questi due valori; poi, può essere che se c’è un turnover molto più basso, gli oneri finanziari saranno sicuramente più bassi e

66 Urgeletti Tinarelli, 1992, Op. cit., Milano, Etas libri. 67

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le risorse da investire nelle scorte dovranno essere minime. Inoltre, questo implica una certa efficienza nell’organizzazione del magazzino ma anche una buona produttività.

Dopo queste considerazioni sull’indice di rotazione, è necessario soffermarsi su un altro concetto, quello della giacenza media, in quanto necessaria per calcolare l’indice di rotazione. Urgeletti Tinarelli (1992) definisce con il termine giacenza media “la quantità (o il valore) di merce che è immediatamente presente in ogni istante in magazzino”68.

Considerando l’andamento delle scorte come in Fig.3.9, ovvero un andamento variabile che aumenta con le entrate e diminuisce in base alle uscite.

Fig.3.9: Possibile andamento delle scorte

Fonte: Urgeletti Tinarelli, G., 1981, p.49.

Consideriamo come T l’arco di tempo preso in analisi; durante tale periodo immaginiamo che la scorta (di un determinato prodotto) abbia raggiunto n livelli diversi. Ogni livello, chiamato con > (dove i = 1, 2,…, n), è stato poi mantenuto per > (con i = 1, 2,…, n) giorni (dove . +  + … +  2 = T).

Per calcolare la scorta media, ̅, corrispondente al periodo che va da 0 a T (0, T) è possibile utilizzare questa equazione:

̅ = ..+ + ⋯ + 22

Ovvero, la media aritmetica dei diversi livelli di scorte che sono ponderati per le durate relative. Anche se il calcolo sembra semplice sia da comprendere sia da effettuare, dal punto di vista applicativo non è proprio così immediato. Infatti, per ottenere tali informazioni è richiesta una certa accuratezza nella contabilità.

68 Urgeletti Tinarelli, G., 1992, Op. cit., Milano, Etas libri, p.51.

T t ni si s1 S(t) n1 0

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Avendo a disposizione anche questo dato, è possibile così calcolare l’indice di rotazione con maggiore facilità, dividendo così le uscite relative a un certo periodo per la giacenza media (sempre riferita allo stesso periodo).

9

B

=;    :   

Dal punto di vista teorico, l’indice di rotazione si calcola considerando la giacenza media, in pratica però le aziende si avvalgono della giacenza di fine periodo. Questa scelta viene preferita perché molto più semplice e meno costoso ricavare questo dato riassuntivo, in quanto sarebbe molto più complicato calcolare le giacenze medie riferite ad ogni singolo prodotto. In questo modo però l’indice di rotazione è rappresentativo in maniera approssimativa della situazione aziendale, portando a volte anche ad errori, ma viene lo stesso frequentemente utilizzato. Inoltre, se si effettua l’analisi per l’intero magazzino o per le classi di prodotti, il risultato ottenuto sarà distintivo del valore medio dato che i prodotti con giacenza superiore alla media verranno compensati da quelli che sono sotto la stessa.

Se, come appena detto, l’indice di rotazione si può ricavare conoscendo la giacenza media, è possibile anche il viceversa. Conoscendo l’indice di rotazione, è possibile calcolare la giacenza media nel seguente modo:

;  =     9  

In altre parole, rapportando il valore del venduto per l’indice di rotazione si ottiene la giacenza media.

Oltre a queste considerazioni, è opportuno soffermarsi anche su un altro indice, ovvero l’indice di durata. Nelle aziende infatti molte volte si utilizza questo indice piuttosto che quello di rotazione. Come dice il nome stesso l’indice in questione è rappresentativo della durata media di un determinato fatto espresso nella stessa unità di tempo dell’indice. È perciò così determinato:

9    = 9  1

Se, per esempio, si ha un indice di rotazione pari a 12, l’indice di durata sarà 1/12 di anno, ovvero quanto mediamente rimane a magazzino la merce.

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Concludendo, si può quindi affermare che l’indice di rotazione è un indice molto importante da considerare a livello aziendale in quanto particolarmente utile e semplice da calcolare. Ovviamente come con tutte le cose, non se ne deve forzare il significato. È utile se si voglio confrontare le immobilizzazioni tra articoli della stessa classe o anche le immobilizzazioni in diversi periodi riferiti allo stesso articolo. Se, infatti, si riscontra un aumento dell’indice tra due esercizi, significa che finanziariamente la situazione è migliorata. Questo può succedere sia grazie ad un aumento delle uscite (considerando invariato il livello degli stock medi) oppure grazie alla capacità di aver soddisfatto la stessa domanda ma con un livello di scorte inferiore.

Per ottenere elevati indici di rotazione possono essere intraprese diverse strade. Urgeletti Tinarelli (1992) ne propone alcune significative:

- definire i termini di consegna in maniera rigida, così da pianificare con precisione le consegna, scaglionandole se possibile,

- velocizzare il più possibile le consegne ai clienti,

- attribuire, eventualmente, gli oneri derivanti dalla scorta di sicurezza al fornitore, qualora sia possibile,

- controllare con maggiore attenzione i prodotti del gruppo A,

- fare in modo che la maggior parte del magazzino risulti finanziato dai creditori attraverso il posticipo dei pagamenti,

- raggruppare i prodotti da conservare.

Ovviamente, le cose però in pratica non sono così semplici, e non è sempre vero che a un elevato indice di rotazione corrisponde un’efficiente gestione delle giacenze. L’indice di rotazione infatti dipende da vari fattori come la dimensione dei lotti ordinati o la dimensione delle scorte di sicurezza. Se anche le determinanti dell’indice di rotazione sono ottime allora ci sono le condizioni perché anche il suddetto indice sia tale.

Data la complessità dell’argomento, l’esemplificazione, proposta di seguito, vuole in qualche modo chiarire l’analisi e le considerazioni fatte fin’ora su queste due variabili chiave analizzate.