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Esempio pratico: stoccaggio e allocazione in “Tommasini”

CAPITOLO 2 Ubicazione, organizzazione e movimentazione

2.3 Stoccaggio e allocazione

2.3.3 Esempio pratico: stoccaggio e allocazione in “Tommasini”

Fino ad adesso si è potuto capire, in linea teorica, come viene collocata e stoccata la merce in un magazzino. Di seguito si cercherà di capire come un’azienda affronta questo tipo di decisioni, le difficoltà che incontra ed eventuali punti discordanti rispetto a quanto analizzato fin ora.

Indipendentemente dagli strumenti di cui l’azienda si avvale (che verranno successivamente analizzati in 2.4.2), l’azienda in esame dispone di un magazzino di 14000 mq e tale superficie è stata divisa in aree, organizzate e gestite in modo differente. La scelta è ricaduta su quest’opzione perché data la varietà di articoli si è deciso di suddividere il magazzino in base alle caratteristiche dei prodotti in modo da renderlo più ordinato e, quindi, più semplice possibile la ricerca della merce.

In generale il magazzino può essere suddiviso nelle seguenti zone:

- zona di ricevimento. Area situata in prossimità della rampa da dove vi accedono i corrieri, in quanto dedicata al ricevimento della merce che poi viene temporaneamente depositata nei tavoli di lavoro attigui, prima di subire le successive operazioni;

- ufficio del magazzino. Una piccola zona, sempre in prossimità dell’area di arrivo della merce, è stata adibita a ufficio: vengono effettuati i controlli rispetto all’ordine di consegna, viene registrata la merce in arrivo e vengono stampate le etichette;

- due zone di stallo temporanee. Aree in cui la merce viene temporaneamente collocata per eseguire le prime operazioni necessarie (come il controllo della qualità, etichettamento, ecc.);

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- magazzino statico a scaffalatura. Area in cui vengono solitamente depositati tutti i capi che è possibile disporre uno sopra l’altro (come le maglie, le felpe e i maglioni);

- magazzino dinamico a carosello. Tutto il soffitto del magazzino è caratterizzato dalla presenza di una catena meccanica automatica che trasporta i colli appesi dalle zone di ricezione alle diverse postazioni di lavoro per poi essere temporaneamente collocate nelle zone di stallo. Infine, sempre grazie all’automazione del processo, è possibile trasportare i capi nelle relative zone vicino alla superficie di vendita, i così detti polmoni. Aree destinate a contenere la merce prima della stagione di vendita, ma anche durante; quest’ultime dispongono anch’esse al proprio interno di un carosello dinamico;

- archivio. Un’altra piccola porzione dell’interrato viene dedicata all’archivio di tutti i documenti contabili e non che devono essere conservati per legge;

- cavou. Un piccolo magazzino in cui vengono depositati i capi più pregiati come le pellicce o altri capi particolarmente costosi e delicati.

All’interno di queste aree, come brevemente accennato, la merce viene gestita in modo diverso sia nell’allocazione che nello stoccaggio, quindi anche i due indici visti in precedenza, quello di rendimento superficiale e quello volumetrico, possono essere differenti. Di seguito verranno proprio analizzati questi aspetti in riferimento al magazzino del “Centro Tom”.

A differenza dei magazzini industriali dove la quasi totalità della superficie di magazzino viene occupata dalla merce prodotta che poi deve essere spedita, in questo tipo di magazzino la situazione è ben diversa. Infatti, non tutto l’interrato viene utilizzato per collocare o depositare la merce: all’interno vi sono delle zone che non sono sfruttate per questa funzione, ma utilizzate a meri fini lavorativi. Essendo un magazzino commerciale in cui la merce arriva e poi deve essere venduta così com’è (senza ulteriori trasformazioni) all’interno del negozio, sono necessarie alcune zone in cui i capi vengono prima controllati, preparati (ovvero tolti dall’involucro di naylon o dagli scatoloni in cui arrivano) e infine, etichettati, così da essere riconoscibili da qualsiasi lettore laser.

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Le zone di stallo temporanee, invece, sono necessarie sia per svolgere le operazioni di lavoro appena descritte, ma anche per raccogliere la merce quando arriva, per poi depositarla nei magazzini attigui la superficie di vendita (ovvero i “polmoni”). Queste zone di deposito temporaneo sono fondamentali in quanto si deve pensare che nel settore dell’abbigliamento la merce, per essere disponibile negli scaffali durante la stagione di vendita corrispondente, viene consegnata circa tre o più mesi prima dell’inizio della stessa. Queste zone servono proprio per contenere la merce momentaneamente arrivata e in cui sono state eseguite le operazioni preliminari. In questo modo nel momento in cui la stagione precedente termina, o sta svolgendo al termine, la merce è già pronta per essere depositata nei relativi magazzini.

Per quanto riguarda, invece, le aree di allocazione vere e proprie, le soluzioni utilizzate sono due: il magazzino statico che utilizza il sistema di stoccaggio del tipo scaffale palettizzabile, e il magazzino dinamico a carosello.

La scelta è ricaduta su questi due tipi perché ovviamente si è dovuto prendere in considerazione anche il tipo di merce con cui l’azienda ha a che fare. Serviva innanzitutto uno spazio sufficientemente ampio per poter contenere abbastanza capi e sfruttabile il più possibile. Allo stesso tempo però c’era il problema degli ingombranti capi appesi che non era possibile piegare con facilità in quanto più delicati, più voluminosi e anche più pesanti da trasferire da una parte all’altra rispetto i capi di maglieria. Si è quindi optato per la catena mobile lungo tutto il magazzino così da evitare sforzi eccessivi da parte degli addetti, ma anche per fare in modo che i colli rimangano integri e nelle stesse condizioni in cui vengono consegnati. In un negozio di abbigliamento è fondamentale anche come la merce viene presentata quindi, per evitare successive operazioni, come per esempio la stiratura, la catena risulta sicuramente la soluzione più ottimale.

Prima di analizzare, da punto di vista più numerico, il modo in cui viene sfruttato lo spazio, è opportuno soffermarsi sul modo in cui gli articoli vengono disposti all’interno dello scaffale o della catena e il modo in cui viene gestito lo spazio.

Innanzitutto, c’è da chiarire che la merce, in generale, viene allocata in modo da rispettare il criterio FIFO. Già menzionato in precedenza, questo criterio permette

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di prelevare per primi i capi che prima arrivano. Un magazzino di abbigliamento, diversamente da un magazzino di un grande supermercato di generi alimentari, non necessariamente ha bisogno di questo criterio in quanto non vi è il rischio di reperimento della merce, però questo criterio può essere utile anche nel caso concreto. Le merci, in questo modo, possono essere divise in base alle stagioni di vendita e verranno così prelevate e commercializzati i capi della stagione in corso e solo al termine si procederà al prelievo dei capi per quella successiva.

Il criterio che viene, invece, utilizzato per sistemare la merce all’interno dei magazzini (sia per quello statico, sia per quello dinamico) è quello in base a cui ad ogni posto viene assegnata una determinata cosa. Come si evince dal nome stesso, tale tipo di sistemazione implica l’assegnazione di un determinato posto ad un particolare oggetto. Descrivendo tale tipologia, si è constatato come non sia particolarmente seguita dalle aziende perché il tasso di utilizzo dello spazio risulterebbe abbastanza modesto. Nel caso in esame, però, non viene solo considerato questo tasso ma anche altri aspetti come la tipologia di articoli trattati. Infatti, questa tecnica si applica bene a un magazzino di un grande negozio di abbigliamento dove i capi vengono suddivisi in base ai diversi marchi, assegnando così un determinato posto o spazio a uno specifico prodotto.

Nel magazzino statico, gli scaffali vengono suddivisi in diverse aree: una per i capi donna, una per quelli per uomo e infine una da destinare ai capi per bambini. Tali spazi vengono suddivisi dagli addetti del magazzino e non in base a un criterio preciso e ben pianificato. In genere, in base alla quantità di merce ordinata per singolo reparto, vengono suddivise le porzioni da allocare all’interno del magazzino. All’interno delle singole porzioni vengono stabilite le parti da dedicare a un singolo marchio. Anche questo tipo di decisione viene presa in maniera approssimativa.

La stessa procedura avviene per il magazzino dinamico. All’interno del magazzino vi sono sette porte, all’interno di ognuna si trovano altrettante aree, “i polmoni”, caratterizzate dalla presenza di una struttura meccanizzata identica a quella già descritta precedentemente. Ogni catena, come avviene per il magazzino a scaffali, viene divisa per reparti (uomo, donna e bambino) e al suo interno viene assegnata una determinata porzione ai diversi marchi.

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Questo tipo di allocazione non deve però essere vista come assoluta, o meglio, vi sono alcuni aspetti che vengono rivisti di stagione in stagione. I reparti mantengono sempre la stessa posizione, quello che cambia è lo spazio dedicato al singolo marchio. La quantità ordinata, infatti, non è sempre la stessa, alcuni marchi possono essere sostituiti o introdotti di nuovi a distanza di una stagione, quindi è opportuno che il magazzino sia dotato di una certa flessibilità.

Si può quindi osservare come il criterio casualizzato non sarebbe per niente appropriato al caso in esame in quanto comporterebbe maggiore tempo per la ricerca della merce, senza contare la necessità di un sistema informativo adeguato ed efficiente nella ricerca dei vari tipi di colli.

Date queste premesse, nel “Centro Tom”, vengono pure rispettati i criteri A e B descritti precedentemente (si veda 2.3.2). Il primo, A, viene rispettato in quanto gli articoli più frequenti o continuativi vengono posizionati nelle zone più facili da raggiungere e di conseguenza gli altri, in base all’andamento stagionale. Questo significa che, ad esempio, nei primi giorni di settembre, in cui inizia la stagione autunno/inverno, si incomincia a introdurre nel negozio i capi più leggeri, che proprio per tale motivo verranno collocati più esternamente negli scaffali del magazzino; solo a stagione inoltrata e in base alle esigenze della clientela, si incomincerà a prelevare i capi più pesanti (posizionati nelle zone più interne). Il secondo, B, viene rispettato in quanto sottoinsieme di A: i capi più pesanti vengono collocati nella parte inferiore degli scaffali, per dedicare così la parte più alta ai prodotti più leggeri.

Dopo questa premessa sulle modalità di stoccaggio e di allocazione adottate dal magazzino del centro commerciale analizzato, è opportuno fare alcune considerazioni sugli indici che nei precedenti paragrafi sono stati presentati.

L’indice superficiale non è altro che il rapporto tra la superficie coperta dalla merce e la superficie totale del magazzino. Se la superficie totale del magazzino è di circa 14000 mq e la superficie occupata è invece pari a 9500 mq si può concludere che:

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Se l’indice fosse uguale a 1 significherebbe che tutta la superficie del magazzino sarebbe coperta dalla merce, in questo caso non è così. Però, più della metà della superficie è occupata dalla merce e questo è sicuramente un indice rassicurante per l’azienda dato che all’interno vengono eseguite molte altre operazioni e non tutte le aree a disposizione sono adibite all’allocazione della merce. Per quanto riguarda l’indice volumetrico, invece, è opportuno calcolarlo quando è possibile collocare la merce una sopra l’altra e quindi sfruttare la verticalità dello spazio a disposizione. Non sarebbe quindi per niente utile calcolare tale indice in riferimento al volume totale in quanto solo alcune zone sono adibite al deposito della merce. Di seguito verrà quindi calcolato l’indice in questione facendo riferimento alle due zone di magazzino di cui l’azienda si avvale, ossia quello statico e quello dinamico.

In riferimento al magazzino con scaffali, utilizzato per contenere in genere la maglieria, la superficie totale di quest’area è di circa 4000 mq, di cui circa i tre quarti sono completamente sfruttati (circa 2900 mq). Perciò:

 !   " # =$%% &'(%%% &'= 0,73.

In questo caso, l’indice volumetrico può ritenersi soddisfacente in quanto si avvicina all’unità e inoltre si deve pensare che è necessario riservare dello spazio anche per i corridoi, così da permettere agli addetti di accedere con facilità agli scaffali. Lo spazio lasciato libero è proprio minimo anche grazie al fatto che non si utilizzano strumenti ingombranti per il prelievo (trattato in 2.4.1).

Per quanto riguarda il magazzino dinamico, invece, l’indice volumetrico risulterà sicuramente più basso in quanto non viene sfruttato completamente tutto lo spazio in altezza data la presenza di catene meccaniche che occupano spazio non sfruttabile diversamente. Infatti, la superficie totale dedicata al magazzino con carosello è di 5000 mq e il volume occupato dalla merce è circa la metà 2500 mq. Quindi:

 !   " # =+%% &'+%%% &'= 0,5. Il rendimento in questo caso è 0,5, ovvero solo metà della superficie viene interamente sfruttata. Questo è il “prezzo” che si deve pagare nel caso si decida di

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avvalersi di questo tipo di meccanismo. Nel caso in esame però tale sacrificio è da considerarsi utile in quanto consente sia di velocizzare il trasporto dei colli appesi sia di mantenere in maniera ordinata i capi, facilitando così anche la procedura di ricerca.

In conclusione, il magazzino di un centro commerciale che tratta prodotti di abbigliamento, necessita non solo di aree in cui depositare e collocare la merce, ma anche di alcune zone di lavoro per preparare la merce alla vendita.

I criteri adottati rispecchiano abbastanza quelli analizzati in via teorica: viene rispettato il criterio FIFO e anche quelli relativi alle modalità di collocazione della merce all’interno degli scaffali (criteri A e B). Non vi sono quindi discordanze da questo punto di vista. L’unico neo nella gestione riguarda lo spazio da dedicare ai singoli marchi che avviene abbastanza approssimativamente da parte degli addetti del magazzino. Per una gestione più precisa sarebbe opportuno prima calcolare mediamente quanti capi (o colli) possono essere collocati all’interno di uno scaffale (o quanti capi è possibile appendere all’interno della catena) e poi in base agli ordini stagionali decidere a tavolino le diverse sistemazioni. Ovviamente questo tipo di processo implica più tempo, ma tale pianificazione potrebbe essere utile per non trovarsi con suddivisioni errate, semplificando non di poco anche l’intero processo organizzativo.

L’unica differenza riguarda il fatto che i capi appesi sono spostati grazie a un meccanismo automatizzato e quindi una volta conclusa quest’ultima fase sono portati automaticamente in un’altra parte del magazzino, la così detta “isola”. Questa è una parte in cui i capi sono depositati e vi rimangono fino a prima dell’inizio della stagione. Anche i capi che sono consegnati negli scatoloni una volta etichettati correttamente vengono posizionati in un magazzino di stallo. Ovviamente sono divisi per reparto e per marchio, in questo modo non si rischia di confondere la merce e così i commessi all’inizio della stagione sanno già dove trovare i prodotti del loro stand.

I due indici, quello superficiale e quello volumetrico, a livello aziendale non vengono costantemente monitorati. Possono considerarsi abbastanza soddisfacenti in quanto si tratta di un’azienda commerciale in cui non è necessario riempire tutta la superficie disponibile per avere un magazzino efficiente. È anche vero però che

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questi due indici non possono non essere presi in analisi in quanto danno una visione sintetica, ma reale e indicativa della situazione all’interno del magazzino.