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ANALISI CONCLUSIVA DEI CASI AZIENDAL

4. ANALISI DI ALCUNI CAS

4.5 ANALISI CONCLUSIVA DEI CASI AZIENDAL

I casi aziendali trattati in questo elaborato toccano delle problematiche legate all’implementazione del controllo di gestione nelle aziende ad alta intensità di conoscenza. Purtroppo il tema è ancora per lo più sconosciuto, quindi non siamo in grado di affermare che le soluzioni alle problematiche qui esposte siano esaustive, infatti il tema del controllo di gestione di un’azienda ad alta intensità di conoscenza deve ancora essere approfondito. Ditillo (2012) in particolare sottolinea come il contributo della letteratura sia abbastanza limitato al giorno d’oggi, e come molto altro lavoro debba essere ancora fatto in questo senso. Tuttavia l’analisi riassuntiva di questo elaborato può rappresentare un punto di partenza per l’analisi di almeno quattro problematiche del controllo di gestione all’interno delle knowledge-intensive firms.

In particolare il contributo di Ditillo analizza il tema dell’incertezza (2004) e del trasferimento della conoscenza (2012) nelle knowledge-intensive firms; sono individuate tre variabili: la prima è l’incertezza, intesa come la condizione in cui le aziende ad alta intensità di conoscenza si trovano ad operare in virtù del contesto di riferimento che è caratterizzato dall’intangibilità (Ditillo, 2004), le altre due sono l’ambiguità causale ed il grado di affinità delle conoscenze tra unità organizzative (Ditillo, 2012), le quali generano un’altra tipologia di incertezza, che condiziona in senso negativo il trasferimento conoscitivo nelle aziende. Il problema è amplificato quando si tratta di aziende ad alta intensità di conoscenza dal momento che il trasferimento conoscitivo rappresenta il canale principale per la propagazione dell’apporto del capitale umano (che è la risorsa principale delle knowledge-intensive firms); Ditillo quindi si occupa di elaborare un modello che possa ridurre l’impatto negativo di queste variabili, la soluzione presentata è una proposta di come dovrebbe essere strutturato il controllo di gestione di un’azienda ad alta intensità di conoscenza per fare fronte alle due tipologie di incertezze che nel corso dell’elaborato sono state brevemente illustrate. Lo stesso Ditillo sottolinea che un limite dei suoi studi è quello di essere circoscritti soltanto ad un paese, in particolare le aziende analizzate nel Regno Unito, sarebbe quindi importante riscontrare studi condotti in altre aziende ad alta intensità di conoscenza Europee e confrontare i risultati, questo è lo spunto lanciato da Ditillo che viene ripreso in questo elaborato. Sulle orme della strada tracciata da Ditillo con gli studi degli ultimi dieci anni la letteratura deve approfondire il tema di

quindi impedire che il trasferimento conoscitivo abbia luogo; ad oggi non c’è un modello di controllo di gestione oggettivamente valido per tutte le aziende ad alta intensità di conoscenza, questo perché il tema deve ancora essere sviluppato approfonditamente. Il contributo di Massaro, Pitts, Zanin e Bardy (2014) è utile per sottolineare quanto sia importante il coinvolgimento della risorsa umana nella gestione aziendale; le knowledge- intensive firms si caratterizzano per il fatto di fondare la propria attività sulle conoscenze dei propri dipendenti, ecco perché la valorizzazione del capitale umano e la creazione di canali tra unità organizzative per la condivisione della conoscenza sono aspetti fondamentali su cui un’azienda ad alta intensità di conoscenza dovrebbe investire. Lo studio mette in luce come nella praticità uno scarso coinvolgimento ed una mancata valorizzazione del sistema umano rendano di fatto controproducente l’utilizzo del controllo di gestione in sé per sé (aspetto che porta alla nascita di alcune barriere che impediscono il trasferimento conoscitivo, come abbiamo già visto), il quale non può svolgere da solo il ruolo di canale per il trasferimento delle conoscenze; vitale è l’apporto in questo senso del capitale umano. Questo studio non fa venire meno l’importanza del controllo di gestione, mette semplicemente in guardia su come esso dovrebbe essere strutturato per non incorrere nelle problematiche al suo interno trattate (le cosiddette barriere).

Sibinger & Widler (2014) analizzano il funzionamento del modello di Malmi e Brown all’interno delle knowledge-intensive firms, la scelta è ricaduta proprio su questo modello poiché il suo obiettivo esplicito è la gestione degli obiettivi individuali dei lavoratori, ponendoli in coerenza con quelli aziendali, obiettivo in linea con la gestione del sistema umano in un’azienda ad alta intensità di conoscenza finalizzata ad ottenere benefici proprio a partire da questa preziosa risorsa.

I quattro contributi sinteticamente riassunti in questo elaborato possono rappresentare un passo iniziale per come si affrontano le problematiche qui analizzate all’interno delle knowledge-intensive firms, la speranza è che la letteratura possa ulteriormente progredire negli studi di un tema che è ancora per lo più sconosciuto, facendo emergere nuove problematiche da gestire.

CONCLUSIONI

Con questo elaborato ho esaminato alcune delle posizioni più importanti in merito al tema delle aziende ad alta intensità di conoscenza. Gli studi presentati (in particolari i lavori di Ditillo, 2004, 2012) offrono spunti importanti che possono permettere di approfondire il tema di come si costruisce un management control system nel contesto delle Knowledge- Intensive Firms. Essendo la diffusione delle aziende ad alta intensità di conoscenza un aspetto che riguarda gli ultimi venti anni, ancora non si è pervenuti ad un modello condiviso di management control system per queste aziende, ecco perché le varie problematiche emergenti vanno trattate ed affrontate con gli strumenti che abbiamo a disposizione, in futuro si può pensare di riuscire a comporre le tessere di questo puzzle, per elaborare un modello ulteriormente migliorato che possa essere implementato nelle aziende ad alta intensità di conoscenza.

Dall’indagine svolta si evince come mediante un modello come quello proposto da Ditillo (2004, 2012), sia possibile fronteggiare l’incertezza in senso lato (intesa quindi sia come contesto di inserimento delle aziende ad alta intensità di conoscenza, sia come fattore negativo a sé stante che limita il trasferimento conoscitivo tra le unità che compongono tali aziende).

Il lavoro di Sibinger & Widler (2014) chiarisce ulteriori aspetti di come debba essere strutturato il controllo di gestione di un’azienda ad alta intensità di conoscenza. Infatti viene analizzato il modello di Malmi e Brown (2008) e si sostiene l’utilità nel contesto delle aziende ad alta intensità di conoscenza quando tale analisi viene fatta nel corso del ciclo di vita, osservando come la crescita che tali aziende maturano impatta sul controllo di gestione. La capacità di gestione del capitale umano propria del Malmi e Brown Management Control System ben si sposa con l’idea di fondo che caratterizza le aziende ad alta intensità di conoscenza, cioè quella di indirizzare e gestire i comportamenti individuali.

Capiamo quindi che il controllo di gestione non può fare a meno di valorizzare tale aspetto, e questo viene anche sottolineato nell’altro contributo qui elaborato, vale a dire quello di Massaro, Pitts, Zanin, Bardy (2014), il quale ci ammonisce su quali possono essere le conseguenze negative della scarsa considerazione dell’apporto delle risorse umane nelle aziende ad alta intensità di conoscenza.

Occore sottolineare che tutti gli studi riportati sono limitati a contesti isolati di aziende; Ditillo effettua i suoi studi (2004, 2012) in aziende ad alta intensità di conoscenza inglesi, e c’è incertezza in merito al fatto che le sue scoperte possano essere applicate ad aziende ad alta intensità di conoscenza operanti in contesti differenti, sollecitando quindi la ricerca a riscontrare la fondatezza delle sue ipotesi in altre aziende ad alta intensità di conoscenza. Un altro limite sottolineato da Ditillo è quello che il modello da lui elaborato è strettamente studiato per le sole aziende ad alta intensità di conoscenza, molto altro deve essere scoperto su quale sia il ruolo della conoscenza nelle aziende non ad alta intensità di conoscenza (Ditillo, 2012). Ditillo inoltre analizza come il controllo di gestione risulti essere uno strumento efficace per soddisfare l’esigenza di integrazione conoscitiva di cui necessitano le aziende ad alta intensità di conoscenza (Ditillo, 2004).

Il limite è quello di analizzare il tutto in funzione delle variabili che contraddistinguono un contesto molto particolare come quello delle knowledge-intensive firms, ecco perché bisogna sempre avere presente la separazione tra queste aziende e quelle a non alta intensità di conoscenza.

Con questo elaborato si sottolinea proprio quest’aspetto, come sia quindi necessario dover considerare questa sintesi soltanto un punto di inizio di un’analisi che deve ancora essere molto approfondita. L’auspicio è quindi che i ricercatori possano far tesoro degli importanti contributi che qui sono trattati brevemente per completare quest’importante analisi, in questo modo si verrebbero ad eliminare tante incertezze che contraddistinguono le aziende ad alta intensità di conoscenza che stanno cominciando a contraddistinguersi come un vero e proprio motore trainante del settore dei servizi.

BIBLIOGRAFIA

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Abernethy, M. A. & Brownell, P. 1997. Management control systems in research and development organizations: the role of accounting, behavior and personnel controls, Accounting, Organizations and Society, 22(3/4), pp. 233–248.